Sei sulla pagina 1di 9

Introduzione

Kant riteneva che il razionalismo fosse solo una mera illusione, nonostante fosse nato come
razionalista. Uscì da questa visione grazie a Hume, dal quale intuisce che gli empiristi avevano
relativamente ragione. Cosa prende dall’empirismo?
Deduce che l’uomo è limitato, non è onnisciente, non è onnipotente e vede solo ciò che l’IO gli
permette di vedere (ciò che noi percepiamo attraverso i 5 sensi).
Ma Kant non si accontenta solo degli empiristi, e riprende dei concetti anche dai razionalisti: se
voglio esprimere un giudizio di scienza, deve essere universale e necessario.

Critica
Atteggiamento filosofico che consiste nell’interrogarsi programmaticamente sul fondamento di
determinate esperienze umane per chiarirne le condizioni di esistenza, la validità e i limiti.
Proprio perché ha imparato da Hume che la ragione ha dei limiti, Kant non dà nulla per scontato
senza essersi prima interrogato.

Criticismo
É il pensiero proprio di Kant, in quanto fa della critica lo strumento per eccellenza della filosofia.
Le opere di Kant si dividono in tre periodi e la parte fondante del pensiero è la critica, da qui il
criticismo. Ciò sta a simboleggiare il fatto che è stato svegliato dal suo sonno dogmatico da
Hume, non accettando dottrine o opinioni senza indagare e interrogarsi sui suoi limiti e le
possibilità della mente umana.

Filosofia del limite


Espressione con cui si indica lo spirito della critica di Kant, che si impegna a stabilire quali siano
i caratteri finiti o condizionati delle possibilità esistenziali. Infatti la ragione umana tende per
curiosità ad uscire dai suoi limiti, cadendo in errori strutturali.

Critica della ragion pura


La “Ragion pratica” è una critica etica, la “Ragion pura” è una critica puramente gnoseologica.
Kant vuole criticare la ragione e l’intelletto conoscente, attraverso un’analisi critica dei
fondamenti del sapere. Le domande fondamentali a cui rispondere sono 4:
- Come sono possibili la matematica pura e la fisica pura?
- Come è possibile la metafisica in quanto disposizione naturale?
- Come è possibile la metafisica come scienza?

Matematica e fisica pure sono possibili? (Sono dette pure perchè non hanno bisogno di dati
d’esperienza). In questo caso si tratta semplicemente di giustificare una situazione di fatto.
Questo sarà l’argomento successivo a quello che riguarda la metafisica.

É possibile la metafisica come scienza?


Metafisica → indagine dell’essere. In altre parole, la filosofia che studia l’essere (oggetto di
numerosi filosofi). Esistono le condizioni per affermare che è una scienza effettivamente
possibile? NO. Vediamo perché.

Giudizi sintetici a priori


Kant apre il suo discorso dicendo che benché ogni nostra conoscenza si basi sull’esperienza, ciò
non vuol dire che derivi solo ed esclusivamente da essa. Potrebbe infatti essere che sia
composta da elementi d’esperienza e da ciò che la nostra facoltà conoscitiva ci aggiunge. Questa
supposizione sarebbe giustificata dai giudizi sintetici a priori, dei principi immutabili che
fungono da pilastri. Perché proprio questi e che cosa significano? Il giudizio è (da Aristotele)
una proposizione che connette un soggetto ad un predicato, ossia la frase con cui si connettono i
termini in relazione da una reale condizione o meno. Il giudizio vero è infatti la corrispondenza
con la realtà .
Kant prende spunto sia dal razionalismo, sia dall’empirismo.

Razionalismo Empirismo
Cartesio - Spinoza Hume - Locke

Giudizi analitici a priori Giudizi sintetici a posteriori

Analitici → non aggiungono conoscenza, Sintetici → sintesi di dati d’esperienza,


non derivano dall’esperienza aggiungono conoscenza

A priori: A posteriori:
- sono necessari - troppo legati all’esperienza personale
- la priorità consente l’universalità del - non sono universali
giudizio, (vale per tutte le esperienze) - non sono necessari
ossia le leggi

Kant quindi estrapolò da entrambe le correnti solo i lati positivi, affermando che necessitava di
giudizi sintetici a priori, dei giudizi che mettessero in ordine i dati dell’esperienza che sono
universali.

Razionalisti Empiristi

Positivo a priori sintetici

Negativo analitici a posteriori

Giudizi → connettono il soggetto al predicato


Sintetici → il predicato aggiunge qualcosa di nuovo, apporta nuova conoscenza
A priori → necessari e universali che non dipendono dall’esperienza

Si riproduce con la mente un'immagine della realtà , sintetizzando i dati per poi esprimere un
giudizio. Tutti devono quindi ragionare allo stesso modo, ci deve essere un programma
universale e necessario. Non ne possiamo essere sicuri, ma probabilmente il percorso che porta
a sintetizzare un giudizio è il medesimo per tutti.

Se fossero analitici a priori non verrebbero aggiunte cose nuove al soggetto, non è fertile, pur
essendo necessari e universali.
Se fossero sintetici a posteriori sarebbero fecondi ma non necessari e universali, perché
dipenderebbero solo dall’esperienza.

Una “rivoluzione copernicana”


La conoscenza deriva dall’esperienza, ma i dati non sono comprensibili dall’esperenza stessa.
Per usarli deve esserci una pre-condizione. Fino ad allora infatti si dava per scontato che fosse la
conoscenza dell’uomo ad adattarsi all’oggetto conosciuto, mentre Kant disse che è l’oggetto che
viene elaborato dalla conoscenza, ad adattarsi alla nostra organizzazione. Fu uno straordinario
mutamento di prospettiva. Dobbiamo abbandonare la concezione secondo cui siamo spettatori
passivi della natura, abbracciando l’ipotesi che invece nell’assimilare i dati sensibili,
imprimiamo attivamente ad essi l’ordine e le leggi del nostro intelletto.

La scienza deriva dall’esperienza (contro razionalismo), ma alla base dell’esperienza ci sono ci


sono dei principi inderivabili dall’esperienza stessa (contro empirismo).
Come sono sintetizzati i giudizi?
Questa è la struttura schematizzata del metodo tramite il quale vengono sintetizzati i giudizi.
Essi vengono recepiti tramite l’intuizione. La sensibilità è recettiva, passiva nel ricevere le
informazioni, ma anche attiva nel momento in cui organizziamo i dati ordinati attraverso lo
spazio-tempo. Sostanzialmente il processo che avviene nello schema, è che i dati dell’esperienza
che cogliamo dagli oggetti che ci circondano, tramite le categorie confluiscono nell’IO penso, nel
quale si crea un’immagine, ossia un fenomeno.
Kant dice che quando un oggetto viene pensato, composto, analizzato dalle categorie e poi
sintetizzato dall’ IO penso, si ha una un’immagine fenomenica. Abbiamo quindi un’immagine
apparente di come potrebbe essere la realtà , ciò che la nostra mente ci consente di vedere.

IO PENSO

12 Categorie dell’intelletto

Spazio-tempo

Dati dell’esperienza
Fenomeno
La realtà così come appare al soggetto. In altri termini, il fenomeno è l’oggetto della conoscenza
condizionato dallo spazio e dal tempo e dalle categorie dell’intelletto. Risulta sempre relativo al
nostro conoscere, è soggettivo

Noumeno
La realtà così come essa è (oggettiva e mai raggiungibile dal soggettivo ambito conoscitivo). É
l’essenza pensabile, ma inconoscibile, della realtà in sé, in contrapposizione al fenomeno (di cui
pure costituisce il fondamento, il substrato). Quindi il noumeno, come ciò che pensiamo
esistente ma non conosciamo, si pone come limite della conoscenza umana.

Critica alla ragion pura - partizione


Kant articola la conoscenza in 3 facoltà principali:
1. Sensibilità → facoltà attraverso la quale gli oggetti ci sono dati intuitivamente
attraverso i sensi e le forme a priori.
2. Intelletto → facoltà attraverso cui pensiamo i dati sensibili, tramite i concetti puri.
3. Ragione → facoltà attraverso cui, procedendo oltre l’esperienza, cerchiamo di spiegare
la realtà globalmente, mediante le idee di anima, mondo, Dio.

Su questa tripartizione è basata anche la divisione della critica alla ragion pura, che si biforca in
dottrina degli elementi (che studia gli elementi della conoscenza) e dottrina del metodo (che
studia il metodo della conoscenza). La dottrina degli elementi a sua volta si divide in:

Estetica trascendentale → studia la sensibilità e le sue forme a priori (spazio-tempo), il punto


dell’opera di Kant in cui mostra come su di essi si fondino la matematica e la geometria.
Logica trascendentale → studia il pensiero discorsivo, non si limita a studiare leggi e
meccanismi del pensiero, ma prende in esame le conoscenze a priori, si divide in:
- Analitica → studia l’intelletto e le sue forme a priori (12 categorie), su di esse si fonda la
fisica.
- Dialettica → studia la ragione e le sue forme a priori (le idee), su di esse si fonda la
metafisica.

Trascendentale
Aggettivo applicato alle varie forme della conoscenza; non è sinonimo di trascendente.
“Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupa non tanto di oggetti, tanto quanto del
nostro modo di conoscere gli oggetti, che deve essere possibile a priori.”
In Kant non c’è nulla di trascendente, tutto deriva dall’oggetto sensibile, fisico, non si parla di
Dio, ed è normale che l’uomo elabori tramite la ragione ciò che capisce dagli oggetti sensibili. A
questo punto possiamo affermare che la ragione è la facoltà conoscitiva generale, mentre la
ragion pura contiene i principi per conoscere qualcosa prettamente a priori.

Trascendente → ciò che è al di là della natura, non c’è nulla di simile in Kant.
Estetica → dal termine originale greco, significa sensibile.

Lo spazio e il tempo (estetica trascendentale)


L’estetica studia la sensibilità , momento in cui gli oggetti ci vengono dati e si impongono ai
nostri sensi. Essa è recettiva perché non genera i contenuti, ma li accoglie dall’esperienza e può
essere anche attiva nel momento in cui organizza il materiale delle sensazioni. Deve essere
organizzato, lo elaboriamo. Ciò è possibile con gli a priori della sensibilità : spazio e tempo. Ci
permettono di spogliare i dati sensibili della loro materialità, un processo che avviene
obbligatoriamente, perché ci permettono di percepire la dislocazione e la distribuzione delle
cose. Sono come due operazioni primarie necessarie per essere in grado di elaborare un oggetto.
Senza questo processo ci sarebbe solo un tutto indistinto. Non ci sono esperienze di qualcosa di
astratto, al limite può essere solo un dato matematico o un’ipotesi.

In poche parole sono delle precondizioni mentali di natura intuitiva senza le quali non saremmo
in gradi di distinguere e percepire il mondo in cui viviamo. Non possono derivare
dall’esperienza, poiché per fare un esperienza dobbiamo già presupporre l’esistenza di spazio e
tempo.

Spazio - precondizione esterna → capacità che il soggetto ha di differenziare i dati e disporli in


una collocazione spaziale.
Tempo - precondizione interna → condizione fondamentale per la distinzione. In un tempo
eterno non differenziato o in un attimo solo non si distinguerebbe nulla. Si prefigura
indirettamente anche come precondizione esterna perché tutti i fenomeni cadono nel tempo.

Giustificazione della matematica


La matematica deriva dallo spazio e dal tempo. Dobbiamo sempre partire dal presupposto che
una scienza per essere tale deve essere sintetica a priori. Vediamo con un esempio: 7 + 5 = 12.
L’operazione iniziale ha dei presupposti, un funzionamento logico che è sempre lo stesso, quindi
a priori. Inoltre anche i teoremi valgono indipendentemente dall’esperienza. Il risultato invece è
una cosa nuova, sintetica, mediante una struttura mentale che va oltre il noto.
Perché la matematica può essere applicata al mondo della natura dandoci la geometria? Ed è di
fatto anche la fisica una scienza?
Innanzi tutto dobbiamo tenere a mente che Kant esclude Dio: escludendo ogni giustificazione
metafisica o teologica, poiché non posso concepire il mondo se non attraverso lo spazio e il
tempo, posso dire che per conoscere applico la matematica e la geometria. Ha sostanzialmente
gli stessi cardini dell’esperienza. Infatti la matematica è scritta nel tempo, mentre la geometria è
scritta nello spazio.

Le 12 categorie dell’intelletto (analitica trascendentale)


Sono concetti puri, ossia basilari, della mente, che rappresentano le supreme funzioni
unificatrici dell’intelletto. In altre parole sono le maniere in cui l’intelletto unifica a priori nei
giudizi tutte le molteplici intuizioni empiriche della sensibilità. Esse confluiscono nell’IO penso,
nel quale vengono tutte sintetizzate. Sono raggruppate in quantità, qualità, relazione e modalità.

Aristotele → le categorie sono i generi dell’essere, elementi conoscitivi e ontologici.


Kant → le categorie sono solo gnoseologiche, non sono modi di essere, ma predicazioni, attività
e modalità di conoscenza dell’intelletto.

Sostanzialmente il processo che avviene nello schema sovrastante, è che i dati dell’esperienza
che cogliamo dagli oggetti che ci circondano, tramite le categorie confluiscono nell’IO penso, nel
quale si crea un’immagine, ossia un fenomeno.
Kant dice che quando un oggetto viene pensato, composto, analizzato dalle categorie e poi
sintetizzato dall’ IO penso, si ha un'immagine fenomenica. Abbiamo quindi un’immagine
apparente di come potrebbe essere la realtà , ciò che la nostra mente ci consente di vedere.

La deduzione trascendentale
Deduzione → in senso giuridico forense (non matematico), dimostrazione della legittimità di
diritto in una pretesa di fatto, una giustificazione filosofica per l’uso delle categorie
Perché le categorie valgono anche per gli oggetti? Sono cose non create dall’intelletto ma a cui
devono corrispondere. Come possiamo essere sicuri che corrispondano al mondo? Cosa ci
garantisce che la natura si manifesti secondo il nostro modo di pensarla? Molti filosofi
credevano di poter conoscere il mondo, ma Kant sostenne che non è possibile. Per lo spazio e
per il tempo non c’è il problema di doverli dimostrare, perché senza di essi non saremmo
nemmeno in grado di percepire un oggetto, semplicemente per noi non esisterebbe.

Kant non può far a meno di affermare che debba esiste “un’unità originaria” che preceda
logicamente tutti i singoli atti di unificazione, dal momento che il nostro pensiero si esprime
appunto in termini di unificazione delle intuizioni. A questa unità egli dà il nome di “Io penso”
esprimendo così l’autocoscienza, la struttura mentale comune a tutti gli uomini. Le categorie
diventano in questo modo le “funzioni logiche” attraverso cui il soggetto opera le varie sintesi.
Tali categorie dice Kant hanno anche un unico uso legittimo: l’uso empirico dal momento che
una sintesi è possibile solo attraverso la presenza di dati intuitivi da unificare e dunque
derivanti dall’esperienza. Nel momento in cui le categorie vengono applicate non più ad
intuizioni sensibili scaturiscono gli errori della ragione (uso trascendente). Oggetto della
conoscenza umana è allora sempre il fenomeno: la cosa in sé, non potendo essere intuita né
unificata categorialmente, non può essere conosciuta. Lo stesso soggetto pensante si conosce
soltanto come tale, mai nella sua essenza. Il non-fenomeno non può essere conosciuto se non
come concetto-limite, ma può solo essere pensato (noumeno).
In sintesi il ragionamento di kant è:
Tutti i pensieri presuppongono l’ “Io penso”

L’ ”Io penso” pensa tramite le categorie

Tutti gli oggetti pensati presuppongono le categorie
“Io penso”
Centro mentale unificatore di cui sono funzioni le categorie. Sintesi di tutte le sintesi. L’ “IO” di
Kant non è affatto un io creatore (in quanto Kant non è un idealista), ma ha un carattere formale
e quindi finito, si limita semplicemente a ordinare una realtà preesistente, senza di cui la stessa
conoscenza non avrebbe senso. L’interiorità non può essere concepita senza l’esteriorità , dato
che l’esperienza interna dipende da qualcosa di permanente che si trova all’infuori di essa.

Schematismo trascendentale
Se prima Kant si è occupato di legittimare le 12 categorie, ora si interroga su come esse possano
essere applicate ai fenomeni. Detta in parole più semplici la domanda è: in che modo gli oggetti
rientrano nelle categorie? Kant afferma che l’intelletto, non potendo agire direttamente sugli
oggetti della sensibilità , agisce indirettamente attraverso il tempo. Bisogna infatti tenere a
mente che il tempo è la precondizione più importante, perché qualsiasi cosa per esistere deve
essere prima di tutto disposta nel tempo. Essendo quindi che il tempo condiziona gli oggetti,
l’intelletto può condizionare a sua volta gli oggetti, condizionando prima il tempo stesso.

Schema → rappresentazione intuitiva di un concetto, che pur avendo una forte somiglianza con
l’immagine, va mantenuto ben distinto da essa.
Considerando ad esempio lo schema di un cane, esso non coincide con l’immagine di un cane in
particolare, ma si identifica in una regola in base alla quale la mia immaginazione è posta in
condizione di delineare in generale la figura, senza tuttavia mai chiudersi in una raffigurazione
derivata dall’esperienza o che io possa rappresentare nel concreto.

Categorie di relazione
- lo schema della categoria della sostanza è la permanenza nel tempo
- di causa-effetto è la successione nel tempo
- dell’azione reciproca è la simultaneità nel tempo

Categorie di modalità
- lo schema della categoria di possibilità è l’esistenza in un momento qualsiasi
- di realtà è di un determinato tempo
- di necessità è l’esistenza in ogni tempo

Categorie di quantità
Il loro schema complessivo è il numero, la successiva addizione degli omogenei nel tempo.

Categorie di qualità
Il loro schema complessivo è la presenza, l’assenza e l’intensità dei fenomeni nel tempo.

Come percepiamo il mondo?


L’unico problema che persiste è se percepiamo realmente il mondo per ciò che è. Kant infatti
fonda il sapere sui termini di possibilità e di limite, cioè in relazione ai limiti di quell’ente
pensante che è l’uomo. Le categorie sono la facoltà logica di unificare il molteplice della
sensibilità, funzionano solo in rapporto al materiale che esse organizzano, quindi con le nostre
intuizioni spazio-temporali. Prese di per sé sono solo vuote. Dato che le categorie operano solo
in relazioni al fenomeno, quindi con l’oggetto proprio della mente umana, il conoscere non può
andare al di là dell’esperienza. Se una conoscenza non si rifà all’esperienza, non è altro che un
gioco di rappresentazioni, un pensiero vuoto. Tra pensare e conoscere c’è quindi una grossa
differenza.
Le categorie non hanno un uso trascendentale, ma empirico, sono riferite solo ai fenomeni,
quindi agli oggetti di una determinata esperienza che noi viviamo. Kant però dice che se c’è il
modo in cui noi percepiamo l’oggetto, deve esserci anche un in sé dell'oggetto stesso. In
sostanza la vera cosa in sé e il fenomeno che noi siamo in grado di percepire su cui si basa la
possibilità della conoscenza, sono concetti ben distinti.

Detta in parole povere, la cosa in sé per noi è un concetto, non una realtà . Si può considerare
anche un concetto limite, in quanto circoscrive le pretese del nostro intelletto, della nostra
sensibilità. Noi possiamo avere solo un’intuizione spazio-temporale, non una realtà in assoluto.
In Kant rimane la visione dualistica della cosa in sé e di come noi la percepiamo.

Cos’è l’esperienza?
Kant ci dà due possibili definizioni:
1. è l’intuizione sensibile, cioè il materiale e la fonte di conoscenza sensibile. Di fatto ogni
nostra conoscenza ha inizio con l’esperienza, la quale precede l’opera unificatrice
dell’intelletto.
2. è la totalità dell’esperienza fenomenica, l’ordine unitario dei dati sensibili secondo le
leggi a priori della mente, in altri termini, l’organizzazione complessiva della
conoscenza. Si giunge a identificare l’esperienza in generale con la natura in generale.

La dialettica trascendentale
Il concetto di dialettica ha avuto diversi significati nella storia della filosofia:
Platone → la scienza delle idee.
Aristotele → denota il procedimento dimostrativo e l’arte sofistica.
Kant → analisi e smascheramento dei ragionamenti errati della metafisica.

Il problema che ora si pone Kant è: la metafisica è considerabile una scienza? No.
Per Kant la metafisica costituisce una “disposizione naturale” della ragione umana. Una volta la
metafisica era considerata la regina delle scienze, ma l'empirismo e l'illuminismo hanno
prodotto il disprezzo verso di essa. Anche chi pretende di tenersi lontano dalla metafisica ricade
inevitabilmente in essa, dato il suo carattere “naturale”.
La ragione tende infatti ad andare oltre i dati d'esperienza, a causa della nostra naturale
tendenza all’incondizionato e alla totalità. Si è attratti verso il regno dell’assoluto e quindi verso
una spiegazione globale e onnicomprensiva di ciò che esiste. Qui quindi si giunge ad una
fondamentale distinzione tra ragione e intelletto.

La ragione è possibile solo a partire dai dati sensibili. Quando l’uomo tende ad andare al di là dei
dati che ha, non si rimane più legati all’esperienza. fa parte della natura umana porsi delle
domande ultimative (essenziali), come ad esempio l’esistenza di Dio. Kant di conseguenze
critica e indaga le contraddizioni precedenti, tentando di dare risposta a queste domande.

Una spiegazione del genere farebbe leva sulle tre idee trascendentali proprie della ragione:
- idea di anima → totalità assoluta dei fenomeni interni (psicologia razionale)
- idea di mondo → totalità assoluta dei fenomeni esterni (cosmologia razionale)
- idea di Dio → totalità assoluta di tutte le totalità (teologia razionale)

L’errore della metafisica è che le trasforma in realtà , ma noi non abbiamo mai a che fare con la
cosa in sé, solo con la realtà non oltrepassabile del fenomeno. Il pensiero se va oltre fallisce, è
come guidato da un’illusione. Kant è determinato a smentire le 3 pretese scienze che
costituiscono l’ossatura della metafisica.
Psicologia razionale
Essa si fonda su un ragionamento errato. Applica la categoria della sostanza all’Io penso, che
però non è un oggetto empirico, bensì un’unità formale a cui non possiamo applicare nessuna
categoria. Noi non possiamo conoscere l’Io penso in sé stesso, ma solo quello che appare a noi
stessi, ossia l’Io fenomenico.

Cosmologia razionale
Pretende di far uso della nozione di mondo, inteso come la totalità assoluta dei fenomeni
cosmici, ma la totalità non è un’esperienza, in quanto noi possiamo solo sperimentare solo o
questo o quel fenomeno, non la serie completa. L’idea di mondo cade quindi fuori da ogni
esperienza possibile.

Contro Cartesio
Cartesio ha dimostrato l’esistenza dell’uomo partendo dal fatto che pensa con l’Io penso, Kant
non è d’accordo, essendo che sono stati della mente e stati dell’animo. Qualsiasi tentativo di
spiegare l’animo umano come se fosse la fotocopia di un valore assoluto è destinato al
fallimento. L’errore sta nell’ostinarsi a non capire che tutto si basa sui dati d’esperienza. La
stessa cosa vale per chi ha voluto provare a spiegare il mondo nella sua totalità . Nessuna di
queste spiegazioni è ultimativa.

La teologia razionale
Anche questa risulta priva di valore conoscitivo. Infatti da sempre gli uomini essendo
completamente ignoranti circa le prove delle realtà effettiva di Dio, hanno elaborato una serie di
spiegazioni che Kant raggruppa in 3 classi e smentisce una dopo l’altra.

Prova Ontologica
Kant la riprende nella sua forma cartesiana (risale a sant’Anselmo), secondo cui Dio (per
definizione) è un essere perfettissimo, e in quanto tale non può non avere l’attributo
dell’esistenza. Dire ciò è assolutamente contraddittorio perchè si usa come prova ciò che invece
noi dobbiamo dimostrare sia vero. Come se si assumesse l’esistenza già per data. Non è possibile
saltare dal piano della realtà logica a quella ontologica. Non è possibile verificare la sua
esistenza attraverso dati d’esperienza e qui viene fatto con uno scarto logico.

Prova Cosmologica
Gioca sulla distinzione tra contingente e necessario affermando che se qualcosa esiste deve
anche esistere un essere assolutamente necessario. Per Kant questo non è altro che un uso
illegittimo del principio causa-effetto, pretendendo di innazzarsi oltre l’esperienza. Non
possiamo connettere un fenomeno con un qualcosa di trans-fenometico. Inoltre si fonda su una
serie di forzature logiche, ricadendo infine nella prova ontologica che è già stata smentita.

Prova fisico-teologica
Fa leva sull’ordine, sulla bellezza e sulla finalità della natura. Parte dall’esperienza dell’ordine
del mondo, affermando che è frutto di una causa ordinante e trascendente (Dio), non tenendo
conto che invece l’ordine della natura, potrebbe essere frutto della natura stessa e delle sue
leggi. Inoltre così facendo si assume Dio non solo come causa dell’ordine della natura, ma anche
come il suo creatore. In questo modo si ricade ancora nella prova cosmologica e di conseguenza
in quella ontologica. Infine la natura avrà qualche ordine o misura, ma realtiva alle nostre
percezioni e non è certo priva di imperfezioni. Si passa dal finito all’infinito.
Kant disse: perchè dobbiamo presupporre Dio solo per un ordine? Non può essere
semplicemente un ordine Darwiniano? Se Dio fosse davvero l’origine di tutto, allora lo sarebbe
anche del male.
Cosa possiamo chiamare scienza?
La fisica è considerabile scienza perchè anche essa si basa sui giudizi sintetici a priori, in quanto
l’io è legislatore delle leggi della natura. La metafisica non è possibile come scienza in quanto si
basa su cose che vanno al di là dell’esperienza umana. Possiamo solo dirla probabile.

Definizioni
Materia (della conoscenza) molteplicità caotica e mutevole nelle impressioni sensibili.
Forma → insieme delle modalità fisse attraverso cui la mente ordina tali impressioni.
Sensibilità → facoltà mediante cui gli oggetti ci sono dati intuitivamente attraverso i sensi in
modo immediato o intuitivo.
Intelletto → facoltà per cui pensiamo attivamente i dati offerti dalla sensibilità .
Ragione
- in senso lato, facoltà che ci dà i principi della conoscenza a priori
- in senso specifico, assieme all’intelletto rappresenta la seconda sorgente di conoscenza,
cioè quella attiva o discorsiva
- in senso proprio, terza fonte di conoscenza separata dalle altre, facoltà di quelle
conoscenze sintetiche che vanno al di là di ogni esperienza possibile. Le idee attraverso
cui la ragione opera sono qualle di anima, mondo, Dio.
Fenomeno
La realtà così come appare al soggetto. In altri termini, il fenomeno è l’oggetto della conoscenza
condizionato dallo spazio e dal tempo e dalle categorie dell’intelletto. Risulta sempre relativo al
nostro conoscere, è soggettivo.
Noumeno
La realtà così come essa è (oggettiva e mai raggiungibile dal soggettivo ambito conoscitivo). É
l’essenza pensabile, ma inconoscibile, della realtà in sé, in contrapposizione al fenomeno (di cui
pure costituisce il fondamento, il substrato). Quindi il noumeno, come ciò che pensiamo
esistente ma non conosciamo, si pone come limite della conoscenza umana.

Trascendentale → Aggettivo applicato alle varie forme della conoscenza; non è sinonimo di
trascendente. “Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupa non tanto di oggetti, tanto
quanto del nostro modo di conoscere gli oggetti, che deve essere possibile a priori.”

Logica → scienza del pensiero discorsivo, cioè di quella conoscenza mediata e non intuitiva che
avviene per concetti

Potrebbero piacerti anche