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I partiti politici

Il mondo, già sconvolto dalla prima guerra mondiale, fu sconvolto da un evento ancora più
eclatante: la Rivoluzione russa. L’Impero russo era considerato un esempio di immobilismo, ma a
causa delle rivolte per far cessare la guerra, lo zar Nicola II (Romanov) fu deposto. Il potere dello
Zar era assolutistico e legittimato da Dio. Non c’era un parlamento e l’attività politica era
controllata dalla polizia. Erano comunque nati diversi partiti politici:

Partitio costituzionale democratico → il partito del cadetti. Rappresentava la borghesia, cioè la


classe dei capitalisti e proprietari fondiari che si erano convertiti al capitalismo. Chiedevano un
parlamento elettivo come quello dei paesi occidentali.

Partito socialrivoluzionario → piccoli proprietari, piccola borghesia, contadini piccoli e medi e gli
strati operai soggetti all’influenza della borghesia. Miravano alla valorizzazione delle tradizioni
comunitarie del mondo contadino.

Partito socialdemocratico russo → di orientamento marxista. Riteneva che il processo


rivoluzionario poteva compiersi solo in seguito allo sviluppo del capitalismo industriale. Questo
partito si divise in due parti:
- Menscevichi → mirano ad una riforma in senso democratico dello stato zarista. Per loro la
Russia non è ancora pronta alla rivoluzione in quanto non è ancora maturo lo sviluppo
capitalistico.
- Bolscevichi → per loro lo zarismo andava capovolto con un movimento rivoluzionario
anche senza il capitalismo, realizzando un’alleanza tra operai e contadini.

L’Impero russo
L’Impero era multietnico e in esso prevale l’elemento russo, avviandosi quindi un processo di
russificazione, che andò generando conflitti per le minoranze presenti (ucraini, polacchi, bielorussi,
ebrei, Kazachi). C’era poi una grande arretratezza culturale che portava all’isolazionismo e alla
Xenofobia in larghi strati del ceto aristocratico. In tale arretratezza si insinuano elementi nuovi:
- Dai primi del ‘900 inizia un flusso ininterrotto di capitali (francesi e tedeschi) che
determinano lo sviluppo dell’industria. Nasce una significativa concentrazione industriale
attorno alle grandi città .
- Nasce un grande fervore del mondo intellettuale che stimola un confronto con il mondo
occidentale e approfondisce l’analisi delle contraddizioni della realtà russa.
- Nascono nuove organizzazioni politiche che consentono di accelerare un processo di
politicizzazione della società russa che sarà uno dei fattori del successo della rivoluzione.

La partecipazione della Russia alla prima guerra mondiale farà da catalizzatore di tutte queste
contraddizioni. Nel 1905 c’era stata la prima rivoluzione che viene considerata una prova generale
della Rivoluzione (anch’essa avvenuta a seguito di una guerra). Da questo conflitto la Russia esce
sconfitta ma consapevole della necessità di avviare riforme.

1917 - Un cambio di equilibri


In un primo momento il governo andò in mano agli aristocratici e borghesi liberali, che volevano
instaurare una monarchia costutuzionale. Fu però a sua volta scalzato dai Bolscevichi, decisi a
portare la Russia sulla strada del comunismo. Nicola II fu ucciso nel 1918 e lo zarismo abolito. I
Bolscevichi si insediarono al potere, decretando:
- illegalità della proprietà terriera
- il controllo operaio delle fabbriche
- la nazionalizzazione delle banche
Questi provvedimenti scatenarono una guerra civile tremenda, da cui uscirono vincitori i
bolscevichi, decretando la nascita dell’Urss e rendendo il comunismo una realtà politica. I
bolscevichi tesero alla realizzazione della democrazia sociale, per cui l’agenda politica aveva al
centro :
- il diritto al lavoro, alla casa, all’istruzione
- eguaglianza tra uomini e donne
L’impostazione economica era diversa da tutte quelle dei paesi occidentali, prevedendo la proprietà
comune dei mezzi necessari alla produzione dei beni. In questo modo spariva la figura
dell’imprenditore di fabbrica. C’è una nuova concezione del rapporto individuo-società : ugnuno dà
secondo le proprie capacità , a ognuno viene dato secondo i suoi bisogni. Quindi la ricchezza veniva
distribuita in base alle esigenze degli individui, permettendo una piena realizzazione dell’essere
umano.

Perdite e conquiste
A questi obiettivi si giunse tuttavia con il sacrificio dei diritti faticosamente ottenuti dalle classi
medie con le rivoluzioni borghesi dell’800:
- libertà di iniziativa economica
- libertà di espressione
- diritto di associazione
Dai bolscevichi erano ritenuti dei falsi diritti, compromessi che danneggiavano i lavoratori. Erano
viste degli ostacoli da abbattere, più che delle conquiste, anche:
- la rappresentanza politica
- la tolleranza religiosa
D’altra parte fu introdotto il partito unico → la Russia si affidava ad un unico soggetto (partito
comunista) che era incaricato del rigido controllo dello stato sulla società . Furono estremizzati
anche alcuni elementi di alcuni stati occidentali, come la diffusione della burocrazia e la
pianificazione economica dall’alto. Inoltre non rimase un fenomeno isolato, bensì la Germania e
l’Italia di lì a poco avrebbero sperimentato lo stesso regime. La rivoluzione bolscevica suscitò
grandissimi timori e grandissime speranze, influenzando le opinioni pubbliche. Le classi lavoratrici
vedevano un miglioramento per il loro stile di vita, mentre la borghesia imprenditoriale aveva
paura di essere sopraffatta.

Gli antefatti
I rivoluzionari si ispiravano a Karl Marx, primo a teorizzare il comunismo, fase successiva al crollo
dell’attività capitalistica di un paese. A fronte di questa ipotesi la rivoluzione sembrava un
paradosso, in quanto il comunismo poteva nascere solo per le contraddizioni interne di un paese
industrialmente sviluppato.
Settore industriale russo → non era trainante ed era gravemente arretrato, estremamente ridotto
se paragonato agli stato occidentali. Le fabbriche erano concentrate vicino alle capitali, non si
basavano sui propri capitali, ma erano finanziate da investitori esteri.
Vi era quindi la totale mancanza di una classe imprenditoriale russa e i pochi operai non avevano
speranza di imporre la propria visione politica su una massa di contadini.

I contadini
Vivevano in condizioni di grande miseria e nonostante l’abolizione della servitù della gleba fosse
stata nel 1861, erano ancora oppressi da rapporti sociali arcaici. Vi erano i Kulaki, dei contadini
agiati che possedevano il 40% delle terre. Le comunità di villaggio mir introdotte dallo zar, erano
fallite, non in grado di soddisfare il sempre crescente bisogno di terra. Stolypin tentò con una
riforma agraria di creare nelle campagne un ceto di agricoltori proprietari, in modo da disinnescare
la protesta sociale e creare un ceto di difensori dello status quo. Ciò permise quindi ai capifamiglia
di trasformare in proprietà individuale i campi delle mir e di acquistare nuovi terreni. Lo stato
addirittura sostenne economicamente chi avrebbe voluto apportare delle migliorie alle proprie
aziende agricole, ma tutto ciò non fece altro che creare una differenziazione sociale nelle campagne,
c’era un numero piccolissimo di proprietari e comportò la nascita di nuovi tipi di povertà e di
disoccupazione di chi non era riuscito a diventare imprenditore.

La prima guerra mondiale


Nonostante la Russia non fosse nelle condizioni per entrare in guerra, lo zar Nicola II lo fece per :
- obiettivi espansionistici nei Balcani
- stringere legami con le potenze capitalistiche per finanziamenti e lo sviluppo economico
- pensava che il patriottismo bellico avrebbe spinto le masse a schierarsi dalla sua parte
Tutti erano convinti che l’entrata in guerra avrebbe guidato il regime sulla strada delle riforme, per
guadagnare il consenso della popolazione, ma lo zar prese la guerra a pretesto per reprimere ogni
dissenso interno. In seguito a pesanti sconfitte e perdite umane, diversi cercarono di convincere lo
zar a trasformare il regime assolutistico in una monarchia costituzionale. Il paese infatti era caduto
in crisi, a causa dei contadini al fronte e alla dovuta mancanza dei generi di prima necessità . I nuovi
progetti di riforma dello zar furono elaborati troppo tardi.

La rivoluzione di febbraio
Il 23 febbraio 1917 iniziò la Rivoluzione russa, innescata dalla ribellione degli operai di Pietrogrado
a cui si unirono i soldati che dovevano reprimerli. Il governo in pochi giorni perse ogni potere e
nessuno eseguiva più gli ordini dello zar. Si formarono subito 2 centri di potere in competizione:
- matrice operaia → soviet di Pietrogrado, composto dai rappresentanti di operai e soldati
- matrice cadetta → governo provvisorio di L’vov, composto da cadetti e liberali della
Duma, con l’obiettivo di trasformare il regime zarista in una monarchia costituzionale.
Il governo provvisorio di L’vov scelse però di continuare la guerra, per mantenere la Russia
nell’alleanza con le altre nazioni. Tutto apparì subito molto incerto. Nicola II, nel tentativo di salvare
la dinastia, abdicò in favore del fratello, che però rifiutò data la situazione ingestibile. Si decise
allora che sarebbe stata indetta un’assemblea costituente che avrebbe deciso se conservare la
monarchia o instaurare un governo repubblicano.

I soviet di Pietrogrado
I soviet di Pietrogrado crearono poi il soviet di reggimento e dal quel momento le decisioni
dell’esercito dovevano essere approvate dai consigli dei soldati e ciò rese molto difficoltoso il
rispetto degli ordini. I soviet finirono per insorgere in tutto il paese con l’aiuto dei militari, operai e
soldati, rappresentando un potere assai superiore di quello detenuto dal governo di L’vov.
Ebbero comunque anch’essi numerosi problemi, essendo che il soviet di Pietrogrado era composto
in maggioranza da menscevichi e socialrivoluzionari, convinti che la russia non fosse pronta per la
dittatura del proletariato, favorevoli nella prosecuzione della guerra, convinti che:
- la guerra avrebbe favorito la modernizzazione istituzionale del paese
- portato alla nascita di un parlamento dotato di poteri effettivi
- concessione del suffragio universale
- divisione e distribuzione ai contadini delle proprietà terriere
Il soviet si trovò quindi al centro di tensioni opposte:
- la base premeva per la radicalizzazione dello scontro politico
- L’vov e i suoi ministri invece tergiversavano
Il governo provvisorio andò presto in crisi, annunciando che intendeva mantenere gli stessi
obiettivi di guerra dello zar. Ciò proclamò l’opposizione dei soviet e nelle campagne i contadini e i
soldati diedero l’assalto alle proprietà terriere degli aristocratici, ottenendo finalmente la tanto
agognata ridistribuzione delle terre.
Lenin e le tesi di aprile
Il 3 aprile 1917 Lenin e altri bolscevichi giungero a Pietrogrado con un treno fatto passare
attraverso la Germania (che aveva accettato con la speranza della ritirata in guerra della Russia,
accelerandone la crisi interna).
Lenin pensava che la Russia fosse inadatta alla rivoluzione proletaria per l’assenza di una massiccia
classe operaia, cercando infatti a Zimmerwald di unire tutti i socialisti d’ Europa per trasformare la
guerra imperialistica in una guerra civile.
Appena rientrato cambiò la propria posizione, escludendo la possibilità di un governo liberale e
convincendosi che i bolchevichi avrebbero dovuto guidare la la rivolta a fini rivoluzionari. Arrivò a
sostenere che fosse possibile arrivare al comunismo senza passare dalla fase del capitalismo
industriale. Oppostosi a collaborare con L’vov il 4 aprile dichiarò le sue posizioni, le tesi di aprile:
- attribuzione del potere ai soviet e ritiro dell’appoggio a L’vov
- ritiro dalla guerra e fare la pace con gli imperi centrali a qualsiasi costo
- confisca delle terre ai proprietari fondiari, affidandoli ai soviet dei contadini e la
modernizzazione della produzione agricola
- nazionalizzazione delle banche
- controllo della produzione industriale
- creazione di una nuova internazioale per estendere la rivoluzione ai paesi in guerra
Lenin sapeva che i bolscevichi erano in minoranza rispetto agli altri, ma con tali promesse era
sicuro che avrebbe ottenuto il consenso delle masse.

Kornilov
La situazione intanto diveniva sempre più critica per il governo di L’vov che cerco di colmare la
crisi con un reimpasto interno al governo.
Cernov → ministro dell’agricoltura, non calmò il fronte degli oppositori in quanto era contrario
all’esproprio delle terre degli aristocratici per la ridistribuzione.
Kerenskij → ministro della guerra, ordinò una nuova avanzata delle armate contro gli Imperi
centrali che si rivelò fallimentare, avviando quindi l’irreversibile disgregazione dell’esercito.
Nelle strade di tutte le città la popolazione non chiedeva altro che terre, pace e potere ai soviet.
Un nuovo tentativo insurrezionale scatenò la repressione del governo contro i bolscevichi. Lenin fu
costretto a fuggire, accusato di essere pagato dalla Germania per provocare il crollo della Russia.
Intanto lo stato di agitazione del paese convinse che l’unico modo per ristabilire l’ordine fosse una
dittatura militare. Kerenskij, a capo ora del governo provvisorio, nomino Kornilov a capo
dell’esercito. Kornilov tentò un’azione controrivoluzionaria: marciò su Pietrogrado, ordinando
agli altri ministri e al capo del governo di dimettersi. Annunciò che avrebbe introdotto la legge
marziale, sciolto i soviet e assunto pieni poteri: tutto sembrava portare allo zarismo.
Questo suo tentativo però fallì, a causa dell’opposizione dei soviet di Pietrogrado. Il colpo di stato
ebbe comunque grandi ripercussioni, infatti dimostrò che il governo non era in grado di salvare la
rivoluzione e fece crescere la fiducia nei bolschevichi, convincendo la popolazione che l’unico modo
per ottenere terre, pace e giustizia sociale fosse dare pieni poteri ai soviet.

La rivoluzione di ottobre
Il governo provvisorio di Kerenskij perse progressivamente il consenso dell’opinione pubblica
russa. I gruppi che lo sostenevano infatti videro indebolirsi le loro posizioni per varie ragioni:
- i cadetti avevano obbedito a Kornilov dimettendosi, abbandonando l’esecutivo
- i liberali e la sinistra si dividero sulla decisione di continuare o meno la guerra
- l’Assemblea costituente fu rimandata per il timore di non ottenere un buon risultato
Quindi, mentre l’appoggio del governo si mostrava debole e incerto, i problemi più importanti non
venivano risolti. Intando il consenso dei bolscevichi aumentava, conquistando la maggioranza dei
soviet di Mosca e di Pietrogrado, e Lenin, in clandestinità , incitava di perseguire le tesi di aprile.
Per uscire dallo stallo i dirigenti della corrente bolscevica decisero di conquistare il potere con
l’insurrezione armata. Lenin rientrò nel paese, ritenuto l’unico modo per evitare un altro colpo di
mano militare che avrebbe posto fine alla rivoluzione. Inoltre erano convinti che avevano ormai il
consenso della popolazione, stremata dalla guerra, e che anche gli altri popoli oppressi d’Europa
avrebbero seguito l’esempio della rivoluzione.
Nella notte tra il 24 e il 25 ottobre le truppe bolsceviche occuparono tutti i punti strategici di
Pietrogrado, Kerenskij fuggì, e alla presa del Palazzo d’Inverno (antica sede dello zar) fu opposta
solo una debole resistenza per proteggere i ministri del governo provvisorio. Il 25 ottobre fu
formato un governo rivoluzionario:
- Lenin → presiedeva il governo
- Trockij → ministro degli esteri
- Stalin → responsabile delle nazionalità , delle minoranze etniche
Fu indetto nello stesso giorno il Congresso panrusso dei soviet, con una maggioranza di delegati
bolscevichi che retificò la presa del potere. Così si compì la celeberrima rivoluzione d’ottobre.

I provvedimenti rivoluzionari
Nei giorni successivi al colpo di stato, furono emessi i primi provvedimenti fondamentali, che
definiranno la storia russa.
Decreto sulla pace → fu approvato da Lenin per abbandonare la guerra, chiedendo a tutti i paesi
coinvolti di firmare una pace senza annessioni nè indennità .
Decreto sulla terra → soppressero le proprietà dei grandi latifondisti, con il passaggio delle terre
ai contadini in usufrutto, sulla linea di quello che era accaduto nelle campagne. Nonostante nelle
tesi di aprile Lenin avesse previsto cose diverse, riconobbe egli stesso che i contadini non erano
pronti per la collettivizzazione della coltivazione.
Altri decreti importanti furono:
- il controllo delle fabbriche passò agli operai e agli impiegati
- fu riconosciuta l’uguaglianza di tutti i popoli che componevano la Russia e il diritto di
autodeterminarsi
- furono vietati gli scioperi
- le banche private furono abolite e nazionalizzate
- la stampa contraria al nuovo governo fu soppressa
- si costituì una potente polizia politica la Ceka, per imprigionare gli oppositori
I bolscevichi quindi dimostrano di voler combattere ogni minaccia al loro potere. Poche settimane
dopo venne emanato un decreto sulla religione che sancì la separazione tra Stato e Chiesa, la
nazionalizzazione delle proprietà ecclesiastiche, trasformate in patrimonio del popolo, l’abolizione
dell’insegnamento della religione nelle scuole e il diritto del cittadino di professare qualsiasi
religione purchè non turbasse l’ordine pubblico.

Cose in più della prof:


LA CRISI DEL SISTEMA
La guerra di logoramento mise rapidamente alle corde la fragile e arretrata struttura economica
russa. All’inizio del 1917 l’esercito russo aveva accumulato una serie impressionanti di sconfitte
,
i disertori avevano raggiunto la quota di un milione e mezzo ; il costo della vita nelle città era
cresciuto del 700%; mancavano i più elementari generi di prima necessità, sicchè la fame e il
freddo nei centri urbani si facevano sentire.
A Pietrogrado, dove la situazione era particolarmente grave, il 23 febbraio si ebbero le prime
manifestazioni con il pretesto di festeggiare la festa della donna . Le operaie degli stabilimenti
tessili a cui si aggiunsero 30000 lavoratori metalmeccanici richiedono uno sciopero generale
che si sviluppò il 24 e il 25 febbraio. Le autorità fanno ricorso all’esercito , ma solo pochissimi
tra i soldati accettarono di sparare sulla folla. Interi reparti, al contrario, si misero dalla parte
degli operai. Lo Zar, tentò di fare affluire dalla capitale truppe fedeli, mai ferrovieri, il 28
febbraio si rifiutarono di collaborare. Il primo giorno del mese di marzo, mentre a Pietrogrado
nasce un governo provvisorio, il comandante in capo dell’esercito, ordinò di fermare qualsiasi
spedizione militare contro la capitale ( per paura che l’ammutinamento delle truppe dilagasse al
fronte). Il 2 marzo Nicola II accettò di abdicare e la Russia divenne una repubblica.
La duma ( il parlamento russo) incarica L’vov di formare un governo provvisorio . Fuori dalla
Duma invece erano sorti degli organi di autogoverno detti “ soviet” ( consigli composti da
delegati cittadini) che vengono considerati come l’effettiva espressione della volontà popolare
ed erano dotati di poteri decisionali. Il soviet più forte era quello di Pietrogrado perché aveva
l’appoggio dei soldati che riconoscono al soviet di essere l’unica autorità .
All’interno del partito socialdemocratico russo si creano due correnti:
1) Menscevichi ( minoritari) che volevano un partito di massa che costituisse la base
elettorale alle successive libere elezioni;
2) Bolscevichi, favorevoli ad un partito elitario,composta da un gruppo ristretto di
militanti.
A capo di questa corrente si mette Lenin che a febbraio era in esilio in Svizzera e che
dopo la rivoluzione di febbraio torna era tornato in patria.

Al suo ritorno in aprile le sue direttive politiche vengono condensate nelle Tesi di aprile,
un breve documento articolato in 10 punti , di cui principali erano:
- Pace immediata e rifiuto della guerra
- Tutto il potere ai soviet
- La confisca delle terre dei latifondisti e il loro affidamento ai soviet dei contadini
- La nazionalizzazione delle banche
- Controllo della produzione industriale
- Creazione di una nuova Internazionale che portasse la rivoluzione nel mendo.

LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE
Nel giugno del 1917, il governo provvisorio decise di lanciare una grande offensiva contro gli
austriaci e i tedeschi. All’interno del Consiglio dei ministri stava acquistando sempre più
importanza la figura del socialista moderato Aleksandr Kerenskij, responsabile della Guerra e
della Marina. Nelle intenzioni di Kerenskij , l’estremo sforzo dell’offensiva estiva avrebbe dovuto
suscitare una grande ondata di patriottismo, e quindi, permettere alla Russia di riacquistare
forza, ordine e stabilità , in nome della democrazia. Per la prima volta, grazie all’aiuto alleato,
l’esercito poteva disporre di munizioni in abbondanza, ma, la grande offensiva che iniziò il 5
giugno, dopo alcuni successi iniziali, si trasformò in una disfatta che provocò quasi 400000
caduti. Nella maggior parte dei reparti, la disciplina militare si dissolse: gli ordini superiori
erano discussi o disattesi, , mentre un numero crescente di soldato-contadini, abbandonò le
trincee a tornò al proprio villaggio. ( Tra marzo e ottobre i disertori furono almeno un
milione). In tutte le regioni della Russia i contadini cominciarono ad assalire le residenze
padronali obbligando i signori a cedere le loro tenute. Quando la notizia arrivò al fronte e circolò
tra i contadini-soldati, tra questi si diffuse la paura di restare fuori dalla grande redistribuzione
delle terre, cosicchè i disertori divennero una marea umana e diedero vita ad una specie di
migrazione di massa verso est.
Il governo provvisorio non seppe fronteggiare in alcun modo la rivoluzione contadina, che lo
colse del tutto impreparato.
Un altro problema che si aggiunse a complicare il quadro politico, fu il fatto che il 10 giugno del
1917 un’assemblea parlamentare istituita a Kiev acclamò una dichiarazione di libertà per
l’Ucraina che proclamava la sua indipendenza dalla Russia. I ministri liberali ( cadetti) presenti
all’interno del governo provvisorio – contrari alla riforma agraria che alla concessione
dell’autonomia alle diverse nazionalità sottomesse alla supremazia russa – il 3 luglio si
ritirarono dall’esecutivo, obbligando il principe L’vov a dare le dimissioni.
Il 7 luglio, Kerenskij assunse l’incarico di costituire il nuovo governo, ma la situazione
complicata e disordinata spinse i liberali moderati a chiedere al governo misure drastiche,
capaci di riportare l’ordine nel paese. Kornilov ( comandante in capo dell’esercito) propose a
Kerenskij di vietare le assemblee militari al fronte, di fucilare i disertori e di militarizzare le
ferrovie e le industrie belliche, al fine di bloccare gli scioperi. Kerenskij restò a lungo indeciso
sul da farsi soprattutto perché temeva che Kornilov volesse fare un colpo di stato, e destituì
Kornilov che rifiutò di dimettersi e ordinò ad un reparto di marciare sulla capitale.
Il soviet di Pietrogrado, comunque, mobilitò i soldati della città e gli operai, per far fronte a
quella che considerò una grave minaccia controrivoluzionaria. Per fronteggiare il nuovo
pericolo, si decise di accettare anche il sostegno dei bolscevichi. Questi misero in campo 40000
operai, muniti di armi. Kornilov venne comunque arrestato senza spargimento di sangue e
internato in un monastero.
L’affare Kornilov mise comunque in evidenza tutta la debolezza del governo, mentre i
bolscevichi poterono presentarsi come i veri difensori della rivoluzione. Il numero degli iscritti
al partito di Lenin registrò un brusco incremento, arrivando ad avere 300000 simpatizzanti ed
essi si radicarono sempre di più nei soviet.
Cosi Kerenskij si trovò schiacciato, con il suo governo moderato e una Duma che non poteva
contare su alcun seguito popolare. La seconda rivoluzione, scatenata e guidata dai bolscevichi, lo
travolse.
Lenin e Trotzkij decisero che i bolscevichi, ormai maggioritari nei due soviet di Mosca e
Pietrogrado, era giunto il momento di prendere il potere con l’insurrezione e tra il 6 e il 7
novembre 1917 ( 24-25 ottobre secondo il calendario russo), un comitato militare organizzato
dai bolscevichi occupò gli uffici postali, le stazioni ferroviarie, le centrali elettriche, i depositi
idrici, la centrale telefonica. L’incrociatore Aurora sparò alcune cannonate a salve contro il
Palazzo d’inverno degli zar, divenuto sede del governo, e la modesta guarnigione che lo
presidiava si arrese di fronte alla Guardia rossa. Kerenskij si rifugiò al fronte cercando sostegno
tra le truppe: nel frattempo i membri del governo vennero arrestati, mentre la maggioranza dei
socialdemocratici e dei menscevichi protestava contro il colpo di stato bolscevico.

La presa del Palazzo d’inverno è rimasta, come quella della Bastiglia del 1789, un simbolo
della violenta rottura rivoluzionaria con cui una classe sfruttata assunse il potere politico sotto
la guida di un gruppo dirigente deciso a tutto.
Il governo provvisorio presieduto da Lenin venne approvato dal Congresso dei soviet, riunito
nella capitale dove ormai i bolscevichi avevano la maggioranza.
Trotzkij fu nominato commissario degli Esteri, quindi responsabile della salvezza di un paese
piegato dalla guerra; Stalin venne eletto “ commissario delle nazionalità ” con l’incarico di tebere
insieme l’impero immenso. Si trattava di un governo illegale che aveva preso il potere
schiacciandone un altro.
La rivoluzione si estese in pochi giorni a tutte le maggiori città, a cominciare da Mosca, dove si
combattè per una decina di giorni. Kerenskij, incapace di mobilitare l’esercito contro i
bolscevichi, abbandonò la Russia rifugiandosi all’estero.

I primi provvedimenti del governo


Il problema immediato del governo rivoluzionario era sopravvivere, affrontando la guerra
esterna e la probabile guerra civile e conquistando la fiducia del mondo rurale, che chiedeva
pane e terra.
- Si avviarono immediatamente trattative di pace
- Si nazionalizzarono senza indennizzo le grandi proprietà terriere
- Venne abolita l’attività bancaria privata in vista della creazione di un’unica Banca del
popolo della Repubblica russa, controllata dallo stato
- Vennero vietati i giornali controrivoluzionari.
- Poche settimane dopo venne emanato un decreto sulla religione che sancì la
separazione tra Stato e Chiesa, la nazionalizzazione delle proprietà ecclesiastiche
( trasformate in patrimonio del popolo), l’abolizione dell’insegnamento della religione
nelle scuole e il diritto del cittadino di professare qualsiasi religione purchè “ non turbi
l’ordine pubblico”

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