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n Russia scoppia una prima Rivoluzione nel febbraio del 1917.

Per questo motivo la Russia esce dalla


prima guerra mondiale con la pace separata di Brest- Litovsk. Si tratta di una pace durissima per la
Russia, perché perde molti territori, deve concentrare tutto l’esercito sul fronte interno del paese,
evitando di sprecare energie in un conflitto mondiale troppo lungo e logorante, che aveva causato
enormi perdite di uomini e di mezzi. In più, il popolo era ormai stanco e soprattutto tra gli operai e i
contadini iniziarono i primi disordini e le prime proteste con scioperi dovuti alla mancanza di beni di
prima necessità e al rincaro dei prezzi.

I problemi più importanti erano tre:

1. lo zar Nicola II, che aveva concentrato tutto il potere nelle sue mani e in quelle di un piccolo gruppo di
aristocratici al suo seguito, concesse l’istituzione di un Parlamento, la Duma, che rappresentava tutti i
ceti sociali con l’intento di realizzare alcune riforme che però non risolsero le disuguaglianze sociali degli
operai e dei contadini;

2. la rivoluzione di febbraio è l’ultima di una serie di conflitti e sommosse che erano già iniziate nel 1905
e che avevano reso fragile la Russia. Soltanto nel 1914, dopo 9 anni di rivolte, lo zar decise di concedere
la Duma, anche se di fatto il potere rimaneva concentrato nelle sue mani;

3. il territorio della Russia era molto vasto e con una geografia difficile soprattutto nei territori che
avevano il clima più freddo, come la Siberia e le zone più a nord, in cui esisteva solo una economia di
sussistenza, mentre la maggior parte della popolazione era concentrata nelle zone con un clima più
favorevole. Questo territorio così difficile rendeva complicato spostare l’esercito dello zar (Armata
bianca) per combattere su fronti così lontani.

La situazione precipitò nel febbraio del 1917 a Pietrogrado (il nuovo nome di San Pietroburgo a partire
dal 1914): infatti, scoppiò uno sciopero pacifico da parte del popolo contro la carestia e il potere dello
zar.

Le truppe spararono contro gli insorti e fu accusato di questo lo zar e in pochi giorni la rivoluzione di
febbraio dilagò in tutta la Russia. Lo zar fu costretto ad abdicare e a ritirarsi dal potere con alcune
importanti conseguenze:

1. nacque un governo provvisorio sotto la guida di un generale dell’esercito alle dipendenze dello zar, un
aristocratico anche se di idee liberali, chiamato Georgj L’vov. Egli rappresentava gli interessi dei
proprietari terrieri e degli industriali che temevano nuove rivolte;

2. accanto al generale L’vov si affiancò l’unico ministro di sinistra del governo provvisorio, il
socialdemocratico Kerenskij, un avvocato che entrò anche lui nella Duma;

3. lo zar Nicola II, odiato dal popolo, prima di abdicare, indicò come suo possibile successore il fratello
Michele, il quale però rifiutò la corona, non sentendosi in grado di far fronte ad una situazione così
difficile e rendendosi conto che era meglio dare spazio al governo provvisorio.

Nascita dei Soviet


Insieme con il governo provvisorio di L’vov le forze popolari e socialiste crearono i Soviet, cioè assemblee
di indirizzo comunista-socialista contro la casta zarista formati soprattutto da operai, contadini e soldati.

I loro rappresentanti furono eletti all’interno delle fabbriche o dell’esercito e erano rappresentati
soprattutto da bolscevichi e menscevichi, che diedero vita al partito comunista.

In tutta la Russia si diffuse un sentimento di disfattismo nei confronti della situazione che la guerra aveva
provocato ed un sentimento di sfiducia nei confronti dell’esercito che fece crescere il numero dei
disertori, i soldati che sfiduciati abbandonavano l’esercito e le armi.

Il Partito Comunista Russo fu formato da:

1. menscevichi: la corrente più tranquilla e più moderata; ritenevano che una rivoluzione socialista fosse
impossibile in un Paese arretrato come la Russia. Per questo motivo, erano più propensi ad una
mediazione con la classe borghese

2. bolscevichi: erano i più rivoluzionari ed estremisti e volevano al potere i contadini e non più i
proprietari terrieri. Secondo loro:

a. lo Stato doveva garantire maggiore equità, evitando lo sfruttamento degli operai e dei contadini e le
ore di lavoro gratuite;

b. bisognava togliere il “surplus” (o “plusvalore”), cioè evitare che i mezzi di produzione fossero in mano
a pochi capitalisti.

I bolscevichi, infatti, seguivano le teorie di Karl Marx, un filosofo di origine tedesca, che a metà
dell’Ottocento sosteneva la tesi che lo sviluppo sociale e storico dell’Umanità è determinato
dall’economia.

Marx diceva, inoltre, che il capitalista ottiene sempre un profitto dal lavoro degli operai: guadagna più di
quanto posseduto in precedenza. Ciò costituisce quel profitto che è la caratteristica fondamentale del
capitalismo. In questo senso è fondamentale la forza-lavoro degli operai per trasformare la produzione di
un bene in capitale. La forza-lavoro degli operai è essenziale per trasformare il denaro in capitale, poiché
è l’unica “merce” in grado di produrre un surplus o plusvalore. Sono le basi del futuro comunismo e del
partito dei bolscevichi di Lenin.

Marx si proponeva con le sue opere (soprattutto con “Il Manifesto del Partito Comunista”) di:

1. fondare una nuova società di tipo comunista, contro i capitalisti (che erano i soli a detenere i mezzi di
produzione);

2. eliminare le distinzioni di classi sociali;

3. abbattere la società borghese;

4. creare uno Stato in cui la classe operaia (cioè i proletari, che detenevano la forza-lavoro) potesse
andare al potere;
5. abbattere il potere dei capitalisti.

Marx parte dall’osservazione della società, dell’economia e di come erano sfruttati gli operai in fabbrica
da parte dei capitalisti. Per lui il problema di fondo, dunque, è il seguente:

a) abolire i privilegi dei capitalisti, che guadagnano troppo sul lavoro degli operai pagati troppo poco
rispetto alla fatica che essi fanno e alle ore di lavoro che impiegano;

b) eliminare lo sfruttamento del lavoro di tanti che “ingrassa” i pochi al potere.

Differenze tra correnti socialiste e Lenin al potere

Come abbiamo detto alla fine del file n. 14, all’interno delle forze socialiste nascono due spaccature o
correnti politiche. Rivediamo ed approfondiamo le differenze:

3. menscevichi: la corrente più tranquilla e più moderata; ritenevano che una rivoluzione socialista fosse
impossibile in un Paese arretrato come la Russia. Per questo motivo, erano più propensi ad una
mediazione con la classe borghese, perché, secondo loro, non era possibile dare tutto il potere al popolo
che non aveva mai contato nulla in Russia. E inoltre, sostenevano che era meglio attuare una politica che
rappresentasse un passaggio graduale in un primo momento con un governo borghese-liberale per
arrivare, in un secondo tempo, al governo del popolo;

4. bolscevichi: erano i più rivoluzionari ed estremisti e volevano al potere i contadini e gli operai e non
più i proprietari terrieri. Secondo loro:

a. la rivoluzione socialista doveva essere fatta dal popolo, seguendo gli insegnamenti di Marx;

b. lo Stato doveva garantire maggiore equità, evitando lo sfruttamento degli operai e dei contadini e le
ore di lavoro gratuite;

c. bisognava togliere il “surplus” (o “plusvalore”), cioè evitare che i mezzi di produzione fossero in mano
a pochi capitalisti.

I bolscevichi, infatti, seguivano le teorie di Karl Marx, un filosofo di origine tedesca, che a metà
dell’Ottocento sosteneva la tesi che lo sviluppo sociale e storico dell’Umanità è determinato
dall’economia.

Marx diceva che non potevano i singoli individui da soli cambiare il governo di una nazione, ma tutto il
popolo da solo era in grado di gestire e condurre una rivoluzione, prendendo il potere.

Questa teoria, che Marx condivideva con Engels, un altro filosofo di cui abbiamo parlato, si riferiva ad un
socialismo realista o realistico, in contrapposizione al socialismo utopistico degli intellettuali francesi ed
inglesi del primo Ottocento. Questi intellettuali sostenevano che la società poteva essere perfetta solo se
basata sulla collaborazione e la fratellanza tra gli uomini.
Lenin e le tesi di aprile

In questo dibattito e confronto tra bolscevichi e menscevichi vinsero i bolscevichi quando venne al
potere il loro capo Lenin, che rientrò in Russia a Pietrogrado dall’esilio nell’aprile del 1917, dopo che era
stato in Portogallo ed in Svizzera.

A Pietrogrado, Lenin enunciò le Tesi di aprile, un documento di ispirazione marxista in cui sosteneva la
necessità di una rivoluzione proletaria e comunista iniziata dal basso, cioè dal popolo, contro il governo
reazionario-borghese di L’vov. Lenin infatti sosteneva che tutto il potere doveva passare ai soviet con la
statalizzazione (cioè la gestione da parte dello Stato e non da parte dei privati) delle terre e delle
industrie: la terra dunque doveva andare ai contadini e le fabbriche agli operai.

Nacque, così, un conflitto tra tre importanti istituzioni:

1. il governo, presieduto da L’vov;

2. lo zar, che anche se aveva abdicato era una figura ancora esistente e punto di riferimento per i
conservatori e i reazionari aristocratici che lo avevano sostenuto;

3. i soviet contro il governo liberale e borghese proposto dai menscevichi.

Anche se le tesi di Lenin si diffusero notevolmente, i bolscevichi costituivano ancora una minoranza e
quindi il loro peso politico era ancora insufficiente per attuare le idee di Lenin, che riuscì a prendere il
potere con un atto di forza nell’ottobre del 1917.

Si ricorda questo periodo come Rivoluzione d’Ottobre, che consiste in:

a) la Guardia Rossa, cioè l’Armata di Lenin occupò Pietrogrado ed il Palazzo d’Inverno, cioè il Palazzo del
Governo;

b) Lenin salì al potere e divenne il capo dello Stato russo;

c) si formò un governo rivoluzionario di operai, contadini e soldati contro il governo borghese; il nuovo
governo fu chiamato Consiglio dei Commissari del popolo; era costituito da ministri che dovevano fare gli
interessi del popolo, cioè garantire terre e lavoro a tutti e la formazione di uno Stato Sovietico basato sui
soviet;

d) Lenin diventa il presidente di questo nuovo governo e vengono eletti con lui Trotskij e Stalin, due
commissari del popolo che diventeranno capi dopo di lui; Trotskij e Stalin erano di idee molto diverse tra
loro:

1. Trotskij riteneva che si dovesse esportare subito la rivoluzione in tutta Europa per diffondere al più
presto le idee comuniste;

2. Stalin, al contrario, diceva che era necessario consolidare bene le idee comuniste in Russia ed
esportarle in Europa solo in un secondo momento;

e) viene eliminata l’Assemblea Costituente e abolita la costituzione;

f) la Russia esce dalla prima guerra mondiale con la pace di Brest-Litovsk con l’Austria e la Germania nel
marzo 1918, perché Lenin riteneva che fosse necessario concentrare tutte le energie nella difesa del
governo appena nato e ricostruire il Paese dopo anni di guerre e di povertà.

La Rivoluzione d’Ottobre prese una svolta autoritaria e nel 1918, infatti, scoppiò una guerra civile che
durò due anni e si prolungò fino al 1921. I protagonisti del conflitto furono:

1. i Rossi, sostenitori del nuovo regime comunista, che crearono l’Armata Rossa;

2. i Bianchi, sostenitori dello zar, che desideravano rimetterlo sul trono senza però ricreare uno Stato
autoritario, ma favorendo un governo più liberale. Essi crearono l’Armata Bianca che si contrappose
all’Armata Rossa.

Armata Rossa ed Armata Bianca erano eserciti formati da volontari: i Rossi erano a favore di Lenin e dei
bolscevichi; i Bianchi, conservatori, erano a favore dello zar.

La Terza Internazionale e l’uccisione dello zar

Secondo Lenin, la Rivoluzione Russa era la prima rivoluzione comunista mondiale. Per questo motivo, nel
marzo 1919, fu creata la Terza Internazionale o Internazionale Comunista (o Komintern), con il compito di
coordinare i partiti comunisti che stavano nascendo in tutto il mondo per diffondere la rivoluzione
proletaria.

Temendo che lo zar potesse riprendere il potere, i bolscevichi lo uccisero insieme con tutta la sua
famiglia nel 1918. Dopo pochi giorni fu proclamata la Repubblica Socialista Sovietica Russa con capitale
Mosca ed il partito comunista russo fu imposto come unico partito. L’Armata Rossa riuscì a prevalere sui
Bianchi tra il 1920 e il 1921, quando si concluse la guerra civile, che tuttavia non determinò mai una reale
pace all’interno del Paese.

Lo sterminio dello zar e della sua famiglia

Il 17 luglio 1918 venne trucidata in una capanna di legno nel bosco della steppa russa l’intera famiglia
dello zar Nicola II con la moglie, zarina Alessandra, il figlio Alexei e le quattro figlie, tra le quali divenne
leggendaria Anastasia. A lei fu dedicato un cartone animato della Disney in cui si raccontò la sua storia.

Anastasia sarebbe stata, seconda una leggenda, l’unica sopravissuta della famiglia imperiale all’eccidio di
Ekaterinburg, grazie al corsetto dell’abito che indossava, come era in uso per le ragazze nobili di quel
tempo. Infatti, questo corsetto, intarsiato di pietre preziose, la protesse dalle fucilate dei bolscevichi e
riuscì a salvarsi. Vagò, poi, per le corti europee, conducendo una vita agiata e spensierata. Fu
riconosciuta come la figlia dello zar, perché somigliava molto al padre, anche se si trattava
semplicemente di una leggenda senza fondamento storico. Non ci sono prove al riguardo, perché anche
l’analisi del DNA, effettuata sui resti dei cadaveri trovati sul luogo della strage, non produce prove sulla
verità della leggenda, in quanto i bolscevichi bruciarono tutti i resti e furono ritrovati solo frammenti
delle ossa dei crani.

In questo modo finì la dinastia regnante dei Romanov e di tutti gli zar di Russia.

Comunismo di guerra

Lenin, alla fine della guerra civile nel 1921, risultò vincitore con l’Armata Rossa e creò il Comunismo di
guerra, cioè un programma di governo, che prevedeva la statalizzazione delle proprietà private e il
controllo della produzione per incrementare sia la produzione agricola sia quella industriale.

Il Comunismo di guerra prevedeva:

1. confisca dei beni della famiglia imperiale e della Chiesa russa;

2. abolizione della proprietà privata;

3. controllo da parte dello Stato dei prodotti alimentari e della produzione industriale;

4. sequestro delle eccedenze di produzione di prodotti alimentari e ridistribuzione da parte dello Stato;

5. soppressione della libertà di opinione;

6. introduzione del divieto di sciopero;

7. introduzione della polizia politica chiamata Ceka.

Tutti questi provvedimenti indicavano una situazione politico-sociale totalitaria e Lenin, in questo modo,
con la scusa di incentivare la ripresa dell’economia russa dopo anni di guerra e di carestia, aveva
l’obiettivo, in realtà, di iniziare un tipo di governo personale e dittatoriale.

Questi provvedimenti, però, che non erano stati decisi con il consenso delle masse popolari dei contadini
e degli operai, crearono numerose rivolte, in particolare quella dei Kulaki, quei contadini più agiati che
con duri sacrifici avevano acquistato la terra che lavoravano e non erano disposti a seguire le nuove
scelte politiche. Essi inizialmente avevano mantenuto le loro piccole proprietà terriere e quelli che non si
convinsero a cedere allo Stato i loro beni furono sterminati.

N.E.P. - Nuova politica economica e nascita dell’U.R.S.S. (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche)

Poiché il Comunismo di guerra non aveva dato buoni risultati, ma al contrario aveva aumentato le
tensioni sociali Lenin inventò una nuova politica economica chiamata N.E.P. (Nuova Politica Economica),
che prevedeva:

1. minore intervento e controllo dello Stato;

2. ripresa del libero commercio (mercati e fiere);

3. conservazione di una minima proprietà privata;


4. maggiore libertà d’azione nell’attività industriale con incremento dell’industria siderurgica;

5. lotta all’analfabetismo;

6. repressione della Chiesa e della libertà religiosa;

7. diffusione dell’insegnamento e del pensiero di Marx, che sosteneva che la religione e la politica sono
“l’oppio dei popoli”, perché esse hanno addormentato le coscienze e limitato il libero pensiero e la
libertà del popolo.

La N.E.P. e le scelte economiche

La NEP ebbe effetti positivi sull’intera economia della Russia, anche se le politiche economiche che
sosteneva e che diffondeva rappresentavano un modello non da tutti seguito nel mondo.

Infatti, in quel periodo si diffondono due orientamenti economici, che saranno seguiti anche nel corso di
tutto il 1900 e cioè:

a. liberalismo economico: corrente di pensiero che nacque nel 1700 durante la prima rivoluzione
industriale; significa “libertà d’azione economica”; questo modello è stato seguito soprattutto nei Paesi
capitalisti e industrializzati come gli Stati Uniti e tutto il mondo occidentale. Il teorico e iniziatore di
questo pensiero fu Adam Smith, un filosofo scozzese il quale sosteneva che ognuno può aprire industrie
ed aziende senza che lo Stato intervenga nell’economia, la quale si deve gestire da sola. Però, lo Stato
stesso deve in qualche modo controllare, come se fosse una specie di “mano invisibile”, ma non deve
invadere il libero campo dell’autonomia dei privati;

b. comunismo socialista: corrente di pensiero che si fonda sul pensiero di Marx e di Engels e viene
ripresa da Lenin come base della nuova politica della NEP. Il comunismo socialista si contrappone
completamente al liberalismo economico, perché afferma che lo Stato stesso è l’economia e non c’è
spazio per la libera iniziativa dei singoli. Questo modello, per tutto il 1900, fu seguito dai Paesi
comunisti–totalitari, come per esempio l’URSS e gli Stati dell’Est europeo (Romania, Cecoslovacchia,
Bulgaria, Iugoslavia ecc.); la Cina e oltre oceano la Repubblica Cubana.

La nascita dell’U.R.S.S.

Lenin decise di creare un federazione di repubbliche. Nacque così nel 1922 l’Unione delle Repubbliche
Socialiste Sovietiche (U.R.S.S.) con la quale lo stesso Lenin intendeva riorganizzare il Paese anche dal
punto di vista geografico; le singole repubbliche dovevano mantenere ognuna le loro caratteristiche,
anche se esse dovevano sottostare al potere centrale dei Soviet. La capitale della federazione fu fissata a
Mosca, dove i bolscevichi avevano trasferito il potere centrale sin dal 1918, lasciando Pietrogrado.
Questo nuovo Stato si diede una sua costituzione il 31 gennaio 1924 che prevedeva il Soviet Supremo (=
Parlamento, detentore del potere legislativo) e il Consiglio dei Commissari del Popolo (= Governo,
detentore del potere esecutivo). Il potere giudiziario fu affidato alla Corte Suprema dei Soviet e ai
tribunali.
Lenin morì di malattia nel 1924. I suoi successori furono Stalin e Trotskij. Alla fine, dopo un conflitto
ideologico tra i due (v. file n. 15 – inizio di pag. 3), prevalse Stalin. Trotskij fu mandato in esilio e poi
ucciso in Brasile dai sicari di Stalin.

La Rivoluzione Russa - l'Unione Sovietica di Stalin

Il 1922 fu un anno molto importante perché:

1. con la fine della Rivoluzione Russa iniziò una nuova fase di storia della Russia;

2. segnò la vittoria dell’Armata Rossa e di Lenin al potere contro l’Armata Bianca dello Zar;

3. nacque l’U.R.S.S. (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche), cioè un’organizzazione di Stato
federale secondo i voleri di Lenin, formata da Stati molto diversi tra loro ed indipendenti con una propria
autonomia, ma che facevano riferimento allo Stato centrale russo con Mosca come capitale. Questi Stati
dovevano mantenere e conservare le loro differenze, contribuendo però allo sviluppo del governo di
Mosca e si potevano autogestire (ad esempio, l’Ucraina, che era il serbatoi di grano dell’immenso
territorio russo, si trova sul Mar Nero ed ha un clima molto più mite rispetto alla Siberia, che si trova a
nord ed è ricoperta dai ghiacci per gran parte dell’anno e perciò in Siberia l’agricoltura e la produzione
del grano sono impossibili);

4. la Russia si trovava in una sorta di isolamento, perché era l’unico Paese comunista senza la borghesia
al potere, la quale avrebbe voluto mantenere la proprietà privata e non la statalizzazione dei beni di
produzione e della ricchezza da parte dello Stato. Invece, il comunismo riuscì a diffondersi perché gli
aristocratici erano una minoranza (circa il 10-12% della popolazione totale) e anche i kulaki (= i contadini
più ricchi) non avevano nessun peso politico.

Lenin aveva già inaugurato la N.E.P. (Nuova Politica Economica) sin dal 1921 per cercare di risolvere il
problema di isolamento della Russia e del “comunismo di guerra”, cioè del controllo rigido dello Stato
Centrale ed avviare, così, una politica di liberalizzazione della produzione e dello scambio. La N.E.P. dava
maggiore libertà ed autonomia alla produzione e al commercio a differenza del “comunismo di guerra” in
cui tutto veniva controllato dallo Stato.

Lenin aveva, inoltre, cercato di favorire per la Russia buoni rapporti di politica internazionale, cercando
alleati. Infatti, la Russia era uscita dalla Prima Guerra Mondiale avendo perso tutte le alleanza con gli
Stati più importanti d’Europa.

Nacquero molte discussioni tra due tendenze opposte:

1. coloro che sostenevano la rivoluzione permanente (Troskji). Costoro desideravano che la rivoluzione si
diffondesse dalla Russia in tutto il mondo;

2. coloro che sostenevano la rivoluzione comunista in un solo Paese (Stalin). Costoro pensavano che,
prima di diffondere la Rivoluzione, fosse necessario consolidare l’economia comunista in Russia e
rafforzare lo Stato sovietico.
Nel 1924 morì Lenin e fu sostituito alla guida dello Stato da Stalin, che intraprese una politica nuova per
portare allo sviluppo della Russia: si tratta dei cosiddetti “Piani Quinquennali”, cioè piani economici di
cinque anni in cinque anni per una durata di quindici anni. In realtà poi questi piani durarono meno, circa
dieci anni e riuscirono a far diventare l’U.R.S.S. lo Stato d’Europa più potente dal punto di vista
industriale.

Questo straordinario successo era stato ottenuto grazie al coinvolgimento del popolo. Si stabilì che
coloro che sapevano far qualcosa potevano lavorare gratis ed in cambio ottenere per loro e per la loro
famiglia un vantaggio, come per esempio un abbonamento per tutta la vita ai mezzi di trasporto
(esempio: la metropolitana di Mosca, grazie al lavoro di questi operai, fu costruita nel giro di un anno e
ancora oggi rappresenta un monumento di pregevole valore paragonabile ad un museo).

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