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La Rivoluzione

in Russia
1.La crisi politica

La Russia, negli ultimi anni, intendeva ampliare sempre più la sua


egemonia e il suo potere per diventare una grande potenza europea,
soprattutto con il controllo dei Balcani e, di conseguenza, del Mar
Mediterraneo. Tuttavia i suoi tentativi di realizzare questa supremazia
erano sempre falliti (lo abbiamo visto nelle guerre balcaniche).
Quali sono le ragioni di questi fallimenti?
- Arretratezza politica: lo zar era il sovrano, ed era l’unico, ancora, in
Europa a considerarsi tale per diritto divino; i diritti dei sudditi erano
completamente ignorati; non esisteva un Parlamento che potesse
limitare il potere dello zar e del governo da lui stesso nominato.
- Arretratezza economica: l’industria era ancora molto arretrata, le
poche industrie esistenti erano state create grazie a capitali stranieri
perché non esisteva un ceto di imprenditori, una borghesia capace di
guidare il Paese verso il progresso tecnologico. Il ceto più ricco era
quello dei proprietari terrieri che, però, gestivano le loro proprietà in
maniera ancora feudale, accontentandosi della rendita passiva dei loro
terreni. [Rendita passiva: guadagno che i proprietari terrieri ricavavano
dalla vendita di ciò che l’agricoltura produceva spontaneamente.] Per
questo motivo i proprietari terrieri non sono interessati a incrementare i
loro raccolti con l’introduzione di nuove tecnologie e sfruttano i
contadini che lavorano per loro.
2. La rivoluzione del 1905

Nel 1905 la Russia, nella guerra contro il Giappone [la guerra russo-
giapponese, è un conflitto che scaturì dalle ambizioni imperialistiche rivali
dell’Impero Russo e del Giappone nella Manciuria e in Corea], subì delle gravi
sconfitte. Questa guerra provocò il malcontento della popolazione verso lo zar. In
quello stesso anno, infatti, un gruppo di contadini si avviò verso il Palazzo
d’Inverno, residenza dello zar Nicola II (1868-1918) a San Pietroburgo, per
chiedere alcune riforme. In particolare i contadini chiedevano terra da coltivare e
la possibilità di avere dei guadagni dai propri raccolti. Si unirono a questa
protesta anche alcuni gruppi operai che chiedevano condizioni migliori di lavoro e
paghe più adeguate.
Lo zar rispose con la violenza, inviò l’esercito che sparò sulla folla inerme
causando molte vittime, per questo motivo questa giornata viene ricordata come
la «domenica di sangue».
Molte città insorsero contro lo zar e si formarono delle assemblee spontanee,
chiamate «consigli» (in russo «SOVIET»).
Vista la situazione, lo zar fu costretto a concedere l’istituzione di un Parlamento,
la Duma, che avrebbe dovuto rendere la Russia un paese democratico e non più
assolutista. Tuttavia lo zar Nicola II controllò sempre molto da vicino l’operato
della Duma e non smise di governare in maniera autoritaria.
Il governo autoritario e assoluto dello zar aveva fatto nascere vari movimenti di
opposizione:
- i Populisti, ossia nazionalisti che agivano soprattutto attraverso attentati;
- il Partito socialdemocratico russo, diviso in menscevichi (ritenevano che
la Russia potesse cambiare attraverso una serie di riforme) e bolscevichi
(ritenevano che la Russia potesse cambiare solo con una rivoluzione).
3. La rivoluzione di febbraio
Il 23 febbraio 1917, a San Pietroburgo, il popolo russo insorse, esasperato dalla
mancanza di cibo ma anche di legname e di carbone per il riscaldamento. Lo zar inviò
nuovamente l’esercito per reprimere l’insurrezione, tuttavia i soldati questa volta,
anziché obbedire al suo ordine, si unirono ai manifestanti per protestare. A questo
punto lo zar fu costretto ad abdicare.
Nelle diverse città furono istituiti i Soviet. Contemporaneamente si formò un Governo
provvisorio di stampo liberale. Francia e Gran Bretagna, alleate della Russia nella I
Guerra mondiale, appoggiarono questo nuovo governo, anche perché impediva alle
forze estremiste di salire al potere. Le potenze dell’Intesa, però, pretesero che la
Russia restasse in guerra, questo, però, significava il malcontento della popolazione
che stava vivendo, a causa della guerra, un periodo di crisi e povertà.
A questo punto in Russia agivano due poteri: i Soviet, che volevano l’uscita della
Russia dalla Guerra, e il Governo provvisorio, che voleva la permanenza della Russia
nelle Guerra.
I Soviet avevano l’appoggio della popolazione e, di fatto, rendevano inefficaci tutte le
decisioni del governo.
Nell’aprile 1917 Lenin, capo del partito bolscevico, ritornò in Russia dall’esilio [esilio
dovuto alla sua partecipazione a movimenti insurrezionali per cacciare lo zar].
Rese noto il suo programma politico in un documento, le «Tesi di aprile», i cui punti
principali erano i seguenti:
- i Soviet dovevano prendere il potere e governare il Paese;
- la Russia doveva uscire immediatamente dalla I Guerra mondiale;
- la distribuzione delle terre ai contadini.

Grazie a questo documento di Lenin il partito bolscevico cominciò ad avere sempre più
consenso da parte della popolazione russa.
4. La rivoluzione di ottobre

Iniziarono, in questo periodo, una serie di rivolte, guidate dai bolscevichi, per
far cadere il Governo che fu molto duro e represse le agitazioni, dichiarando il
partito bolscevico fuori legge e costringendo Lenin a fuggire in Finlandia.
Nell’agosto del 1917 il generale Karl Kornilov, acceso sostenitore dello zar,
decise di marciare verso San Pietroburgo per ripristinarne l’antico potere.
Il Governo, a questo punto, doveva difendersi da coloro che volevano
restaurare l’antico potere zarista e chiese l’appoggio del partito bolscevico, lo
stesso partito che poco tempo prima aveva dichiarato illegale.
Di fronte ad una possibile restaurazione del regime dello zar, l’alleanza con i
bolscevichi era l’unica via possibile.
A questo punto Lenin tornò in Russia e, con un colpo di Stato, nella notte tra
il 24 e il 25 ottobre 1917 prese il potere facendo cadere il Governo
provvisorio.
Lenin impose a tutto il Paese le proprie posizioni politiche:
- ai contadini furono distribuite terre da lavorare;
- gli operai controllarono la fabbriche;
- le banche furono gestite dallo Stato;
- Furono aboliti i vecchi tribunali zaristi, sostituiti con tribunali del popolo (la
legge finalmente sarebbe stata uguale per tutti e le classi ricche non
sarebbero più state privilegiate);
- furono organizzate delle libere elezioni per la formazione di un’Assemblea
Costituente.
5. Verso uno Stato autoritario

Il 12 novembre 1917 ci furono le elezioni per l’Assemblea


Costituente [Per Assemblea Costituente si intende generalmente
un’assemblea eletta per lo più a suffragio ampio, se non universale, ed incaricata
di redigere una Costituzione], i bolscevichi, nonostante il colpo di
Stato attuato da Lenin, non ottennero la maggioranza e decisero
di sciogliere l’Assemblea il giorno stesso.
Lenin era convinto che i contadini non fossero in grado di gestire
il governo e soprattutto di capire quali fossero i provvedimenti
per loro vantaggiosi.
Solo il Partito comunista formato dai rivoluzionari poteva
guidare i proletari e favorirne la liberazione. (quindi solo i
bolscevichi potevano salire al potere)
Una volta sciolta l’Assemblea Costituente, Lenin affidò il potere
ai Soviet e distribuì le terre ai contadini (come aveva scritto nel
suo programma politico).
Il 03 marzo 1918 firmò il trattato di Brest-Litovsk con il
quale la Russia usciva ufficialmente dalla Prima Guerra
mondiale. Le condizioni di pace furono durissime: la Russia
doveva cedere alla Germania quasi un terzo del suo territorio
europeo e metà delle sue industrie.
Carta geografica della Russia dopo il trattato di Brest-Litovsk
6. La guerra civile

Non appena la Russia uscì dal conflitto mondiale, scoppiò nel Paese una sanguinosa
Guerra civile.
Le cosiddette «armate bianche», formate dai sostenitori dello zar e da tutti gli
oppositori dei bolscevichi (soprattutto i menscevichi) cercarono di sconfiggere il
governo comunista di Lenin e dei bolscevichi. Le armate bianche erano sostenute
finanziariamente e militarmente anche dalle potenze straniere (Francia, Gran
Bretagna, Italia, Stati Uniti) che non volevano uno Stato Comunista al potere.
La Guerra civile portò nel Paese fame, povertà, carestie.
I bolscevichi attuarono una politica economica detta «comunismo di guerra»: lo
Stato requisiva tutti i raccolti ai contadini per distribuirli alla popolazione. I
contadini, che in questo modo avrebbero perso i loro guadagni, reagirono
distruggendo i raccolti. I bolscevichi non esitarono a reprimere con violenza queste
ribellioni. Inoltre, per scongiurare il ritorno del vecchio regime, l’intera famiglia dello
zar fu uccisa.
Alla fine i bolscevichi riuscirono a vincere la guerra e anche a riconquistare alcuni
territori persi con il trattato di Brest-Litovsk.
Quali sono i motivi per cui i bolscevichi riuscirono a vincere la Guerra civile e a
prendere il potere in Russia?
1. I contadini, seppur provati dal «comunismo di guerra», non volevano rinunciare
alla proprietà delle terre a loro affidate proprio da Lenin e dal partito bolscevico,
quindi non appoggiarono le truppe controrivoluzionarie;
2. le potenze occidentali, appena uscite dalla Prima Guerra mondiale, non avevano
nessuna intenzione di affrontare una nuova guerra in Russia per aiutare gli
oppositori dei bolscevichi;
3. i bolscevichi possedevano un esercito molto motivato e forte.
7. La nascita dell’URSS

Dopo la Guerra civile Lenin promosse una nuova politica chiamata NEP, «Nuova
Politica Economica»:
1. i contadini dovevano consegnare allo Stato solo una parte del loro raccolto,
potevano tenere il resto per sé e venderlo;
2. la parte di raccolto che il governo riceveva dai contadini veniva distribuita nelle
città, soprattutto agli operai, a prezzi politici [prezzi stabiliti in base alle reali
possibilità economiche degli individui e non in relazione al valore di mercato ].
Aspetti positivi: i contadini avevano per la prima volta la possibilità di arricchirsi
ed erano stimolati a produrre di più.
Aspetti negativi: aumentano i contrasti tra città e campagna, gli operai
cominciano a non sopportare i Kulaki (così venivano chiamati i contadini arricchiti,
perché loro (gli operai) non avevano possibilità di arricchirsi.
3.Tutti i giovani ebbero libero accesso alle scuole e all’istruzione

Nel 1919 il Partito Comunista diede vita ad una nuova internazionale il Comintern
(Internazionale Comunista o anche Terza Internazionale), tutti i partiti
dovevano adottare le linee politiche dei bolscevichi e agire di conseguenza nei
propri Paesi, per questo Lenin non volle che a questa riunione partecipassero i
gruppi socialisti riformisti.

Nel 1922 fu ufficialmente costituita l’Unione delle Repubbliche Socialiste


Sovietiche (URSS), uno stato federale formato da Russia, Ucraina, Bielorussia e
Repubblica Transacaucasica, con capitale Mosca.
Le potenze occidentali favorirono la nascita di governi antibolscevichi negli Stati
confinanti con l’URSS, per evitare il propagarsi della Rivoluzione nel resto d’Europa.

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