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IL COMUNISMO IN RUSSIA

L’IMPERO ZARISTA
All’inizio del XX secolo l’impero zarista era enorme e basava ancora la sua economia
sull’agricoltura; le industrie non erano assenti ma erano concentrate solo in piccole
zone.
In occasione dello scontro con il Giappone, le carenze industriali e logistiche
provocarono un focolaio rivoluzionario che aveva quasi fatto crollare il regno di
Nicola II, ma che poi non è crollato grazie all’appoggio dell’esercito.

I SOVIET
Le manifestazioni però non furono inutili, perché portarono alla formazione dei
soviet, ossia consigli di operai eletti democraticamente nelle fabbriche, al fine di
coordinare gli scioperi e le altre azioni di rivolta. Con la nascita dei soviet il sovrano
di vide costretto ad allentare il suo governo assoluto.

LA DUMA
Inoltre, per la prima volta ai cittadini venne concesso di eleggere un parlamento
chiamato DUMA. Per lo Zar, tuttavia, ogni innovazione finalizzata a mettere la Russia
al passo con l'occidente avrebbe potenzialmente potuto distruggere la civiltà cristiana
di cui lui si sentiva responsabile e garante, perciò fece di tutto per boicottare il
funzionamento della Duma.
Alcuni gruppi estremisti ricorsero al terrorismo e uccisero il primo ministro che
aveva cercato di trasformare i contadini delle campagne rosse in agricoltori autonomi
e benestanti: era infatti convinto che la sua riforma avrebbe salvato la Russia dal
pericolo di ulteriori rivolte e voleva la nascita di un solido ceto di piccoli proprietari
terrieri.

LA RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO
L'inizio della Prima Guerra Mondiale fu accompagnato da manifestazioni di
patriottismo e lo zar aveva commesso l'errore di assumere il comando diretto delle
operazioni militari: non appena la guerra iniziò a prendere una brutta piega tutte le
responsabilità delle sconfitte caddero su di lui e lo zar fu costretto ad abbandonare il
trono.
Inoltre la Russia non riusciva a sopportare lo sforzo bellico poiché poteva contare
solamente sulla grandezza del suo esercito.
Infine anche l'inflazione giocò un ruolo importante poiché l'esercito aveva sottratto
uomini alle campagne: i raccolti di conseguenza erano scarsi e i generi di prima
necessità subirono uno scandaloso aumento di prezzo.

L’ABDICAZIONE DELLO ZAR


Dopo la rivoluzione di febbraio e l'appoggio militare ai Soviet il sovrano abbandonò il
trono e la Russia diventò di fatto una Repubblica, mentre il Parlamento diede vita a
un governo provvisorio. La Nuova Repubblica si divide quindi in Governo
Provvisorio e Soviet.
LE FORZE POLITICHE IN RUSSIA
Le forze politiche attive in Russia si dividevano in tre:
1. i cadetti o liberali formati dalle classi sociali più alte
2. i socialisti rivoluzionari che godevano di consenso nelle campagne poiché
proponevano le espropriazione senza indennizzo dei latifondi nobiliari e la
distribuzione di queste terre ai contadini
3. i socialdemocratici che si dividevano in menscevichi e bolscevichi
a. i menscevichi avevano una prospettiva rivoluzionaria ma non
credevano che ci fossero delle condizioni per una rivoluzione
imminente ed erano disposti a collaborare con i liberali
b. I bolscevichi invece credevano che ci fossero le condizioni per una
imminente rivoluzione per abbattere il capitalismo

LE TESI DI APRILE
La volontà di abbattere il sistema capitalistico era del leader dei bolscevichi Lenin
che promulgò le Tesi di Aprile. Mentre i menscevichi pensavano che il governo
provvisorio fosse l'unica autorità legittima dello stato il ruolo dei Soviet sarebbe piano
piano diminuito fino a sparire, Lenin credeva che il governo provvisorio dovesse
essere eliminato e dovesse cedere subito tutto il potere ai Soviet. I bolscevichi
quindi rifiutarono di partecipare al governo provvisorio.

LA RIVOLUZIONE DI OTTOBRE
All'interno del governo provvisorio era una figura di spicco Kerenskij un menscevico
che però ebbe difficoltà a gestire la situazione russa. Lenin quindi pensò che i tempi
erano maturi per una rivoluzione e per un colpo di stato. Il comitato bolscevico si
riunì e venne assaltato il Palazzo D'Inverno. In seguito Lenin dichiarò che il potere
era stato assunto da un nuovo organo denominato Consiglio dei Commissari del
Popolo.
Il regime borghese fu quindi sostituito da una dittatura del proletariato, che,
impadronitosi del potere statale, poteva abolire la proprietà dei mezzi di produzione.
I bolscevichi comunque non tolleravano alcuna opposizione e consideravano
controrivoluzionaria qualsiasi forza politica: così nacque la CEKA, ossia la polizia
politica incaricata di combattere ogni tipo di oppositore. Vediamo quindi come la
dittatura del proletariato divenne quasi subito la dittatura di un solo partito, quello
bolscevico.

LA DITTATURA DEL PARTITO COMUNISTA


Il primo problema che gli Lenin dovette affrontare fu quello dell'assemblea
costituente: egli non si sentì sufficientemente forte per impedire le lezioni e, anche
se il suo partito risultò vincitore nelle grandi città, i veri vincitori furono i socialisti
rivoluzionari che lo superarono nelle regioni agricole. Lenin lasciò riunire
l’assemblea, ma la fece disperdere subito dopo la prima seduta inaugurale e affermò
che il proletariato, al momento del voto, non aveva deciso liberamente perché ancora
condizionato dall'ideologia che la classe dominante gli aveva trasmesso per tenerlo
soggiogato.
Lo scioglimento dell'assemblea costituente fu un evento molto importante poiché
dimostrò come la dittatura del proletariato significava la dittatura del Partito
Comunista.

IL TERRORE ROSSO
Alcuni socialisti rivoluzionari particolarmente determinati proseguirono per qualche
tempo la lotta contro il governo bolscevico e nel 1918 Tania Kaplan sparò a Lenin
ferendolo in modo grave.
Per il regime bolscevico l’attentato a Lenin segnò una svolta fondamentale in
direzione di una repressione violenta di ogni forma di opposizione e fu organizzato
il cosiddetto Terrore Rosso. In sostanza gli avversari della rivoluzione non avevano
alcun diritto e potevano essere eliminati. Il regime bolscevico assunse così i tratti
tipici dei regimi totalitari: pretesa di verità assoluta da parte di un’ideologia, dittatura
partito unico, presenza di polizia politica incaricata di reprimere qualsiasi tipo di
opposizione.
La disponibilità a far ricorso a misure estreme pur di raggiungere i propri obiettivi
significava che la vita umana non era più un valore intangibile e si dava per scontato
che il nemico andava schiacciato ed eliminato. La politica subì così un formidabile
processo di brutalizzazione.

LA GUERRA CIVILE
Lo scontro con i socialisti rivoluzionari fu l'episodio iniziale di una lunga e violenta
guerra civile. Lenin ordinò di trasferire la capitale da Pietrogrado a Mosca e si affrettò
a stipulare una pace con la Germania, con cui però la Russia perdeva sia i tre paesi
baltici sia l'Ucraina. Alcuni dirigenti comunisti erano contrari alla firma del trattato di
pace ma Lenin fu intransigente in quanto la situazione era grave.
I nemici più pericolosi erano gli eserciti bianchi guidati dai generali che non
riconoscevano alcun valore al colpo di stato dell'ottobre 1917.
I bianchi erano finanziati e militarmente sostenuti dalla Francia, dall'Inghilterra e
dall'Italia.
La guerra fra i bianchi e i rossi fu a dir poco barbara e si concluse con la vittoria dei
bolscevichi.
Tra i soldati anti-comunisti si diffuse in fretta l'idea secondo cui i veri burattinai che
tiravano i fili del regime bolscevico erano gli ebrei: questo odio li portò ad uccidere
decine di migliaia di ebrei.

LA GUERRA CONTRO LA POLONIA


Sconfitti i bianchi Lenin si ritrovò di fronte un ulteriore avversario, infatti il governo
polacco invase la Russia. Nel 1920 l'esercito Russo riuscì a minacciare Varsavia, i
polacchi però non solo respinsero i nemici ma conquistarono una fascia profonda di
territorio russo. Subito dopo la controffensiva polacca fu stipulata la Pace di Riga per
cui la Russia perdeva alcuni territori.
L’ARMATA ROSSA
Il trionfo militare bolscevico era stato grazie a Lev Trotsky capitano dell'Armata
Rossa. Egli decise di reclutare numerosi ufficiali del vecchio esercito russo
disponibili a collaborare in qualità di tecnici e professionisti della guerra.
La sconfitta nel conflitto polacco segnò però la fine di qualsiasi speranza di ampliare
il raggio della rivoluzione proletaria.
A tal fine era stata fondata la Terza Internazionale che guidava in tutti i paesi
d'Europa gruppi più o meno consistenti di militanti. Questi estremisti volevano
compiere in tempi brevi una rivoluzione e vennero chiamati comunisti.
La Russia, tuttavia, fu vittima di una micidiale carestia che fece molte vittime.

IL COMUNISMO DI GUERRA E LA CARESTIA


La terribile carestia che sconvolse la Russia fu il frutto diretto della politica attuata
da Lenin durante la guerra civile. La rivoluzione contadina iniziò nella provincia di
Tambov in cui la gestione delle terre passò alla comunità di villaggio che poi
assegnava a ciascuna famiglia il quantitativo di terra che essa poteva lavorare e che le
serviva per vivere. I contadini russi non conoscevano quasi nulla del programma
comunista e votarono in massa per i socialisti rivoluzionari, Lenin non perdonò mai
agli agricoltori russi questo comportamento. Lenin infatti aveva sì concesso la
socializzazione ma non la condivideva per nulla: a suo giudizio la terra non doveva
passare alla comunità di villaggio ma allo Stato.
La guerra civile offrì a Lenin un'eccezionale opportunità per imporre con la forza
l'autorità dello Stato nelle campagne e introdusse il comunismo di guerra, che
prevedeva di requisire il grano e di punire coloro che opponevano resistenza. La
situazione si fece seria quando l'insurrezione contadina nell'area di Tambov rischiò
di privare Mosca di qualsiasi rifornimento, Lenin a quel punto diede carta bianca
l'Armata Rossa.

LA NEP E LA NASCITA DELL’URSS


Pressati dalle squadre dell'azione repressiva i contadini finirono per cedere, gli
agricoltori smisero di seminare il grano e di lavorare la terra e il risultato fu una
tremenda carestia. Lenin si rese conto che doveva porre fine al comunismo di
guerra e cioè concedere maggiore libertà economica ai contadini. Nei confronti della
chiesa ortodossa fu lanciata una campagna sistematica di arresti e sequestri dei beni
ecclesiastici. Questa fu la nuova politica economica o NEP di Lenin.

Nel 1922 I bolscevichi si diedero il loro assetto istituzionale e nacque ufficialmente


l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. La NEP fu una battuta d'arresto nel
settore dell'economia, ma non comportò alcun indebolimento nel nuovo sistema.

Lo strumento repressivo più efficace furono i lager a destinazione speciale, ossia


campi di concentramento per la reclusione di tutti gli oppositori: un governo
dittatoriale e totalitario utilizza il campo di concentramento come strumento di
repressione interna.
STALIN AL POTERE
Lenin morì nel 1924 e San Pietroburgo cambiò il suo nome in Leningrado. Subito si
scatenò una violentissima lotta per la successione che vide come protagonisti
Trotsky e Stalin. Il primo era stato a capo dell’assalto del palazzo d'inverno e aveva
organizzato l'Armata Rossa mentre Stalin era diventato segretario del comitato
centrale del partito e aveva scritto un legame fortissimo di amicizia con Lenin.
Inoltre, mentre Trotsky sapeva ipnotizzare intere folle, Stalin era un parlatore
decisamente fiacco. Anche Lenin aveva cominciato a guardare con diffidenza Stalin,
ma egli riuscì a raccogliere intorno a sé un folto gruppo di dirigenti comunisti che
non condividevano la linea politica di Trotsky. Lo scontro tra i due avvenne nel 1927
anno nel quale Trotsky venne espulso dall'Unione Sovietica.

La propaganda di Stalin tentò di legittimare una dittatura sempre più forte. Egli
rinnegava completamente la NEP e si rese conto dell'abisso che separava il suo paese
dagli altri paesi occidentali.

Nel 1929 varò il primo piano quinquennale che fissava gli obiettivi in vari campi
della produzione industriale. Il fine era quello di raggiungere il più in fretta possibile
e a qualunque costo le capacità industriali dei paesi a capitalismo avanzato. La
priorità assoluta infatti doveva essere assegnata all'industria pesante. Il rovescio
della medaglia fu una formidabile penalizzazione della produzione e distribuzione
di beni di consumo poiché per mettere in piedi o potenziare la nuova industria
Sovietica occorrevano comunque capitali e tecnologia che Stalin pensò di ottenere
all'estero in cambio delle esportazione dall'URSS di grandi quantità di cereali. Il
prezzo dell'industrializzazione a tappe forzate venne pagato dalla popolazione: i
salari degli operai erano molto più bassi e numerosi generi di consumo erano di
pessima qualità o introvabili.

Tuttavia molti operai e molti militanti comunisti credevano sinceramente con


entusiasmo alle promesse di Stalin e quindi accettarono con coraggio le difficoltà e le
privazioni che caratterizzarono l'URSS. La violenza staliniana più feroce tuttavia non
si rovesciò sulla popolazione dei centri urbani ma su quella delle campagne.

Lenin aveva provato una riforma agraria senza però portare alla nazionalizzazione
delle terre bensì alla loro socializzazione. Questa politica tuttavia era incompatibile
con i nuovi obiettivi poiché il governo doveva esportare la massima quantità
possibile di derrate alimentari in cambio della tecnologia e dei capitali provenienti
dai Paesi capitalisti avanzati: occorreva quindi che la nazionalizzazione delle terre
raggiungesse un livello estremo. Tutti i contadini furono obbligati con la forza ad
abbandonare le proprie case e le terre che coltivavano e alcuni piuttosto di
consegnare gli animali allo stato preferirono ucciderli. Stalin ordinò la liquidazione
dei kulaki come classe, i quali furono arrestati in massa e deportati in regioni remote.

A causa di questo le rivolte contadine divamparono in un numero elevatissimo i


raccolti furono molto modesti e inferiori alle aspettative, ma le autorità decisero di
raggiungere a qualunque costo la quota prevista per esportare: questo provocò una
profonda carestia, che non fu una catastrofe naturale ma il supremo crimine del
regime sovietico.
I GULAG
Fu creato un nuovo apposito ente, ossia la Direzione Centrale dei Lager, che prese il
nome di Gulag. Stalin si decise ad impiegare la manodopera dei campi per fini
produttivi: il primo grande progetto che vide l'uso massiccio di manodopera tratta dai
lager fu il grande canale destinato ad unire il Mar Baltico e il Mar Bianco, il secondo
progetto fu quello di creare cantieri destinati al raddoppio della ferrovia
Transiberiana.
All’inizio del 1933 il responsabile della polizia politica presentò Stalin un progetto che
prevedeva al trasferimento forzato di 2 milioni di persone verso la Siberia
occidentale e il Kazakistan. La maggior parte dei soggetti proposti era detenuta nelle
prigioni. Il sistema dei campi di concentramento infine prese la decisione di
eliminare fisicamente quegli elementi che continuarono ad essere ritenuti nocivi.

IL GRANDE TERRORE
Gli anni tra il 1937 e il 1938 furono chiamati Grande Terrore, poiché caratterizzati da
un'operazione che fu coordinata e condotta da Stalin. L'operazione fu estremamente
violenta e fu generata dal fatto che il dittatore e i suoi collaboratori temevano
l'imminente esplosione di una grande guerra europea e volevano eliminare tutti
coloro che avrebbero potuto aiutare gli eventuali invasori. Si procedette così ad
arresti di massa e Stalin arrivò persino a non fidarsi più nemmeno di dirigenti
comunisti sovietici e degli Ufficiali dell'Armata Rossa.

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