LO STALINISMO
Nel 1917 era stato abbattuto il potere zarista, ed è
salito al potere il partito bolscevico di Lenin, che voleva
espandere il socialismo. La sua prima azione fu quella
di far uscire la Russia dal conflitto. Lenin inizia a soffrire
di una patologia cerebrale, e inizia a mostrare segni di
incapacità nel gestire il potere. E’ però consapevole che
tra Stalin e Trockij, il più
capace era il secondo. Scriverà un testamento che verrà
pubblicato postumo alla morte di Stalin in cui diceva
che Stalin non doveva diventare segretario del partito
comunista perché instabile, grezzo ed arrogante. Egli è
ignorante e di umili origini, (per certi versi è simile ad
Hitler), è coraggioso e manifesta le sue opinioni
politiche apertamente. E’ un uomo incapace dal punto
di vista intellettuale, e questo lo frustra molto, infatti
inizierà a studiare per essere al passo con gli altri
intellettuali come Trockij, che era invece coltissimo e
derideva Stalin per la sua inferiorità. Stalin, però, era un
uomo crudele, Trockij no.
Stalin farà leva della forza fisica, e inizialmente non avrà
il consenso generale dell’assemblea comunista, ma
successivamente riuscirà a farsi strada grazie a violenza
e promesse, ponendo in cattiva luce Trockij, che
scapperà in Messico in seguito all’esilio ma verrà
raggiunto e ucciso da dei sicari.
Nel 1924 Lenin muore.
Stalin voleva il socialismo in un solo paese e il
consolidamento della rivoluzione socialista di fronte
all’alleanza imperialista; egli infatti temeva il mondo
occidentale, da lui chiamato imperialista perché le
nazioni europee avevano numerose colonie che
governavano, cosa ritenuta da Stalin come malvagia e
controproducente.
Rivoluzione permanente di Trockij: continuare a
ribellarsi finché il socialismo non si espande
globalmente, ma non per permettere all’unione
sovietica (La Russia si chiamava URSS) di governare
sulle altre potenze, dovevano essere alla pari.
L’idea di Stalin è di portare la Russia a un livello di
industrializzazione mai visto prima, dato che era stata
precedentemente stata una nazione basata sulle
agricolture. La politica di Stalin era statalista, ovvero lo
stato era presente e la libera iniziativa era bloccata.
Procede per due vie:
● La ridistribuzione delle campagne: i territori vengono
distribuiti per gruppi sociali in modo stabilito dallo
stato. I prodotti delle terre rimangono in parte a chi le
lavora e in
parte allo stato. Bisogna quindi espropriare le terre,
con le buone (richiesta e compenso) o le cattive (forza).
I contadini agiati (kulaki) verranno sterminati perché si
opporranno alla cessione delle loro terre.
● Pianificazione dell’economia industriale: bisognava
stabilire una politica economica precisa, quinquennale
e si militarizza il lavoro operaio, costringendo anche i
contadini a lavorare nelle industrie. Questo porterà
all’industrializzazione.
Vengono sviluppate l’istruzione e i servizi sociali, dato
che vengono dati come elementi primari per far
pensare alla popolazione che lo stato si stia prendendo
cura di lei. Inoltre molti potranno studiare in scuole
anche universitarie con una grande preparazione
tecnica pressoché gratuita o con una piccola
tassazione, anche le persone appartenenti a ceti sociali
più bassi.
Il partito non doveva essere lontano rispetto al singolo
cittadino, ma anche l'ultimo degli operai doveva
pensare di essere informato e partecipe alla vita
politica della nazione in cui vive. Grazie a questo si
arriva al controllo sociale, facendo credere ai cittadini
di avere voce in capitolo.
Vi è un pesante sviluppo dell’industria e compressione
dei consumi; se io dedico le tasse per sviluppare
l'industria non producono beni se non quelli di prima
necessità, ma faccio in modo che la popolazione si
renda conto di cosa siano le priorità. E’ Stalin a
decidere le priorità, non il popolo, e fa credere alle
persone che le uniche materie producibili siano le
uniche di cui abbiano bisogno. Questo perché l’URSS
doveva fronteggiare le potenze che stavano crescendo,
soprattutto la Germania che era vista come
particolarmente pericolosa. Nasce il grande terrore
(1936-1938). Il NKVD è un gruppo politico poliziesco
commissariato del popolo per gli affari interni. Non
tutti erano d’accordo con Stalin, ed erano
principalmente intellettuali e professionisti, che
subirono dei processi politici; erano processi sommari
dove l'accusato veniva dichiarato colpevole e aveva
diverse opzioni. Una era il carcere normale,
l’eliminazione fisica in caso l’offesa fosse irreparabile, o
l’allontanamento, ovvero i Gulag. Aleksandr Solženicyn
scrisse un’opera intitolata “Arcipelago Gulag”,
all’interno della quale vengono descritte le condizioni
di vita dei gulag, descritti come isole che appartengono
a un unico arcipelago. I gulag non erano fine a se stessi,
l'eliminazione fisica era contemplata, ma solo dopo che
la persona avesse svolto un lavoro utile alla società. Nei
gulag vi erano delle miniere, e le persone venivano
mandate a lavorare lì; i gulag infatti non erano eterni,
c’erano delle pene precise in base alla colpa
dell’individuo, e se si sopravviveva si poteva tornare in
patria supervisionati, senza una seconda possibilità.
Non vi sono molte testimonianze sui gulag, dato che
molte di queste sono disegni o fumetti fatti dai
carcerieri per passare il tempo. Stalin aveva sviluppato
una forma poliziesca, che diventerà poi il KGB,
segretissima, i cui archivi hanno iniziato a essere aperti
dopo il 1992.
Vi erano vere e proprie azioni terroristiche. I nemici del
popolo o gli individui socialmente pericolosi venivano
presi e uccisi. Lo scopo era quello di spaventare l’intera
popolazione, in modo da mettere in discussione la pace
sociale e far sentire la popolazione minacciata. Per
essere inclusi nelle liste di coloro che potevano essere
eliminati bastava una delazione, ovvero la denuncia nei
confronti di qualcuno. Stalin inoltre, consapevole di
non potersi fidare di nessuno perché si era fatto
moltissimi nemici, eliminava anche parte del suo
entourage e lo sostituiva. Vi sarà ovviamente della
censura, e verrà proibita la letteratura estera.
CINA E GIAPPONE (vedi slide)
Nel periodo della prima guerra mondiale stavano
iniziando a riprendersi dal periodo dormiente dei
periodi passati; iniziarono ad essere in una condizione
di emarginazione dalla
scoperta dell'America in poi per una questione
culturale, dato che l’Europa era fortemente frantumata
in diversi stati, mentre in Cina e Giappone vi erano
ancora gli imperatori che potevano decidere cosa
succedesse nel loro territorio, senza volere interventi
dall’esterno. La cristianità, inoltre, metteva in
discussione la divinizzazione degli imperatori, e questi
chiudono quindi le frontiere. Verso la fine della prima
guerra mondiale la Cina era vista come debole e una
potenza dalla quale poter prendere territori.
Ricompaiono sulla scena internazionale in tutta la loro
forza e potenza militare, soprattutto la Cina.
La sistemazione dell’Europa e dell’Asia decisa a
Versailles alla fine della prima guerra mondiale si rivelò
inadeguata. L’instabilità si aggravò con la crisi
economica del 1929, che spinse molti paesi
all’autoritarismo e all’espansionismo.
In Asia la regione cinese dello Shantung viene
assegnata al Giappone da Versailles. Il concetto è che
dall’estero si prende un territorio e si decide di affidarlo
a qualcun altro. La cessione è percepita dalla Cina come
prevaricazione, e si sviluppa quindi nel paese un
sistema nazionalista (che sfocerà poi in espansionismo).
Il Giappone prosegue il suo espansionismo, andando a
formare un sistema autoritario ed espansionistico
simile a quello della potenza tedesca.
Il Giappone
Il prestigio internazionale del Giappone uscì rafforzato
dalla partecipazione alla prima guerra mondiale.Come
alleato dell’Intesa, ottenne lo Shantung e alcune isole
nel Pacifico di importanza strategica.La guerra favorì
anche la crescita economica (industria pesante e
navale). La fine della guerra e il 1929 provocarono una
crisi:
● I gruppi industriali e le gerarchie militari spinsero
perciò verso una politica espansionistica;
● Si instaurò un governo autoritario di matrice fascista;
● Nel 1937 l’esercito giapponese invase la Cina
settentrionale.
La Cina
1911: crollo dell’Impero cinese.
1912: proclamazione della repubblica sotto la guida di
Sun Zhongshan e del Guomindang, il Partito nazionale
del popolo.
Viene quindi abbattuto l’impero e nasce una
repubblica, che però deve ancora consolidarsi. Il potere
della repubblica rimase limitato e molte regioni del
Nord erano controllate dai comandanti militari (i
“signori della guerra”). Questa frammentazione politica
rese la Cina molto fragile di fronte alle pretese delle
potenze occidentali e del Giappone. I Trattati di Parigi
assegnarono la regione dello Shantung al Giappone. Il
movimento rivoluzionario (che in questa fase vedeva
alleati il Guomindang e il Partito comunista di Mao, che
erano prima rivali) reagì costituendo a Canton un
governo alternativo a quello di Pechino, sostenuto dai
Giapponesi. Nel 1926, rotta l’iniziale alleanza, scoppiò il
conflitto tra il Guomindang, ora guidato da Jiang Jieshi,
e il Nord comunista di Mao Zedong, sostenuto dai
Sovietici. La guerra fu interrotta dalla comune necessità
di fronteggiare il Giappone. Nel 1941 il conflitto con il
Giappone confluì nella seconda guerra mondiale
(l’alleanza tra i due rivali durò particolarmente poco,
fino a quando il Giappone non sembrò più pericoloso, e
scoppiò infatti una seconda guerra civile, interrotta da
una nuova alleanza per combattere nuovamente al
giappone che continuerà fino a far parte della seconda
guerra mondiale).
Nel 1931 il Giappone occupa la Manciuria (regione
cinese).
1937 – invade la Cina settentrionale, anno in cui
iniziano anche i colloqui tra Hitler e Mussolini iniziando
a dare forma all’Asse Roma-Berlino. Il Giappone ha
come approccio quello verso la grande Cina, era molto
ricca e il Giappone voleva creare un entroterra molto
forte in territorio cinese. Nel 1933 esce dalla Società
delle Nazioni. Germania:
1933 – Hitler al potere, avvio del riarmo
1935 – reintroduzione della coscrizione obbligatoria
1936 – rimilitarizzazione della Renania
1933 – esce dalla Società delle Nazioni. Le nazioni
uscivano dalla società delle nazioni se compivano azioni
contrarie alle regole della società. La società delle
nazioni non aveva un esercito, dimostrando di essere
un fantasma di se stessa e di non essere in grado di
tutelare l’equilibrio dato che le nazioni uscivano
quando minacciate da essa.
Italia:
1935 – aggredisce l’Etiopia.
1937 – esce dalla Società delle Nazioni. Anche l’Italia,
debole, non si preoccupa delle sanzioni provenienti
dall’aggressione dell’Etiopia e lascia la società delle
nazioni.
Vi sono poi:
● Allarme dell’URSS e suo ingresso nella Società delle
Nazioni.
● Politica dei fronti popolari, ovvero quelle forze di
sinistra e democratiche che si oppongono all’avvento
del regime capitalistico.
● Politica di concessioni da parte di Gran Bretagna e
Francia, chiamata anche appeasement, seguita dalle
nazioni fino al 1939 quando si cercò di accontentare
Hitler per evitare lo scoppio della guerra. Hitler però
seguì ciò che aveva già scritto nel Mein Kampf. Dal
punto di vista internazionale, sacrificare una nazione o
parte di essa per salvare il resto del mondo era fattibile.
● Debolezza della Società delle Nazioni.
La politica estera di Germania e Giappone allarmò ben
presto l’Unione Sovietica. 1934: L’Unione Sovietica
entrò nella Società delle Nazioni e strinse un patto di
alleanza con la Francia. Questo patto imponeva al URSS
di entrare in guerra prima della Francia in qualsiasi
circostanza. IN questo modo si era formata una
coalizione temporanea. 1935, VII Congresso
dell’Internazionale Comunista: l’URSS e forze
democratiche di alcuni paesi occidentali fecero fronte
comune per affrontare il pericolo nazifascista presente
in Europa e in Asia.
In Europa si costituirono dei fronti popolari che
raggruppavano tutte le forze antifasciste, dai cattolici ai
socialisti, le quali accantonarono le tradizionali
divisioni.
1936: in Francia e Spagna grazie al fronte popolare si
formarono governi di coalizione tra forze antifasciste.
La Francia combatté al suo interno la destra militarista,
ma in politica estera si allineò all’appeasement inglese,
quindi alla pacificazione. In Spagna invece, la destra
militarista non accettò la svolta democratica e si
scatenò la guerra civile.
Premesse guerra civile spagnola
Agli inizi del Novecento le condizioni economiche e
sociali della Spagna erano di estrema arretratezza.
L’economia era dominata da un’agricoltura basata sul
latifondo, dove ppochi proprietari gestiscono i territori.
Rispetto al resto dell’Europa era decisamente arretrata,
anche rispetto all’Italia. L’industrializzazione era
limitata a poche zone (Catalogna, province basche,
Asturie). I ceti dominanti erano i grandi proprietari
terrieri, l’esercito, gli imprenditori, il clero. La società
spagnola era medievale, quindi chiaramente arretrata.
Ad aggravare la situazione:
● Contadini e operai rivendicavano la riforma agraria,
quindi un maggior vantaggio per i lavoratori, o la
collettivizzazione delle terre come aveva fatto Stalin.
● Borghesia e ceto intellettuale esprimevano l’esigenza
di una modernizzazione del paese, che si adattasse
come le altre potenze europee.
● La Chiesa cattolica aveva un enorme potere culturale
e controllava in gran parte l’istruzione.
● Nei Paesi Baschi, in Catalogna e in Galizia vi erano
forti spinte autonomistiche. I Paesi Baschi
continueranno a rivendicare l’indipendenza in gran
modo fino agli anni 80. Nella Chanson de Roland, erano
i Baschi ad attaccare l’esercito di Carlo Magno.
Dalla dittatura alla repubblica
1923: di fronte alla crisi sociale il re esautorò (tolse il
potere) il Parlamento e favorì la dittatura militare di
Miguel Primo de Rivera. Il governo di Primo de Rivera si
ispirava al fascismo italiano e rimase al potere fino al
1930.
Aprile 1931: alle elezioni amministrative i partiti
favorevoli alla repubblica ebbero un clamoroso
successo. Il re scelse l’esilio e fu proclamata la
repubblica. La monarchia, che era ancora borbonica,
cade nel 1931 e prende piede la repubblica.
Giugno 1931: alle elezioni politiche le sinistre ebbero la
maggioranza e formarono un governo di coalizione
(repubblicani e socialisti). Fu avviato un programma di
riforme. 1933: la destra (fascista) vinse le elezioni,
favorita dagli anarchici che propagandarono
l’astensione dal voto. Si aprì il biennio nero (1933-34): il
governo autoritario smantellò le riforme socialiste e
represse le ribellioni di anarchici e socialisti. La destra
schiaccia anche quelli che l’avevano favorita come gli
anarchici.
La guerra civile
Di fronte al profilarsi di un regime dittatoriale, le forze
della sinistra si unirono in un Fronte unico, quindi la
sinistra si oppone al governo autoritario di destra.
Anche i comunisti, su direttiva di Stalin, entrarono nel
Fronte popolare con i liberali e i democratici; questo
vuol dire che Stalin ha potere sui comunisti di tutta
europa.
Nel 1936 la coalizione del Fronte popolare vinse le
elezioni, in quanto era una situazione ancora
apparentemente democratica. La vittoria delle sinistre
scatenò violente insurrezioni contro i proprietari
terrieri, il clero e i ceti conservatori. I proprietari terrieri
in questo caso erano il clero e i ceti conservatori, e
vengono attaccati dal popolo che voleva la rivoluzione.
La destra, sentendosi minacciata, tende a difendersi e
chiudersi nei confronti degli altri, scontrandosi ancora
di più con il popolo di sinistra. L’esercito della
repubblica e la Falange nazionalista, filofascista e
guidata dal generale Franco, si scontrarono in una
guerra civile
che nel 1939 portò Franco al potere. La guerra civile
spagnola ebbe rilevanza internazionale: Italia e
Germania sostennero militarmente Franco, anche se in
maniera non ufficiale. Solo l’URSS aiutò i repubblicani.
Vi erano delle forze che erano colonie spagnole del
nord Africa, che decidono di intervenire nella guerra uno scontro molto più ampio di quanto si pensasse, ma
civile per sostenere Francisco Franco, che riuscirà a anche Stalin voleva lo stesso, oltre a voler occupare
prendere il potere e diventare capo dello stato fascista territori come la Polonia che non poteva avere se non
spagnolo che durerà fino alla sua morte. La Germania con un attacco militare, ma che potevano essere
intervenne dando molto supporto militare al governo fondamentali per l’accrescimento del potere. Il
fascista spagnolo, anche se la Spagna non interessava paradosso dell’accordo sta nel fatto che vi sia un patto
alla Germania se non come campo di allenamento per ufficiale di non belligeranza e uno non ufficiale che
la nuova aviazione. La battaglia di Guernica sarà un verrà scoperto solo dopo, riguardante la spartizione
bombardamento senza finalità di conquista, ma della Polonia, ma anche il fatto che Hitler e Stalin erano
bisognava solo provare la precisione nel bersagliare gli nemici, si odiavano a vicenda. Hitler voleva abbattere il
obiettivi. l’URSS prende posizione netta contro tutto comunismo, Stalin il nazismo.
ciò, e sostiene militarmente i repubblicani; le sue armi, La Polonia respinse la richiesta e Francia e Gran
però, non erano avanzatissime, e si basava soprattutto Bretagna si dichiararono pronte a difendere
sul numero di persone e mezzi. l’indipendenza dei Polacchi anche con la guerra.
Prima della guerra mondiale: la Germania Anche l’Italia fascista si allineò alla politica aggressiva
La politica imperialista tedesca si fece strada quasi della Germania:
indisturbata: ● nel 1939 occupò l’Albania, che fu annessa all’impero;
1936: le democrazie europee rimasero inerti di fronte ● nello stesso anno Mussolini rivendicò Tunisi, Gibuti,
alla rimilitarizzazione della Renania. 1936: le Nizza, la Savoia e la Corsica. Il 22 maggio 1939 Italia e
democrazie europee rimasero inerti di fronte alla Germania firmarono un Patto d’acciaio di aiuto
rimilitarizzazione della Renania. 1938: annessione reciproco in caso di guerra, diverso dal patto dell’Asse.
dell’Austria. L’intervento, dopo un’intensa propaganda Di fatto, in questo modo l’Italia si impegnava ad entrare
nazista, fu formalmente chiesto dal cancelliere in guerra quando Hitler avesse voluto.
austriaco, che aveva sostituito Dolfus, per evitare che il
paese precipitasse nel caos. Fu il secondo tentativo da
parte della Germania, in quanto più forte anche grazie
all’alleanza con Mussolini.
1938: Hitler reclamò la regione cecoslovacca dei Sudeti,
dove la popolazione era in maggioranza tedesca. Il
braccio di ferro con il governo ceco portò i due Stati
sull’orlo della guerra. Hitler rivendica quel territorio
perché anche la popolazione sembrava voler far parte
della Germania, ed era quindi pronto a dichiarare
guerra. Dichiarare guerra alla cecoslovacchia significava
dare atto a un conflitto più generale.
Settembre 1938 (conferenza di Monaco): Mussolini,
Hitler, Chamberlain (Gran Bretagna) e Daladier
(Francia) cercarono di risolvere il problema dei Sudeti.
Vi è una contraddizione in termini, dato che non erano
presenti i rappresentanti della Cecoslovacchia a cui si
voleva togliere un territorio. Le decisioni dei nazifascisti
vennero supinamente sottoscritte da Francia e
Inghilterra. In cambio dell’annessione dei Sudeti, il
Reich garantiva l’indipendenza della Cecoslovacchia.
Marzo 1939: i nazisti infransero il patto, occupando
Boemia e Moravia.
Le pretese di Hitler diventarono smisurate, dato che
aveva capito di poter ottenere tutto ciò che voleva: il
21 marzo 1939 la Germania chiese alla Polonia la città
di Danzica e la disponibilità della striscia di terra che
univa quella città alla Polonia (corridoio polacco). Nel
frattempo Hitler aveva stretto il patto
Molotov-Ribbentrop con l’URSS, perché vi era un
doppio interesse: Hitler aveva bisogno che l’URSS non
lo attaccasse in quanto egli aveva intenzione di creare