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L’Asia orientale - dal 1945 ai giorni nostri

Antonio fiori

Il volume, di carattere storico, rappresenta un’introduzione ai principali avvenimenti storici,


politici, sociali ed economici dei paesi di quel territorio che si etichetta come Asia orientale
(Giappone, Corea, Cina, Taiwan) nell’arco temporale che va dal 1945 al 2008.
L’autore, secondo una narrazione diacronica, divide il volume in due parti: la prima parte analizza
l’arco temporale che va dal 1945 agli anni ’80; la seconda parte prende le mosse dal periodo
compreso tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 fino al 2008. Cesura motivata dal fatto
che in ognuno dei paesi considerati, i primi anni ’80 rappresentano un periodo di cambiamenti
sostanziali che ne modificheranno per sempre l’aspetto.
Gli spunti di riflessione ci sono, ma l'autore li accenna senza approfondirli; il loro sviluppo non è
tema del lavoro. Solo per la Cina, viene presentata una analisi delle prospettive future sintetica che
tiene conto sia di aspetti sociali che demografici e di possibili evoluzioni politiche.
L’obbiettivo dell’autore è fornire una conoscenza preliminare della storia della regione del nord-
est asiatico affinché si possano comprendere quali sono i fattori più importanti che hanno
determinato la fisionomia contemporanea dell’Asia orientale. Inoltre, si occupa di spiegare i motivi
per cui un’area apparentemente omogenea dal punto di visa della tradizione storica sia stata
investita da percorsi di sviluppo politico ed economico molto diversi, e in secondo luogo le ragioni
per cui determinate scelte politiche ed economiche di un paese possano essere così diverse rispetto a
quelle di un paese vicino. Il volume si propone soprattutto di diffondere la conoscenza della storia
di questi paesi, molto spesso ignorata dalla parte del mondo occidentale.

1. OCCUPAZIONE, RIFORME, SVILUPPO ECONOMICO: IL VOLTO NUOVO DEL GIAPPONE


Il 2 settembre 1945 fu formalizzata la resa del Giappone. L’occupazione venne controllata dagli
USA tramite il Comando Supremo delle Forze Alleate (Scap), il quale scelse di governare in modo
indiretto attraverso due istituzioni governative giapponesi, il Consiglio Alleato per il Giappone
(Acj) e della la Commissione per l’Estremo Oriente.
Inizialmente gli obbiettivi erano: lo smantellamento dell’impianto militare nipponico, operazione
che fu completata nel 1948; e la lotta ai totalitarismi comunisti in Asia e quindi la
democratizzazione del Giappone.
Nell’ottobre 1945 iniziò il processo di democratizzazione: lo Scap introdusse numerose riforme
per garantire libertà e diritti e riscrisse la Costituzione sul modello del Bill of Rights statunitense.
Nel 1950 grazie all’attuazione della “Linea Dodge” e l’inizio della guerra di Corea, l’economia del
Giappone si riprese. In quanto gli americani usarono il suolo giapponese come base di
approvvigionamento per le truppe, procurando così ingenti quantità di ordini per l’acquisto di beni
giapponesi.
Di contro, con la guerra di corea che assorbiva le risorse militari statunitensi le pressioni di
Washington per la fine dell’occupazione aumentarono fino alla fine dell’occupazione l’8 settembre
1951 e la firma del Trattato di San Francisco con il quale terminava definitivamente la guerra con il
Giappone. (L’occupazione terminò ufficialmente il 28 aprile 1952.)

2. L’AMARO DESTINO DELLA PENISOLA COREANA


Subito dopo la resa, i sovietici, l’8 agosto 1945, dichiararono guerra al Giappone e mossero in
direzione della Corea. Gli americani, allora, intervennero con un accordo per la divisione della
Corea basata sul 38° parallelo. Per evitare un conflitto con gli USA Stalin accettò.
Nel novembre 1947 dato lo stallo della Commissione congiunta venne creata la Commissione
Temporanea delle Nazioni Unite sulla Corea (Untok), incaricata di indire le elezioni e la nascita di
un governo coreano indipendente, ma i sovietici non riconobbero l’autorità della Commissione
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rendendo impossibili le elezioni al Nord che si tennero solo al Sud il 10 maggio 1948: Yi Sūng-man
vinse e fu nominato presidente. Il 5 agosto 1948 venne proclamata la Repubblica di Corea.
Nel 1949 Kim Il-sōng chiese aiuto a Stalin per attaccare la Corea del Sud; Stalin accettò a
condizione che Mao fornisse assistenza, se necessaria. Il 25 giugno 1949 il fronte sudcoreano venne
travolto. L’amministrazione Truman ordinò il 27 giugno al generale MacArthur di utilizzare le forze
a disposizione per aiutare l’esercito sudcoreano. Il 19 ottobre i cinesi entrarono in Corea. In seguito
ad un’offensiva di MacArthur, il 27 ottobre i cinesi (l’esercito cinese) contrattaccarono gli
americani riconquistando tutta la Corea del Nord.
Nel 1953 la morte di Stalin portò alla risoluzione del conflitto: il 27 luglio 1953 venne siglato
l’armistizio tra Nazioni Unite, Cina e Corea del Nord. La guerra per riunificare la Corea aveva
finito per dividerla del tutto creando due paesi in conflitto tra loro e con sistemi ideologici antitetici.
Dopo conflitto, in Corea del Nord, Kim Il-sōng adottò il modello sovietico. Al Sud l’instabilità del
governo contribuì, il 16 maggio 1961, alla presa di potere da parte dei militari guidati dal generale
Pak Chong-hui, che costituì la Terza Repubblica e sciolse l’Assemblea Nazionale e tutti i governi
locali.

3. LA CINA MAOISTA
Nel 1949 Mao Zedong proclama la nascita della Repubblica Popolare Cinese (Rpc), viene
nominato presidente e il Partito comunista cinese iniziò delle campagne di mobilitazione repressive
volte a neutralizzare gli oppositori al comunismo, contrastare la corruzione e l’evasione fiscale.
Quando il Partito comunista cinese assunse il potere l’economia si trovava in uno stadio
premoderno, assunsero quindi il modello sovietico di sviluppo con l’adozione dei piani
quinquennali. Nel 1953 il primo piano quinquennale eliminò il settore privato e pose le industrie
sotto il controllo dello Stato.
L’agricoltura cresceva troppo lentamente, allora Mao, nel 1958, con una serie di azioni,
conosciute come “il Grande Balzo in Avanti”, volte allo sfruttamento di ogni risorsa, portò ad un
risanamento repentino dell’agricoltura cinese. Inizialmente raggiunse grandi successi, ma la
decisione di puntare a un’ulteriore crescita, portò al deterioramento della risorse rimaste: nel 1960 il
Grande Balzo e la carestia ridussero enormemente il raccolto e milioni di persone morirono; inoltre
l’alleanza con l’URSS iniziò a sfaldarsi.
Nel 1966 Mao lanciò la “Rivoluzione Culturale” in cui venne eliminata la tradizioni, il
confucianesimo e la cultura classica; si chiusero scuole e università; i giovani vennero invitati a
viaggiare gratis per tutta la Cina.

4. LA FUGA DEL GUOMINDANG A TAIWAN


La fine della colonizzazione giapponese coincise con la restituzione della sovranità alla Cina su
Taiwan. Nel 1946 Taiwan mostrò però i segni di una forte recessione alla quale si aggiunse la
disoccupazione, provocando malcontento e disordini sociali.
Nel 1949 Chiang Kai-shek sotto numerose pressioni abbandonò la presidenza della Repubblica di
Cina e lasciò la carica al generale Li Zongren. Gli USA guardavano con sempre minor simpatia il
regime nazionalista, così Chiang Kaishek spaventato, istituì la legge marziale che sospese la libertà
di assemblea e associazione, proibì la formazione di nuovi partiti e censurò gli organi di stampa,
esautorò Li, riprese la presidenza e rimosse Wei dal suo incarico sostituendolo con Chen Cheng.
Con la proclamazione della Repubblica popolare cinese, il Guomindang si trasferì a Taiwan e
avviò il cosiddetto “miracolo economico”.
Con lo scoppio della guerra di Corea, il preannunciato disimpegno degli USA non si verificò, anzi
Truman dichiarò la neutralità dello stretto di Taiwan e inviò truppe per evitare attacchi cinesi o del
Guomindang: Taiwan era sotto la protezione degli USA. Nel 1954 Washington e Taipei siglarono un

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Trattato di Mutua Sicurezza che incorporava formalmente Taiwan nel perimetro difensivo degli
USA.

5. MATURITÀ E CRISI DEL SISTEMA NIPPONICO


Negli anni 70 l’economia del Giappone entrò in crisi in quanto Nixon annunciò l’abbandono degli
USA del “gold standard” portando a un aumento del valore dello yen e rendendo così più costose le
esportazioni per il Giappone. Ciò inasprì i rapporti tra USA e Giappone e nel 1972 Tokyo instaurò
rapporti diplomatici e commerciali con i cinesi rendendoli i principali partner commerciali del
Giappone. Quando il paese si stava rimettendo in sesto, giunse il secondo shock petrolifero causato
da un doppio aumento del prezzo del petrolio (1979-1980). Il Giappone superò in fretta le crisi
iniziando un periodo di “crescita stabile” fino all’inizio degli anni 90.
Il boom economico degli anni 80-90 fu causato dall’accordo del Plaza del 1985 con il quale i
paesi del G5 iniziarono il deprezzamento del dollaro, portando al boom degli investimenti sul
mercato immobiliare e azionario chiamato “mito del terreno”.
A seguito di numerosi scandali si sciolsero le camere e nel 1992 vennero indette nuove elezioni
creando il primo governo non liberaldemocratico dal 1947 con un’alleanza tra il Partito del
Rinnovamento di Ozawa, il Nuovo Partito del Giappone di Hosokawa, il Partito Socialista e il
Komeito.
Nel 1996 Murayama diede le dimissioni e il Pld nominò premier Hashimoto che diede vita ad un
governo esclusivamente liberaldemocratico e lanciò nuove riforme.
Nel 1998, per la lenta crescita economica, Hashimoto diede le dimissioni e gli successe l’ex
ministro degli esteri Obuchi, ma per la sua morte improvvisa nel 2000 venne sostituito da Mori che
rassegnò le dimissioni l’anno dopo; venne quindi nominato presidente Koizumi che rimase in carica
fino al 2006.
Le sue riforme aprirono un nuovo periodo di espansione e, in ambito internazionale, mantenne
prioritario il rapporto con gli USA. Koizumi si dimise nel 2006 e gli succedette Abe. 


6. L’INTENSIFICAZIONE DELLA DIVISIONE


La scelta, nel 1980, di Kim Chong-il come successore al padre segnò un peggioramento nella
situazione economica nordcoreana, dimostrando l’inconsistenza della chuch’e. Negli anni '80 la
Corea del Nord si trovò schiacciata dalla crescita economica della Cina e dall’acquisizione dello
status di potenza emergente della Corea del Sud.
In Corea del Sud, alla morte di Pak Chong-hui, divenne primo ministro Ch’oe Kyuha che
riformulò la Costituzione per restaurare un regime democratico. Nel 1979 Chon ottenne il controllo
delle forze armate, divenne direttore della KCIA e assunse la gestione del governo.
Terminata la 5° Repubblica, nel 1988 venne eletto No T’ae-u che inaugurò la democrazia della
Corea. Alla fine degli anni ’80 No affrontò molti problemi economici che durarono fino al 1990.
Le 2 Coree ripresero i colloqui che portarono, nel 1991, a due accordi: la Riconciliazione, Non-
Aggressione, Scambio e Cooperazione, interrotto nel 1992 per le tensioni sul nucleare nordcoreano;
la Dichiarazione Congiunta che vietava la dotazione di armamenti nucleari.
Dagli anni 90 la Corea del Nord intraprese un programma segreto per gli armamenti nucleari,
ponendo le basi per una guerra con gli USA, ma nel 1994 si arrivò all’Accordo Quadro P’yōngyang
che prevedeva la sospensione del programma nucleare e l'apertura del sito nucleare di Yongbyon, in
cambio della fornitura di due reattori ad acqua leggera.
Il presidente sudcoreano Kim Tae-jung provò a iniziare una relazione pacifica con il Nord, ma la
cosa si complicò con l’elezione negli USA di George W. Bush, critico oppositore dell’apertura
sudcoreana verso il Nord. L’elezione di Kim Young-sam consolidò la democrazia sudcoreana.

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Nel 1996 la Corea entrò nell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico,
passando da paese in via di sviluppo a economia avanzata nonostante i problemi finanziari.


7. LA CINA VERSO LA MODERNIZZAZIONE


Alla morte di Mao Zedong nel 1976, Hua Guofeng divenne presidente del Comitato Centrale del
partito e della Commissione Militare Centrale. Nel 1978 vennero introdotte le “quattro
modernizzazioni” nell’agricoltura, tecnologia, industria e difesa, costituendo un trionfo per Deng e
il suo alleato Chen Yu.
Alla fine del 1980 la carica di presidente del Comitato Centrale venne ceduta a Hu Yaobang,
mentre Deng Xiaoping divenne presidente della Commissione Militare Centrale.
Le relazioni internazionali della Cina cambiarono e il miglior esempio fu il Trattato di pace e
Amicizia sino- giapponese del 12 ottobre 1978. Anche tra Cina e USA si stabilirono normali
relazioni diplomatiche. Nel 1979 la Cina, mossa dall’odio verso l’URSS, invase il Vietnam ma
senza successo. Nel 1982, offesa dalle relazioni tra USA e Taiwan, la Cina prese le distanza dagli
USA, riallacciando le relazioni con l’URSS.
Nel 1992 la crescita economica si arrestò, allora Deng rilanciò la riforma economica denominata
“economia socialista di mercato”.
Dall’avvento di Deng l’economia cinese è cresciuta incredibilmente e nel 2025 potrebbe diventare
la più grande economia mondiale essendo il paese con maggiori prospettive di crescita, dovute
all’accumulazione di capitale e all’incremento di produttività in settori più dinamici e profittevoli.

8. IL PROCESSO DI TAWANIZZAZIONE E “L’UNICA CINA”


Alla morte di Chiang Kai-shek, il comando passò nelle mani del figlio Chiang Ching-Kuo che
assunse la leadership del Partito Nazionalista e iniziò il processo di “taiwanizzazione”.
Nel 1986 venne fondato il Partito Democratico Progressista; ciò costituì il primo passo verso
l’abrogazione della legge marziale che avvenne poi nel 1987 e la soppressione dei vincoli alla
formazione di partiti politici.
Le elezioni del 2000 segnarono la fine del dominio politico del Guomindang e Chen Shui-bian,
del Partito Democratico Progressista, divenne il primo presidente della Repubblica di Cina non
appartenente al Partito Nazionalista.
Nonostante le difficoltà tra Cine e Taiwan, negli anni 90 la creazione di due organizzazioni rese
possibili scambi, comunicazioni e negoziazioni. Questo sistema di “diplomazia in guanti bianchi”
consente tutt’oggi ai due governi di confrontarsi senza compromettere le loro politiche di sovranità.

Alla base della scelta di questo libro c’era l’interesse personale di approfondire le mie conoscenze
storiche di tutti i paesi della regione dell’Asia orientale in particolare del Giappone. Inoltre ,
studiando la lingua e la cultura giapponese e avendo già conoscenze della storia classica del
Giappone ritenevo utile e necessario approfondire la storia contemporanea di questo affascinante
paese e dei legami che lo legano alle nazioni limitrofe.
Ritengo che l’autore, seppur brevemente, affronti gli avvenimenti storici più importanti atti a
capire le ragioni degli attuali assetti geo-politici. La scelta di seguire un percorso cronologico,
concentrandosi sugli eventi principali e lo stile semplice e chiaro rendono il libro di facile
comprensione e adatto anche a chi si avvicina alla storia dei paesi dell’Asia orientale per la prima
volta.
Inoltre, ho apprezzato la scelta di non fornire analisi specifiche, spingendo così il lettore ad
approfondire ulteriormente i vari spunti di riflessione offerti dall’autore, affinché si possa creare un
pensiero critico specifico per ogni area di interesse.

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