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STORIA DEGLI USA ( dalla fine del 1800 ai giorni nostri )

Negli ultimi decenni del 19° secolo gli Stati Uniti conobbero un periodo di grandissima espansione
economica, nel segno di un processo di industrializzazione che portò il paese alla testa del
capitalismo mondiale. Questa crescita eccezionale ebbe molteplici conseguenze: attirò enormi
masse di emigrati dall’Europa e dal resto del mondo, trasformando il paese in quel tipico crogiuolo
di razze che esso è poi rimasto sino ai nostri giorni; diede un enorme potere economico e sociale
alle grandi aristocrazie degli affari e dell’industria; e suscitò a più riprese diverse forme di reazione
delle classi medie e popolari.
Nel frattempo, e sempre sulla base della loro straordinaria crescita economica, gli Stati Uniti
entrarono nell’arena dei grandi conflitti imperialistici e, in seguito a una guerra con la Spagna
(1898), si impossessarono di Puerto Rico e delle Filippine, stabilendo una sorta di protettorato su
Cuba. Essi rivendicarono anche i propri interessi in Cina.
Agli inizi del 1900 gli USA si confermarono una grande potenza industriale, anche grazie
all’afflusso di emigrati che arrivarono dall’Europa al ritmo di 1 milione all’anno ( dal 1900 al 1914
). Quando nel 1914 scoppiò la Prima Guerra Mondiale, gli USA mantennero la linea isolazionista
che venne però interrotta quando nel 1917 i sommergibili tedeschi affondarono la Lusitania, una
nave inglese a bordo della quale c’erano un centinaio di cittadini statunitensi. Gli Stati Uniti diedero
un contributo fondamentale alla vittoria e, finita la guerra, il Presidente Wilson, democratico e
idealista, propose di creare un’associazione, la Società delle Nazioni ( 1919) che aveva come
obiettivo il mantenimento della pace nel mondo. Però le politiche di Wilson vennero bocciate dal
Congresso e nelle elezioni del 1920 il suo rivale Warren ( esponente del Partito Repubblicano )
riuscì a sconfiggerlo, e paradossalmente gli USA non parteciparono alla SdN in quanto riemersero
le tendenze isolazioniste. Tali tendenze ridussero notevolmente i flussi migratori e favorirono anche
un nuovo tentativo di creare una società pura attraverso l’imposizione del proibizionismo ( cioè il
divieto di produrre e smerciare alcool ) che durò dal 1920 al 1933. Tale legge diede voce all’ondata
di moralismo puritano che vedeva negli immigrati e nei neri la causa del degrado nel Paese.
Nell’ottobre del 1929 il crollo della borsa di New York investì come un ciclone l’economia
statunitense, determinando una crisi economica che colpì duramente anche l’Europa. Le cause
principali della crisi furono determinate dal mancato incontro tra domanda e offerta, uno dei
dogmi del capitalismo. La capacità produttiva industriale e agricola era aumentata notevolmente ma
il mercato interno non riusciva ad assorbire la produzione, a causa dei salari troppo bassi. La crisi
conobbe il periodo peggiore dal 1929 al 1932, trascinando con sé l’economia tedesca fortemente
legata a quella statunitense. La fiducia nel mercato dei repubblicani, rappresentati dal presidente
Hoover, che non voleva l’intervento dello stato nell’economia, portò buona parte della popolazione
alla miseria e alla disperazione. Le elezioni del 1933 videro la vittoria del democratico Roosvelt
che fu presidente fino al 1945, anno in cui morì. Questi lanciò il “nuovo corso”, il New Deal che si
basava sull’iniziativa dello stato per superare la crisi. Grazie all’intervento dello stato la crisi venne
del tutto superata nel 1936 e Roosvelt fu rieletto presidente.

Scoppiata la seconda guerra mondiale ( 1939-1945 ) gli USA ebbero un atteggiamento neutrale,
mantenendo l’isolazionismo, anche se i legami di amicizia con il Regno Unito erano molto forti. Il
proditorio attacco giapponese alla base americana di Pearl Harbour determinò l’ingresso in guerra
degli USA ( dicembre 1941 ). Gli Stati Uniti, grazie alla loro potente macchina industriale e
bellica diedero un apporto decisivo alla sconfitta delle potenze dell’Asse. Roosvelt morì nell’aprile
del 1945 e il suo successore Truman, per abbreviare la guerra in Asia, ordinò il lancio delle bombe
atomiche su Hiroshima e Nagasaki ( 6 e 9 agosto 1945 ) che indussero il Giappone alla resa
incondizionata ( 2 settembre 1945 ). Nel 1945, insieme all’URSS e al Regno Unito, gli USA
furono tra i promotori dell’ONU ( Carta di San Francisco ).
La fine della guerra lasciò gran parte dell’Europa e il Giappone umanamente e materialmente
devastati, mentre sugli Stati Uniti non era caduta neppure una bomba. Annientati la Germania e il
Giappone, ridotte a potenze di secondo rango la Francia e il Regno Unito, gli USA divisero con
l’Unione Sovietica il peso del predominio mondiale, dando vita alla Guerra Fredda. Gli USA
stabilirono la loro egemonia sull’Europa occidentale soprattutto attraverso il grande piano di aiuti
economici lanciato nel 1947 dal segretario di stato Marshall ( Piano Marshall ), che ebbe un ruolo
determinante nella ricostruzione dell’Europa occidentale, e la costituzione nel 1949 della NATO,
un’alleanza militare cui l’URSS rispose con il Patto di Varsavia ( 1955 ).
Le ripercussioni sul fronte politico interno dello scontro con il comunismo furono assai forti. Si
diffuse la caccia al comunista, alimentata dal senatore Mc Carthy, tanto che venne coniata
l’espressione “maccartismo”. Molti intellettuali, specialmente attori e registi di Hollywood, vennero
accusati di avere simpatie per gli ideali comunisti e iniziò, nel paese, una vera e propria caccia alle
streghe che finì quando gli abusi del maccartismo divennero evidenti a tutti. Eisenhower,
presidente dal 1952 al 1960, fu costretto a fare i conti anche con la questione razziale, soprattutto
dopo che la “Corte Suprema” condannò la segregazione scolastica messa in atto negli Stati del sud.
La schiavitù era stata abolita da un secolo, ma gli afroamericani ancora erano privi di alcuni diritti
civili fondamentali. Sempre nello stesso periodo, la potenza economica più importante del mondo
subì un altro smacco: i Sovietici inviarono nei cieli, nel 1957, lo Sputnik ( primo satellite artificiale
), dando l’impressione di aver raggiunto il primato scientifico- tecnologico. Un altro grave scacco
per gli Stati Uniti fu la costituzione di un governo comunista a Cuba a opera di Fidel Castro ( 1959
).
Gli anni sessanta si aprirono con l’affermazione di un Presidente democratico, John Kennedy, che
infiammò gran parte del paese chiamandolo a combattere per una “nuova frontiera” ideale, sociale
e politica, rivolta a contrastare la miseria e a difendere la libertà. Deciso a combattere l’influenza
comunista nel continente americano, Kennedy appoggiò il tentativo di abbattere Castro, mediante lo
sbarco di esuli anticastristi alla Baia dei Porci. Il tentativo fallì ( aprile 1961 ). Pochi mesi dopo, in
agosto, i Sovietici favorirono l’erezione del Muro a Berlino, ciò contribuì a peggiorare i rapporti tra
le due superpotenze. Altro terreno di scontro con il mondo comunista fu la crisi del Vietnam.
Kennedy mandò i soldati americani per contrastare l’avanzata del Vietnam del nord e per difendere
la sopravvivenza del governo filo-statunitense di Saigon ( vecchia capitale, del Vietnam del sud,
oggi città Ho Chi Minh ). Il Presidente non riuscì a mantenere le sue promesse in campo sociale e
non riuscì neanche, nonostante i suoi sforzi, a favorire l’integrazione totale dei neri. La sua politica
progressista non fu gradita da alcuni settori della società americana, determinando un grave odio nei
suoi confronti, odio che sfociò nell’assassinio del Presidente a Dallas nel novembre del 1963. Le
responsabilità dell’attentato non furono mai accertate.
Il successore, Lyndon Johnson, anch’egli del Partito Democratico, riprese le finalità progressiste di
Kennedy, varando leggi a favore dei poveri e mirate a mettere fine alla discriminazione tra bianchi e
neri. In politica estera Johnson, temendo il crollo del Vietnam del sud, mandò un vero e proprio
esercito ( fino a mezzo milione di soldati ) a sostenere l’alleato anticomunista, arrivando a
bombardare il Vietnam del nord senza una vera dichiarazione di guerra. Sul Vietnam del nord
cadde una quantità enorme di bombe e i soldati americani, stressati, abbrutiti e impauriti,
commisero atti di crudeltà anche contro i civili, mostrati in televisione dagli stessi reporter
Statunitensi. Johnson, considerando anche l’opposizione interna alla guerra ( vedi “figli dei fiori” )
e gli insuccessi militari ottenuti in Vietnam, a cominciare dal 1968 iniziò le trattative per la pace a
Parigi. Il 1968 fu un anno funesto per gli Stati Uniti perché in quell’anno vennero assassinati in
aprile Martin Luther King ( leader nero del movimento non violento) e Robert Kennedy, fratello
di John e candidato democratico alla Presidenza degli Stati Uniti. Nel 1969 gli USA riuscirono a
capovolgere, a loro favore, la corsa alla conquista dello spazio. Due astronauti Statunitensi
riuscirono a fare una passeggiata sul suolo della luna ( la veridicità dello sbarco è stata poi messa
in discussione ).
Gli anni settanta furono caratterizzati dal ritiro dal Vietnam del sud, che venne sconfitto e unito al
nord comunista; da un riavvicinamento alla Cina ( vedi politica del ping pong ); da un
miglioramento dei rapporti con l’Unione Sovietica e da un’attività internazionale volta comunque al
tentativo di limitare e/o impedire l’ascesa del comunismo ( vedi caso del Cile ).
Gli anni ottanta furono egemonizzati dalla figura del Presidente Reagan ( un ex attore del cinema )
1981-1989. Il nuovo Presidente repubblicano diede una svolta profonda alla politica degli USA.
Essa assunse un indirizzo ideologico accesamente conservatore, che in politica interna si pose
come scopo la restaurazione dei valori dell’individualismo e un indirizzo economico liberistico,
basato contro l’intervento statale nell’economia e sugli incentivi agli investimenti privati. Il peso di
queste scelte politiche ricadde sui ceti meno abbienti e aumentarono l’emarginazione sociale e la
povertà. In politica estera Reagan ebbe maggiori successi. Esordì definendo l’Unione Sovietica
“l’Impero del male” e si impegnò a rilanciare l’idea di un’America forte. Nel 1983, deciso ad un
confronto globale con l’URSS, lanciò il progetto fantascientifico Strategic Defence Initiative
( SID ), detto anche “guerre stellari” avente come obiettivo la creazione di uno scudo protettivo
globale contro ogni minaccia missilistica sovietica. Dopo gli anni in cui ci fu un miglioramento dei
rapporti USA/URSS ( anni settanta ) Reagan propose ai Sovietici un’alternativa: una nuova corsa al
riarmo oppure un miglioramento radicale dei rapporti. La crisi economica in atto nell’URSS e la
voglia di entrambe le superpotenze di mettersi alle spalle il lungo periodo di contrapposizione,
gettarono le basi per la fine della corsa agli armamenti e della guerra fredda. Il nuovo presidente,
George Bush, ebbe numerosi incontri con Gorbacev, favorendo la politica di distensione con
l’URSS che nel 1991 si sciolse.
“Nell’agosto del 1990 l’Iraq di Saddam Hussein invase il Kuwait per impadronirsi delle sue
enormi risorse di petrolio. Dopo vari tentativi di far ritirare gli Iracheni, gli Stati Uniti, sotto
l’egida dell’ONU e con l’appoggio militare di altri paesi occidentali e arabi, intervennero
cacciando gli Iracheni ( 1991 ). La crisi economica, sopraggiunta agli inizi degli anni ’90, fu
determinante per l’elezione del democratico Clinton. Il nuovo Presidente impegnò tante
energie per favorire la pace tra Israeliani e Palestinesi ( Pace di Oslo ) che però non ebbe
risultati duraturi. Nel 1998 Clinton rischiò l’impeachement dopo che, venuto alla luce un suo
legame extraconiugale, mentì al procuratore incaricato delle indagini.
Durante l’epoca di Clinton l’economia ebbe una fase di sviluppo e in questo periodo fu
firmato il Trattato del NAFTA. Alla fine del Novecento gli Stati Uniti erano rimasti l’unica
superpotenza e possedevano un’incontrastata superiorità economica, politica, militare e
culturale e godevano di una prosperità diffusa grazie a quasi un decennio di rapida crescita.
Il XXI secolo iniziò con la conquista della Presidenza ( 2000-2008 ) da parte del Repubblicano
George Walker Bush, figlio del Presidente che aveva preceduto Clinton. Il nuovo Presidente si
trovò a fronteggiare l’attacco dell’11 settembre 2001 alle Twin Towers che ebbe un impatto
profondo sulla nazione e sull’opinione pubblica mondiale. L’organizzazione dell’attentato fu
attribuita a Bin Laden, un emiro Saudita che circa 10 anni prima aveva fondato Al Qaida ( La
Rete ). Dall’inizio degli anni ’90 ( dopo la guerra per la liberazione del Kuwait ) gli USA
avevano delle truppe in Arabia Saudita ( Paese alleato ), questa presenza non era gradita da
Al Qaida ( l’Arabia Saudita è la terra santa dei musulmani ) che cominciò un’attività
terroristica contro gli Stati Uniti. Nell’ottobre del 2001, raccolto un gran consenso
internazionale, gli Stati Uniti si posero alla testa di una coalizione militare per invadere
l’Afghanistan, contro il regime dei Talebani ( o Taliban, gli studenti delle scuole coraniche),
accusato di garantire ad al-Qā῾ida l'organizzazione delle sue principali basi logistiche e la
protezione del leader del movimento, Osama Bin Laden. In poche settimane,
nell'autunno 2001, il regime dei Talebani venne abbattuto, ma Bin Laden sfuggì alla cattura.
A questo punto la strategia dell'amministrazione Bush si ampliò fino a comprendere come
destinatari della lotta al terrorismo tutti i regimi del Medio Oriente considerati ostili agli
USA. La guerra globale al terrorismo divenne la "missione" da perseguire con
determinazione assoluta, in nome dei principi universali di libertà e democrazia interpretati
secondo una versione che ha suscitato forti contrasti tra gli stessi alleati europei. Se la guerra
in Afghanistan raccolse un amplissimo consenso interno e internazionale, non si può dire lo
stesso della successiva guerra contro l'Iraq. Gli Stati Uniti, infatti, a causa del possesso di
Hussein di armi di distruzioni di massa e per i suoi contatti con Al Qaida (fattori poi smentiti
ufficialmente) si lanciarono in un secondo atto della guerra contro l’Iraq (Iraqi Freedom, dal
20 marzo 2003). Iniziato senza alcun avallo giuridico internazionale, il conflitto provocò una
grave crisi nei rapporti con l’Europa perché sia la Francia che la Germania non condivisero
l’attacco all’Iraq.”

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