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La guerra civile americana, detta anche guerra di secessione, fu combattuta tra il 1861 e il 1865.

Scoppiò a causa delle differenze che sussistevano nel territorio degli Stati Uniti, in
particolare tra gli Stati del Nord, industrializzati e senza sistema schiavistico, e quelli del Sud, nei quali era in vigore la schiavitù e l’economia era basata sulle grandi piantagioni.

Le ostilità iniziarono quando gli Stati del Sud dichiararono l’indipendenza e il Nord decise di reagire militarmente. Il conflitto si sviluppò su vari fronti e si concluse con la vittoria degli
Stati settentrionali. Al termine della guerra la schiavitù fu abolita e iniziò l’Era della ricostruzione, nel corso della quale il governo cercò di riparare ai guasti provocati dal conflitto.

Nell’Ottocento, il territorio statunitense presentava molte differenze al suo interno. Gli Stati del Nord (New York, Massachusetts, Vermont, ecc.) erano industrializzati, anche grazie
all’apporto di manodopera immigrata, mentre nel Sud (Alabama, Florida, Virginia, ecc.) l’economia era basata sulle grandi piantagioni di cotone, tabacco e altri vegetali. Al momento
dell’indipendenza (1783), in quasi tutto il Paese era in vigore il sistema schiavistico, reso possibile dalla riduzione in schiavitù della popolazione nera deportata dall’Africa. Gli Stati
del Nord, però, abolirono la schiavitù tra fine Settecento e inizio Ottocento, perché in un’economia industriale è più vantaggioso disporre di manodopera salariata che di schiavi. Nel
Sud, invece, gli schiavi fornivano la forza lavoro necessaria per le grandi piantagioni e il sistema non fu abolito. Insomma, la volontà di abolire o meno la schiavitù (primariamente per
questioni pratiche) fu proprio una delle micce della guerra.

Nella prima metà dell’Ottocento Stati liberi e Stati schiavisti sottoscrissero degli accordi per regolare la questione della schiavitù, dichiarandola legale in una parte del territorio e
illegale in un’altra. I compromessi, però, non eliminarono le tensioni. La questione più seria era se ammettere o meno il sistema schiavistico nei nuovi Stati che venivano man mano
istituiti. Gli Stati Uniti erano un Paese in espansione e fondavano nuovi Stati nei territori che conquistavano. Ogni Stato aveva i suoi rappresentanti al Congresso e, di conseguenza,
poteva influenzare la politica del Paese. Per questo il Sud premeva perché i nuovi Stati ammettessero la schiavitù, mentre il Nord voleva il contrario. Negli anni ’50 l’arrivo nel Paese
di molta manodopera immigrata dall’Europa e la crescita dell’industrializzazione al Nord fecero aumentare ulteriormente la tensione e nel 1860 l’elezione alla presidenza degli Stati
Uniti di Abraham Lincoln, contrario allo schiavismo, fu la scintilla che fece scoppiare la guerra.

Lincoln dichiarò di non avere intenzione di abolire la schiavitù negli Stati dove era legale, ma questo non fu sufficiente a fugare i dubbi degli Stati schiavisti. Nel dicembre del 1860 la
Carolina del Sud dichiarò la secessione, presto seguita da Alabama, Mississippi, Texas, Georgia, Florida e Louisiana. I sette Stati secessionisti (ai quali se ne aggiungeranno altri
quattro dopo l’inizio della guerra) fondarono una nuova entità politica, gli Stati Confederati d’America, eleggendo un presidente, Jefferson Davis.

Ma era lecito uscire dagli Stati Uniti? La Costituzione in proposito non dice nulla. Lincoln e la classe dirigente del Nord ritenevano che la secessione fosse illegale, mentre i leader
politici del Sud sostenevano il contrario. Era in gioco, in sostanza, la questione di cosa fossero gli Stati Uniti: un’associazione di repubbliche indipendenti, come pensavano gli Stati
del Sud, o un Paese unito, che pur essendo organizzato in maniera federale era regolato dagli stessi principi in tutto il territorio.

Di fronte a queste divergenze, la guerra era inevitabile: il Sud non accettava che fosse messo in discussione il sistema schiavistico; il Nord era motivato non tanto dal desiderio di
abolire la schiavitù, quanto dal voler mantenere intatto il Paese.

La guerra tra l’Unione (il Nord) e la Confederazione (il Sud) iniziò nell’aprile del 1861 e si sviluppò fu più fronti. Il più importante era quello orientale, che comprendeva le operazioni in
Virginia, Maryland, Pennsylvania e Carolina del Nord. Altri combattimenti ebbero luogo sul fronte occidentale, cioè nell’area compresa tra i monti Appalachi e il Mississippi; nel
territorio a ovest del Mississippi, comprendente Stati come Texas e Arkansas; in misura minore, sulla costa pacifica.

L’Unione era più forte, perché era industrializzata e aveva una popolazione più numerosa, ma la Confederazione oppose una strenua resistenza. La svolta arrivò nel 1863, quando le
forze unioniste sconfissero i confederati nella battaglia di Gettysburg (Pennsylvania). Le sorti della guerra erano decise, ma le ostilità terminarono solo nel 1865.

La guerra fu combattuta con grande brutalità da entrambe le parti e un numero di soldati compreso tra 690 e 750mila perse la vita, soprattutto a causa delle epidemie. A essi si
aggiunsero decine di migliaia di vittime civili.

La guerra fu anche uno dei primi conflitti nei quali l’industria ebbe un ruolo significativo. Le armi erano prodotte in serie dalle fabbriche e gli eserciti si servirono su larga scala di
alcune invenzioni recenti, come ferrovie, telegrafi e navi a vapore.

Sul piano diplomatico, la Confederazione sperava nell’ingresso al suo fianco delle potenze europee, in primis del Regno Unito, la cui industria aveva bisogno del cotone delle grandi
piantagioni. I Paesi europei, però, non si mossero. L’Unione, dal canto suo, cercò di coinvolgere un condottiero che in quegli anni era un mito in tutto il mondo, Giuseppe Garibaldi,
ma la cosa non andò in porto perché Garibaldi, oltre a chiedere il comando di tutto l’esercito unionista, pretendeva che la schiavitù fosse abolita immediatamente e Lincoln non
voleva farlo (nel 1862 emanò un proclama di emancipazione, liberando gli schiavi, ma non abolì ufficialmente il sistema).

La schiavitù fu abolita solo al termine della guerra. Dopo le ostilità iniziò l’era della ricostruzione, durata fino al 1877, nel corso della quale il governo federale cercò di risollevare il
Paese dalle devastazioni, non solo materiali ma anche politiche, delle guerra civile

Gli ex schiavi, pur avendo guadagnato la libertà, si trovarono in una condizione difficile sia sul piano socio-economico, sia su quello politico. In diversi Stati furono introdotte
legislazioni razziste, che discriminavano gli afroamericani a molti livelli. La guerra, però, chiarì la questione di cosa fossero gli Stati Uniti: non un’associazione di Stati indipendenti,
ma una Repubblica federale.

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