Sei sulla pagina 1di 2

Fu un inizio più che una fine.

Quando si concluse il secondo conflitto mondiale, le popolazioni di mezza Europa


festeggiarono. E in fondo anche nel cuore dei vinti c'era la speranza di poter voltar pagina: che l'epoca delle armi e
delle violenze fosse finita.
Eppure all'interno delle cancellerie delle nazioni vincitrici era ben chiaro a tutti che, nonostante l'euforia, il
barometro politico non aveva smesso di segnalare tempesta.
Alla fine, due delle quattro potenze che avevano trionfato nel conflitto erano piuttosto malconce, la Francia era
stata occupata dai nazisti ed era riuscita a sedersi al tavolo dei vincitori solo grazie alla testarda resistenza agli
occupanti di De Gaulle, ma il Paese non era più quello di prima. La Gran Bretagna aveva pagato un prezzo
altissimo per la vittoria, il suo gigantesco impero coloniale non era più in grado di reggersi ed era evidente che
territori come l'India e la Palestina stavano velocemente muovendosi verso l'indipendenza. Stati Uniti e Urss erano
invece in una condizione ben diversa: gli Usa, grazie anche all'atomica e alla flotta navale più potente del Mondo,
erano ormai una potenza globale; in molti, nel Paese, temevano che la cessazione del conflitto avrebbe provocato
un rallentamento dell'economia e anche una crisi del mercato del lavoro, per il rientro in massa dei soldati. Non
andò affatto così. La produzione americana aveva messo in moto un processo che non si sarebbe più fermato .
L'Urss, pur avendo pagato un prezzo ben più alto al conflitto, si ritrovò a essere una potenza continentale, che
spingeva la sua influenza dal Baltico al Mar del Giappone e che aveva ormai sotto il suo controllo tutta l'Europa
orientale.
La Guerra fredda è caratterizzata dall’opposizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, due grandi potenze con due
diversi modelli di sviluppo: da un lato il capitalismo, dall’altro il comunismo. Pur definendosi “guerra” non
assistiamo mai ad uno scontro diretto tra le due potenze: questo conflitto infatti non può essere risolto
militarmente poiché l’avvento di strumenti di distruzione di massa come la bomba atomica (sperimentata con i
bombardamenti su Hiroshima e Nagasaki) rende impraticabile l’opzione militare, pena la distruzione mondiale.
Questo non impedisce però lo scoppio di una serie di guerre regionali, all’interno delle quali le due potenze si
schierano appoggiando l’uno o l’altro dei contendenti, in una continua battaglia volta all’affermazione della
propria egemonia.
Nelle fasi finali del secondo conflitto mondiale le potenze ormai vittoriose, Gran Bretagna, Stati Uniti e URSS, si
incontrano per stabilire i destini europei, prima a Yalta e poi a Potsdam. È in queste conferenze che viene definito
il futuro della Germania e di Berlino, che sono divise in quattro zone occupate dalle potenze vincitrici e dalla
Francia.
Già dal 1946 la tensione tra le due potenze emerge in alcuni discorsi che segneranno la teorizzazione della guerra
fredda: in febbraio, Stalin parla di un mondo diviso tra capitalismo e comunismo, due differenti schieramenti
destinati a scontrarsi, mentre Winston Churchill, primo ministro britannico parla di una “cortina di ferro” che è
scesa sull’Europa, dividendola dal Baltico all’Adriatico. Così si esprimeva il leader inglese: «Diamo il benvenuto
alla Russia nel suo giusto posto tra le più grandi Nazioni del mondo, è tuttavia mio dovere prospettarvi
determinate realtà dell'attuale situazione in Europa. Da Stettino nel Baltico a Trieste nell'Adriatico una cortina di
ferro è scesa attraverso il continente. Dietro quella linea giacciono tutte le capitali dei vecchi stati dell'Europa
Centrale e Orientale».
Questa idea di Churchill diventò più netta quando Kennan scrisse un famoso telegramma inviandolo al
dipartimento di Stato, in cui denunciava la volontà di Stalin di procedere ad una politica espansionista (come una
volontà di voler espandere il comunismo). Era inutile arrivare a un compromesso con Stalin per cui gli Stati Uniti
dovevano attuare la politica del contenimento, agire con fermezza e opporsi ad ogni possibile espansione del
comunismo, impedire ai Sovietici di ampliare ancora di più la loro zona di influenza.
Nei primi mesi del 1947 la Turchia e la Grecia si trovano in una situazione di difficoltà e vedono l’Unione
Sovietica intervenire dando quindi torto a quelli che erano stati gli avvertimenti di Kennan. L’Unione Sovietica
chiede al governo turco di controllare gli stretti attraverso un’azione congiunta tra i due paesi ma il governo turco
rifiuta. In Grecia invece c’era una guerra, una sorta di rivoluzione interna perché nel nord della Grecia operavano
le truppe partigiane che intendevano ribaltare la monarchia e instaurare un governo comunista, di tipo sovietico.
Nel febbraio del 1947, poiché gli Inglesi non avevano più risorse per mantenere le truppe in Grecia, gli Stati uniti
decidono di offrire il proprio aiuto militare e finanziario al governo greco. Anche in Turchia gli Stati Uniti offrono
il proprio appoggio al governo turco proprio per opporsi alle mire espansionistiche dei sovietici. Nel 1947 gli Stati
Uniti applicano totalmente la politica del contenimento. Tutto questo prende corpo poi nella famosa Dottrina
Truman in cui Truman si impegnava a contenere “i popoli liberi che resistono ai tentativi di asservimento compiuti
da minoranze armate o da pressioni provenienti dall’esterno”.
L’Europa usciva dal conflitto distrutta, in una situazione di grande difficoltà economica. All’inizio del 1947 quei
paesi che ormai erano sotto l’influenza dell’Unione Sovietica non vedevano di buon occhio gli aiuti degli Stati
Uniti. Invece gli Stati Uniti erano convinti che bisognava avviare una stabilizzazione politica e economica in
chiave anticomunista: bisognava incentivare lo sviluppo economico perché solo con la ripresa economica, la
ricchezza l’Europa poteva ricostituire un sistema politico libero, democratico. Proprio per questo gli Stati Uniti
organizzano un piano di aiuti economico che prese il nome di piano Marshall, dal nome del segretario di Stato che
si fece promotore di questa iniziativa. Questo piano di aiuti era gratuito quasi al 90%. I paesi dell’Europa
occidentale aderirono e venne creata l’Organizzazione Europea di Ripresa Economica. Invece i paesi dell’est
Europa furono obbligati da Mosca a non accettare. Il piano Marshall era il completamento in chiave economica
della dottrina Truman: con gli aiuti economici volevano bloccare l’avanzata dell’Unione Sovietica che nel 1947
costituisce una sorta di terza internazionale dal nome di Comminform. Era un ufficio dove Mosca non solo
controllava tutti i partiti comunisti dell’Europa dell’est, ma anche i partiti comunisti presenti nell’Europa
occidentale in Italia e in Francia. In pochi anni quindi quel blocco che aveva collaborato per vincere contro la
Germania diventa una contrapposizione scelta che prende il nome di Guerra Fredda.
A determinare la definitiva rottura tra l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti fu la questione della Germania che era
stata divisa in quattro, però è chiaro che bisognava dare alla Germania un nuovo assetto politico. Gli Stati Uniti
volevano dare alla Germania una forma politica federale. Invece l’Unione Sovietica voleva creare uno stato
centralizzato. Nei paesi del blocco occidentale fin dai primi mesi del 1947 si decide di avviare un processo di aiuti
e di far entrare questa zona all’interno del piano Marshall. I Sovietici nel giugno del 1948 bloccano ogni accesso
alla città di Berlino che viene accerchiata dai Sovietici. Questo perché Mosca voleva obbligare gli occidentali ad
andarsene da Berlino. Gli Stati Uniti organizzano un fronte aereo rifornendo di tutto gli abitanti della zona
occidentale. L’assedio dura fino a marzo del 1949 fino a quando i Sovietici decidono di togliere il blocco, perché
non erano riusciti nella loro impresa. A quel punto le potenze occidentali favoriscono la nascita della Repubblica
Federale tedesca con capitale Bonh.
L’Unione Sovietica, dopo la fine della guerra, controllava una serie di paesi confinanti che avevano rappresentato,
nell’idea di Stalin, un cordone di sicurezza. In realtà in quei paesi che si trovavano sotto il controllo dell’Unione
Sovietica si formarono dei governi provvisori. Nel giro di un anno (entro il 1949) tutti i paesi che erano legati
all’Unione Sovietica trasformarono i loro governi di coalizione in governi guidati da un solo partito, cioè quello
comunista (questo in Polonia, Romania, Ungheria, Bulgaria, Cecoslovacchia e in Germania orientale). Nascono in
questi paesi dei regimi controllati dall’Unione sovietica dove il partito comunista riesce ad assumere il controllo
politico del proprio paese. Riescono a fare questo grazie a un appoggio militare, e quindi sono le truppe sovietiche
che permettono ai partiti comunisti del posto di affermarsi. A questa formazione di monopartitismo susseguì anche
la collettivizzazione dell’economia e quindi anche dal punto di vista economico si afferma il modello sovietico.
Questi paesi diventarono paesi satellite dell’Unione Sovietica. Gli unici due paesi che non rientrarono nell’ottica
sovietica furono l’Albania e la Jugoslavia. Anche in Jugoslavia il partito comunista aveva assunto la guida del
paese senza l’aiuto sovietico e questo permise al leader dei comunisti jugoslavi costruire una sorta di modello
autonomo dall’Unione Sovietica. Tito, a capo della Repubblica jugoslava non si sottomise ai dettami di Mosca e
non abolì la proprietà privata, per questo fu accusato da Stalin di tradimento ma Tito mantenne sempre le distanze
sia dal blocco occidentale sia dal blocco orientale. Nel 1946 L’Unione Sovietica riesce a riprendere il ruolo di
potenza mondiale anche in virtù delle riparazioni che impose ai paesi occupati. Quindi l’Unione Sovietica riuscì a
riprendersi grazie all’espropriazione di merci.
Nel 1949 fu creato il Comecon (consiglio per la mutua assistenza economica), un’area commerciale che inglobava
solo i paesi dell’est. Quindi l’Unione Sovietica costruiva un’area economica dove i paesi dell’est si dovevano
sottomettere alle direttive di Mosca e la moneta russa era la moneta di riferimento, all’interno di un sistema dove i
paesi satellite non erano liberi di produrre autonomamente ma obbligati e controllati dall’Unione Sovietica.

Potrebbero piacerti anche