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Capitolo 11: la Guerra Fredda

La seconda guerra mondiale costò all'umanità un prezzo ancora più alto della precedente.
Nell'intento di evitare un nuovo con itto, la comunità internazionale volle ride nire gli assetti
politici mondiali con la creazione di un organismo sovranazionale che riuscisse a controllare il
tutto. Infatti i tra il 25 aprile il 26 giugno 1945 fu indetta una conferenza internazionale a San
Francisco che si impegnò a redigere lo statuto dell'organizzazione delle Nazioni Unite, noto anche
come l’ONU. Era costituita da ben 51 paesi con l'obiettivo di salvaguardare le future generazioni
dalla guerra e risolvere ogni controversia tra Stati in maniera paci ca. Attualmente tutti gli Stati del
mondo fanno parte dell'organizzazione, ad eccezione di pochi paesi. Lo statuto prevedeva la
democrazia, la libertà, la giustizia sociale, la liberazione nazionale. Le premesse necessarie per
perseguire l’obiettivo erano il dialogo e la crescita sociale ed economica dei popoli che avrebbero
allontanato lo spettro del ricorso alle armi. Gli scopi dell'ONU furono ra orzati dalla dichiarazione
universale dei diritti dell'uomo, del 1948. Gli organi principali erano e lo sono tuttora:
1. l’assemblea generale,
2. il consiglio di sicurezza composto da ben cinque membri.
A nché il consiglio di sicurezza possa deliberare è necessario l'unaminità dei membri permanenti:
il diritto di Veto è un'arma potente nelle mani dei rappresentanti di questi paesi. É proprio in
questo vincolo che si può rintracciare il maggior punto di debolezza dell’uomo. Molte volte, le
Nazioni Unite non hanno potuto prendere decisioni importanti a causa dell'opposizione dell'una o
dell'altra grande potenza. In questo l'ONU ha so erto gli stessi problemi della vecchia società
delle nazioni, rispetto alla quale ha un'arma in più: è dotato infatti di un proprio esercito,
composto da truppe messe a disposizione da paesi membri per intervenire e sedare eventuali
con itti. Un'altra importante conseguenza del secondo con itto fu la perdita de nitiva
dell'egemonia politica ed economica dell'Europa, il cui ruolo fu assunto dagli Stati Uniti e
dall'unione sovietica. L'Europa, aveva subito un colpo terribile: milioni di vittime ed il sistema
economico fu fortemente colpito, tanto è vero che molte infrastrutture e trasporti andarono
distrutti e abbandonati. Interi centri urbani furono ridotti in macerie, aumentarono la fame, la
disoccupazione e l’in azione. Fiumane di profughi si spostavano da un paese all'altro in seguito ai
mutamenti territoriali. Negli imperi coloniali inglesi e francesi cresceva il nazionalismo
indipendentista. Proseguendo nel declino già avviato dopo la grande guerra, l'Europa accrebbe la
propria dipendenza dalle potenze esterne. USA e Urss divennero le due nuove guide della politica
mondiale e due nuovi protagonisti della scena internazionale, tanto da essere chiamati
superpotenze. La loro prevalenza dipendeva da alcuni fattori: innanzitutto avevano un vasto e
moderno apparato militare, erano le maggiori potenze industriali a livello mondiale, godevano di
prestigio internazionale, incarnavano sistemi ideologici diversi e in competizione tra loro: gli Stati
Uniti incarnavano il capitalismo e la libera impresa, quindi la democrazia; l'unione sovietica invece
rappresentava il comunismo e quindi la piani cazione economica, l'uguaglianza e la giustizia
sociale. Nel luglio 44 gli Stati Uniti organizzarono una conferenza del New Hampshire, a Bretton
Woods, riunendo i delegati di 44 paesi per trovare un'intesa economica e nanziaria che evitasse
nuovi con itti, sulla base dell'adozione di politiche protezionistiche, la svalutazione della moneta
nazionale, e le guerre commerciali. La soluzione scelta dalla conferenza fu quella di introdurre
nuove regole per stabilire i cambi e favorire l'aiuto tra Stati, la libera circolazione di merci e
capitali. L'unica valuta convertibile fu il dollaro in oro e quindi ci fu un netto cambio della moneta
di riferimento internazionale per gli scambi. Per evitare squilibri di bilancio e aiutare le zone più
povere del pianeta si procedette per tappe attraverso:
1.l’istituzione del fondo monetario nazionale,
2. la creazione della Banca mondiale per la ricostruzione e lo sviluppo,
3. l'accordo sulle tari e e il commercio, con lo scopo di favorire la liberalizzazione dei tra ci
mondiali.
Il sistema di Bretton Woods era basato sul capitalismo e sul libero scambio, pertanto non si
adattava all'unione sovietica e ai paesi sotto la sua in uenza. Era sempre più evidente l'attrito tra
Washington e Mosca. Dopo il 45, nella sistemazione territoriale dell'Europa, erano prevalsi
interessi delle potenze vincitrici, anche a discapito del diritto dei popoli di scegliere la forma di
governo. In questo modo si incrinò la situazione tra democrazia e comunismo già animata durante
la guerra. Crebbero le incomprensioni e la di denza reciproca subita durante la seconda guerra
mondiale, era ormai riemersa tra il sistema ideologico americano e quello sovietico.
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TRA DESIDERIO DI PACE E PREDOMINIO DELLE
SUPERPOTENZE
Ad allontanare le due superpotenze contribuì più di ogni altra cosa la politica violenta e illiberale
dei sovietici nei Paesi dell’Europa orientale sottoposti al controllo dell’armata rossa: qui i governi
di coalizione formatisi alla resa del nazismo furono sostituiti da esecutivi comunisti. Con un colpo
di stato gli uomini fedeli di Stalin nel febbraio del 1948 si impadronirono del potere in Polonia,
Ungheria, Romania, Bulgaria e in Cecoslovacchia. Stalin motivava la sua politica con l’esigenza di
dover creare una rete di difesa che ponesse l’Unione Sovietica al riparo dal rischio di una nuova
invasione da parte del centro Europa. Mentre gli Stati Uniti e i suoi alleati credevano che la politica
di Stalin fosse un disegno egemonico.
Già nel marzo del 1946, in un celebre discorso tenuto a Fulton, l’ex premier brittanico Wiston
Churchill aveva denunciato l’espansionismo dell’Urss nell’Europa orientale. Disse che il cuore del
Vecchio Continente era attraversato da “una cortina di ferro” che lo divideva in due, da Stettino a
Trieste. Questa barriera separava due blocchi contrapposti di Stati, dando luogo a un bipolarismo
europeo:
• Le democrazie legate agli Usa a ovest;
• I regimi comunisti di matrice sovietica a est.
Churchill inoltre, a ermò che l’espansionismo di Mosca andava combattuto se si voleva salvare
almeno una parte dell’Europa dallo stalinismo.
I contrasti tra i due blocchi politici risultarono evidenti soprattutto in due questioni geopolitiche: il
caso della Turchia e la Guerra civile greca. Nel 1946 per ottenere alcune basi sullo stretto dei
Dardanelli, l’Urss iniziò una pressione diplomatica sulla Turchia e in risposta gli Usa inviarono
alcune navi militari a sostegno della Turchia, che optò per la collaborazione politico-militare con gli
Stati Uniti e l’Occidente. In Grecia dopo la liberazione del nazifascismo era nato un governo
loccidentale ed era poi scoppiata una rivoluzione comunista, sostenuta dalla Jugoslavia di Tito e
contrastata dagli inglesi. Lo scontro fratricida che ne derivò si chiuse nel 1949, con la scon tta
delle sinistre e il ritorno della monarchia e di un esecutivo democratico ad Atene. Il presidente
Truman chiese al consiglio di autorizzare supporto militare e nanziario alla Turchia e alla Grecia
con un discorso nel 1947, in cui a ermò l’impegno degli Usa nella difesa di tutti i popoli la cui
democrazia e libertà fossero a rischio da pressioni esterne. Nel discorso fu espressa la “dottrina
Truman”, secondo cui Washinton non avrebbe tollerato il passaggio di un Paese democratico al
comunismo. La dottrina di Truman, de nita come “politica del contenimento” perché orientata a
contrastare il pericolo comunista, ebbe subito e etti nella politica interna di molti Stati, come ad
esempio in Europa occidentale, i partiti comunisti che avevano dato un contributo al ritorno della
democrazia e della libertà furono cacciati dai governi dei paesi alleati con gli Usa, e inoltre
accadde anche in Italia e Francia. Il messaggio di Truman produsse la de nitiva rottura della
solidarietà tra gli alleati per la guerra contro il nazismo e diede il via alla “Guerra fredda” tra le due
superpotenze. Uno scontro per l’egemonia, visto in termini ideologici come lo scontro tra il mondo
della libertà e il mondo del socialismo reale. Questa frattura sarebbe durata per quattro decenni,
no alla ne degli anni Ottanta. Fortunatamente la guerra rimase “fredda”, ovvero, combattuta
principalmente con la propaganda, senza mai un con itto aperto tra Usa e Urss.
IL DURO CONFRONTO TRA EST E OVEST
L’inizio della guerra coincise con l’avvio di un grande piano di aiuti economici statunitensi
all’Europa: il piano Marshall, cosi chiamato dal suo ideatore, il generale George C. Marshall.
L’obiettivo di tale piano era:
• Sostenere il rilancio dell’apparato produttivo dei paesi appena usciti dalla guerra;
• Favorire il processo di democratizzazione della società e della politica grazie alla ripresa del
libero commercio e dei guadagni;
• Evitare il rischio del ritorno alla povertà;
• Ampliare il mercato degli Usa.
Gli aiuti furono concessi per principio a tutti gli stati del Vecchio Continente e per no all’Urss. I
popoli di quelle regioni avevano bisogno di aiuto, ma Stalin ri utò, quindi gli aiuti andarono solo ai
Paesi dell’Europa occidentale con il nome di “European recovery progam”. La gestione completa
del piano Marshall passava attraverso un organismo del governo statunitense, l’Eca ( Economic
cooperation administration) che eseguiva da Washington le richiese dei paesi europei formulate
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tramite un’associazione, l’Oece ( Organizzazione europea per la cooperazione economica) con
sede a Parigi. Ciò nì per stabilire una dipendenza dell’Europa dagli Stati Uniti, che fu chiara
quando l’Oece si trasformo in Ocse, ovvero l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico e ha come scopo la promozione a livello globale di politiche che migliorano il
benessere economico e sociale dei cittadini. Gli aiuti del piano Marshall ebbero diversi e etti:
• Ruolo fondamentale nel rilancio dell’economia europea;
• Funzionarono come il presupposto per giungere alla rati ca dell’alleanza difensiva del patto
Atlantico;
• Ra orzarono negli europei l’idea della bontà del mondo capitalistico;
• Alimentarono la paura del comunismo;
• Favorirono lo sviluppo tecnico-scienti co dell’Occidente.
Stalin al piano Marshall rispose nel 1949 con la creazione in Europa orientale del Comecon, che
doveva avviare l’integrazione dei sistemi economici dei paesi comunisti, dapprima Urss, Bulgaria,
Ungheria, Polonia, Romania e Cecoslovacchia, ma poi anche in latri paesi comunisti come il
Vietnam, Cuba e Mongolia. Il Comecon sviluppò la circolazione dei tra ci nell’Est europeo,
sempre però facendo prevalere i bisogni e gli interessi dell’Urss, non molto diversamente da
quanto aveva fatto il piano Mashall. Un altro strumento utile della politica internazionale sovietica
per coordinare l’azione dei partiti comunisti stranieri fu il Kominform, u cio di informazione dei
partiti comunisti e laburisti, che sostituì il Komintern, e aveva come scopi:
• Di ondere le tesi propagandate dal governo sovietico;
• Istruire e guidare i partiti comunisti europei per accrescere i propri consensi tra le popolazioni.
Il Kominform ebbe rapporti profondi anche con i partiti comun isti dell’Ovest. Per buona parte
della Guerra fredda il partita comunista occidentale si trovò la via d’ingresso elettorale agli
esecutivi sbarrata, proprio perché l’opinione pubblica democratica guardava con sospetto il loro
legame con il Kominform. La questione della Germania era la più spinosa tra quelle apertesi alla
ne della guerra. Circa un mese prima dell’enunciazione della “dottrina Truman”, erano stati
rmati a Parigi i trattati di pace tra i vincitori e i Paesi ex alleati del nazismo (Finlandia, Romania,
Ungheria, Bulgaria), ma nessun accordo venne trovato per la Germania. Il paese, diviso in quattro
zone d’occupazione, fu oggetto di una conferenza che si tenne a Mosca tra il marzo e l’aprile del
1947 tra i ministri degli Esteri dei governi occupanti, ma non si trovò un’intesa. Anzi la divisione
del paese era segno di frattura che andava allontanando gli alleati occidentali dall’Urss. Centro
della crisi che fece temere lo scoppio di una guerra tra superpotenze fu Berlino. Infatti Stalin istituì
un blocco delle vie d’accesso terrestri alla parte occidentale della città, con lo scopo di a amare
le truppe d’occupazione e la popolazione civile, costringendo gli americani, francesi e inglesi ad
abbandonare l’ex capitale del Reich. Gli Stati Uniti risposero con un ponte aereo e Stalin solo
dopo essersi accorto di non riuscire a piegare i nemici, ordinò d’interrompere il blocco. Dal 1949 e
per circa quarant’anni la Germania fu divisa in due, la Germania Ovest, o Repubblica federale
tedesca (Rft) che ebbe come capitale Bonn e fu retta da un governo democratico e parlamentare,
basando il proprio commercio sul capitalismo e il libero mercato, l’altra parte era la Germania Est
o Repubblica democratica tedesca (Rdt) con capitale Pankow, fu retta da un regime comunista e
basò la sua economia su piani cazione e centralizzazione. La vecchia metropoli imperiale divisa in
due, Berlino Ovest e Berlino Est, avrebbe caratterizzato per molto tempo la geopolitica
dell’Europa come cuore della contrapposizione tra capitalismo e comunismo.

Il clima di Guerra Fredda in Europa portò la nascita di alleanze militari avverse:


• Nell’aprile del 1949 il patto Atlantico raccolse 12 Paesi (Usa, Italia, Portogallo, Canada, Islanda,
Uk, Francia, Paesi Bassi , Belgio, Lussemburgo, Danimarca e Norvegia) tenuti ad intervenire in
difesa degli alleati in caso di attacco. All’alleanza era legata l’organizzazione militare della Nato;
• Nel maggio del 1955 fu stipulato il patto di Varsavia tra l’Urss e i Paesi legati a essa legata
dell’Europa orientale.
DEMOCRAZIA E CAPITALISMO A OVEST
Gli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale ebbero pochi morti e il loro territorio non fu toccato
dai combattimenti, ma al contrario, il con itto produsse bene ci sull’economia. Nel 1945 il
predominio mondiale degli Usa in campo industriale, commerciale e nanziario non poteva essere
scal to neanche dall’Urss, forte solo sul piano militare. Anche nel corso dei due mandasti
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presidenziali di Dwight D. Eisenhower, gli Usa continuarono a crescere sul piano economico e a
raggiungere i primi progressi nel campo sociale, con l’integrazione razziale tra bianchi e neri. In
questi anni emerse sulla scena politica il ruolo del senatore Joseph McCarthy, a cui si deve il
nome maccartismo, per indicare l’atteggiamento politico statunitense di acceso anticomunismo.
Le sue accuse e i suoi allarmi sul “pericolo rosso” si intrecciarono con le attività della
Commissione per le attività anticomuniste, la quale durante delle celebri udienze pubbliche
espose alla riprovazione pubblica molti esponenti del mondo della cultura statunitense, sospettati
di connivenze con il comunismo. Si creò nel paese una “caccia alle streghe” contro chiunque
professasse idee di sinistra o di ondesse le tesi del socialismo in terra americana:
• Fu limitata la libertà di azione sindacale dei lavoratori;
• Moltissimi impiegati pubblici persero l’impegno;
• L’accusa di spionaggio a favore dell’Urss portava alla sedia elettrica Julius ed Ethel, accusati
senza prove di aver trasmesso a Mosca segreti sulle armi nucleari.
La “red scare”, ovvero la “paura rossa” si attenuò dopo la metà degli anni Cinquanta, ma
l’anticomunismo viscerale rimase un tratto caratteristico della società e della politica americana
no alla ne del Novecento.
La Repubblica federale tedesca, proclamata il 7 settembre del 1949, ebbe come primo cancelliere
il cristiano-democratico Adenauer, antinazista e carcerato negli anni Trenta per la sua opposizione
alle leggi di Hitler. Il nuovo Stato sorgeva dalle ceneri di un paese distrutto dalle bombe alleate,
invasioni e occupazioni militari e moralmente a causa del genocidio ebraico. Gli alleati, inoltre
avevano deciso di smantellare parte dell’apparato industriale tedesco e requisirne i macchinari,
che furono portati soprattutto ad est. Pur venendo da una situazione tragica la Repubblica
federale tedesca conobbe una ripresa economica, che la portò a godere di uno dei maggiori livelli
di sviluppo del mondo. A tali risultati si giunse grazie a dei fattori:
• La laboriosità della popolazione;
• Gli aiuti del piano Marshall;
• Una politica economica di matrice liberista.
Inoltre la Germania dal punto di vista politico, rappresentò per gli Usa e Urss il bastione più
avanzato del proprio sistema di alleanze. Quindi, Rft e Rdt, bensì controllate da Washington e
Mosca, furono ra orzate tanto da tornare ad avere un decisivo peso internazionale. In questi anni
si consolidarono le formazioni pratiche che avrebbero guidato la Repubblica federale anche negli
anni successivi:
• L’Unione cristiano-democratica di Germania, alleandosi con gli Usa in politica estera;
• La Spd, formazione socialdemocratica sopravvissuta al nazismo e principale partito di
opposizione;
• Il Partito comunista, posto fuori legge nel 1956, così come i partiti di estrema destra che
volevano ricalcare le orme del nazismo.
Il regime parlamentare del Rft mostrò un’eccezionale stabilità, ottenuta grazie alla s ducia
costruttiva, ovvero, fu stabilito che il Parlamento potesse s duciare un esecutivo solo se già
capace di esprimere a maggioranza il nome del nuovo cancelliere.
Il Regno Unito uscì dal con itto mondiale vittorioso, ma sul piano economico gravarono gli enormi
debiti con gli Usa e con gli Stati del Commonwealth. Mentre sul piano sociale la stanchezza per i
sacri ci della guerra, emerse quando nel 1945 il laburista Clement Attlee in isse un’inaspettata
scon tta elettorale a Whiston Churchill. Il leader conservatore aveva condotto i britannici alla
vittoria, ma quest’ultimi volevano cambiare pagina. I laburisti a rontarono le di coltà economiche
mantenendo le pesanti misure di austerità della guerra, come ad esempio, salari bassi,
razionamento del cibo e mantenimento dei livelli di tassazione. Dopo aver superato il picco della
crisi la politica del governo britannico prese una direzione nuova. I laburisti iniziarono a prevedere
un forte intervento dello Stato in economia e il suo coordinamento con l’impresa privata,
assecondando le scelte già messe in pratica negli Usa. Il primo obiettivo era la piena occupazione
e seguendo la teoria dell’economista Beveridge, lo Stato doveva garantire a tutti i cittadini
sicurezza sociale e servizi, reperendo le risorse tramite il sco. Le politiche di Attlee si mossero in
svariate direzioni:
• Un piano di nazionalizzazioni coinvolse le miniere di carbone, la produzione dell’energia
elettrica e la Banca d’Inghilterra;
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• Furono istituite le prime strutture del Welfare State, “lo Stato del Benessere” e furono introdotti,
il sistema sanitario nazionale, un sussidio pubblico per i disoccupati, la promozione dell’edilizia e
l’istruzione scolastica obbligatoria dai 5 ai 15 anni.
Nel 1951 i laburisti furono sostituiti dai conservatori, che non modi carono la politica sociale ed
economica dei predecessori con una sola eccezione, ovvero restituirono ai privati la produzione di
acciaio e pertanto la vita dei britanni migliorò in tutti questi anni.
Entrato alla testa dei suoi soldati a Parigi, il generale De Gaulle rimase al capo del governo
provvisorio francese no al 1946. I francesi furono costretti a ride nire le istituzioni dello Stato a
causa del fallimento della Terza Repubblica, l’umiliazione nazionale subita a causa della Germania
e la compromissione di Vichy con il nazismo. Così nel 1946 nacque una nuova costituzione, la
Quarta Repubblica (quella attuale è la Quinta Repubblica) di natura parlamentare e caratterizzata
da una notevole instabilità politica. All’inizio degli anni Cinquanta la Francia mostrò una ripresa e
una crescita del tenore di vita dei cittadini. Gli elementi che caratterizzarono tale crescita furono,
l’intervento dello Stato in economia, le nazionalizzazioni e gli aiuti del piano Marshall. A dominare
il dibattito interno non furono più i problemi economici e sociali, ma le questioni coloniali, infatti
una serie di rivolte antimperialiste in Indocina e Nordafrica produssero tensioni alla “giovane”
Quarta Repubblica. De Gaulle chiamato nuovamente per portare il paese fuori dalle di coltà era a
capo di un governo di unione nazionale e promosse la stesura di una nuova Costituzione, che
dava al paese un regime a guida presidenziale. La carta fu approvata in un referendum e così
nacque la Quinta Repubblica, della quale De Gaulle fu il primo presidente. Il piano Marshall
contribuì anche alla nascita dell’europeismo, ovvero il processo di integrazione sovranazionale fra
i Paesi del Vecchio Continente. Infatti dovevano trovare un accordo per dividersi razionalmente gli
aiuti americani. Ne scaturì un forte dibattito tra governanti sulle prospettive dell’Europa. Da un lato
il con itto appena concluso fece capire la necessità di superare gli antagonismi legati al
nazionalismo e alla politica di potenza, dall’altro il protagonismo degli Usa e Urss obbligava gli
europei a unire le forze per non perdere peso internazionale. Per dare maggiore unità all’Europa si
dovevano superare vecchi antagonismi. In ne prevalse il desiderio si superare il passato e si
giunse così a una serie di tappe fondamentali:
• Nel 1948 i paesi del Vecchio Continente si unirono all’Ocece, per gestire i ussi economici del
piano Marshall;
• Nel 1951 nacque tra Rft, Francia, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo la Comunità
europea del carbone e dell’acciaio (Ceca), per facilitare lo scambio delle importanti materie prime;
• Nel 1957 gli stessi Paesi siglarono il trattato di Roma istitutivo della Comunità economica
europea (Cee), per portare a una libera circolazione di merci, lavori e capitali e alla creazione di un
mercato unico e in quell’occasione fu creata anche la Comunità europea dell’energia atomica
(Euratom), per lo sfruttamento paci co della nuova fonte di energia.
I grandi protagonisti dei primi passi dell’unità europea furono l’italiano Alcide De Gasperi, il
tedesco Konrad Adenauer, il ministro degli Esteri francese Robert Schuman e il presidente del
Consiglio belga Paul-Henri Spaak. Essi riuscirono a convincere i propri popoli che un futuro di
pace generale valeva la cessione agli organismi comunitari. Il progetto europeista aveva il suo
punto debole in una mancata integrazione politica e la nascita di Ceca, Cee ed Euratom diede agli
abitanti del Vecchio Continente la sensazione e la speranza che l’Europa potesse ripartire su
nuove e più solide basi.
COMUNISMO E PIANIFICAZIONE AD EST
Il prestigio guadagnato dall’Urss e dal regime staliniano nella lotta contro il nazismo si ri ette
sull’intero movimento comunista mondiale. Mosca uscì dal con itto ra orzata anche sul piano
territoriale. Per a rontare le nuove responsabilità secondo Stalin era necessario intensi care il
controllo e potenziare la mobilitazione economica e sociale. In più Stalin volle ra orzare l’apparato
bellico in vista di una presunta guerra con l’Occidente. Pertanto chiuso il con itto nel 1946 fu
lanciato un piano quinquennale. Dopo gli enormi sacri ci compiuti gli abitanti sovietici non
conobbero nessun miglioramento della vita, infatti il livello dei salari e consumi rimase bassissimo,
Stalin ra orzò l’apparato poliziesco con arresti, deportazioni, Stalin rinfocolò l’antisemitismo,
infatti alcuni medici ebrei furono arrestati con falsa accusa di essere agenti dell’organizzazione
sionista Joint e rinchiuse i soldati prigionieri nei Gulag. Inoltre la mancanza di libertà economica,
sociale e politica ra orzò il regime, ma spense la possibilità di crescita e portò alla ribellione delle
masse al sistema di potere comunista. Il controllo degli Stati europei sotto le due superpotenze si
ridusse e nei Paesi controllati da Mosca varie tappe portarono all’istaurazione di regimi totalitari
come ad esempio, l’abolizione di tutti i partiti, l’annientamento del vecchio ceto dirigente
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borghese, la cancellazione di tutte le libertà sindacali, la redazione di nuove Costituzioni socialiste,
la collettivizzazione delle terre, la nazionalizzazione di banche e trasporti e la centralizzazione e la
piani cazione della produzione. In breve tempo l’economia dei Paesi dell’Europa orientale si
ritrovò a so rire degli stessi mali che a iggevano quella sovietica, con crescita della produzione
in fabbrica, ma uno scarso tenore di vita, infatti l’agricoltura non o riva su cienti beni alimentari e
i salari non decollavano, inoltre questa fu la cornice in cui si sviluppavano le “democrazie
popolari” che si allinearono alle politiche dell’Urss, cosi che Ungheria, Polonia, Romania, Polonia
e Bulgaria divennero dei “satelliti” di Mosca a sovranità limitata. A cambiare la situazione fu la
morte di Stalin nel 1953 che fu accompagnata da un lutto pubblico in tutti i movimenti comunisti.
La morte di Stalin causò alcune tensioni che portarono a delle proteste dettate dal basso livello
dei salari e dalle pessime condizioni di vita dei lavoratori. Successivamente si a ermò come
personalità più capace il segretario del Pcus, l’ucraino Chruscev e le sue prime azioni furono sin
da subito signi cative come, dare spazio all’industria leggera ed elevare il tenore di vita, concluse
la pace con l’Austria e riprese i rapporti con la Jugoslavia di Tito e liberò i soldati dai Gulag. Tutto
ciò spinse l’opinione pubblica a riporre nel nuovo capo speranza di cambiamento del potere
sovietico e di una convivenza tra capitalismo e comunismo, ma a suscitare tanto clamore nel
mondo fu la relazione degli anni del potere staliniano resa da Chruscev al XX congresso del partita
comunista sovietico; le dichiarazioni dovevano restare segrete, ma arrivarono pubbliche tramite la
loro pubblicazione sul New York Times. Chruscev denunciò i crimini dell’epoca staliniana e queste
“deviazioni” dei principi del comunismo non erano il risultato inevitabile dei difetti del sistema di
potere a Mosca ma, dovevano essere addebitate interamente a Stalin. Chruscev demolì il mito del
dittatore e diede il via al processo di “destalinizzazione”, promuovendo il ritorno alle origini della
rivoluzione. Solo la restituzione del potere al popolo avrebbe permesso al socialismo sovietico di
svilupparsi correttamente e giungere all’instaurazione del nuovo mondo comunista sognato da
Marx e Lenin, però i vertici del partito comunista erano guidati da uomini di Stalin, per cui tale
processo di rinnovamento non fu profondo e la vita del paese rimase oppressa. Con il suo
intervento al XX congresso Chruscev risvegliò la rabbia delle popolazioni dell’Europa dell’Est; le
prime ribellioni scoppiarono in Polonia tra gli operai e dopo scontri durati giorni il partito
comunista placò le proteste a dando il potere a Gomulka, che promise maggiore attenzione ai
bisogni dei cittadini, lasciò agli operai la libertà di riunirsi in fabbrica e concesse ampi spazi al
culto religioso. Molto più gravi furono i fatti d’Ungheria, dove nell’ultima scoppiò una vera e
propria rivoluzione contro il potere comunista e anche in questo caso la dirigenza fu sostituita da
uomini precedentemente avversati da Stalin, come Nagy che divenne capo di stato. La rivoluzione
non si fermò e Nagy annunciò l’uscita dell’Ungheria dal patto di Varsavia e nuove elezioni con il
ritorno alla democrazia e al pluripartitismo. Kadar chiese l’intervento dell’Urss e la repressione fu
schiacciata, Nagy venne condannato a morte e la riforma interna del sistema di potere comunista
era impossibile. La vicenda ungherese fece capire che Mosca non voleva rilasciare alcuna
autonomia agli stati satelliti. Le conseguenze della repressione furono enormi, in quanto fu delusa
la speranza di chi aveva creduto nella costruzione di un socialismo giusto e democratico. Anche
all’interno del partita comunista italiano si aprì una critica allo stalinismo, ma la maggioranza del
Pci rimase legata al modello sovietico. Un’importante eccezione alla stalinizzazione dell’Europa
orientale venne rappresentata dalla Jugoslavia, unico stato europeo a liberarsi dell’occupazione
nazifascista grazie ai partigiani comunisti di Tito. Conquistato il potere, quest’ultimo a ermò la
decaduta della monarchia e nel giugno del 1945 proclamò la repubblica. Tito si sforzò anche di
trovare una via peculiare al socialismo che mettesse al riparo la Jugoslavia dal totalitarismo
stalinista e proprio per questo che Belgrado non aderì al Kominform. Divisi da questioni
ideologiche Tito e Stalin ruppero nel 1948 e allora la propaganda sovietica lanciò sul leader
balcanico l’accusa di essere contro il comunismo, ma Belgrado perseverò sulla sua strada e sul
piano interno preferì alla piani cazione l’autogestione operaia delle fabbriche e lasciò spazio
all’iniziativa privata.
DEMOCRAZIA E COMUNISMO IN LOTTA PER LA SUPREMAZIA GLOBALE
Negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale Washington e Mosca credevano di poter
controllare l’avversario grazie alla propria supremazia militare e accelerarono la corsa al riarmo;
solo gli Usa possedevano l’atomica, ma l’Urss in pochi anni colmò tale svantaggio e nel 1949
proclamò la produzione della bomba sovietica. Quindi ormai entrambe le superpotenze
possedevano di basi estere e bombardamenti a lungo raggio. L’opinione pubblica era cosciente
che date le capacità delle nuove armi un con itto avrebbe segnato la ne del genere umani ed è
proprio questo timore alla base della fragile pace della Guerra fredda: la “mutual assured
destruction”, la “reciproca e sicura distruzione”, impedì alle due superpotenze di utilizzare le armi
nucleari. E ciò spinse a cercare soluzione diplomatiche alla crisi.
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Fu l’Estremo Oriente ad accogliere le battaglie più sanguinose tra democrazia e comunismo, in
particolare accadde in Cina e in Corea. Punto fondamentale dello scontro tra capitalismo e
comunismo, Occidente e Oriente, fu la vittoria di Mao Zedong in Cina. Per tutta la Seconda guerra
mondiale i comunisti di Zedong e i nazionalisti di Kai-Shek si batterono insieme contro i
giapponesi, però al termine del con itto, scoppiò di nuovo la guerra tra il Koumintang e i
comunisti. Ora la situazione interna appariva cambiata e con la nascita della contrapposizione dei
blocchi, lo scontro civile cinese divenne un criterio per misurare la forza delle due grandi ideologie
in lotta. Kai-shek ebbe l’appoggio statunitense, Mao ebbe l’appoggio sovietico. Dopo tre anni di
feroci combattimenti Mao Zedong prevalse, entrando a Pechino e proclamando la Repubblica
popolare cinese, mentre Kai-shek dovette rifugiarsi sull’isola Formosa e lì fondò la Repubblica
nazionalista cinese. La vittoria di Mao rappresentava anche un successo del comunismo, poiché
riuscì ad in uenzare le sinistre che in tutta l’Asia lottavano contro l’imperialismo europeo. In Corea
la Guerra fredda raggiunse il punto di massima tensione quando vi si combatté una guerra civile
molto sanguinosa. Lo scontro ebbe origine dalla divisione in due dopo la resa del Giappone: da
una parte la Corea del Nord comunista sotto la guida di Sung legata all’Urss e alla Cina, dall’altra
la Corea del Sud, retta da un regime autoritario fedele all’Occidente. Nel 1950 l’esercito nord
coreano occupò quasi tutto il Sud della penisola, per uni care il Paese sotto il comunismo. In quel
frangente di tempo all’Onu il rappresentante sovietico nel Consiglio di sicurezza era assente e
l’assenza russa consentì all’Onu di dichiarare la Corea del Nord un Paese aggressore,
autorizzando l’intervento militare a sostegno dalla Corea del Sud. Le truppe dell’Onu erano
guidate dagli Usa sotto il comando di MacArthur e la loro rapida avanzata fu innescata dal
contrattacco di Pechino, questo fu il momento di massimo pericolo, infatti il comandante dell’Onu
chiese l’uso dell’arma nucleare contro la Cina, ma Truman non assecondò MacArthur, lo destituì
promuovendo la pace tra le due frazioni della Corea. L’armistizio fu rmato nel 1953. Al termine
della Seconda guerra mondiale il Giappone sembrava piegato su se stesso, poiché oltre il gran
numero di morti si aggiungeva anche le devastazioni causate dai bombardamenti aerei. Bruciante
era stata poi l’umiliazione della scon tta e l’imperatore Hirohito dovette rinunciare allo status di
divinità. Governatore del Giappone fu il generale MacArthur, che di lì a poco avrebbe guidato
l’Onu e a lui Truman diede il compito di portare i giapponesi sulla strada della democrazia. Gli Usa
non avevano interesse nell’annientare l’avversario, anzi era necessario trasformarlo in un forte
alleato. La Costituzione entrata in vigore nel 1947 diede al Giappone un regime monarchico
parlamentare, in cui l’imperatore fu ridotto a simbolo dello Stato e unità del popolo. Il regime di
occupazione si concluse con grandi riforme dal punto di vista economico, come ad esempio la
riduzione dei monopoli e la ridistribuzione della terra dei proprietari assenteisti. Nel 1956 fu siglata
la pace e più tardi Tokyo entrò a far parte delle Nazioni Unite. Sin da subito i giapponesi
intrapresero la ricostruzione materiale del proprio Paese e grazie agli aiuti nanziari americani
furono i protagonisti uno straordinario sviluppo economico.
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