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A. Varsori, Storia internazionale. Dal 1919 ad oggi, il Mulino, 2020, dal capitolo IV in poi
Akira Iriye, Global community: the Role of International Organizations in the Contemporary World, University of
Caifornia Press, 2002
Mauro Campus, eds. Sviluppo, crisi, integrazione. Temi di Storia delle relazioni internazionali per il XXI secolo, Torino-
Milano, 2012
Marc Gilbert, Storia politica dell'integrazione europea, Roma-Bari, Laterza, edizioni più recenti.
Giuliano Garavini, The Rise and Fall of OPEC in the Twentieth Century, Oxford, 2019
Duccio Basosi, Finanza e petrolio. Gli Stati Uniti, l'oro nero e l'economia politica internazionale, Venezia, 2012
Duccio Basosi, Giuliano Garavini, Massimiliano Trentin, eds. Counter-shockThe Oil Counter-Revolution of the
1980s, London, 2018
James Gelvin, The Modern Middle East. A History, Oxford, 2015

Altro passaggio importante: conferenza di Brettonwoods nel 1944 dove vennero discussi e negoziati gli assetti
economici internazionali del post guerra, che avrebbe dovuto garantire la reintegrazioni di tutti mercati internazionale
all’interno di un unico mercato globale secondo principio di libero commercio, libera impresa, collaborazione banche
centrali. Venne negoziato il gold standard (US dollar standard) cioè un sistema finanziario che sarebbe stato al servizio
del libero commercio, dove stabilità monetaria del dollaro, sterlina, franco francese, di un futuro marco tedesco, lira
italiana ecc., i valori di queste monete si sarebbero stabilizzati attorno a determinati rapporti (10 franchi per 1 dollaro
per esempio)con i dollari USA. La stabilità, nel tempo, di quel cambio avrebbe reso prevedibili gli scambi commerciali.
Prevedibilità perché gli scambi i programmi economici, tanto a livello di impresa quanto a livello nazionali sarebbero
stati facilitati dal fatto che era possibile sapere che 10 franchi valevano 1 dollaro, o i cambi comunque rimanevano
minimi, laddove ci sarebbero stati dei problemi economi o produttivi in un paese che si trasferiva anche in ambito
finanziario allora sarebbero intervenute delle istituzioni finanziarie internazionali foraggiate dai paesi membri di
queste organizzazione, che sarebbero andate i soccorso per quei determinati paesi. Obiettivo reintegrazione economia
internazionale, stabilità finanziario era funzionale al commercio dove usa si potevano come garanti della stabilità
finanziaria e reintegrazione commerciale dollaro a oro, garantire legame fittizio che tot dollari equivalevano a tot oro.
(cose comunque fittizie perché c’è sempre più carta che oro ma l’importante è il consenso, il riconoscimento di tutte
le parti in causa che quel dollaro valeva tot).
Prevedeva che economia si sarebbero riaperta, non ci sarebbero più state preferenze imperiali tar i mercati, processo
di negoziato graduale di abbassamento dei dazi e standardizzati delle regole commerciale sostenute da stabilità
finanziaria, e dunque delle monete, che avrebbero permesso la ricostruzione post guerra.
Hidden history of Bretton Woods: metà discussioni condotte altri paesi oltre a USA e GB (e non solo USA e GB) il cui
obiettivo primario era riuscire a combinare la riapertura dell’economia internazionale, dei commerci, la strumentalità
della finanza rispetto al commercio con l’obiettivo di trasformare da paesi agricoli a paesi agro industriali dei paesi
non completamente bianchi. No URSS a questa conferenza rifiutava impostazione liberal democratica di Bretonwoods
Equilibrare AAA con azione di giustizia e salvaguardia della libera concorrenza che alimenta economie di mercato
tramite elemento statale -> evitare che crisi economica porti a crisi politica per poi avere movimenti come nazismo o
fascismo
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Protagonisti: keynes, e grandi politici finanzieri statunitensi che negoziarono come tradurre idee e categorie
economiche ma anche politiche (democrazia fatto politico) in AAA ne vennero fuori con fondo monetario internazionale
con l’obiettivo di trovare e garantire un equilibrio tra le monete del mondo per evitare ce crisi finanziaria, si
tramutassero in crisi delle valute e tale per cui il marco tedesco fosse carta da straccio).
Da part usa Roosevelt, sostenitore intervento statele nell’economia del libero mercato dove ce ne fosse bisogno,
esempio rompere monopoli per libero mercato.
(dice libro per monografia min 17)
Banca mondiale: amministrazione Roosevelt propose istituzione di questo fondo monetario internazionale per
ricostruire economie del mondo. Banche per la ricostruzione che andranno a mettere fondi e soldi per la ricostruzione
del mondo devastato post guerra, i soldi sono soldi pubblici presi dai singoli paesi che aderiscono all abaca. Sono tutti
dei tentativi di tradurre a livello internazionale quello che molti paesi capitalistici avevano già iniziato a introdurre
negli anni 20-30 post 29, e poi accelerato durante la guerra.
Conferenza di san francisco 1945 ingloba tutti questi principi
Usa ambizione di costruire istituzioni universali, che potessero esser effettive per tutto il mondo (vincitori e vinti)
economie diverse anche URSS. Perche riteneva che queste nuove istituzioni avessero margini di flessibilita di
coniugare liberalismo e democrazia per includere tutti i paesi degli stati (in realtà non fu cosi).
Urss guidata da stalin che si stava avvicinando alla Germania, con economia di guerra e che aveva già sofferto almeno
17 milioni di morti (sui 20 alla fine). Stalin ragionava soprattutto in termini di difesa e carrarmati. Partecipano ala
conferenza si san Francisco e creazione ONU e principio un paese e un voto.
43 Stalin e Churchill nemici ma si riconoscevano la potenza reciproca e che la priorità era far fuori i nazifascisti,
legittimarono ai loro occhi la spartizione dell’Europa secondo il principio secondo il quale laddove sarebbe arrivata
l’armata rossa quelli sarebbero stati territori sovietici. Churchill che voleva mantenere supremazia britannica negoziò
con Stalin un sistema delle quote tale per cui nei territori dove arriva l’armata rossa il 60% del parlamento andrà ai
filo sovietici il 40% sarà dei non filo sovietici. In questo accordo viene discusso il futuro dell’Italia, Stalin acconsentì
che l’Italia rimanesse sotto influenza anglo statunitensi, tuttavia garantite lo spazio di un partito comunista legale, che
diventa partito comunista italiano. Importante perché Italia era la seconda gamba dell’asse (anche se debole)
a yalta principio degli usa id tenere in pieni il fair deal (sistemi di accordi dove nhe urss avrebbe potuto star dentro)
ma postdam vale (muore roosvelt succeso da truman) di più logica di potere di Churchill e stalin dove si segue la
logica di to get as much as possible.
Free world truman
Questo andava contro gli elementi di base dei progetti politici post bellico degli USA. Due ordini di idee che non
combaciavano
SLIDE - Gli Alleati e la costruzione di un «nuovo ordine internazionale»: il ciclo dell’Egemonia USA Gerarchia: guida
USA, con GB e poi Francia, URSS e altri:
• Da Export Militare USA-GB a «Lend and Lease», 1940
• Carta Atlantica, 1941; UN Declaration, 1942
• Conferenze Alleati, 1941-1943, guida USA, sopravvivenza alleati;
• Spartizione Europa, Stalin-Churchill, 1943 vs. Fair Deal-Roosevelt;
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• Bretton Woods, 1944, senza URSS;


• Yalta 2/45, Potsdam 17/7/45 «to get as much as possible»;
• Conferenza San Francisco, 4/1945 per ONU
Tensioni intra-alleati per «Nuovo Ordine»
• USA: «Fair Deal» di F. D. Roosevelt: Sovranità e Democrazia
• Fine Imperi coloniali come spazi privilegiati;
• Multilateralismo, Sovranità stati-nazionali e Gerarchia di Potenza (UNSC);
• Economie di mercato, miste (stato+libera impresa) e Integrazione negoziate dei mercati
• URSS, Difesa confini URSS ad ovest, sud ed est per ricostruzione in 10 anni prima di confronto con West

GUERRA FREDDA
Prima fase anni 50-60: gente che viveva nella fase acuta della GF e che studiava la stessa. Fonti: discorsi pubblici e
elaborazione teoriche die politici odei partiti politici che erano dietro i singoli politici. Approccio molto intellettuale che
poneva molto importanza sul ruolo delle idee, scontro tra est e ovest che origine nelle idee. Perché le fonti a
disposizioni erano quelle. Poi a questo segue una nuova generazione di storici (altra fase storiografica) revisionismo
e strutturali che ragiona in termini di potere che si sostanzia in potenza economic e militare in più aggiunge
trasformazioni del pensiero, neorealismo.

27.10.2022

Fu espressione storica determinato anello spazio e nel tempo, di una rivalità di media e lunga durata su come
organizzare la modernità. Modernità -> società industriale o almeno agro industriale, urbana o almeno fortemente
urbanizzata, organizzata dal punto di vista politico secondo l’unità dello stato sovrano e indipendente. Questo fu
elemento comune ad entrambi i campi. Rappresenta un elemento id base delle due super potenze e dei loro alleati ma
questo sconto lo troviamo già a fine 800 tra forze liberali e forze socialiste.
Sia ben prima del 47 che oltre 89. Pensa a Cina, orizzonte di base comune.
Come e chi deve guidare questa trasformazione, chi deve beneficiarne -< da questo avvenne grande scontro che trova
una forma particolare tra questi anni.
Elementi di diversità:
• Chi deve guidare questi processi:
 dal punti di vista liberare e democratica un ceto imprenditoriale che era la forza trainante dell economia di mercato
capitalista.
 Dall’altro lato forze socialiste, il partito leniniste costituito dalle avanguardie - avanguardie per Lenin poteva essere
costituite da proletari ma anche qualsiasi altro, del ceto medio o borghesi, importante è che fossero dei militanti a
tempo pieno professionisti dediti alla causa rivoluzionaria che prevedeva la presa del potere istituzionale per poi
distruggerlo e ricostruirlo secondo modalità dei soviet e a guida del partito che poi avrebbe dovuto prender e il
controllo peer costruire apparato statutale al proprio servizio.
• Chi doveva beneficiarne di questo processo di modernizzazione:
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 Approccio liberare democratico: classi imprenditoriali, borghesi media o piccola che fosse, e poi per via di osmosi
grazie anche alla regolamentazione di interventismo dello stato degli anni 20 (Roosevelt Keynes) beneficio anche delle
classi popolari (meccanismo di redistribuzione del reddito tramite lavoro salariato)
 Mercato socialista: le classi proletarie lavoratori industriali in termini di controllo dei mezzi di produzione e
processi produttivi sarebbero stato loro a determinare quanta parte della ricchezza sarebbe andata a soddisfare i
propri consumi e bisogni, e quanta parte sarebbe destinata a permettere sviluppo attività produttiva e quindi in form
a di investimenti. Cerano stati tanti tentativi, quella sovietica con statalizzazione dell’economia. Non solo classi
proletari ma il primato comunque sarebbe andato alla classe dei lavoratori.
Riforma agraria: 1800 socialisti marxisti lavoratori industriali che erano il soggetto rivoluzionario della società. 1900
che si fa sempre più forte idea che contadini potevano essere anche loro i soggetti rivoluzionari, idea innovativa
rispetto a pensiero di Marx e Hegel, venne dal fatto che lavoratori industriali non avessero fatto ancora la riforma ma
anche dal fatto che agricoltori presero più potere/importanza e rivoluzione era in fermento in questo ceto e forze
rivoluzionarie e socialiste andarono a espandersi non solo nei grandi ceti industriali ma sempre più nell’Europa centro-
orientale dove il 90% della popolazione era rurale e nel mondo coloniale
• Come organizzare le società:
 Liberal democratici capitaliste: elemnti di base libertà di impresa, proprietà privata, che come consumatori agivano
in un regime di libero, mercato più o meno regolato dall istituzione pubbliche.
 Pianificazione della produzione e dei consumi, esempio NEP, in base ai bisogni dei consumatori che avrebbero poi
determinato quanto serviva produrre per consumo e innovazione.

Campi e non blocchi della storiografia: blocco= gruppo compatto e coeso e omogenei quasi dell tutto. Campo=
Fatto di non allineamento – principio del mondo post coloniale, traduzione in gergo contemporaneo di quel processo
di diversificazione del relazioni internazionali.

[Si parla di processi, sebben molta Europa era gi società moderna sec i parametri detti prima, ma il resto del mondo
no (ancora in fase di decolonizzazione). ]
Altro elemento: rivalutazione del nucleare

Corsa alle armi nucleari, armi sempre più potenti e sempre di più in termini quantitativi e qualitativi, ra uno dei
principali modi di espressione di relazione tra sovietici e statunitensi, però storiografia ci racconta dell armi nucleari
non solo cosi ma anche delle relazioni interne ai due campi, perché il nucleare, e chi comandava il nucleare lo
utilizzava come struento di disciplina e potere rispetto a chi il nuclere non l’aveva.
Ragione di base che Francia e Cina decisero di non accettare questo disciplinamento imposto da Mosca e Washington
creando i propri arsenali.

Guerra fredda come fatto globale -


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26.10.22
Rapporti fra stati uniti e alleati ( in particolare gb poi allargati alla Francia) poi allargati a tutti i paesi contro regimi
nazi fascisti e giapponesi, passaggio importante die principi, idee e categorie che poi daranno forma alle istituzioni
che governeranno le società (ordine): carta atlantica 1941 e UN declaration 1942. Ancora dentro la guerra.
Autodeterminazione, mondo libero dalla tirannia, sistemi liberal democratici come punto di riferimento (lotta contro
nazi fascisti): principi proposti USA e quasi imposti alla GB. Altro elemento importante: bretton woods 44 (momenti
topici di un processo).
Altro passaggio importante: conferenza di Bretonwoods nel 1944 dove vennero discussi e negoziati gli assetti
economici internazionali del post guerra, che avrebbe dovuto garantire la reintegrazioni di tutti mercati internazionale
all’interno di un unico mercato globale secondo principio di libero commercio, libera impresa, collaborazione banche
centrali. Venne negoziato il gold standard (US dollar standard) cioè un sistema finanziario che sarebbe stato al servizio
del libero commercio, dove stabilità monetaria del dollaro, sterlina, franco francese, di un futuro marco tedesco, lira
italiana ecc., i valori di queste monete si sarebbero stabilizzati attorno a determinati rapporti (10 franchi per 1 dollaro
per esempio)con i dollari USA. La stabilità, nel tempo, di quel cambio avrebbe reso prevedibili gli scambi commerciali.
Prevedibilità perché gli scambi i programmi economici, tanto a livello di impresa quanto a livello nazionali sarebbero
stati facilitati dal fatto che era possibile sapere che 10 franchi valevano 1 dollaro, o i cambi comunque rimanevano
minimi, laddove ci sarebbero stati dei problemi economi o produttivi in un paese che si trasferiva anche in ambito
finanziario allora sarebbero intervenute delle istituzioni finanziarie internazionali foraggiate dai paesi membri di
queste organizzazione, che sarebbero andate i soccorso per quei determinati paesi. Obiettivo reintegrazione economia
internazionale, stabilità finanziario era funzionale al commercio dove usa si potevano come garanti della stabilità
finanziaria e reintegrazione commerciale dollaro a oro, garantire legame fittizio che tot dollari equivalevano a tot oro.
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(cose comunque fittizie perché c’è sempre più carta che oro ma l’importante è il consenso, il riconoscimento di tutte
le parti in causa che quel dollaro valeva tot).
Prevedeva che economia si sarebbero riaperta, non ci sarebbero più state preferenze imperiali tar i mercati, processo
di negoziato graduale di abbassamento dei dazi e standardizzati delle regole commerciale sostenute da stabilità
finanziaria, e dunque delle monete, che avrebbero permesso la ricostruzione post guerra.
Hidden history of Bretton Woods: metà discussioni condotte altri paesi oltre a USA e GB (e non solo USA e GB) il cui
obiettivo primario era riuscire a combinare la riapertura dell’economia internazionale, dei commerci, la strumentalità
della finanza rispetto al commercio con l’obiettivo di trasformare da paesi agricoli a paesi agro industriali dei paesi
non completamente bianchi. No URSS a questa conferenza rifiutava impostazione liberal democratica di Breton oods
[da appunti parte 1]

02.11.2022

Configurazione che vedeva primato di due grandi potenze che guidavano in modi diversi due campi (no blocchi).
Cronologia: 4 periodi
• 46-49 origini (già nella 2gm elementi )
• 49-63 guerra fredda “calda”
• 64-79 distensione e competizione: rivalità prende forme diverse
• 79-89/91 fine formale con collasso politico dell’URSS – ne sta rintracciando le origini della fine nel 79 quando non
era più la guerra fredda a essere il principale linea id conflitto/frattura della politica internazionale. Ma altri elemnti,
alre forze portatrci di altri organi e ordini politici e cominciarono altri processi a minare le basi delle capaciota
egemoni di entrambe le potenze protagoniste.
Primo periodo: epoca del delineamento dei due campi avversi in Europa e in asia orientale
Asia orientale: anni 20-30 era andata sviluppandosi una guerra civile in Cina, tra forze nazionaliste guidate da AAA
(Shanga nazionalista di tipo etnico principalmente che voleva supremazia e ripristinare grande stagione degli imperi
cinesi GUARDA APP PARTE 1) e forze AA, faranno fronte comune contro invasore giapponese verrano sostenuti da USA
contro Giappone. (Stalin preferiva Shanga a Mao perche meglio trattatere con nazionalista rispetto a socialista
eterodosso ripsetto ai principi base dell?URSS di Stalin). Da qua radici di relazione complessa tra urss e cina che sarà
comunista. Sconfitti giapponesi, ritorna guerra civili, cinesi partito comunista sotto la guids di Mau e esercito di
liberazioenazionale comunista sconfiggono i nazionalisti e li constringono alla fuga nell’attuae Taiwan. In questo
processo URSS non aiuta mai ilpartito comunista cinese, tentera mediaione, come faranno USA. Sta di fatto che vittoria
deicomunisti in cina e nascita del 49 della reppubblica popolare cinese è una shock per USA, e i sovietici che devono
gestire un alleato enorme e scomkd.
Vanno in parllelo con quello che succedeva in europa: divisione i due sfere di influenza. Ogetto: futuro germania, e tutti
i territori liberata da anglo statunitensi e dall’armata rossa. Qu prevalse la logica dlele sfee di influenza fatta propria
da churchill e stalin, osteggiata da roosvelt ma poi riconosciuta da truman. Da 46 a 49 serie di eventi che riguardano
i nuovi set di poteri delle repubbliche dell’europa orientale, elezioni multipartitiche dove pero (grzie a presenza armta
rossa) prevalgono frotno socialisti sostenuti da sovietici ch in manoera unilaterale con il sostegno di mosca
trasformano nei rocessi costituenti questi stati in repubbliche socialiste. Non a partito unico ma dove il partito di
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governo era il partito socialista. Questi accettarono, di formare quel consiglio per la cooperazione reciproca (Comicon)
nel 49, e in seguito nel 55 daranno vita al patto di Varsavia. Tutto questo non fu processo lineare, c’erano forze di
opposizione (es Cecoslovacchia dove vennero agli scontri armanti, anche in Polonia, Germania orientale, Ungheria).
[poi vedremo movimenti di opposizione] azioni sovietico avevano scopo ben preciso: quello id costruire fascia di difesa
che permettesse all’URSS di difendersi da attacco occidentale che Stalin riteneva inevitabile (dopo napoleone, guerra
civile 17-21 dopo Hitler, Europa orientale doveva essere cuscinetto) da qui tutte le azioni dell’armata rossa.
Ad ovest: passaggio da fair deal di Roosevelt a free world di Truman: usa aprivano sostegno a tutit i paesi cpn
discriminanti (sistemi liberal democratici e economie di mercato) incompatibili che progetti sovietici. Costruzione
blocco occidentale: USA elaborare un piano di aiuto e sostegno per ricostruzione Europa (ERP), che diceva he usa aiuta
a ricostruire le economie agroindustriali verso industrializzazione, con finanziamenti sia finanziari che di prodotti, con
pero alcune condizioni: fedeltà politica ai principi della carta atlantica contenimento sovietici, coordinarsi tra di loro
per ricostruzione e grande mercato a favore USA -> riequilibrare bilancia dei paganti. C’era convergenza di interessi
statunitensi e dirigenti europei dell’Europa occidentale.
46-47 crisi in grecia che dara vita alla dottrina truman
49 nasce la NATO patto latlantico politico, da cui segue l’organizzanione militare
49 prima bomba autonomica da URSS
Secondo period eta d’oro e corsa al nucleare: usa e URSS che accumulano quantita enormi di armi nucleari da arrivare
allo stallo della deterrenza nucleare dato dal concetto di MAD (mutual assure destruction) avevano sufficineti armia
soprvvivere a un primo attacco nucleare e contrattacare con un secondo colpo (second strike).
Tera potena nucleare che si stava sviluppando era GB, che era ancora un impero ma che avvea perso idia perla
dellimoero e crisi di suez che perde, ma acquisice armi nucleari ma decide di dipendere da tecnologia USA. M
(I primi due periodi: declino da potenza globale a potenza regionale)
Altri paesi stavano sviluppando leproprie armi nucleari: Francia con De Gaulle , Siria e AA avevano dipendenza di
cegliere politiche tra cui dottrine nucleari.
Cina acquisisce arma ucleare -> india in contrasto territoriale -> india si arma -> israele, iran, iraq
62-63: Cuba -> apice dle rischio – iniziano a limitare proligferazione nucldeare, trattati di non proliferazione un
succeso perche proliferazioe contenuta
64-79 -> La guerra fredda si globalizza da anni 50 a fine anni 70, internazionalizzazione conflitti di naturale locale o
regionale (arabo-israeliani, conflitti in Vietnam)

Capacità comunità europea di gestire il blocco di paesi


68 primavera di praga: intercento sovieticocontor tentividi rforma del socialismo ceco slvacco: non c’è possibilità di
autonomia alla costruzione del socialismo metesse in dubbio dal comicom e patto di versavia, quindi riporposizione
comando sovietico dei paesi
Efetto paradosale di auimentare divario tra dicorso pubblico ufficiale (in linea con mosca) e convizione dei dirigenti
delll’europa orientale della necesista di smarcarsi da mosca, farlo senza dirlo. Questo porterà a quel periodo di
ricostruzione delle conessione tra europei occidentale e orientale, che avviene a traino da germania
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Trattati di muto riconoscimento tra germania est e ovest del 72 -> mutuo riconoscimento dei due stati ma lasciava
irrisolta l’unificazione pretesa rappresentanza tedesca del popolo tedesca della repubblica federale tedesca
Trattato nel 72 con germania est e ovest e polonia su demarcazia dei rispettivi confini
Alal dimensione reginle europa con conferenza CSCE a iniziativa a traino europeo, in cui vennero coinvolte unione
sovietica e USA, e significò a livellol delle due superotenze: muto riconisciemnto del fatto che entrambe ossero le
super potenze nucleari, che i confini post 2gm non sarebbero stati violati quindi da parte urss la agranzia degli
occidentali non avrebbero attaccato, e maggior libertà da est e ovest di rocstrire legamik economic, sociali ma non
politici neii quali inserire la questione tedesca (nazione che parava stessa ligua organizzata secondo due stati diversi).
Relazioni tra i due capi si riconoscono e rimarranno tali, aumenta però la differenza di capitali, rappoerri asimmetrici
che portano a bancarotte da parte dei paesi dell’est dai primi anni 80 fino alla fine degli anni 80. Isi vedono altri
processi che differiscono dalla guerra politica. Aumenta autonomia politica dei ocnflitti regionali che non sta dentro
le categorie capitaliste-socialiste. Nasce OPEC
79 sovietici invadono afghanistan
Sempre più ponderanti logiche di sviluppo e conflitto non proprie della guerra fredda e negano validità guerra fredda
– porcessi di autonomia regionale
Smonta gerarchie interne ai campi
Elemento comunque che rimane portante: nucleare
Fino ad arrivare al collasso delle repubbliche socialiste -> collasso non solo economico, non cadono per quello,
elelmtno che scardica le capacità di comando di dominio da parte die paesi socialiste in europa dell’est è lamobilità
delle persone, cittadini dell’europa orinetale vogliono e andarono a ovest libneramente, approffitando dei premssi in
lasciati in maniera contigente in maniera eccedente dalla visione dei comandnti. Tedeschi dell’est vanno a ovest,
ungheresi pure, 80% di quelli che vanno ad ovest poi tornano a est
Incapacita politica dirigenti socialisti e estrema frammentgazione froze di opoizioni anti socialista -> permisio libero
campo a iniziativa dei paesi occidentali (in primisi comunità europee) a fvorire unificazione tedesca (anessione
germania dell’est a germnai dell’ovest con referendum), collasso e disacimento delle strutture di potere che vavano
disciplinato le società sexondo i pricnipi del marxismo leninismo.
In URSS a metà degli anni 80 -> grande dibattito su riforma del paese e elezione nuova classe dirigente a partire da
rapporti e comportamenti sociale, maggior libertà di espressione, possibilità di criticare il sistema ai fini di liberare
energie produttivi (creatività dl lavoro) per riforme l’economia. Sovietici penassero a se stessi -> spese a guerra
doveva diminuire per rilancio economico – fine corsa alle armi e non intervento all’esterno
91v negoziato con USA -> punto di vista militare e tecnologico sovietici non sono la passo con gli USA, URSS non più
potenza economica
Conflitti politici su base etnica: nel Caucaso Armenia e azarbegian primo esempio scontro etnico interno URSS tra due
repubbliche che da il via a rivendicazione di autonomia e indipendenza su base etnica dei paesi baltici, Caucaso, asia
centrale, che troveranno conferma all’interno della federazione russa con ascesa delle forze più nazionaliste russe
(Boris) che ritenne irriformabile URSS ma poteva essere riformabile al Russia, che doveva liberarsi delle altre
repubbliche.
Scontri interni, tentativo di colpo di stato nel 91, dicembre 1991 fine URSS e nascita federazione russa
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FINISCE LA GUERRA FREDDA nel frattempo avevano già cessato di essere attore politico internazionale rilevante nella
guerra del golfo del 90-91, Iraq conquista Kuwait e usa dispiegarono troppe a protezione saudita e liberare Kuwait e
dimostrano le proprie capacità egemoniche nel senso di dominio -> USA DOMINIO EGEMONE

09.11.2022
Guerra di corea (: passaggio importante per guerra fredda perché
1- Segnò ulteriore militarizzazione dello scontro tra campo occidentale e campo socialista nel quadrante asiatico
2- Da un lato si può rinvenire, storiografia ha visto elementi che si vendono in futuro, sulla capacità degli usa di
mobilitare oltre le proprie risorse (militari finanziarie economiche) sia per sforzo bellico preciso sia per riarmo a pieno
regime che dopo le spese per la 2 guerra mondiale stava, come normale che sia passando da piena operatività per
sforo bellico più verso produzione civile (bilanciare esportazioni con importazioni).
Elemento distintivo anni 50-70 era l’idea/convinzione che perdite, investimenti a perdite nel breve periodo erano la
norma perché quello che importava era il medio e lungo periodo, perché in questo si sarebbero fatti i grandi soldi, o
quantomeno gli investimenti avrebbero avuto una remunerazione nel lungo e medio periodo (economia dello sviluppo).
MODELLO ECONOMICO ADOTTATO:
A seguito crisi anni 20, esperienza anni 30 (grande depressione) che in maniera trasversale prevalse l’dea di base tale
per cui se settore privato, leggi capitalistico fine ultimo accumulazione capitale, non funziona o è in crisi, al fine di
salvaguardarne il funzionamento e salvaguardare quelle istituzioni di mercato (libero) che potevano essere mese a
rischio dalla crisi, e salvaguardare sistemi politici e governo del territorio e della popolazione, in senso sia autoritario
che liberale, allora è necessario l’intervento dello stato (settore pubblico), da qui la diffusione di quelle idee
(keynesismo) che riconoscevano che il capitalismo è fatto di cicli, con momenti in cui economia cresce (a traino
dell’attività privata, impresa e libera impresa privata), momenti di stagnazione, e poi momenti di recessione, ((non
preso come problema)) in cui diminuisce ricchezza ma vengono messe in pericolo la stessa tenuta di governo delle
popolazioni, come si credeva fosse il caso negli anni 30. Da cui si sostenente il principio per cui il settore pubblico
possa intervenire tanto in termini di regolazione dei mercati (libertà d’impresa) tanto con intervento diretto in
economia (salvare banche, nazionalizzare certe attività produttive strategiche) al fine di smussare gli eccessi dati da
andamento intrinsecamente ciclico dell’economia, tale per cui non si raggiungerà mai il cosiddetto abisso (che per usa
significava disoccupazioni e di massa tra il 20 e 40%, Germania crollo marco tedesco e avvento nazismo). Questi
principi trovarono condizioni materiali per diventare istituzioni che disciplinavano società da rima negli anni 30 (new
deal), nazionalizzazioni fasciste, il forte intervento della spesa pubblico da parte del nazional socialismo, e altre
varianti. Principi irregimentati durante economia di guerra. Questo fu modello adottato per tutte le economie.
[Risultato guerra di corea fu anche questo, rimette in moto aaa che facevano fatica a ripensarsi per produzione civile
nei tempi di pace dopo aver vissuto la seconda guerra mondiale. questo sistema riguarda anche maggioranza paesi
post coloniali. ]
CRONOLOGIA:
anni 50-metà anni 60 considerata come momento della guerra fredda calda.
New look:
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• Usa più ricchi e piu fortii, ermini economic, militari e politici (leadership) passarono dopo guerra di crimea a una
radicalizzazione, escalation, delle proprie politiche rispetto a unione sovietica: da repubblicana con idea del semplice
contenimento all’idea del push back, quindi contenere e respingere i sovietici. Con nuova dottrina del 1954 si prendeva
in seria considerazione l’idea del primo colpo (ladove i sovietici espandono il propri contorllo anche ocn uso di armi
convenzionali gli usa non escludono uso dell’arma nuclare in senso massiccio e anchwe qualsiais risposta AAA)
• Alleanze politiche militari per contenere i sovietici entro i loro territori ed eventualmente rimandarli a casa dove
avessero provato ad espandersi.
Riarmo -> riarmo nucleare. Uno degli elementi alla base di questa escalation era risparmiare i costi dell’esercito
convenzionale. Se punti tutto sul nuclaere e quindi caoacità di deterrenza contro i sovietici (ogni attacco sovietico
avrebbe avuto come risposta il nucleare) gli usa potavano risparmiare sull’esercito dei militari soldati, e inoltre questo
avrebbe risparmiato un attacco diretto contro giapponesi
Da qui patto mania: tentativo continuo di costruire patti militari con tutti quei paesi di orientamento filo occidentali che
diventano o erano dipendenti da europei. Primi anni 50 entra turchia nell nato, 55 prima soppressione britannica, poi
intervengono usa nasce patto di Baghdad alleanza politico militare che univa AAA per cintura di contenimento a sud
dei sovietici. Ma nel 54 si crea un'altra allenaza ASEAN con scopo di contenere in asia tanto i sovietici ma soprattutto
i cinesi, che al tempo gli usa pensavano fossero diretta emanazione di mosca.
Altro passaggio importante: 1954 3 ottobre Germania RFT entra nella nato, permette il riarmo tedesco a 9 anni della
resa incondizionata sotto lecita e controllo della nato. Cio significava cosruzione esercito e questo ando a scapito con
progetti di difesa europea AA ??????’

Momento di creazione di alleanze


Lato orientale: patto di Varsavia politico militare tale per cui doveva garantire integrità territoriale dei paesi vicini a
Mosca, membri della comunità economica socialista (comicon) e che in teoria doveva rispondere alla logica del
coordinamento degli strumenti di difesa, ma di fatto era monopolizzata da mosca la quale aveva capacità di gestire
alleanza del genere.
Si ha un processo che apparentemente fu di consolidamento tra i due campi. Ma al contempo furono delle difficolta
interne che andavano a minare la coesione interna dei rispettivi campi.
1953 grandi manifestazioni e mobilitazioni operaie nel territorio occupato dell’URSS in Germania, represse da esercito
armata rossa con le armi. Protestare contro controllo sovietico degli apparati produttivi di questi paesi. Da qui
storiografia dimostra si vede come creazione di patto di vssrsavia fu tentavi di serrare rangi rispetto a questi
scricchiolii interni.
1953: morte di Stalin
Vincitore AAA
Processo si conclude nel 55
Obiettivo: interno a urss passare da epoca di ricostruzione forzata post bellica verso prodotti di consumo per la
popolazione. Sotto lui si da inizio a quello grande opera di costruzione pe edilizia popolare, prende forma dei grandi
palazzi che permetteranno a grande parte della popolazione sovietica di avere accesso a case immobili con servizi
igienici e servizi come accesso a scuole, che fosse di vicinanza. (stesso periodo edilizia popolare in italia, francia ecc)
Attenzione verso benessere della popolazione, investire su beni consumo ma per fare questo bisognava diminuire
spese militari, per far questo bisogna trovare modus vivendi con paesi occidentali, da qui idea di lui e del suo partito
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e gruppi dirigenti, della coesistenza pacifica. Coesistenza ma al contempo competizione, la quale dovrà avvenire su
base pacifica (cucina sovietica o cucina statunitense?)
Coesistenza pacifica ma competitiva nella capacità di benessere, ma competizione anche rispetto a capacità di
attrazione dei due campi rispetto ai paesi in via di decolonizzazione, i quali sono anche paesi in via dii sviluppo, verso
questi si concentrazioni attenzioni tanto statunitensi (point four di Truman) ma anche dei sovietici, finanziando il loro
sviluppo.
Paesi in via di sviluppo comincianoa rivendiacarsi per e proprie priorità: tre grandi direttrici: movimenti di solidarietà
asiatico-africana che la cui priorità era il sostegno a decolonizzazione, in virtù dell’ugiaglianza a tuti gli uomini,
denuncia colonialismo, auto dterminazione dei popoli la quale non pio non avvenir attraverso determinazione nuovi
stati e sviluppo agro industriale.
conferenza baghudud in indonesia al tempo guidata da leader progressista vicino a idee socialiste ma senza essere
comunista, e volnendo prendere distanze da cina e unione sovietica. Altro protagonista india promotrice della
neutralità - paesi post coloniali e movimenti anti coloniali avevano priorita diverse dallo scontro ideologico e militare
della guerra feedda.
Intersezione tra processi di decolonizzazione e rilevanza guerra fredda
1956: due crisi
• Crisi in ungheria
• Crisi di suez
Entrambi sono due espressioni del nuovo mondo della guerra fredda e dei suoi limiti (ungheria). Ungheria primi anni
50 comando sovietico molto forte ma forti erano anche richieste di autonomia, venne eletto all’interno del partito di
governo socialista ungherese un esponente riformista che era un socialista ma riteneva che il modello di sviluppo a
forte emulazione sovietica non fosse piu adeguato per riconstruzione economica e popolazione ungherese post 2
guerra modniale. I sovietici nei primi tentativ rispondono picche (non se ne parla) non tanto perch enon immaginavo
margini di autonomia a l socialismo, ma perche erano in un periodo di forte transizione politica a mosca e avevano
paura che qualsiasi rilassamento sukk’europa orientale gli avrebbe messi a rischio di perdere il controllo sull’europa
orinetale. Fino a radicalizzare lo scontro interno all’ungheria e porta Nagi (esponente) a nel 56 uscita dell ungheri adal
patto di varsavia, inconcepibile per mosca che manda carri armati. Period di lotta urbana, forze del dissenso inserite
poi co forze conservatrice e nati comuniste venenro represse nel sangue -> insurezione di Budapest. Nagi ucciso. Paesi
occidentali non fanno nulla, condannano unione sovietica per repressione ma non muovo un dito, a dimostrazione
(come a berlino nel 53) che i confini e allenze erano quelle. Inoltre dimostrava anche come all’interno del campo
socialista non fosse un blococ monolitco dove comando di mosca non era garantito al 100%, i sovietici capirono questo
e esattamente dopo questa crisi cominciarono a concere spazi di autonomia economica a polonia, cecoslovacchia,
romania, germania orientale. Riconosceva oportunita plitic di dare spazi di manovra verso vie nazuonali al socialismo.
Seore nel 56: inizio dell’opera di riforma dell’unione sovuietica al proprio interno di cui cruscio era sostenitore e chee
riteneva che per dare riforme urbane bisognava sbarazzarsi dell’eredità del periodo staliniano. Pr fare questo discorso
al ventesimo congresso dell’unione sovietico, denunciò tutti i crimini di stalin (destalinizzazione), di decostruiva il mito
dell’uomo solo al comando e della bonta dle suo comando al fine di legittimare le nuove riorme e cui cruscio e suoi si
voleano promotori. Questo provoca onde in tutot il mondo socialista, che fino al quel momento aveva visuto nel mito
di stalin e dell’unipne sovietica. Dibattito interno campo sicialista esplode-> due fazioni con cruscio e con stalin, tra
questi ultimi cina di mau.
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SUEZ cirsi origine


Logica del assagio da decolonizzazione dai britannici nel canale e utilizzo delle risorse locali per priorita disviluppo
locale di un paese posrt oloniale. Risors ainq uiesto caso: canale di suez
52 colpo di staot da parte di egiziani
Nasser vuole far si che egito da paese agricolo a potenza agro industrili, per questo ha bisogno di soldi e energia ->
costruisce diga di Assuan pagata e costruita da apesi occidnetali, usa in primis. Ma usa pongono condizionalità
economiche e politiche che i nazionalisti egiziani considerano inacetabbili, tra queste epr esempio chiede di avvicinarsi
a patto di baghdad -> egiziani rifiutano. Quinid nasser va da sovietici. Nasser nazionalizza conale di suez, elimina
vecchia compoagnia britannica. I franco ritannici non lo accettano

CRISI DI CUBA
Cuba anni AA paese sovrano che di fatto era passato sotto influenza degli usa (fine 800), che avevano fatto del aloro
presenza a cuba un elelemnto di forza su tutta l’area dei caraibi. Secondo modelli anche di assetto internazionale,
democrazia liberare delle istituzioni. Situazioni simili le trovavamo anche in altri paesi della america latina, (l’export
verso usa) dove principali imprese erano statunitensi e destinate a esportazioni. In utta l’america latina anni 40 50
cominciano a farsi forza che chieevono redistribuzione dell arichezza nazionale che potesse andare anche abeneficio
delle classi popolari dei rispettivi paesi. Forze costeggiate da gruppi dirigenti riuscirono tramite elezioni (guatemala)
riuscirono a vincere, o comunque guadagnare spazio nella sfera politica. Questo processo venne visto come un rischio
alle proprie prozisioni di potere monopoliticheo oligopolistiche e al fine di legittimare la richiesta di sostegno negli
usa defnirono qeste forze popolari come forze socialiste. Andando a soleccitare e legittimare l’intervno politico
militare a aprola statunitense. Siamo negli anni del contenimento sovietico, dell amobiitazione nazionale contro forze
definite socialiste o comuniste. I gruppi dirigenti dipensero come scontri da guerra fredda per legitimare intervento
militare.
Uno di questi csi fu cuba, dove si sviluppo nel 5 dei movimenti di resitenza anche armata basati n elle campagne,
portatori dei diritti dei contadini, senza terra, legati nei latifondi dediti all’export, e tra i vari movimenti ce ne fu uno
che piu effiocacw nel colegare le rivendicazioni el mondo rurale contadino di provincia con capacita oranizzate
teoriche degloi esponentio dell amedia borghesia urbana. Ytra questi c’era AAA Fidel. Arrestati tra i quali che Guevara
1959 riescono a far fuggire govwrnatore autoritario Batista, che se ne va. Si instaura un governo provvisorio transitorio
che rivendica la riforma agraria, basata su redistibizione terre ai contadini e che in virtu dell esperienza passata si
conrrappone a AAA che avevano sostenuto il govenro Batista
1961 baia dei aaa
Cuba era un protettorato statunitense nei Caraibi i cui dirigenti collegati alla politica statunitense. Le condizioni
economiche e sociali erano caratterizzate da un estrema disuguaglianza e polarizzazione dei redditi che negli anni
‘40 era cresciuta e si era radicalizzata nelle élite cubane, che avevano aumentato le modalità di sfruttamento della
popolazione contadina e degli espropri dei grandi latifondi. Dal 1951 si sviluppò un movimento di dissidenza politica
che prese poi una forma armata che vide una delle correnti alla guida di Raul e Fidel Castro. I due guidarono una
azione di guerriglia contro il governo locale di Batista arrivando a conquistare l’intera isola il 9 gennaio 1959. Il paese
non divenne immediatamente socialista, ma l'influenza del pensiero socialista all'interno del movimento, guidato da
Fidel Castro e Che Guevara, era evidente e voleva mettere a repentaglio gli interessi dei latifondi agricoli statunitensi
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a Cuba. Nel maggio 1960 gli USA reagirono imponendo un durissimo embargo su tutta l'isola che dura ancora oggi e
un anno dopo, nel 1961, tentarono un'invasione militare. Gli USA sostennero lo sbarco dei miliziani delle forze di
insurrezione filo-statunitensi conservatrici che volevano rovesciare i Castro, ma furono respinte immediatamente
dalle forze castriste. Il fallimento dell’invasione della Baia dei Porci aumentò in maniera esponenziale la rivalità tra
URSS ed USA. Gli USA, sotto la presidenza di JFK, indurirono l’embargo contro Cuba che ormai non riguardava
esclusivamente i prodotti scambiati tra di loro, ma implicava ritorsioni per i paesi, soprattutto caraibici e
latinoamericani, che avrebbe continuato a intrattenere relazioni economiche con Cuba. Dopo questo intervento
militare USA, il regime castrista si sentì in pericolo e chiese sostegno militare all'URSS che, dopo una discussione
interna non poco vivace, decise di fornire aiuti militari a Cuba dispiegando anche missili e anche armi nucleari
segretamente. La logica di fondo era posizionare armi missilistiche convenzionali e nucleari a ridosso delle coste
statunitensi per recuperare quel margine strategico di attacco pressoché diretto nei confronti degli USA che finora
l'URSS non aveva mai avuto. Infatti, gli USA Uniti dispiegavano armi nucleari in Europa occidentale vicino al territorio
sovietico ed erano sempre in una posizione di vantaggio nelle capacità delle forze aeree. Gli USA avevano posizionato
forze missilistiche nucleari in Turchia, al confine con l’URSS che ora colse l’occasione per posizionare le proprie armi
nucleari a Cuba. Nel 1962 gli USA denunciarono pubblicamente la costruzione sovietica di impianti missilistici da inviare
a Cuba ed inviarono la propria flotta per evitare che le navi sovietiche continuassero a fornire, rischiando lo scoppio
di uno scontro navale. La crisi nacque il 22 ottobre 1962 e si chiuse l'8 novembre 1962, concludendosi attraverso
un'escalation di minacce di confronto militare tale per cui gli USA avrebbero affondato le navi sovietiche se non
avessero rimosso i loro apparati militari e se non si fossero ritirate. L’URSS lo ritenne inaccettabile poiché la loro
azione era legale, ma né Mosca né Washington erano a conoscenza delle possibilità di uno scontro militare. La
comunicazione tra URSS ed USA non avveniva direttamente ma attraverso una mediazione tra canali come la Svizzera
e il Vaticano. Alla fine prevalse per entrambe le potenze la volontà di non giungere allo scontro finale e all'azione
militare, per cui la crisi fu risolta con la ritirata delle navi sovietiche da Cuba e delle forze nucleari statunitensi dalla
Turchia. Gli USA eliminarono il rischio di una pistola puntata al proprio confine che allentava il margine di superiorità
che fino a quel momento detenevano e l’URSS vide ritirare la minaccia militare dai propri confini. Tuttavia, fu una finta
concessione poiché negli stessi anni gli USA stavano per dispiegare i primi sottomarini a propulsione nucleare capaci
di sparare missili con testate nucleari, per cui non necessitavano di basi militari fisse nel territorio turco poiché
bastava essere nel Mediterraneo orientale per poter lanciare un missile atomico contro l’URSS. Dunque, l’esser giunti
a un passo dalla crisi convinse Washington e Mosca a fissare delle regole di comportamento nella corsa alle armi ed
evitare l'incertezza di fronte a crisi che rischiavano di trovare un'escalation militare. Nel 1963 venne istituita la linea
telefonica diretta tra Cremlino e Casa Bianca e gli USA, l’URSS e il Regno Unito negoziarono il Nuclear Ban Test Treaty,
un trattato che sosteneva il divieto di condurre esperimenti nucleari nello spazio e nella Terra. Ciò limitava la capacità
di sviluppo nucleare, non tanto di queste tre potenze quanto dei paesi che si stavano dotando di arsenale (come Cina
1964). Kruscev venne fortemente attaccato dal resto del partito per la crisi cubana, che aveva esposto l’URSS a seri
rischi, e fu deposto nel 1964. Gli esiti della crisi dei missili ebbe effetti politici anche negli USA: il 22 novembre 1963
JFK fu assassinato e nella molteplicità di fatti che coalizzarono i suoi oppositori ci fu l'accusa di non essere stato
sufficientemente risoluto nel contenimento dei sovietici e dei comunisti a Cuba. Il dispiegamento delle armi atomiche
a Cuba non seguiva le esigenze cubane, ma le esigenze di Mosca, per far capire il funzionamento della verticalità del
comando dei rapporti di forza della Guerra Fredda attraverso l'uso delle armi atomiche.
Suez e Cuba sono due passaggi importanti che convincono URSS ed USA della difficoltà di gestire le dinamiche politiche
e la loro rivalità nel momento in cui interagiscono attraverso l'intermediazione di paesi di nuova indipendenza. Gli
interessi locali, quindi, hanno ripercussioni di carattere internazionale poiché il valore di questi conflitti va al di là
della loro natura locale e vengono amplificati dall'intervento delle due potenze. Allo stesso tempo USA ed URSS si
rendono conto dei rischi connessi al loro intervento e al loro impegno accanto gli alleati locali. Per questo le due
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superpotenze cercheranno di trovare delle regole del gioco che permetteranno loro di continuare a competere ma
allo tesso tempo evitare che questa competizione si traduca in scontro militare anche nei casi in cui sostengono i loro
alleati. Questa è la logica che regolerà l'interazione tra loro e che caratterizzeranno le guerre di liberazione nazionale
o le guerre civili in Indocina (guerre del Vietnam, conflitto arabo israeliano, guerre nell’africa sub-sahariana durante
gli anni '60).
Vediamo come conflitto locale radicalizzandosi permette di inqudrare un conflitto locale all’interno di uno scontro
globale della guerra fredda. È da questo momento che cuba si sposta sempre piu a posiziosi verso socialismo anche
piu radicale dell unione sovietica e per tale movito verra oasteggiata continuamente da usa attravros l’embrago che
vede distacco economia cubana fino a tempi nostri, e mettera cuba al

GUERRA FREDDA
Genericamente per Guerra fredda si intende lo scontro tra USA e URSS, caratterizzato da una rivalità
strategica che si svolge ufficialmente tra il 1947 e il 1989. Ci sono diverse interpretazioni della Guerra
fredda:
• Storici ortodossi (1950-1965), ovvero coloro che per primi iniziarono a studiare questo scontro, tra gli
anni ‘50 e i primi ‘60. Essi attribuiscono la causa della rottura alla politica di potenza sovietica esercitata in
Europa, ovvero il controllo militare dei paesi dell’Europa centro-orientale. Questi storici affiancano a
quest’analisi anche la rilevanza delle idee: il socialismo sovietico era totalmente incompatibile con
l’economia di mercato, la libera impresa e le altre istituzioni liberal-democratiche sostenute dagli USA;
• Storici revisionisti (1965-1980) che vedono nella Guerra Fredda una griglia interpretativa ed un insieme
di categorie utili agli USA per costruire e consolidare la propria influenza mondiale secondo modalità che
ricordavano quelle imperiali dei secoli passati. Questi studiosi si concentravano molto di più sullo scontro
materiale fra le due potenze, ovvero sul controllo delle risorse energetiche e sullo sviluppo tecnologico
applicato al settore militare. D’altra parte tralasciavano il ruolo delle idee e delle categorie per leggere il
mondo che avevano importanza nella corrente ortodossa nei decenni precedenti. Nell’ambito dei revisionisti
possiamo inserire le origini degli studi di Arrighi
• Storici post-revisionisti (dal 1989), che si contraddistinguono per l’accesso alle fonti sovietiche e agli
archivi dei paesi socialisti dell’Europa centro-orientale. Recuperano l’importanza delle idee e delle categorie
attraverso le quali i socialisti e i paesi post-coloniali leggevano il mondo poiché sono fondamentali per
comprendere l’elaborazione di strategie economiche, politiche e diplomatiche. Un altro elemento importante
è l’insicurezza dei dirigenti sovietici sulle capacità dell’URSS di far fronte a uno scontro non solo militare
ma anche di modelli di sviluppo con gli USA e gli altri paesi capitalisti. Inoltre, questa storiografia rileva le
cosiddette conseguenze inattese, ovvero conseguenze non sempre attese di determinate decisioni da parte
dei governanti di alcuni paesi.
Un esempio di conseguenza inattesa è la crisi dei missili di Cuba (1962) che mette in moto un processo di
escalation delle tensioni fino ad arrivare ai limiti dello scontro diretto tra USA-URSS che avrebbe previsto il
ricorso all’energia nucleare. La dirigenza cubana castrista giocava un ruolo minore rispetto alle due
superpotenze, ma seppe sfruttare la loro rivalità per porla ai limiti dello scontro diretto.
La Guerra Fredda può essere letta anche come uno scontro di ideologie di carattere globale e la cui efficacia
si voleva universale. Nel 1945 le ideologie erano cristallizzate e organizzate secondo ordini politici su base
territoriale, che vedevano da un lato gli USA e dall’altro l’URSS come grandi superpotenze. USA ed URSS
erano tra loro contrapposte, ma al tempo stesso entrambe portatrici di ideologie la cui validità andava oltre
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i propri confini e ritenevano che potesse avere successo in qualsiasi parte del mondo. La storiografia post-
revisionista ha mostrato anche aspetti che relativizzano e contestualizzano la stessa guerra all’interno di
processi di trasformazione della storia di ben più lunga durata. Per scontro tra ideologie globali si intende
una situazione in cui le due potenze promuovevano la modernità o il socialismo come orizzonte di sviluppo.
Entrambi sostenevano che i loro modelli di sviluppo rappresentassero l’apice della storia e della modernità.
Tanto l’URSS quanto gli USA definivano la modernità come una società industriale ed organizzata in termini
politici secondo l’unità dello Stato nazionale. L’umanità avrebbe abitato nei centri urbani, e non nelle
campagne, e gli impiegati sarebbero diventati la forza lavoro principale delle società moderne. La campagna,
quindi, sarebbe rimasta in una posizione strumentale di sviluppo per le società industriali e ciò veniva
sostenuto tanto all’interno quanto all’esterno, ovvero in quei paesi in cui USA ed URSS si proiettarono e
investirono cercando alleati. L’elemento della modernità era l’unico punto in comune tra le due potenze ed
era molto rilevante. D’altra parte, le differenze tra le due potenze concernevano l’organizzazione della
modernità e le forze che, a loro avviso, dovevano esserne promotrici. Per i sovietici la forza promotrice
doveva essere il proletariato industriale, guidato da un partito di avanguardia come quello leninista,
affiancato poi dalle organizzazioni di massa, mentre per gli statunitensi avrebbero dovuto esserlo gli
imprenditori e la classe media impiegatizia. Di conseguenza, per i sovietici il principale beneficiario dei
modelli di sviluppo sarebbe stato il proletariato, mentre per gli statunitensi la classe media. Per ciò che
riguarda l’organizzazione della produzione e del consumo, l’URSS sosteneva una pianificazione dei consumi
da parte di uno Stato monopolista e monopsonista determinava i prezzi. Gli USA, invece, sostenevano che
l’organizzazione dovesse avvenire attraverso le attività della libera impresa, basata sulla proprietà privata
della terra e dei mezzi di produzione, ma anche sulla libertà dei consumatori nello scegliere autonomamente
quali e quanti prodotti consumare.
Elementi rilevanti nello sviluppo della Guerra Fredda:
• Relazioni tra centro e periferia: la storiografia più recente ha dimostrato come gli USA godessero di ampi
margini di potere decisionale che andarono aumentando nel corso dei decenni. Questi margini di autonomia
si vennero a creare anche nei paesi ex-coloniali. Ovviamente questi erano fortemente allineati e legati
all’URSS, ma le loro azioni politiche interne non sempre rispondevano perfettamente ai desideri del Cremlino.
Per questo, la storiografia recente contesta l’utilizzo del termine blocchi e preferisce campi, che indica
un’organizzazione in gruppi diversi ma non in maniera così rigida come può trasmettere il termine blocco
• Non allineamento, ovvero quel principio fatto proprio da molti paesi di nuova indipendenza che rifiutarono
di prendere una posizione netta e decisa nello scontro. Da questa convinzione nacquero una serie di
conferenze che nel 1961 portarono al Movimento dei Non Allineati. Questo movimento voleva legittimare
quella politica di dialogo, interazione e scambio contemporaneo con i due campi. I fautori di questo
movimento furono principalmente la Jugoslavia di Tito, l’Egitto di Nasser e l’India del premier Nehru. Due
di loro si affacciavano sul Mediterraneo e rifiutavano di vederlo diviso in base alle logiche delle rivalità della
Guerra Fredda
• Corsa alle armi, che riguarda la dimensione delle armi nucleari. Washington e Mosca volevano garantire il
proprio primato e la propria supremazia rispetto agli alleati. Molte delle politiche di interazione erano
motivate dal loro comune interesse nel consolidare la supremazia sui propri alleati, che cominciavano a
rivendicare indipendenza e andavano a configurarsi come forze centrifughe dei propri campi.
• Tecnologia: le innovazioni e le scoperte scientifiche vennero applicate nei campi produttivi e militari. Gli
USA furono in grado di diffondere le proprie innovazioni verso l’ambito militare e poi verso quello civile,
rendendole fruibili alla società dei consumi. L’URSS non lo fece e i revisionisti sostenevano che le sue
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difficoltà, e una delle ragioni della sua caduta, fosse proprio questa. Gli USA, invece, sviluppavano e
diffondevano tecnologie in maniera esponenziale, anche in ambito civile.
• Elemento globale: la Guerra Fredda si estese al mondo coloniale e post-coloniale, investendo anche
l’America latina. Fu globale anche in senso intensivo perché la rivalità tra le due superpotenze si giocò
anche nelle rispettive capacità di promuovere processi e modelli di sviluppo a livello locale e regionale.
Questi modelli spesso erano simili a quanto sperimentato da loro stessi nei decenni precedenti e infatti
erano caratterizzati dall’emulazione di categorie ed istituzioni.
Del periodo della Guerra Fredda possono essere individuati quattro momenti fondamentali:
1. Le origini (1946-1949): costruzione della rivalità
2. Fase calda (1949-1963): le superpotenze arrivano quasi allo scontro diretto
3. Coesistenza pacifica (1964-1979): distensione e competizione, lo scontro si svolse nelle capacità di
attrarre a sé paesi di nuova indipendenza
4. Parte finale (1979-1991): la rinnovata rivalità politica e militare tra i due paesi porterà alla fine della
stessa Guerra Fredda
Corsa alle armi
La Guerra Fredda è stato uno scontro tra superpotenze con alla base una rivalità militare che si costruiva
sulle capacità di esercitare il dominio, ma si richiamava anche a una dimensione ideologica di modelli di
sviluppo che andavano oltre ai semplici domini di potenze. La cronologia delle relazioni tra USA ed URSS
si basava molto sulle rispettive capacità militari e tecnologiche, ovvero sulla loro capacità di applicare i
principi della scienza alla produzione.
L'elemento che ha caratterizzato la dimensione militare è quello nucleare: il governo dell'energia nucleare
a scopi militari caratterizzò l'escalation della rivalità tra le due potenze soprattutto nella cosiddetta fase
calda. Tra gli anni ‘60 e ‘70 riuscì a stabilizzare le relazioni tra USA ed URSS, per poi riaccenderne le rivalità,
determinando buona parte della cosiddetta Seconda Guerra Fredda, ovvero la fase finale. Nelle fasi iniziali
il governo di energia nucleare aveva uno scopo bellico ed un valore militare di offesa e di difesa poiché
l’utilizzo dell’arma atomica era considerata plausibile da entrambe le parti.
In seguito ci fu, invece, un mutuo riconoscimento della gravità delle conseguenze alle quali avrebbe portato
l’utilizzo dell'arma atomica che diventò uno strumento di deterrenza. Dunque, lo sviluppo di armi sempre
più potenti e numerose aveva lo scopo di prevenire un attacco del nemico perché se questo avesse attaccato
per primo il contrattacco sarebbe stato altrettanto devastante, tale da annullare i vantaggi del primo attacco
(MAD, Mutual Assured Destruction).
Un altro motivo di continua corsa alle armi nucleari oltre alla logica della deterrenza strategica era la
dimostrazione del primato tecnologico. L'energia nucleare, tanto nei suoi elementi civili quanto in quelli
militari, era uno dei settori che rappresentava in maniera simbolica ma altrettanto pratica le capacità di
innovazione tecnologica delle due superpotenze, ma anche degli altri due super paesi che acquisiranno
capacità nucleari. Lo sviluppo nucleare, inoltre, costruì le gerarchie della politica internazionale nel secondo
dopoguerra, stabilendo una gerarchia tra gli stati determinata dal possesso dell’arma atomica. USA ed URSS
corsero alle armi tra gli anni ‘50 e ‘60, ma alla fine di questi si riconobbero reciprocamente come
superpotenze, consapevoli che il livello raggiunto li avrebbe portati incontro a MAD. Successivamente si
resero conto che altri paesi avrebbero potuto raggiungere il loro livello, per cui si misero d'accordo sulla
non proliferazione e non farsi raggiungere dagli alleati. Nel 1945 gli USA fecero esplodere la bomba H, la
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cui potenza distruttiva, calcolata in megatoni (decine di migliaia di tonnellate di tritolo), era equivalente a
tutto il potenziale distruttivo delle bombe utilizzate nella 2GM. Negli anni '50 furono sviluppati gli ICBM,
ovvero missili intercontinentali progettati per superare il continente e colpire l’avversario. Successivamente,
furono sviluppate anche le testate multiple, ovvero una varietà di ordigni nucleari contenuti in un solo
missile che prima di arrivare al bersaglio si apriva, lanciando una miriade di testate che colpivano bersagli
diversi. Poco dopo furono sviluppati anche navi e sottomarini che integravano le armi nucleari. Gli USA
svilupparono tutte queste tipologie di armi offensive, mentre l’URSS si dotò dell’arma nucleare solo nel
1949, per cui puntarono sulla missilistica e poi sulle forze navali. Per ciò che concerne la costruzione aerea
l’URSS fu sempre indietro rispetto agli USA sia quantitativamente che qualitativamente. Tuttavia, l’URSS fu
sempre all’avanguardia per le armi offensive, come ad esempio gli intercettatori, ovvero aerei o missili che
avevano lo scopo di distruggere i bombardieri o i missili statunitensi. Dunque, ogni volta che gli USA
brevettavano una nuova arma offensiva, l’URSS sviluppava sistemi difensivi altrettanto efficaci che li
portavano a sviluppare altre armi per ristabilire il primato. Questa situazione durò fino agli anni ‘80, quando
gli USA sotto la presidenza di Reagan si gettarono nel gioco d’azzardo dello scudo stellare delle Star Wars.
Il progetto, non realizzato, consisteva nel posizionamento di sistemi di intercettazioni di armi nucleari su
satelliti che avrebbero lanciato missili anti-nucleari, contro i missili sovietici.
Un altro elemento caratteristico fu l'integrazione tra armi convenzionali, sempre più complesse, e armi
nucleari. Negli anni ‘60 si sviluppò la dottrina della risposta flessibile, che combinava l’utilizzo di armi
convenzionali all’utilizzo di armi nucleari tattiche, sparate da cannoni o individui con capacità distruttive
ridotte ma che avrebbero reso inutilizzabile una vasta area nemica. Ciò portò, ovviamente, a confini sempre
più irriconoscibili tra guerra convenzionale e guerra nucleare, dottrina portata avanti principalmente dagli
USA ed ufficializzata con le amministrazioni democratiche di Kennedy e Johnson. Questi ultimi, infatti, furono
i primi a prevedere un conflitto che partiva come convenzionale e poi faceva uso di armi nucleari a uso
tattico. Il nucleare aveva anche un'altra dimensione oltre a quella militare, ovvero quella di utilizzo interno,
nella vita civile (dual use). La società civile internazionale che si mobilitò nel mondo della scienza in iniziative
come Atoms for Peace che aveva lo scopo dell’utilizzo nucleare per usi civili positivi, come lo sviluppo agro-
industriale, nel tentativo di demilitarizzare la forza nucleare. Queste iniziative contribuiranno alla creazione
del contesto che porterà al Trattato di Non Proliferazione (1968) tra USA ed URSS e che poi vedrà la
partecipazione di un numero sempre più crescente di paesi, che imponeva ai firmatari di non utilizzare
l'energia atomica per scopi militari e a tale scopo fu create l’Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica
(AIEA). Il dual use sarà oggetto di contestazioni sia da parte del mondo scientifico che della società civile,
nel momento in cui questa verrà a conoscenza delle conseguenze anche nefaste dell'uso del nucleare per
scopi civili, come gli incidenti nelle industrie nucleari. Questi si verificavano spesso, e nel 1968 ci fu il
disastro di Chernobyl, uno dei maggiori disastri nucleari del Novecento.
Negli anni ‘60 anche la Francia e la Cina si dotarono dei armi nucleari, destando la preoccupazione degli
USA che però non avevano alcun problema con la dotazione nucleare del Regno Unito, poiché lo considerava
un alleato fedele.
Gli USA, in realtà, posizionavano le proprie armi nucleari in Italia ed in Germania Ovest, ma questi paesi non
ne avevano assolutamente il controllo. Negli anni ‘60, con l’aiuto della Francia, anche Israele arrivò all’arma
atomica, destando la preoccupazione degli USA, che almeno ottenne la possibilità di non dichiarare il
proprio arsenale mantenendo segreto il possesso delle armi nucleari.
Nel 1972 USA ed URSS firmano il SALT 1, ovvero un trattato di contenimento del riarmo che aveva lo scopo
di contenere la corsa al riarmo delle due potenze e di regolare lo sviluppo reciproco di armi nucleari. Insieme
al Trattato ABM (Anti-ballistic missiles), il SALT fu l'architrave della politica degli anni '70 ed apice della
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distensione. Il SALT 2 aveva lo scopo di un ulteriore contenimento fino al 1979, ma non venne mai ratificato
dal congresso statunitense, che condannò l’entrata della truppe sovietiche in Afghanistan nel 1979.
Nel 1973 l’URSS si affianca ai paesi arabi contro Israele, appoggiato dagli USA, nella guerra dello Yom
Kippur, ma gli USA minacciano l'utilizzo dell'arma nucleare per convincere la controparte a fermare le
operazioni militari all'inizio del 1974.
Nel frattempo, anche l'India si dota dell'arma nucleare come elemento di deterrenza strategica contro il
Pakistan e negli anni ‘80 la sfida nucleare diventa sempre più sinonimo di sfida tecnologica per la superiorità.
Questi anni si caratterizzano per una serie di strategie e lo sviluppo di nuove armi, ma anche per numerose
crisi. Reagan avvia le guerre stellari ed i sovietici sviluppano le testate multiple, per poi dispiegare in Europa
centrale una nuova categoria di missili e la NATO vi dispiega altri missili , dando il via alla cosiddetta Crisi
degli euromissili. Israele bombarda il sito nucleare iracheno di Osirak per impedire che l'Iraq si doti di armi
nucleari. L’URSS era consapevole della costruzione di un arsenale nucleare israeliano, ma non ne aveva un
quadro completo. Non ne era favorevole perché, così come gli USA, desiderava essere un monopolista
dell'arsenale nucleare perché ciò gli avrebbe permesso di esercitare un controllo sui propri alleati.
Ad ogni modo, in questi anni la nuova dirigenza sovietica si rende conto di non poter più sostenere la corsa
al riarmo e quindi prova a negoziare con gli USA il contenimento del riarmo per poter destinare quelle
risorse ad uso civile. La crisi di Chernobyl, però, viene concepita come il simbolo della debolezza nucleare
sovietica in ambito civile e della mancanza di quel passaggio dal militare al civile in termini di efficienza,
più avanzata in Occidente.
Nel 1989 crolla il muro di Berlino e George HW Bush e Gorbachev cominciano a negoziare il trattato START,
che non è un trattato di contenimento e controllo, ma di riduzione di arsenali nucleari e l’obiettivo è quello
di smantellarli progressivamente.
Negli anni ‘90 si svolge la guerra del Golfo, in cui gli USA dimostrano la propria capacità tecnologica
(technology and fire power) a cui corrisponde la totale marginalità dell'URSS, che poi diventerà Russia, la
quale erediterà in pieno l'accordo START. La nuova repubblica indipendente dell'Ucraina farà più resistenza,
poiché vi erano le principali industrie belliche dell'URSS ed era il principale produttore di armi nucleari
sovietiche. L’Ucraina accetterà, anche se in maniera riluttante, di inviare in Russia una parte del proprio
arsenale su pressione sia russa ma anche occidentale. Difatti, erano tutti d'accordo sul fatto che fosse meglio
concentrarli a Mosca piuttosto che averli sparsi.
Negli anni '90, a fianco allo smantellamento dello START, fu rinnovato l’impegno per l'espansione di trattati
di non proliferazione al maggior numero di stati possibili.
Nei primi anni del 2000 ripartì una corsa al riarmo da parte delle grandi potenze. Gli USA sotto George
Bush Jr rilanciano il progetto di difesa nucleare anti-ballistic missiles con sistemi di intercettamento ai confini
della Russia, il cui obiettivo era eliminare un eventuale attacco russo posizionando sistemi di difesa in
territorio europeo. Ufficialmente avrebbero dovuto sviare un attacco iraniano, ma in realtà rappresentava
un rinnovamento della deterrenza verso la Russia. La Russia si è così sentita legittimata nell'accelerare i
propri programmi di riarmo convenzionale e nucleare, che rese esecutivi dal 2010 in poi grazie alle nuove
scoperte di sistemi di difesa. Questi saranno utilizzati dalla Russia per riposizionarsi nel mercato
internazionale delle armi. Così come l’URSS esportava energia ed armi tra gli anni ‘70 e ‘80, allo stesso
modo la Russia moderna ne è grande esportatrice.
Fase iniziale della Guerra Fredda: origini
19

La Guerra Fredda fu una delle espressioni concrete nello spazio e nel tempo di rivalità politiche ed
economiche, anche di interventi da parte di grandi potenze in territori che invece si caratterizzavano per
una minor potenza militare ed economica ed una minor solidità istituzionale. Gli USA rappresentavano la
maggior parte del commercio internazionale e della produzione industriale, soprattutto dopo il superamento
della Grande repressione dovuto alla 2GM. Gli USA erano l’officina del mondo, mentre l’URSS era
economicamente debole e contava 20 milioni di morti e, inoltre, si trovava di fronte alla sfida di una
riconversione dell’apparato produttivo da un'economia bellica a una di civile. Anche gli Alleati si trovavano
di fronte ad una situazione difficile poiché tanto i vincitori quanto i vinti dovevano affrontare ricostruzioni
significative data la distruzione economica e strutturale. Questi paesi erano anche fortemente indebitati con
gli USA e ripagare i debiti li avrebbe privati delle risorse necessarie alla ripresa economica. A ciò cui si
aggiungeva anche la necessità di erogare servizi essenziali per la sussistenza di una popolazione stremata
dalla guerra e la smobilitazione dei grandi eserciti mandati al fronte.
USA ed URSS si scontrarono soprattutto a causa delle loro posizioni sull’organizzazione della ricostruzione.
Inoltre, le tensioni espresse durante la guerra si andarono cumulando poiché la priorità assoluta dell’URSS
era la propria ricostruzione e difesa da attacchi che la dirigenza sovietica riteneva inevitabili a causa dello
scontro tra socialismo e capitalismo. La preoccupazione sovietica si tradusse nella richiesta di costruire
zone cuscinetto in Europa, Medio Oriente e Asia, ovvero regimi alleati dell’URSS che avrebbero garantito la
presenza di truppe sovietiche nei propri territori, costruendo una linea di difesa tra URSS e Paesi occidentali.
I sovietici ritenevano che l’unico mezzo attraverso il quale negoziare con l’Occidente fosse la forza.
Economicamente non potevano rivaleggiare con gli USA, ma potevano farlo militarmente, per cui la dirigenza
sovietica tentò di prendere il controllo delle istituzioni di governo dei territori in cui erano già arrivate le
truppe dell'Armata Rossa e, dunque, l'Europa orientale e parti della Germania.
La costruzione delle zone cuscinetto si realizzò tra il 1946 e il 1949, ma l’idea degli USA era molto diversa.
Difatti, già nei progetti post-bellici esplicati durante la 2GM, gli USA avevano elaborato la costruzione di un
ordine politico internazionale che bilanciasse:
• gli elementi di eguaglianza e partecipazione alla vita collettiva e alle istituzioni multilaterali sulla base del
principio di autodeterminazione dei popoli (un popolo che si definisce nazione ha diritto a un proprio stato
su cui esercitare sovranità);
• una gerarchia di potere internazionale, ovvero il Consiglio di Sicurezza dell’ONU con i 5 membri
permanenti con potere di veto
La gerarchia di potere doveva tradursi anche nelle diverse posizioni all'interno delle nuove organizzazioni
economiche internazionali, che avrebbero dovuto contribuire a governare l'economia internazionale
favorendone l'integrazione e lo sviluppo agroindustriale ed evitare il rischio di chiusure unilaterali. Molti
stati membri dell’ONU parteciparono al FMI e alla Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo e,
finanziandole, gli stati ricchi ottenevano diverse quote di voti, per cui la gerarchia di potere economico si
rifletteva nel fatto che i paesi più ricchi (USA, Europa occidentale) versavano più soldi per le riserve delle
due istituzioni influendo maggiormente nelle loro decisioni. La logica del modello di sviluppo che vi
sottostava era quella di un capitalismo liberale che per garantire gli elementi di democraticità e inclusione
dei soggetti più deboli prevedeva anche la capacità da parte dello stato e delle istituzioni pubbliche di
intervenire nell'economia, sia per la regolazione dei mercati e della concorrenza che per l’apertura alle altre
economie. Inoltre, agli Stati era riconosciuta la capacità di regolare la presenza nelle proprie economie di
aziende straniere ed il diritto di intervenire nell'economia promuovendo investimenti in settori in cui gli
imprenditori privati non arrivavano (istruzione, fornitura di beni essenziali o di carburante per riscaldamento,
ricostruzione delle strade). Lo stato era caratterizzato da un sistema di economie capitaliste liberali, basate
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sulla preminenza della proprietà privata e della libera imprenditoria, che dovevano però coniugarsi con la
possibilità di intervento del settore pubblico laddove necessario. L’obiettivo era quello di eludere quelle
crisi economiche cicliche attraverso l’intervento statale, per evitare che il loro impatto potesse mobilitare
movimenti populisti come il nazifascismo che aveva portato alla 2GM.
Il primato delle economie di mercato e del capitalismo di libero mercato dovevano essere bilanciati con le
necessità della democrazia, ovvero della partecipazione popolare ai processi di sviluppo e benessere. Per
raggiungere questo obiettivo gli USA cercarono di trasportare a livello internazionale il New Deal avviato
dall’amministrazione Roosevelt negli anni ‘30. Il New Deal combinava la promozione della libera impresa e
della concorrenza con l’intervento statuale ai fini di smussare le crisi cicliche del capitalismo e sostenere le
fasce più fini della popolazione, evitando di lasciarle alla mercé delle crisi del capitalismo. Il tentativo di
internazionalizzare il New Deal, però, si scontrò con la non partecipazione dell'URSS, che voleva continuare
il progetto di socialismo a guida statuale che l’aveva contraddistinta tra gli anni ‘20 e ‘30, estendendone
l’applicazione ai propri satelliti in Europa centrale ed Orientale. Tuttavia, l’URSS non aveva la capacità di
opporsi al progetto statunitense, per cui rifiutarono di parteciparvi e di farvi partecipare i paesi che
dovevano rientrare nella loro sfera di influenza. Questa situazione, maturata tra il 1944 e il 1945, si irrigidì
nel 1945, quando Roosevelt, malato, morì, e lo successe Truman.
Truman era diffidente verso l’URSS e sosteneva un approccio molto più duro rispetto all’approccio
dialogante di Roosevelt, rispettando la logica della politica di potenza. Roosevelt voleva traslare il New Deal
nel cosiddetto Fair Deal internazionale, in cui gli USA avrebbero finanziato con i propri surplus di capitali e
merci la ricostruzione delle economie distrutte dalla guerra secondo delle modalità del liberalismo
temperato. Truman lo sostenne, ma il Congresso no, il che portò Truman ad utilizzare la minaccia del
comunismo internazionale nella forma di URSS per convincere il Congresso a sostenere con i propri voti la
strategia della Casa Bianca, che avrebbe sborsato miliardi di dollari a sostegno della ricostruzione in Europa,
ma anche in Asia. Il Congresso non aveva accettato per le poche garanzie da parte dei partner nel
trasformarsi in alleati statunitensi, che li avrebbe portati ad adottare le politiche economiche e le istituzioni
di cui gli USA erano promotori. Il Fair Deal rooseveltiano affermava che le istituzioni di governo dei regimi
politico-liberali fossero adatti a coniugare il libero mercato con la democrazia. Egli intendeva le istituzioni
di governo di tipo parlamentare caratterizzati dalla tripartizione di potere, ma i sovietici ne erano contrari
poiché il loro modello di sviluppo era diversi. Queste diverse visioni del mondo futuro alimentarono
l'adozione di determinate scelte dal 1945 in poi e portarono all’irrigidimento delle rispettive posizioni, che
si trasformò in una rivalità tra potenze promotrici di diversi modelli di sviluppo e poi in un vero e proprio
scontro che prese il nome di Guerra Fredda.
Convenzionalmente, si individua l’inizio della Guerra Fredda nel 1947, quando gli USA enunciano la dottrina
Truman, che divideva il mondo tra free world e tirannia, ovvero il comunismo. Lo scopo della dottrina era
quello di attrarre i paesi prossimi all'indipendenza o già indipendenti verso gli USA e lontano dall'URSS in
cambio di fondi per la ricostruzione, la cui necessità era molto sentita a fronte delle distruzioni della 2GM
e degli inverni rigidissimi del 1946 e 1947. La dottrina Truman, quindi, permise agli amanti della libertà di
ottenere finanziamenti e difesa militare dagli USA contro l’URSS.
La contrapposizione tra URSS e USA e lo scoppio della Guerra Fredda non era un processo dall'esito
scontato, ma fu frutto di decisioni che seguivano determinate motivazioni, ma che dovevano anche trovare
eventi nei quali essere praticate. L'Italia fu oggetto di una spartizione tra URSS e USA insieme al Regno
Unito, nel momento in cui Stalin, Churchill e Roosevelt si accordarono sul fatto che l'Italia post-bellica
sarebbe stata posizionata all'interno di un'alleanza occidentale, per cui le truppe sovietiche non sarebbero
mai entrate in Italia. Stalin accettò, ma in cambio pretese che il PCI guidato da Togliatti potesse rientrare in
Italia e partecipare alla costruzione della futura Repubblica Italiana in quanto forza costituente del nuovo
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regime repubblicano. Gli alleati accettarono l’ha condizione imposta da Stalin, poiché essi desideravano che
l’Italia rimanesse nel campo occidentale. Questa logica venne poi riprodotta tra 1944 e 1946 nell'Europa
centrale: Churchill, Roosevelt e poi Truman, accettarono le richieste di Stalin portando l’URSS ad avere
un’influenza predominante nelle zone in cui erano arrivate le truppe dell'Armata Rossa. In cambio, l’URSS
garantì che le forze non-comuniste che non avevano collaborato con i nazisti avrebbero avuto spazio e
rappresentanza politica nel futuro assetto istituzionale di quei paesi. Alla fine della 2GM i sovietici favorirono
e posizionarono i propri alleati comunisti locali nelle posizioni di governo più rilevanti in Polonia,
Cecoslovacchia, Ungheria, Bulgaria e Romania. Misero i loro alleati nelle posizioni più rilevanti dei governi
transitori di coalizione e delle imprese che erano state temporaneamente nazionalizzate e che avrebbero
permesso la ricostruzione economica di quei paesi. Inoltre, questi paesi iniziarono a ricostruire le forze
armate locali o di polizia secondo le linee suggerite dall'Armata Rossa, esportando verso l'URSS gli apparati
industriali che i sovietici reputavano fondamentali per la propria ricostruzione. Questo riguardò soprattutto
i territori della Germania orientale, dove l’URSS requisì e portò ad est gli apparati industriali tecnologici. Ciò
contravveniva alle decisioni di Roosevelt e Churchill ed andava contro i progetti statunitensi di attrarre i
paesi dell'Europa centro-orientale verso gli USA. Infatti, protestarono contro le politiche sovietiche in quei
paesi, ma non potevano né volevano intervenire con la forza a sostegno delle forze polacche, ungheresi,
rumene e cecoslovacche di orientamento liberale o liberal-democratico, limitandosi a sostenere
politicamente e diplomaticamente. Un intervento militare da parte degli USA avrebbe messo a repentaglio
la tenuta delle sue relazioni con l'URSS, portando allo scoppio di nuovo conflitto che nessuno era disposto
a intraprendere.
Nel frattempo, tentando di costruire le zone cuscinetto, l’URSS iniziò ad avanzare rivendicazioni nel nord
dell'Iran, dove vi erano già le proprie truppe. I sovietici iniziarono a cercarci il petrolio e fondarono degli
stati fantoccio sotto il proprio controllo, che mettevano a repentaglio l'integrità territoriale iraniana e ai
quali lo Scià, il Regno Unito e gli USA si opposero. Infatti, l'accordo affermava che alla fine della guerra si
sarebbero tutti ritirati dall'Iran e l’URSS, quando scoprì l’assenza di petrolio nel nord dell’Iran, ritirò le proprie
truppe scaricando politicamente le forze locali indipendentiste azere o curde che avevano sperato di creare
stati autonomi nel nord dell'Iran grazie al sostegno sovietico. L’Iran le spazzò via dal governo centrale, con
il sostegno statunitense ma soprattutto britannico.
Un’altra zona calda erano gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, che erano regolati da convenzioni degli
anni '20 che l’URSS voleva rivedere per aumentare le possibilità di transito delle proprie navi da guerra
verso il Mediterraneo. La Turchia e le potenze occidentali si opposero poiché i turchi temevano che ciò
avrebbe portato l’URSS a conquistare militarmente gli stretti e poi Istambul. Gli alleati, invece, vi si opposero
perché la ritenevano un'ulteriore espressione delle ambizioni espansionistiche dell'URSS che essi volevano
contenere. Dal 1946 al 1949, infatti, viene elaborata negli USA la dottrina del contenimento, secondo la
quale l’URSS aveva mire espansionistiche e che ciò avrebbe ostacolato la leadership statunitense, per cui
doveva essere contenuta entro i propri confini o quantomeno entro le sue sfere di influenza.
Un elemento importante dell'elaborazione della strategia di containment fu il Long Telegram di Kennan,
ambasciatore statunitense a Mosca, inviato da Mosca a Washington nel febbraio 1946 e poi pubblicato
sotto forma di articolo anonimo nella rivista Foreign Affairs. Fondamentalmente, il telegramma affermava
che i sovietici credevano nell'ineluttabilità dello scontro tra il socialismo ed il capitalismo, rappresentanti da
URSS ed USA. Di conseguenza l'obiettivo della dirigenza sovietica era quello di accaparrare più territori e
risorse possibili in vista di questo scontro, per cui gli USA dovevano elaborare e adottare una dottrina che
contenesse questi tentativi.
Tra il 1946 e il 1949 furono definite le strategie di riconoscimento reciproco, ma anche di rivalità ed
antagonismo tra URSS ed USA, che poi prenderanno la forma di sfere di influenza in Europa e in Medio
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Oriente. Nel 1947 Churchill, negli USA, coniò il termine cortina di ferro, espressione che indicava come in
Europa si stessero creando delle sfere di influenza tra URSS ed USA insieme agli Alleati. Nel giugno del
1947 gli USA enunciano il Piano Marshall, ovvero un piano di aiuti economici e finanziari destinati a tutti i
paesi che avrebbero accettato i principi del libero mercato e della democrazia liberale e che, quindi, si
sarebbero opposti alle forze del socialismo e del comunismo. Gli aiuti statunitensi erano condizionati
dall'accettazione di questi principi e istituzioni e furono lanciati anche ai paesi dell'Europa centro-orientale
e all' URSS. L'URSS rifiutò immediatamente e nei governi di transizione dell'Europa centro-orientale vi furono
dibattiti accesi tra:
• le forze liberali o conservatrici che avrebbero voluto accedere al programma Marshall
• le forze legate a Mosca, che rifiutavano perché così diceva l’URSS
Tra il 1948 e il 1949 ci furono delle tornate elettorali nell'Europa centro-orientale in cui le forze socialiste
vinsero autonomamente o facendo ricorso a pratiche di brogli espliciti. Ciò permise alle forze legate a Mosca
di guadagnare posizioni di governo e di esser maggioritarie nei governi, marginalizzando le forze del
dissenso liberale democratico e rifiutando il piano Marshall. Faceva eccezione, però, la Jugoslavia.
La Jugoslavia si era liberata da sola grazie ai partigiani di Tito, comunisti e socialisti, che non avevano avuto
il sostegno sovietico per liberarsi dai nazifascisti. La liberazione autonoma della Jugoslavia e l’assenza delle
truppe sovietiche nei suoi territori permisero alle forze di Tito di avere un margine superiore rispetto alle
direttive di Mosca e di poter aderire al Piano Marshall, nonostante fossero socialisti convinti e non volessero
un sistema di governo bastato sulla democrazia liberarle. Gli USA e il Regno Unito capirono che la Jugoslavia
titina non avrebbe accolto i principi di libero commercio ed imprenditoria o la costruzione di istituzioni di
governo liberal-democratiche, ma la inclusero ugualmente perché riconobbero il valore strategico del
confronto tra Tito e Stalin. La partecipazione della Jugoslavia al Piano Marshall contribuì ad una spaccatura
interna del mondo socialista, che vedeva da una parte con Mosca e dall'altra la Jugoslavia socialista ma
indipendente.
La maggiore parte degli sforzi della Guerra Fredda si concentrarono in Europa, ma furono coinvolti
immediatamente anche territori extra europei:
• 1946 in Iran
• 1947, anno del Piano Marshall, l’URSS preme sui Dardanelli e sul Bosforo. La Turchia chiede aiuto agli
USA e Truman che fece un discorso contro il comunismo
• 1947 in Grecia si scontrano i monarchici, sostenuti da USA e Regno Unito, e i comunisti, sostenuti dalla
Jugoslavia
Il discorso di Truman aveva come elemento scatenante le crisi mediterranee di Grecia e Turchia.
L’Europa aveva, quindi, un ruolo centrale che però non esauriva gli spazi della nascente rivalità. Un
passaggio fondamentale in Europa fu quello concernente le sorti della Germania, che per URSS, Francia e
Regno Unito doveva essere smembrata, così da garantire che non avrebbe provocato altre guerre. Inoltre,
la Germania avrebbe dovuto essere disarmata e de-industrializzata, in modo da essere riportata ad una
società agricola. Gli USA non erano d’accordo poiché volevano ricostruire la Germania su basi unificate e
industriali e renderla vicina al campo delle democrazie liberali. L’URSS voleva restare in Europa orientale e
lo smembramento della Germania avrebbe spinto ancora più verso Occidente le forze occidentali e la
demilitarizzazione della Germania avrebbe evitato una minaccia futura per l’URSS. Francia e Regno Unito
diffidavano delle proposte sovietiche poiché diffidavano del contesto generale in cui si situava la proposta
sovietica per la Germania, alla quale però non erano del tutto riluttanti. Di fronte alla diversità delle proposte,
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gli USA iniziarono a guardare con favore le forze conservatrici liberali tedesche che sostenevano una
Germania unita, prospera e vicina agli USA. Queste forze avevano come maggior esponente Konrad
Adenauer, che costruì la CDU (Unione Cristiano-Democratica di Germania) e che insieme a Ludwig Erhard
cercò di portare verso questo progetto gli USA, i quali appoggiavano già come contenimento verso
l’espansione sovietico. Il 23 maggio 1948 Adenauer e le altre forze conservatrici liberali tedesche
dichiararono in maniera unilaterale la nascita della Repubblica Federale Tedesca (BRD), nelle zone occupate
da USA, Francia e Gran Bretagna. Qualche mese dopo istituirono una moneta unica che sarebbe dovuta
circolare unificando economicamente le zone di occupazione statunitensi, britannica e francese. Gli USA
appoggiarono questa posizione e quindi la BRD accettò il Piano Marshall e le sue condizioni. Ciò mandava
all’aria i piani sovietici sull’occupazione dei territori tedeschi e sul controllo dello sviluppo politico ed
economico della Germania. Infatti, l’URSS controllava solo la parte orientale del paese, prevalentemente
agricola e le cui industrie, soprattutto a Dresda e Lipsia, erano state saccheggiate dagli stessi sovietici per
portare le tecnologie all’interno dell’URSS. L’URSS decise quindi di chiudere lo spazio da loro controllato
con il resto della Germania (BRD).
Tuttavia, c’era una particolarità: Berlino, situata nella parte orientale della Germania ed occupata dall’URSS
era stata divisa a sua volta in quattro zone, controllate da URSS, USA, Francia e UK. Quando le tre zone
alleate vennero unificate, lo stesso avvenne per quei quartieri a Berlino, che presero il nome di Berlino
Ovest. In risposta, i sovietici operarono un blocco nei confronti dei quartieri occidentali di Berlino,
tagliandovi qualsiasi collegamento via terra. L’unico modo per collegare Berlino Ovest con il resto dei
territori occidentali era la via aerea e gli USA intrapresero uno sforzo logistico notevole per l'epoca,
rifornendo la zona con un ponte aereo per tredici mesi. Berlino Ovest sopravvisse al blocco che lo sospesero
nel maggio 1949 l’URSS continuativo, per 13 mesi, dal punto di vista alimentare, economico, di carburanti...
Berlino Ovest e la fece sopravvivere al blocco dei sovietici, che nel maggio 1949 accettarono che ormai il
gioco era fatto.
Nel 1949 gli USA fondarono la NATO, la controparte politica e militare del Piano Marshall, ovvero
un'alleanza politica e militare che avrebbe unito i paesi dell'Europa occidentale. La NATO faceva parte di
quel sistema di alleanze e sfere di influenza che faceva capo agli USA e alla quale l’URSS rispose con il Patto
di Varsavia e la costituzione della Repubblica Democratica Tedesca (DDR) nell’ottobre del 1949.
L'Europa fu quindi divisa in sfere di influenza dal punto di vista politico-economico secondo i principi delle
democrazie liberali e dal punto di vista militare con la NATO. Ad Est, invece, secondo i principi delle
democrazie popolari organizzate sulla falsariga dell'URSS e dal punto di vista politico-militare con il Patto
di Varsavia e poi con il Comecon, ovvero un organismo di coordinamento economico di tutti i paesi
dell'Europa orientale nel quale entrerà successivamente anche il Vietnam. In questo quadro la Jugoslavia
era un ibrido poiché era un regime comunista che però partecipò al Piano Marshall perché si era liberata
da sola. Tuttavia, non entrò né nella NATO né nel Comecon, rappresentando il campione dei Non Allineati.
Un altro passaggio importante avvenne nel 1949 in Asia, dove la sconfitta giapponese portò all'occupazione
statunitense del Giappone. Contro il Giappone si erano mobilitate le due grandi anime della repubblica
cinese: i nazionalisti guidati da Chiang Kai-shek e i comunisti di Mao Tse-tung.
Tra gli anni ‘20 e ‘30 queste forze si erano scontrate, ma durante l’occupazione giapponese si erano
temporaneamente unite. Tuttavia, già nel 1947 erano evidenti le frizioni tra le due parti, che cominciarono
nuovamente a farsi la guerra mentre gli USA cercavano di mediare tra le due parti portandole ad un
compromesso. Queste mediazioni, però, non portarono a nessun risultato perché i comunisti di Mao erano
convinti di poter sbaragliare le forze nazionaliste e conquistare l'intero paese. Tra il 1948 e il 1949 i
comunisti presero il controllo della maggior parte del territorio e i nazionalisti furono costretti a rifugiarsi
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nell'Isola di Formosa, ovvero l’attuale Taiwan, mentre le forze di Mao dichiararono la nascita della Repubblica
Popolare Cinese il 1 ottobre 1949. Fu un duro colpo per gli alleati e all'indomani della vittoria di Mao, gli
USA andarono a rivedere le proprie posizioni nel Pacifico per riprodurvi quel sistema di alleanze economico-
militari che si erano costruite in Europa. Il Giappone era considerato un nemico, ma di fronte alla vittoria
comunista in Cina gli USA rividero i propri piani e decisero di trasformarlo in un grande alleato occidentale,
sostenendone il rilancio economico e mantenendo la monarchia come elemento di coesione nazionale
giapponese. La monarchia giapponese fu esautorata di qualsiasi potere, ma simbolicamente teneva unito il
paese e legittimava gli USA, i quali poi le estesero la copertura nucleare. Le forze del Giappone vennero
ricostituite come forze di difesa, in mano al controllo esclusivo degli USA, che nel frattempo difendevano
anche i nazionalisti a Taiwan. Per gli USA l’unica autorità legittima della Cina era il Taiwan, che invitarono a
sedere nel Consiglio di Sicurezza con potere di veto e seggio permanente.
Gli USA applicarono una strategia globale di contenimento del comunismo, non solo sovietico ma anche
cinese, secondo l’idea per cui non poteva esserci un vero progresso se non grazie all'integrazione nel campo
occidentale, unica reale prospettiva di progresso contro il comunismo.

Guerra Fredda Calda: contenimento, deterrenza e competizione (1949-1963)


La fase calda della Guerra Fredda vide come principale teatro della rivalità tra il capitalismo liberale USA e
il comunismo di stato URSS l’Europa e l’Asia orientale, nel tentativo di consolidare le proprie posizioni in
queste aree. Una volta consolidati questi teatri l'antagonismo comincerà ad espandersi nel resto del mondo
attraverso l'intervento delle superpotenze e dei modelli di sviluppo di cui si facevano promotori all'interno
dei processi di decolonizzazione e di costruzione di un monto post-coloniale.
L’espressione “Guerra Fredda calda” indica un periodo di conflitti armati che videro l'intervento diretto o
indiretto delle due superpotenze senza che però queste due venissero allo scontro diretto.
La prima occasione di scontro e consolidamento delle rispettive aree la troviamo nell'Asia orientale, un
territorio le cui sorti non erano ancora ben delimitate. Il Giappone era sottoposto al controllo statunitense,
ma nella penisola coreana non era ancora chiaro il posizionamento nella rivalità internazionale. La penisola
coreana era stata oggetto di contesa da parte del Giappone e della Russia zarista, ma l’URSS si era limitata
a riconquistare i territori zaristi, non preoccupandosi del teatro orientale. L’URSS non aveva mosso guerra
al Giappone se non negli ultimi giorni della guerra, occupando l’arcipelago delle isole Curili, che avrebbero
consolidato l’apparato difensivo sovietico nel Pacifico. L’URSS e la Cina comunista sostennero i movimenti
comunisti presenti a nord della penisola, che alla fine della guerra erano riusciti a imporsi come autorità di
governo de facto al di sopra del 38° parallelo. Le disposizioni transitorie post-belliche videro la costituzione
di due entità di governo separate:
• a nord governavano le forze comuniste con il sostegno della Cina comunista e dell’URSS
• a sud governavano le forze liberali e conservatrici sostenute dagli USA, i quali avevano mandato le proprie
truppe nel sud della penisola
Con la trasformazione comunista della Cina, gli USA decisero di rafforzare la propria presenza in Corea del
Sud sostenendo le forze liberali conservatrici nazionaliste, mentre a nord l’URSS ma soprattutto la Cina
maoista sostenevano le forze comuniste il cui leader era Kim Il-Sung. Kim Il-Sung sostenne fin dall’inizio che
i comunisti avrebbero potuto conquistare tutto il resto del paese, unificando il nord e il sud sotto un governo
comunista. Egli fece pressione nei confronti dei comunisti cinesi e sovietici, ma Stalin non era
particolarmente interessato al Pacifico e non voleva uno scontro con gli USA per la penisola coreana. Alla
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fine l'idea di Kim prevalse e nel 1950 le truppe del Nord attaccarono a sorpresa la linea di demarcazione
segnata al 38° parallelo, invadendo il paese quasi fino a completarne l'occupazione militare. Le truppe
statunitensi nel sud furono costrette a ritirarsi, ma MacArthur, principale responsabile militare nel Pacifico,
convinse l'amministrazione statunitense a rinforzare le posizioni e minacciare l'utilizzo della bomba atomica
contro le forze comuniste della Corea del Nord.
Dal 1950 al 1953 vi fu un continuo di guerra di posizione che vide all'inizio l'offensiva del Nord contro il
Sud e poi la controffensiva del Sud. Gli USA riuscirono ad avanzare verso il Nord costruendo un'alleanza
internazionale legittimata dall’ONU che portò le truppe di australiane, turche e di altri paesi della NATO a
combattere accanto agli statunitensi e ai coreani del Sud. Le truppe del Nord, prossime alla sconfitta, furono
costrette a ritirarsi poiché l'offensiva statunitense stava arrivando ai confini della Cina. A quel punto
intervenne l’Armata Popolare Cinese a fianco dei coreani del Nord, sbaragliando le truppe alleate e
riportandole alla linea del fronte nel 38° parallelo. Fu il primo scontro tra le truppe cinesi e quelle
statunitensi, mentre l’URSS si limitò a fornire armi e supporto logistico alla Cina e alla Corea del Nord. Nel
1953 fu firmato un armistizio, non una pace, che riportavano le linee del fronte al 38° parallelo.
Il 3 ottobre 1954 la Repubblica Federale Tedesca (BRD) entra nella NATO, poiché secondo gli USA questa
dava sufficienti garanzie di alleanza e lealtà per poter iniziare un lento e graduale militare. Gli USA avevano
intenzione di ritirare parte delle proprie truppe in Europa, mentre la Francia si oppose al riarmo tedesco
che però accettò nei limiti in cui fosse contestualizzato all'interno della stessa alleanza strategica politica e
militare della NATO.
Meno di un anno dopo l'URSS per tutta risposta fondò il Patto di Varsavia, un patto politico-militare
equivalente alla NATO che come esso prevedeva la clausola del mutuo aiuto, completando dal punto di
vista istituzionale le due sfere di influenza in Europa di URSS e USA.
Dopo il loro consolidamento le sfere di influenza rimarranno tali fondamentalmente fino al 1989. Tuttavia,
allo stesso tempo emersero delle tensioni all'interno dei rispettivi campi che esprimevano la volontà di
maggiore autonomia da parte degli alleati nei confronti delle due superpotenze. Questi paesi non erano
inseriti formalmente nei sistemi di alleanza occidentale o socialista e rivendicavano una propria autonomia
decisionale rispetto alle richieste e agli standard richiesti da URSS e USA, che si espanderà al massimo con
la nascita del movimento dei non allineati nel 1961.
Nel 1953 fu eletto presidente degli USA il repubblicano Dwight Eisenhower, massimo comandante delle
forze alleate in Europa nella 2GM che governò per due mandati. Le amministrazioni Eisenhower si
contraddistinsero per una rinnovata aggressività verso l’URSS attraverso l'adozione della nuova dottrina del
new look, ovvero una dottrina militare che faceva largo uso del first strike, che consisteva nel colpire per
primi con armi nucleari laddove l’URSS avrebbe minacciato o colpito gli interessi strategici statunitensi. La
così rilevanza delle armi nucleari era dovuta al loro minor costo rispetto agli eserciti convenzionali e al
tentativo di rilanciare la preponderanza militare degli USA sull’URSS. Rispetto all'amministrazione del
democratico Truman, che aveva irrigidito il confronto con l’URSS, quella di Eisenhower confermò la posizione
di rivalità tra le due super potenze ribandendo anche la dottrina del contenimento. Tuttavia, Eisenhower la
radicalizzò nel discorso pubblico, affermando che oltre a contenere l’espansionismo sovietico, gli USA si
sarebbero impegnati, anche con la forza, nel respingere eventuali attacchi militari dell'URSS e dei suoi paesi
alleati così come gli attacchi militari sovietici in paesi non del loro campo. Questa dottrina prese il nome di
New Look (gennaio 1954) e constava della componente di roll back ma anche della dottrina di massive
retaliation. Dunque, gli USA avrebbero usato l’arma nucleare in caso di attacco sovietico ed in alcuni casi
sarebbero stati disposti anche ad utilizzare il primo colpo. Ciò lanciò una corsa al riarmo generale che si
concentrò soprattutto sul riarmo nucleare. Infatti, secondo l'amministrazione statunitense ciò avrebbe
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consolidato la deterrenza strategica statunitense nei confronti dell'URSS ma anche la propria superiorità
rispetto ai propri alleati. In questo momento storico solo gli USA e il Regno Unito avevano l’arma nucleare
e ciò avrebbe consolidato la gerarchia nell'alleanza occidentale. Inoltre, i costi delle risorse convenzionali,
quindi non nucleari, sarebbero stati razionalizzati all’estero poiché le armi nucleari rappresentavano un
elemento di deterrenza sufficiente per dissuadere l’URSS da missioni militari all'estero.
Un’altra caratteristica dell’amministrazione Eisenhower fu la pattomania, che sosteneva che l’altro modo per
contenere l’URSS era la costruzione di alleanze militari al suo confine. Ci furono diversi tentativi di costruire
ed espandere le alleanze militari e politiche tra USA e paesi post-coloniali che non avevano ancora preso
una chiara collocazione nella rivalità della Guerra Fredda. Questi patti vennero stipulati sulla falsa riga della
NATO ed avevano l’obiettivo di garanzia di fedeltà agli USA, ma non avevano clausole di automaticità
dell’intervento statunitense a difesa del proprio alleato. Lo scopo era quello di dissuadere l’URSS
dall’espansione della propria sfera di influenza verso il Mediterraneo o verso l'Oceano Indiano.
Inoltre, gli USA cercarono costruire un sistema di alleanze anche in Asia Orientale e nel Medio Oriente:
• nel 1953 la Turchia entrò a far parte della NATO per paura delle mire espansionistiche dell’URSS
• tra 1954 e 1955 gli USA fecero pressione in Iraq, Iran e Pakistan per una nuova alleanza destinata a
contenere i sovietici a Nord
• nel 1954 viene creata la SEATO (South-East Asia Treaty Organization), un’alleanza di carattere politico-
militare simile alla NATO ma traslata nell'Asia sud-orientale che aveva lo scopo di contenere l’URSS, la Cina
e la neonata Repubblica Democratica del Vietnam (ovvero il Vietnam del Noe, proclamato tra 1946 e 1949
e che vinse contro i francesi nel 1954)
• nel 1955 viene firmato il Patto di Baghdad, che diede origine all’organizzazione CENTO (Pakistan, Iran,
Iraq, Turchia, Regno Unito, USA)
Quest’ultima alleanza si scontrava con le forze nazionaliste che rifiutavano qualsiasi alleanza militare
vincolante perché ritenevano che queste pregiudicassero l’autonomia decisionale dei paesi di nuova
indipendenza. Uno dei grandi oppositori di questo patto che utilizzò per legittimare il proprio status furono
i nazionalisti egiziani guidati dal militare Jamal Abdel Nasser. L’Iraq si chiamò fuori dalla alleanza con gli
USA in virtù della volontà di mantenersi autonomo rispetto alla competizione delle due superpotenze.
L’organizzazione CENTO rimase quindi con Iran, Turchia e un Pakistan da sempre filo-occidentale, ma
mancava il cuneo arabo dell’Iraq.
Dopo la Guerra di Corea gli USA cercarono di serrare i ranghi con alcuni paesi considerati strategici in tutta
l'Asia orientale, dando vita all’ASEAN, Association of South-East Asian Nations. Era un'alleanza di carattere
economico, ma di fatto era una presa di posizione politica, che prese il via solo nel 1967, ma le cui basi
erano state costruite già dagli anni '50. I membri fondatori furono Filippine, Indonesia, Malesia, Singapore
e Thailandia e nel 1984 si aggiunge il Brunei, nel 1995 il Vietnam, nel 1997 il Laos e il Myanmar (ex
Birmania) e nel 1999 la Cambogia. A partire dal 2001, gli Stati membri hanno intensificato il dialogo e la
cooperazione con altri paesi dell’Asia orientale (Cina, Giappone e Repubblica di Corea), con i principali
partner commerciali al di fuori dell’area asiatica (Australia, Canada, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Unione
Europea) e con numerose organizzazioni intergovernative. Il 15 novembre 2020 molti di questi paesi,
insieme ad Australia e Nuova Zelanda, hanno firmato l’RCEP (Regional Comprehensive Economic Partnership)
un accordo di libero scambio con la Cina (senza USA), dando luogo alla più grande area di scambio si merci.
Durante gli anni '50, dunque, si completò quel sistema di alleanze regionali la cui logica era in realtà
internazionale e di contenimento dell'URSS, dei suoi alleati e dei paesi a guida comunista.
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Nel 1953 morì Stalin e gli succedette una direzione collegiale che durerà tre anni e nella quale c’erano
elementi della tradizione staliniana ma anche elementi che ritenevano necessario rivedere la politica interna
e le relazioni estere. Dal punto di vista interno, queste forze volevano di ri-orientare le spese dell'URSS
verso i servizi pubblici e i beni di consumo e non solo verso l'industrializzazione. Difatti, dalla seconda metà
degli anni ‘50 e per tutti gli anni ‘60 l’URSS conobbe un boom edilizio. La popolazione sovietica ottenne
alloggi dignitosi, soprattutto dopo le carestie e purghe vissute nel periodo di ricostruzione tra 1945 e
1955.
Crisi Ungheria 1956: - Dinamiche interne del sistema socialista, ma le sue conseguenza riverberano per
tutto il sistema della GB
Al vertice della dirigenza salì Nikita Kruscev, il quale affermava che lo scontro col capitalismo in epoca
nucleare avrebbe portato a MAD. Bisognava, invece, continuare lo scontro tra socialismo e capitalismo in
termini di produzione economica e benessere della popolazione seguendo una concorrenza pacifica e
competitiva. La politica di Kruscev voleva tenere a bada gli elementi militari della competizione, per cui ci
fu sia una corsa allo spazio che rese l’URSS prima potenza spaziale al mondo fino al 1965. In base al
framework della coesistenza pacifica, le prospettive del socialismo non riguardavano la sua espansione nei
paesi industriali ma la competizione con il capitalismo per attrarre a sé i nuovi paesi in via di sviluppo che
stavano uscendo dalla colonizzazione e dovevano scegliere i propri modelli di sviluppo. Kruscev e i suoi
colleghi, dunque, visitavano e ricevevano visite dei dirigenti dei nuovi paesi indipendenti molto
frequentemente. L’URSS voleva riprodurre la logica dei fronti popolari che vedevano le forze comuniste e
socialiste allearsi con le borghesie nazionali a capo delle istituzioni e delle forze armate dei paesi di nuova
indipendenza per convincerli tramite accordi e consulenze della superiorità del modello di sviluppo
socialista rispetto a quello capitalista. L’obiettivo non era l’adozione immediata di quei modelli di sviluppo,
ma la costruzione di ibridi che si basavano sull'espansione di un settore pubblico ampio partner temporaneo
di quello privato per poi prenderne il controllo.
In Europa, invece, c’era un forte controllo sovietico della linea difensiva, ma alla morte di Stalin questo
controllo ferreo sui paesi socialisti europei iniziò ad essere messo in dubbio e si affacciarono le vie nazionali
al socialismo. I leader socialisti polacchi, ungherese, cecoslovacchi, rumeni e bulgari erano spesso
maggioritari, ma affermavano che riprodurre nei propri paesi pedissequamente ciò che avveniva in URSS
non era possibile poiché le risorse locali non lo permettevano. Essi sostenevano che il socialismo sovietico
dovesse essere adattato alle condizioni locali dei loro paesi, pur mantenendo la propria centralità a Mosca.
Queste idee diedero luogo a dibattiti che in alcuni casi portarono a movimenti di contestazione alla presenze
sovietica in questi paesi: nel 1953, ad esempio, ci fu uno sciopero dei lavoratori a Berlino Est, represso con
la forza dall’URSS. Il dibattito più forte, tuttavia, avvenne in Ungheria, dove le spinte verso una maggiore
autonomia dall’URSS si facevano sempre più forti. Il rifiuto sovietico di queste spinte portarono ad un
aumento di queste tensioni, in un’escalation di accuse reciproche che diminuirono i margini di compromesso
e che portarono allo scontro diretto.
La figura portante del riformismo socialista ungherese era Imre Nagy, che aveva guidato la fase riformista
dall'ottobre 1953 fino al 1956 e che tentò di guidare le richieste di maggiore autonomia rispetto all’URSS.
Egli suggerì e rivendicò l'uscita dell'Ungheria dal Patto di Varsavia, per cui l’esercito sovietico intervenne
reprimendo le dimostrazioni a Budapest ed in altre località e riprendendo il controllo militare del territorio.
Nagy fu imprigionato, sottoposto a processo politico e fucilato nel 1956. Il dibattito sulle vie nazionali al
socialismo era aperto, ma non doveva mettere in dubbio i limiti territoriali del mondo socialista ed il Patto
di Varsavia era intoccabile. L’esito drammatico degli eventi ungheresi fu condannato dai paesi occidentali,
che tentarono di discuterne presso l’ONU, ma l’URSS espresse il proprio veto. I paesi occidentali non
spinsero sull'uscita dell'Ungheria dal patto di Varsavia, temendo un intervento militare oltre la cortina che
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avrebbe scatenato un'escalation militare dagli esiti sconosciuti. L’esito della crisi in Ungheria cristallizzò gli
assetti territoriali di potere tra socialisti e occidentali in Europa.
Nonostante la repressione di questa crisi, la sua eredità non fu nulla, poiché la dirigenza sovietica si rese
conto delle crisi del proprio campo e dei rischi ad esse connesse. Dunque, concesse maggiori margini di
autonomia ai dirigenti socialisti dei paesi dell’Europa centro-orientale con la garanzie che alcune linee rosse
non sarebbero state mai oltrepassate: sarebbero rimasti nel patto di Varsavia, avrebbero avuto le truppe
sovietiche nei propri territori e la loro politica estera avrebbe dovuto essere allineata a Mosca. Nella maggior
parte dei casi in questi paesi vi erano diverse formazioni politiche che accettavano le regole del gioco (linee
rosse) e che promuovevano diverse varianti del socialismo a guida statale.
Crisi in Egitto:
Il fronte europeo e quello del Pacifico con la Corea del Nord si consolidarono, ma nello stesso momento ci
furono delle complicazioni nel mondo post coloniale. Le dinamiche di decolonizzazione erano più difficili
da gestire e il margine di incertezza di USA e URSS di attrarre a sé partner per nuove alleanza sarà maggiore.
Nel momento in cui si svolgeva la crisi in Ungheria, nel 1956, in Egitto, paese indipendente, si creava una
situazione paradossale. L’Egitto si rivendicava neutrale (non-allineato) tramite la dirigenza militare di Nasser
ed aveva come priorità da un lato la guerra contro Israele e dall’altro la ricerca di investimenti per lo sviluppo
agro-industriale del paese. L’Egitto inizialmente chiese il finanziamento per la diga di Assuan alla Banca
Mondiale e gli USA si dimostrarono disponibili in cambio della sua non richiesta di armi all’URSS nella rivalità
con Israele. Nasser non accettò questa richiesta perché la politica estera egiziana sarebbe stata limitata, per
cui chiese le armi ai paesi socialisti ed ottenne il finanziamento sovietico per la diga. Egli decise anche di
valorizzare le risorse locali a propria disposizione per la costruzione della diga e la principale fonte
economica egiziana erano i diritti di passaggio delle navi marittime mondiali del canale di Suez. Difatti, nel
1956, Nasser nazionalizzò il canale di Suez sfruttando la distrazione europea dovuta alla crisi ungherese.
Con un indennizzo per la Francia ed il Regno Unito, i diritti di transito entrarono nelle mani egiziane per la
costruzione della diga di Assuan, che elettrificherà l'intero paese e regolarizzerà flusso delle acque del Nilo.
Memori della loro politica imperialista, Francia e Gran Bretagna, insieme ad Israele, attaccarono Nasser per
riconquistare il canale di Suez e rovesciarlo. Quest’operazione militare conquistò il canale di Suez e la
penisola del Sinai, mettendo in crisi Nasser, il quale fu sostenuto sia dall’URSS che dagli USA, impegnati in
un’opera di attrazione dei paesi di nuova indipendenza. Gli USA intimarono il Regno Unito a ritirare le
proprie truppe con la minaccia di Eisenhower di vendere le riserve statunitensi della sterlina, provocando il
crollo della valuta britannica. Il Regno Unito si ritirò, abbandonando la Francia, e Nasser ottenne l’appoggio
pubblico dell’URSS che, come gli USA minacciò l’utilizzo dell’arma atomica. La crisi si risolse con la vittoria
diplomatica di Nasser che costrinse tutti a ritirarsi, anche se l’esercito israeliano si ritirò più lentamente e
più difficilmente. Gli USA consolidarono la propria autorità nei confronti degli europei, che da quel momento
non si avventeranno più in operazioni militari senza il loro sostegno statunitense.
La crisi di Cuba:
Cuba era un protettorato statunitense nei Caraibi i cui dirigenti collegati alla politica statunitense. Le
condizioni economiche e sociali erano caratterizzate da un estrema disuguaglianza e polarizzazione dei
redditi che negli anni ‘40 era cresciuta e si era radicalizzata nelle élite cubane, che avevano aumentato le
modalità di sfruttamento della popolazione contadina e degli espropri dei grandi latifondi. Dal 1951 si
sviluppò un movimento di dissidenza politica che prese poi una forma armata che vide una delle correnti
alla guida di Raul e Fidel Castro. I due guidarono una azione di guerriglia contro il governo locale di Batista
arrivando a conquistare l’intera isola il 9 gennaio 1959.
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Il paese non divenne immediatamente socialista, ma l'influenza del pensiero socialista all'interno del
movimento, guidato da Fidel Castro e Che Guevara, era evidente e voleva mettere a repentaglio gli interessi
dei latifondi agricoli statunitensi a Cuba. Nel maggio 1960 gli USA reagirono imponendo un durissimo
embargo su tutta l'isola che dura ancora oggi e un anno dopo, nel 1961, tentarono un'invasione militare.
Gli USA sostennero lo sbarco dei miliziani delle forze di insurrezione filo-statunitensi conservatrici che
volevano rovesciare i Castro, ma furono respinte immediatamente dalle forze castriste.
Il fallimento dell’invasione della Baia dei Porci aumentò in maniera esponenziale la rivalità tra URSS ed USA.
Gli USA, sotto la presidenza di JFK, indurirono l’embargo contro Cuba che ormai non riguardava
esclusivamente i prodotti scambiati tra di loro, ma implicava ritorsioni per i paesi, soprattutto caraibici e
latinoamericani, che avrebbe continuato a intrattenere relazioni economiche con Cuba. Dopo questo
intervento militare USA, il regime castrista si sentì in pericolo e chiese sostegno militare all'URSS che, dopo
una discussione interna non poco vivace, decise di fornire aiuti militari a Cuba dispiegando anche missili e
anche armi nucleari segretamente. La logica di fondo era posizionare armi missilistiche convenzionali e
nucleari a ridosso delle coste statunitensi per recuperare quel margine strategico di attacco pressoché
diretto nei confronti degli USA che finora l'URSS non aveva mai avuto. Infatti, gli USA Uniti dispiegavano
armi nucleari in Europa occidentale vicino al territorio sovietico ed erano sempre in una posizione di
vantaggio nelle capacità delle forze aeree. Gli USA avevano posizionato forze missilistiche nucleari in Turchia,
al confine con l’URSS che ora colse l’occasione per posizionare le proprie armi nucleari a Cuba. Nel 1962
gli USA denunciarono pubblicamente la costruzione sovietica di impianti missilistici da inviare a Cuba ed
inviarono la propria flotta per evitare che le navi sovietiche continuassero a fornire Cuba, rischiando lo
scoppio di uno scontro navale.
La crisi nacque il 22 ottobre 1962 e si chiuse l'8 novembre 1962, concludendosi attraverso un'escalation
di minacce di confronto militare tale per cui gli USA avrebbero affondato le navi sovietiche se non avessero
rimosso i loro apparati militari e se non si fossero ritirate. L’URSS lo ritenne inaccettabile poiché la loro
azione era legale, ma né Mosca né Washington erano a conoscenza delle possibilità di uno scontro militare.
La comunicazione tra URSS ed USA non avveniva direttamente ma attraverso una mediazione tra canali
come la Svizzera e il Vaticano. Alla fine prevalse per entrambe le potenze la volontà di non giungere allo
scontro finale e all'azione militare, per cui la crisi fu risolta con la ritirata delle navi sovietiche da Cuba e
delle forze nucleari statunitensi dalla Turchia.
Gli USA eliminarono il rischio di una pistola puntata al proprio confine che allentava il margine di superiorità
che fino a quel momento detenevano e l’URSS vide ritirare la minaccia militare dai propri confini. Tuttavia,
fu una finta concessione poiché negli stessi anni gli USA stavano per dispiegare i primi sottomarini a
propulsione nucleare capaci di sparare missili con testate nucleari, per cui non necessitavano di basi militari
fisse nel territorio turco poiché bastava essere nel Mediterraneo orientale per poter lanciare un missile
atomico contro l’URSS. Dunque, l’esser giunti a un passo dalla crisi convinse Washington e Mosca a fissare
delle regole di comportamento nella corsa alle armi ed evitare l'incertezza di fronte a crisi che rischiavano
di trovare un'escalation militare.
Nel 1963 venne istituita la linea telefonica diretta tra Cremlino e Casa Bianca e gli USA, l’URSS e il Regno
Unito negoziarono il Nuclear Ban Test Treaty, un trattato che sosteneva il divieto di condurre esperimenti
nucleari nello spazio e nella Terra. Ciò limitava la capacità di sviluppo nucleare, non tanto di queste tre
potenze quanto dei paesi che si stavano dotando di arsenale (come Cina 1964). Kruscev venne fortemente
attaccato dal resto del partito per la crisi cubana, che aveva esposto l’URSS a seri rischi, e fu deposto nel
1964.
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Gli esiti della crisi dei missili ebbe effetti politici anche negli USA: il 22 novembre 1963 JFK fu assassinato
e nella molteplicità di fatti che coalizzarono i suoi oppositori ci fu l'accusa di non essere stato
sufficientemente risoluto nel contenimento dei sovietici e dei comunisti a Cuba. Il dispiegamento delle armi
atomiche a Cuba non seguiva le esigenze cubane, ma le esigenze di Mosca, per far capire il funzionamento
della verticalità del comando dei rapporti di forza della Guerra Fredda attraverso l'uso delle armi atomiche.
Suez e Cuba sono due passaggi importanti che convincono URSS ed USA della difficoltà di gestire le
dinamiche politiche e la loro rivalità nel momento in cui interagiscono attraverso l'intermediazione di paesi
di nuova indipendenza. Gli interessi locali, quindi, hanno ripercussioni di carattere internazionale poiché il
valore di questi conflitti va al di là della loro natura locale e vengono amplificati dall'intervento delle due
potenze. Allo stesso tempo USA ed URSS si rendono conto dei rischi connessi al loro intervento e al loro
impegno accanto gli alleati locali. Per questo le due superpotenze cercheranno di trovare delle regole del
gioco che permetteranno loro di continuare a competere ma allo tesso tempo evitare che questa
competizione si traduca in scontro militare anche nei casi in cui sostengono i loro alleati. Questa è la logica
che regolerà l'interazione tra loro e che caratterizzeranno le guerre di liberazione nazionale o le guerre civili
in Indocina (guerre del Vietnam, conflitto arabo israeliano, guerre nell’africa sub-sahariana durante gli anni
'60).
Coesistenza pacifica:
Gli USA sostennero componenti locali conservatrici filo-statunitensi che osteggiavano riforme progressiste
che concernevano la proprietà della terra. Spesso queste componenti si alleavano in modo organizzato con
le forze armate rovesciando governi eletti ed instaurando governi transitori o regimi militari che avrebbero
smantellato le riforme, attuando dei veri e propri colpi di Stato. Negli anni ‘50 ci furono richieste di
autonomia anche nel cortile di casa statunitense e spesso si esplicavano sui modelli di sviluppo
agroindustriale. Nei paesi post-coloniali di nuova indipendenza queste rivendicazioni di autonomia prima si
esplicavano contro gli europei, e in seconda battuta contro l’URSS o contro gli USA.
Nel contesto della Guerra Fredda la decolonizzazione, infatti, implicava la presa di distanze o la
rivendicazione di autonomia rispetto ad una delle due superpotenze. L’autonomia che questi paesi
rivendicavano doveva consentire loro di implementare elementi dei modelli di sviluppo occidentali o
socialisti in base alle preferenze dei dirigenti locali. Le preferenze dei dirigenti locali cambiavano con gli
anni, ma l’elemento caratterizzante dei processi di decolonizzazione è la richiesta di autonomia delle proprie
decisioni politiche.
Durante gli anni ‘60 il fronte europeo si cristallizza e consolida le sue determinazioni territoriali, mentre nei
territori a nord del Pacifico vengono delimitati i territori e le sfere di influenza (guerra di Corea). C’era una
maggiore incertezza, invece, nei territori di recente indipendenza e decolonizzazione, dove a fronte dei
rischi sperimentati di un possibile scontro militare con la crisi dei missili di Cuba, iniziò un processo di
regolamentazione e reciproco riconoscimento tra le due superpotenze che porterà poi al successivo
processo di distensione dalla seconda metà degli anni ‘60 fino alla fine degli anni ‘70. La distensione fu
una ricerca di regole di comportamento tra URSS e USA che permettessero la loro competizione, anche sulla
corsa alle armi, senza che eventuali crisi in Europa o in Asia orientale potessero portarle ad uno scontro
militare diretto. Questa regolamentazione dei rispettivi comportamenti a livello della corsa alle armi,
primariamente nucleari, e poi nelle dimensioni europee e asiatiche darà il via a una serie di accordi,
espressione di cooperazione tra Washington e Mosca. La cooperazione tra le due potenze giungerà al
culmine con il SALT 1(1972), un accordo di regolamentazione della corse alle armi, mentre sul fronte
europeo la distensione si concretizzerà nella Conferenza per la pace e la sicurezza in Europa, svoltasi ad
Helsinki nel 1974. Questi due momenti rappresentano i due elementi fondamentali di questo processo di
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distensione, negoziato anzitutto tra le due potenze in ambito militare e nucleare. Tutti gli accordi siglati
dopo la crisi dei missili di Cuba infatti sono fatti al vertice, in maniera bilaterale tra USA ed URSS, in cui
però entrano in gioco in maniera anche i paesi europei a ovest ed est della cortina di ferro.
L'Europa è il terreno principale della rivalità tra le superpotenza, per cui i paesi europei vogliono avere voce
in capitolo sul destino del continente e sulle regole che devono caratterizzare le relazioni tra i due campi
dell’Europa. Le rivendicazioni europee diventano sempre più forti e la conferenza di Helsinki vedrà il
protagonismo dei paesi europei, a est e ovest della cortina, nel dare forma al trattato finale e nel gestirne
l'esecuzione.
Le relazioni internazionali dell'epoca certamente vedevano la centralità della rivalità tra le due superpotenze
e quindi della Guerra Fredda, ma questa centralità non esauriva l'autonomia e le peculiarità delle singole
regioni del mondo, che desiderano e realizzano con più o meno successo le proprie spinte autonome.
Queste spinte possono essere considerate centrifughe, ovvero integrate alla logica della Guerra Fredda ma
allo stesso tempo autonome rispetto ad essa.
Il Piano Marshall (1947-1948) aveva come obiettivo principale la ricostruzione dell'Europa occidentale e
prevedeva una novità delle modalità di esercizio dell'egemonia statunitense rispetto a quella britannica.
Infatti, obbligava i beneficiari europei a coordinare tra di loro le rispettive esigenze di importazione di beni
industriali e alimentari, in modo da permettere agli USA la pianificazione e la distribuzione di finanziamenti
e produzione in Europa.
Tra la fine degli anni ‘40 e gli anni ‘50, gli USA guidarono lo sviluppo del processo di integrazione europea,
ritenendo che una maggiore integrazione dei paesi occidentali avrebbe permesso la loro stabilità politica,
eliminando le forze socialiste o contenendole nella loro partecipazione alla politica. Il partiti comunisti
italiano, francese e belga non entrarono mai al governo, mentre in Germania Ovest era proibita la
costituzione del Partito Comunista ma tollerata la presenza della SPD, fedele all’Occidente. Gli USA vedevano
di buon occhi gli accordi tra l’Italia ed il Belgio, attraverso i quali l'Italia mandava i minatori in Belgio, poiché
ritenevano che l’integrazione e la cooperazione avrebbero reso più coeso il fronte occidentale rispetto a
quello orientale.
I paesi europei intesero questo processo di integrazione tanto in funzione antisovietica quanto in
prospettiva di un’emancipazione europea rispetto alla superpotenza USA perché rivendicavano le specificità
europee. In molti casi queste specificità erano di carattere nazionale e potevano essere salvaguardate o
garantite attraverso un processo di maggior collaborazione tra paesi europei. Nel 1957 i Trattati di Roma
avviarono la costruzione di un mercato unico europeo, marcando maggiormente l’integrazione delle
economie europee che nel 1967 darà vita alle comunità europee, etichetta che riuniva le diverse istituzioni
che avevano contraddistinto la cooperazione europea. Ci furono ulteriori passaggi che segnarono il
processo di integrazione economica o politica, come ad esempio il tentativo del 1954 di creare un esercito
comune per la difesa europea. Questo tentativo, però, fallì per veti incrociati e la diffidenza di alcuni paesi
europei.
Il processo di integrazione europea iniziò dal punto di vista economico poiché una maggiore integrazione
economica avrebbe portato ad un bisogno di maggiore integrazione istituzionale e politica. Nel 1973 il
Regno Unito e l’Irlanda entrarono nella Comunità Economica Europea e nel 1979 furono istituiti il
Parlamento europeo e il Sistema Monetario Europeo. Negli anni ‘70 il processo di integrazione europea
iniziò ad essere guidato dagli stessi europei, nonostante un iniziale sostegno da parte degli USA.
Successivamente, soprattutto le componenti conservatrici come i repubblicani, iniziarono a guardarlo con
sospetto perché lo vedevano come un processo che andava a scapito dell'influenza statunitense in Europa.
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Di fatto, gli USA videro diminuire le proprie capacità di influire sulle istituzioni e sulle regole economiche
che le comunità europee si stavano dando.
L'istituzione del mercato unico europeo abbassò i dazi tra gli stati europei e li portò ad
un’omogeneizzazione delle politiche commerciali che comportava l'adozione della tariffa singola unica
europea. Dunque, quando i paesi europei commerciavano con paesi extra-europei avrebbero dovuto
adottare una tariffa singola, favorendo il commercio intra-europeo.
Gli USA iniziarono a guardare con diffidenza questo processo perché ritenevano che andasse a ledere le
capacità concorrenziali dei loro prodotti statunitensi, per cui lo osteggiarono. L’amministrazione Nixon, con
esponenti illustri come Kissinger, furono esplicitamente ostili al processo di integrazione europea fin
dall'inizio.
Il nuovo protagonismo europeo trovò spazio anche nella congettura che aveva come oggetto il tema della
pace e della guerra in Europa e quindi le regole di comportamento della Guerra Fredda nei territori europei.
La legittimità del ruolo di superpotenza mondiale è un elemento imprescindibile per capire il funzionamento
delle relazioni internazionali dell'URSS e della sua politica estera.
L’URSS voleva essere riconosciuta come superpotenza legittima sia per il proprio ruolo in Europa centro-
orientale che per la corsa alle armi in rivalità con gli USA. Dopo la primavera di Praga (1968) e l’eliminazione
dei ribelli cecoslovacchi tra cui Dubcek, l’URSS decise di concedere all'Europa orientale maggiori margini di
autonomia tanto nei propri modelli di sviluppo socialista quanto in termini di relazioni con i paesi dell'Europa
occidentale. Dunque, gli anni ‘70 videro la distensione degli europei che, insieme agli USA, assicurarono
che non avrebbero intaccato l'integrità del Patto di Varsavia né cercato di smantellare i paesi dell'Europa
orientale e la legittimità del potere sovietico in questi territori. Con questa rassicurazione sui suoi timori
strategici, l’URSS iniziò ad intensificare i rapporti di scambio oltre cortina. I paesi dell’Europa occidentale
spostavano le tecnologie e i beni di consumo in Europa orientale, la quale esportava prodotti alimentari e
prodotti energetici come il petrolio rumeno ed il gas sovietico. La tecnologia dei paesi socialisti non era
avanzata rispetto a quella occidentale, fatta eccezione per alcuni casi come le lenti Zeiss, esportate in tutto
il mondo occidentale grazie al riconoscimento della loro eccellenza.
Questo modello di scambio portò l’Occidente ad esportare merci di maggior valore rispetto a quelle
importate, motivo per cui la contabilità del commercio internazionale dei paesi socialisti registrava deficit
commerciali sempre più grandi. La necessità di dover ripagare questi deficit portò i paesi del blocco
orientale ad utilizzare le proprie riserve auree per pagare le merci occidentali. Data l’abbondanza di capitali
nel sistema finanziario e tassi di interesse bassi, i prestiti con i paesi occidentali erano vantaggiosi, per cui
i paesi socialisti iniziarono a chiedere loro dei prestiti indebitandosi. Il denaro prestato era utilizzato per
pagare le importazioni dagli stessi paesi occidentali e ciò portò, soprattutto in Polonia, Cecoslovacchia,
Ungheria e Germania Est, ad ulteriori deficit commerciali e debiti con il blocco occidentale. Durante gli anni
‘70 l’URSS esportava petrolio, ma quando i suoi prezzi caddero l’URSS registrò dei deficit e si indebitò
progressivamente. Le tensioni all'interno del campo socialista europeo portarono al processo di distensione
europea e ad una ricostruzione di legami tra paesi socialisti oltre cortina che accelerò durante tutti gli anni
‘70 e ‘80, dove però i termini di scambio tra Occidente e Oriente erano favorevoli ai paesi capitalisti. Inoltre,
le modalità di scambio avvenivano secondo le regole del commercio internazionale, ovvero un commercio
in cui i paesi capitalisti potevano dettare le regole e controllare in maniera assoluta la dimensione finanziaria
dell'economia internazionale, ma allo stesso cercare profitti.
La rivalità tra le due superpotenze iniziò a conoscere difficoltà nel tenere in ordine e disciplinare i propri
alleati e, per esempio, l’URSS dovette affrontare la rottura con la Cina. Dal 1949 al 1957 la Cina comunista
aveva reputato l'URSS suo principale partner strategico nella sua difesa contro gli USA ma anche nella
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ricostruzione economica e sociale della Cina secondo l'esperienza e percorsi di sviluppo di carattere
agroindustriale analoghi a quelli sovietici. La Cina adottò una politica che dava priorità assoluta allo sviluppo
industriale dei centri urbani e solo in seconda battuta alle zone agricole. Questo elemento caratterizzò le
politiche del grande balzo in avanti, ovvero iniziative economiche che secondo i piani di Mao avrebbero
ricostruito la Cina come grande potenza industriale nel giro di un decennio. Queste politiche forzavano
quelle che venivano considerate le tappe di industrializzazione, facendo passare la Cina da un paese agricolo
a un paese industriale. Nel giro di pochi anni, queste politiche dimostrarono i loro limiti, andando incontro
ad un grande fallimento. Tutti i capitali a disposizione della Cina vennero utilizzati nello sviluppo industriale,
dimenticando e marginalizzando il settore agricolo, ovvero il settore che sostentava la maggior parte della
popolazione. Ciò portò a gravi carestie ed ad una mancanza di manodopera della produzione agricola
poiché questa era costretta a lavorare nelle nuove industrie e abbandonare i sistemi di irrigazione e
canalizzazione. I cattivi raccolti portarono a fame, miseria e numerose morti, che avvennero nel momento in
cui l’URSS avviava quel percorso di destalinizzazione che criticò alcuni elementi delle politiche sovietiche la
collettivizzazione forzata e l'utilizzo della violenza sistematica nei confronti del mondo contadino per
realizzarla. Chiaramente queste critiche rischiarono di delegittimare le politiche maoiste di
industrializzazione forzata che si rifacevano a quelle di Stalin. L'apertura di Kruscev alla coesistenza pacifica
minava la retorica aggressiva verso gli USA di Mao, che criticò Kruscev e la destalinizzazione. Di fronte al
fallimento delle politiche cinesi di industrializzazione forzata, Mao cercò di rigenerare la classe dirigente
cinese, eliminando i soggetti che riteneva più vicini all'URSS. Questa lotta di potere interna e la mobilità dei
livelli basso-intermedi del partito diede vita a quel processo chiamato rivoluzione culturale, che tra 1965 e
1968 eliminò un'intera generazione di dirigenti comunisti cinesi ad opera di militanti più zelanti ed
ideologici con il culto della personalità di Mao. La Rivoluzione culturale permise a Mao di riconfermare e
rigenerare la propria leadership personale, segnando una rottura netta nei confronti dell'URSS, con la quale
per altro arrivò allo scontro nel 1968 nella zona di confine lungo il fiume Ussuri. I due eserciti si scontrarono
e la superiorità sovietica fu evidente. Da quel momento in poi l’URSS considerò la Cina una minaccia e allo
stesso modo i dirigenti cinesi considerarono l’URSS, fino alla sua fine, come la principale minaccia
all'integrità territoriale della Repubblica popolare cinese.
Le tensioni interne in campo socialista portarono Mao ad accogliere l'apertura di credito operata dagli USA
tra 1971 e 1972. Nixon e Kissinger si recarono in Cina, ed iniziarono un dialogo i cui esisti mai scontati
porteranno a una cooperazione e integrazione economica inizialmente molto limitata e graduale che segnerà
le basi politiche e strategiche dell'avvicinamento tra il colosso statunitense e quello cinese.
La logica USA seguiva una logica di distensione con l’URSS sul nucleare ed in Europa, mantenendo aperta
la competizione nel resto dei teatri. Gli USA sfruttarono l'opportunità offerta dalle rivalità interne al campo
socialista cercando di portare dalla loro parte la Cina, il paese comunista più popoloso al mondo. Dal punto
di vista economico, la Cina necessitava di capitali esteri per sostenere la disastrosa situazione interna e le
importazioni alimentari e tecnologiche avrebbero dato uno slancio alla produzione industriale cinese per
soddisfare il proprio mercato cinese e poi per esportare. Il mercato europeo stava diminuendo e gli USA lì
erano meno competitivi, mentre in Cina i propri prodotti e la propria tecnologia aveva ancora grandi margini
di apprezzamento e valorizzazione. Ciò valse fino agli anni ‘90, ma successivamente i cinesi iniziarono a
comprare cinesi, soprattutto perché la capacità di consumo della popolazione cinese era limitata a causa
dell’alto costo delle merci statunitensi.
La distensione, secondo la storiografia, ha dimostrato che la disponibilità di Mosca e Washington nel
collaborare tra di loro al vertice sul tema del nucleare e sul fronte europeo era motivata anche dal fatto che
entrambi scontassero delle difficoltà di controllo dei propri alleati. Questi iniziavano a muoversi in maniera
autonoma e, dunque, la distensione aveva il duplice scopo di:
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• ridurre le tensioni
• ridurre i costi della corsa alle armi
La diminuzione dei della corsa alle armi permise ad USA ed URSS di reinvestire queste risorse aggiuntive
nello slancio ai propri apparati produttivi, che iniziavano a scontare un declino della produttività e una
difficoltà di reggere la competizione dei prodotti dei propri alleati. Le merci dei paesi dell'Europa occidentale
degli anni ‘70 erano più avanzate tecnologicamente rispetto a quelle statunitensi e quelle dell'Europa
orientale rispetto a quelle sovietiche. La distensione aveva anche lo scopo di legittimazione reciproca, oltre
che di riduzione dei costi militari e finanziari legati alla rivalità della Guerra Fredda.
Tuttavia sia USA che URSS consideravano le regole della distensione valide per il nucleare, per la corsa alle
armi e per il fronte europeo, ma non per l'Asia, l'Africa o il Medio-Oriente. In questi aree le due superpotenze
erano libere di continuare la propria competizione senza che però sfociasse in un conflitto armato diretto
tra di loro. La distensione è stata intesa come quel momento di pausa e di de-escalation della rivalità tra le
due superpotenze.
La Conferenza sulla Pace e la Sicurezza di Helsinki, CSCE, si trasformerà nell’OSCE, ovvero un’organizzazione
per la sicurezza e cooperazione in Europa. Gli accordi di Helsinki avevano lo scopo di stabilizzare la
situazione europea, riconoscendo l'ambito territoriale in maniera definitiva e stabilendo legami di
cooperazione tra le due parti. Vi era una parte relativa al riconoscimento dell’inviolabilità dei confini ed una
per la cooperazione economica, che negli anni ‘70 si esplicherà in legami economici commerciali e finanziari
tra Europa occidentale ed orientale.
Un altro elemento innovativo fu l'inclusione dei diritti umani e del loro rispetto come elemento di
cooperazione tra paesi dei blocchi europei. Il tema dei diritti umani ha una storia più lunga dal punto di
vista teorico e politico e sarà istituzionalizzato dall’ONU e diverse carte e dichiarazioni. A metà degli anni
‘70 prese piede l'adozione dei diritti umani come strumento di politica estera, tanto da parte dei paesi
dell'Europa occidentale quanto degli USA. La nuova politica estera statunitense e poi internazionale iniziò
ad inserire clausole sul rispetto dei diritti umani all'interno di negoziati su accordi commerciali o politici.
Classicamente si fa riferimento all'emendamento Jackson-Vanik, entrato in vigore il 3 gennaio 1975, dopo
la ratifica del Congresso americano. L’amministrazione repubblicana conservatrice di Ford e Kissinger ne fu
contraria poiché condizionava l'estensione della clausola commerciale della nazione più favorita al rispetto
dei diritti umani da parte dei paesi socialisti. Quindi, se i paesi socialisti volevano commerciare con gli USA
ed avere un accesso vantaggioso al grande mercato statunitense, dovevano dimostrare di rispettare i diritti
umani che dal punto di vista statunitense implicavano le libertà civili e politiche e non quelle economiche e
sociali. I paesi europei, però, erano più interessati a costruire ponti di collaborazione con i paesi socialisti
invece che con gli USA e per questo si concentreranno sugli accordi più politici ed economici. Ciò fu ben
vista dai regimi politici dell'URSS, che di tutto volevano sentir parlare meno che di rispetto dei diritti umani,
soprattutto del pluralismo politico. La storia internazionale, però, non si esauriva alla dimensione europea
e tra Est e Ovest, ma comprendeva anche i rapporti tra Nord e Sud del mondo e più nello specifico il
processo di decolonizzazione e costruzione di un mondo post coloniale in un contesto di Guerra Fredda.
Le diverse concezioni dei diritti umani divennero oggetto stesso di politica estera ed è importante
riconoscere che dagli anni ‘60 agli anni ‘70 le dinamiche del bipolarismo, e quindi le relazioni dirette tra
USA ed URSS all'interno dei propri campi, non esaurivano i processi di trasformazione del sistema
internazionale. Infatti, l'altro grande tema era quello della decolonizzazione, che costituiva un enorme
elemento di trasformazione del sistema internazionale, da un'epoca coloniale ad un sistema internazionale
basato su stati sovrani e indipendenti.
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Il processo di decolonizzazione non riguardava esclusivamente lo smantellamento degli imperi coloniali e


la costruzione dei nuovi paesi sovrani indipendenti, ma avveniva nel contesto internazionale caratterizzato
dalla Guerra Fredda. L’area dell’Indocina (Myanmar, Thailandia, Vietnam, Laos, Cambogia) e quella dell’Africa
sub-sahariana sono essenziali per la comprensione tra la decolonizzazione e la Guerra Fredda.
All'indomani della fine della 2GM iniziarono gli scontri per l'indipendenza delle colonie francesi in Indocina.
I movimenti nazionalisti erano più forti nel Vietnam, colonia francese, soprattutto nella parte settentrionale
del paese.
(riv. Vietnam)
La forza maggiore di questi movimenti nazionalisti era costituita da movimenti marxisti ed in particolare dal
Partito Comunista vietnamita. La figura che egemonizzò il movimento di liberazione nazionale e che ne
presa la guida fu Ho-Chi Minh. Grazie alla sua capacità di connettere e mobilitare il proletariato urbano e i
contadini delle zone rurali, riuscì a diffondere l’idea che l’indipendenza nazionale contro il colonialismo
francese avrebbe portato all'indipendenza economica a beneficio delle masse vietnamite dei sottomessi e
dei lavoratori urbani e rurali. Tale connessione fu tanto semplice quanto efficace ed il partito comunista
vietnamita riuscì a prendere la guida del movimento di liberazione nazionale. Gli scontri iniziarono nel 1945
e finirono nel 1954.
Nella prima parte della guerra di liberazione nazionale del Vietnam le principali operazioni di guerra e
guerriglia si svolsero a Nord del paese. La Francia si rifiutò di concedere l'indipendenza e combatté fino
alla fine contro gli indipendentisti, appoggiata dal Regno Unito. Gli USA erano più diffidenti, poiché
ritenevano che prima o poi la Francia avrebbe dovuto smantellare il suo impero coloniale, ma la
appoggiarono comunque. La guida comunista del movimento di liberazione aveva ottenuto l'appoggio
dell'URSS e della Cina maoista, ma ciononostante Ho-Chi Minh ritenne più opportuno ottenere l'appoggio
sovietico poiché pensava che la Cina avrebbero voluto esercitare un'influenza maggiore sul Vietnam.
La guerra si concluse con la sconfitta militare e politica dei francesi nella battaglia di Dien Bien Phu, del
1954.
La guerriglia di Võ Nguyên Giáp riuscì a concentrare le truppe francesi in una vallata, mentre i guerriglieri
si appostarono nelle colline soprastanti e assediarono le truppe francesi martellandole con i bombardamenti
costringendole alla resa. L’incapacità francese di gestire una guerra a così lunga distanza le difficoltà
economiche e finanziarie portarono la Francia ad accettare la negoziazione di una pace con il Vietnam. La
Francia concesse l’indipendenza al Vietnam ma, sotto influenza statunitense, imposero la divisione del paese
in due parti. La Francia riconosceva la supremazia politica e militare dei comunisti nel Nord, che però non
era altrettanto forte nel Sud. Gli USA non volevano che il potere dello stato più ricco dell’Indocina fosse in
mano ai comunisti e dunque il Paese fu diviso in Vietnam del Nord, a guida comunista, e Vietnam del sud,
guidato da una monarchia filo-occidentale. Questa monarchia riconobbe gli USA come principale partner
economico e militare, sganciandosi gradualmente Francia.
La Francia voleva mantenere il suo impero e nonostante le recenti guerre, nel 1954 inviò l’esercito in Algeria
ad affrontare una guerra di liberazione che fu la più sanguinosa e controversa della politica europea e
francese (tanto che farà transitare la Francia da IV a V Repubblica nel 1958). La figura di Ho-Chi Minh è
molto importante: era vietnamita ed aveva studiato nelle migliori università francesi, avvicinandosi ai
movimenti socialisti e al Partito Comunista Francese di osservanza sovietica. Inoltre, egli aveva partecipato
alla resistenza anti-nazista durante la 2GM, collaborando anche con i servizi segreti statunitensi. Gli USA,
quindi, lo conoscevano a menadito, ma tornato in Vietnam si mise alla guida della guerra, combinando
elementi della cultura politica vietnamita precedente al colonialismo con le aspirazioni allo sviluppo e alle
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categorie socialiste e comuniste internazionali per come erano stato elaborate in URSS e per come le aveva
recepite dal Partito Comunista Francese.
Relazionatosi direttamente con l’URSS una volta tornato in Vietnam, la figura di Ho-Chi Minh è unica poiché
rappresenta la connessione tra gli elementi locali della cultura politica e la prassi di governo extra-europea
con norme, principi e categorie del comunismo internazionale e della modernità socialista.
L’intervento USA in Vietnam è da leggere nel contesto della Guerra Fredda, che spesso sottovaluta
l'elemento nazionalista e il fatto che i comunisti si facciano forti di un processo di liberazione nazionale che
va oltre la condivisione o meno degli ideali socialisti e dell'organizzazione comunista di questa liberazione
nazionale. Gli USA si impegnarono sempre maggiormente a sostegno del Vietnam del Sud, sviluppando
negli anni ‘60 la logica dell'effetto domino, secondo la quale la caduta Vietnam del Sud avrebbe condotto
alla caduta della Cambogia e del Laos, in cui vi erano forti infiltrazioni di comunisti, della Thailandia e di
tutto il resto dell'Asia. Bisognava quindi sostenere il Vietnam del Sud per magari riuscire ad infliggere una
sconfitta militare e politica al Vietnam del Nord. L’intervento militare statunitense in Vietnam iniziò nel 1954
e proseguì fino alla ritirata nel 1975.
Questa guerra ebbe una forte rilevanza internazionale e conseguenze importanti perché rappresentava il
tentativo di imporre le logiche della Guerra Fredda al processo di decolonizzazione, portando ad una lettura
errata della forza dei movimenti di liberazione nazionale che in questo caso portò al fallimento
dell'intervento statunitense. Le logiche della Guerra Fredda non erano adeguate a comprendere i processi
in corso in questi paesi ed ebbero l'effetto di prolungarne la durata e radicalizzarne lo scontro, ovvero di
armare le fazioni contrapposte.
Nel 1964 ci fu l'incidente del Tonchino tra la marina statunitense e il Vietnam del Nord, a causa di uno
scontro creato ad arte dagli USA ma che giustificò ai suoi occhi e quelli della comunità un intervento sempre
più massiccio degli USA difesa del Vietnam del Sud contro il Nord. Il dispiegamento delle truppe aumenterà
anche attraverso la coscrizione obbligatoria, che provocò fortissime tensioni nella società statunitense
poiché gran parte della popolazione non voleva combattere in Vietnam per ragioni ideali, non ritenendolo
un loro conflitto loro. Si diffusero numero movimenti contro la guerra ed il tema di contrarietà alla guerra
fu un elemento di delegittimazione per la classe politica, tanto per i democratici dell'epoca Johnson quanto
poi in futuro per i repubblicani.
Nel 1954 la Francia si era ritirata dal Vietnam, in pieno periodo di containement e roll back in cui gli USA
non volevano perdere il Vietnam ma riunificarlo completamente per un obiettivo nazionalista. I vietnamiti
costituiscono un'unica nazione per storia, lingua ed usi comuni, per cui si definivano titolari del diritto di
unificazione della popolazione e vedevano gli USA come i successori del colonialismo francese. L’obiettivo
dei viet cong, ovvero dei comunisti nel Vietnam del sud era quello di ribaltare il regime monarchico. Nel
1968 il Vietnam del Nord ed i viet cong sferrarono l’offensiva del Tet durante il Capodanno vietnamita,
cacciando gli USA dai territori del Sud che però li riconquisteranno con grande difficoltà e perdite nel 1969.
Gli USA si resero conto della determinazione del Vietnam del Nord e dei viet cong nel riconquistare il paese
a qualsiasi costo, insuperabile dall'impegno politico e militare statunitense. Iniziò così quel percorso di
disimpegno statunitense che proseguirà con Nixon e Kissinger, i quali ritireranno le truppe dal Vietnam e
dando vita al percorso di nazionalizzazione del conflitto. Invece di mandare le proprie truppe, l’obiettivo
era armare il Vietnam del Sud, ma spesso questi passavano dall'altra parte, mentre gli USA puntarono sui
bombardamenti aerei per ridurre le truppe al fronte.
Il periodo compreso tra il 1969 ed il 1975 è caratterizzato dalle grandi campagne di bombardamenti che
causeranno perdite disumane. Tra 1972 e 1973 furono sanciti dei negoziati, conclusisi nel 1975 con la
ritirata degli USA e la conquista di Saigon da parte dei viet cong ed i vietnamiti del Nord, che è la
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rinominarono Ho-Chi Minh City. Gli USA riuscirono a contenere quel rischio di effetto domino che aveva
guidato il loro intervento, ma solo nelle zone del Vietnam del Nord poiché giocarono sulle differenze e sulle
rivalità all'interno delle stesse forze comuniste e socialiste in Indocina e in Asia. Ho-Chi Minh si era
appoggiato sulla copertura e sul sostegno sovietico per la guerra di liberazione contro gli USA prima ancora
che su quello cinese, in virtù di una radicata diffidenza storica nei confronti della Cina. Inoltre, tra gli anni
‘60 e ‘70 la Cina era in uno stato di agitazione interna per cui era considerata essere un partner poco
credibile logisticamente e militarmente, a differenza di un’URSS più efficace. In quel frangente di tempo gli
USA avevano iniziato a tessere i rapporti con la Cina, sottraendola al campo sovietico e sostenendola contro
i comunisti vietnamiti nella loro rivalità per la supremazia ideologica.
Nel 1979 il Vietnam e la Cina si scontrarono militarmente. A causa di pretese territoriali, la Cina invase
parte dei territori del Vietnam del Nord, ma forte della sua lunga esperienza di guerra Giap sconfisse le
truppe cinesi, respingendole al di là del proprio confine. La Cina era parte del tentativo di contenimento nei
confronti del Vietnam e la stessa cosa valeva per la Cambogia, che confinava con il Vietnam e che si era
mantenuta estranea al conflitto nei limiti del possibile. La monarchia cambogiana era stata rovesciata dai
comunisti, i quali costituivano un movimento radicale vicino a Mao e che ne radicalizzava il pensiero,
entrando in competizione con i viet cong e con la stessa dirigenza di Minh. I comunisti cambogiani
conquistarono il potere con la violenza, tentando di instaurare un regime totalitario con una violenza
inaudita che stava facendo precipitare la società cambogiana in una grande instabilità. Molti cambogiani
scapparono ed entrarono in Vietnam, portando i dirigenti vietnamiti ad una grande preoccupazione che li
condusse ad intervenire militarmente in Cambogia nel 1979. L’esercito vietnamita sconfisse i radicali
marxisti filo-cinesi e filo-statunitensi, ma non ripristinò la monarchia, preferendo stabilizzare la politica
cambogiana.
Il Vietnam ebbe, dunque, un'influenza sulla Cambogia, ma in termini difensivi e non di volontà di espansione
del proprio modello. La rilevanza del caso del Vietnam per la storia internazionale è palese poiché mostra
le difficoltà e le contraddizioni della logica della Guerra Fredda e della decolonizzazione.
Le principali conseguenze degli interventi di Guerra Fredda nella decolonizzazione furono quelle di rendere
armato uno scontro politico radicalizzandolo armando le diverse fazioni e prolungando gli scontri nel tempo.
Certi conflitti avrebbero potuto esaurirsi in un tempo minore se le parti non avessero avuto a disposizioni i
dispositivi militari statunitensi o sovietici. Questo aspetto concernerà anche gli interventi delle due
superpotenze nella decolonizzazione dell'Africa sub-sahariana dagli anni ‘60 fino a metà ‘70 e le guerre
locali in Medio-Oriente, come il conflitto arabo- israeliano o la guerra Afganistan tra 1979 e 1989.
Alleandosi con la Cina o con le forze radicali cambogiane, gli USA avevano l’obiettivo di delegittimare
politicamente il Vietnam ed in particolar modo la sua dirigenza comunista che aveva sconfitto prima i
francesi e poi gli USA. Non avendo sconfitto militarmente il Vietnam, gli USA cercarono di farlo giocando
sulle rivalità tra i movimenti comunisti e socialisti che guidavano la Cina o la Cambogia contro il Vietnam.
Gli anni ‘70 sono stati caratterizzati dalla coesistenza pacifica che stabilizzò e regolamentò le interazioni
tra URSS ed USA in Europa, che diedero il via al protagonismo dei movimenti politici europei nel guidare
questa distensione. Le logiche di cooperazione della coesistenza pacifica si applicavano esclusivamente
all’ambito europeo e delle armi poiché né Washington né Mosca ritenevano che queste modalità potessero
riguardare altre aree del mondo o temi che esulavano dagli accordi presi. Difatti, le due superpotenze si
sentivano libere di continuare la competizione reciproca per attrarre a sé i vari paesi post-coloniali in termini
di lealtà politica, alleanze e di prospettive di sviluppo. Non è un caso, infatti, che con la stabilizzazione
dell'Europa gli anni ‘70 vedano un notevole aumento della competizioni tra i due campi della Guerra Fredda
in altre aree del mondo come il Medio-Oriente e il Nord Africa. I conflitti di queste aree avevano origini e
logiche di funzionamento prettamente regionali, ma assunsero rilevanza internazionale per il coinvolgimento
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delle due superpotenze attraverso alleanze e forniture militari. Gli USA ed l’URSS appoggiavano l’una o
l’altra fazione e ciò nella logica della Guerra Fredda si traduceva nella loro responsabilità di eventuali crisi
o sconfitte dei propri alleati. Nel conflitto arabo-israeliano, ad esempio, Israele era alleato con i paesi
dell’Europa occidentale e poi con gli USA, per cui una sua sconfitta veniva ritenuta dai paesi arabi, alleati
sovietici, una perdita degli USA e per loro poteva essere percepita come una perdita con ripercussione negli
equilibri di potere e negli assetti. I conflitti che si sviluppano dagli anni ‘60 in poi nel mondo sono frutto
principalmente delle difficoltà del processo di decolonizzazione tanto nel disegnare i propri confini
territoriali quanto nel designare i gruppi al potere. Sono conflitti frutto della decolonizzazione e non della
Guerra Fredda, ma che ad essa si intersecano per via del sistema di alleanze e di forniture militari, portando
ad un loro prolungamento ed una radicalizzazione che li rende più distruttivi. La Guerra Fredda avrà anche
un altro connotato poiché la visione post-coloniale presenta l'opportunità di diversificare le relazioni
internazionali dei paesi di nuova indipendenza, permettendo ai dirigenti che ne saranno capaci di muoversi
attraverso la competizione internazionale tra i diversi campi e attraverso le stesse rivalità interne ai paesi
occidentali o socialisti. Il conflitto vietnamita aveva carattere locale ma fu catturato dalle logiche della Guerra
Fredda per poi liberarsene tornando ad una dimensione di conflittualità locale per la leadership o per i
modelli di sviluppo rappresentati da gruppi dirigenti differenti. Dagli anni ‘80 le relazioni tra Cambogia,
Vietnam e Thailandia iniziarono a farsi più dense fino a creare quei sistemi di economia regionali sempre
più integrate le une con le altre in modo autonomo dalla Guerra Fredda. I frutti di quest’integrazione hanno
le proprie basi negli anni ‘80, ma saranno più espliciti nei processi di crescita degli anni ‘90 e 2000. Verso
la fine degli anni ‘70 la Guerra Fredda iniziò a perdere la sua capacità di essere elemento di comprensione
dei rapporti internazionali così come lo era stata fino al decennio precedente. Un elemento importante di
questo paradigma quasi binario si esplicò alla fine degli anni ‘70, con lo sviluppo di un nazionalismo
secolarizzato nel Medio-Oriente che aveva visto figure importanti come Nasser in Egitto di Nasser,
Boumédiène in Algeria, la monarchia Pahlavi in Iran, il partito Baath in Siria e quello laburista in Israele.
Questa stagione di nuove leadership e modelli di sviluppo fu sfidata dalle forze della dissidenza politica
organizzata che fa capo all’Islam politico, ovvero movimenti politici che aspirano al governo delle società
musulmane secondo la propria interpretazione moderna dell'Islam e dei suoi precetti fondamentali. I
movimenti politici che si rifanno all'Islam come principale cardine di legittimità non sono una novità degli
anni ‘70: il Movimento fratelli musulmani, ad esempio, ha le sue origini negli anni ‘20 ed è coetaneo dei
movimenti di secolarismo nazionalizzato del mondo musulmano. Questi ultimi, però, presero il sopravvento
in virtù della propria sincronizzazione con le tendenze della politica internazionale, oltre che grazie
all'alleanza con i militari. I modelli di sviluppo della maggior parte dei paesi post-coloniali,
indipendentemente dallo schieramento internazionale, fecero sempre più fatica ad essere efficienti, mentre
la popolazione era sempre più istruita ed esigente, oltre ad essere insoddisfatta dei regimi autoritari. I
movimenti dell'Islam politico si facevano portatori della dissidenza contro le élite nazionaliste al potere da
più di un ventennio. Ci furono numerose rivolte guidate da questi movimenti nella maggior parte dei paesi,
come in Egitto dal 1978 al 1980. In Arabia Saudita i movimenti radicali dell'islam politico contestano la
monarchia saudita non ritenendola più osservante dei principi islamici conservatori. L’unico paese in cui
questi movimenti non riuscirono a prendere il sopravvento fu l’Iran, che tra 1978 e 1979 vide un’escalation
di manifestazioni contro il regime autoritario filo-occidentale alleato degli USA in funzione anti-sovietica. Le
nuove generazioni chiedevano giustizia sociale ma anche libertà e misero in moto manifestazioni che si
protrarranno ogni settimana e poi ogni giorno fino alla caduta della monarchia e dello scià. Nel 1979 iniziò
un processo di rivoluzione delle istituzioni politiche del paese e la crescita di nuove leadership politiche
che si scontreranno. Quella islamista, con a capo l’ayatollah Khomeini, si dimostrerà la più organizzata e la
più capace di mobilitare la popolazione, soprattutto le fasce marginalizzate della periferia e dei centri urbani.
Questa corrente prese il sopravvento e nel giro di poco tempo eliminò le forze politiche con le quali aveva
avviato il percorso rivoluzionario, instaurando la Repubblica islamica dell’Iran. L’Iran rappresentava una
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novità assoluta poiché univa elementi repubblicani ad un sistema di velayat-e faqih, ovvero un governo di
giurisperiti esperti della legge islamica che controllava l’operato delle istituzioni repubblicane secondo le
proprie interpretazioni dell'Islam. Queste interpretazioni univano e combinavano in maniera nuova gli
elementi di una giustizia che promuoveva l'inclusione delle fasce più marginalizzate con elementi
dell'economia di mercato (come intoccabilità proprietà privata) e altresì interventi del settore pubblico. L’Iran
era un oggetto istituzionale innovativo per l'epoca e le sue relazioni si espressero in modo diverso tanto
dal modello occidentale delle democrazie liberali quanto da quello dei paesi socialisti del campo sovietico.
La repubblica islamica si pose in antagonismo con le due potenze, al di là di negoziati e accordi singoli di
carattere limitato che vedranno sia l’URSS che gli USA opporsi alla Repubblica islamica dell’Iran come
esempio di terza via. Mosca e Washington non la consideravano una nuova modalità di non allineamento,
ma la osteggiavano poiché non la capivano e la ritenevano imprevedibile. Inoltre, in termini di retorica
pubblica la Repubblica islamica dell’Iran sfidava il duopolio che le due potenze tentavano di mantenere sulla
politica internazionale. Questo movimento di islamic awakening implicava una rinascita dei movimenti
politici che si rifacevano all'islam come esclusivo riferimento ideologico per il governo delle società e parte
di questo movimento fu anche la guerra in Afganistan. L’Afghanistan non era governato da nessuna grande
potenza in virtù di specificità geografiche e sociali che la rendevano ingovernabile dalle potenze estere e
che dopo la 2GM aveva visto la presenza di una monarchia in relazioni da buon vicinato con l’URSS ma che
non ne era parte. Alla fine degli anni ‘70 alcuni movimenti politici radicali contestano questa monarchia
costituzionale che aveva sempre bilanciato i due campi soddisfacendo le diverse sensibilità della società
afgana. La fazione marxista radicale prese il potere e voleva riformare dalle basi la società afgana
opponendosi alle autorità religiose, rifacendosi al comunismo sovietico. Proclamò l'adozione di una serie di
riforme agrarie molto radicali come la collettivizzazione immediata delle terre, a scapito dei piccoli e medi
proprietari terrieri che costituivano le fondamenta della maggior parte del territorio afgano. L’URSS era
preoccupata poiché riteneva che questa forza potesse mettere a rischio la stabilità del paese o favorire la
crescita di movimenti islamisti radicali che avrebbero reso instabile il paese e favorito la penetrazione delle
potenze occidentali nell'area, avvicinandoli ai confini sovietici. L’URSS appoggiò la fazione comunista più
moderata e nel dicembre 1979 fecero entrare le truppe dell'Armata Rossa in Afghanistan, ufficialmente a
sostegno delle forze comuniste moderate che con un colpo di stato avevano messo da parte i radicali
comunisti. L'intervento sovietico aveva finalità difensive e l’obiettivo era quello di sostenere un nuovo
governo per poi ritirarsi, ma la presenza sovietica militare venne letta dalle forze conservatrici locali e dagli
oppositori sovietici in campo internazionale come un segno di espansionismo sovietico in Asia centrale.
Questa lettura favorì la coalizione tra i mujaheddin, conservatori locali, che ottennero il sostegno del
Pakistan e dei suoi servizi segreti, a loro volta finanziati dall’Arabia Saudita in funzione anti-sovietica.
L’Arabia Saudita, infatti, voleva combattere i sovietici in Afganistan in virtù di una crociata ideologica contro
il socialismo e con il sostengo militare e di intelligence degli USA. Investirono nella resistenza afgana per
combattere i sovietici con una proxy war, ma l’URSS era determinata a non abbandonare i propri alleati in
Afghanistan per cui in seguito a sconfitte militari non si ritirò, cercando di evitare una delegittimazione delle
proprie capacità militari. L'obiettivo degli USA era infliggere più perdite possibili ai sovietici in Afghanistan
per minarne la credibilità tanto nel mondo musulmano quanto a livello internazionale. Dal 1979 al 1989
andò avanti una guerra nata come rivalità tra gruppi locali per il governo locale, ma che in virtù della Guerra
Fredda vide il coinvolgimento di entrambe le superpotenze. Questo conflitto locale assunse caratteri
internazionali e fu strumentalizzato dal Pakistan per affermare la propria proiezione regionale e dall'Arabia
Saudita per proiettare all'estero la leadership del mondo musulmano, proprio quando veniva sfidata da un
nuovo regime islamico in Iran. La crisi afgana è un'altra occasione che mostra la logica della Guerra Fredda
importante ma non determinante nello scoppio di conflitti né nella loro evoluzioni. L’URSS si impantanò in
Afghanistan in maniera analoga all’intervento USA nel Vietnam, ma l’intervento sovietico voleva difendere
un’instabilità che si sarebbe potuta verificare in zone a lei limitrofe. Inoltre, senza la rivalità tra le due
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leadership islamiche e senza l’alleanza tra Arabia Saudita e Pakistan difficilmente gli USA avrebbero potuto
trovare quelle capacità locali garantite dall’intelligence pakistana e dai finanziamenti sauditi. L’offensiva fu
guidata dagli USA ma fu fatta propria dai paesi occidentali europei e dai paesi musulmani, che denunciarono
l’intervento sovietico in Afghanistan come segno dell'espansionismo sovietico e promossero la figura eroica
dei mujaheddin, ovvero dei combattenti afgani contro i sovietici, come eroi della libertà e dell'emancipazione.
Reagan dichiarò che i mujaheddin erano freedom fighters, ovvero combattenti per la libertà al fine di
delegittimare la credibilità internazionale dell'URSS. C'erano altri due fronti che è necessario menzionare e
che dimostrano come l’intervento delle superpotenze fu importanti nel condizionare i conflitti locali e
regionali, prolungandone la durata e radicalizzandone le capacità distruttive, senza però riuscire a
determinarne pienamente gli andamenti e gli esiti: il Corno d'Africa e l’indipendenza delle ex colonie
portoghesi. L'Etiopia era un grande paese indipendente ancorato al campo occidentale e nei primi anni ‘80
un colpo di stato militare rovesciò la monarchia assoluta portando al potere una classe dirigente socialista
radicale che si posizionò come alleata dell'URSS. I sovietici accolsero e sostennero con entusiasmo il nuovo
regime militare guidato del generale Menghistu Hailé Mariàm e tutte le riforme di collettivizzazione della
terra che riformarono in maniera radicale il governo dei territori e della produzione agricola con effetti
deleteri. Queste riforme portarono ad un calo drammatico della produzione poiché i contadini non si
mostrarono in grado di sfruttare le risorse locali, portando a una carestia gravissima sin tutto il paese. Sotto
la guida di Menghistu, l’Etiopia filo-sovietica si lanciò in un'opera di centralizzazione del potere che portò
alla guerra con le zone più autonome, come l’Eritrea, che da sempre avevano combattuto il potere centrale
di Addis Abeba. Allo stesso tempo, il regime si lanciò in ambiziosi progetti di leadership regionale su tutto
il Corno d'Africa, ponendosi in contrasto con le autorità locali che regolavano la Somalia. Quest’ultima passò
da una posizione nazionalista filo-socialista al campo occidentale, alleandosi con le potenze occidentali in
funzione anti-etiope. Ci fu, quindi, un intervento della Guerra Fredda che vide da un lato l’URSS a fianco
dell’Etiopia rifornendola di armi e sostenendole economicamente e dall’altro le potenze occidentali a
sostegno della Somalia. Etiopia e Somalia si scontrarono per il controllo di una zona desertica, Ogaden,
situata a metà tra il Mar Rosso e l’Oceano Indiano. La guerra fu lunga e dispendiosa in termini di uomini e
di risorse, ma si risolse in un nulla di fatto poiché vennero ristabiliti i confini precedenti alla guerra. Nel
frattempo, carestie ed epidemie colpirono le società di entrambi i paesi, debilitandone le istituzioni statuali.
Nel Regno Unito, intanto, la nuova dirigenza conservatrice guidata da Margaret Thatcher, salita al potere
alla fine degli anni ‘70, si allineò con l'amministrazione conservatrice statunitense di Reagan. Essi
sostenevano una nuova offensiva politica, militare ed economica nei confronti dei paesi del campo socialista
e di ogni forma di collettivismo che prendeva le forme tanto nel campo occidentale quanto nel mondo
extraeuropeo. Le politiche di Reagan e della Thatcher si caratterizzano per un’estrema durezza politica nei
confronti dell'URSS e dei regimi socialisti in Europa centro-orientale. Allo stesso tempo, si lanciarono in
un'offensiva politica durissima nei confronti dei sindacati e nel caso britannico nei confronti del partito
laburista, che aveva contribuito a guidare la ripresa economica del paese nei decenni precedenti. L’offensiva
conservatrice di Reagan e della Thatcher aveva una dimensione geopolitica di antagonismo verso i sovietici,
ma aveva anche una dimensione più squisitamente politica e teorica contro ogni forma di collettivismo e di
promozione del liberalismo economico, che avrebbe motivato le scelte economiche e politiche all'interno
tanto degli USA e del Regno Unito. In virtù del primato della libera impresa individuale, della concorrenza
e del libero mercato, Thatcher e Reagan lottarono contro i sindaci nel tentativo di opporsi ad ogni forma
di collettivismo. Gli elementi del cosiddetto neo-liberismo si trasformarono da mera corrente teorica
economica in vere e proprie politiche economiche adottate dalle forze conservatrici europee e
nordamericane, che poi le utilizzarono come orientamenti di politica estera. Ciò si tradusse in due modi: •
rinnovata rivalità contro l'Unione Sovietica (ambito politico strategico, nella cosiddetta Seconda Guerra
Fredda) • condizionali richieste da USA, dai paesi industrializzati e dalle istituzioni economiche che
sostenevano per finanziare tanto paesi socialisti quanto i paesi in via di sviluppo
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LEZIONE RIVOLUZIONE IRANIANA 1979


Rivoluzione popolare che coinvolge più o meno il 10% della popolazione.
Paese in mezzo tra occidente e oriente, attraversato da persone e traffici da est e ovest, a metà strada tra Europa,
oriente, mar caspio, golfo persico, quindi ha avuto nel corso della storia una demarcazione geografica precisa e
definita.
Paese in cui is parla persiano, a differenza degli altri paesi orientali europei in cui si parla arabo. Paese ricco di risorse
naturali che lo renderà importante nel corso del 900 per paesi occidentali.
Paese a maggioranza sciita, in cui pero ci sono comunità di altre religioni. Diverse comunità etniche, linguistiche e
religiose (Etnia persiana 50/51%) -> difficoltà a dare un sistema/potere centralizzato. Era delegato ai signori più
importanti gli affari pubblici delle varie regioni, capitale difficoltà di dialogare con diverse regioni.
Dinastia regnante:
pahlavi (1925-79): presa di potere attraverso colpo di stato. Nome si rif a lingua persiana antica-> governa attraversa
politiche e riforme:
• centralizzazione politica: de-tribalizzazione, persianizzazione, ridurre particolarismo
➔ impostazione a tribù nomadi di privarsi delle armi e di sedentarizzarsi. Imposta lingua persiana diventata lingua
nazionale (anche con armi).
• modernità e secolarismo: ridurre peso dei religiosi e abbandonare il tradizionalismo
➔ idea di un paese moderno fosse secolare (potere religioso fosse tradizionale e limitava modernizzazione), il potere
del “clero” sempre stato molto distinto da potere statale visto come potere autonomo. Riduce potere dei religiosi
introducendo nuovi modelli scolastici, piu simili a istituti europei, introduce anche corpo di leggi di stampo civile
(differente da diritto islamico), imposizione velo alle donne per ridurre peso del clero sulle masse.
• militarizzazione e burocratizzazione: ampio apparato statale e forte esercito
➔ destina fondi del paese da petrolio (scoperto da 1908 nelle regioni a maggioranza araba) per creare forte esercito.
Introduce leva obbligatoria e ampliato settore amministrativo e burocratico, per potere centralizzato forte (sembianze
a potere autoritario)
• paese neutrale nei due conflitti mondiali, interferenza GB e Russia
➔ inserito comunque nelle logiche delle forze alleate, GB e Russia entrarono militarmente nel paese. Germania primo
partener commerciale dell’Iran. Gb e Russia garantirono di ritirare forze armate nell’Iran ma questo non avvenne,
Russia dopo 2 conflitto mondiale aveva forze nei territori dell’Iran. Tutto questo influenza politiche interne ed
economiche. Primi 900 dopo scoperta petrolio GB finanzia per petrolio
• autoritarismo
movimenti di opposizione: da anni 40 e fondamentali nel costruire quel complesso ideologico della rivoluzione
Tudeh, partito comunista delle masse nasce nei primi anni 40 legato a unione sovietica, a sostegno dei lavoratori
nell’industria petrolifera e fabbriche, fu l’autore del primo sciopero dell’industria petrolifera a seguito si avrà prime
leggi su lavoro.
42

Jebhe-ye Melli, nasce fine anni 40, partito fronte nazionale voleva indipendenza paese, elegge primo ministro
Mohammad Mossadeq ‘51-‘53, appoggia riforma che porta a nazionalizzazione industria petrolifera (principale fonte di
incasso del paese). GB critico questa decisione, richiamo a casa tutti i lavoratori delle raffinerie iraniane e impose
embargo su petrolio iraniano (crisi di Ab), ebbe una forte crisi economica a causa di questo embargo. Mossadeq
arrestato nel 53 dopo colpo di stato da servizi segreti britannici e americani
Fedayan-e Islam devoti dell’Islam gruppo revivalista religioso, composto da figure laiche che volevano maggiore ruolo
religioso nelle decisioni politiche. Gruppo visto come terrorista. Parla di governo islamico, governo religioso, religiosi
devono avere un ruolo nella decisione del governo
Fedayan-e Khalq nasce anni 50 devoti del popolo gruppo militare marxista leninista
Mohaheddin-e Khalq combattenti del popolo gruppo islamico-marxista – considerato poi terrorista
Intellettuali come Jalal Al Ahmad membro partito comunista poi usci per entrare nel gruppo popolare perché riteneva
comunisti troppo vicini a unione sovietica, scrisse un volume “Garbzadeghi”, occidente visto come malattia da estirpare
e bisognava ritrovare colante per la società in un discorso più tradizionalista questo collante poteva essere l’islam. E
Ali Shariati, ori due anni prima dell rivoluzione, propose una riformulazione del pensiero religioso, islam scita poteva
essere motivo e strumento per una rivincita sociale.
Tutti questi movimenti furono marginalizzati da potere politico, particolarmente dopo il 53 assistiamo a repressione di
questi movimenti. Opposizione strutturata attraverso questi movimenti fu costretta a clandestinità, da qua vediamo
emergere radicalismo religiosi como strumento per il popolo per contestare potere politico.
• 1955: Iran firma Patto di Baghdad entra nella sfera d’influenza statunitense: per usa Iran era strumentale per
marginalizzazione influenza sovietica.
• 1950s-1970s: aiuti finanziari e militari da parte degli usa. Iran avvia programma nucleare, riconosce lo stato
d’Israele.
• 1960s: tentativi di normalizzazione con Mosca
• 1963: rivoluzione Bianca, proteste popolari da cui emerge la figura di Ruhollah Khomeini piano di riforme per
modernizzare il paese. Donna diritto di voto, introdotte nuove scuole nelle zone periferiche nell paese e rurali del
paese, avviati processi di infrastrutture base e ridefinire proprietà terriera: maggior parte popolazione era contadina,
shah riacquisì territori per poi ridistribuirli ai contadini ma a causa di problemi interni tanti contadini non ottennero
territori e si trovarono senza prima risorse di sostentamento -> processo di passaggio da campi a citta questo provoco
squilibri sociali, molti non avevano le capacità tecniche per entrare nel mondo del lavoro industriali e andarono a
sovrappopolare le periferie, zone sprovviste di servizi base. Qua iniziano le prime proteste popolari contro queste
riforme, si nota tra i personaggi Ruhollah Khomeini inizio a guidare le proteste e manifestazioni e fu quindi mandato
in esilio per 14 anni all’estero. Certi studiosi vedono a partire da queste proteste l’inizio della rivoluzione del 79
• 1971: celebrazioni per i 2500 anni dell’impero persiano a Persepoli. Grandeur (re dei re) dello Shah e ambizioni nel
Golfo Persico, problema a all’interno del paese perché parte si rifaceva a grandezza impero persiano dall’altra le
masse si rifacevano a valori tradizionali religiosi, si crea dilemma di due culture
Cause: concomitanza sia economiche, sociali e politiche.
Economiche: aumento disparità economiche, sviluppo industriali contro commercianti e artigiani locali, dipendenza
dal settore petrolifero, no diversificazione forte debito
Sociali: 70% popolazione no istruita, 30% disoccupazione, fallimento riforma agraria, problema della abitazioni e
sobborghi città, assenza di servizi, no accesso diffuso alla sanità, divario stato-società e le due culture
43

Politiche: marginalizzazione delle opposizioni, stato poliziesco (SAVAK), riduzione pluralismo politico, dinastia perde
legittimità, dipendenza statunitense, corruzione.

Gruppo estremamente eterogeneo che richiese diverse riforme, liberalizzazioni politiche, miglioramento condizioni
economiche e già dalla fine del 1977 proteste che vedono caduta AA
1977 Carter inizia campagna sui diritti umani, prime proteste da opposizione liberale, ruolo della diaspora iraniana,
forte repressione di queste proteste
1978: Proteste si intensificano quando studenti universitari letto a ideologia socialista, marxista, operavano dell uni e
organizzavano scioperi. Anche seminaristi dei luoghi religiosi che utilizzavano moschee come luogo di incontro per
far circolare idee che prendevano piede in quel periodo. Anche processioni religiosi per slogan di carattere politico.
Venerdì nero: gruppo di persone sfida legge marziale nel settembre, manifestazione repressa molto violentemente e
dal qua il clero iraniano inizio a dipinger e usare termini religiosi per manifestanti, da qua i manifestanti iniziano a
essere definiti come martiri, protesta si dipinge con termini religiosi. Scioperi nel settore pubblico e petrolchimico,
definizioni esercito.
1979: Mohammad Reza Pahlavi lascia il paese, aveva cercato di venire incontro a i manifestanti ma era già troppo tardi,
rientro di Khomeini in Iran dopo 14 anni di esilio, esercito dichiarava neutralità. Viene dichiarata vincita della
rivoluzione con governo provvisorio e referendum popolare -> si alla repubblica islamica. 1979 progettata costituzione
Solo religiosi riuscirono ad avere una leadership, rep islamica nacque quindi con diversi gruppi, ambizioni, intenti
politici all’interno. Vediamo questa costante opposizione di queste.
Iran rompe rapporti con usa quando nel novembre 79 studenti assale ambasciata usa

16.11.2022
Da metà anni 60 a anni 70 vediamo un periodo caratterizzato da coesistenza pacifica ma che significava anche
competizione tra i due campii e dove però al contempo si sviluppavano forze autonome e centrifughe rispetto al
duopolio delle superpotenze usa e unione sovietica che voleva ergersi a punti di riferimento normativi della vita
internazionale che però per certi ambiti si potevano avere la parola finale (tipo ambito nucleare) ma dall’altro lato
(ambito decolonizzazione) le due super potenze non furono cosi super come si rappresentavano perché spesso , caso
Suez, Cuba, Vietnam ma anche in Europa, processi di cooperazione, conflitto avvengono indipendentemente da mosca
e Washington. Mosca e Washington radicalizzano lo scontro anche in termini militari all’una o l’atra parte ma si
inseriscono a conflitti che pre esistevano e autonomi alle due super potenze.
Iran e rivoluzione iraniani è tutto un percorso che si instaura all’interno della costruzione post coloniale.
Laddove si parla di decolonizzazione si parla di dinamiche interne e locali/regionali si connettono con la guerra fredda
(la quale da legittimità politiche e armi alle forze in campo) ma trovano risoluzione al di fuori della guerra fredda, per
rimescolamento di alleanze locali o regionali. Come il caso dei processi di indipendenza del continente africano iniziati
nel 50 nord africa e proseguono negli anni 60 Congo, 70 indipendenza colonie di lingua portoghese.
44

Processo d’integrazione europea fu un processo che trae proprie idee nel periodo delle due guerre, non ha gran
successo, ritorna in auge dopo con motore trainante gli usa, prende una sua dinamica dalla fine degli anni 50 il
processo di integrazione europea era diventata una cosa europea senza influenza degli usa, con trattato di Roma nel
57, che poi porteranno alla CECA e EURATOM.

AAA

Paesi occidentali speravano dei diritti umani da legittimare molto fortemente, si fu tale, i diritti umani furono tali, il
rispetto di questi diritti fu tale ma in maniere piuttosto limitate. Con risultati di delegittimazione dei regimi comunista
impegnarono circa 5 anni ad avvenire, 89/90/91. Dall’altor lato i governi socialisti pensavano di esser rassicurati dalla
legittimità dei propri regimi quindi in realtà i paesi occidentali continuarono a criticarne la legittimità attraverso lo
strumento dei diritti umani. Si ha una sorta di corto circuito delle aspettative di entrambe, sorta di credere alle proprie
interpretazione dei comportamenti altrui che per certi versi era molto auto celebrativa. Quando nei paesi socialisti si
formarono crepe ii paesi occidentali sostengono queste crepe

RECENSIONE: Confronto col manuale nell-ultima pagina. Prime due recensione compiuta sec linee guida della
monografia, punti di convergenza e divergenza tra i due libri/autori, più precisi possibili con nomi, date, interpretazioni
di uno steso processo.

Rinnovata competizione all’interno dei due campi, nel periodo della distensione c’è un aumento della competizione
interna ai due campi: in ambito economico essenziale
campo occidentale -> Europa cresca, economia cresce a tassi enormi, ricchezza paese cresce a tassi enormi grazie
quell’economia mista che vede un grande settore pubblico che si concentra sulle grandi infrastrutture trasporti,
energia, materie strategiche ecc.), nel quale poi si inserisce l’iniziativa imprenditoria privata tanto in ambito della
grande industria (siderurgia) quanto poi in abito commerciale e nella produzione e poi vendita dei beni di consumo. La
finanza conosce un periodo di fioritura ma c’è in virtù nel sistema di Bretton Woods, ossia quello dell’ancoramento al
dollaro usa che è legato all’oro, il quale permette la prevedibilità degli scambi, permette ricostruzione e boom Francia
Italia, Germania, ricostruzione dell’Europa (paese più devastato nel ‘45 era l’olanda). Afflusso di denari capitali usa
verso Europa ma al contempo apertura privilegiata del mercato di consumo usa ai prodotti europei, questi processi
misero in moto il processo che fece incamerare all’Europa dollari usa che crea surplus di dollari usa a banche europee
che utilizzano questi soldi per speculazione finanziaria. Questo comporta: acuisce AAA perché prodotti uguali ma a
prezzo basso perché lavoratori pagati di meno lavorano di più. Questo vede Europa salire e usa fermati, questo crea
tensioni anche nell’ambito monetario. Cioè il fatto che con un dollaro così forte rispetto all’euro questo diventa
sopravalutato.
Questo unito a spese per guerre a Vietnam, finanziamento contro sovietici, maggiori spese del governo usa per welfare
cosi usa decide con Nixon (repubblicano) si smarcano da questo sistema, staccano, nel 1969 svalutano il dollaro
abbassando il valore dell dollaro rispetto a monete europe per rendere più competitive proprie merci, nel 1971
distruggono Bretton Woods, dollaro usa non più legato all’oro. Questo significa che il dollaro crolla rispetto a monete
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europee, monete europee si rivalutano, questo aiuta un po’ export usa ma di fatto non più di tanto mentre l’export
europeo subisce un colpo ma continua a mainare, è comunque più competitivo dell’usa. Ma questa operazione da parte
degli usa (con Nixon anche crollano spese per militari e aumentano spese per welfare) problema comunque sistema
usa economico era meno competitivo di quello europe, questo crea tensioni dal punto di vista economico che fa vedere
usa come rivali europei e li spinge a rendersi autonomi dal punto di vista economico e finanziario -> lunga storia che
porta la cooperazione in ambito monetario e finanziario europee che poi con negoziamenti e accordi ci porta alla
moneta unica, si creano fasce di convergenza tra le monete europee che siano più stabili possibili questo per rendere
prevedibili i costi degli cambi tra paesi in Europa. Questo elemento molto importante di competizione interna (???).
Campo socialista -> leadership sovietica venne messa in dubbio da concorrenza ideologica e politica della Cina di Mao
che non accetta discorso di Krusciov (accusa a stalinismo) critica l’unione sovietica, si toglie da cooperazione, sovietici
non accettano questo, in un escalation di dispute ideologiche teologiche, quanto anche di scontri in sede delle nazioni
unite per attrarre a se i paesi post coloniali arriveranno a scontri militari nel confine tra Cina e unione sovietica, a
ovest della Mongolia, (terre disabitate o densità di po’ minima) , cinesi perdono e da li abbiamo la grande rottura. Nel
frattempo grande altro soggetto del socialismo era il nord Vietnam contro il sud Vietnam dove cerano statunitensi con
logica anti coloniale, che si alleano con sovietici perché vietnamiti non si fidano della Cina (che si sta spostando verso
nazionalismo) e in virtù di un passato secolare in cui Vietnam e Indocina era tributari alla Cina, ora non hanno volonta
di esser tributari e quindi vita del nord si allea con sovietici. I cinesi hanno paura di esser presi a nord da sovietici e a
sud da Vietnam che hanno molte più credenziali istituzionali della Cina, quindi la Cina va dagli usa. Gli usa, furbi,
colgono la faglia dal 72 in poi e riescono a portare la Cina se non nel proprio campo ma fondamentalmente a rendere
supposizioni di un non allineamento profondamente non sovietico. Sovietici questo lo vedono a non possono fare altro
che subirlo. Divisione tra Cina e unione sovietica: evento di importanza capitale per campo socialista ma anche per
ripercussione nella geometria delle alleanze, tanto che quando nel 75 vanno via da Vietnam e Vietnam del nord occupa
il sud, gli usa sostengono ulta comunisti genocidi contro Vietnam.
Divisione nel mondo socialista in asia crea anche forti ripercussioni della stessa guerra fredda poetando la cina veros
più gli usa

17.11.2022
79-91
SLIDE
Corno d’africa

21.11.2022
SLIDE
Distensione Bilaterale: 1970-1979. Diversi significati:
• Tregua per USA dopo “fatica” politica del Vietnam, crisi economica-fordismo e per contenere forze centrifughe
regionali i(Europa)
• Riconoscimento status superpotenza per URSS in Europa e in Asia (vs. Cina)
• Comune desiderio di ri-affermare posizione egemonica nei rispettivi campi
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Corsa al riarmo: regole e controllo; Stabilità in Europa


- 1968 TNP: non proliferazione vs. forze regionali
- 1969: primi contatti Patto Varsavia-NATO
- 1972: SALT 1, 26/5 e anti-bio Treaty
- 1975: conference on security and cooperation in europe, CSCE, accordi Helsinki “thee baskets”
- 1975s-xxx: Human Rights e politica estera USA, 31/1/1975 Jackson-Vanik (HRVs, Trade Most Favoured Nation)
Ruolo promotore dei Paesi Europei per CSE: stabilità vs escalation per riaprire legami eco-sociali
- Diffidenze USA e Detente come pausa “tattica” non strategica
- URSS’s Detente limitata a relazioni bilaterali-nucleari con USA regione europea: competizione in altre regioni
APPUNTI:
Tendenze di allearsi con usa ma rendersi anche autonomi da questi (da parte dei paesi europei), non tanto dal punto
militare perché sovietici molto più forti, ma dal punto di vista economico e finanziario. Laddove era possibile farlo dal
punto di vista militare, i paesi che lo potevano fare lo fecero, la GB all’inizio lo fece ma poi nel riarmo atomico a metà
anni 50 decise di farlo con armi statunitense. Negli anni 50 GB rinunciò di essere super potenza nucleare autonoma.
La Francia che costruì un arsenale nucleare autonomo, per cui si diede un identità autonoma nucleare degli usa
(Francia comando politico alla nato ma non nucleare) e si presento nel mondo come fornitore di armi autonomo, questa
autonomia raggiunge l’apice negli anni 60 ma poi negli anni 70 quando usa si muove verso integrazione sistemi
informaci nelle armi nucleari, allora la Francia comincio ad integrarsi, a cercare partner economici industriale, e
comincio a creare progetti di difesa comuni (storia eurojet). Anche quei progetti di costruzione aviatori europei civili
(eurobus) rappresentano questa concorrenza comune a prodotti statunitensi in questo ambito. Sempre sotto egemonia
statunitense, sotto dollaro statunitensi.
---
Paesi come Cecoslovacchia, Ungheria ma anche parte della Germania orientale si comincia a farsi strada l idea che
sia necessario rivedere la propria posizione economica e internazionale perché da un lato si stanno indebitando
(importando molti beni) ma in occidente i lor prodotti non vendono, nemmeno a sud in via di sviluppo vendono molto,
vendono solo dove c’è rapporto qualità prezzo ancora tiene, alcuni paesi asiatici (Giappone, Corea sud, Taiwan)
producono beni di consumo e intermedi (macchinari) molto più avanzati di questi paesi e a un prezzo minore, perché
manodopera asiatica costa meno che manodopera socialista. Allora cosa fanno paesi socialisti: mantenendo salda
struttura istituzionale del partico unico/egemone socialista, prendendo esempio dai processi di sviluppo non
dell’Europa occidentale ma della Corea del sud, Taiwan, Singapore che si basavano su tre elementi: 1 formazione
all’uso della tecnologia per lavoratori 2 disciplina del mondo del lavoro (con contenimento salari) 3 accesso ai grandi
mercati di consumo occidentali, il mercato di consumo occidentale più vicino è quello delle comunità europee e tra
questi quello più potente, che consumava di più e che era disposto a delocalizzare strutture di base dal proprio
territorio era la repubblica federale tedesca. E infatti fu quella che innanzitutto guido l’espansione economico
finanziaria nei paesi socialisti dell’Europa centro orientale da anni 70 a anni 80. Era germani che voleva spingere per
aprire i propri mercati a prodotti socialisti che avrebbero seguito standard produttivi fissati da tedeschi e in genarle
dall’economie europee -> da qui posizione ambigua della Germania, Italia ma anche Francia della rinnovata corsa e
tensione della cosiddetta seconda guerra fredda (fatto di Washington e Mosca) questa è un latra espressione di un
Europa che costruisce pratiche di sviluppo e di relazioni internazionali che non sono più allineate con quelle degli usa
non solo per ragioni ideali (fratelli europei) ma anche per interessi economici finanziari di processi produttivi.
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Questo lo vediamo anche in ambito finanziario dove gli usa decidono di sganciarsi della convertibilità ( 69 e nel 71) del
dollaro/oro, europei cercano quindi di darsi delle regole di conseguenza (perché legate al dollaro salta) questo anni
sono detti serpenti monetari, duranti i quali si vede al fine di salvaguardare mercato comune europeo, idi mantenere
basis o abolire frontiere doganali all’interno del mercato comune europeo cercano di stabilire tra di or dele parità se
non fisse ma almeno che possono oscillare solamente tra un tot di x lire/archi/sterline ecc. avrà esiti quantomeno
incerti ma importanti da ricordare perché dà un lato mostrano i legami stretti che aveva processo di integrazione
europea con usa, ci racconta competizione interna nel campo occidentale , che diventa sempre più rilevante (se non
di più) che la rivalità con i paesi socialisti, e soprattutto cominci a rendere chiaro agi europei che o danno una
svolta/approfondimento di integrazione europea altrimenti rischiava il piano fatto in quegli anni di fallire (??)
E dagli anni 70 che cominci a farsi più forte quelle voci che volevano rafforzamento processo di integrazione altrimenti
tigre asiatiche e usa mangeranno quote del commercio internazionale, (esempio meta anni 70 e anni 80 europei si
rendono conto che paesi arabi Medioriente e africa come anche paesi America Latina comprano sempre meno da
europei, rispetto a usa e paesi asiatici). Si deve trovare modi di ricostruire linee internazionali, cosi inizia periodo di
accordi regionali preferenziali tra comunità a europea e gruppi di paesi (Commonwealth ecc.). caraibi una regione
economica, America latina (Colombia in giù) un'altra, mondo araba mediterraneo fino Marocco altra area e golfo altra
regione. Elaborano politiche commerciali e di investimento tagliate su misura (cosa europei vogliono da questa e cosa
sono disposti a concedere a queste) per queste regioni, discussioni molto importanti perché raccontano della prassi
europea di consultazione, obbligano a tutti i paesi membri a trovare una posizione comune su cosa chiedere alle varie
regioni.
(il tutto va sotto il titolo:) Conseguenze e ricadute del processo di integrazione, che da se maturava condizioni che
richiedevano ulteriore integrazione. Da un lato pero storiografia dimostra che collaborazione con AA e rivalità con
paesi socialisti erano elementi visti come stimoli all’ulteriore integrazione. Alla convinzione che ognuno dei paesi
europei era ormai troppo piccolo per valere da solo nella politica e economia internazionale, e dove la forza del singolo
paese europeo era data dal fatto di far parte di una comunità europea, con la necessita pero comunque di dover
negoziare ogni decisione. Con ideali e priorità diverse, esempio Francia voleva più integrazione a livello politico, o
Germania prevale l’economia, fino a posizioni più strumentali del RU che videro sempre l’essere all’interno dell’UE
come strumento per garantire posizione internazionale come grande potenza per RU stesso (UE fatto strumentale e
doganale), combinare tutte queste posizioni non era semplice, tempi luoghi, sforzi grandi e rendendo da un lato tutte
le decision prese democratiche, una volta prese erano coerenti nel tempo ma avevano bisogno di tempi lunghi e spesso
politica internazionali a bisogno di tempi veloci. Ma integrazione UE non ha tempi veloci (si sta accelerando ma i tempi
sono più lunghi) perché parliamo distanti stati sovrani (e non stati federali).
Anni 70 anche anni che si decide di affinare integrazione economica e finanziare e anche affinare processi decisionale,
e tra le grandi innovazioni ci fu quella dell’istituzione del parlamento europeo, che significava anche ridefinire rapporti
tra istituzioni degli stati europei. Prima organo principale era consiglio europeo con ministri di ogni paese, la
commissione aveva lo scopo di coordinare le diverse azioni dei paesi e proporre iniziative comuni. Tuttavia si rese
comune l’idea che dato che i temi dell’integrazione diventavano sempre più rilevanti per vita delle istituzioni dei vari
paesi c’era il bisogno di aver un nuovo organo il quale fu proprio il parlamento europe, eletto direttamente dai popoli
europei, prima elezione nel 1979, che segnò un passaggio notevole nella ristrutturazione del processo decisionale,
perché era il parlamento che aveva potere di iniziativa ma anche compito di legittimare con un voto a maggioranza le
decisioni prese da consiglio europeo su iniziativa della commissione europea, cioè iniziative die capi di stato dovevano
trovare legittimità in sede del parlamento il quale aveva anche il potere di prendere posizioni ed esprimere opinioni
proprie. Tutti elementi che di fatto andarono a rafforzare e legittimare il processo politico e di elaborazione delle
politiche e di presa costruzione di politiche e formalizzazione delle politiche che cominciarono a costruire le comunità
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europee come soggetto internazionale dotato di una propria autonomia e identità nei campi in cui aveva maggior
competenza ossia in quello commerciale, di ricerca & sviluppo (industriale) per far fronte a competizione asiatica e
usa, e finanziario (convergenza sempre più stretta tra politiche delle diverse banche centrali europee, con ancora
autonomia e indipendenza ,a che iniziarono volontariamente a ragionar e in termini una convergenza nelle decisioni
e nei parametri e criteri da utilizzare er prendere decisioni e relazionarsi nei confronti di Washington e Tokyo).
RAPPORTO ECONOMIA-STATO: neoliberismo
Se anni 80 sono anni dell economia svolta neoliberista nel mondo occidentale (cambio pensiero economico e
elaborazioni politiche rispetto a epoca precedente dove paradigma economico era caratterizzato da Keynesismo).
Anni 30-70 prevale idea che economia e crescita economica (visto come utlimo obiettivo) necessario permette alla
produzione (offerta) di essere libera nelle proprie potenzialità di esprimersi. Dall’altro lato c’era molta attenzione al
sostegno alla domanda e consumo che significava sostegno ai salari (capacità d’acquisto) quindi mondo del lavoro, ai
consumatori. Consumatori devono avere dei salari condizioni e essere in condizioni per comprare i vari prodotti e
quindi di alimentare processo produttivo. Intervento pubblico doveva smussare gli estremi del ciclo economico (scema
i classe)-> keynesismo
Nuovo linguaggio che prendeva idee del pensiero economico precedente che rivendicava la superiorità della
produzione, della offerta, come zona di sviluppo rispetto alla domanda e a i consumi, se bisogna sostenere qualcuno
questa era l’offerta, i produttori. Sostenendo l’offerta (gli imprenditori) la produzione/produzione/offerta avrebbero
innescato processi di crescita che avrebbero allargato occupazioni e dato lavoro sufficiente perché poi le grandi
ricchezze ACCOMULATA dal mondo imprenditoriale sarebbero percolate (cadute a goccia) anche nel mondo del lavoro
e che avrebbe cosi potuto alimentare i consumi e a sua volta i processi produttivi -> neoliberismo
Elemento di base/trainante: produzione e offerta = neoliberismo
Intervento pubblico è sempre stata molto importante e influente a investi9re, finanziare e sussidiare il lato dell’offerta
piuttosto che lato della domanda. L’intervento dello stato mai andato via, semplicemente è andato prioritariamente a
sostenere e finanziare l’offerta al posto della domanda.
Esponenti principali: Margaret Thatcher nel RU (79) promotrice di questo nuovo sistema/orientamento, a lei segue un
anno dopo Regan repubblicano conservatore (diverso la Nixon perché lui keynesiano per molti versi)
Sostegno alla finanza, importando capitali dal mondo – dal 79 alza tassi di interesse cioè dare messaggio: se voi
investite nelle banche usa verrete ripagati con interessi molto alti, conviene, da qui grande flusso id capitali a usa.

STORIA DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA (1947-1992) – LEZIONE CON OSPITE


Cos’è integrazione europea? Una forma di cooperazione politica e di progressiva integrazione economica tra quei paesi
dell’Europa occidentale che, dopo la fine della seconda guerra mondiale, abbracciarono un modello politico di
carattere liberaldemocratico e un sistema economico di natura capitalista.
quando inizia il processo? alla fine del 700
una riflessione sull’integrazione europea si ha anche nel 19esimo secolo.
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Articolo di american danger AA si analizza come tentativo di integrazione di sviluppo quando le potenze porsero la
minaccia della potenza americana, il quale spinge i paesi europei a riterritorializzarsi e trovare un terreno per
aumentare le proprie risorse da un punto di vista eurocentrico.
Dal 900 nasce il concetto di Eurasia, concetto ambiguo e complesso. Concetto coloniale
Concetto di integrazione politico economica europea istituisce un dialogo sempre conflittuale con gli usa
Avvio processo dintegrazione:
- Esito della 2gm e questione tedesca, a differenza del 19sec decidono di non rovinare la Germania al fine
di renderla il cuore pulsante di un economia europea coesa
- Gli usa tra containmet e proiezione globale, usa si rendono conto che Eu potrebbe essere oggetto di
invasione russa se non abbastanza forte.
- Piano Marshall (uno dei suoi acceleratori) CCEE e OECE la prosperità riproducibile (47-48)
- Dimensione militare e dimensione economica: il piano Schuman e la CECA (51-52) primo tentativo
rispondente di mettere in comune risorse economica per una cooperazione politica funzionale.

La nascita della CEE 1957


Necessita di condurre a sistematizzazione della ceca e quelle prima condusse nel 57 ai fondatori di formare
la CEE e eratum con Trattato di Roma e si dotò di vari istituzioni consiglio, commissione , parlamento, corte
ecc.
Le prime fasi della CEE: mercato comune
Articolo 131 e i paesi associati: le origini coloniali del processo di integrazione europea questo genero una
serie di riflessioni, e vi furono una serie di critiche a questo approccio verso paesi terzi e associati perché
CEE sebbene promosse un idea di sviluppo economico di libero mercato adotto forme di discriminazioni nei
confronti del resto del mondo (tariffa esterna per protegge una serie di prodotti interni)
Haberler report e critica neoliberale al mercato comune. Importante perché faceva parte del AA politico
neoliberale e anche del gatt, in questo critica la CEE per discriminazioni commerciali per paesi non interni
ma comunque appartenevano a paesi PVS (india ghana Indonesia) per essere venuta meno ai valori cardine
del libero mercato
Quale impatto: boom economico cooperazione monetaria politica agricola
Welfare nazionale politiche di piano in Europa occidentale
Gli anni 60:
caratterizzanti dalla presenza in termini politici della Francia e della figura di Charles de Gaulle, una delle
politiche più significativa fu la pac nel 62 serviva wa sostenere gli agricoltori europei e i paesi maggiormente
agricoli. Serie di polemiche e dinamiche che caratterizzarono i paesi attorno a questa politica esempio “la
sedia vuota” del 1965
opposizione gollista all’ingresso britannico nella CEE 1961 1967
50

uscita di scena di de Gaulle e la conferenza dell’Aja 69: il rilancio della comunità tra completamento
approfondimento e allargamento, alla luce delle difficolta che la CEE aveva vissuto tra 61-67 per scontri
interni. Allargamento mercato comune con riduzione di dazi, approfondimento di una serie di politiche che
esistevano ma non avevano visto il necessario sviluppo (politica estera), allargamento negli anni 60 c’erano
state richieste da paesi di entrare
anni 70:
- rivolte e proteste nel lungo 1968, sfida alla stabilita dei governi
- quadro politico: Francia uscita di scena di de Gaulle e opportunità per ripensamento in chiave
cooperativa, Germania la post politik di apertura coi paesi dell est, Italia: dopo 68 formule governi
centro sinistra vengono meno e da 72-73 in poi fino 79 politica italiana caratterizzata da scontro intorn
a compromesso storico (dialogo tra comunista e destra cristiana) regno unito:
- shock del globale e disordine economico: fenomeni come tramonto Breton Woods (da Nixon nel 71
guerra Vietnam pressione inflazionista -> dollaro non garantiva parità all’oro sugli accordi precedenti)
scatena panico nelle economie dell’Europa
- e primo shock petrolifero (73) determinò cambio di paradigma nell’equilibro di capitalismo occidentale
ma anche equilibrio internazionale, serie di dinamiche vennero meno, embargo e innalzamento del
prezzo del petrolio il quale era una delle risorse vitali
- e pressioni inflazionistiche
l’insieme di questi fenomeni genero una crisi economica che porta a recessione (crescita negativa) e si
inceppa il capitalismo globale.
Come risponde l’Europa? Soglie di oscillazione
- conferenza dell’Aja: Bilancio comunitario, rapporto d’Avignon piano Warner ingresso uk
- La CEE e la dichiarazione comune sul medio oriente rappresenta un prima di disallineamento del
apolitica Europa rispetto a usa e diedero avvio a forma di cooperazione tra la comunità e i paesi della
lega araba
- 1973 Kissinger: l’anno dell’Europa e la recessione economica internazionale, ridefinizione dei rapporti
atlantici per ricompattare blocco occidentale post crisi. globalisti vs regionalisti?
- Recessione e paradigm shift: del pieno impiego alla stabilita dei prezzi
- NOEI, CEE paesi ACP (africa caraibi e pacifico) la convenzione di Lomé (75) colta come percezione
della CEE di sviluppare un rapporto diverso con paesi acp.
- Nascita del sistema monetario europeo: la risposta della CEE al disordine monetario globale
(aggiornamento piano Werner e nascita ecu)
- Priorità della otta dell’inflazione
- 1979: elezione diretta del parlamento europeo
ANNI 80:
- Thatcher Reagan e la seconda guerra fredda
- la CEE tra euro sclerosi (Herbert girersch) e nuovi allargamento
- Europa neoliberale
- libro bianco (85) e atto unico europeo (87): l’agenda Europa 1992
51

L’Europa occidentale negli anni ottanta


Dall’AUE a Maastricht
Svalutazione del dollaro e crisi dello SME
Consiglio europeo di

Trattato di Maastricht: 3 pilastri: unione economica monetaria, affari interni e cooperazione giudiziaria

CONTINUO CON DECOLONIZZAZIONE

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