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Il processo di decolonizzazione avviene dopo la seconda guerra

mondiale quando le potenze europee che avevano costruito i loro imperi


coloniali in Africa e in Asia non furono più in grado di mantenerne il
controllo. Anche se avevano vinto la guerra Francia e Inghilterra ne
erano uscite molto indebolite. Già nel 1941 la Francia fu costretta a
riconoscere l’indipendenza di Libano e Siria, nel 1942 Gandhi incitò gli
indiani a cacciare gli inglesi e nel 1943 il leader nazionalista algerino
Ferhat Abbas, con il manifesto del popolo algerino, richiese
l’indipendenza.

L’indipendenza fu raggiunta in due modi:


- Per via pacifica, con trattative tra madrepatria e i gruppi locali.
- Per via violenta, con una guerra di liberazione.

Il neo colonialismo è quando i paesi colonizzatori rinunciano al controllo


politico delle colonie mantenendo però il controllo economico.
Nei primi decenni del 900 si sviluppò in Medioriente un movimento
nazionale arabo contro le potenze colonialiste, poiché alla fine della
prima guerra mondiale, Francia e Gran Bretagna si erano accordate per
spartirsi i territori mediorientali.
Il 22 marzo del 1945 nasce la lega araba che raggruppa Libano, Siria,
Iraq, Egitto, Arabia Saudita, Transgiordania e Yemen e si pose come
obiettivo sul piano politico la nascita di un nuovo Stato arabo in
Palestina, contro la volontà internazionale di creare uno Stato ebraico,
infatti le organizzazioni militari ebraiche passarono alla lotta armata in
Palestina, che era governata dagli inglesi.
L’ONU nel 1947 propose di dividere la regione in due Stati uno ebraico e
uno arabo, ma gli arabi si rifiutarono. Nel 1948 nacque lo Stato di Israele
e la lega araba attaccò subito, ma perse. Al termine del conflitto, Israele
aveva allargato i suoi confini, e la creazione di uno Stato arabo non fu
più possibile. Nel 1964 fu creata l’organizzazione per la liberazione della
Palestina (OLP), i conflitti durano ancora oggi.

In India, fulcro dell’impero britannico, la lotta per l’indipendenza fu


sostenuta dal partito del congresso, ovvero Gandhi, il quale coinvolse
nella causa l’intera popolazione e lottò secondo la dottrina della non
violenza ovvero disobbedienza civile, boicottaggio e resistenza non
violenta.
Nel 1947 fu concessa l’indipendenza ma rimasero comunque le lotte tra
induisti e musulmani e per risolvere questo problema vennero formati
due Stati: l’unione indiana, a maggioranza indù, e il Pakistan,
musulmano.
Ma nonostante questa divisione i conflitti continuarono, lo stesso
Gandhi fu vittima di quel clima d’odio e nel 1948 venne assassinato da
un fanatico indù, le tensioni continuarono anche dopo, nel 1948 nel 1965
India e Pakistan combatterono due guerre per il controllo del Kashmir.
La decolonizzazione del continente indiano fu completata nel 1948 con
l’indipendenza dello Sri Lanka.

La decolonizzazione del sud-est asiatico fu possibile una volta sconfitti i


giapponesi che occuparono le colonie europee del sud-est asiatico
durante la seconda guerra mondiale; ottennero l’indipendenza perché la
decolonizzazione era in una fase ormai troppo avanzata perché l’Europa
riuscisse ad appropriarsi di quei territori.

Il processo di liberazione del Vietnam, che faceva parte dell’Indocina,


colonia francese, fu lungo. Il leader comunista Ho Chi Minh, condusse e
vinse la guerra contro i francesi dividendo il Vietnam in due Stati, il
Vietnam del sud a regime filoccidentale e il Vietnam del Nord a regime
comunista.

Con il termine arabo “Maghreb” si intende i paesi dell’Africa


nord-occidentale, Marocco, Algeria, Tunisia e Libia. La Libia, colonia
italiana, ottenne l’indipendenza nel 1951 e nel 1969 il colonnello
Gheddafi attuò un colpo di Stato, si dichiarò antimperialista e si schierò
con l’URSS.
Marocco e Tunisia guadagnarono l’indipendenza dalla Francia nel 1956.
Nello stesso anno anche il Sudan ottenne l’indipendenza mentre in
Egitto scoppia la crisi di Suez.
La nuova Repubblica guidata da Nasser decise di liberarsi dell’influenza
delle potenze coloniali e di assumere la guida dei paesi arabi contro
Israele. Nasser strinse degli accordi con l’URSS per ottenere aiuti
economici e militari, gli Stati Uniti reagirono alla politica filo sovietica del
presidente Nasser e nel 1956 bloccarono il finanziamento per la grande
diga di Assuan, fondamentale per fornire all’Egitto l’energia elettrica.
Come risposta Nasser decise di nazionalizzare il Canale di Suez su cui
gli inglesi e francesi avevano grandi interessi, Israele attaccò l’Egitto
(guerra del Sinai) mentre truppe inglesi e francesi occupavano il canale.
L’impresa fallì perché gli USA non solo non lo appoggiarono ma lo
condannarono apertamente. L’URSS inviò un ultimatum e gli aggressori
dovettero ritirarsi, così Nasser acquistò un’immensa popolarità nel
mondo arabo.

L’indipendenza dell’Algeria fu ostacolata dalla presenza di un milione di


coloni francesi. Il movimento nazionalista algerino, sulla scia del
successo di Nasser, costituì il fronte di liberazione nazionale. I francesi
fecero uso della rappresaglia e della tortura, suscitando una gravissima
frattura politica in Francia.
La crisi politica si concluse nel 1958 con il ritorno al potere del generale
Charles de Gaulle il quale comprese che era inevitabile concedere
l’indipendenza, ma i coloni organizzarono una lotta terroristica e nel
1962 l’Algeria ottenne l’indipendenza.

L’ONU nel 1950 costituì uno Stato federale tra Eritrea, ex colonia italiana,
ed Etiopia, ma questa nel 1962 fece dell’Eritrea una sua provincia e la
popolazione Eritrea reagì con una rivolta, che si trasformò in una vera e
propria guerra di liberazione.Nel 1991 l’Eritrea ottenne l’indipendenza.

Nel 1960 la Somalia italiana, affidata dall’ONU all’Italia dopo la guerra,


divenne indipendente e si unificò con la Somalia inglese.

L’emancipazione dei paesi a sud del Sahara cominciò più tardi rispetto
all’Africa mediterranea, ma fu più rapida e meno violenta.
Cominciò nel 1957 con l’indipendenza del Ghana il quale avviò con il
governo britannico trattative pacifiche, fino ad ottenere un governo
autonomo.
Successivamente nel 1958 grazie al referendum per entrare a far parte
della comunità franco-africana la Guinea ottenne l’indipendenza.

Il 1960 fu l’anno dell’Africa poiché nacquero 17 Stati indipendenti tra cui


Nigeria e Congo belga.
Il processo di decolonizzazione fu pacifico, in modo da dare il potere ai
gruppi politici più favorevoli a mantenere legami economici con loro.
Gli Stati africani non ebbero la libertà di decidere autonomamente le
proprie riforme economiche e sociali.
La presenza dei coloni bianchi era consistente e la decolonizzazione
comportò lotte tra le popolazioni indigene e coloni, come in Kenya e in
Rhodesia.
Il Sudafrica rimase l’unico Stato dove i bianchi mantennero il potere.
Pur essendo inferiori di numero, i bianchi imposero l’apartheid ovvero la
separazione razziale che si sciolse solo nel 1990 con un accordo tra
Nelson Mandela e il presidente de Klerk che ripropose le elezioni.
Nel 1994 fu eletto Mandela presidente del Sudafrica.

I paesi dell’America Latina, già indipendenti da tempo, non dovettero


affrontare i problemi della decolonizzazione.
Tuttavia, la condizione generale del continente era arretrata e dipendeva
dagli Stati Uniti.
Nel 1948 venne creata l’organizzazione degli Stati americani, che aveva
lo scopo di rafforzare l’economia fra gli Stati del continente, gli USA così
assumevano una funzione di tutela su tutta l’America.
Nel periodo della seconda guerra mondiale i paesi dell’America Latina
avevano tratto vantaggi economici dalla crescita richiesta di materie
prime e di prodotti agricoli. Il ceto medio urbano assunse un ruolo
sempre più importante nella società e si oppose a scelte politiche
diversificate nei vari paesi, oscillando fra rinnovamento e volontà di
conservazione. Per questo in America latina si verificarono soluzioni
politiche di stampo sia liberale, sia populista, sia dittatoriale.

La costante presenza statunitense nell’ambito economico e il crescente


ruolo dell’esercito sono alla base dei frequenti e spesso violenti
cambiamenti politici nei paesi dell’America Latina, questa situazione di
instabilità non favorì il progresso sociale dell’area.
Persino il Brasile fu coinvolto da lotte civili.
Fino al 1982 nel paese si verificarono diversi colpi di Stato per via dei
problemi di economia interna e delle imposizioni dell’esercito che
rovesciarono il governo.
A Cuba nel gennaio del 1959 la dittatura reazionaria, appoggiata dagli
USA, venne abbattuta da un movimento rivoluzionario guidato da Fidel
Castro. Dopo l’iniziale riconoscimento della rivoluzione, gli Stati Uniti
assunsero una posizione sempre più rigida, nel timore che l’esempio
cubano potesse essere seguito altrove in Sudamerica.
Il presidente Eisenhower impose il boicottaggio economico a Cuba,
Castro ruppe le relazioni diplomatiche con gli USA e chiese il sostegno
dell’URSS, che si impegnò ad acquistare lo zucchero cubano a prezzi
superiori a quelli del mercato internazionale, così facendo il regime
cubano si radicalizza, adottando il comunismo, nazionalizzando le
imprese e statalizzato gran parte dell’economia.

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