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UNITÀ 13 - LA DECOLONIZZAZIONE

Il declino degli imperi coloniali


Nel 1941: La Francia riconobbe l’indipendenza del Libano e Siria 1942:Gandhi incitò gli indiani a
cacciare gli inglesi 1943 l’algerino Abbas si è battuto per l’abolizione della colonizzazione e nel
1944 al congresso panafricano i delegati rivendicarono l’indipendenza dei paesi africani.
La decolonizzazione è il processo storico che tra gli anni Quaranta e gli anni Ottanta del Novecento
ha portato alla fine degli imperi coloniali e all’indipendenza dei popoli asiatici e africani; fu favorito
dalla convergenza di molteplici fattori:- tra le due guerre mondiali nacquero i movimenti
indipendentisti;- la propaganda alleata a favore della democrazia alimentò il rafforzamento delle
idee indipendentiste;
- le potenze europee, indebolite dal conflitto mondiale, non riuscirono più a controllare i loro
possedimenti coloniali;
- USA e URSS vincitori del secondo conflitto mondiale erano contrari al colonialismo( USA in
nome della libertà dei popoli e URSS per il comunismo)premettero per lo smantellamento degli
imperi coloniali, allo scopo di allargare le loro zone d’influenza e fecero pesare in seguito la loro
Egemonia su Africa e Asia.
Due vie per l’indipendenza
L'indipendenza fu raggiunta in due modi:
- per via pacifica, con trattative tra la madrepatria e i gruppi locali; per via violenta, con una
guerra di liberazione. (La Gran Bretagna la avviò gradualmente e pacificamente la Francia invece
fece una dura resistenza)
Neocolonialismo ed eredità coloniale
I paesi colonizzatori rinunciarono al controllo politico delle colonie anche perché era divenuto
troppo costoso. Mantennero invece il controllo economico, dando inizio al neocolonialismo. Le ex-
colonie conservarono eredità europee nella cultura e nella lingua, ma non nelle forme di governo:
alla democrazia europea quasi ovunque si è sostituita la dittatura militare.
Decolonizzazione in Asia
Ghandi e l’indipendenza indiana
In India, fulcro dell'impero britannico, la lotta per l'indipendenza fu sostenuta dal Partito del
Congresso. Gandhi coinvolse nella causa l'intera popolazione e lottò secondo la dottrina della non-
violenza: disobbedienza civile, boicottaggio e resistenza non violenta alle misure repressive degli
Inglesi. Nel 1947 l'indipendenza fu concessa, ma per risolvere il problema delle lotte tra induisti e
musulmani vennero formati due Stati: l'Unione Indiana, a maggioranza indù, e il Pakistan,
musulmano. Tuttavia i conflitti continuarono. Lo stesso Gandhi, promotore della riconciliazione tra
le fazioni, fu assassinato da un fanatico indù. Nel 1948 e nel 1965 India e Pakistan combatterono
due guerre per il controllo del Kashmir senza arrivare a una soluzione stabile.
L’indipendenza del Sud-Est asiatico
Durante la seconda guerra mondiale il Giappone occupò le colonie europee del Sud-Est asiatico.
Dopo la guerra, sconfitti i Giapponesi, la decolonizzazione era in una fase ormai troppo avanzata
perché l'Europa riuscisse a riappropriarsi di quei territori.
La guerra d'Indocina
Il processo di liberazione del Vietnam (che faceva parte dell'Indocina, colonia francese) fu lungo. Il
leader comunista Ho Chi Minh, condusse - e nel 1954 vinse - la guerra contro i Francesi. Nacquero
due Stati: il Vietnam del Sud, filo-occidentale, e il Vietnam del Nord, comunista.
LA DECOLONIZZAZIONE NEL MAGHREB
L’indipendenza di Libia, Marocco e Tunisia
Anche il Maghreb (ovvero i paesi dell’Africa nord-occidentale: Marocco, Algeria, Tunisia e
Libia) attraversò il processo di decolonizzazione: la Libia, colonia italiana, fu indipendente dal
1951. Nel 1969 il colonnello Gheddafi attuò un colpo di Stato, si dichiarò antimperialista e si
schierò con l’URSS: nel 1956 Marocco e Tunisia guadagnarono l'indipendenza dalla Francia.
Egitto: Nasser e la crisi di Suez
Nasser, al potere in Egitto dal 1952, quando aveva destituito re Faruk, condusse una politica
filosovietica, anticolonialista e antiisraeliana. Acquistò grande popolarità nel mondo arabo dopo la
crisi di Suez, quando Inglesi e Francesi dovettero rinunciare all'occupazione del canale a causa delle
pressioni delle due superpotenze.
La guerra d'Algeria
L'indipendenza dell'Algeria fu ostacolata dalla presenza di un milione di coloni francesi. Il
movimento nazionalista algerino, sulla scia del successo di Nasser, costituì il Fronte di Liberazione
Nazionale. La lotta si inasprì e nel 1954 divenne una guerra. I Francesi fecero uso della rappresaglia
e della tortura, suscitando una gravissima frattura politica in Francia. De Gaulle comprese che era
inevitabile concedere l'indipendenza, ma i coloni più oltranzisti organizzarono una lotta terroristica.
Nel 1962 l'Algeria ottenne l'indipendenza.
LA DECOLONIZZAZIONE NELL'AFRICA NERA
Le ex- colonie italiane
L'ONU nel 1950 costituì uno Stato federale tra Eritrea, ex-colonia italiana, ed Etiopia, ma
questa nel 1962 fece dell'Eritrea una sua provincia. Si scatenò la guerra e nel 1991 l'Eritrea ottenne
l'indipendenza. Nel 1960 la Somalia italiana, affidata dall'ONU all'Italia dopo la guerra, divenne
indipendente e si unificò con la Somalia inglese.
La decolonizzazione a sud del Sahara
L'emancipazione a sud del Sahara comincio più tardi rispetto all'Africa mediterranea, ma fu più
rapida e in genere meno violenta. Spesso fu pilotata dalle potenze europee, che cercarono di
conservare i legami (soprattutto economici) col le ex-colonie. Il 1960 fu l'anno dell'Africa: nacquero
17 Stati indipendenti. Dove la presenza dei coloni bianchi era consistente o gli interessi in gioco
forti, la decolonizzazione comportò lotte tra le popolazioni indigene e quelle coloniali, come in
Kenya e in Rhodesia.
UNITA 15 – L’ITALIA REPUBBLICANA DALLA RICOSTRUZIONE AGLI ANNI DI
PIOMBO
L'URGENZA DELLA RICOSTRUZIONE
Ricostruire era la parola che compariva su tutti i giornali italiani alla fine della guerra, dopo aver
sconfitto il fascismo e aver riconquistato credibilità di fronte agli alleati, servivano enormi sacrifici
per la ricostruzione morale e materiale del paese.
Alla fine della guerra vi era una disoccupazione e un’inflazione elevatissima e la fame affliggeva
l'Italia. Molte abitazioni e infrastrutture erano state distrutte. La ricostruzione fu favorita da diversi
fattori:
- nel Nord gli impianti industriali avevano subito danni limitati:
- i provvedimenti assunti dal governo per la ripresa dell'economia;
- le rimesse che gli emigrati inviavano ai loro parenti restati in Italia;
- l'arrivo di aiuti internazionali, dall'ONU e soprattutto dal piano Marshall che confluì in Italia
centinaia di milioni di dollari.
Luigi Einaudi
Nel 1947 i governi italiani si ispirarono all’unità antifascista, tutte le forze politiche erano unanimi
nell’abbondonare il modello autarchico fascista e la liberalizzazione degli scambi commerciali con
l’estero. Dopo l'estromissione delle Sinistre dal governo, l'economista liberale Luigi Einaudi fu
ministro del Bilancio. Einaudi attuò una politica di risanamento finanziario che gettò le basi del
miracolo economico, ma che nell'immediato sacrificò l'occupazione. Einaudi attuò un contenimento
dell’inflazione, svalutò la lira in modo da favorire un forte aumento delle esportazioni.
DALLA MONARCHIA ALLA REPUBBLICA
Il primo governo del dopoguerra fu una coalizione dei partiti antifascisti; costituito nel giugno 1945
da Parri (uno dei capi della resistenza) ne facevano parte: Democrazia Cristiana, Partito Comunista,
Partito socialista, Partito Liberale, il partito D’Azione e i Democratici del Lavoro, durò solo cinque
mesi, perché paralizzato dai contrasti interni. Dopo la caduta del governo Parri si delinearono due
schieramenti contrapposti:-la Democrazia Cristiana, i ceti medi, la borghesia, gli imprenditori, gli
Stati Uniti; - il Partito Comunista, la classe operaia, il proletariato contadino, la CGIL, l’Unione
Sovietica. La tensione tra comunisti e anticomunisti era alta e si temeva la guerra civile, ma il
Partito Comunista aveva rinunciato a conquistare il potere mediante la rivoluzione.
PARTITI
Democrazia Cristiana :Parito di massa, interclassista, che si richiama al programma politico di
don Sturzo. Trova consenso soprattutto tra contadini e piccolo-borghesi. De Gasperi da un’anima
riformista al partito, facendolo diventare l’asse fondamentale della politica moderata italiana, anche
grazie al pieno sostegno della Chiesa cattolica.
Partito Socialista Italiano (all’epoca Partito Socialista Italiano di unità proletaria).Nonostante il
consenso popolare e il prestigio goduto all’estero, il partito rimane lacerato tra chi vuole un più
stretto collegamento con i comunisti e il loro ideale rivoluzionario e chi propende per una svolta più
decisamente riformista. Nel 1947 subirà la scissione della componente filo- occidentale e
anticomunista guidata da Saragat, che dara vita al Partito Socialista dei lavoratori italiani, poi
Partito socialdemocratico.
Partito Comunista Italiano Conquista consenso non solo tra gli operai e i ceti medi, ma anche tra
gli intellettuali. Partecipa all’Assemblea Costituente e accetta le istituzioni democratico-
parlamentari, senza però rinunciare ai legami preferenziali con l’URSS e a una prospettiva
rivoluzionaria.
Partito Liberale Italiano (all’epoca Unione democratica nazionale)Vi aderiscono Luigi Einaudi e
Benedetto Croce, oltre a gran parte della classe dirigente al potere prima del fascismo.
Fronte dell’Uomo Qualunque Movimento fondato nel 1945 dal commediografo e giornalista
Guglielmo Giannini. Rifiuta sia il passato fascista sia i partiti antifascisti, considerati come nuovi
oppressori della libertà del cittadino medio. Ottiene consensi soprattutto presso la piccola borghesia
del Centro-Sud, ma ha vita breve.
Partito Repubblicano Italiano Mette al centro della sua azione politica la questione istituzionale,
rifiutando ogni compromesso con la monarchia.
Partito d’Azione Fondato nel 1942, vi aderiscono personalità come Parri, Emilio Lussu e Leo
Valiani, appartenenti al gruppo partigiano «Giustizia e libertà». Propugna riforme radicali sia in
campo sociale sia istituzionale. Diviso però al proprio interno e con un’impostazione fortemente
elitaria, il gruppo si scioglie nel 1946, disperdendosi nel Partito repubblicano e nei partiti di sinistra.
TOGLIATTI,NENNI E DE GASPERI
Anche il segretario del Partito Comunista Togliatti temeva il rischi di una guerra civile ed era
necessario delle intese con gli altri partiti antifascisti per risolvere i problemi più urgenti del paese,
ciò doveva avvenire mediante le elezioni e non con un’insurrezione armata. Cosi sia Togliatti che
Pietro Nenni (leader dei socialisti) richiedevano l’elezione di un’Assemblea Costituente per
disegnare la nuova forma di stato italiano, con un successo per le sinistre per scenari nuovi. Acilde
De Gasperi leader della Democrazia Cristiana convinse la sinistra a rimandare le elezioni nella
primavera del 1946. De Gasperi( il cui programma era fondato su cattolicesimo, democrazia,
anticomunismo, libero mercato e difesa della famiglia) nel 1945 dopo la caduta del governo Parri
divenne presidente del Consiglio e governò fino al 1953 la democrazia cristiana rimase al governo
per oltre 30 anni. Bisognava dare una forma di stato all’Italia Monarchia e Repubblica? E sui poteri
che l’assemblea costituente dovesse avere per decidere una delle due. De Gasperi non voleva
un’assemblea Costituente sovrana e si oppose con tutte le forze per avere un’assemblea costituente
che si limitasse a elaborare ed approvare la nuova Costituzione e che la scelta istituzionale fosse
affidata ad un Referendum popolare.
Il referendum istituzionale e le elezioni
Il 2 giugno 1946 l’Italia, con un referendum popolare, scelse la Repubblica come forma
istituzionale ed elesse i deputati della Costituente. Furono le prime elezioni veramente a suffragio
universale: votarono infatti anche le donne. Si affermarono tre partiti di massa che avevano
partecipato alla Resistenza: Democrazia Cristiana (che ottenne la maggioranza relativa), socialisti
(guidati da Nenni) e comunisti (guidati da Togliatti).
La Costituzione della Repubblica
La Costituzione entrò in vigore il 1 Gennaio del 1948. Fu un compromesso tra la cultura cattolica,
la liberal-democratica e la socialista: si scelse una forma di governo rappresentativa e
parlamentare, ma furono costituzionalizzati anche alcuni principi di tipo sociale (libertà sindacale,
diritto al lavoro). La Costituzione Italiana consta di 139 articoli ( + 18 disposizioni transitorie). Gli
organi dello Stato sono: Il Parlamento( organo centrale con potere legislativo, formato dalla
Camera e dal Senato),Il Governo (potere esecutivo, formato dal Pres. Della Repubblica e dai
ministri),la Magistratura(potere giudiziario).Il Presidente della Repubblica è a capo dello Stato
ma non del Governo (ha poteri di rappresentanza, di controllo di funzionamento degli altri organi
dello Stato e di garanzia costituzionale).Le forme di governo sono: Rappresentativa(i cittadini non
esercitano direttamente il potere decisionale, tranne in caso di referendum, ma delegano il compito
ai rappresentati eletti a suffragio universale) e Parlamentare (il governo risponde del suo operato
alle Camere ). Nel 1955 venne istituita La Corte Costituzionale organo che verifica se le leggi
varate dai governi siano o meno costituzionali, cioè rispettano i principi della Costituzione.
LA SVOLTA DEL 1947- Nel 1947 venne firmato il trattato di pace e le condizioni per l’Italia
furono molto dure: perdite di gran parte della Venezia Giulia, internalizzazione di Trieste, perdite
delle colonie africane, riparazione da pagare ai paesi aggrediti. Sempre nel 1947 De Gasperi si recò
in America e conquistò la fiducia degli americani ancora diffidenti, facendo capire che avrebbe
arginato il comunismo. Infatti, quando iniziò la guerra fredda, DC e sinistra entrarono in attrito. Nel
maggio del 1947 il presidente del Consiglio, il democristiano De Gasperi, varò un governo del
quale non facevano parte le sinistre, fase politica chiamata CENTRISMO( governi della DC e
partiti minori di centro), fase che durò fino al 1962. Nel 1949 L’Italia entrò nella NATO alleanza
militare di cui facevano parte gli Stati Uniti, il Canada e i principali paesi dell’Europa occidentale.
Le elezioni del 1948 furono un successo per la DC, anche grazie all’appoggio degli Stati Uniti e
della Chiesa. La tensione tra comunisti e anticomunisti si alzò, soprattutto in seguito all’attentato a
Togliatti( ferito con tre colpi di pistola all’uscita da Montecitorio da uno studente siciliano), e la
rivoluzione sembrò di nuovo imminente. Ma lo stesso Togliatti e il gruppo dirigente comunista
scoraggiarono l’insurrezione.
LA CORSA PER TRIESTE
Un problema: la Venezia Giulia
All'indomani della seconda guerra mondiale la Venezia Giulia fu al centro di una disputa tra Italia e
lugoslavia. Trieste e l'Istria vennero a trovarsi al confine tra due mondi - quello comunista e quello
anticomunista - in procinto di combattere la «guerra fredda». La lugoslavia di Tito, con l'appoggio
del Partito Comunista italiano locale intendeva annettere questa regione. Sul fronte opposto si
muovevano partiti e sindacati anticomunisti, fautori dell'unione all'Italia. Da parte anglo-americana
prevalse invece la prudenza.
La conferenza di pace
In poco tempo però il governo britannico e quello americano si convinsero che dietro la lugoslavia
si celava il tentativo sovietico di estendere la propria influenza politica anche in Occidente. Da ciò
la decisione del presidente americano Harry Truman di «sbattere gli lugoslavi fuori da Trieste».
Stalin lasciò solo Tito e gli lugoslavi furono costretti ad abbandonare Trieste e Gorizia per assestarsi
su una linea di demarcazione provvisoria. Una soluzione di compromesso venne raggiunta nella
conferenza di pace del 3 luglio 1946, che lasciò all'Italia solo Gorizia senza retroterra (detta Zona
A) e stabilì l'annessione alla lugoslavia di Fiume e della maggior parte dell'Istria (Zona B) Trieste e
una stretta fascia della costa nord-occidentale doveva andare a formare il «Territorio Libero di
Trieste» (TLT), uno staterello autonomo protetto delle Nazioni Unite.
Trieste, baluardo contro il pericolo rosso
Ma il TLT non vide mai la luce, perché la presenza militare alleata a Trieste aveva ormai assunto un
valore strategico irrinunciabile. Ma nel novembre del 1953 la popolazione triestina manifestò
violentemente contro le autorità militari alleate, che reagirono duramente facendo sparare sulla
folla. Nei primi mesi del 1954 plenipotenziari americani, inglesi e iugoslavi si riunirono a Londra e
negoziarono l'accordo finale: la Zona B fu consegnata alla lugoslavia; la Zona A e Trieste all'Italia,
costretta così a rinunciare a ciò che restava dell’Istria. Per giungere a un accordo formale tra
lugoslavia e Italia ci vorranno però ancora molti anni, solo nel 1975, infatti, con la firma del
Trattato di Osimo i due Stati ratificheranno la soluzione del 1954.
IL CENTRISMO
Le riforme
La fase del centrismo, varata con l'estromissione delle sinistre dall'esecutivo, vide al governo la DC
alleata con partiti minori di centro. De Gasperi attuò una politica aperta alle esigenze sociali:
realizzò la riforma agraria e creò la Cassa per il Mezzogiorno.
L’indebolimento della maggioranza
Nonostante la ricostruzione, povertà e disoccupazione non erano scomparse. Le riforme erano
criticate, anche all'interno della maggioranza. Ci furono contestazioni di piazza, represse duramente.
La DC, che perdeva consensi, varò nel 1953 una riforma del meccanismo elettorale («legge truffa»)
che avrebbe reso più stabile la maggioranza. Ma alle elezioni non ebbe i risultati sperati.
Oltre il centrismo
Durante i successivi governi DC il quadro politico si fece più instabile. Occorreva ampliare la
maggioranza parlamentare. La DC dapprima si appoggiò alla destra; poi, anche per le proteste di
piazza, scelse di allearsi con il PSI.
IL «MIRACOLO ECONOMICO»>
Prima del «miracolo economico» degli anni 1958-1963 l'Italia era un paese agricolo, arretrato e con
un basso tenore di vita. Il «miracolo»> iniziò con l'ingresso dell'Italia nella CEE e terminò all'epoca
del primo governo organico di centro-sinistra,
Le ragioni del «miracolo»
Il cambiamento fu dovuto a diversi fattori:
- l'impegno degli imprenditori, degli operai e di personalità dell'economia e della politica, come
Enrico Mattei; la generale espansione dell'economia mondiale; il basso costo della manodopera; la
costruzione delle infrastrutture, favorita dai governi centristi.
Il primo segno del benessere fu la diffusione di beni di consumo di massa, soprattutto i veicoli a
motore e gli elettrodomestici. L'avvento della televisione favori l'unificazione culturale del paese.
I limiti dello sviluppo
Non tutta l'Italia conobbe il boom: si accrebbe drammaticamente lo squilibrio tra il Nord sviluppato
e il Sud abbandonato alla sua secolare arretratezza. Molte famiglie del Sud furono costrette a
emigrare, non più all'estero ma dalla campagna alla città e dal Sud al Nord, verso le grandi città
industriali, come Torino e Milano.
Si affaccia una nuova epoca
Sul piano politico il boom comportò il superamento del centrismo: furono i governi di centro-
sinistra (basati sull'alleanza di DC e PSI) a governare questa tumultuosa trasformazione e a tentare
di correggerne gli squilibri economici e sociali.
La nascita del centro-sinistra fu favorita da avvenimenti interni e internazionali:
- l'avvento di Kennedy alla presidenza degli Stati Uniti favorì l'incontro tra cattolici e socialisti;
papa Giovanni XXII ammorbidì la posizione della Chiesa nei confronti dei movimenti socialisti.
Aldo Moro, segretario della Dc dal 1959 al 1965 fu il più deciso artefice del centro-sinistra. Dialogò
con i socialisti, che dopo l'invasione dell'Ungheria (1956) da parte dell'URSS si erano allontanati
definitivamente dai Sovietici,
DAL CENTRO-SINISTRA ALL'«AUTUNNO CALDO»>
Il centro-sinistra (1962-68)
Dopo le proteste suscitate dai governi che si erano appoggiati alla destra, la DC si avvicinò ai
socialisti. Nel 1962, il governo Fanfani (una coalizione DC-PSDI-PRI con l'appoggio esterno del
PSI) segnò la nascita del centro-sinistra. Con il governo Moro del 1963 anche i socialisti entrarono
nell'esecutivo.
Con il passare degli anni il centro- sinistra perse lo slancio riformatore, anche a causa dei contrasti
tra i partiti di centro e il PSI sul modo di affrontare la congiuntura economica.
Il governo tentò di attuare la pianificazione economica: lo Stato doveva guidare lo sviluppo. I
risultati furono scarsi: le aziende pubbliche create risultarono poco produttive e molte delle riforme
annunciate non vennero realizzate. Il boom rappresentò un'occasione mancata per modernizzare il
paese.
L'«autunno caldo»> e il Sessantotto
Dal settembre al dicembre 1969 in Italia vi furono intense lotte operaie. I lavoratori videro
soddisfatte tutte le loro rivendicazioni, e le organizzazioni sindacali (specie CGIL, CISL e UIL) si
rafforzarono. Nel 1970 il risultato delle lotte fu tradotto in legge: venne approvato lo Statuto dei
lavoratori, che riconosceva i diritti di questi ultimi. In generale, però, il sistema politico non fu in
grado di rispondere alle richieste di rinnovamento avanzate da diverse parti della società. Forse
l'eredità più durevole del Sessantotto fu costituita dalle modificazioni della mentalità e del costume,
l'Italia divenne più laica e individualista.
Paradossalmente si diffusero gli stili di vita propri di una società capitalistica, all'opposto dei valori
della contestazione che aveva esaltato l'egualitarismo, il collettivismo, e condannato il consumismo.
Ne furono prova l'esito dei referendum sul divorzio (1974) e sull'aborto (1981): entrambi furono
approvati dagli Italiani e ciò dimostrò anche 'indebolimento della secolare influenza cattolica sul
paese
GLI ANNI DI PIOMBO
Il terrorismo politico
Gli anni Settanta furono caratterizzati dal terrorismo politico, che ebbe la sua prima
manifestazione nel 1969 con la strage di piazza Fontana, a Milano.
- I terroristi di destra si sentivano eredi di Salò, e volevano riscattare la nazione tradita, a loro
avviso, dal falso parlamentarismo.
- I terroristi di sinistra ritenevano che la Resistenza fosse stata tradita dalla Repubblica e
dal PCI che aveva rinunciato alla rivoluzione.
È controverso se il terrorismo sia stato o meno un'eredità delle lotte sociali di fine anni Sessanta. Le
lotte studentesche e operaie furono talvolta violente, e negli anni Sessanta nacquero i primi nuclei
rivoluzionari e antidemocratici. D’altra parte, la logica militaristica dei gruppi terroristici fu
antitetica rispetto alla carica antiautoritaria che aveva caratterizzato il Sessantotto. Inoltre il
movimento puntava sulla mobilitazione delle
masse, non su iniziative isolate e clandestine. In ogni caso, il terrorismo contribuì alla crisi delle
lotte promosse da studenti e operai.
Il terrorismo nero
Il terrorismo nero (cioè di destra) dominò i primi anni Settanta. Attraverso le stragi - tuttora
impunite - si intendeva seminare il terrore e rendere impossibile la vita democratica:
- nel maggio 1974 una bomba esplose a Brescia, in piazza della Loggia;
- nell'agosto 1974 esplosione sul treno Italicus;
- nel 1980 una bomba alla stazione di Bologna causò 85 morti.
Grazie alle collusioni di agenti dei servizi segreti, il terrorismo nero si adoperò per creare un clima
favorevole a svolte autoritarie (strategia della tensione).
Il terrorismo rosso
Tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta si formarono gruppi di estrema sinistra i cui
militanti erano convinti che le masse fossero pronte alla rivoluzione comunista, e che questa fosse
impedita dalle organizzazioni tradizionali della sinistra che miravano al riformismo. In questo
contesto nacquero le organizzazioni terroristiche.
La più importante fu quella delle Brigate rosse. Il terrorismo di sinistra colpì singoli individui,
ritenuti «nemici del popolo»>:
- molti vennero assassinati (giudici, poliziotti, giornalisti, avvocati, docenti universitari, operai
impegnati nel sindacato);
- altri vennero gambizzati (come il giornalista Indro Montanelli); altri vennero rapiti e subirono
«processi popolari»>.
Il compromesso storico
Il segretario del PCI, Enrico Berlinguer, nel 1973 mise in evidenza la necessità di un compromesso
storico tra le forze politiche che rappresentavano la grande maggioranza del popolo italiano: demo
cristiani, socialisti e comunisti. Nella sostanza, la strategia del «compromesso storico» mirava alla
collaborazione di governo tra DC e PCI per superare la crisi della democrazia italiana. A tal fine era
necessario:
- contrastare la violenza del terrorismo e il pericolo di una possibile svolta autoritaria;
- fronteggiare la crisi economica che nel frattempo era maturata (elevata inflazione, aumento della
disoccupazione, forte debito dello Stato).
La DC di Aldo Moro fu disponibile all’accordo, anche perché Berlinguer stava allontanando il PCI
dall'Unione Sovietica. Ciò favori l’aumento del consenso elettorale nei confronti dei comunisti. Nel
1978 Andreotti costituì un governo di solidarietà nazionale che godeva del voto favorevole del PCI.
Proprio allora le BR ( brigate rosse)rapirono e assassinarono Aldo Moro.
La sconfitta del terrorismo
Nonostante l'uccisione di Moro e le stragi, il terrorismo era in declino. Tra il 1979 e il 1980 i
principali terroristi vennero arrestati. Ma soprattutto il terrorismo non ebbe l'appoggio del popolo
italiano, nel nome del quale diceva di combattere.
La fine della solidarietà nazionale
La collaborazione tra DC e PCI declinò rapidamente. Nel 1979 la DC respinse la richiesta del PCI
che chiedeva di partecipare con dei propri ministri all'esecutivo e il governo Andreotti cadde.
L'obiettivo di Moro non fu raggiunto: creare una vera democrazia occidentale, in cui due
schieramenti - uno moderato, l'altro di sinistra - potessero alternarsi al governo.
UNITA’ 16 GLOGALIZZAZIONE
«TRENT'ANNI GLORIOSI»> (1945-1973) BOOM economico
Uno sviluppo eccezionale
Durante i cosiddetti trent'anni gloriosi (1945-1973) il mondo conobbe una crescita eccezionale:
- il prodotto interno lordo (PIL) mondiale triplicò;
- la crescita economica non solo quantitativa ma anche qualitativa: decollò la terza rivoluzione
industriale (astronautica, energia atomica, informatica) che dura ancora oggi. Tuttavia i paesi
socialisti e quelli del Terzo Mondo non beneficiarono altrettanto della crescita.
LE INIZIATIVE INTERNAZIONALI
Il grande sviluppo dei paesi occidentali fu possibile grazie ad alcune iniziative della politica
economica internazionale:- tra il 1947-1952 gli USA grazie agli aiuti del piano Marshall(14
milioni di dollari) -nel 1944 gli Accordi di Bretton Woods disciplinarono il panorama finanziario
internazionale. I cambi delle monete vennero resi stabili e fu creato il Fondo Monetario
Internazionale (FMI) a garanzia del nuovo sistema; nel 1948 fu siglato il GATT (Accordo
Generale sulle Tariffe e il Commercio, un trattato internazionale per lo sviluppo del commercio;
l'incremento demografico, l'aumento della domanda di beni di consumo, la crescita degli
investimenti e l'azione dello Stato, la presenza di materie prime a buon mercato trainarono la
crescita.
I paesi sottosviluppati
La definizione «paesi sottosviluppati»» si riferisce al paesi del Terzo e del Quarto Mondo, così
distinti a seconda della gravità del ritardo economico (maggiore nel Quarto Mondo). Le loro
caratteristiche sono:
-la preponderanza delle economie agricole;- bassi tassi di crescita economica accompagnati da alta
disoccupazione; -gravi carenze alimentari Nell'immediato dopoguerra, grazie alle esportazioni di
materie prime, questi paesi avevano conosciuto una modesta crescita economica.
LA GLOBALIZZAZIONE
L’integrazione planetaria
Dagli anni Ottanta il sistema economico mondiale ha iniziato a trasformarsi in un insieme organico
e strettamente interconnesso. Questo processo definito globalizzazione ha comportato: la grande
crescita e l'unificazione su scala planetaria del mercato finanziario; lo sviluppo delle multinazionali,
che attualmente controllano la metà degli scambi internazionali. La globalizzazione non si limita
alla sfera economica, infatti, l’integrazione planetaria comporta la diffusione in quasi tutto il mondo
della stessa cultura di massa: il pianeta diventa cosi un VILLAGGIO GLOBALE.
UNITA’18 L’ITALIA DALLA CRISI DELLA 1^ REPUBBLICA AL BIPOLARISMO
GLI ANNI OTTANTA E IL PENTAPARTITO
La riorganizzazione produttiva
Dalla fine degli anni Settanta l'Italia ha vissuto profonde trasformazioni. La grande e media
industria ha affidato intere fasi di produzione a piccole imprese. Automazione, informatica e
robotica hanno diminuito la necessità di lavoratori per la produzione diretta e la classe operaia ha
perso centralità
La sconfitta del sindacato
Nel 1980 l'unità degli operai FIAT in sciopero a oltranza si spaccò di fronte a una proposta
dell'azienda( mettere in cassa integrazione per 15 mesi 14.000 lavoratori metà dei quali sarebbero
stati licenziati). Il sindacato cercò di impedire il ritorno in fabbrica, ma 30-40000 operai, impiegati e
dirigenti sfilarono per Torino reclamando il diritto di tornare al lavoro. Il sindacato dovette firmare
un accordo con la FIAT. Si chiudeva l'epoca delle grandi lotte operaie.
Il pentapartito
All'indebolimento del sindacato, si accompagnò quello del PCI e della DC: nacque così una nuova
formula politica, il pentapartito, un centro-sinistra allargato ai liberali. Dal 1981 vi furono i primi
governi a guida non democristiana (Spadolini, Craxi), che contrastarono con successo l'inflazione,
ma non la crescita della spesa pubblica e il deficit. I protagonisti degli anni del pentapartito furono I
socialisti. Craxi approfittò del fatto che il PSI, pur non superando il 14% dei voti, fosse
indispensabile a formare le maggioranze e fu più volte presidente del Consiglio. Nel 1978 Pertini
divenne presidente della Repubblica e Craxi guidò il governo.
LA FINE DELLA PRIMA REPUBBLICA
Le cause della crisi della Prima Repubblica
Sin dalla fine degli anni Settanta venne proposta una riforma delle istituzioni per ovviare ad alcune
anomalie della Repubblica, prima fra tutte il blocco dell'alternanza del governo. Nessuna delle
proposte avanzate (comprese quelle di tre apposite commissioni parlamentari) è stata attuata. La
cosiddetta Prima Repubblica non fu riformata, ma tramontò prevalentemente per fattori esterni al
sistema politico italiano.
- (Nel 1991 vi furono le ripercussioni del crollo del Muro di Berlino: il sistema politico italiano,
«figlio»> della contrapposizione USA-URSS, fu travolto. Ciò comportò lo scioglimento del PCI, la
nascita del PDS (Partito Democratico della Sinistra), la crisi della DC. Nel 1992 con la firma del
Trattato di Maastricht l'Italia si impegnava in un severo ridimensionamento del deficit pubblico.
Era la fine della gestione disinvolta delle risorse pubbliche, che aveva caratterizzato a lungo la
politica italiana. Sempre nel 1992 iniziava l'inchiesta Mani pulite della magistratura milanese, che
avrebbe visto indagati dirigenti dei partiti di governo e rivelato la corruzione della classe politica
italiana.
Nuovi partiti, riforma della legge elettorale e bipolarismo
La bufera di «Tangentopoli»> travolse DC, PSI, PSDI, PLI, PRI, che scomparvero dalla scena
politica. Nacquero nuovi partiti, tra cui: la Lega Nord, caratterizzata dalla polemica contro il
centralismo; Forza Italia, partito d'ispirazione liberale, che l'imprenditore Silvio
Berlusconi creò in pochi mesi; Alleanza Nazionale, dall'MSI che abbandonò i legami con il
fascismo. L'epilogo della crisi della Prima Repubblica fu la riforma del sistema elettorale. Un
referendum del 1993 indicò la preferenza per un sistema maggioritario. Il governo tecnico guidato
da Ciampi approvò la nuova legge elettorale e operò per risanare il deficit pubblico La nuova legge
elettorale spinse i partiti a unirsi in due schieramenti alternativi, realizzando il bipolarismo.

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