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La

restaurazione
e le sue
conseguenze
Il Congresso di Vienna, gli
oppositori della
restaurazione e i moti
rivoluzionari
Il Congresso
di Vienna 
Dopo la caduta di Napoleone, la sua
abdicazione e il suo conseguente esilio
( prima all'isola d'Elba e poi a sant'Elena), gli
stati che l'avevano sconfitto iniziarono i lavori
del Congresso di Vienna ( novembre 1814- 9
giugno 1815), per riportare l'Europa com'era
prima della rivoluzione francese e dell'impero
napoleonico. Questo periodo fu chiamato
Restaurazione. Questo congresso era
dominato da Austria, Prussia, Russia e Gran
Bretagna, le potenze che avevano sconfitto
Napoleone.
L'Europa dopo il
Congresso di Vienna
Lo scopo principale del Congresso di Vienna fu
ridisegnare la carta politica dell'Europa, e per
farlo rispettarono sempre due principi
fondamentali: il principio di legittimità, per cui
ogni sovrano che era stato cacciato doveva
tornare sul proprio regno, e il principio di
equilibrio, per cui ogni stato doveva impegnarsi
per non riavere un'egemonia sul continente.
Inoltre, per bloccare possibili espansioni della
Francia, che non era stata punita dal
Congresso, furono creati degli stati cuscinetto,
come i Paesi Bassi, un'unione tra Olanda e
Belgio.
L'Italia dopo il
Congresso di
Vienna 
L' Italia, che aveva aspirato all'unità
con Napoleone, fu di nuovo divisa in
sette stati dal Congresso di Vienna: il
Lombardo-Veneto, il Ducato di Parma e
Piacenza, il Ducato di Modena e
Reggio, il Granducato di Toscana, lo
Stato della Chiesa, il Regno delle Due
Sicilie e il Regno di Sardegna. A
quest'ultimo venne ammessa la
Repubblica di Genova, che rientrava
sempre negli "Stati cuscinetto.
Il bilancio del Congresso 
All'inizio, il Congresso di Vienna fu considerato un successo, soprattutto dal suo principale
fautore, il ministro degli esteri austriaco, il barone Klemens Von Metternich. Egli sognava
per l'Europa un futuro ricco di innovazioni che però dovevano essere imposte dai sovrani e
non scoperte di scienziati e lavoratori, com'era successo per la Rivoluzione industriale. Le
idee della Restaurazione incontrarono però l'opposizione della borghesia, che aveva paura
di perdere i diritti ottenuti, e degli intellettuali, che avevano creduto negli ideali della
Rivoluzione francese.
Gli oppositori della Restaurazione
• Il progetto di Restaurazione incontrò l'opposizione di alcune correnti di pensiero. Le
principali erano: i Liberali, che erano favorevoli alla monarchia costituzionale e a limitare
la partecipazione politica delle classi più agiate; i Democratici, favorevoli a una repubblica
basata sulla sovranità popolare; e i Cattolici liberali, che volevano l'indipendenza della
Chiesa dalle altre nazioni. La diffusione di queste idee fu però bloccata dai governi con
con attività di polizia, spionaggio e censura. 
Le società
segrete
Per contrastare i governi della Restaurazione,
si formarono delle società segrete. La più
importante fu la Massoneria, di principio laico
e illuminista, a cui si ispirarono anche la
Carboneria in Italia e in Spagna. Queste
società erano gerarchiche e a struttura
piramidale, e tutto era segreto, infatti i
membri di queste società non si conoscevano
e il programma politico era sconosciuto. Fu
proprio questa la causa del fallimento dei
primi moti reazionari: non c'era
comunicazione fra i membri, e, se i capi
venivano arrestati, l'attività era interrotta. 
I moti fallimentari
del venti e del
trenta
La diffusione degli ideali democratici fece scatenare dei
moti rivoluzionari, in Spagna e in Italia, tra il 1820 e il
1821. In Spagna il re Ferdinando VII fu costretto a
concedere una costituzione, cosa che avvenne anche
nel napoletano con Ferdinando I. in Piemonte, invece, il
re Vittorio Emanuele I abdicò in favore del fratello Carlo
Alberto, che si trovava a Modena, e quindi la reggenza
fu assunta da Carlo Felice. Egli concesse una
costituzione, ma questi moti furono schiacciati dall'
intervento dei membri della Santa Alleanza, formata da
Russia, Prussia, Austria e Francia. L'Austria intervenne in
Italia, mentre la Francia in Spagna, e furono revocate le
costituzioni. Nel 1830 scoppiarono nuovi moti
rivoluzionari in Francia, dove divenne sovrano Filippo
d'Orleans, in Polonia, in Italia, schiacciati da Russia e
Austria, e in Belgio.   
L'indipendenza
di Grecia e
Sudamerica
L'unica rivolta che andò a buon fine
fu, a parte quella del Belgio, quella
della Grecia. Erano anni che lottava
per l'indipendenza dall'Impero
Ottomano, e grazie all'aiuto militare
della Russia, che voleva prendere il
controllo dei Balcani a scapito dei
Turchi, e di Francia e Inghilterra, La
Grecia riuscì a ottenere
l'indipendenza. Anche il Sudamerica,
tra il 1809 e il 1828, si liberò dai
governi spagnoli e portoghesi grazie
a generali come Simon Bolivar. 
L'Italia non era solo frammentata
politicamente, ma anche economicamente.
Infatti, al nord si stavano formando le prime
industrie e manifatturiere ( anche se
La situazione l'agricoltura era ancora molto importante),
dell'Italia mentre al centro e al sud c'erano ancora i
latifondi. Però, la borghesia aspirava all'unità
d'Italia, non solo per dei sentimenti patriottici,
ma soprattutto per una questione di facilità
nei commerci. 
Il pensiero dei
patrioti
Mazzini, fondatore della Giovine Italia,
capì il problema delle società segrete e
quindi nella Giovine Italia il programma
politico era noto a tutti e i suoi membri
lo propagandavano; pensava a un
Italia      repubblicana. Cattaneo,
invece, era favorevole a una
federazione di stati, mentre Gioberti
era favorevole a una confederazione di
stati guidata dal Papa. I suoi seguaci
vennero chiamati neoguelfi.

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