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Parte sul risorgimento italiano:

- Processo graduale di riscoperta e di sempre più netta rivendicazione della propria identità
nazionale. —> Nel giro di pochi decenni: conquista dell’indipendenza.

- L’Italia, a differenza della Polonia o dell’Ungheria non aveva mai avuto l’esperienza di uno
“Stato unitario” —> Sempre divisa.

Voci unitarie e indipendentiste erano emerse negli ultimi decenni del secolo, all’interno del
movimento giacobino, soprattutto tra le correnti più radicali. -_> Voci soffocate dalla
contraddizione tipica di tutto il giacobismo italiano: ovvero quella di essere portatore di idee
rivoluzionarie anche nel campo dei rapporti tra le nazioni e di dover legare al contempo la
realizzazione di queste idee alle sorti della potenza francese. La stessa esperienza delle
“Repubbliche giacobine” e poi del Regno d’Italia, era stata indebolita da questa contraddizione di
fondo e dalla politica nazionalista e assolutista di Napoleone.

- Con la Restaurazione e il consolidarsi dell’egemonia austriaca su tutta la penisola, la situazione


dell’Italia peggiorò notevolmente. Ma.. -> Sentimenti e voglia di liberazione dal dominio
straniero nacquero e divennero forti col tempo.

I moti del ’20-’21 e del 1831:


- Regno delle due Sicilie e il Regno di Sardegna prendono parte all’ondata rivoluzionaria che
scosse l’Europa all’inizio degli anni ’20.

- Scoppia la rivolta a Nola, nel napoletano. —> Ferdinando I costretto a concedere una
costituzione simile a quella spagnola del 1812. Ma: soliti problemi -> Divisione tra democratici e
moderati, comportamento ambiguo del re.

- Moti in Sicilia (Palermo) —> Domati con l’esercito.

- Anche in piemonte e in Lombardia la protesta si fa accesa e tutti volevano cacciare gli austriaci
e una costituzione. In Piemonte, l’esercito si ribella e costringe Vittorio Emanuele I ad abdicare
in favore di suo fratello Carlo Felice (lontano dal regno —> Reggenza a Carlo Alberto).

- Carlo Alberto si impegno dapprima a concedere una Costituzione simile a quella spagnola ma
poi, sconfessato e richiamato all’ordine da Carlo Felice, si uni alle truppe rimaste fedeli al re.

- Il cancelliere austriaco Metternich, con le forze armate austriache però mise fine ai moti
rivoluzionari in Italia restaurando il potere assoluto di Ferdinando I a Napoli e chiudendo anche
il moto costituzionale in Piemonte, condannando i militari ribelli.

Le rivolte del ’31


Anche la seconda fase delle insurrezione italiane fini rapidamente con la repressione militare ad
opera degli austriaci.

- Rivolta nel ducato diModena dove il duca Francesco IV sembrava appoggiare i cospiratori.

- Francesco però non era adatto e quando vide che l’austria avrebbe risposto con le armi
abbandonò ogni sogno rivoluzionario. Anche Bologna e altri ducati cercarono di insorgere.

Rispetto ai moti del 21, quelli del 31 presentarono alcuni cambiamenti:

- Ceti borghesi appoggiati dall’aristocrazia liberale —> Rivolta a carattere unitario

- Potere poco preparato ad una repressione militare.

- Credevano che la Francia appoggiasse la rivolta ma fu solo un’illusione.

- Repressione sanguinosa.

I due decenni successivi si caratterizzarono da violente repressioni e dalla restaurazione dei regimi
assolutisti in tutta italia.

—> Arretratezza italiana, mancata modernizzazione e crisi agricola.

—> No libero commercio in Italia e divenne di centrale discussione la necessita di un unione


doganale come il modello Zollverein tedesco.

Il Progetto Mazziniano.
- Nasce il bisogno di una nuova strategia per rimodernizzare le istituzioni italiane.

- Mazzini nasce a Genova nel 1805 ed è sempre stato vicino alle idee democratiche

- Influenza francese..

- Mazzini non ammetteva alcuni compromesso con il principio monarchico e rifiutava ogni
soluzione di tipo federalistico. Il suo programma politico per l’Italia era che quest’ultima doveva
rendersi indipendente e darsi una forma di governo unitaria e repubblicana; la via per giungere
all’unità e all’indipendenza era solo una, l’insurrezione di popolo, di tutto il popolo, senza
distinzione di classe.

- Per Mazzini, la fede nella libertà e nel progresso umano doveva essere vissuta come una fede
religiosa. La rivendicazione dei diritti degli individui e delle nazioni non poteva essere separata
dalla consapevolezza dei doveri dell’uomo e dalla coscienza di una missione spettante ai
popoli, considerati strumenti di un disegno divino. —> Dio è popolo. Nel pensiero di Mazzini,
convinto sostenitore del principio di associazione, al di sopra dell’individuo c’era la famiglia e al
di sopra della famiglia la nazione e al di sopra ancora: L’umanità. —> Cooperare per il bene
comune. Per lui, la nazione aveva un posto fondamentale. Intesa come entità culturale e
spirituale, prima che naturale e geografica. La nazione era l’elemento sul quale si sarebbe
realizzato il sogno di un’umanità libera e affratellata.

- Mazzini non ignorava i problemi sociali che pensava si dovessero risolvere con l’associazione e
infatti si impegnò per la promozione di cooperative e società di mutuo soccorso fra gli operai.

- —> Nuova organizzazione per questi scopi nata a Marsiglia —> Giovine italia.

- Mazzini non aspettò condizioni favorevoli e provò con delle insurrezioni ma venne fermato e le
insurrezioni sedate con la violenza.

- Spedizione fallita in Calabria dei fratelli Bandiera.

Moderati, cattolici e federalisti.


- Nuove voci nel dibattito politico italiano. —> Nascita di un orientamento moderato che si
differenziava dal conservatorismo tradizionale e dal radicalismo repubblicano di mazzini. I
moderati puntavano a soluzioni graduali tali da non usare la violenza.

- Volevano conciliare la causa patriottica con la religione cattolica e di conseguenza, con la


chiesa di Roma. “Neoguelfi”.

- Gioberti e il neoguelfismo: Maggior popolarità nel 1843 con la pubblicazione del “Primato
morale e civile degli italiani” di Gioberti. —> Papato: missione di civiltà. —> Unificazione
amministrativa con il papa capo “Spirituale” + la forza militare del regno di Sardegna.

- Cesare Balbo: idee simili ma il problema era la presenza austriaca (da risolvere con mezzi
diplomatici).

- Corrente federalista, democratica e repubblicana si sviluppa in Lombardia e il principale


esponente era “Carlo Cattaneo”.

- Cattaneo puntava allo sviluppo dei singoli stati, unione doganale, e confederazione di stati
finale sul modello USA.

Pio IX e il movimento per le riforme:


- Tra il 46 e il 47 c’era grande fermento politico in attesa di grandi mutamenti. L’elezione nel
giugno del 46 di Pio IX fu anche molto importante. Il nuovo papa era noto per essere un
“pastore di anime”, molto profondo.

- Ampia amnistia per prigionieri politici

- Guardia civica e attenuata la censura alla stampa.

- Il movimento per le riforme dilagò in tutta Italia, accompagnato da una mobilitazione popolare a
sfondo sociale.

- Molti sovrani resero elettive le cariche comunali e iniziarono le trattative per una Lega doganale.

In Italia, la rivoluzione del ’48 ebbe, nella sua fase iniziale, uno sviluppo autonomo rispetto agli
altri paesi europei. Tutti gli stati italiani erano percorsi da un particolare fermento.

Obiettivo di tutti: Concessione di costituzioni o statuti fondati sul sistema rappresentativo.

—> Sollevazioni a Palermo nel ’48 —> Costituzione del regno delle 2 sicilie.

Vennero promulgate molte costituzioni sulla scia di quella francese, sia dal vaticano che, il 4
marzo 1848 lo “Statuto Albertino” che diventerà poi la legge fondante del Regno d’italia. —> che
prevedeva una camera dei deputati, le cui modalità di elezione, definite da apposita legge,
prevedevano il diritto di voto ad un censo piuttosto elevato, un Senato nominato dal re e una
stretta dipendenza del governo dal sovrano.

Il ’48 italiano, la guerra contro l’Austria:


Nei giorni immediatamente successivi alla rivolta di Vienna, si sollevarono anche Venezia e Milano.

- A Venezia, una grande manifestazione aveva imposto al governatore austriaco la liberazione dei
detenuti politici, tra cui il capo dei democratici Daniele Manin. Il 23 marzo, un governo
provvisorio presieduto da Manin proclamava la costituzione della Repubblica Veneta.

- A Milano, l’insurrezione iniziò il 18 marzo, con un assalto al palazzo del Governo, e si protrasse
per 5 giorni —> Le celebri 5 giornate milanesi. Borghesi e popolani combatterono fianco a
fianco nelle barricate contro i soldati austriaci. Ma furono soprattutto operai e artigiani a
sostenere il peso degli scontri.

- Il 23 marzo, all’indomani dalla cacciata degli austriaci da Venezia e Milano, il Piemonte


dichiarava guerra all’Austria. Molte ragioni spinsero Carlo Alberto a questa decisione: la
pressione congiunta dei liberali e dei democratici, che vedevano nella crisi dell’impero
asburgico l’occasione per liberare l’italia dagli austriaci, la tradizionale aspirazione della
monarchia dei Savoia ad ampliare verso Est i confini del regno, e infine il timore che il
Lombardo-veneto diventasse un centro di propaganda repubblicana. Ferdinando II di Napoli,
Leopoldo II di toscana e Pio IX decisero di di unirsi alla guerra anti-austriaca e inviarono truppe
regolari che partirono molto entusiaste. —> Prima guerra d’indipendenza.

- L’illusione durò poco perché Carlo Alberto dimostrò poca risolutezza nel condurre le operazioni
militari e si preoccupò soprattutto dell’annessione del Lombardo-Veneto, suscitando
l’irritazione dei democratici e la diffidenza degli altri sovrani già poco entusiasti della
partecipazione al conflitto. Particolarmente imbarazzante era la posizione di Pio IX in guerra
contro una grande potenza cattolica.

- Il papa annunciò il 29 aprile il ritiro delle sue truppe e poco dopo anche la toscana. A metà
maggio anche Ferdinando di Borbone fece lo stesso e rimasero a combattere contro gli
austriaci pochi soldati che vennero sconfitti e il 9 agosto il Piemonte firmava l’armistizio con
l’Austria, da sconfitto.

La sconfitta dei democratici italiani:


- A differenza dell’Ungheria, dove lo scontro aveva il carattere di una guerra nazionale, i dem
italiani si trovarono divisi territorialmente e incapaci di dare un’identità nazionale alla loro
battaglia.

- Tuttavia nel ’48, c’era una situazione particolare. A Venezia permaneva la costituzione, la Sicilia
era in mano ai separatisti, in Toscana Leopoldo venne allontanato e a Roma venne assassinato
il primo ministro pontificio e il papa fu costretto a rifugiarsi a Gaeta sotto la protezione dei
Borbone. Nella capitale, rimasta senza governo, presero potere i gruppi democratici. Nel
gennaio del 49, in tutti gli i territori dell’ex stato della chiesa, si tennero elezioni a suffragio
universale per l’Assemblea costituente (anche con Mazzini e Garibaldi). A febbraio, l’Assemblea
proclamò la decadenza del potere temporale dei papi e annunciò che lo stato avrebbe assunto
“il nome glorioso di Repubblica romana”, avrebbe adottato come forma di governo la
democrazia pura e avrebbe stabilito, con il resto d’Italiia le “relazioni che esige la nazionalità
comune” —> In toscana situazione molto simile.

- Anche in piemonte i democratici ripresero l’iniziativa. Il 20 marzo 1849, Carlo Alberto,


schiacciato dalla pressione di questi ultimi e l’intransigenza degli austriaci che ponevano
condizioni molto pesanti per la firma della pace, decise di entrare di nuovo in guerra. Ma le
truppe austriache, entrate in territorio piemontese, affondarono l’esercito sabaudo e a Novara, i
Piemontesi subirono una pesante sconfitta. La stessa sera, Carlo Alberto, abdicò in favore del
figlio Vittorio Emanuele II. Il giorno dopo, il nuovo re, firmò un nuovo armistizio con gli austriaci.
Una rivolta dem, a Genova, fu duramente repressa con l’esercito.

- Sconfitto il regno sabaudo, gli austriaci potevano procedere alla restaurazione dell’ordine in
tutta la penisola. —> 10 giornate di Brescia (rivolta repressa nel sangue).

-
- Venezia ripresa dopo 5 mesi

- Borbone riprendono la Sicilia

- Austriaci si riprendono le Legazioni ponticie e contemporaneamente mettono fine all’esperienza


repubblicana in toscana.


La fine delle rivolte:
- Più gloriosa fù la resistenza romana che però venne sconfitta quando Pio IX fece appello anche
ad altre potenze europee cattoliche per la restaurazione del suo impero.

Il presidente Bonaparte si riservò il ruolo principale nella restaurazione pontificia, inviando nel
Lazio un corpo di spedizione che all’inizio di giugno attaccò la capitale. Mentre i francesi
entravano a Roma, Garibaldi lasciò la città con qualche centinaio di volontari per raggiungere
Venezia. Ma il 26 agosto, gli austriaci, dopo aver soffocato la rivolta in Ungheria, riuscirono a
spegnere anche la rivolta della città veneta. SI concludeva, con la duplice sconfitta, sia l’ipotesi
liberale e moderata, sia quella democratica, la stagione rivoluzionaria del 1848 - 1849.

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L’unità d’Italia:
- Il Piemonte liberale del conte di Cavour:

Il 17 marzo del 1861 fu proclamata a Torino l’Unità d’Italia. Questo fu un risultato imprevedibile
dopo le sconfitte delle rivoluzione del 48-49, dovuto al successo dell’iniziativa diplomatica e
militare del piemonte guidata dal conte di Cavour e alle vittorie sul regno borbonico della
spedizione dei Mille comandata da Garibaldi

—> Negli anni successivi al 49, ogni esperimento riformatore venne bloccato e venne frenato ogni
sviluppo economico dei vari stati. Il distacco tra i sovrani e l’opinione pubblica borghese divenne
più profondo, soprattutto nei due stati che più perseguirono una politica repressiva e autoritaria:
lo Stato della chiesa, che fu organizzato secondo il vecchio modello teocratico-assolutistico (con
qualche lieve ritocco) e il regno delle due sicilie dove il ritorno al sistema assolutistico fu totale e la
repressione durissima. Anche il Lombardo-Veneto che era stato fino a quel momento la regione
più avanzata della penisola, fu sottoposto ad un pesante regime di occupazione militare cui si
accompagnò un inasprimento della già forte pressione fiscale che colpiva gli imprenditori, i
commercianti e i ceti popolari, su cui cadeva il maggior peso delle imposte dirette.

Vittorio Emanuele II -> Ben diversa era la situazione nel Piemonte sabaudo, dove, pur tra mille
contrasti, potè sopravvivere l’esperimento costituzionale inaugurato con la concessione dello
statuto Albertino. Il regno di Vitto II iniziò con un duro scontro tra la Corona e la Camera elettiva,
composta in maggioranza da democratici. Quando, nell’agosto del 49 fu conclusa la pace di
Milano con l’Austria - in base al quale il piemonte si impegnava a pagare una forte indennità di
guerra, senza però subire mutilazioni territoriali - la Camera rifiutò di approvarla. La Corona e il
governo, presieduto dal moderato Massimo D’Azeglio, decisero di sciogliere la Camera e di indire
nuove consultazioni, mentre nel proclama di Moncalieri il re invitava gli elettori a scegliersi dei
rappresentanti di orientamento più moderato, lasciando intendere che, se cosi non fosse stato, lo
Statuto Albertino sarebbe stato messo in discussione. La strategia funzionò, la crisi si evitò e la
pace di Milano fu approvata dalla nuova camera.

—> Governo di Massimo D’Azeglio riuscì a portare avanti l’opera di Modernizzazione già avviata
negli anni del regno di Carlo Alberto.

ES.

- basta privilegi al clero (leggi Siccardi)

Nel mentre, nelle file della maggioranza liberal-moderata, emerse la figura di Camillo Benso di
Cavour -> Aristocratico uomo d’affari, proprietario terriero e giornalista, direttore di un combattivo
organo di stampa dal titolo “Il Risorgimento”.

Liberalismo e intraprendenza borghese furono le parole chiave nella formazione di Cavour.

Liberalismo moderato molto pragmatico molto lontano dalla democrazia ottocentesca, Cavour
infatti era convinto che l’ampliamento della partecipazione politica doveva essere attuato con
gradualità nell’ambito di un sistema monarchico costituzionale promotore di riforme.

Cavour entrò a far parte del governo d’Azeglio nel 1850 come ministro per l’agricoltura e il
commercio. Due anni dopo fu incaricato di formare un nuovo governo. Prima ancora di diventare il
presidente del consiglio, Cavour si era reso protagonista di un rovesciamento degli equilibri
politici, promuovendo un accordo tra l’ala più progressista della maggioranza moderata (centro
destra), di cui esso era il leader, e la parte più moderata della sinistra democratica (il centro
sinistra), capeggiata da Urbano Rattazzi. Dal “connubio”, come venne allora definito”, nacque una
nuova maggioranza di centro, che emarginava sia i clericali conservatori che i democratici più
radicali. In questo modo Cavour potè ampliare la base parlamentare del suo governo e spostarne
l’asse verso sinistra: il che gli consentono solo di poter far propria la politica patriottica e anti-
austriaca sostenuta dai democratici, ma anche di rendere più incisiva la sua azione riformatrice in
campo politico ed economico.

Politica decisamente liberoscambista:

- Furono stipulati dei trattati commerciali con Francia, Belgio, Austria e UK.

- Aboliti i dazi sul Grano

- Opere pubbliche come trade, ferrovie, ponti —> Espansione del commercio.

- Creazione della Banca Nazionale

La sconfitta dei repubblicani:


L’attività cospirativa dei mazziniani, guidati dal loro leader in esilio a Londra, proseguì nonostante
le sconfitte del 48-49. Nel 1853, Mazzini fonda a Ginevra una nuova formazione politica che
prende il nome di “Partito d’Azione, quasi a sottolineare il carattere di puro strumento di battaglia.

Cercò inoltre di crearsi una base fra gli artigiani e gli operai delle città del Nord Italia. Molte tra le
società di mutuo soccorso nate in questo periodo, soprattutto in Piemonte in Liguria, grazie
anche alla libertà di associazione concessa dallo statuto, furono controllate dai mazziniani.

Iniziano i malcontenti in italia per la strategia di Mazzini -> Crescono le correnti socialiste che
sostengono che il mezzogiorno, terreno più povero e arretrato, sia il luogo perfetto per la
rivoluzione. -> Esponente: Pisacane

Spedizione di Sapri -> Pisacane si imbarca a Genova su un piroscafo e ne prende il comando, si


dirige a sapri dove era presente un penitenziario borbonico e dopo aver liberato 300 uomini inizia
la marcia verso l’interno italia dove però viene rapidamente sconfitto dalle truppe borboniche. Si
suiciderà per non cadere prigioniero. —> Il fallimento di Pisacane coincise con la nascita di un
movimento filo-piemontese promosso da Daniele Manin - capo del governo repubblicano a
Venezia - che puntava all’unione di tutte le correnti, moderate e democratiche, intorno all’unica
forza in grado di unificare l’italia, la monarchia di Vittorio Emanuele II. A questa proposta aderì
anche Garibaldi, tornato dal Sud America nel ’55. Nel ’57, il movimento si diede una sua struttura
e un suo manifesto e assunse il nome di Società Nazionale.

L’alleanza franco-piemontese e la seconda guerra d’indipendenza:


Inizialmente la politica estera di Cavour rimase legata agli obiettivi tradizionali della monarchia
sabauda: ampliare i confini del Piemonte verso l’italia settentrionale, a scapito dei domìni
austriaci. Cavour però, perseguì questa strategia con insolito abilità e spregiudicatezza, ottenendo
risultati imprevedibili, al di la delle sue originarie intenzioni. Sfruttando al massimo le ambizioni
politiche di Napoleone III riuscì a trascinare la Francia in una guerra contro l’austria, a tutto
vantaggio del piemonte.

La guerra di Crimea -> Questo esito fu ottenuto attraverso alcuni passaggi decisivi:

- Mandare un contingente di 18mila uomini al comando di Alfonso Lamarmora in Crimea, al


fianco della Gran Bretagna e della Francia, impegnate a difendere l’Impero Ottomano
dall’espansionismo russo, che rischiava di alterare l’equilibrio tra le potenze e minacciava gli
interessi inglesi e francesi in quella zona. In questo modo il Piemonte potè partecipare come
Stato vincitore al congresso di Parigi nel 1856. In quella sede, Cavour sollevò la questione
italiana, protestando contro la presenza militare austriaca nelle Legazioni pontificie e
denunciando il malgoverno della Chiesa e del Regno delle Due Sicilie. —> Napoleone si
convince della necessità di un intervento francese in italia per eliminare l’egemonia austriaca.

- L’alleanza con la Francia —> Incontro segreto tra l’imperatore Napoleone III e Cavour nel luglio
del 1858 nella cittadina termale di Plombieres. Gli accordi ipotizzavano una nuova sistemazione
della penisola italiana. —> Tre stati: L’alta Italia (Piemonte, Lombardo-Veneto e Emilia
Romagna, sotto la monarchia sabauda, che in cambio avrebbe ceduto alla Francia Nizza e
Savoia), il Regno centrale dormito da Toscana e province pontificie, e un Regno meridionale
liberato dalla dinastia borbonica (e che sarebbe ricaduto sotto l’influenza francese). Al papa,
che avrebbe mantenuto l’influenza su Roma, sarebbe stata offerta la presidenza della futura
confederazione italiana. -> per fare questo era necessario il conflitto con l’Austria.

- La guerra del 1859 -> Il governo piemontese fece il possibile per far salire la tensione contro lo
stato vicino -> Austria manda ultimatum respinto da Cavour -> Scoppia la guerra e le truppe
franco piemontesi sconfissero gli austriaci a Magenta, aprendosi la via per Milano. Un
successivo contrattacco austriaco a San Martino e a Solferino dove le vittime francesi furono il
doppio di quelle italiane. Notato questo, Napoleone III offre l’armistizio agli austriaci che venne
firmato a Villafranca. Gli austriaci cedevano la Lombardia alla Francia che poi l’avrebbe girata al
piemonte ma la situa in italia tornava a quella precedente. Cavour rassegnò le sue dimissioni.

- Molti governi provvisori però, chiesero l’annessione al piemonte e Napoleone dovette accettare
che tutto quello che avevano pianificato a Plombieres sarebbe stato vano.

I mille e la conquista del mezzogiorno:


Dopo l’annessione di molti stati italiani, il regno Sabaudo aveva posto le basi per uno Stato
Nazionale. L’ipotesi di una marcia su Roma era esclusa a causa della presenza di truppe francesi.

Nacque l’idea di una spedizione nel regno delle due sicilie perchè a Palermo era scoppiata una
rivolta e Crispi riuscì a convincere Garibaldi ad assumere il comando.

Garibaldi no nera solo il capo militare più prestigioso del movimento nazionale ma era anche
l’unico leader capace di unificare attorno a se le diverse componenti dello schieramento unitario,
dai democratici intransigenti ai moderati filo - cavouriani. Cavour temeva complicazioni
internazionali e Garibaldi era l’unico che potesse garantire il successo dell’operazione, vista con
favore da Vittorio Emanuele II ma che sicuramente non poteva appoggiare militarmente.

La spedizione:
La spedizione fu cosi preparata in fretta, con scarso equipaggiamento e pessimo armamento.

Nella notte tra il 5 e il 6 maggio 1860, mille volontari provenienti da diverse regioni - ma in
maggioranza settentrionali - e divaria estrazione sociale, in larga parte veterani delle campagne
del ’48 o del 59, partirono da Genova, dopo essersi impadroniti di due navi a vapore, la Piemonte
e la Lombardo. Pochi giorni dopo, eludendo la sorveglianza della flotta borbonica, i volontari,
sbarcavano a marsala, nell’estremità occidentale della Sicilia e penetravano nell’interno, accolti
con entusiasmo dalla popolazione . Il 15 maggio, a Calafimi, le colonne garibaldine, poco
accresciute, riuscirono a battere un contingente borbonico. Galvanizzati dal successo, partirono
verso Palermo e affrontarono una difficile marcia sulle montagne. Arrivati i Garibaldini, la città
insorse contro i Borbone. Alla fine di maggio, dopo tre giorni di combattimenti, le truppe dei
Borbone lasciarono la città a Garibaldi che assunse la dittatura in nome di Vittorio Emanuele II.

Istaurato il governo provvisorio, arrivarono dal nord truppe per 15mila uomini e le turbe
borboniche furono costrette a ritirarsi sula continente.

-> Proteste contadine represse nel sangue

-> Proprietari terrieri videro, nell’annessione al piemonte, una chance per chetare le rivolte e per
mantenere l’ordine sociale.

Fino a tutta l’estate del 1860, tutta l’impresa restò nelle mani di Garibaldi che riuscì a sbarcare in
Calabria e poi a risalire, senza che l’esercito borbonico fosse in grado di opporre un’efficace
resistenza. Il 6 settembre, Francesco II abbandonò la capitale per rifugiarsi nella fortezza di Gaeta.
Il giorno dopo, Garibaldi fece il suo ingresso trionfale a Napoli. Cavour si trovò ancora una volta
battuto sul tempo. Napoli liberata rischiava di trasformarsi in un quartier generale per i
democratici - dove giunsero anche Mazzini e Cattaneo - e di diventare la base per una spedizione
nello stato della chiesa; spedizione che avrebbe fatto mobilitare i francesi e che avrebbe potuto
mettere in discussione l’assetto monarchico moderato dalla stesso regno sabaudo.

—> Al governo piemontese non restava, con il patrocinio di napoleone, che invadere l’Umbria e le
Marche sconfiggendo le armate pontificie a Castelfidardo. Cavour quindi, indisse, dopo una legge
approvata in parlamento, referendum in cui chiedeva alle province siciliane e del mezzogiorno se
si sarebbero volute unire al Regno piemontese e l’80% rispose affermativamente. A Garibaldi
quindi, non spettava altro che attendere Cavour e cedere ogni responsabilità. Mazzini invece se
ne riparte per l’esilio.

Unificazione italiana, caratteri e limiti:


Il 17 marzo 1861, il primo Parlamento proclamava Vittorio Emanuele II re d’Italia per “grazia di dio
e volontà della nazione”. L’italia era ormai uno Stato unitario, con capitale a Torino, ma mancava
tutto il Veneto e il Lazio con Roma.

In italia dunque, lo stato nazionale nacque dalla combinazione di un’iniziativa dall’alto - la politica
di Cavour e l’egemonia sabauda - e di un’iniziativa dal basso - le insurrezioni nell’italia centrale e
la spedizione Garibaldina del sud. Molti, non furono cosi contenti di essere annessi cosi al regno
d’Italia e tanti si adeguarono controvoglia, per esempio il cattolicesimo organizzato dalla chiesa
romana e delle istituzioni, che avrebbero visto da li a poco la vendita delle loro proprietà a
vantaggio delle finanze del nuovo Stato. Incombeva inoltre la conquista di Roma, acclamata come
capitale dal parlamento gia nel 1861, il che avrebbe segnato la fine di quel che rimaneva dello
stato pontificio e del secolare potere temporale dei papi.

L’unità rappresentò in ogni caso una decisiva svolta modernizzatrice per l’Italia, tanto sul piano
delle istituzioni politiche quanto su quello delle prospettive economiche, anche se la costruzione
del nuovo stato avrebbe richiesto scelte difficili e altri momenti conflittuali.

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