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Nel Congresso di Vienna si discusse sulla necessità di tutelare l’Europa da eventuali nuove rivoluzioni e ricostruire gli equilibri
tra i singoli stati. Si apriva la fase della Restaurazione: processo di ristabilimento delle condizioni storico-politiche antecedenti
alla rivoluzione di Bonaparte, con il reinsediamento sui troni dei sovrani assoluti.
Il principio di legittimità affermava, dunque, che i monarchi deposti da Napoleone o i loro eredi avevano diritto di riprendere i
loro troni, poiché la sovranità discendeva solo da Dio e si trasmetteva per linea dinastica.
Il principio di equilibrio era volto a garantire una pace duratura. Al fine di evitare desideri di rivincita, alla Francia non furono
imposte condizioni umilianti.
Gli Stati vincitori elaborarono il principio di sicurezza, in base al quale le frontiere della Francia furono circondate con un
sistema di Stati cuscinetto (Confederazione germanica, Regno dei Paesi Bassi, Regno di Sardegna).
La Gran Bretagna
Anche qui si registrò una svolta conservatrice imposta dal primo ministro lord Liverpool. Essa era favorita da un sistema
elettorale antiquato che non teneva conto della nuova realtà sociale del paese. Dopo il 1815 la Gran Bretagna attraversò un ciclo di
recessione economica (attività economiche subirono un rallentamento), che i conservatori al potere contrastarono con misure
protezionistiche estreme.
I moti
I moti degli anni 1820-1821 e degli anni 1830-1831, noti anche come il periodo delle "rivoluzioni liberali", rappresentarono
un'importante serie di eventi che si verificarono in diverse parti del mondo, segnando un periodo di tumulto politico e sociale.
Questi moti furono guidati principalmente da sentimenti di nazionalismo, desiderio di libertà politica e sociale. Furono
influenzati dagli ideali della Rivoluzione francese del 1789 e dall'ascesa del liberalismo politico ed economico.
In Polonia gli abitanti speravano nell’aiuto dell’Inghilterra e della Francia nella lotta all’indipendenza dalla Russia, ma ciò
non successe, in quanto alle due potenze non conveniva mettersi contro la Russia, che era decisamente più potente.
Nel febbraio 1831, in Emilia Romagna, ci furono delle insurrezioni per l’indipendenza dell’Italia centrale. Dopo alcuni
successi iniziali, la Francia ancora una volta non arrivò in soccorso per paura di scatenare le potenze della Santa Alleanza.
In quest’ottica Vincenzo Gioberti (neoguelfo) ebbe un ruolo importante: promuovere l'idea di un'unificazione italiana sotto la
guida del Papa. Gioberti credeva che solo un'unione tra i vari stati italiani sotto l'autorità spirituale del Papato avrebbe potuto
garantire l'indipendenza e la prosperità dell'Italia.
Pensiero opposto, invece, lo aveva Carlo Cattaneo: egli si oppose alle forze reazionarie e alle influenze straniere che limitavano
l'autonomia dell'Italia. Cattaneo credeva che l'Italia dovesse essere un'unione di stati autonomi, dove ognuno avrebbe potuto
mantenere la propria identità e cultura.
Il 48 in Francia
Anche nel 1848 la rivoluzione al suo epicentro in Francia. Si tratta di una posizione costituita da diverse forze politiche:
1. I legittimisti, i quali ritenevano il sovrano un usurpatore dei diritti dinastici. Contavano sull’appoggio della chiesa
cattolica;
2. I repubblicani, che puntavano l’abolizione della monarchia:
a. I moderati premevano per un allargamento del diritto di voto;
b. I radicali sostenevano il suffragio universale.
3. I socialisti, che esprimevano gli interessi degli operai dell’industria.
Il 22 febbraio 1848 borghesi e operai si ribellarono al re Luigi Filippo e presero il controllo della città. Il re fu costretto ad
abdicare e fuggire e i rivoltosi formarono un governo provvisorio e proclamarono la Seconda Repubblica.
Tra i provvedimenti presi da questo governo c’era la reintroduzione del suffragio universale maschile e il ripristino della
libertà di stampa e di associazione.
Tuttavia, al momento di votare il presidente della Seconda Repubblica fu eletto Luigi Napoleone Bonaparte, nipote di
Napoleone.