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IL REGIME NAPOLEONICO

Napoleone nacque in Corsica nel 1769 e fu un personaggio storico molto


importante, grazie al suo successo politico e alla sua ascesa al potere. I suoi primi
incarichi furono assumere il controllo delle truppe di Tolone, la Campagna d’Italia
nel 1796 con la quale liberò l’Italia dal dominio austriaco e la fallita conquista
dell’Egitto. Assunse definitivamente le redini della Francia grazie al Colpo di Stato del
18 Brumaio 1799, ponendo fine al direttorio (regime politico di 5 membri) e dando
inizio al consolato (regime politico di tre consoli), il cui primo console fu proprio
Napoleone e, nello stesso periodo, nacque la Costituzione dell’anno VIII.
Successivamente nel 1804, creò una nuova Costituzione dell’anno XIII e si incoronò
dinanzi al Papa, decretandosi, dunque, imperatore di Francia. Una delle novità
principali napoleoniche, fu la nascita del Codice civile (lui ne andava fiero, il suo
“grande lascito ai posteri”), il quale apparentemente sembrava riprendere valori
rivoluzionari, tranne per l’eguaglianza sociale. Dl punto di vista religioso, tentò di
raggiungere un punto di incontro con la chiesa, sapendo l’importanza del
Cattolicesimo e della religione nel territorio i, infatti, essa divenne religione
principale e di maggioranza della Francia, ma non religione di Stato. Dopo il 1792 e
la vittoria a Valmy dei francesi, sorsero 6 coalizioni antifrancesi, nelle quali
Napoleone subì sconfitte e vittorie. Proprio nella terza coalizione, subì una piccola
sconfitta a Trafalgar per poi riprendersi e vincere, arrivando così alla pace di
Presburgo, dando dei territori italiani all’Austria. Nella quarta coalizione ebbe una
vittoria arrivando alla pace di Tilsit e con la vittoria a Marengo tutti gli stati italiano
erano definitivamente senza autonomia. Ormai tutta l’Europa era nelle mani
dell’impero napoleonico, tranne l’Inghilterra e, difatti, Napoleone con la sua politica
di annessioni cercò di sottomettere Portogallo e Spagna e fece un blocco
continentale. La Spagna tuttavia, come l’Europa, iniziarono a rivoltarsi questo perché
egli iniziava ad essere contraddittorio e non più liberatore: creò un impero
totalitario e centralizzato, creò una nuova nobiltà e le opposizioni venivano
eliminate in modo violento…dunque, si era ritornati all’assolutismo e nel 1810 lo zar
di Russia si ritirò dal blocco continentale, imponendo dei dazi che danneggiavano
l’economia e il commercio francese. A questo punto la Francia, senza preavviso,
attacca e conquista Mosca, ma i russi attuano la tattica di terra bruciata e, proprio
per mancanza di rifornimenti (fondamentali per sopravvivere all’inverno russo), la
Francia fu costretta a ritirarsi e inizia un periodo di sconfitte, la prima a Lipsia nel
1813 e con l’esilio di Napoleone, segue il periodo dei 100 giorni in cui tenta di
riprendere potere e viene definitivamente sconfitto a Waterloo nel 1815.

RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
Nel corso degli anni successivi ci fu un evento di grande rilevanza per la storia, a cui
seguirà la Restaurazione e parlo della prima rivoluzione industriale. Essa avvenne
grazie ad una serie di innovazioni e progressi in campo sociale ed economico che
portarono ad un cambiamento delle vite degli uomini e apportarono cambiamenti
proprio nel modo di produrre. Il fattore principale di questa rivoluzione fu il
passaggio dal settore primario al settore secondario, il quale assunse più
importanza. Dunque, il passaggio da agricoltura a industria. Da una parte abbiamo
un tipo di economia centralizzato sull’agricoltura (65 – 90% della popolazione),
l’industria era poca e caratterizzata dal sistema a domicilio e la tecnologia era
assente, così come scienza e tecnica viene viste come due sfere distinte e separate,
senza collaborazione; dall’altra abbiamo un tipo di economia basata sull’industria e,
dunque, su maggiore produttività e meno manodopera, oltre all’industria, nacquero
proprio le fabbriche e venne sviluppata molta più tecnologia, includendo un
rapporto di unione tra scienza e tecnica.

RESTAURAZIONE
Arriviamo dunque al periodo di Restaurazione 1815. Molte nazioni come: Austria,
Inghilterra, Russia e Prussia volevano tornare alla situazione prerivoluzionaria e
nasce la restaurazione (1815 – 1830). Ciò era impossibile a causa dei tanti
cambiamenti politici, sociali e territoriali; così, si trovò una soluzione con il
Congresso di Vienna: ritorno delle monarchie precedenti (legittimità del trono) e
maggiore equilibrio politico (potere diviso per le maggiori potenze europee. Inoltre,
fu istituita il principio di intervento, on d’evitare ribellioni rivoluzioniste e la carta
d’Europa, secondo la quale: la Francia perse i territori conquistati, nacque la
confederazione Germanica, Regno Unito prese maggiori colonie e l’Austria maggiori
domini. Tra gli effetti più importanti troviamo, chiaramente, il ritorno di Luigi XVIII e
in Prussia e in Russia non ci fu alcun cambiamento, non li volevano e si ritornò alla
situazione “tradizionale”. I maggiori teorici furono Burke, il quale riteneva che
l’illuminismo avesse causato senso di onnipotenza e che bisognasse ritornare alla
tradizione e Maistre, contro la riforma protestante. Nel frattempo, ci fu una
reinterpretazione dei valori rivoluzionari come: uguaglianza (sono uguali le persone
che hanno lingua, tradizioni e cultura comuni), fratellanza (sono fratelli coloro che
appartengono alla stessa nazione) e libertà (non doveva esserci l’assolutismo e
domini da nazioni esterne). Sorsero anche nuove correnti di pensiero come:
- Liberalismo: aderì Locke a questa e si basava sulla libertà individuale. A questa
era favorevole anche la chiesa cattolica, in quanto compatibile con il
messaggio del cristianesimo e, dunque, la chiesa doveva adeguarsi alla
modernità e all’andare avanti della storia. Il loro modello di stato si basava su:
disuguaglianza sociale (lo stato non doveva intervenire su disparità tra ricchi e
poveri); lo stato è limitato dalla Costituzione e dalla divisione dei poteri;
suffragio censitario e libertà pubbliche garantite a tutti.
- Democrazia moderna: importante fu Rousseau, ma anche Bentham e Mill. I
punti fondamentali erano garantire l’istruzione e l’uguaglianza politica
(suffragio universale). Regime sulla sovranità popolare.
- Socialismo: basato sul garantire giustizia alla popolazione che viveva in
condizioni misere e pietose. Infatti, il diritto di proprietà per loro doveva
essere limitato e doveva esserci solidarietà, non l’individualismo liberale
- Infine, il comunismo: Marx ed Engels divisero in quattro le fasi dell’umanità:
comunità primitiva, regime di schiavitù, società feudale e società capitalistico
– borghese. Tutte caratterizzate da: lotta per le classi sociali, proletario
sfruttato e operaio usato; dunque, l’uomo doveva essere liberato, la
proprietà, i proprietari dovevano essere eliminati e così sarebbe stata
eliminata l’oppressione e la divisione in classi. Si giunge al Comunismo.

I MOTI DEL 1820 – 1830


In Europa ci furono delle limitazioni e iniziarono delle lotte politiche da parte di
società segrete: carboneria che voleva una costituzione liberale, ma anche
comuneros, adelfi e filadelfi che volevano una costituzione liberale. La lotta è
avvenuta attraverso insurrezioni, capaci di tenere vivi valori rivoluzionari, tuttavia
c’era un limite: la segretezza, in quanto erano piccoli gruppi contenenti militari,
intellettuali e studenti. La prima rivolta fu dalla Spagna nel 1820 in cui
Ferdinando VII di Borbone perseguiterà i liberali fino alla riunione della società
dei comuneros a causa del malcontento, a favore di ideali democratici e con la
riunione di tutte le forzi liberali, Ferdinando cede alla Costituzione di Cadice.
Dopo la Spagna: il Portogallo, Regno delle due Sicilie, Piemonte dove in attesa di
Carlo Felice, Carlo Alberto cede alla Costituzione. Contro i moti ci furono tre
congressi: Troppau, Lubiana, Verona e venne instaurato il principio di intervento
per mettere ordine in Italia e Spagna: Regno di Napoli, Piemonte, Spagna e
Portogallo. In Grecia nacque eteria che era una società segreta del 1821 e con il
congresso di epidaurio, acquisirà indipendenza e la flotta turca verrà distrutta a
Navarino, anche grazie all’aiuto di potenze esterne. Inoltre, ci fu la nascita del
comitato filoellenici. Alla fine, ci fu la pace di Adrianopoli 1829 la corona viene
data ad Ottone I di Baviera.

I MOTI DEL 1848


L’Italia, nonostante la rivoluzione industriale e gli sviluppi generali, rimaneva un
paese arretrato: non c’erano investimenti e, dunque, imprenditori; le banche
nono sostenevano l’economia e in particolare l’’agricoltura; mancavano materie
prime come ferro e le strade non erano sviluppate. Da un punto di vista tessile si
produceva principalmente cotone in Lombardia e al sud; mentre in Veneto la
lamiera. La meccanica era più movimentata, ma pur sempre legata a tradizioni,
così come la cantieristica in Campania, in quanto le navi erano ancora a vela,
diverse da quelle a vapore sviluppatesi in altre zone. Tutto questo aggravato dalla
divisione politica che c’era in Italia e nasce nei primi decenni dell’800 l’dea di
unità. In realtà l’Italia sotto un profilo culturale, già si definiva unita, a non da un
punto di vista politico ed economico, così l’idea di questo processo di
unificazione dà vita al risorgimento. Successivamente ci sarà un dibattito per
stabilire i mezzi con i quali avere quest’unità e le caratteristiche del nuovo stato.
La crisi, tra l’altro, non era solo politica ed economica, ma anche sanitaria:
Malaria, Tifo, Tubercolosi, Colera e Pellagra; dovute principalmente al consumo
monotono di cibo (più carboidrati come grano e polenta) e poi a causa della
scarsa igiene. Si formarono, dunque, due schiere:
- Destra: moderati. Volevano un accordo con i vari re per poter rendere
possibile l’unità e i maggiori esponenti furono Gilberti e Balbo;
- Sinistra: democratici. Volevano una repubblica e, dunque, una sovranità
popolare. Maggiori esponenti: Mazzini e Cattaneo.
Per quanto concerne la destra:
- Gilberti voleva una confederazione con il sostegno del Papa e dello stato di
Sardegna. Fu accusato di avere posizioni neoguelfe per questo;
- Balbo voleva in primis la liberazione dell’Italia, sperando l’Austria si spostasse
sui Balcani. Al posto del Papa, voleva uno stato sotto i Savoia.
Per quanto riguarda i democratici:
- Cattaneo, voleva una repubblica federale con riforme politiche ed
economiche e garantire istruzione, comunicazioni migliori e liberismo
doganale;
- Mazzini nasce a Genova nel 1803. Lui fu un patriota e un membro della
carboneria, infatti fu esiliato a Marsilia e riteneva che il limite della carboneria
fosse proprio la segretezza, così nel 1831 organizza i giovani d’Italia e, dopo
essersi fatto propaganda, attua la sua politica di insurrezioni. Queste
falliscono e venne accusato, infatti, di massacri inutili di giovani…tutto questo
per il suo motto di “Pensiero – Azione”.
In Europa, anche, la situazione era critica:
- Economia: agricoltura in crisi, fabbriche falliscono a causa della scarsa
domanda dei beni
- Socialmente: rivolte del proletariato
- Politicamente: continuava la diffusione dei valori rivoluzionari, in aggiunta alla
continua crescita di voglia di indipendenza.
Tutto questo portò nel 1848 ad un’ondata rivoluzionaria. Essa partì dalla Francia a
causa della crisi economica e sociale e a causa degli scontri con i limiti imposti da
Luigi d’Orleans, si aggrava la situazione quando la Francia legale non corrispondeva
alla Francia reale per la questione del voto: nasce la campagna dei banchetti. Le
società, quindi, non erano più segrete e si riunivano apertamente per discutere e
mangiare. Il 22 febbraio questi vennero aboliti e il popolo insorse dando vita alla
seconda repubblica francese, che stabiliva: suffragio universale, pensa di morte
abolita, lavoro ridotto a 10 ore ed eliminazione dei titoli nobiliari. Il tutto si spense il
23 aprile con le elezioni a suffragio maschile universale, nel quale vinsero per
maggioranza i moderati e tutti i provvedimenti presi in precedenza, vennero
revocati. A questo punto operai e disoccupati insorsero il 23 giugno per 4 giorni, ma
ancora una volta vinsero i moderati, i quali diedero una nuova costituzione con
l’aggiunta di un presidente della repubblica che aveva poteri immensi; questo
Napoleone III (nipote di Bonaparte), il quale, come il nonno, si fece proclamare
imperatore. Si tornò, dunque, alla situazione di prima.

Dopo le rivolte francesi, ci furono rivolte in tuta Europa: insorse l’Austria, a Vienna, il
13 marzo del 48’ e Ferdinando I licenziò Metternich, diede il consenso per la libertà
di stampa e concesse un’assemblea costituente. Alla fine, gli austriaci riuscirono a
tener testa ai progressisti e rivoluzionari. Stessa cosa accadde a Berlino il 14 marzo,
influenzando poi tutto il territorio germanico. Venne fatta un’assemblea nazionale
costituente per determinare una costituzione per il futuro stato unificato, ma si
divisero i cittadini in chi voleva la grande Germania (unione con Austria) e piccola
Germania e, infatti, questi ultimi ebbero la meglio; tuttavia, Guglielmo IV di Prussia si
rifiutò di sottostare ad una costituzione redatta da rivoluzionari.
In Italia Guglielmo XVI morì, lasciando spazio a Papa Pio IX, il quale sembrava avere
idee piuttosto liberali, scatenando iniziative riformiste. L’unico stato che non era
favorevole a tutte queste riforme rimaneva il regno delle due Sicilie e, proprio a
causa di questa rigidità, ci fu una rivolta il 12 gennaio che si diffuse da Palermo a
Napoli. Ferdinando II preoccupato, decise di rendere indipendente la Sicilia e fu il
primo a dare una costituzione; seguono: statuto Albertino, stato pontificio e
Leopoldo II di Toscana. Arrivò la notizia delle insurrezioni di Vienna e, infatti, molti
stati italiani presero esempio da loro: 17 marzo Venezia divenne repubblica con
governo provvisorio e il 18 marzo Milano, con le famose cinque giornate, cacciò via
gli austriaci guidati da Radetzky. Nel frattempo, in Piemonte, Carlo Alberto dichiarò
guerra all’Austria per acquisire nuovi territori, ma per evitare anche che l’iniziativa
indipendentista nascesse da repubblicani e rivoluzionari; a lui, si aggiunsero anche
altri eserciti italiani creando una vera e propria guerra Federale. L’Austria subì due
sconfitte a Goito e Pastrengo, ma Radetzky attuò una tecnica di posizione di difesa,
chiamata quadrilatero, perché coinvolse quattro fortezze: Mantova, Venezia,
Peschiera e Legnago; oltre a questo, minacciò il Papa di scisma e il 19 aprile, infatti,
si dichiarò estraneo al conflitto in quanto padre comune a tutti, facendo seguire
Leopoldo e Ferdinando II. Dunque, rimase solo Carlo Alberto a fare la guerra.
Inizialmente ci furono sconfitte sull’Austria a Curtatone, Montanara, Peschiera e
Goito, ma Carlo tentennò per uno scontro finale che si ebbe, in un secondo
momento, a Custoza dove i piemontesi vennero sconfitti e il 9 agosto si ebbe
l’armistizio a Vigevano. La guerra, tuttavia non finì qui, poiché nacquero nove
proteste ed insurrezioni da patte di tutti coloro che non volevano terminare e
accettare la fine del conflitto, così si convinse a combattere anche Carlo Alberto, in
nome dei Savoia (quindi anche per una questione di orgoglio), ma venne sconfitto di
nuovo a Novara dalle truppe sarde guidate da Charzanowky. Carlo abdicò lasciando
il posto al figlio Vittorio Emanuele II e il dominio austriaco continuò ad essere
presente.
UNIFICAZIONE D’TALIA E GERMANIA
Con il fallimento dei moti del 1848, molte costituzioni vennero abrogate, tranne
quella del regno di Sardegna nel quale Vittorio Emanuele II aveva lasciato il governo
nelle mani di d’Azeglio. Costui, elaborò le leggi Siccardi con le quali la chiesa avrebbe
perso alcuni dei suoi privilegi e, durante l’approvazione di queste leggi, si distinse la
figura di Camillo Benso (conte di Cavour). Egli divenne presidente del consiglio nel
1852 ed elaborò un accordo politico chiamato connubio, secondo il quale destra e
sinistra (guidata da Rattazzi) vennero unite, formando il centro che aveva un’ampia
base parlamentare, dunque, ora era il parlamento a decidere il tipo di governo. La
politica di Cavour era liberale, ma temeva il conservismo dei sovrani d’Italia e della
chiesa, il cui rapporto riteneva dovesse essere: “libero stato, libera chiesa”, tutti
potevano professare le religioni che volevano, ma la chiesa non aveva più gli stessi
privilegi di prima. Sul piano economico, anche, era liberista, favorendo il progresso
finanziario, industriale e agricolo, così, ci furono anche più scambi commerciali
all’interno e all’esterno del regno di Sardegna e, in poco tempo, il Piemonte divenne
la regione più avanzata. Nel frattempo, ci furono delle insurrezioni fallite: una a
Belfiore, nella quale nove patrioti vennero impiccati; un’altra con Mazzini a Milano,
il quale portò solo arresti e condanne a morte e un’altra con Carlo Pisacane, il quale
riteneva di dover coinvolgere i contadini e la loro misera condizione per poter avere
una rivolta in tutta Italia, ma quest’ultimi si allearono per la repressione. Nella
politica estera, Cavour voleva un’espansione territoriale verso il nord: il nemico era
l’Austria, l’alleato invece la Francia e così, durante la guerra di Crimea nella quale
l’Austria era neutrale, il regno Sardo ne approfittò per acquisire importanza a livello
europeo: a favore della Turchia c’erano Francia, Inghilterra e regno sardo, la Russia
dopo un po’ si arrese e ci fu poi il congresso di pace nel 56’. A questo punto Cavour e
Napoleone III trovarono una grande intesa, tant’è che stabilirono gli accordi di
Plombères:

- La Francia interveniva in caso di attacco dall’Austria in Italia


- In cambio essa avrebbe ceduto Nizza e Savoia
L’Italia divenne una vera e propria confederazione:
- Italia del nord: con i Savoia
- Italia del centro: con Napoleone III e Girolamo Bonaparte
- Regno delle due Sicilie: nipote di Gioacchio Murat
- Alla chiesa rimase Lazio, Roma e venne eletta presidente onorario della
confederazione.
Dato che gli accordi sarebbero entrati in vigore solo se avesse attaccato l’Austria,
allora Cavour decise di provocare quest’ultima mandando una parte dell’esercito ai
confini della Lombardia, ricevendo un ultimatum che viene rifiutato e nasce la
seconda guerra d’indipendenza. Le operazioni furono affidate a Napoleone III che
portò già delle vittorie; tuttavia, la Russia e Prussia minacciavano di entrare nel
conflitto a favore dell’Austria e cresce in Francia il malcontento per i costi umani ed
economici del conflitto. A questo punto, senza consultare Cavour, ci fu un armistizio
l’11 luglio con il quale: Lombardia è andata alla Francia (che poi ha ceduto al regno
di Sardegna), il Veneto rimase all’Austria e la Francia acquisì Nizza e Savoia, ma
questa cessione causò dure reazioni dai democratici, tra cui Garibaldi che la riteneva
una cessione incostituzionale. La fine della guerra non sancì una politica stabile e il
malcontento meridionale cresceva, così Garibaldi ne approfittò ed elaborò la
spedizione dei mille anche per appoggiare le rivolte contro i Borboni in Sicilia. I mille
da Genova arrivarono a Marsala e ci furono i primi successi contro l’esercito
borbonico, a questo punto:
- Garibaldi acquisì la dittatura sui regni appena conquistati a nome di Vittorio
Emanuele II
- I mille arrivarono a Napoli e ci fu lo scontro decisivo a Volturno, che vinse
ancora Garibaldi.
Lui decise, poi, di collaborare con Cavour poiché temeva la nascita di repubbliche
nelle nuove conquiste, ci fu anche un’ultima battaglia a Castelfidardo: lo stato
pontificio perse Marche ed Umbria e nel frattempo ci furono dei plebisciti a suffragio
universale nei quali si accettò l’annessione della Sardegna, nel 1861 ci fu anche il
primo parlamento nazionale e si decretò re d’Italia Vittorio Emanuele II. Nel
frattempo la Prussia si espandeva sempre di più economicamente e questo grazie
agli junker, di cui faceva parte Otto Von Bismark che voleva l’unificazione d’Italia e la
raggiunse attraverso tre guerre: una contro la Danimarca, la quale aveva dei ducati
abitati da molti tedeschi e perse a causa anche del fatto che l’Austria era alleata
della Prussia; nella seconda guerra la Prussia fece un’alleanza con l’Italia contro
l’Austria che perse a Sadowa nel 66’ (stesso anno della trattato di pace a Praga) e,
l’Italia si prese il Veneto, ma la Germania si divise in confederazione del nord
(dominata dalla Prussia) e confederazione del sud indipendente dalla Prussia e
questo stabilito dalla Francia, dunque, il nuovo nemico di Bismark, era la Francia di
cui tra l’altro era interessato ad Alsazia e Lorena. La Francia dichiarò mel 70’ guerra
alla Prussia, la quale vinse e, con la battaglia decisiva a Sedan, ci fu l’unità della
Germania e l’incoronazione di Guglielmo I. la Francia, invece, dopo Napoleone III
ebbe una terza repubblica governata dai moderati e da Thiers, il cui primo
provvedimento fu quello di stabilire la pace con la Germania, ma essa introdusse
dure condizioni e Parigi insorse dando vita alla comune che durò solo due mesi, ma
caratterizzata da importanti innovazioni:
- Essa era governata da un consiglio di 90 membri che detenevano potere
legislativo ed esecutivo
- Il potere giudiziario era nelle mani di tribunali popolare e nacquero, allo
stesso tempo, anche eserciti popolari
- Nacquero anche cooperative di operai
Tuttavia, la comune era una minaccia per borghesi, aristocratici e proprietari terrieri,
dunque, fu presa d’assedio Parigi e si mise fine alla comune.
DESTRA E SINISTRA STORICA
Italia continuava ad essere un paese arretrato a causa della fame, delle malattie,
dell’ignoranza e dell’economia basata al 70% sull’agricoltura. Il governo era nelle
mani della destra storica, dal 61 al 75 e guidata dagli eredi di Cavour incentrati più
su posizioni di centro, poiché i veri personaggi di destra avevano nostalgia dei vecchi
stati; la sinistra era guidata da garibaldini e mazziniani. Entrambe erano accomunate
dalla volontà di uno stato liberale. La legge elettorale, nel frattempo, cambiò e
potevano votare solo maschi dai 25 anni in su e dovevano pagare 40 lire, a questo
punto, lo stato legale non rispecchiava più lo stato reale. Quando Cavour muore,
Bettino Ricasoli attua una politica chiamata assetto accentrato: Italia divisa in
province, con rappresentante un prefetto; sindaci nominato dal governo; la
costituzione dello statuto albertino e nacque la lira. Quando vennero eliminati i
Borbone, ci fu la speranza di rinnovamento che incontrò delusione:
- Pressione fiscale
- Barriere doganali abbattute con fallimento delle imprese
- Leva obbligatoria
- commesse statali in piccola parte per il sud
Con queste commesse statali si scatenò una protesta che prende il nome di
brigantaggio, essa venne repressa da destra, ma senza cercare di apportare soluzioni
e favorendo solamente camorra e mafia. Nel frattempo, economicamente
continuava ad esserci arretratezza, il bilancio statale era in deficit e si cercò una
soluzione attraverso il libero scambio e il prelievo fiscale. D’altra parte, si cercava
anche un’unità maggiore e completa e i garibaldini e i mazziniani decisero di attuare
un’azione armata che incontrò l’opposizione francese. Dopo l’opposizione ci fu la
convenzione di settembre, nella quale i francesi avrebbero dovuto lasciare Roma in
cambio di protezione allo stato Pontificio, la capitale venne spostata a Firenze e
successivamente, grazie ai bersaglieri, venne spostata a Roma con sua annessione e
unione. Per risanare i rapporti con la chiesa, vennero attuate le leggi di guarentigie
che davano garanzie al papa sul suo magistero, ma Pio IX era contro queste nuove
norme e vietò di far parte della vita politica: “non expedit”. La destra raggiunse, alla
fine il bilancio, ma nel 76 ci furono le elezioni da cui ne uscirono vincitori la sinistra e
salì al governo De Pretis. Lui cercò di eliminare l’alfabetismo, eliminò la tassa sul
macinato, il suffragio si allargò, eliminò la legge Coppino, riformò la legge elettorale
(21 anni e 20 lire) e attuò il trasformismo, attraverso il quale tentò di allargare la sua
base parlamentare con il solo effetto di aumento della corruzione. Si alleò anche con
Germani e Austria andando a creare la triplice alleanza, la quale scatenò proteste da
parte degli irredentisti, poiché si rinunciava a territori italiani; fu vantaggiosa per
l’industria e l’economia; ma occorreva anche identità nazionale e questo attraverso
la cultura e l’istruzione (Carducci, De Sanctis, De Amicis…). La leva rimase
obbligatoria, le maestre invece dovevano insegnare una lingua nazionale e ideali di
progresso e civiltà. Quando morì De Pretis, andò al governo Crispi che divenne
presidente del consiglio, ministro degli interni e degli esteri: la cui politica si basò
sull’ostilità verso i francesi (guerra doganale) e sul mettere delle colonie in Etiopia,
ma si dimesse essendo in minoranza. Dopo di lui ci fu Giolitti che si trovò a dover
reprimere immediatamente i fasci siciliani (protesta dei lavoratori contro le tasse),
ma agì troppo cautamente mostrandosi debole, si aggiunse lo scandalo della banca
romana e delle lire in eccedenza, fu accusato di copertura e si dimesse lasciando
posto nuovamente a Crispi che non abbandonò l’idea di colonizzare l’Etiopia e si
dimesse quando venne sconfitto. Rudinì si trovò, invece, nella piena crisi di fine
secolo, durante la quale aumentò il prezzo anche del pane e che scatenò una
protesta repressa da Beccaris. Venne ucciso anche Umberto I lasciando posto a V. E.
III e venne messo al governo Zanardelli (autore del Codice penale), affiancato da
Giolitti, dando vita all’età giolittiana.
SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
La prima rivoluzione industriale si affermò molto in Europa e nel 1870 grazie allo
sviluppo economico, nacque la seconda rivoluzione industriale. Ci fu di base l’unione
di scienza e tecnica: nacquero nuove scuole di formazione scientifica più
specializzate per le industrie, nacque l’ingegnere e si svilupparono di laboratori, con
conseguente crescita di produzione e innovazioni:
- Telefono: Meucci
- Telegrafo: Morse
- Cinema: Lumiere
- Lampadina: Edison
Cambiò anche il modo di produrre, infatti vennero aggiunte innovazioni e maggiore
organizzazione grazie al Taylorismo e, dunque, alla nascita della scomposizione della
produzione e alla catena di montaggio, nella quale ogni operaio aveva una funzione.
Conseguenze: meno cara la manodopera, aumento salari, meno tempi di produzione
e salario a Cottimo. Nacque anche la prima auto Ford modello T. tutto caratterizzato
da due fasi: grande depressione e nuovo grande sviluppo. La grande depressione fu
data dalla sovrapproduzione agricola e industriale e dal fatto che le domande
mancavano causando un ritorno al protezionismo, il fallimento di molte imprese e la
mancanza di denaro da investire; mentre le banche investivano solo nelle grandi
imprese: si sviluppa il capitalismo monopolistico, che poi diventa finanziario poiché
le imprese a causa del peso del capitale iniziarono a dipendere interamente dalle
banche. Si afferma anche la borsa e la banca si divide in affari (finanziamenti) e
commerciale (risparmio e crediti). La demografia invece aumenta nei paesi più
poveri e meno industrializzati con conseguente migrazione; aumenta nei paesi più
sviluppati, nei quali anche la donna poteva lavorare. Fortunatamente almeno la
mortalità diminuì grazie alla medicina e alle condizioni igieniche migliori.

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