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INTERROGAZIONE STORIA

CONGRESSO DI VIENNA E RESTAURAZIONE.


Gli storici chiamano Restaurazione il periodo immediatamente successivo alla caduta di
Napoleone. I sovrani che lo avevano sconfitto cercarono, infatti, di "restaurare" quell'ordine
che le idee rivoluzionarie portate dai francesi avevano sconvolto. Tale disegno non teneva
però conto dei profondi mutamenti verificatisi nella vita e nella mentalità dei popoli, e perciò
la Restaurazione fu solo un periodo transitorio nel quale vecchio e nuovo si mescolarono.

Ancor prima della battaglia di Waterloo, mentre Napoleone era in esilio all'Isola d'Elba, fu
convocato a Vienna un grande congresso internazionale per ristrutturare l'assetto politico
dell'Europa. Il Congresso fu inaugurato nel Novembre del 1814, e vi prese parte anche la
Francia del nuovo re Luigi XVIII.
Al congresso vi parteciparono i rappresentanti della Russia, Prussia, Austria e grand
Bretagna a questi si aggiunsero Spagna, Portogallo e Svezia. Ad essi si aggiunse
Talleyrand, ministro degli esteri francese che divenne impotante perché egli non
rappresentava Napoleone ma il re attuale. (Luigi 18)
Obiettivo del Congresso di Vienna era restaurare i regimi politici precedenti alla Rivoluzione
francese e garantire una pace duratura in Europa. A tal fine ogni decisione fu presa in base
a due principi:
● il principio di legittimità, per il quale i sovrani "legittimi" spodestati dalle
rivoluzioni o da Napoleone avevano diritto di riprendere il trono;
● • il principio di equilibrio, secondo cui le principali potenze d'Europa dovevano
ottenere vantaggi equilibrati, così che nessuna prevalesse sulle altre.
Per disposizioni del Congresso Francia e Spagna tornarono ai confini del 1789, Olanda e
Belgio furono uniti nel regno dei Paesi Bassi. All'Austria, poi, fu conferita notevole influenza
sul territorio italiano, il cui assetto politico cambiò profondamente.
● • Il Veneto e Venezia vennero uniti alla Lombardia, formando il Regno
lombardo-veneto, che entrò così a far parte dell'Impero austriaco.
● Il Regno di Sardegna (Piemonte e Sardegna) tornò ai Savoia, i quali ottennero
anche la Liguria, Nizza e la Savoia dalla Francia.
● • L'intero Stato pontificio fu restituito a papa Pio VII
● • Nel Regno di Napoli tornò Ferdinando I di Borbone, con il nuovo titolo di re
delle due Sicilie.

Da questo congresso scaturirono due conseguenze: sia positive che negative.


Da una parte abbiamo 30 anni di pace , dall'altra parte ritorno delle monarchie assolute,
perché si vede il ritorno dell'anciem regime.
Inoltre per evitare che la Francia cominciasse nuovamente ad espandere i suoi territori,
vennero creati gli stati cuscinetti, che non permettevano l'espansione della Francia o di altri
paesi e questi sono stati che nessun territorio deve conquistare. Essi erano (paesi bassi,
stati tedeschi della confederazione germanica, Svizzera e regno di Sardegna)
Inoltre con il ritorno dell'anciem regime alcuni stati abolirono il codice napoleonico rimettendo
al suo posto il tribunale di inquisizione, altri invece mantennero il codice civile.

L'obiettivo però del congresso di Vienna era quello di ridurre le guerre però alla loro
diminuzione aumentano le rivolte perché nel congresso si tenne conto solamente
degli interessi dei sovrani e non quelli popolari.
*
IL ROMANTICISMO
Il congresso di Vienna aveva assegnato pezzi di territorio a questo o all'altro solo per
salvaguardare il principio dell’equilibrio e senza chiedersi se i popoli fossero d’accordo. Il
sentimento nazionale si fece più vivo che mai dopo il congresso di Vienna. Si affermò allora
l’uso della parola “patria” per indicare non solo la città d’origine ma anche la “terra dei padri“.
Chi combatteva per la libertà, l’unità, l’indipendenza della patria fu detto “patriota“. Al
risveglio del sentimento nazionale contribuì anche un nuovo movimento culturale: il
romanticismo.
Il romanticismo fu un movimento culturale nato in Germania verso la fine del settecento
grazie al movimento strum end drug. Investí in molti campi diversi, dalla filosofia alle arti e
dalla letteratura alla politica. Per i romantici la nazione doveva costituire la base di ogni
organizzazione sociale e politica. Gli insegnamenti della ragione in cui credevano gli
illuministi non fecero altro chi portare rovine e a far nascere monarchie assolute. Infatti
romantici si opposero alle idee illuministe. Invece della ragione esaltarono il sentimento, la
fantasia, la libertà creatrice dell’artista.

LA SANTA ALLEANZA
Terminato il Congresso di Vienna lo zar Alessandro I di Russia propose un patto d'alleanza
ad Austria e Prussia, dichiaratamente allo scopo di sostenere la cristianità nella politica
europea, ma in pratica per formare un gruppo di difesa contro ogni rivoluzione. La nuova
coalizione prese il nome di Santa Alleanza; i sovrani che vi aderirono si impegnarono a
prestarsi reciproco aiuto contro chiunque attentasse all'ordine stabilito. Ne fecero poi parte
anche la Francia e alcuni stati minori. Rifiutarono, invece, l'Inghilterra e lo Stato pontificio, la
prima perché politicamente in forte contrasto con i regimi assoluti di Austria, Prussia e la
chiesa non credeva alla religiosità di un sovrano cristiano-ortodosso (non cattolico) come
Alessandro I.

EUROPA DELLA RESTAURAZIONE


Nonostante il Congresso di Vienna, mantenne la radicale distinzione già presente prima
della Rivoluzione francese: esisteva un'Europa occidentale culturalmente più avanzata,
luogo di vivaci commerci e dibattiti politici, e un'Europa orientale, molto conservatrice. In
quest'ultima predominavano le grandi monarchie assolute, le cui classi dirigenti erano
formate da aristocratici proprietari terrieri. I popoli divisi e sottomessi costituivano la
cosiddetta terza Europa, che non aveva forza politica né consistenza militare.

LE SETTE SEGRETE.
Alle monarchie assolute si opposero anche gli aristocratici e borghesi, essendo più aperti al
nuovo ordine, aspiravano a maggiori libertà individuali. Essi non erano dei rivoluzionari, ma
preferivano una monarchia costituzionale dove il potere del re era limitato da un parlamento
e avere anche più libertà. Non a caso essi vennero chiamati “liberali”. Ma i liberali erano
coloro che volevano la libertà non solo nella politica ma anche per scambiare merci,
invenzioni così da ampliare le conoscenze. I governi della Restaurazione si preoccuparono
anche di combattere le idee rivoluzionarie, e la polizia doveva sopprimere ogni tentativo di
rivolta. Nuove protagoniste di queste rivolte furono le sette segrete, gruppi piu o meno
numerosi di persone che avevano idee politiche in contrasto con quelle dei governi, perché
mentre i governi optavano per una monarchia assoluta, la popolazione voleva una
costituzione. In Italia la più importante setta segreta fu la carboneria perché i loro messaggi
in codice, difficili da decifrare a volte, venivano messi all'interno di carichi di carbone

MOTI DEL 1820 E 1821


Fra il 1820-1821 le sette segrete di tutta Europa volevano passare dalle parole ai fatti ovvero
volevano attuare i loro pensieri in maniera concreta.
I primi moti scoppiano in Spagna, nel porto di Cadice, dove un gruppo di ufficiali facenti
parte della setta Comuneros, non voleva far partire i militari per soffocare la rivolta nelle
colonie. Ferdinando VII fu costretto a rimettere in vigore la costituzione del 1812, visto che la
rivolta si stava espandendo. L’insurrezione si diffuse rapidamente e fu particolarmente grave
a Palermo, tanto che il re Ferdinando I di Borbone dovette concedere la costituzione. Fu poi
la volta del Piemonte dove i patrioti erano convinti di poter contare sull’appoggio del principe
Carlo Alberto, probabile erede al trono. Il re abdicò in favore del fratello Carlo Felice, che
però allora era assente dal regno e Carlo Alberto vista la pressione degli insorti, concesse
una costituzione liberale che fu poi ritirata.
Le rivolte vengono soffocate, ma la Santa Alleanza organizzava interventi armati a difesa
degli interessi dei sovrani. A Napoli la rivoluzione fu soffocata da un esercito austriaco
mentre in Piemonte gli insorti furono sconfitti da un esercito, fiancheggiato da truppe
austriache. In Spagna la restaurazione fu imposta nuovamente con la forza nel 1823 da un
esercito francese. Alla sconfitta seguì la repressione ovvero un insieme di interventi voluti
dai governi per impedire con la forza qualsiasi cambiamento politico. Nelle colonie Spagnole
di America nel 1823 ottennero l'indipendenza e anche il braisile la ottenne pacificamente dal
Portogallo. Tutte le costituzioni furono abolite e avvennero degli arresti cosicché le polizie
divennero particolarmente sospettose e diffidenti. Fra tanti insuccessi e sconfitte ci fu però
un’eccezione: la rivoluzione greca. La Grecia faceva parte dell’impero ottomano e nel 1821
si ribellò contro i turchi chiedendo la libertà e l’indipendenza. Le potenze della Santa
Alleanza si schierarono a fianco degli insorti: i Turchi furono facilmente battuti e dovettero
riconoscere l’indipendenza della Grecia nel 1829.
La santa Alleanza andò con la Grecia perché voleva una volta per tutte cacciare via la
dominazione ottomana. Ma ad essi fu imposto un re assoluto tedesco Ottone di Baviera.
FALLISCONO TUTTI TRANNE LA GRECIA.
Questi moti scoppiarono perché:
La Spagna e il regno di Napoli volevano una costituzione e andavano contro il re, in
Grecia perché volevano cacciare i turchi e nelle colonie latino americane perché
volevano far andar via la Spagna.
All’inizio dell’ottocento aumentano sempre di più le tensioni all’interno delle colonie spagnole
in America latina. Perché volevano essere più liberi visto che gli ideali di libertà, ugulianza e
fratellanza della rivoluzione francese arrivarono fino in America. Così nacquero varie lotte
per l’indipendenza e le colonie spagnole e portoghesi riuscirono a diventare indipendenti tra
il 1820 e il 1823. La dottrina Monroe indica un messaggio ideologico di James Monroe
contenuto nel discorso sullo stato dell'Unione pronunciato innanzi al Congresso il 2
dicembre 1823, esprime l'idea della supremazia degli Stati Uniti nel continente
americano.
Monroe affermò in quel discorso che gli Stati Uniti non avrebbero tollerato alcuna
intromissione negli affari americani. Inoltre, per Monroe i processi di indipendenza
dell'America Latina non potevano essere sedati da nessuna potenza europea (dalla
Spagna soprattutto).

I MOTI DEL 1830-1831


Nel 1830 una nuova ondata di moti percorse l’Europa. Le motivazioni per le quali scoppiano
queste rivolte sono :
La Francia voleva far abdicare il re Carlo X per far salire al trono un re con ideali
costituzionali Filippo d'Orléans detto Egalité perché amava l'uguaglianza, il Belgio voleva
essere separato dall'Olanda.
Spagna, Ducato di Modena e stati tedeschi volevano una vera costituzione ma i modenesi
furono arrestati ancora prima dello scoppio. Ma la Spagna riuscì ad riottenere la
costituzione.
La Polonia anche voleva la costituzione ma voleva anche cacciar via l'Austria.
Ebbero successo solamente quello spagnolo e quello del Belgio che ottenne la separazione.
Questi moti fallirono perché
● - Avevano partecipato poche persone. Infatti non ci fu la partecipazione della massa
popolare perché era analfabeta
● - I rivoluzionari non erano ben organizzati. I patrioti italiani volevano l’indipendenza
dall’Austria, al sud volevano la Costituzione (i programmi non erano comuni).
I fallimenti della carboneria fecero riflettere i patrioti italiani. Giuseppe Mazzini fu il primo a
capire che le rivoluzioni avevano successo solo quando riusciva a coinvolgere l’intera
popolazione. Nel 1831 dall’esilio, egli fondò la giovine Italia che proponeva metodi di lotta e
obiettivi del tutto nuovi:
● * per necessità, era anch’essa un’associazione segreta.
● * coloro che vi aderivano erano obbligati a diventare rivoluzionari di
professione.
● * prima di organizzare una rivolta i membri dovevano compiere una lunga
azione di propaganda, che Mazzini chiamava l’apostolato.
● * i ceti popolari dovevano essere indotti alla rivoluzione e una Repubblica con
un governo eletto dal popolo grazie al suffragio universale doveva realizzare
l’unità cacciando gli stranieri.

APPROFONDIMENTO MAZZINI
Mazzini era nemico della monarchia e voleva uno Stato unitario e repubblicano. Alla giovine
Italia aderirono borghesi, militari e per la prima volta anche i gruppi organizzati di operai. Nel
1834 scoppiò una rivolta a Genova ma si risolse in un fallimento e molti congiurati furono
arrestati e condannati a morte. Giuseppe Garibaldi fuggì in Sudamerica e Mazzini si rifugiò
in Svizzera nel 1834 quando fondò la giovine Europa che rappresentò il primo tentativo di
dare vita a un’organizzazione democratica europea.

I PENSATORI ITALIANI
In Italia c'erano tanti pensatori che avevano idee diverse di Italia unita e unica :
Abbiamo Mazzini che è un democratico repubblicano e voleva un'Italia unita, indipendente e
repubblicana.
Gioberti voleva un'Italia confederata divisa in stati come gli USA e presieduta dal Papa.
Carlo Baldo voleva sempre un'Italia confederata con a capo il re Carlo Alberto.
Cattaneo che vuole un'Italia confederata ma repubblicana.
Infine abbiamo Camillo Benso, conte di Cavour che sosteneva la necessità di uno Stato
unitario. Per superare la forte arretratezza dell’Italia occorreva che le tasse di tutta la
penisola fossero usate a favore dello sviluppo dell’industria, occorreva un sistema ferroviario
nazionale razionale e che il commercio potesse avvalersi di un sistema unico di moneta,
pesi e misure. Lo Stato unitario avrebbe dovuto essere eletto da una monarchia
costituzionale rappresentata dai Savoia. Nel 1847 Cavour fondò un quotidiano e lo chiamò “il
Risorgimento“ da quel momento nacque la parola Risorgimento. Il termine “Risorgimento“
indica il processo che portò alla formazione dello Stato nazionale in Italia. Il risorgimento
italiano dura 30 anni e va dal 1831 al 1861.

I MOTI DEL 1848


Fra i principali paesi europei gli unici esclusi dalle agitazioni del 1848 furono Gran Bretagna
perché era un paese aperto e democratico rispetto agli altri e la Russia era il suo opposto.
Rispetto alle insurrezioni del passato quelle del 48 avevano nuove caratteristiche.
● - ci fu il coinvolgimento delle masse popolari con prevalenza di abitanti delle
città e anche le donne erano scese in campo.
Gli scontri portarono rapidamente alla caduta dei vecchi regimi, con la nascita di
governi provvisori i quali però caddero subito. La primavera dei popoli, conosciuta anche
come rivoluzione del 1848 o moti del 1848. Questi nuovi moti, rispetto i precedenti, ebbero
una carica maggiore poiché maggiori, erano le necessità della popolazione: non si
richiedeva una libertà solo politica, ma anche un’uguaglianza sociale ed economica tenuto
conto che la crisi economica del 1846 aveva inciso enormemente nel divario sociale tra le
classi. Questi moti scoppiano anche perché nelle città c'erano le industrie che erano state
colpite da una sovrapproduzione e ciò causava la chiusura delle fabbriche, mentre nelle
campagne la pioggia aveva devastato i campi.

La miccia di questi moti si accende a Palermo dove contadini e mandriani, senza un


obbiettivo preciso si ribellarono, ll re concede loro la costituzione che rendeva l'isola più
autonoma rispetto al regno di cui faceva parte e questa cosa si estese anche nel napoletano
dove fu concessa anche lì la costituzione. La Francia era in crisi perché i campi erano
distrutti, fu introdotto il suffragio universale maschile e questi moti nascono perché vogliono
far abdicare il re e alla sua abdicazione ci fu una Repubblica chiamata Seconda perché la
prima repubblica sia ha nel 1789 durante la Rivoluzione.
Vienna insorge e chiede la costituzione, Budapest insorge perché voleva la libertà da parte
degli austriaci, colonia e Berlino insorgono perché vogliono una costituzione e l'unità della
nazione tedesca. Anche le città italiane ribellarono infatti Papa pio nono, Il granduca
Leopoldo DI Toscana e Carlo Alberto iniziarono a dare degli statuti ai propri possedimenti,
per calmare lievemente le rivolte. Il più importante è quello Albertino che resterà in vigore in
Italia fino al 1946.

STATUTO ALBERTINO
lo statuto Albertino è una costituzione breve, con pochi articoli, flessibile perché poteva
essere modificata, ottriata perché era concessa dal sovrano. È stata emanata da Carlo
Alberto il 4 marzo del 1848 e durerà fino al 1946 quando sarà introdotta la costituzione
ufficiale. Essa era una carta costituzionale ispirata alle carte dei francesi e quella belga.
Lo statuto Albertino si ispirava al principio della separazione dei poteri di Montesquieu,
quindi attribuiva:
● -Il potere esecutivo al Re.
● -Il potere legislativo al Re, al senato (eletto dal Re) e alla camera dei deputati (eletta
dal popolo a suffragio maschile ristretto).
● -Il potere giudiziario ai giudici.
Nel 1861 con l'unità di Italia, il re Vittorio Emanuele II sovrano del regno di Sardegna
concesse lo statuto a tutta la nazione, rimane in vigore finché mussolini nel 1922 trasforma
l'Italia in una nazione fascista.
Lo statuto Albertino poi porterà a quella che sarà la nostra attuale costituzione, all'epoca
però l'Italia era ancora una monarchia ma il 2 giugno del 1946 si svolse un referendum dove
si chiedeva di votare tra monarchia e repubblica e per una manciata in più di voti vinse la
repubblica. L'assemblea costituente si riunì ben 375 volte per discutere su come formulare
questa carta costituzionale. La carte fu approvata il 22 dicembre 1947 con capo dello stato
provvisorio Enrico De Nicola e sarà poi messa in vigore il 1 gennaio del 1948.
Nella nostra carta costituzionale 4 elementi ci sono alla base :
● - l'idea liberare secondo cui ogni uomo è libero nel rispetto degli altri
● - l'idea di uguaglianza
● - l'idea socialista
● - e la dottrina della chiesa cattolica con il cattolicesimo religione ufficiale di stato.
La nostra costituzione ha 139 articoli, ma 5 successivamente tolti. Tutti essi sono divisi in 4
sezioni.
Nella prima sezione abbiamo i principi fondamentali da 1 art a 12 art, nella seconda sezione
abbiamo i diritti e doveri del cittadino art 13 a art 54, terza sezione ordinamento della
Repubblica art 55 artt 139 e infine nella quarta sezione abbiamo 18 disposizioni transitorie e
finali relative al passaggio tra il nuovo e vecchio regime.
A differenza dello statuto Albertino essa è Rigida, lunga, scritta, democratica.

VERSO LA PRIMA GUERRA DI INDIPENDENZA


Anche Venezia e Milano, città italiane insorgono, Venezia scaccia le truppe austriache
proclamando la repubblica e Milano da gennaio è in crisi a causa di uno sciopero del
tabacco, perché essendo un prodotto austriaco hanno smesso di usarlo, ma i militari
austriaci per le strade volevano costringere i cittadini milanesi ad accettare un sigaro, la
cosa andò avanti finché non si trasformò in una rivoluzione che dirò 5 giorni, infatti questo
evento passò alla storia come le 5 giornate di Milano, dove operai e borghesi vengono
organizzati in modo militare da Cattaneo, combattono con l'esercito di Radetzky e esso
fugge. E gli austriaci scapparono nel cosiddetto quadrilatero ovvero le 4 fortezze di Verona,
peschiera legnago e Mantova.
Anche parma e Modena il 21 marzo si rivoltando e i loro sovrani scapparono, la vittoria di
Venezia e Milano, spinse Carlo Alberto Re di Sardegna a scendere in campo il 23 marzo
1848 il Piemonte entrò in guerra contro l'Austria in quella che è ricordata la prima guerra di
indipendenza. Insieme all'esercito sabaudo c'erano anche tanti volontari italiani. Carlo
Alberto aveva dichiarato guerra per conquistare la Lombardia e ingrandire i suoi
possedimenti, gli austriaci furono battuti dai Piemontesi a Goito, montanara e curtatone. Il
generale Radetzky quando era nel quadrilatero stava organizzando una sua difesa infatti
nella battaglia di custoza vicino Verona, gli austriaci vinsero.
L'anno dopo a Novara il Piemonte fu nuovamente battuto, Carlo Alberto alla fine lasciò il
trono per darlo a Vittorio Emanuele II il quale nel marzo del 1849 firma un trattato di pace
con l'Austria, e mantenne lo statuto Albertino. Carlo Alberto andò in esilio in Portogallo dove
morì.Tutte le repubbliche nate nel 48 vennero sciolte infatti Roma fu ridata al Papa Pio IX,
ultimo papa re.
SECONDA GUERRA DI INDIPENDENZA
Dopo le sconfitte del 1848 e 1849 gli austriaci tornano nel Lombardo Veneto, i principi si
ripresero i troni e tutte le costituzioni furono abolite eccetto lo statuto Albertino anche se gli
austriaci volevano che Vittorio Emanuele II lo abolisse.
A partire dal 1852 divenne presidente del consiglio Camillo Benso conte di Cavour, un uomo
di cultura che aveva capito che il progresso politico di un paese doveva andare di pari passo
con quello economico infatti il ministro cercò di rendere la Sardegna un paese moderno ma
egli fu anche un ottimo personaggio perché riuscì a far avere alla Sardegna le alleanze che
desiderava. Tutto ciò fu reso possibile grazie alla guerra di Crimea scoppiata tra Russia e
impero ottomano, temendo che la Russia potesse espandersi molto di più Francia,
Inghilterra e Piemonte inviarono truppe a favore dell'impero ottomano e grazie a questo suo
aiuto, Cavour, potette assistere e intervenire al congresso di Parigi (1856) dopo la sconfitta
della Russia. È proprio in questa conferenza che Cavour getta le basi per una ipotetica
Alleanza con Napoleone III il quale era disposto ad aiutare il Piemonte per ridurre il potere
austriaco. Molti liberali sostengono Cavour come Garibaldi, altri invece rimasero a sostenere
il sistema di Mazzini.
Nel luglio del 1858, Cavour e Napoleone firmano un contratto segreto (gli accordi di
Plombières, il 21 luglio 1858) in cui si sanciva che la Francia avrebbe aiutato militarmente il
Piemonte in una guerra contro l'Austria purché fosse l'Austria ad attaccare e per far avvenire
ciò si doveva a tutti costi provocare l'Austria infatti con una scusa gli eserciti piemontesi
stavano facendo delle esercitazioni militari lungo il confine Lombardo Veneto, l'Austria
chiese di disarmare le truppe ma ciò non avvenne e fu così che il 26 aprile 1859 inizia la
seconda guerra di indipendenza. Al Piemonte si affiancava come d'accordo la Francia, tanti
volontari italiani guidati da Garibaldi. Gli austriaci furono sconfitti ben 3 volte a magenta e poi
a San Martino dai piemontesi e a Solferino dai francesi. Toscana, Ducato di Parma e
Modena insieme alla Romagna riescono a cacciare i loro sovrani perché volevamo unirsi al
regno di Sardegna ma ciò però non era previsto nei piani di Napoleone perché egli sui troni
italiani voleva mettere suoi amici. Napoleone infatti tradisce il Piemonte e firma con l'Austria
la pace di Villafranca, 11 luglio 1859. (Veneto restava ancora agli austriaci e la Lombardia ai
Savoia) nel marzo del 1869 anche Toscana, Emilia e Romagna tramite un plebiscito furono
annessi.

LA SPEDIZIONE DEI MILLE


il processo di Cavour di unire l'Italia non era ancora concluso. In tutta la penisola c'erano
piani per liberare il regno delle due Sicilie. Grazie a Garibaldi arrivarono soldi per comprare i
fucili. Garibaldi voleva giungere nel meridione e per farlo stava aspettando il momento più
adatto. Infatti a Palermo nell'aprile del 1860 scoppia una rivolta e tra la notte del 5 e 6
maggio, Garibaldi salpa dal Porto di Quarto presso Genova per poi arrivare in Sicilia e aveva
con sé ben 1000 uomini in camicia rossa : I mille così chiamati. La parola d'ordine della
spedizione era Italia e Vittorio Emanuele. Così dicendo Garibaldi affermava di voler unire
l'Italia sotto il regno dei Savoia.
L'11 maggio arrivano in Sicilia ci furono varie battaglie con l'esercito Borbone e la decisiva fu
combattuta a Milazzo dove i Borboni furono sconfitti e in poco meno di un mese la Sicilia era
di Garibaldi. Dopo Milazzo raggiunse la Calabria, le città cadevano una dopo l'altra nelle
mani dei garibaldini, il re di Napoli Francesco II fugge a Gaeta e Garibaldi entra a Napoli il 7
settembre 1860 quasi senza combattere. Cavour però era preoccupato perché pensava che
Garibaldi volesse marciare su Roma e si temeva l'avanzata della Francia. Con il concesso di
Napoleone III un esercito piemontese occupa Marche e Umbria (stato pontificio), nel
frattempo Garibaldi stava sconfiggendo le truppe borboniche (2 ottobre). Il re Vittorio
Emanuele II prese il comando delle truppe piemontesi e scendono verso il sud dove si
incontra con Garibaldi a Teano presso Caserta. Garibaldi consegna al sovrano sabaudo tutti
i territori conquistati. Il 17 marzo 1861 il re Vittorio Emanuele II era il re di Italia con capitale
Torino.

APPROFONDIMENTI SU GARIBALDI
Garibaldi nasce nel 1807 a Nizza, figlio di un capitano della marina mercantile.
Tramite una serie di viaggi che lui conosce le idee di Mazzini. Partecipò anche ai moti
piemontesi ma poiché fu condannato a morte scappa in sud America dove combatte a
sostegno del Rio grande do sul. Nel 1842 sposa Anita Ribeiro da Silva. Egli fu chiamato
eroe dei due mondi perché le sue imprese in America e in Europa erano parlate. Partecipò
alla seconda guerra di indipendenza con la sua armata i Mille e anche alla terza guerra di
indipendenza morirà il 2 giugno 1882.

TERZA GUERRA D'indipendenza 1866


Nel 1861, gli italiani, dopo anni di lotte e sacrifici finalmente arrivano alla loro unità
mancavano, però: lo stato pontificio guidato dal Papa e il Trentino insieme al regno
Lombardo Veneto ancora governati dagli austriaci. Per il nuovo attaccare e prendere lo stato
del papa sarebbe stato difficile visto che il papa era alleato della Francia (Napoleone 3),
infatti in quel periodo si pensava a come liberare il Veneto, e una occasione giunse nel 1866
dalla Prussia.
L'area tedesca era divisa in un gran numero di Stati sovrani. In questa regione, storicamente
assoggettata o guidata dall'Austria asburgica, sin dal Settecento era andata crescendo la
potenza del Regno di Prussia, di cui, dal 1862, Bismarck era diventato cancelliere. Il quale
voleva "col ferro e col sangue" unire la zona tedesca, e sconfiggere l'Austria sul piano
militare.
Questo conflitto fu anche definito il Blitzkrieg, la guerra lampo perché durò 4 settimane.
Lo Stato maggiore prussiano elaborò una strategia per attaccare il nemico
contemporaneamente da nord e da sud e il neonato Regno d'Italia venne indotto a stringere
un'alleanza visto che avevano interessi comuni. Il governo italiano guidato dal generale
Alfonso La Marmora, accettò la richiesta prussiana. Il generale La Marmora diventava capo
di Stato Maggiore, e il comando della flotta da guerra, invece, era affidato all'ammiraglio
Carlo Persano.
In giugno lo scontro divenne realtà e, nonostante l'Austria, per evitare di combattere su due
fronti, avesse offerto all'Italia la concessione del Veneto in cambio della neutralità, il governo
optò per la fedeltà al patto militare stipulato con la Prussia. Era la Terza guerra
d'indipendenza italiana.
Le armate italiane furono impegnate, in quel 1866, sui fronti terrestre e marittimo.
L'esercito italiano, al comando di La Marmora, venne sconfitto a Custoza. Anche la flotta, al
largo di Lissa, nell'Adriatico, fu sopraffatta dalle navi austriache.  Soltanto Garibaldi, tornato
alla guida dei Cacciatori delle Alpi, volontari che combattevano al fianco dell'esercito
regolare, riuscì a ottenere alcune vittorie (battaglia di Bezzecca). Questi uomini ne erano
28mila.
Intanto, nella battaglia di Sadowa, l'esercito prussiano aveva sbaragliato quello austriaco,
inducendo il governo imperiale a chiedere la pace, qui la Prussia riesce a vincere perché
avevano armi più avanzate, rispetto all'esercito avversario. La Prussia assumeva la guida
del processo di unificazione tedesca. All'Italia veniva assegnato il Veneto, ma solo grazie
alla mediazione di Napoleone III, dal momento che l'Impero asburgico rifiutava di
considerarsi sconfitto dagli italiani.

LA QUESTIONE ROMANA
La questione romana si basa prevalentemente sul principio di Cavour, libero stato in libera
chiesa..
Ora però l'esercito era impegnato sulla questione romana, annettere il Lazio al regno di
Italia. La città di Roma era considerata la naturale capitale di Italia, infatti possiamo notare
che la capitale del regno di Italia nel 1861 era Torino, nel 1865 fu spostata a Firenze ma
l'intento era quella di trasferirla definitivamente a Roma ciò accadde per far capire a
Napoleone 3 che L'obbiettivo non era più conquistare Roma. Ma i cattolici erano contrari di
attaccare Roma e il Papa. Nel 1867 Garibaldi stava marciando su Roma ma venne fermato
dal governo italiano venendo anche arrestato e viene sconfitto a Mattana. L'occasione
buona per conquistare Roma cadde quanto Napoleone 3 perse il potere nel 1870 perché
viene sconfitto a Sedan nella guerra Franco prussiana(la Francia perde Lorena e Lassarzia)
e quindi Roma perdeva il supporto della Francia. E così il governo italiano si affrettò ad
agire, Armando un esercito di Bersaglieri che colpirono Porta Pia aprendo una breccia, che
passò alla storia con il nome Breccia di Porta Pia (20 settembre 1870). Fu così che dopo 12
secoli il potere temporale dei papi venne concluso, infatti l'ultimo papa re fu Papa Pio IX.
Roma fu annessa All'Italia tramite un plebiscito e Roma ne divenne la capitale di questo
nuovo regno.
Nel 1871 ci furono dei cambiamenti nei rapporti tra stato e chiesa tramite una legge "legge
delle Guarentigie o delle garanzie, basata sul principio di Cavour libera chiesa in libero stato
(in queste legge si riconosce lo stato Vaticano Costituito da : Vaticano, laterano e castel
Gandolfo) lo stato italiano in cambio versava anche del denaro per supportare lo stato del
Vaticano e alla chiesa aspettava soltanto il potere religioso, ma papa Pio IX non era
d'accordo e si proclamò prigioniero in Vaticano, e con il termine Non Expedit proibí ai
cattolici di partecipare alla vita politica.
I PROBLEMI DELL'ITALIA POST UNITÀ
I deputati che formavano il Parlamento italiano si riunivano in due raggruppamenti politici
«Destra» e Sinistra. Alla destra sedevano i seguaci di Cavour, che erano liberali moderati,
alla sinistra i democratici, gli ex mazziniani e gli ex garibaldini. Dal 1861 al 1876 il regno
d'Italia fu governato dalla Destra, poi detta Destra storica per distinguerla dalle destre del
secolo successivo.
La Destra si trovò di fronte a un compito non facile, ma riusci a ottenere risultati importanti:
portò a termine l'unità territoriale del regno, conquistando il Veneto e Roma, diede all'Italia
un'unica legislazione e un sistema amministrativo unitario, creò un esercito e favori la
nascita di un mercato nazionale: le dogane furono abolite, la lira divenne la moneta
nazionale e fu esteso a tutta la penisola il sistema metrico decimale.
Nel 1868 fu introdotta una tassa sul macinato (cioè sulle farine) che, aumentava il prezzo del
pane e della polenta. Nel paese ci furono proteste e disordini e alle elezioni del 1876 la
Destra perdette la maggioranza. E fu eletto un capo di Sinistra, Agostino Depretis.
In politica interna l'Italia stava per migliorare grazie a De Pretis che aveva messo in atto
tante riforme tra cui eliminare l'analfabetismo, estendere il diritto di voto e migliorare il
contesto scolastico e molti miglioramenti furono fatti. Nel 1877 con la legge coppino la
scuola fu ampliata con asili e scuole elementari, aprendo anche scuole serali.
In politica estera l'Italia nel 1882 firmò la triplice Alleanza, nella quale si alleò con Germania
e Austria, anche se sembra una controversia firmare con l'Austria portò dei miglioramenti
All'Italia come lo sviluppo industriale.
Quando al governo salì Crispi nel 1889, fu introdotto un nuovo codice penale in cui veniva
sancita l'abolizione della pena di morte e la libertà di sciopero.
Crispi fece anche delle spedizioni in Africa per ampliare il dominio italiano ma fallì, e così
cadde il potere della sinistra e ci fu un periodo di crisi.
Nel 1861 l'Italia era fatta. Il nuovo stato aveva un unico re (Vittorio Emanue le II), un'unica
capitale (Torino) e un unico Parlamento; era monarchico, come volevano i moderati, e
unitario, come volevano i mazziniani.
Eppure c'erano grosse differenze fra regione e regione. Ognuno dei vecchi stati aveva le sue
leggi, il suo sistema di tassazione, le sue monete Si può dire che non esistesse nemmeno
una lingua comune, perché l'italiano era una lingua letteraria, usata solo dagli scrittori e dalle
poche persone colte, mentre la grande maggioranza degli Italiani parlava in dialetto.
Il governo risolse il problema politico estendendo a tutta la penisola lo statuto albertino che
divenne la nuova Costituzione del regno.

Al momento dell'unificazione l'Italia era un paese povero e arretrato. Mancavano le scuole e


ben 78 Italiani su 100 non sapevano né leggere né scrivere.
Economicamente l'Italia era lontanissima dallo sviluppo industriale, L'industria muoveva
allora i primi passi, soltanto in Lombardia, Piemonte e Liguria. L'agricoltura, che era l'attività
dominante, presentava di luogo in luogo livelli di sviluppo diversi. Al sud invece dominava il
latifondo, concentrato nelle mani di pochi e ricchi proprietari che vivevano in città e non si
curavano di miglio rare, con nuovi investimenti le terre. Per far costruire scuole, strade,
migliorare l'agricoltura e dare una spinta per migliorare l'industria furono aumentare le
imposte.
Inoltre c'era un grosso distacco tra i governi dell'Italia perché chi poteva votare erano i
cittadini maschi con un reddito elevato e questi erano prevalentemente coloro che con il
popolo non avevano nulla a che fare come ricchi proprietari terrieri, latifondi che non
curavano le richieste altrui ma cercavano di soddisfare le proprie richieste infatti nel
mezzogiorno, sud Italia, nacque il brigantismo come risposta a queste persone che non si
curavano del popolo. Ma nel giro di 5 anni fu sconfitto e abolito.

APPROFONDIMENTI SULLA SCUOLA


la scuola all'epoca aveva difficoltà nell'educazione dei bambini perché l'Italia mancava di
vere sedi scolastiche, il personale scarseggiava perché pochi erano adatti e preparati e per
di più i bambini o non frequentavano o lo facevano irregolarmente visto che i genitori si
servivano dei bambini nei campi.

Nelle scuole però vi erano classi solo maschili e solo femminili, le miste non c'erano e
ognuna poteva contenere più di 60 alunni. Il programma variava in base al sesso del
bambino :
- per le donne imparavano a leggere e scrivere ma anche a cucinare a ricamare
- gli alunni di campagna e di città avevano libri di testo diversi

Nelle classi vi erano poi dei banchi di legno con sedie fisse, un calamaio dell'inchiostro per
scrivere con l'apposita penna e un astuccio. C'era un pallottiere, ovvero un aggeggio di
legno formato da 10 file di palline che scorrevano su dei fili e servivano per contare.
Vi era un apprendimento mnemonico basato su disciplina severa e tanto uso della memoria
spesso le lezioni dovevano essere imparate a memoria.

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