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RESTAURAZIONE

per fare una breve introduzione, Gli eventi che seguono la Rivoluzione francese e
l’esperienza napoleonica sono determinanti per la storia dell’Europa del secolo a venire:
La restaurazione fu un processo di riassetto politico che avviarono le potenze vincitrici su
Napoleone al fine di ristabilire in Europa l'ancien regime, di ridisegnare i confini territoriali
degli Stati e riportare sul trono gli antichi sovrani spodestati.
Al tentativo di ripristinare l’antico regime si contrapposero in seguito tre ondate di moti
rivoluzionari (1820, 1830, 1848), che cercano di riaffermare le idee liberali, democratiche,
sociali e di nazionalità che erano emerse durante la rivoluzione francese e l’età napoleonica.

Dopo il crollo dell’impero napoleonico i vecchi sovrani volevano tornare all’ansia regime e
ridefinire l’assetto politico e sociale dei loro Stati che erano stati dilaniati territorialmente
dall’espansionismo napoleonico e profondamente modificati dal punto di vista sociale e
culturale.
Quindi in primo luogo era necessario ridisegnare la cartina geopolitica dell’Europa e in
secondo luogo restaurare le strutture politiche e sociali di ancien régime per ridare legittimità
al potere monarchico.
A questo proposito, le quattro principali potenze vincitrici (ovvero Austria, Prussia, Russia,
Inghilterra) decisero di convocare il congresso di Vienna nel 1815 al quale parteciparono i
rappresentanti delle quattro potenze vincitrici.
Così iniziò convenzionalmente con questa data l’età della restaurazione.

PRINCIPI DELLA RESTAURAZIONE


I partecipanti al congresso si mossero seguendo alcuni princìpi ispiratori:
● il principio di legittimità: per il quale ogni sovrano sarebbe dovuto tornare sul suo
legittimo trono, che gli apparteneva per diritto divino e che Napoleone aveva
usurpato.
● il principio di equilibrio: consisteva nel bilanciare il potere delle singole nazioni, in
modo da impedire che ogni Stato prendesse il sopravvento sugli altri e si
espandesse. per circondare la Francia vennero creati a questo scopo degli
stato-cuscinetto, come i Paesi Bassi, .
● quello di intervento alla base del quale per tutelare l’equilibrio, si prevedeva
l’intervento delle potenze europee contro chi avesse cercato di violarlo. (questo
principio è alla base della Santa alleanza)

Sante alleanze
Per raggiungere l’equilibrio tra le potenze era necessario stabilire però una strategia comune
e venne stipulato
● il patto della Santa alleanza. Questo patto era volto a reprimere ogni tentativo di
Rivoli, mantenere l’ordine europeo in nome della fede cristiana e del diritto divino dei
monarchi, e fu sottoscritto nel 1815 dalla Russia, dalla Prussia protestante e
dall’Austria cattolica. Non aderirono inizialmente il Papa e il Regno Unito.

Successivamente il Regno Unito promosse un nuovo patto ovvero la quadruplice alleanza:


accordo finalizzato a portare avanti e mantenere la pace in Europa, gli inglesi non avevano
alcuna intenzione di intromettersi nelle questioni interne ai singoli Stati come invece
prevedeva la Santa alleanza. Quest’ultimo patto viene esteso nel 1818 anche alla Francia,
formandosi la quintuplice alleanza. Per la prima volta in Europa si era creata una relazione
tra equilibrio internazionale e stabilità politica interna degli Stati.

CARTA GEOGRAFICA
Dal congresso di Vienna uscì la nuova carta geografica europea:
- Sia la Russia (zar Alessandro I Romanov) che la Prussia (Federico Guglielmo III) si
ingrandirono verso occidente: La Russia si annesse parte della Polonia, la Prussia
inglobò la Sassonia
- Impero d’Austria (sotto Francesco I): ottenne i territori già appartenenti alla
Repubblica di Venezia conservando la Lombardia, però Perse Belgio e
Lussemburgo.
- Il Belgio venne unito all'Olanda e formarono il regno dei Paesi Bassi
- I ridotti Stati tedeschi vennero riuniti nella confederazione germanica
- Il sacro Romano impero non venne più restaurato
- La Francia perse tutte le conquiste napoleoniche ma non venne penalizzata e
conservò i propri confini, circondata dagli Stati cuscinetto
- Al Regno Unito venne riconosciuta la supremazia sui mari e la sua superpotenza
economica
- LA GRECIA sotto l’impero ottomano (turchi)
- La Polonia fu divisa in quattro
- ITALIA: A nord c’erano il regno di Sardegna (savoia), il lombardo Veneto (austriaci), il
Ducato di Parma e di Modena. Al centro c’erano il granducato di Toscana e lo Stato
della Chiesa. Al sud c’era il regno delle due Sicilie (Borbone).

SOCIETA SEGRETE
Dal congresso di Vienna nacquero movimenti di opposizione da parte dei liberali e dei
democratici che avevano idee politiche diverse.
E come i governi infatti si unirono per restaurare e mantenere l’ordine formando organismi
internazionali a questo preposto (Santa Alleanza) allo stesso modo, anche coloro che
lottavano contro questo ordine si unirono e collegarono, anche a livello internazionale.
Nacquero perciò delle organizzazioni per lottare contro la Restaurazione. Ma dato che la
libertà di esprimere il dissenso politico era impedita, fiorirono molte organizzazioni segrete,
che si ricollegavano a organizzazioni segrete già esistenti, come la Massoneria.

Queste nuove organizzazioni avevano dei simboli e delle regole per farsi riconoscere,
avevano un linguaggio in codice e il loro scopo era quello di abbattere i governi con delle
insurrezioni. Si ispiravano alle grandi ideologie politiche diffuse dalla rivoluzione ed erano
composte in genere da borghesi o intellettuali.
Le più importanti oltre Alla Massoneria erano:
● la Carboneria: aveva una sua bandiera, (blu= speranza rosso= libertà Nero= fede) ;
promuove le libertà civili, il diritto di partecipazione al governo dei popoli e gli ideali di
unità e l’indipendenza nazionale; per entrare a farne parte c’era un rito con il quale ci
si inchinava davanti al maestro, si teneva in mano un pugnale puntato sono proprio
cuore in simbolo di fedeltà e tutti gli altri membri tenevano il pugnale puntato contro il
nuovo entrato per fargli capire che in caso di tradimento veniva ucciso)
● le società segrete dei Comuneros, diffusi in Spagna,
● le Eterìe greche
● e gli Adelfi e Filadelfi (richiedevano un giuramento di fedeltà differente a seconda
dell’obiettivo politico) diffusi in Francia e in Italia,che erano invece di ispirazione
democratica.

MOTI DEL 1820-21


Contro i tentativi di restaurazione dell’antico regime, in Europa tra il 1820 e il 1848 ci furono
tre ondate rivoluzionarie che scossero il continente.
I moti rivoluzionari si basarono su alcune ideologie: c’era la tendenza liberale, quella
democratica e più avanti quella socialista.

I primi moti si verificarono in Spagna Dove le società segrete giocarono un ruolo in primo
piano. Il 1 gennaio del 1820 un corpo di spedizione affiliato alla setta dei Comuneros, si
oppose e si rifiutò di imbarcarsi per l'america latina dal porto di Cadice, dove avrebbero
dovuto reprimere i movimenti indipendentisti delle colonie.
Nell'arco di pochi giorni questo rifiuto da parte dei soldati si diffuse in quasi tutto il paese. E
gli insorti volevano il ripristino della costituzione che avevano ottenuto nel 1812 e che poi
però era stata revocata dopo il Congresso di Vienna. La costituzione fu concessa dal re ma
iniziarono delle guerre civili che durarono fino al 1823.
Nel frattempo la rivoluzione spagnola si era propagata rapidamente anche in Portogallo
dove il re Giovanni VI aveva dovuto concedere una costituzione sul modello di Cadice.

Dalla Spagna i moti si diffondono anche in Italia a partire dal regno delle due Sicilie.
A Napoli e più precisamente a Nola nel luglio 1820 scoppiò un'insurrezione promossa dagli
ufficiali membri della carboneria, che costrinse Ferdinando I a promulgare la costituzione sul
modello spagnolo del 1812. Invece nel settembre 1820 i siciliani insorgono a Palermo e a
Messina ma al contrario di quella di Napoli i siciliani non volevano solo una costituzione ma
anche il distacco da Napoli. Così le truppe borboniche che erano presenti furono cacciate e
fu proclamata l'indipendenza della Sicilia.
Ferdinando I chiese e ottenne aiuto alla Santa Alleanza che soffocò le rivolte nel sangue.

La rivolta carbonara si estese sia nel lombardo veneto sia a Torino in Piemonte dove la
setta costituita dall’aristocrazia liberale e moderata, riponeva le sue speranze anche nelle
mire espansionistiche dei Savoia per costituire un regno d’Italia settentrionale indipendente.
Il moto liberale scoppiò il 10 marzo 1821 ad Alessandria sfruttando il fatto che gli austriaci
erano impegnati nel napoletano.
Anche qua Gli insorti speravano che la monarchia sabauda lottasse contro l'austria e
reclamasse dal re la Costituzione di Cadice, ma Vittorio Emanuele I aveva abdicato a favore
di Carlo Felice, però infine egli in quel momento si trovava lontano dal regno e il potere
passò a Carlo Alberto che concesse la costituzione.
Ma una volta tornato il re legittimo Carlo Felice, la riforma costituzionale fu cancellata e iniziò
una repressione durissima nei confronti dei rivoluzionari. Più tardi intervenne la Santa
Alleanza per ristabilire l'ordine e furono abolite tutte le costituzioni e i vari moti furono
repressi con le armi.

L'unico paese in cui i moti degli anni 20 hanno avuto successo è la Grecia.
La Grecia era sotto la dominazione turca e nel marzo del 1821 si rivolta quindi ebbe inizio
l'insurrezione greca.
Iniziò con la rivolta nell'area danubiana e poi ci fu anche il massacro di Chio dove la
popolazione fu interamente sterminata. Però i ribelli riuscirono a liberare il Peloponneso e il
13 gennaio 1822 il congresso di Epidauro proclamò l'indipendenza della grecia
dall'impero ottomano, ma ci fu una terribile repressione che durò molti anni.
Grazie però all'aiuto di Francia, Inghilterra e Russia che erano interessate ad espandersi
verso i Balcani, la Francia riesce ad ottenere il riconoscimento ufficiale dell'indipendenza
della Grecia. Quindi aveva ottenuto l’indipendenza ma era posta sotto la tutela di Francia,
regno unito e Russia.

FALLIMENTO MOTI 20-21


Questi moti fallirono in primo luogo per l'ossessione per la segretezza: non solo non riuscì
a garantire la sicurezza delle organizzazioni, ma rese difficili i contatti al loro interno e
all'esterno, impedendo il coordinamento delle forze rivoluzionarie.
Inoltre come analizzò più avanti Mazzini questi moti non ci fu un coinvolgimento massivo
della popolazione, infatti la base sociale che li animò fu costituita da ufficiali militari,
funzionari ed esponenti della nobiltà liberale e progressista. Secondo Mazzini il popolo era
sola vera forza rivoluzionaria, ma non fu mai coinvolto nelle insurrezioni.
Un ultimo elemento che contribuì al fallimento dei moti furono le divergenze interne ai
movimenti stessi, in particolare tra democratici e moderati.

MOTI DEL 30-31


Agli inizi degli anni trenta si verificò una seconda ondata rivoluzionaria che prese le mosse
della Francia. In queste nuove ondate emerse un nuovo protagonista che era la massa
urbana e in particolare i lavoratori salariati.
La prima insurrezione fu la rivoluzione parigina del 1830 provocata dalla politica
schiettamente reazionaria inaugurata dal nuovo re Carlo X salito al trono dopo la morte del
fratello Luigi XVII.
Quando salì sul trono mise in atto questo suo disegno reazionario, approvando una serie di
leggi repressive. Lui aveva sciolto e limitato i poteri del parlamento, sospeso la libertà di
stampa e arrivò anche ad attuare un colpo di stato perché dopo aver indetto nuove elezioni
per la Camera, secondo gli esiti la maggioranza andò alle forze liberali.
All’introduzione di queste leggi il popolo parigino insorse in tre giorni di rivolte a Parigi (dette
le tre gloriose). Insieme alla borghesia si batterono gli studenti e il proletariato e fu proprio
la partecipazione popolare a determinare il trionfo della rivoluzione detta rivoluzione di
Luglio e la decadenza della dinastia borbonica: a Carlo non resta altra via che la fuga in
Inghilterra, dopodiché fu proclamato re al suo posto Luigi Filippo d’Orleans che regnerà fino
al 1848.
Il nuovo re era considerato vicino al liberismo moderato, infatti concesse numerose riforme
che portarono la Francia a diventare un paese moderno al pari di quello inglese.
Il primo passo del nuovo sistema politico fu la revisione della carta costituzionale che
assunse caratteri liberali e i francesi non furono più sudditi ma cittadini. Inoltre la costituzione
contemplava:
- un allargamento del corpo elettorale, abbassamento del censo per votare e dell’età
- Il riconoscimento della religione cattolica come religione della maggioranza
- Il ripristino della guardia nazionale (Avevano il compito di proteggere Parigi e
mantenere l’ordine pubblico)
La rivoluzione di Luglio però ebbe delle ripercussioni in tutta europa suscitando agitazioni
nazionalistiche e liberali.
● La prima di queste agitazioni si verificò in Belgio dove il 26 Agosto 1830 i liberali e i
cattolici insorsero contro la corona degli Orange-Nassau rompendo l’unione con
l’Olanda stabilita in modo forzato dal Congresso di Vienna. Perché i belgi non
tolleravano il predominio politico degli olandesi. L’indipendenza del Belgio fu
proclamata il 24 Ottobre.

● Sempre nel 1830 la rivolta divampa anche in Polonia che era sotto la potenza russa
e dove i duri metodi dello Zar Nicola I avevano fatto cadere le illusioni di una
riconciliazione tra polacchi e russi. Nel 1831 Varsavia cade sotto la potenza russa e
fu messa in atto una dura repressione detta “russificazione” dove venne imposto il
russo come lingua ufficiale, venne chiusa l’università di Varsavia e venne imposto un
catechismo per i polacchi secondo il quale la mancata venerazione dello Zar di
Russia costituiva il peccato più grave.

● La rivoluzione di Luglio (francia) ebbe ripercussione anche nella Confederazione


Tedesca dove molto principi dovettero concedere la costituzione.

● Nel Febbraio del 1831 l’insurrezione divampa anche in Italia. Il primo luogo della
rivolta fu Modena, dove i Carbonari, guidati dal liberale Ciro Menotti, tentano una
insurrezione nel centro Italia.
La rivolta esplose: da Bologna fino a Parma, nello Stato Pontificio, nelle Marche e in
Umbria. In Emilia-Romagna si forma un governo provvisorio, ma la rivolta è domata
grazie all’intervento delle truppe austriache. Tra le vittime anche Ciro Menotti.
Oltre ai contrasti e i dissensi di fondo tra moderati e democratici, il fallimento dei moti
fu determinato dal mancato soccorso della Francia, che seguiva la politica di non
intervento.
La rivoluzione italiana del 1831 portò a una maggiore consapevolezza dei fattori che
ne determinarono il fallimento. In particolare mostrò come gli sforzi dei patrioti erano
ancora insufficienti a condurre in porto la rivolta sia per la scarsa partecipazione
popolare sia perché non potevano contare sull’aiuto dei sovrani stranieri.

● Sempre intorno al 1830 anche l’Inghilterra fu attraversata da numerose agitazioni


interne che però non sfociarono in moti rivoluzionari.
(Nel 1821-22 si verificò un cambiamento interno e fu soprattutto sotto il mandato di
Robert Peel che vennero sempre più riconosciuti i diritti dei lavoratori e i diritto politici
e civili.
Nel 1832 il nuovo ministero “whig” approva il Great Reform Act con il quale si
allargò il suffragio, permettendo al ceto medio borghese di accedere al voto. Inoltre la
legge creò nuove circoscrizioni elettorali nei grandi centri urbani.
Un’altra delle conseguenze del Reform Act fu la trasformazione dei vecchi partiti dei
tory e dei whig, che divennero il partito conservatore e quello liberale.
Con le riforme attuate si abolì la schiavitù nelle colonie e venne sempre più tutelato il
lavoro minorile.
Fu infine attuata una riforma dei dazi doganali che liberalizzò il commercio doganale
permettendo anche un sensibile abbassamento del prezzo del pane.)
Sintesi: in queste due prime fasi i moti ebbero successo in Francia (perché abbiamo visto il
capovolgimento da un sovrano autoritario fortemente conservatore si avrà la salita al trono di
un sovrano un po’ più liberale) in Belgio (perché ottenne l’indipendenza E la neutralità) in
Grecia (grazie all’appoggio anche dei volontari europei che combattono per l’indipendenza
dai turchi) E in parte anche nella confederazione tedesca (per ottenere l’indipendenza dal
governo austro ungarico ). Fallirono invece in Spagna Italia Polonia e Russia.

IDEOLOGIE DELL’800
Durante queste tre ondate rivoluzionarie, libertà, democrazia, patria e indipendenza saranno
le parole chiave per le nuove ideologie che domineranno la scena politica di tutto il nuovo
secolo.
Ci furono alcune ideologie principali:
● Il liberalismo
● La democrazia
● Il nazionalismo
● Il socialismo che voleva una società basata sull‘uguaglianza sociale e sul
comunismo (moti del 48)

CONCETTO DI NAZIONE: innanzitutto si cercò di dare un concetto di NAZIONE:


● in generale si pensa alla nazione come una comunità i cui membri possiedono la
conoscenza collettiva di essere legati da origini, cultura, lingua, tradizioni e storia
● In seguito l’idea nazionale si trasformò da un sentimento di appartenenza in una
ferma e concreta volontà politica. Con la nascita del concetto di nazione nasce
anche l’idea di Stato come unità politica di un popolo.

LIBERALISMO
Nei primi decenni dell’ottocento si afferma in Europa il liberalismo, un pensiero politico che
pone al centro della sua riflessione l’individuo, i suoi diritti e la sua libertà.
Secondo i principi liberali l’individuo e l’esercizio della sua libertà sono i valori più importanti
e il potere dello Stato doveva essere limitato dalla costituzione.
Si afferma il costituzionalismo liberale che vuole la concessione di costituzioni che
regolino il potere monarchico: la forma di Stato che interamente migliore secondo loro è la
monarchia costituzionale a suffragio censitario.(solo chi era più ricco poteva esercitare il
potere)
Inoltre distruzione dell’avere un carattere qualitativo e promuovere i più meritevoli e devono
essere minori tassazioni per i più ricchi e per chi produce.

DEMOCRAZIA
Secondo la democrazia il valore più importante è l’uguaglianza, perché non c’è libertà
senza uguaglianza, e dunque è più importante l’uguaglianza come condizione preliminare
della libertà.
I democratici Ritengono che lo Stato non debba limitarsi a dirimere eventuali conflitti ma
debba operare concretamente per rendere effettiva l’uguaglianza degli individui ad esempio
con aiuti, borse di studio, istruzione pubblica eccetera. Inoltre sostengono perciò
l’uguaglianza politica di tutti cittadini perché tutti devono godere dei diritti politici e in
particolare del diritto del voto, infatti volevano il suffragio universale.

NAZIONALISMO
Con l’affermazione della nuova idea di NAZIONE i popoli volevano rivendicare la propria
identità: il principio di nazionalità fu il movente che diede la spinta ai vari moti rivoluzionari
che poi condussero alla formazione di Stati nazionali indipendenti in Grecia, Belgio, Italia e
Germania.
Come spesso accade anche questa volta si crearono ben presto valenze politiche e culturali
contrastanti: da una parte c’era il senso conservatore (Rousseau) e dall’altra il senso
liberale e democratico Tali filoni finiscono per coincidere in Mazzini che vedra nel richiamo
della tradizione nazionale l’elemento fondante del nuovo Stato italiano.

SOCIALISMO
Con la nascita della questione sociale che contrappone gli operai ai capitalisti si
svilupparono dottrine che rivendicano maggiori diritti per i lavoratori e sostengono ideali di
giustizia sociale. Questo nuovo ordine vedeva la borghesia in una posizione dominante
rispetto alla classe dei proletari.
Il pensiero politico socialista nacque in Inghilterra, paese in cui l’industrializzazione era già
stata più precoce e imponente, e si diffuse poi in Francia in Germania.
La riflessione dei socialisti iniziò con la denuncia delle condizioni in cui versavano gli operai
nelle fabbriche: secondo loro la società giusta avrebbe dovuto fondarsi su una differente
organizzazione del sistema economico e il conseguimento di un’effettiva libertà.
Iniziarono in Gran Bretagna le prime forme di protesta da parte degli operai.
Alcuni esponenti della borghesia liberale si unirono agli scioperanti in campagne di opinione
pubblica, provocando violente repressioni.
Gli scioperi e le proteste dei lavoratori inglesi culminano nella nascita delle prime
associazioni sindacali ovvero organismi di lotta liberi con l’intento di difendere i diritti dei
lavoratori: vennero chiamati le Trade Unions e ottennero un riconoscimento giuridico.

MOTI DEL 48
Il 48 è considerato l’anno di fuoco. Alla vigilia di questo anno l’ordine imposto dal congresso
di vienna viene completamente stravolto.
Alla fine degli anni 40 l’assetto politico dell’europa dimostrava sempre di più incapacità di
garantire equilibrio e stabilità, perché i borghesi e i patrioti non smettevano di chiedere
libertà ed indipendenza.
A peggiorare la situazione fu una profonda crisi economica tra il 1846-1847 dovuta ai
cattivi raccolti che fecero aumentare i prezzi dei generi alimentari. La crisi alimentare colpì
soprattutto l’Irlanda dove la carestia arrivò a livelli disastrosi.
Insieme alla crisi agricola ci fu anche una crisi economica perché ci fu un calo nella
domanda dei beni che portò quindi alla disoccupazione e al licenziamento.
Fu così che nel 1848 si assiste a una nuova ondata rivoluzionaria a cui parteciparono anche
operai e le persone più povere.

FRANCIA: L’epicentro dei moti rivoluzionari del 48 fu la Francia. Tra le prime due
rivoluzioni la Francia conobbe la prima fase del suo sviluppo industriale che ebbe
ripercussioni tra le classi sociali della borghesia e del proletariato.
Quando il governo Guizot del 1847, rifiutò di concedere una riforma elettorale, le opposizioni
reagirono rapidamente. Il loro malcontento si manifestò organizzando banchetti di protesta
che consentivano la libera riunione dei cittadini. A Parigi, il 22 febbraio 1848, studenti e
operai decisero di ribellarsi perché il governo vietò uno di questi banchetti E nacque un
violento moto insurrezionale. Lo scontro provocò dei morti, il re fuggì, venne creato un nuovo
governo provvisorio e venne proclamata la Seconda Repubblica (24 febbraio).
Questo governo era formato da democratici repubblicani, democratici progressisti e
socialisti. Tra i provvedimenti più importanti ci furono: il diritto al lavoro, l’introduzione del
suffragio universale maschile, gli opifici nazionali (cantieri di lavoro per alleviare la
disoccupazione), la riduzione della giornata lavorativa a 10 ore, l’abolizione del cottimo
(pagamento in base alla quantità del prodotto realizzato e non alle ore di servizio prestato),
venne abolita la pena di morte e fu introdotta l’istruzione elementare gratuita.

Ovviamente si crearono dei contrasti.


Così 23 aprile venne eletta la nuova Assemblea. Votarono tutti per i moderati e il nuovo
governo chiuse gli opifici nazionali e revocò le leggi sulla giornata lavorativa. Il proletariato
deluso si levò in armi e si ribellò ma anche questo movimento venne soppresso.
Nel novembre del 1848 venne approvata dall’Assemblea Costituente la nuova
Costituzione che stabiliva l'elezione diretta del presidente della Repubblica con un mandato
di quattro anni eletto a suffragio universale, e il 10 dicembre 1848 fu eletto presidente il
principe Luigi Napoleone Bonaparte. Dopo la sua elezione la situazione politica francese
stava per essere ricondotta a un regime autoritario e assolutistico.
A partire dal 1850, infatti con una nuova legge sull’istruzione, una legge elettorale che
ritornava a escludere milioni di persone e una legge che impediva il presidente di essere
rieletto alla scadenza del mandato attraverso la quale si arrivò al colpo di stato del 2
dicembre 1851.

Sciolta l’assemblea legislativa Luigi prese il nome di Napoleone III e si appellò direttamente
al popolo che mediante un plebiscito a suffragio universale lo incaricò di redigere una nuova
costituzione che poi fu promulgata nel 1852. E a distanza di un anno il 2 Dicembre 1852 un
secondo plebiscito sancì la restaurazione dell’impero (Secondo Impero francese).

IMPERO AUSTRIACO: Alla notizia della scoppio della Rivoluzione a Parigi anche
nell’impero Austriaco ci furono delle rivolte dove all’interno dell’impero si ribellarono alla
prevalenza tedesca. Le rivolte scoppiarono:
- a vienna il cancelliere Metternich fu costretto a dimettersi
- ungheria dove il 15 Marzo venne appiccato un incendio a Budapest, il movimento
rivoluzionario assunse i caratteri di moto liberale e nazionale
- lombardia e veneto
- altri territori

STATI TEDESCHI: Il 17 Marzo la rivoluzione scoppia anche a Berlino. Fu decisa la


convocazione a Francoforte di una grande Assemblea Costituente che prese a discutere
della creazione di uno Stato Unitario Tedesco.
Da una parte, i sostenitori della “grande germania” volevano la costituzione di uno stato che
includesse anche l'austria. Dall’altra parte i difensori della “piccola germania” volevano
escludere l’austria. C’era anche chi voleva rafforzare la “grande austria” creando una
federazione germanica sotto la guida austriaca comprendendo anche i popoli non tedeschi.
Prevale alla fine la tesi della piccola germania così l’austria si ritirò. L’assemblea costituente
si sciolse nel giugno del 49 e così si sancisce la fine in germania prevalse il liberalismo
borghese.
RISORGIMENTO
Dal 700 alla fine del 1800 ci furono numerosi interventi militari, trasformazioni sociali,
economiche e vari orientamenti ideologici.
Dopo il congresso di Vienna l'Italia è divisa in più Stati soggetti al dominio diretto o indiretto
dell’Austria. Non ha una nazione e non c'è un’unità Con la prima fase si inizia a combattere
per un’Italia libera e unita.

Quindi nei primi decenni dell’ottocento l’Italia e altri paesi vengono attraversati da un’idea di
unità nazionale.
Con concetto di Risorgimento si inizia a rappresentare un periodo di grande risveglio
culturale Che portò l’Italia dal secolare frazionamento politico all’unità, dal dominio
straniero all’indipendenza, dell’assolutismo monarchico allo Stato liberale
costituzionale.

CORRENTI POLITICHE REPUBBLICANE


Il periodo dei moti insurrezionali compreso tra il 1820 e il 1848 fu una prima fase del
Risorgimento ed ebbe come protagonista il movimento patriottico essenzialmente borghese
ed intellettuale. Attraverso le società segrete e i moti insurrezionali si voleva ottenere una
costituzione. Poi si svilupparono più fasi tra cui:
● Le guerre d’indipendenza
● La spedizione dei mille
● E quella del regno d’Italia (17 marzo 1861)

I due quesiti più importanti intorno a cui era incentrato il dibattito risorgimentale erano come
attuare l’unità d’Italia e quale tipo di governo dare allo stato una volta riusciti a costituirlo.
Durante questo periodo si potevano rintracciare due grandi schieramenti:
- i democratici, tra i quali spiccò la figura di Giuseppe Mazzini, vedevano nell’unità
un modo per portare avanti l’iniziativa popolare. Volevano quindi un rovesciamento
delle monarchie e l’instaurazione di una Repubblica.
- i moderati, volevano scacciare lo straniero facendo ricorso al sovrano e quindi
optarono per una soluzione confederale tra gli stati.

GIUSEPPE MAZZINI
Tra i democratici spiccò appunto mazzini che nasce a Genova nel 1805 e iniziò molto presto
ad avvicinarsi alle idee democratiche.
Aderì alla Carboneria e fu arrestato e processato. Poteva scegliere tra il confino in Piemonte
e l’esilio, scelse l’esilio e partì nel 1831 per la Svizzera, poi Lione e infine Marsiglia.
Qui a Marsiglia nel 1831 stese il programma e i metodi di lotta che avrebbero dovuto guidare
l’operato degli affiliati alla Giovine Italia, cioè la nuova associazione politica che nel suo
pensiero avrebbe dovuto prendere il posto della Carboneria.
Mazzini non voleva che la sua associazione fosse riservata a pochi ma desiderava che
raggiungesse una diffusione nazionale. Egli infatti analizza anche le cause del fallimento
dei moti insurrezionali e una di queste sarà la mancanza del coinvolgimento dell’intero
popolo.
Secondo lui infatti la divisione tra le classi è un elemento di debolezza e la costruzione della
nazione doveva essere attuata dal popolo italiano senza ricorrere né a sovrani né a potenze
straniere.
Il programma di Mazzini prevedeva di raggiungere attraverso una rivoluzione nazionale
l’indipendenza dallo straniero e quindi rendere l’Italia una, libera, indipendente e
repubblicana. I diversi moti organizzati dalla Giovine Italia però falliscono. Per esempio nel
1833 fu programmato un moto nel regno di Sardegna ma purtroppo i mazziniani furono
scoperti e i patrioti furono esiliati. Ci fu un emblematico tentativo insurrezionale di Genova
dove anche Giuseppe Garibaldi restò coinvolto: egli giunse sul luogo previsto per
l’insurrezione ma non trova nessuno e quindi fu scoperto e costretto a fuggire in America
latina per salvarsi da una condanna morte.
Anche Mazzini in preda a una profonda crisi interiore si rifugiò a Londra ma ne uscì
rafforzato: maturò l’idea che la lotta e le rivolte non devono essere solo italiana, ma vuole
mettere insieme tutti i popoli che vogliono liberarsi dai loro sovrani.
Dopo il fallimento dei primi moti della Giovine Italia, nel 1834 Mazzini fondò la Giovine
Europa, convinto che l’azione coordinata e simultanea di tutti i popoli europei che
aspiravano all’indipendenza nazionale, avrebbe avuto più possibilità di raggiungere lo scopo.
Tra il 1843 e il 1845 l’insurrezione guidata da Mazzini vanno incontro a ripetuti insuccessi
che fanno venire dubbi sulla credibilità del suo progetto politico e dettero forza alle correnti
più moderate e riformiste.

CARLO CATTANEO
Un altro sostenitore della soluzione repubblicana fu Carlo Cattaneo.
Il pensiero di Cattaneo si distacca però dalle idee di Mazzini, che giudicava troppo astratte e
distanti dalla realtà, soprattutto per quanto riguardava creare un’Italia unitaria sotto Stato
centralizzato.
Secondo Cattaneo era fondamentale tenere conto delle reali condizioni economiche e sociali
del Paese perché solo attuando un progresso civile sarebbe poi stato possibile un
rinnovamento politico. Secondo questa prospettiva, in Italia si sarebbe dovuta realizzare una
federazione di repubbliche, come negli Usa, fondate sulla sovranità popolare e
sull’uguaglianza sociale.

LIBERALI MODERATI
In opposizione agli ideali democratici di Mazzini e a quelli federali di Cattaneo, ci sono i
liberali moderati che ruotano intorno a tre questioni principali:
- necessità di attuare riforme compiute dai sovrani dei singoli stati italiani.
- necessità di abbattere le barriere doganali.
- necessità di promuovere e potenziare la cultura, soprattutto quella scientifica al fine
di creare uno sviluppo economico.
Per raggiungere questi obiettivi, i liberali moderati, promossero la creazione di una lega
doganale e organizzarono numerosi congressi scientifici.
Tra i liberali moderati moltI erano cattolici. Loro volevano che la chiesa rinunciasse
all’alleanza trono-altare, superando le avversioni nei confronti del mondo moderno.
All’interno del pensiero cattolico liberale nasce una scuola di pensiero definita neoguelfa
perché esaltava la storia della chiesa.

VINCENZO GIOBERTI
Vincenzo Gioberti era il leader del Neoguelfismo. Riprendendo le idee di mazzini, sosteneva
che l’Italia avrebbe trovato il suo primato tra le nazioie d’Europa se la Chiesa avesse ripreso
la sua funzione universale.
Il programma politico di gioberti era quello di costituire una confederazioni di stati presieduta
dal Papa e vedeva nel Regno di Sardegna lo strumento per attuarla.
Questo programma ebbe un grande successo ma non tutti i moderati accettarono le idee di
Gioberti soprattutto a causa del suo carattere religioso. Quindi riformularono la sua
soluzione, inserendola in un contesto laico e assegnarono al regno di sardegna il ruolo di
guida della confederazione italiana ed era proprio il Piemonte che doveva prendere
l’iniziativa del rinnovamento nazionale.
Per esempio approvava questa visione del neoguelfismo Cesare Balbo, dove nel suo libro
sottolinea che gli stati italiani avrebbero dovuto unirsi in una confederazione guidata dal
Piemonte per poi espandersi nel Lombardo-Veneto.
La voce del riformismo moderato piemontese fu Massimo d’azeglio che nel 1847 si fece
promotore della celebre Proposta di un programma per l’opinione nazionale. In questo
programma si riscontravano la volontà di porre fine alle congiure come metodo di lotta e il
riconoscimento dell’obiettivo comune di raggiungere l’unità nazionale.

BIENNIO DELLE RIFORME


A metà dell’Ottocento l’Italia stava vivendo una situazione di profonda e diffusa arretratezza
economica. Circa la maggior parte delle persone lavorava nel settore agricolo, la restante
parte era impiegata nell’industria (manifatturiera, siderurgica e meccanica ) e nel settore
terziario.
Le persone vivevano in delle condizioni di vita e di igiene molto precarie, infatti l’aspettativa
di vita era intorno ai 35/40 anni, soprattutto in conseguenza alla base alimentare e alla
scarsa igiene che portavano malattie.
Nei due anni che vanno dal 1846-1848 la pressione popolare portò all’approvazione di
alcune riforme. E il primo ad aprire la strada delle riforme fu Pio IX.
Il primo atto del nuovo papa fu la concessione, nell’aprile del 1847 di una amnistia (lo stato
estingue la condanna e la pena inflitta) per i reati politici. All’amnistia seguì l’introduzione di
alcune riforme istituzionali di stampo liberale che fecero aumentare le speranze di attuare il
programma di Gioberti che dapprima sembrava irrealizzabile.
Inoltre Papa Pio IX oltre a limitare la censura, istituì una Consulta di Stato (assemblea dove i
cittadini potevano dare la loro opinione). Infine introdusse una Guardia Civica al posto della
polizia pontificia.

Dietro l’esempio di Pio IX e all’aumentare della pressione dell’opinione pubblica, anche


Leopoldo II di Toscana e Carlo Alberto di Savoia si videro costretti a concedere riforme che
rimandavano quelle del pontefice.
Il 13 Novembre 1847 i tre personaggi firmarono i preliminari di una legge doganale alla quale
avrebbero dovuto aderire tutti gli stati italiani, ma si opposero i duchi di Parma e di Modena e
il Re di Napoli.
L’unico stato italiano rimasto estraneo al moto riformatore degli anni era il Regno delle due
Sicilie perché Ferdinando secondo si rifiutò di attuare delle riforme. Questa intransigenza
determinò un profondo malcontento che finì per provocare alcuni moti insurrezionali in
Calabria e a Messina.
Il 12 gennaio del 1848 scoppiò a Palermo un'insurrezione separatista che si estese subito
in tutta la Sicilia. Ferdinando II concesse una costituzione per sedare la rivolta e pochi
giorni dopo la Sicilia ottenne l’instaurazione di un governo provvisorio.
Seguendo Ferdinando II anche tutti gli altri sovrani concessero una carta costituzionale:
- Carlo Alberto concesse lo Statuto Albertino. Questo statuto istitutiva una camera
dei deputati, eletta su base censitaria e un Senato di nomina regia. Il sovrano aveva
potere esecutivo e i magistrati il potere giudiziario.
- dopo fu la volta del Granducato di Toscana e di Pio IX

Si tratta di statuti sul modello della carta ottriate che davano vita a monarchie costituzionali
ma non introdussero veri e propri parlamentari.

PRIMA GUERRA D’INDIPENDENZA


I moti del 48 in italia coincidono con la prima guerra d’indipendenza.
Adesso l’Austria era in forte difficoltà nei suoi territori in Italia a causa delle insurrezioni che
scoppiarono anche a Venezia, Milano, Parma e Modena.
La città di Milano insorge contro il dominio austriaco quando il 18 Marzo 1848 una folla di
cittadini scese in piazza e dopo “cinque giornate” di combattimento riesce a prendere il
controllo della città.
Anche Venezia riuscì a ribellarsi contro gli austriaci e si formò un governo provvisorio che
proclamò la nascita della Repubblica Veneta.
Carlo alberto decide quindi di Sfruttare la situazione di grande crisi dell’impero per attaccare
le truppe austriache. Il suo scopo era quello di creare un Regno dell’Alta Italia che fosse
sotto il dominio dei Savoia.
Fu così che il 23 Marzo 1848 il Re di Sardegna Carlo Alberto dichiara guerra
all’Austria e scoppia così la Prima Guerra d’Indipendenza.

Prima fase
Ai numerosi volontari che partirono insieme alle truppe di Carlo Alberto si aggiunsero anche
le truppe di Ferdinando II (Regno delle due Sicilie), quelle del Granducato di Toscana e di
Papa Pio IX.
All’inizio i liberali riescono ad ottenere una serie di vittorie e addirittura i governi provvisori
che proclamarono l’annessione di Milano, Venezia, Modena e Parma al Regno di Sardegna.
Ben presto però i sovrani che avevano precedentemente appoggiato Carlo alberto, lo
lasciarono dato che scoprirono che il suo scopo era quello di espandersi piuttosto che
impedire il ritorno degli austriaci.
Carlo ALberto gestì male le operazioni e gli austriaci riuscirono a riorganizzarsi nel
QUADRILATERO (Verona-Peschiera-Mantova-Legnago) e a lanciare una controffensiva
culminata a luglio del 48, quando Carlo Alberto fu costretto a ritirarsi e a firmare con l’austria
l’armistizio di Salasco il 5 agosto 1848. E con questo finisce la prima fase della prima guerra
d’indipendenza.

Seconda fase
La situazione andò in mano ai democratici.
Nella seconda fase della prima guerra d’indipendenza nel Luglio del 1848 a Venezia era
stata proclamata nuovamente la repubblica.
Anche in Sicilia si era costituito un governo democratico che dichiarò decaduta la monarchia
borbonica nell’isola.
In toscana invece, Leopoldo II aveva concesso la convocazione di un’Assemblea costituente
in seguito a una rivolta repubblicana. Nel febbraio del 1849 venne costituito un governo
provvisorio in mano a tre personaggi e dopo aver scritto una nuova costituzione, il
triumvirato proclamò il 15 febbraio la Repubblica Toscana.
Nello Stato pontificio i democratici salirono al potere e richiesero la convocazione di
un’assemblea nazionale costituente così Papa Pio IX abbandonò roma. Nel gennaio del
1849 allora in tutti i territori si svolsero le elezioni per l'assemblea costituente dove vennero
eletti in maggioranza i democratici, tra cui Mazzini e Garibaldi.
Il 9 Febbraio 1849 l’assemblea costituente dichiarò che lo stato prendeva il nome di
Repubblica Romana.

Intanto in Piemonte, il governo decise di denunciare l’armistizio e ricominciare la guerra,


tentando un secondo attacco alle postazioni austriache il Lombardia. Tentativo
assolutamente fallimentare.
A Carlo Alberto non rimase altro che abdicare a favore del figlio Vittorio Emanuele II,
che non intende privare il suo regno delle garanzie costituzionali: lo statuto Albertino resta
così in vigore.
Dunque in conclusione del biennio rivoluzionario solo il regno di Sardegna conservò uno
statuto costituzionale, in quanto le altre vengono tutte revocate dai rispettivi sovrani.

Nel frattempo Luigi Napoleone di Francia invia contro la Rep. Romana un corpo di
spedizione in risposta alla richiesta di Papa Pio IX di riottenere il trono. Mentre i francesi
procedevano all’occupazione di Roma, la Costituente votò il 3 Luglio la Costituzione della
Repubblica Romana.
Quando il 4 Luglio venne spenta la resistenza romana, la lotta continua e Venezia fu presa
dagli austriaci.
Le rivoluzioni del ‘48 si concludono con una SCONFITTA GENERALE.
Gradualmente, tutti i governi ristabiliscono lo STATUS QUO ANTE, cioè la situazione che
c’era prima dei moti del ‘48.
Tornano i sovrani assoluti, avvengono repressioni anche violente contro gli oppositori e le
costituzioni vengono ritirate.

CAMILLO BENSO, CONTE DI CAVOUR


Negli anni successivi al fallimento della rivoluzione del biennio del 1848-49 in primo luogo
viene messa al centro la questione della sovranità chiedendo che sia affidata al popolo.

—-> Il prestigio del Regno di Sardegna dopo la sconfitta della prima guerra si accresce
ulteriormente grazie all’opera di Camillo Benso Conte di Cavour.

Camillo Benso, conte di Cavour era un nobile piemontese che cominciò ad occuparsi di
politica.
Cavour seguiva un modello di liberalismo moderato e vedeva nello sviluppo economico il
progresso civile e politico.
Per quanto riguarda la questione nazionale, egli era un convinto sostenitore della necessità
di adottare vie diplomatiche al fine di raggiungere l’unità d’italia, evitando quindi il ricorso a
moti rivoluzionari e contrastando quanto proposto da Mazzini.
Cavour salì al potere a novembre del 1852 quando fu chiamato ad assumere la presidenza
del consiglio grazie al quale il Piemonte vide la sua ascesa politica ed economica.
Quando divenne presidente del consiglio Cavour promosse molte riforme che avrebbero
portato il piemonte ad uno stato molto avanzato.
Si concentra:
- sulle Scelte di politica estera attraverso dei trattati commerciali in modo da
proiettare il piccolo regno di Sardegna in una dimensione politica europea
- abolisce il dazio sul grano
- potenziò il sistema stradale e ferroviario e fece costruire una rete di canali per
l’irrigazione delle risaie
- istituisce una Banca Nazionale per la concessione dei prestiti e per regolare
l’emissione di cartamoneta.

Una politica di questo genere comportò alti costi per cui fu necessario ricorrere a nuove
tassazioni. Questa scelta andò a incrementare gli squilibri interni al paese.
Un altro fronte su cui agì la politica liberale di Cavour era la laicizzazione dello Stato.
In seguito chiarì la sua posizione nei confronti dei rapporti tra stato e chiesa: per lui lo stato
doveva essere laico e la chiesa essere libera di svolgere la sua funzione senza godere però
di privilegi civili e politici.

CAUSA 2ª GUERRA D’INDIPENDENZA


Cavour sosteneva che soltanto il Regno di Sardegna poteva realizzare l’indipendenza
dell'Italia perché era l'unico stato italiano non sottomesso all'austria.
Per ottenere l'appoggio delle potenze europee Cavour approfittò della guerra di Crimea
scoppiata nel 1854 al fianco di Francia e Inghilterra contro l’Impero Russo.
Questo permise a Cavour di partecipare al Congresso di pace di Parigi e di porre la
questione italiana All'attenzione delle potenze europee.
Negli altri stati italiani intanto si assisteva alla reazione violenta dei sovrani tornati al potere.
L'attività cospirativa di Mazzini non era terminata infatti lui cercò di portare avanti il suo
programma anti asburgico attraverso il partito d'azione.
Lo scopo era provocare un’insurrezione nel mezzogiorno d'Italia per poi risalire dal sud
verso il nord. Questa spedizione fallì. Questo mandò in crisi molti patrioti che si avvicinarono
all’idea di cavour e quindi al suo programma.

Nel frattempo dopo la conferenza di Pace di Parigi avvenne un episodio molto spiacevole
che rischiava di far perdere l'amicizia tra la Francia e Regno di Sardegna.
—> Nel 1858 un repubblicano attentò alla vita del re di Francia Napoleone III. Cavour riuscì
poi a convincere il re che quest'episodio si trattava soltanto della dimostrazione di quanto
fosse grave la situazione italiana, per cui era necessario intervenire al più presto per
appoggiare il progetto del Regno di Sardegna. Così dopo lunghe trattative il re di Francia e
Cavour firmarono degli accordi in funzione anti austriaca chiamati accordi di plombières.
Con questi Napoleone III si impegna a difendere il regno di Sardegna nel caso in cui si
scatenasse un conflitto con l’austria, a condizione che fosse stata quest’ultima a dichiarare
guerra.
Quindi Cavour cercò di provocare l’attacco dell’Austria in qualsiasi modo.
Alla fine ci riuscì e le truppe austriache varcarono il confine nell’Aprile 1859 dando inizio
alla 2° guerra d’indipendenza.

2° GUERRA
Le truppe franco-piemontesi ottennero rapide vittorie che quindi permisero a Napoleone III e
a Vittorio Emanuele II di entrare trionfalmente a Milano.
Napoleone III però quando la riconquista del veneto è a portata di mano inaspettatamente
firmò un armistizio con gli austriaci, soluzione che getta nello sconforto l’opinione
patriottica italiana.
Scoppiarono poi delle sollevazioni che portano alla formazione di governi provvisori in
Emilia-Romagna e Toscana.
Sempre nel 1859 in Piemonte Toscana Sardegna Lombardia e Emilia-Romagna si tengono
le elezioni per il parlamento di Torino: il risultato è la formazione di una camera dei deputati
dominata da una solida rappresentanza liberale che sostiene la politica avviata da Cavour.
Così il 14 Marzo 1860, Cavour suscitò Toscana e Emilia romagna a indire una serie di
PLEBISCITI di annessione al Regno di Sardegna.
Gli obiettivi della seconda guerra d’indipendenza erano stati raggiunti solo in parte perché il
Veneto era ancora sotto dominio austriaco, inoltre si era dovuto cedere alla francia Nizza e
la Savoia e questo fatto aveva suscitato molte critiche.

SPEDIZIONE DEI MILLE


Con i Plebisciti del marzo 1860 fu ristabilita temporaneamente la pace nella penisola Ma
l'Unità territoriale italiana è ancora lontana dall'essere ottenuta.
Garibaldi così, che era capo del partito d'azione, lanciò una ripresa dell'attività rivoluzionaria
progettando l'insurrezione nei Domini del papà e di Napoli.
Garibaldi tra il 5 e il 6 maggio partì segretamente da Quarto con un migliaio di volontari, i
famosi Mille.
I mille sbarcarono a Marsala e sconfissero i soldati borbonici il 15 maggio. Da allora
Garibaldi riesce a sbaragliare l’esercito borbonico procedendo da Palermo a Napoli dove il 7
settembre entrò trionfante costringendo il re Francesco II a rifugiarsi a Gaeta.
Visto il successo dell'impresa Cavour decise di schierarsi apertamente in suo favore e di
sostenerla mediante l'invio di una flotta piemontese. Garibaldi attendeva l'arrivo dei
piemontesi e l'incontro con il re Vittorio Emanuele avvenne il 25 ottobre 1860 a Teano, e gli
consegnò i territori da lui conquistati.

UNITÀ D’ITALIA
Il 17 marzo 1861 venne proclamato il Regno d’Italia con capitale Torino e il primo
Parlamento nazionale proclamò Vittorio Emanuele II re d'Italia per grazia di Dio e volontà
della nazione.
In questo momento vigeva lo Statuto Albertino che instaura una monarchia costituzionale ed
è dotato di un parlamento elettivo.

3ª GUERRA INDIPENDENZA
La terza guerra d’indipendenza inizia subito dopo l’unità d’italia. Oltre all’esclusione delle
masse popolari della vita politica la nazione presentava altri gravi elementi di debolezza:
- l’unità non era compiuta perché mancava Roma e il Lazio e il Veneto
- Nonostante il nuovo stato si fosse confermato come una istituzione monarchico
liberale Papa Pio IX non volle riconoscere il nuovo Regno e pose fine a qualsiasi
rapporto con Torino. Inoltre giudicava il re d’Italia un usurpatore e rifiutava ogni
dialogo con il governo, la Francia lo sosteneva.
Allora al fine di realizzare il completamento dell’unità i governi tentarono nel 1862 di
conquistare Roma militarmente inducendo segretamente Garibaldi a riprendere la
spedizione dei Mille, però Napoleone III se ne accorge minacciò di invadere l’Italia.
Nel 1864 la capitale fu spostata da Torino a Firenze per avvicinarlo a Roma e far capire al
Papa che lo Stato non aveva rinunciato al suo progetto.

La crisi si presenta nel 1866 quando l’Italia si allea alla Prussia, allora in una guerra lampo
con L’Austria. Nonostante l’esercito italiano sia superiore di numero rispetto a quello
austriaco, Venne sconfitto sia via terra sia via mare. Così l’Austria chiede l’armistizio e la
Prussia la costrinse a restituire il Veneto all’Italia.
Il 20 settembre 1870 i bersaglieri italiano entrano nello Stato pontificio dopo aver aperto una
breccia presso Porta Pia e occuparono a Roma che venne proclamata la capitale del
regno.

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