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Verso l’Unità

2023/2024 Mme Petrucci


Italia
pre-unitaria
´ Congresso di Vienna 1814-1815

´ Società segrete – La Carboneria

´ Moti rivoluzionari – Silvio Pellico

PROMUOVERE UN’ITALIA LIBERA DAL DOMINIO STRANIERO


I PERSONAGGI PRINCIPALI

´ Neo-guelfismo: Papa a capo dello Stato

´ Sostenitori del Regno di Piemonte

´ Sostenitori della Repubblica Federale Italiana


Vincenzo Gioberti

´ Sacerdote torinese
´ Primato morale e civile degli italiani.
´ Papa capo spirtituale e capo dello Stato.
´ Religione come collante che avrebbe riunito gli
italiani.
Le tesi di Gioberti sono importanti perché illustrano la
possibilità di stabilire nuovi rapporti tra religione e politica,
finalizzati all’indipendenza nazionale. La nuova relazione tra
religione e politica riconosce la necessità di un nuovo patto.
Papa Pio IX

´ Il Papa liberale

´ È eletto Papa a 54 anni, nel 1846. Si impone


subito come figura moderata, sia nella sfera
religiosa che in quella politica.
Cesare Balbo

Delle speranze d’Italia:

´ Denuncia il troppo potere che


Gioberti vorrebbe attribuire al Papa
´ Troppa ostilità nei confronti della
Francia
´ Poca fiducia nella diplomazia
Camillo Benso,
Conte di Cavour

´Camillo Benso, conte di Cavour


(1810-1861)
´Ministro del Regno del Regno di
Sardegna 1850-’52;
´Presidente del Consiglio dei
Ministri 1852-’59 e 1860-’61
Massimo d’Azeglio

´ Un’altra figura importante di intellettuale


moderato fu quella di Massimo d’Azeglio
(1798-1866).

´ Fu in disaccordo con Mazzini, di cui non


condivideva gli eccessi utopici. Contrario ad
affidare al Papa un ruolo centrale, sostenne
invece l’importanza della casa Savoia nel
progetto di transizione verso un
costituzionalismo liberale.
Giuseppe Mazzini

v I democratici pensavano che solo una rivoluzione


popolare avrebbe portato all'unità ed alla formazione
di uno stato democratico e repubblicano.
v Tra costoro vi fu Giuseppe Mazzini: egli fondò
un'associazione, la Giovine Italia (1831), il cui
programma era pubblico e non segreto; essa diffuse
le idee d’indipendenza, democrazia e repubblica.
v L’educazione e la propaganda delle idee come mezzo
per convincere i giovani in contrasto con le società
segrete.
v Cercò di preparare insurrezioni, contro gli
aristocratici senza ottenere successi.
Gli scrittori

Gli scrittori italiani « romantici » partecipano forse ancor più dei loro
colleghi europei al movimento liberale e sono direttamente implicati nella
lotta per la causa nazionale.
L’affermazione di questa letteratura si fonda su tre pilastri principali:
1) la critica ai regimi dispotici stranieri presenti in Italia;
2) la celebrazione del passato glorioso della nazione italiana;
3) la testimonianza delle sofferenze dei « martiri » della causa nazionale.
Alessandro Manzoni

1823: Alessandro Manzoni pubblica la lettera Sul


romanticismo, in cui traccia i principi estetici
romantici:
- Rifiuto del passato dei Latini
- Ritorno alle tradizioni cristiane del Medio
Evo e del Rinascimento
- Uso di una lingua chiara e condivisa.
Silvio Pellico

1832: Silvio Pellico pubblica


Le mie prigioni, un libro i cui parla della
sua reclusione – faceva parte di una
società segreta impegnata negli anni
1820-1821 nel nord Italia – voluta dagli
austriaci.
Giuseppe Garibaldi

´ Nasce a Nizza da una famiglia agiata di


pescatori originari della Liguria. Nel 1822
cominciano i suoi lunghi e numerosi viaggi,
durante i quali incontra molti esuli politici
(Mazzini a Marsiglia nel 1833).
´ Uomo politico, generale e patriota.
Prima Guerra d’Indipendenza

´ 1848 Moti di piazza in Europa e in Italia.


´ Moti in Sicilia e nel Regno di Napoli per ottenere la Costituzione Leopoldo II, Carlo Alberto,
Papa Pio IX, Carlo II di Parma.
´ Apertura al liberalismo
´ Le Cinque giornate di Milano
´ Ritiro delle truppe da parte dello Stato Pontificio e del Regno delle due Sicilie
´ Battaglia di Custoza
La Repubblica Romana 1849 –
TRIUMVIRATO: Mazzini, Armellini, Saffi
´ Beni della Chiesa nazionalizzati
´ Abolizione della pena di morte e del Tribunale dell’Inquisizione
´ Matrimonio civile e libertà di istruzione

´ Vittoria della Francia = Caduta della Repubblica

´ In questa battaglia è ferito a morte Goffredo Mameli, autore del testo dell’inno nazionale
« Il canto degli italiani ».

´ Il Re Carlo Alberto abdica e il figlio Vittorio Emanuele II frima il trattato di pace con gli austrici.

´ FINE PRIMA GUERRA DI INDIPENDENZA


Lo Statuto Albertino del 1848

Art. 1: Religione cattolica speciale, quella ufficiale dello Stato. Gli altri culti sono tollerati.
Art. 2: Il Governo è di tipo monarchico rappresentativo e il re viene eletto per diritto
ereditario.
Art. 3: Potere legislativo al re, il quale nomina i Senatori, mentre i Deputati sono eletti a
suffragio censitario.

´ Il Re deteneva più potere nonostante la Costituzione


´ Governo monarchico rappresentativo
´ Elezioni per diritto ereditario
´ Il re è sacro e inviolabile
Emerge la figura di Camillo Benso conte di Cavour:

v Moderato, esperto di economia


v Chiamato a ricoprire il ruolo di ministro dell’agricoltura, del commercio
e della marina (successivamente anche delle finanze)
v Vede il futuro politico-economico del Regno di Sardegna,
nell’affermazione del regime parlamentare e del libero scambio.
Per libero scambio si intende la riduzione delle tariffe doganali a cui seguirà
il rafforzamento della rete ferroviaria e stradale.
Tutto ciò per uno sviluppo dell’agricoltura.
Verso l’Unità

I dieci anni che separano le prime due guerre d’indipendenza


possono esser visti (a posteriori) come un decennio di preparazione.
Questo perché, a partire dal 1850, il regno di Piemonte-Sardegna è
riconosciuto, in Italia come all’estero, come la guida verso l’Unità
del paese.

La figura politica centrale di questo periodo è il presidente del


consiglio del Regno di Piemonte-Sardegna Camillo Benso, conte di
Cavour.
Il Connubio

Cavour è all’origine della cosiddetta politica del connubio.


Questa espressione si riferisce alla politica di Cavour, che voleva escludere e isolare l’estrema
destra e l’estrema sinistra, a favore di un’alleanza tra i moderati conservatori e i moderati di
sinistra.
Né la destra aristocratica e clericale, né la sinistra borghese e mazziniana possono rappresentare
legittimamente le aspirazioni all’unità nazionale.

Con una maggioranza parlamentare, Cavour riesce a orientare la sua politica di


modernizzazione verso due direzioni principali:
1) Organizzazione giuridica e amministrativa (riforma dell’esercito, della magistratura, del
codice di procedura civile etc.);
2) Laicizzazione delle istituzioni: « Libera Chiesa in libero Stato », come dirà più tardi, nel
1861.
Politica interna e politica estera di Cavour

Tra le prime preoccupazioni di Cavour troviamo lo sviluppo delle infrastrutture, in


primo luogo il potenziamento della rete ferroviaria, come avevamo anticipato.
1855 : Torino è collegata con Genova e Novara, ed è aperta una strada verso la Svizzera.
1857: Iniziano i lavori per la realizzazione del tunnel del Moncenisio (Mont Cenis), per
facilitare gli scambi con la Francia.
1853: La Compagnia transatlantica assicura i collegamenti con l’America da Genova.
Per quanto riguarda la politica estera, Cavour si allea con la Francia di Napoléon III ,
occupata su diversi fronti, specialmente contro la Russia (Guerra di Crimea). Nel 1855, diventa
Ministro degli esteri, aderisce all’alleanza dell’Inghilterra e la Francia; l’esercito del regno di
Sardegna, guidato da Alberto La Marmora, partecipa così alla guerra di Crimea, ottenendo una
vittoria decisiva nella battaglia della Tchernaïa.

Questo trionfo riscatta le pesanti sconfitte di Custoza nel 1848 e di Novara del 1849.

Il re Vittorio Emanuele II incontra Napoléon III e, assieme a Cavour, parteciperà al congresso


di Parigi. Cavour riuscirà a imporre alla Francia e all’Inghilterra l’importanza dell’unificazione
italiana : l’Austria occupa ancora parte del nord e del centro; il Regno delle due Sicilie non
promuove nessuna riforma liberale.
Dopo i fallimenti mazziniani si ha dunque un avvicinamento alle posizioni moderate di
Cavour.
Seconda Guerra d’Indipendenza

´ 1854 Guerra di Crimea nel 1855 (Russia vs Turchia, alleata con


Francia, Inghilterra e Piemonte > vittoria);
Secondo Cavour, per risolvere la questione dell’unificazione, l’Italia
avrebbe dovuto trovarsi un alleato e cercare occasioni in cui dare
internazionalità al Piemonte.
Prospettiva: Regno dell’Italia del Nord (Unificazione per Cavour)
La seconda guerra d’indipendenza, che in Francia è chiamata « guerra
d’Italia », vede combattere da un lato il Regno sardo-piemontese e la
Francia, dall’altro l’Austria, tra maggio e luglio 1959.
1858 - GLI ACCORDI DI PLOMBIÈRES

Napoleone III, si avvicina al Piemonte con l’idea di combattere l’Austria.


Questo gesto è dovuto al fatto che i mazziniani tentarono di ucciderlo
inoltre egli temeva altre rivolte che si sarebbero poi estese anche in
Francia.
Luglio 1858: Napoléon III riceve Cavour à Plombières, nei Vosges, per
discutere dell’alleanza contro l’Austria e per l’indipendenza politica
dell’Italia.
La Francia interverrà accanto al Regno di Sardegna se questo sarà attaccato dall’Austria. Per
quel che riguarda il territorio, Napoléon III formula diverse proposte e richieste in caso di
vittoria :

- Regno del Nord Italia: (Piemonte, Sardegna, Lombardia, Veneto, Parma e Modena),
governato dai Savoia ;
- Regno dell’Italia centrale: Toscana e Stati pontifici, governati da un sovrano di
fiducia;
- Regno dell’Italia Meridionale: sud Italia, governato ancora dai Borboni, o dalla dinastia
dei Murat;
- Roma: da lasciare al Papa, protetta dalla Francia;
- Nizza e la Savoia: andranno alla Francia.
La strategia di Cavour: provocare la guerra

Cavour organizza un piano per provocare il conflitto: l’idea è quella di far scoppiare
un’insurrezione nel nord della Toscana, che obbligherebbe l’Austria a intervenire, e
giustificherebbe così l’ingresso in guerra del Piemonte-Sardegna.
Il Regno di Sardegna intensifica gli sforzi militari.
Giuseppe Garibaldi è nominato a capo di un corpo di volontari, i Cacciatori delle Alpi.
L’insurrezione prevista a Massa e Carrara (Toscana) scoppia: le truppe sardo-piemontesi
arrivano per proteggere il nuovo governo provvisorio di queste città (che erano sotto
controllo austriaco).
Inizia la Seconda guerra d’Indipendenza, che durerà due mesi.
I combattimenti si svolgeranno essenzialmente in Lombardia.
11 luglio: a Villafranca, Napoléon III e l’Imperatore Francesco
Giuseppe d’Asburgo firmano l’armistizio, atto conclusivo della
Seconda guerra d’Indipendenza.

Questo patto, da cui fu escluso Vittorio Emanuele II, avrà delle conseguenze
importanti. Le più importanti: all’Austria rimane il controllo del Veneto e di
alcune città importanti (Mantova e Peschiera). I patrioti italiani si sentono
nuovamente traditi da Napoléon III, come avvenne nel 1849, nell’episodio
della Repubblica Romana. Cavour, non accettando la fine della guerra, si
dimette.
L’adesione degli Stati del Centro al Piemonte-Sardegna:
Il RIVOLGIMENTO

Non bisogna dimenticare che alcuni Stati dell’Italia centrale, come il


Granducato di Toscana e il Ducato di Parma e Piacenza erano legati agli
Asburgo (Austria). Tra l’aprile e il giugno del 1859, in seguito allo scoppio
della guerra, si accendono delle rivolte in questi territori : Massa e Carrara,
Parma e Modena.

Si tratta di rivolte che porteranno all’istituzione di governi provvisori.


Per queste sommosse si parla di RIVOLGIMENTO (le Renversement), un processo che
si articola in TRE TAPPE:

1) Una manifestazione in seguito alla notizia della guerra tra Piemonte-Sardegna (+Francia)
contro l’Austria;
2) Un invito ai sovrani locali perché sostengano l’alleanza franco-sarda;
3) L’instaurazione di un governo provvisorio.

ALCUNI ESEMPI

Leopoldo II di Toscana, Maria-Luisa di Bourbon-Parma e Francesco V di Modena lasciano i loro


Stati. Il Rivolgimento si estende ali Stati pontifici: il governo provvisorio di Bologna giura fedeltà
al re di Sardegna.
Conseguenze del Rivolgimento:
i plebisciti del 1860
IMPORTANTE:
Queste rivolte non sono finalizzate a instaurare un nuovo governo indipendente, ma
sono un modo per affermare l’adesione all’alleanza franco-sarda, e al re Vittorio
Emanuele II.
In cambio, il regno di Piemonte-Sardegna deve riconoscere e istituzionalizzare questi
legami di fedeltà e alleanza.
PERÒ, dopo la pace di Villafranca, questi governi provvisori sono minacciati dal ritorno
dei sovrani legati all’Austria.
Il ritorno al potere di CAVOUR, nel gennaio del 1860, segna una svolta
decisiva: gli abitanti di questi Stati potranno esprimere attraverso un voto la
loro volontà di annessione al regno sardo-piemontese.
Sono chiamati alle elezioni tutti gli uomini di almeno 21 anni e in possesso dei
diritti civili. Questa sorta di REFERENDUM si svolge in Emilia e Toscana
nel marzo 1860, nelle Marche e in Umbria nel novembre 1860.
Alla domanda « Volete aderire alla monarchia costituzionale del re
Vittorio Emanuele? », i voti positivi furono la maggioranza assoluta.
La conquista del Sud e la proclamazione del
Regno d’Italia (1860-1861)
Lo spirito dei RIVOLGIMENTI dell’Italia centrale arriva in Sicilia:
nell’aprile del 1860, l’insurrezione di Palermo è soffocata nel sangue. Le
proteste si estendono a Messina e Catania.
Alcuni patrioti repubblicani, tra i quali Franceco Crispi, chiedono aiuto.
Il governo sardo-piemontese non risponde ufficialmente.

Una risposta arriverà dal generale GIUSEPPE GARIBALDI, che si


organizza per sostenere i Siciliani contro l’esercito dei Borboni.
La spedizione dei « Mille »

Garibaldi prepara dunque una spedizione in Sicilia per soccorrere i ribelli guidati da Crispi. L’avventura
garibaldina in Sicilia si può riassumere in TRE MOMENTI:

1) Aprile-maggio 1860: sono reclutati tra i 1000 e i 1100 volontari. Per questo, si parlerà della
« spedizione dei Mille ». Cavour fornisce a questi volontari i fucili necessari e da la sua autorizzazione
ai capi della spedizione.

2) 5-6 maggio: le truppe si imbarcano a Quarto (vicino a Genova). Lo sbarco avviene l’11 maggio a
Marsala, grazie alla protezione di due navi inglesi all’ingresso del porto.

3) I garibaldini (i soldati di Garibaldi), aiutati da volontari siciliani e piemontesi, sconfiggono le truppe


di Francesco II nell battaglia di Calatafimi, il 15 maggio. Palermo è occupata il 27 maggio. Un’altra
battaglia vittoriosa è quella di Milazzo contro le truppe napoletane, il 20 luglio.
La conquista della Sicilia pone alcuni problemi, prima di tutto politici.
Garibaldi si nomina « dittatore » e abolisce il potere del Re di Napoli sull’isola.
Decide inoltre di continuare la sua marcia con le « camice rosse » per liberare tutto il Sud
dell’Italia.

Una profonda crisi s’instaura però in seguito alla liberazione della Sicilia. Quando i Mille
sbarcano a Marsala, le attese del popolo, e particolarmente dei contadini, sono altissime. Dopo la
sconfitta dell’esercito borbonico, non c’è la ridistribuzione delle terre, come molti speravano. I
contadini di Bronte si ribellano, ma la loro protesta è repressa dai garibaldini.
In seguito a questi fatti, il governo sardo-piemontese, e Cavour in particolare, decidono di
limitare l’azione di Garibaldi. Si affrontano due visioni del processo che porterà all’Unità
nazionale: da un lato la rivoluzione popolare dell’Eroe dei due Mondi e dei legionari volontari ;
dall’altra la visione moderata di un potere statale, e del suo esercito regolare.
La conquista della Sicilia pone alcuni problemi, prima di tutto politici.
Garibaldi si nomina « dittatore » e abolisce il potere del Re di Napoli sull’isola.
Decide inoltre di continuare la sua marcia con le « camice rosse » per liberare tutto il Sud
dell’Italia.

Una profonda crisi s’instaura però in seguito alla liberazione della Sicilia.
Quando i Mille sbarcano a Marsala, le attese del popolo, e particolarmente dei contadini,
sono altissime.
Dopo la sconfitta dell’esercito borbonico, non c’è la ridistribuzione delle terre, come
molti speravano. I contadini di Bronte si ribellano, ma la loro protesta è repressa dai
garibaldini.
In seguito a questi fatti, il governo sardo-piemontese, e Cavour in particolare, decidono
di limitare l’azione di Garibaldi. Si affrontano due visioni del processo che porterà
all’Unità nazionale: da un lato la rivoluzione popolare dell’Eroe dei due Mondi e dei
legionari volontari ; dall’altra la visione moderata di un potere statale, e del suo esercito
regolare.
L’incontro a Teano e la proclamazione del Regno
26 Ottobre 1860: Garibaldi e Vittorio Emanuele II si incontrano a Teano, a nord
di Napoli. Il generale lo riconosce come Re d’Italia.
Rifiutando gli onori, Garibaldi « lascia la scena » e si ritira sulla piccola isola di
Caprera, nel nord della Sardegna.

18 febbraio 1861: il Primo parlamento italiano si riunisce a Torino;


14 marzo 1861: Vittorio Emanuele II è proclamato Re d’Italia;
23 marzo 1861: Nasce il primo governo.
Il nuovo Regno d’Italia comprende quindi tutta la Penisola e le Isole
maggiori (Sicilia e Sardegna). La capitale è Torino.
Non fanno parte del regno alcune parti del Veneto e il Trentino, ancora occupate
dall’Austria, e la regione del Lazio, sempre governata dal Papa.
Verso la terza guerra d’indipendenza.
Venezia prima di Roma
All’indomani della proclamazione del Regno d’Italia, nel 1861, Cavour e il suo
governo sanno che l’unità territoriale non è ancora compiuta.
I rapporti diplomatici con la Francia rallentano le mosse per riprendere
Venezia.
Un altro argomento importante è la cosiddetta « questione romana » : tutti
sono d’accordo sul fatto che Roma diventi la capitale del Regno, ma esistono
due fazioni che non si intendono sulla maniera.
Da un lato, i rivoluzionari mazziniani e garibaldini;
Dall’altro, i moderati che sostengono l’approccio politico di Cavour.
L’associazionismo patriotico

Le due posizioni (i rivoluzionari e i moderati), stimolano nella società una grande


campagna di mobilitazione che fa appello al volontariato e all’associazionismo
popolare. L’obiettivo di questa mobilitazione è triplo:
1) Riunire armi e munizioni necessarie alle battaglie per conquistare i territori
mancanti all’unità nazionale;
2) Tenere dalla propria parte l’opinione pubblica;
3) Fare pressione sul governo e sul re per continuare la guerra contro i due
nemici: il nemico esterno (l’Austria), e il nemico interno (il Papa).
Nascono così diverse associazioni. Se queste hanno tutte in comune l’obiettivo
dell’emancipazione nazionale, differiscono per le modalità.
Come al momento della prima spedizione dei Mille, i garibaldini contano
sull’azione militare volontaria; i cavouriani contano sull’azione politica e sul
mantenimento del potere (quello che mancò subito dopo la liberazione della
Sicilia).
Terza Guerra d’Indipendenza

Dopo la seconda guerra, del 1859, Vienna intensifica gli sforzi per il
controllo del Veneto, in particolare attraverso la germanizzazione
dell’amministrazione territoriale e giuridica.
Questo provoca un enorme sentimento di rivolta che trova eco nelle tante
associazioni patriotiche del regno d’Italia.
Lo spirito anti-austriaco va dalle città alle campagne. Nell’opinione
pubblica, la liberazione di Venezia costituisce il vero gesto simbolico
dell’unità nazionale, in quanto Roma, sebbene sotto il controllo del Papa, è
comunque « italiana » : non è occupata da una potenza straniera.
Viva VERDI!
Le rappresentazioni delle opere di Giuseppe
Verdi innescano regolarmente delle
manifestazioni spontanee pro-unitarie.
Giuseppe Verdi, 1813-1901

Per i patrioti delle zone occupate, il nome di


Verdi è infatti un acronimo : Vittorio
Emanuele Re D’Italia.
Gridare Viva VERDI era un modo per
evitare la censura della polizia austriaca.
L’intesa con la Prussia

Verso la metà degli anni ‘60, la diplomazia riscrive le regole delle aspirazioni
nazionali. L’idea dell’alleanza tra il Regno sardo-piemontese, ormai Regno
d’Italia, e la Prussia, circolava già dal 1850. Nel 1861, Cavour giudica questa
intesa indispensabile. L’Italia deve dialogare con Bismarck e con Napoleone III.
Dopo un trattato di commercio (il progetto per il tunnel del San Gottardo, nelle
Alpi), a Berlino viene firmato un trattato d’alleanza (aprile 1866). L’Italia si
impegna a dichiarare guerra all’Austria, nel caso di un conflitto tra l’Austria e la
Prussia. La Prussia si impegna a dichiarare guerra all’Austria entro 3 mesi.
Questo avviene il 17 giugno 1866; il 20 giugno, l’Italia segue la Prussia.
20 giugno1866: dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria
24 giugno: sconfitta dell’esercito italiano, guidato da La Marmora, a Custoza
3 luglio: vittoria dei Prussiani contro gli Austriaci a Sadowa (Boemia)
3-4 luglio: controffensiva dei garibaldini in Trentino
20 luglio: sconfitta della flotta italiana a Lissa, davanti alla costa dalmata
21 luglio: vittoria di Garibaldi a Bezzecca, in Trentino
12 luglio: armistizio tra Italia e Austria
3 ottobre: accordo di pace.
Il 3 ottobre, l’imperatore Francesco-Giuseppe riconosce l’esistenza del
Regno d’Italia, ma la restituzione del controllo di Venezia avviene in
modo indiretto: questa passerà alla Francia, che la concederà all’Italia.
Il 21 ottobre, un’interrogazione plebiscitaria dichiara l’annessione del
Veneto al regno.
Qualche settimana dopo, Venezia accoglie trionfalmente Vittorio
Emanuele II.
La proclamazione del regno, nel 1861, non ha fatto che rimandare il regolamento
della cosiddetta « questione romana » cui abbiamo accennato prima, e che
include il problema del potere temporale del Papa in un’Italia ormai unita che
riconosce Roma come capitale « naturale ».

Il 25 e 26 marzo del 1861 infatti, Cavour si esprime in questi termini: « Soltanto


Roma può essere la capitale dell’Italia libera, con l’accordo della diplomazia
francese e nel rispetto del potere spirituale del pontefice.

I garibaldini, molto più drastici, lo abbiamo visto, riassumono il loro sogno di


conquistare Roma nella frase « Roma o morte ».
La conquista di Roma
Le ultime truppe francesi lasciano Roma nel dicembre del 1866, due mesi dopo
il trattato di pace italo-austriaco.
Il 1867 vede una nuova ondata di agitazioni popolari in merito alla questione
romana, all’interno e all’esterno degli Stati pontifici.
A Roma, nel luglio 1867, un gruppo di patrioti prepara un’insurrezione contro il
governo e l’esercito del papa. Ad ottobre, il tentativo di assalto al Campidoglio e
alla caserma Serristori è rapidamente soffocato.
In luglio, Garibaldi viene arrestato vicino a Siena, ma subito liberato sotto la
pressione popolare. Il generale lancia una nuova spedizione verso i territori del
Papa in Ottobre. Dopo una prima vittoria, un nuovo intervento delle truppe di
Napoléon III salva il pontefice e i suoi Stati.
La classe politica italiana non può più tollerare questa situazione, e il
regolamento della « questione romana » si impone in modo definitivo.
Una decisione simbolica fu quella di spostare la capitale del Regno d’Italia da
Torino a Firenze (1866). Il potere si avvicina fisicamente a Roma.

Lo scoppio della guerra franco-prussiana, nel luglio del 1870, offre un ampio
margine di manovra alle truppe del Regno d’Italia. Il governo italiano si
dichiara neutrale, e Napoléon III è costretto a ritirare le proprie truppe da
Roma per combattere i Prussiani.

Dopo la sconfitta di Sedan (31 agosto-2 settembre), e dopo la proclamazione


della repubblica francese (4 settembre), il Regno d’Italia da al Papa un
ultimatum: se il pontefice cede, non ci sarà nessuna battaglia, e verrà
riconosciuto a Pio IX e ai suoi successori il potere spirituale.
La breccia di Porta Pia

Il Papa rifiuta. Il generale Raffaele Cadorna guida allora le truppe italiane


all’interno degli Stati ponfifici il 12 settembre. Il 20, un battaglione di fanti e
soprattutto il battaglione dei bersaglieri entrano a Roma attraverso la breccia
aperta dall’artiglieria nella zone delle mura di Porta Pia, a nord-est della città.

Questa porta d’ingresso, al cui posto verrà eretto un monumento ai bersaglieri, è


il simbolo del compimento delle conquiste territoriali dell’Italia unita.
Un nuovo plebiscito sancisce la maggioranza schiacciante dei partigiani
favorevoli all’annessione di Roma al Regno d’Italia.
Il 1 luglio 1871, Roma diventa la nuova capitale.
Il governo si installa a luglio.

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