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´ Sacerdote torinese
´ Primato morale e civile degli italiani.
´ Papa capo spirtituale e capo dello Stato.
´ Religione come collante che avrebbe riunito gli
italiani.
Le tesi di Gioberti sono importanti perché illustrano la
possibilità di stabilire nuovi rapporti tra religione e politica,
finalizzati all’indipendenza nazionale. La nuova relazione tra
religione e politica riconosce la necessità di un nuovo patto.
Papa Pio IX
´ Il Papa liberale
Gli scrittori italiani « romantici » partecipano forse ancor più dei loro
colleghi europei al movimento liberale e sono direttamente implicati nella
lotta per la causa nazionale.
L’affermazione di questa letteratura si fonda su tre pilastri principali:
1) la critica ai regimi dispotici stranieri presenti in Italia;
2) la celebrazione del passato glorioso della nazione italiana;
3) la testimonianza delle sofferenze dei « martiri » della causa nazionale.
Alessandro Manzoni
´ In questa battaglia è ferito a morte Goffredo Mameli, autore del testo dell’inno nazionale
« Il canto degli italiani ».
´ Il Re Carlo Alberto abdica e il figlio Vittorio Emanuele II frima il trattato di pace con gli austrici.
Art. 1: Religione cattolica speciale, quella ufficiale dello Stato. Gli altri culti sono tollerati.
Art. 2: Il Governo è di tipo monarchico rappresentativo e il re viene eletto per diritto
ereditario.
Art. 3: Potere legislativo al re, il quale nomina i Senatori, mentre i Deputati sono eletti a
suffragio censitario.
Questo trionfo riscatta le pesanti sconfitte di Custoza nel 1848 e di Novara del 1849.
- Regno del Nord Italia: (Piemonte, Sardegna, Lombardia, Veneto, Parma e Modena),
governato dai Savoia ;
- Regno dell’Italia centrale: Toscana e Stati pontifici, governati da un sovrano di
fiducia;
- Regno dell’Italia Meridionale: sud Italia, governato ancora dai Borboni, o dalla dinastia
dei Murat;
- Roma: da lasciare al Papa, protetta dalla Francia;
- Nizza e la Savoia: andranno alla Francia.
La strategia di Cavour: provocare la guerra
Cavour organizza un piano per provocare il conflitto: l’idea è quella di far scoppiare
un’insurrezione nel nord della Toscana, che obbligherebbe l’Austria a intervenire, e
giustificherebbe così l’ingresso in guerra del Piemonte-Sardegna.
Il Regno di Sardegna intensifica gli sforzi militari.
Giuseppe Garibaldi è nominato a capo di un corpo di volontari, i Cacciatori delle Alpi.
L’insurrezione prevista a Massa e Carrara (Toscana) scoppia: le truppe sardo-piemontesi
arrivano per proteggere il nuovo governo provvisorio di queste città (che erano sotto
controllo austriaco).
Inizia la Seconda guerra d’Indipendenza, che durerà due mesi.
I combattimenti si svolgeranno essenzialmente in Lombardia.
11 luglio: a Villafranca, Napoléon III e l’Imperatore Francesco
Giuseppe d’Asburgo firmano l’armistizio, atto conclusivo della
Seconda guerra d’Indipendenza.
Questo patto, da cui fu escluso Vittorio Emanuele II, avrà delle conseguenze
importanti. Le più importanti: all’Austria rimane il controllo del Veneto e di
alcune città importanti (Mantova e Peschiera). I patrioti italiani si sentono
nuovamente traditi da Napoléon III, come avvenne nel 1849, nell’episodio
della Repubblica Romana. Cavour, non accettando la fine della guerra, si
dimette.
L’adesione degli Stati del Centro al Piemonte-Sardegna:
Il RIVOLGIMENTO
1) Una manifestazione in seguito alla notizia della guerra tra Piemonte-Sardegna (+Francia)
contro l’Austria;
2) Un invito ai sovrani locali perché sostengano l’alleanza franco-sarda;
3) L’instaurazione di un governo provvisorio.
ALCUNI ESEMPI
Garibaldi prepara dunque una spedizione in Sicilia per soccorrere i ribelli guidati da Crispi. L’avventura
garibaldina in Sicilia si può riassumere in TRE MOMENTI:
1) Aprile-maggio 1860: sono reclutati tra i 1000 e i 1100 volontari. Per questo, si parlerà della
« spedizione dei Mille ». Cavour fornisce a questi volontari i fucili necessari e da la sua autorizzazione
ai capi della spedizione.
2) 5-6 maggio: le truppe si imbarcano a Quarto (vicino a Genova). Lo sbarco avviene l’11 maggio a
Marsala, grazie alla protezione di due navi inglesi all’ingresso del porto.
Una profonda crisi s’instaura però in seguito alla liberazione della Sicilia. Quando i Mille
sbarcano a Marsala, le attese del popolo, e particolarmente dei contadini, sono altissime. Dopo la
sconfitta dell’esercito borbonico, non c’è la ridistribuzione delle terre, come molti speravano. I
contadini di Bronte si ribellano, ma la loro protesta è repressa dai garibaldini.
In seguito a questi fatti, il governo sardo-piemontese, e Cavour in particolare, decidono di
limitare l’azione di Garibaldi. Si affrontano due visioni del processo che porterà all’Unità
nazionale: da un lato la rivoluzione popolare dell’Eroe dei due Mondi e dei legionari volontari ;
dall’altra la visione moderata di un potere statale, e del suo esercito regolare.
La conquista della Sicilia pone alcuni problemi, prima di tutto politici.
Garibaldi si nomina « dittatore » e abolisce il potere del Re di Napoli sull’isola.
Decide inoltre di continuare la sua marcia con le « camice rosse » per liberare tutto il Sud
dell’Italia.
Una profonda crisi s’instaura però in seguito alla liberazione della Sicilia.
Quando i Mille sbarcano a Marsala, le attese del popolo, e particolarmente dei contadini,
sono altissime.
Dopo la sconfitta dell’esercito borbonico, non c’è la ridistribuzione delle terre, come
molti speravano. I contadini di Bronte si ribellano, ma la loro protesta è repressa dai
garibaldini.
In seguito a questi fatti, il governo sardo-piemontese, e Cavour in particolare, decidono
di limitare l’azione di Garibaldi. Si affrontano due visioni del processo che porterà
all’Unità nazionale: da un lato la rivoluzione popolare dell’Eroe dei due Mondi e dei
legionari volontari ; dall’altra la visione moderata di un potere statale, e del suo esercito
regolare.
L’incontro a Teano e la proclamazione del Regno
26 Ottobre 1860: Garibaldi e Vittorio Emanuele II si incontrano a Teano, a nord
di Napoli. Il generale lo riconosce come Re d’Italia.
Rifiutando gli onori, Garibaldi « lascia la scena » e si ritira sulla piccola isola di
Caprera, nel nord della Sardegna.
Dopo la seconda guerra, del 1859, Vienna intensifica gli sforzi per il
controllo del Veneto, in particolare attraverso la germanizzazione
dell’amministrazione territoriale e giuridica.
Questo provoca un enorme sentimento di rivolta che trova eco nelle tante
associazioni patriotiche del regno d’Italia.
Lo spirito anti-austriaco va dalle città alle campagne. Nell’opinione
pubblica, la liberazione di Venezia costituisce il vero gesto simbolico
dell’unità nazionale, in quanto Roma, sebbene sotto il controllo del Papa, è
comunque « italiana » : non è occupata da una potenza straniera.
Viva VERDI!
Le rappresentazioni delle opere di Giuseppe
Verdi innescano regolarmente delle
manifestazioni spontanee pro-unitarie.
Giuseppe Verdi, 1813-1901
Verso la metà degli anni ‘60, la diplomazia riscrive le regole delle aspirazioni
nazionali. L’idea dell’alleanza tra il Regno sardo-piemontese, ormai Regno
d’Italia, e la Prussia, circolava già dal 1850. Nel 1861, Cavour giudica questa
intesa indispensabile. L’Italia deve dialogare con Bismarck e con Napoleone III.
Dopo un trattato di commercio (il progetto per il tunnel del San Gottardo, nelle
Alpi), a Berlino viene firmato un trattato d’alleanza (aprile 1866). L’Italia si
impegna a dichiarare guerra all’Austria, nel caso di un conflitto tra l’Austria e la
Prussia. La Prussia si impegna a dichiarare guerra all’Austria entro 3 mesi.
Questo avviene il 17 giugno 1866; il 20 giugno, l’Italia segue la Prussia.
20 giugno1866: dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria
24 giugno: sconfitta dell’esercito italiano, guidato da La Marmora, a Custoza
3 luglio: vittoria dei Prussiani contro gli Austriaci a Sadowa (Boemia)
3-4 luglio: controffensiva dei garibaldini in Trentino
20 luglio: sconfitta della flotta italiana a Lissa, davanti alla costa dalmata
21 luglio: vittoria di Garibaldi a Bezzecca, in Trentino
12 luglio: armistizio tra Italia e Austria
3 ottobre: accordo di pace.
Il 3 ottobre, l’imperatore Francesco-Giuseppe riconosce l’esistenza del
Regno d’Italia, ma la restituzione del controllo di Venezia avviene in
modo indiretto: questa passerà alla Francia, che la concederà all’Italia.
Il 21 ottobre, un’interrogazione plebiscitaria dichiara l’annessione del
Veneto al regno.
Qualche settimana dopo, Venezia accoglie trionfalmente Vittorio
Emanuele II.
La proclamazione del regno, nel 1861, non ha fatto che rimandare il regolamento
della cosiddetta « questione romana » cui abbiamo accennato prima, e che
include il problema del potere temporale del Papa in un’Italia ormai unita che
riconosce Roma come capitale « naturale ».
Lo scoppio della guerra franco-prussiana, nel luglio del 1870, offre un ampio
margine di manovra alle truppe del Regno d’Italia. Il governo italiano si
dichiara neutrale, e Napoléon III è costretto a ritirare le proprie truppe da
Roma per combattere i Prussiani.