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176 Il XIX Secolo

della Carolina del Sud, Lincoln ordina l’invio delle truppe per sedare la rivolta. I nordisti
sono chiamati ad agire su un fronte assai vasto, Lincoln applica dunque un blocco navale
delle coste meridionali per impedire l’afflusso di rifornimenti dall’Europa, cui sarebbe
seguita l’invasione della valle del Mississippi.
Nel settembre del 1862 Lincoln annuncia che a partire dal 1◦ gennaio 1863, ne-
gli Stati coinvolti nella ribellione secessionista, gli schiavi sarebbero stati “liberi per
sempre”.
La superiorità economica e demografica dell’America settentrionale porta alla vitto-
ria del Nord. Il conflitto si conclude il 9 aprile 1865 con la battaglia di Appomattox
e la capitolazione dei sudisti.
XIX Secolo

Il 14 aprile 1865 Lincoln viene assassinato da un fanatico sudista.


Il 6 dicembre 1865 il 13◦ emendamento della Costituzione dichiara l’abolizione
della schiavitù in tutti i territori USA.

Sito di approfondimento sulla Secessione americana.


www.storiamilitare.altervista.org/index.htm

1.2.13 La situazione tra fine ‘800 e primo ‘900 in Europa


Dal 1870 al 1890 la Germania è guidata da Otto von Bismarck (1815 – 1898).
Nell’ambito della politica interna egli promuove una legislazione sociale all’avan-
guardia e intraprende una lotta contro il Partito Socialdemocratico e il Partito Catto-
lico del Centro. Tra il 1873 e il 1875 vengono emanate leggi repressive nei confronti del
clero cattolico.
Nel 1873 viene stipulato il Patto dei tre imperatori che sigla un’alleanza tra Germa-
nia, Russia e Austria. Bismarck si propone come difensore della pace e dell’equilibrio
europeo.
Il 9 marzo del 1888 sale al trono Guglielmo II.
Il 20 marzo 1890 Bismarck si dimette dalla cancelleria in seguito all’incompatibilità
di ideali con il parlamento e l’imperatore.
Il nuovo corso politico tedesco vede l’istituzione della weltpolitik, (politica mon-
diale imperialista e aggressiva). L’esercito e la flotta vengono significativamente poten-
ziate e si procede all’occupazione di Nuova Guinea, all’assoggettamento di Caroline,
Marianne e Palau.
In Francia il governo repubblicano moderato, in carica dal 1889 al 1899, applica
una politica repressiva nei confronti dell’opposizione socialista. La politica estera di
stampo coloniale in Asia e in Africa viene rafforzata.
Nel 1894 scoppia l’affaire Dreyfus, il caso assume una grande risonanza e la
Francia è sull’orlo di una guerra civile.
Nel 1891 viene concordata la Duplice Intesa tra Francia e Russia.
Al fine di garantire il rispetto dei reciproci interessi coloniali in Africa, l’8 aprile 1904
a Londra viene stipulato l’Entente Cordiale, intesa amichevole. Il trattato definisce
l’influenza francese sul Marocco e quella inglese sull’Egitto. Si tratta di una prima
risposta al riarmo navale tedesco e segna la fine dei secolari contrasti tra Francia e
Gran Bretagna.
Tale accordo pone le basi per la Triplice Intesa stipulata nel 1907 tra Francia,
Inghilterra e Russia.
Storia 177

All’inizio del 1905 la situazione sociale ed economica della Russia è fortemente


deteriorata a causa delle incompiute riforme agricole e all’industrializzazione forzata e
imposta dall’alto.
Il 22 gennaio 1905 a San Pietroburgo la situazione interna precipita. Una grande
folla si reca di fronte al Palazzo d’Inverno, residenza storica degli zar, per consegnare al
sovrano una supplica. Le truppe di guardia, senza l’ordine dello zar, caricano duramente
la folla.
A San Pietroburgo e a Mosca gli operai iniziano a scioperare, nelle campagne i
contadini si rivoltano, nell’esercito si assiste all’ammutinamento di interi reparti. Tra
l’ottobre ed il dicembre 1905 si formano i primi soviet (consigli ) operai.
Nell’ottobre 1905 lo zar Nicola II pubblica il Manifesto di ottobre con cui concede

Storia
una costituzione e proclama i basilari diritti civili per tutti i sudditi. Il documento
prevede l’elezione di una Duma ossia di un parlamento, anche se con poteri limitati.

Film La corazzata Potëmkin di Sergej Ejzenštejn, 1925


www.youtube.com/watch?v=ptxoW8z2DL0

Nel 1912 Serbia, Bulgaria, Grecia e Montenegro costituiscono la Lega balcanica contro
l’Impero ottomano.
L’8 ottobre 1912 il Montenegro dichiara guerra all’Impero segnando l’inizio del-
la prima guerra balcanica. Pochi giorni dopo gli altri tre stati dichiarano guerra
alla Turchia.
Il conflitto si conclude con la vittoria della lega balcanica. I dissensi fra gli stati
della lega sfociano però in ulteriori dissensi causati dalla spartizione della Macedonia.
Tali tensioni porteranno alla seconda guerra balcanica che vede la Bulgaria, succes-
sivamente appoggiata dall’ Impero ottomano e dalla Romania, contrapporsi a Serbia e
Grecia.

1.2.14 I primi anni di unità nazionale italiana


Dal 1861 al 1876 il nascente Regno è presieduto da un governo di destra. I primi provve-
dimenti sono volti ad arginare il problema del brigantaggio che colpisce il meridione, la
stabilizzazione dei confini dello Stato pontificio, il ritiro delle truppe francesi da Roma
e lo spostamento della capitale del Regno da Torino a Firenze.
Dal 19 giugno al 12 agosto 1886 si intraprende la terza guerra di indipendenza.
L’Italia stringe alleanza con la Prussia contro l’Austria. Con la Pace di Vienna del 3
ottobre il Veneto viene ceduto all’Italia.
Nella penisola Garibaldi tenta una liberazione di Roma provocando un’insurrezione
e nell’ottobre 1867, a Mentana, subisce una sconfitta.
Il 20 settembre 1870, agli ordini del generale Raffaello Cadorna, il corpo di spedi-
zione italiano entra in Roma attraverso la Breccia di Porta Pia. L’episodio sancisce
l’annessione di Roma al Regno d’Italia, decretando la fine dello Stato Pontificio e
del potere temporale dei Papi.
Nel 1876 sale al potere la Sinistra con il governo di Agostino Depretis. In que-
sti anni si giunge a garantire l’istruzione elementare obbligatoria laica e gratuita,
l’ampliamento del suffragio e l’abolizione della tassa sul macinato.
178 Il XIX Secolo

Nel 1882 si assiste a una svolta moderata, con la fase del Trasformismo, caratte-
rizzata da una politica interna protezionistica. Nello stesso anno l’Italia sottoscrive la
Triplice Alleanza con Germania e Austria.
Al governo Depretis, nel 1887, segue quello di Crispi. Egli attua una riforma am-
ministrativa dello Stato che prevede l’abolizione della pena di morte e il diritto allo
sciopero. In politica estera viene rafforzata la Triplice Alleanza, sancito il Trattato
di Uccialli tra l’Italia e l’Etiopia e nel 1890 si giunge alla colonizzazione di Eritrea e
Somalia.
Il successivo Ministero Giolitti, 1892-1893, è improntato su ideali democratici
nella convinzione che possano favorire lo sviluppo economico e culturale del Paese.
XIX Secolo

Tale direzione subisce un arresto nel 1893 con il secondo Ministero Crispi il quale
sostiene una politica autoritaria e repressiva specialmente nei confronti dei moti di
protesta in Sicilia e Lunigiana.
Gli ultimi anni del secolo sono un periodo difficile per il Regno d’Italia. Nel 1896,
con la Pace di Addis Abeba, l’Italia rinuncia all’Abissinia. In seguito ai rincari nel Paese
scoppiano una serie di rivolte. Il Ministero Pelloux, 1898-1900, interviene limitando
la libertà di stampa e di associazione.
Il 29 luglio 1900, durante il governo Saracco, il re Umberto I viene ucciso a Monza.
Il nuovo re, Vittorio Emanuele III, si dimostra più attento ai mutamenti che
coinvolgono la nazione, inaugurando un corso politico decisamente più democratico.
Egli chiama al governo Giuseppe Zanardelli, sostituito nel 1903 da Giovanni Giolitti.
Il programma politico giolittiano comprende numerose riforme.
In campo sociale avvia provvedimenti che limitano lo sfruttamento del lavoro mi-
norile e nel 1912 viene varato il suffragio universale.
Nella sfera politica compie un avvicinamento ai socialisti riformisti e nel 1913, con
il patto Gentiloni, si raggiunge un accordo tra Stato e Chiesa.
In questi anni l’Italia vive un periodo di fioritura economica, vengono ultimate in-
frastrutture e raddoppiata la produzione industriale, con un conseguente miglioramento
delle condizioni di vita.
Il meridione tuttavia deve affrontare una serie di difficoltà che impediscono il rapido
sviluppo. Giolitti per la prima volta affronta la questione del Mezzogiorno con un
complesso di leggi speciali e di aiuti economici in vista di una riabilitazione delle aree
più arretrate.
Nell’ambito della politica estera si assiste a un miglioramento dei rapporti con
la Francia. L’Italia ottiene la possibilità di espandersi in Libia e lascia il Marocco alla
Francia. In questo periodo in Italia si sviluppa un sentimento nazionalista di rivalsa. Nel
1910 nasce l’Associazione nazionalista italiana che sostiene fortemente l’espansione in
terra africana. Il Paese si risolve dunque ad inviare un contingente in Libia incontrando
le resistenze turche. Nel 1912 si conclude la Pace di Losanna che sancisce il protettorato
italiano sulla Libia.
L’operazione ha un costo molto elevato e non produce consistenti vantaggi econo-
mici. Il governo viene dunque messo in discussione, nel 1914 Giolitti rassegna le proprie
dimissioni e al suo posto sale il liberal conservatore Antonio Salandra.
Le tensioni sociali tuttavia crescono e sfociano nella “settimana rossa”, nelle Marche
e in Romagna scoppiano violente rivolte.
Storia 179

Un documento del cinema muto: La Presa di Roma, 1905, di Filoteo Alberin:


www.youtube.com/watch?v=bRDdaJqV7LI&feature=related

1.3 La prima guerra mondiale


1.3.1 Le cause
La prima guerra mondiale scoppia il 28 luglio 1914
dopo una serie di crescenti tensioni insorte tra le
principali nazioni europee.

Storia
Le cause del conflitto sono diverse e risalgono
agli ultimi anni dell’Ottocento.

Il contrasto franco-germanico
Il diciannovesimo secolo aveva visto la nascita del- Figura 1.2: Soldato in trincea.
l’importante Impero tedesco in seguito alla guerra
franco-prussiana (dal 19 luglio 1870 al 10 maggio 1871). In Francia nasce un’ideolo-
gia nazionalistica, il revanscismo, caratterizzata da un sentimento di rivincita nei
confronti della Germania causato dall’annessione dei territori di Alsazia e Lorena, un
tempo francesi, all’Impero tedesco.
D’altra parte, sotto la guida del cancelliere Otto von Bismarck la Germania
stringe un’alleanza con l’Impero autro-ungarico, l’Italia e un’intesa con la Russia.
Nel 1888 sale al trono dell’Impero tedesco Guglielmo II il quale, intenzionato a
dirigere autonomamente la politica, ottiene le dimissioni di Bismark.
Il nuovo re non rinnova il trattato con la Russia la quale, nel 1894, stringe un’al-
leanza con la Francia.

Il contrasto anglo-germanico
Intenzionato ad estendere l’Impero tedesco anche in Africa e nel Pacifico, Guglielmo
II dà avvio ad un’importante politica di riarmo navale. Tale decisione viene concepita
come una sfida aperta al secolare predominio navale britannico. La Gran Bretagna
dunque nel 1904 stringe un’alleanza con la Francia e nel 1907 con la Russia.

La corsa agli armamenti


In vista di un possibile conflitto, le principali potenze europee danno avvio ad un’intensa
produzione industriale bellica.

Fermenti nazionalistici nell’Impero austro-ungarico per l’indipendenza dall’Impero


austriaco
Negli stati balcanici nascono forti aspirazioni nazionalistiche, questi paesi guardano alla
Germania, l’Austria-Ungheria e alla Russia come possibili alleati per ottenere un sup-
porto. Nel 1908 in Serbia si costituiscono circoli anti austriaci in seguito all’annessione
della Bosnia ed Erzegovina da parte dell’Austria.
180 La prima guerra mondiale

La causa scatenante
La causa scatenante del conflitto è l’assassinio del futuro erede al trono d’Austria:
l’arciduca Francesco Ferdinando.
Francesco Ferdinando viene ucciso a Sarajevo da un militante di un’organiz-
zazione indipendentista serba.

1.3.2 Lo scoppio della prima guerra mondiale


L’Austria invia alla Serbia un ultimatum con il quale impone una serie di costrizioni
a dimostrazione della subordinazione dello stato balcanico all’Austria. La Serbia non
I Guerra Mond.

accetta l’ultimatum diplomatico e il 28 luglio 1914 l’imperatore Francesco Giuseppe


dichiara guerra alla Serbia.
In breve tempo il conflitto assume proporzioni vastissime coinvolgendo le principali
nazioni europee.

1.3.3 1914
La Russia offre sostegno alla Serbia dirigendo la propria mobilitazione non solo verso
la frontiera austro ungarica ma anche sul confine occidentale.
Il 31 luglio la Germania intima alla Russia di sospendere i preparativi bellici, ma
il governo russo non desiste. La Francia interviene nel conflitto schierandosi a fianco
della Russia.
Il 4 agosto, violando la neutralità del Belgio, la Germania dà avvio ad un attacco
contro la Francia attraverso le Ardenne.
La Germania è decisa a raggiungere Parigi colpendo cosı̀ il principale sistema
di fortificazione francese schierato sul confine tedesco. L’aggressione tedesca susci-
ta un’immediata reazione della Gran Bretagna che il 5 agosto dichiara guerra alla
Germania.
Inizialmente la manovra tedesca ha un clamoroso successo. Vince nella battaglia
delle frontiere (14–24 agosto) e si dirige verso Parigi. Il 2 settembre i tedeschi sono
a pochi chilometri dalla capitale e il governo francese abbandona la città.
L’intervento della Gran Bretagna però contrasta l’avanzata tedesca e, con l’aiu-
to della British Expeditionary Force, i francesi bloccano l’avanzata nemica nella
prima battaglia della Marna (5–12 settembre).
I tedeschi si dirigono a nord e il 9 ottobre conquistano Anversa. Ma l’intervento
dell’esercito alleato (Francia, Inghilterra e Belgio), con la battaglia di Ypres (15
ottobre-15 novembre), stabilizza il fronte sul fiume Yser. Contrariamente ai piani te-
deschi, che confidavano in una guerra lampo, il conflitto si trasforma in una logorante
guerra di posizione.
Nello stesso tempo la Russia invade la Prussia Orientale. Nelle battaglie di Tan-
nenberg (30 agosto), e dei Laghi Masuri (7- 14 settembre) la Germania sconfigge la
Russia ma è costretta a indebolire le proprie forze sul fronte occidentale.
La guerra assume ora una portata mondiale.
La Turchia interviene a fianco degli Imperi centrali estendendo il conflitto ad Orien-
te. Il Giappone si schiera con i Paesi Alleati.
Dopo due soli mesi il conflitto si prospetta essere molto più lungo e logorante del
previsto.
Storia 181

1.3.4 1915
Durante il 1915 sul fronte occidentale si vedono una serie di offensive reciproche da
parte dei Paesi Alleati e della Germania che non portano tuttavia a sconvolgimenti
territoriali.
Sul fronte orientale la Germania sconfigge la Russia che si vede costretta a liberare
la Prussia orientale, la Galizia e la Polonia.
Nel mese di maggio la Bulgaria entra in guerra a fianco degli Imperi Centrali. La
concertazione dell’esercito austriaco e bulgaro porta al tracollo della Serbia.

1.3.5 Intervento dell’Italia


Il 2 agosto 1914, allo scoppio del conflitto, l’Italia si dichiara neutrale.

Storia
Il 20 maggio 1882 il Paese aveva firmato il patto della Triplice Alleanza, l’accordo
difensivo che lega Germania, Austria Ungheria e Regno d’Italia. L’attacco dell’Austria
alla Serbia però ha carattere offensivo e l’Italia può pertanto considerarsi neutrale.
La portata della guerra però non lascia a lungo indifferente l’Italia.
Nel Paese convivono due forze contrastanti: i neutralisti e gli interventisti.
Tra i neutralisti, coloro i quali sostengono che l’Italia debba continuare a mante-
nersi neutrale, configurano:
Giolittiani, i quali temono che il conflitto possa minare il precario equilibrio
liberale.
Socialisti, che ritengono che la guerra non possa portare alcun beneficio alle masse.
Cattolici, in quanto sostenitori di un pacifismo religioso.
Gli interventisti, i sostenitori dell’intervento dell’Italia alla guerra, sono rappresentati
da:
Conservatori: rappresentati dal Presidente del Consiglio, Antonio Salandra, e
dal Ministro degli Esteri, Sidney Sonnino. Essi vedono nella guerra un’opportu-
nità per l’affermazione del prestigio internazionale dell’Italia e l’estensione della
sua influenza nell’area balcanica.
Nazionalisti: vedono nella vittoria della guerra la possibilità della nascita di un
Impero italiano.
Democratici: vedono nell’intervento un consolidamento della democrazia.
Socialisti rivoluzionari: rappresentati da Benito Mussolini, fondatore della ri-
vista “Popolo d’Italia”, considerano la guerra l’occasione per far emergere l’Italia
all’interno dello scenario europeo.
Sindacalisti rivoluzionari: rappresentati da Cesare Battisti, sostengono la guer-
ra in vista della liberazione di Trento e Trieste.
L’opinione pubblica si schiera a favore della neutralità del Paese, e in un primo momento
l’Italia avvia una trattativa con gli Imperi Centrali offrendo la propria neutralità in
cambio di alcuni riconoscimenti territoriali in Trentino e nei Balcani.
L’Austria tuttavia non si dimostra favorevole e l’Italia entra in trattativa con gli
Alleati.
182 La prima guerra mondiale

Il 26 aprile 1915 viene stipulato il Patto di Londra con il quale, in cambio del proprio
sostegno, all’Italia viene garantito il riconoscimento del Trentino, l’Alto Adige, Trieste,
l’Istria e la Dalmazia.
Tale accordo, tuttavia, viene siglato all’insaputa del Parlamento e il governo si trova
a dover affrontare la maggioranza neutralista parlamentare.
In seguito ad una forte spinta da parte degli interventisti e dei nazionalisti, sfociata
in una serie di manifestazioni dette le radiose giornate di maggio, il 23 maggio 1915
la Camera dà pieni poteri al governo e l’Italia dichiara guerra all’Austria.
Il comando dell’esercito italiano viene affidato al generale Luigi Cadorna il quale
I Guerra Mond.

sferra una serie di attacchi contro l’Austria. Tali sforzi non portano a risultati si-
gnificativi, ma limitano il crollo dell’esercito russo posto sotto pressione dall’esercito
austriaco.

1.3.6 1916
Il 21 febbraio 1916, a Verdun, l’esercito tedesco sferra un violento attacco contro le
forze francesi. Lo scontro si rivela logorante e sanguinoso. I tedeschi subiscono ingenti
perdite, la Francia riesce a malapena a resistere fino a quando, nel mese di maggio,
l’Inghilterra interviene in suo favore.
Sulla Somme si disputa un’altra battaglia. In questa occasione l’esercito inglese
utilizza per la prima volta i carri armati e lo scontro provoca la morte di un milione di
uomini.

Documentario sull’introduzione dei carri armati nella grande guerra:


www.youtube.com/watch?v=RXtJtWn3j70

Nella battaglia dello Jutland, il 31 maggio i tedeschi attaccano la flotta inglese nel
Mare del Nord, ma la Gran Bretagna mantiene il controllo del territorio e prosegue
nella politica del blocco navale nei confronti della Germania.
Sul Fronte Orientale la Russia riesce a recuperare le forze e riottiene la Galizia e la
Bucovina, territori perduti l’anno precedente.
Anche la Romania entra nel conflitto schierandosi a fianco dell’Intesa, ma ben presto
viene sconfitta dagli eserciti di Austria e Germania i quali ne invadono il territorio
sfruttando le risorse di grano e petrolio.
Con una spedizione punitiva, l’Austria attacca l’Italia. Intenzionato a vendicare il
tradimento italiano, l’esercito austriaco tenta di penetrare in Trentino ma l’Italia riesce
faticosamente a resistere sull’Altipiano di Asiago.

Film: Uomini contro 1970 di Francesco Rosi


www.youtube.com/watch?v=Hb5rLDy5D70

Caduto il governo Salandra a causa dell’insoddisfazione generale per gli scarsi risul-
tati dell’offensiva italiana, il 18 giugno Paolo Boselli viene nominato Presidente del
Consiglio dei ministri.
Contemporaneamente il generale Cadorna dirige alcune divisioni sul fronte di Isonzo
e il 9 agosto 1916 riesce ad ottenere Gorizia.
Storia 183

1.3.7 1917
Il 1917 si rivela un anno decisivo per il conflitto.
L’andamento sul fronte Orientale risente dello scoppio della Rivoluzione Russa. Alla
caduta dello zar Nicola II il governo provvisorio presieduto dal socialista Alexandr
Kerenskij decide di proseguire il conflitto. Il generale Brusilov, dopo aver riportato
una serie di successi in Oriente, sferra un attacco in Galizia che si rivela però una grave
sconfitta per l’esercito russo.
Nonostante le sanguinose battaglie combattute sul territorio francese, la situazio-
ne vive un momento di stallo e nessuna potenza riesce ad ottenere il sopravvento. La
Germania reagisce attuando una guerra sottomarina con lo scopo di ostacolare i
rifornimenti per l’Inghilterra e gli stati dell’Intesa. Durante gli scontri la flotta tede-

Storia
sca colpisce diverse imbarcazioni commerciali americane compromettendo le relazioni
diplomatiche fino a quando il 6 aprile gli Stati Uniti fanno il loro ingresso in guerra.
Il 1917 per l’Italia rappresenta un anno difficile.
Il generale Cadorna dirige un’offensiva sull’Isonzo che però non porta a nuove
conquiste e gli uomini sono stremati dopo due anni di conflitto.
La guerra si dimostra costosa e provoca un altissimo numero di vittime creando un
clima di malcontento generale.
Davanti ad un paese stremato, l’esercito austro tedesco coglie l’occasione per sfer-
rare un attacco. Il 24 ottobre l’Austria sfonda la linea difensiva sul fronte carsico
e il 1◦ novembre infligge all’Italia la drammatica disfatta di Caporetto. L’eser-
cito d’oltralpe adotta una nuova tecnica d’infiltrazione che consiste nel sorprende-
re il nemico, guadagnare posizioni ed avanzare rapidamente, senza il consolidamen-
to delle posizioni. Cadono sul campo 40.000 uomini e 275.000 vengono fatti prigio-
nieri.
Nonostante il generale Cadorna non ammetta le proprie responsabilità, l’8 novembre
la guida dell’esercito viene affidata al generale Armando Diaz.
Il 13 novembre le truppe austriache sferrano un altro duro attacco a ovest del fiume
Piave, sul Monte Grappa. In questa occasione l’esercito italiano dimostra un’ecceziona-
le forza difensiva riuscendo ad impedire lo sfondamento nemico. Vittorio Emanuele
Orlando sostituisce il ministro Boselli che aveva apertamente sostenuto il generale
Cadorna.

Video: Alessandro Baricco commenta la disfatta di Caporetto


www.youtube.com/watch?v=PQOMCy2ghT4

1.3.8 1918
L’intervento in guerra degli Stati Uniti, oltre che per ragioni economiche, è dettato
dalla volontà di affermare un’ideologia democratica contro la tendenza imperialistica
delle nazioni coinvolte nel conflitto.
L’8 gennaio 1918 il presidente americano Woodrow Wilson (1856 – 1924) elabora
un programma di pace che prevede, tra gli altri punti, l’abolizione della polizia segreta,
la libertà di navigazione, una revisione delle frontiere doganali e la creazione di una
Società delle Nazioni in tutela della pace. Il programma, tuttavia, al momento non
porta ad un accordo tra le nazioni.
La Francia continua ad essere un nodo cruciale all’interno del conflitto.
184 La prima guerra mondiale

A marzo i tedeschi sfondano le linee nemiche nelle Fiandre e giungono alla Marna
dove si disputa la seconda battaglia della Marna (17 luglio) che però non por-
ta ad una sostanziale conquista del territorio da parte tedesca. Guidato dal generale
Foch, l’esercito anglo francese dà avvio a una vigorosa controffensiva, che, supportata
dall’intervento americano, costringe i tedeschi alla ritirata. L’8 agosto ad Amiens la
Germania subisce una forte sconfitta che fa presagire l’esito della guerra. Il corrispon-
dente di guerra Philip Gibbs, notando l’effetto della battaglia sul ritmo della guerra,
il 27 agosto scrive: “Il nemico è sulla difensiva, è cosı̀ decisamente nelle nostre ma-
ni, che siamo in grado di colpire il nemico in molti punti differenti. Il cambiamento è
I Guerra Mond.

stato più grande nelle menti degli uomini, che nella conquista di terreno. Sul nostro
fronte sembra che l’esercito sia incoraggiato dall’enorme speranza di risolvere presto la
questione” e che “c’è anche un cambiamento nella mente del nemico. Non hanno più
la minima speranza di vittoria sul fronte occidentale. Tutto ciò che sperano ora è di
potersi difendere abbastanza a lungo da arrivare ad una pace negoziata”.
Sul fronte orientale, il 3 marzo la Russia firma il trattato di Brest Litovsk col
quale cede alla Germania la Polonia, l’Estonia, la Lettonia e la Lituania.
Nel mese di maggio la Romania sottoscrive la pace di Bucarest. Il 29 settembre
l’esercito franco serbo avanza in Macedonia e costringe la Bulgaria alla resa.
Le forze inglesi invadono la Siria e costringono la Turchia all’armistizio.
In Italia gli austriaci sferrano un duro attacco, ma il 24 ottobre, con la battaglia
di Vittorio Veneto, inizia la controffensiva che arresta l’avanzata nemica. A Padova,
a Villa Giusti, il 4 novembre l’Austria è costretta a firmare l’armistizio.
La Germania formalmente è ancora in guerra, ma l’esercito e la flotta sono comple-
tamente inefficienti.
Piegata da una rivoluzione interna, l’8 novembre avviene la dissoluzione dell’Impero
e la proclamazione della repubblica.
L’11 novembre, la Germania è costretta a firmare l’armistizio di Rethondes
che determina la fine della prima guerra mondiale.

1.3.9 1919: I Trattati di pace


Il 18 gennaio 1919 si apre a Parigi la Conferenza generale per la Pace. La parte-
cipazione è riservata ai 32 paesi vincitori, il ruolo fondamentale tuttavia è assegnato a
Francia, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti.
Il tema della conferenza è la risoluzione dei problemi politici e territoriali in seguito
alla disgregazione degli Imperi tedesco, austriaco, russo e turco. La maggior premura
per gli Stati vincitori è quella di mettere la Germania nelle condizioni di non poter
avanzare, in futuro, nuove politiche aggressive. La Francia, sostenuta dalle forze di
destra, propende per l’annullamento della Germania.
La Gran Bretagna e gli Stati Uniti, d’altro canto, sostengono una politica di mag-
giore clemenza.
Le trattative tengono conto del piano di pace promosso da Wilson nel ’18 e la
soluzione consiste nel compromesso. Le maggiori problematiche per la risoluzione del-
le trattative riguardano la presenza di differenti gruppi etnici all’interno dello stesso
territorio e il rispetto degli interessi dei paesi vincitori.
Durante il 1919 vengono elaborati diversi trattati al fine di risolvere le spartizioni
territoriali.
Storia 185

Il 28 giugno viene siglato il Trattato di Versailles. Esso ha un carattere evidente-


mente punitivo nei confronti della Germania, e i tedeschi lo definiscono un diktat.
Il trattato prevede che la Germania rinunci alle colonie, riduca le proprie forze
armate, risarcisca i danni di guerra e consegni la flotta.
Alla Francia vengono restituiti la Saar, l’Alsazia e la Lorena.
Alla repubblica Polacca vengono riconosciuti l’alta Slesia, la Posnania, la Pomerania
e il corridoio che conduce al mar Baltico.
Al fine di stabilire le condizioni di pace per l’Austria e Ungheria, nei Trattati di
Saint Germain del 10 settembre e di Trianon del 4 giugno 1920, vengono create
quattro nuove entità territoriali: la repubblica Austriaca, la repubblica Cecoslovac-
ca, il Regno d’Ungheria, e il Regno di Jugoslavia, che comprende Serbia, Croazia,

Storia
Montenegro, Slovenia e Bosnia Erzegovina.
All’Italia vengono assegnati il Trentino, l’Alto Adige, Trieste e l’Istria. Le questioni
relative alla Dalmazia e alla città di Fiume però non trovano risoluzione, suscitando
tensioni da parte dei nazionalisti che rivendicano una “vittoria mutilata”.
Il Trattato di Neuilly, del 27 novembre 1919, stabilisce la cessione alla Romania
e alla Grecia dei territori occupati durante il conflitto da parte della Bulgaria. Con
questo trattato la Bulgaria perde il suo sbocco sul mar Egeo. L’importante sforzo
bellico sostenuto durante il conflitto porta la Bulgaria ad una grave crisi economica.
Il 28 aprile 1920 viene firmato il Trattato Sevres in cui si stabilisce che la Turchia
perde Smirne in favore della Grecia, la Siria, la Palestina e l’Iraq.

1.3.10 La nascita della Società delle Nazioni


L’idea della Società delle Nazioni nasce dal Segretario di Stato per gli Affari Este-
ri e del Commonwealth inglese Edward Grey e viene immediatamente adottata
dal Presidente americano Wilson.
Il 25 gennaio 1919 viene accettata la proposta di Wilson di creare un’organizzazione
sovranazionale a salvaguardia della pace mondiale.
Una commissione, presieduta dal presidente americano, redige lo statuto dell’orga-
nizzazione, la Convenzione della Società delle Nazioni. Il 28 aprile 1919 riceve
l’approvazione, e nel Trattato di Versailles viene inserita una forma definitiva dello
statuto.
I lavori della Società delle Nazioni hanno ufficialmente inizio il 10 gennaio 1920 a Lon-
dra. Nella stessa data entra in vigore il Trattato di Versailles ponendo formalmente
termine alla prima guerra mondiale.
Il 1◦ novembre 1920 la sede della Società delle Nazioni viene spostata da Londra
a Ginevra, nel Palazzo Wilson, dove il 15 novembre dello stesso anno si tiene la prima
Assemblea Generale con le rappresentanze di 41 nazioni.

1.3.11 La rivoluzione russa


La rivoluzione
A causa di un crescente malcontento sociale ed economico, il 23 febbraio 1917 (secondo
la datazione del calendario ortodosso) una folla di studenti, operai e truppe di guar-
nigione insorge contro il regime zarista, prende d’assalto il Palazzo d’Inverno, sede del
potere imperiale, e arresta lo zar Nicola II.
186 La prima guerra mondiale

I rivoluzionari instaurano un governo provvisorio di indirizzo liberale parlamentare


presieduto dal principe L’vov e istituiscono i soviet, assemblee rappresentative con
una funzione di controllo sull’apparato governativo.
Ben presto però nascono contrasti tra il governo e i
soviet.
Il governo si dichiara intenzionato a proseguire i com-
battimenti con lo scopo di estendere l’influenza russa sui
Balcani.
I soviet invece sostengono l’interruzione del conflitto
I Guerra Mond.

che sta logorando le masse contadine e operaie.


Nel mese di aprile Vladimir Lenin ritorna in patria
dopo un lungo esilio in Svizzera e pubblica le Tesi di
aprile. In questo documento espone il proprio program-
ma politico e stabilisce le basi per la nascita del regime
comunista.
Lenin sostiene:
La consegna del potere ai soviet togliendo responsabi-
lità al governo provvisorio. Figura 1.3: Vladimir Lenin.
L’interruzione della guerra.
La nazionalizzazione delle terre e delle banche.
La necessità di realizzare una società comunista attraverso la rivoluzione armata.
L’importanza della nascita di una Terza Internazionale per diffondere la rivoluzione.
Il cambio del nome del partito bolscevico in Partito Comunista Russo.
Le Tesi di aprile vengono considerate fuori legge e i membri del partito comunista
sono arrestati o costretti alla fuga.
Nel settembre del 1917 il generale Kornilov, rappresentate delle forze antirivolu-
zionarie, tenta un colpo di stato con l’obiettivo di porre fine al governo provvisorio
e alle organizzazioni dei soviet. I bolscevichi però impediscono l’azione di Kornilov e
ottengono grande prestigio in tutto il Paese.
Lenin organizza un’insurrezione armata.
Con il sostegno del popolo, nella notte tra il 24 e il 25 ottobre 1917 (secondo il
calendario giuliano) le forze rivoluzionarie occupano Pietroburgo e sciolgono il governo
provvisorio: la Rivoluzione di ottobre. La conquista del potere viene sancita dal
Governo dei Soviet che elegge Lenin come presidente del Consiglio dei Comunisti del
Popolo, Lev Trotsky commissario degli Esteri e Josif Stalin commissario per le
Nazionalità.
Con il diffondersi del senso rivoluzionario, il nuovo governo sovietico (espressione del
Congresso dei Soviet e non come governo dell’Unione Sovietica, non ancora esistente)
muove i suoi primi passi ed emette i primi atti formali che prevedono:
L’interruzione dell’intervento russo nel conflitto mondiale.
La soppressione della proprietà terriera e demaniale.
La nazionalizzazione delle banche.
L’istituzione di un controllo operaio all’interno delle fabbriche.
In Russia si instaura una dittatura rivoluzionaria. Tutti i partiti politici, ad eccezio-
ne di quello comunista, vengono messi al bando, inoltre viene meno la separazione tra
i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, dal momento che tutti i poteri sono gestiti
dai soviet.
Storia 187

Il 3 marzo 1918, con il Trattato di Brest-Litovsk, la Russia esce dal conflitto


mondiale e l’Ucraina diventa stato autonomo.
Davanti al crescente potere assunto dalle forze rivoluzionarie, gli stati europei of-
frono il proprio sostegno alle armate bianche, le armate controrivoluzionarie formate
da nobili, borghesi e contadini agiati. Le armate rosse, costituite dalle masse conta-
dine e operaie guidate da Trotskij, hanno tuttavia la meglio sulle forze nemiche e nella
primavera 1920 si vede la fine della guerra civile.
Nel marzo del 1919, al fine di promuovere la rivoluzione anche al di fuori dei territori
russi, viene istituita la Terza Internazionale. Le nazioni europee però non aderisco-
no al programma, dal momento che gli operai occidentali rimangono legati alle idee
riformiste.

Storia
Sito di approfondimento sulla rivoluzione di ottobre http://www.1917.org/
Video: La rivoluzione di ottobre www.youtube.com/watch?v=CzbY2o7k0UI

Il 18 marzo 1921 viene siglata la pace di Riga con la quale si stabiliscono i confini
tra Russia e Polonia dopo che la Polonia aveva approfittato della guerra civile per
assoggettare l’Ucraina, la Georgia, l’Armenia e la Siberia.

1.3.12 Nascita dell’URSS


Al fine di porre rimedio agli effetti economici della guerra civile, al blocco economico
imposto dai Paesi occidentali e alla crescente carestia, tra il 1919 e il 1920 i soviet
si trovano costretti ad imporre una serie di misure drastiche come il controllo della
produzione agraria e il razionamento dei generi alimentari. Questa fase è stata definita
comunismo di guerra.
Quella che inizialmente era promossa come una dittatura del proletariato, assume i
caratteri di una dittatura del Partito bolscevico. La produzione e la distribuzione
concentrata nelle mani dello Stato e l’apparato burocratico completamente centraliz-
zato provocano l’insofferenza della popolazione. Nel 1920 ci sono diverse ribellioni da
parte dei contadini e degli operai. Nel febbraio del 1921 a Mosca e Pietroburgo nasco-
no manifestazioni di protesta contro il partito bolscevico. Nel marzo del ’21 i marinai
e i soldati della fortezza di Kronstadt insorgono contro la dittatura in favore del
ripristino delle libertà politiche dei soviet e la cessione delle requisizioni delle terre.
L’ammutinamento viene represso dal potere centrale.
Per far fronte al crescente disagio, Lenin dà avvio a un sistema di riforme che
pongono fine alla politica del comunismo di guerra a favore di una nuova politica
economica: la NEP (Nuova politica economica).
La NEP prevede un’economia a carattere misto, la ripresa degli scambi tra città e
campagna e la riapertura degli scambi commerciali con i Paesi capitalisti. Tale poli-
tica porta al riconoscimento dell’Unione Sovietica da parte di Inghilterra, Germania,
Francia, Giappone e Italia.
Il 30 dicembre 1922 nasce formalmente l’Unione delle Repubbliche Socialiste
Sovietiche, U.R.S.S., e viene riconosciuta da tutte le altre nazioni.
L’U.R.S.S. si pone come finalità:

Il riconoscimento del diritto al lavoro.

L’organizzazione sanitaria e assistenziale.


188 Il primo dopoguerra

La lotta alla Chiesa Ortodossa.

L’insegnamento della dottrina marxista.

Istituzionalmente le assemblee elette dai cittadini sono riconosciute come organi a livello
municipale. I rappresentanti dei soviet confluiscono nel Congresso dei Soviet dell’Unio-
ne. Il potere di fatto poi è accentrato nel Presidium del Soviet Supremo e il Consiglio dei
ministri, gestito dal Politbjuro, l’ufficio politico presieduto da Lenin, Trotskij, Sverdlov
e Stalin.
I dopoguerra

1.3.13 Ascesa di Stalin


Il 21 gennaio 1924 Lenin muore. A partire da questo momento i contrasti all’interno
del partito comunista si accentuano.
Stalin, attraverso l’elaborazione dei piani quinquennali elabora un sistema di in-
dustrializzazione della Russia. Tale piano presuppone il rafforzamento del potere del
regime.
La politica della NEP viene abbandonata, si attua una forte collettivizzazione delle
terre che suscita l’opposizione dei contadini, duramente sedata con arresti, deportazioni
e fucilazioni.
Il contrasto tra Stalin e Trotskij si acuisce.
Trotskij si fa sostenitore di una rivoluzione permanente, finalizzata a esporta-
re la rivoluzione in ogni Paese del mondo. Allo stesso tempo si dimostra contrario
all’intervento di burocratizzazione operata da Stalin.
Nel 1927 Trotskij viene espulso dal partito e costretto all’esilio.
Stalin assume la guida del partito aumentando il peso del proprio ruolo direttivo al-
l’interno degli organi statali e concentra la politica statale sull’industrializzazione della
Russia. Nel XV Congresso del partito Stalin afferma la necessità della collettivizzazione
delle terre suscitando malcontento tra i contadini.
Il commercio viene trasferito nelle mani delle Cooperative o dello Stato, l’industria
già a partire dal 1933 viene quasi completamente nazionalizzata. Il settore privato del
commercio e dell’industria subiscono un’inibizione. Lo Stato diventa subordinato al
partito unico, le forze antagoniste sono represse con il terrore, il leader del partito
lavora alla creazione del culto di Stalin.
Il governo staliniano assume tutti i caratteri di una dittatura con una politica
persecutoria nei confronti degli oppositori del regime o presunti tali.

Documentario sulla rivoluzione russa a cura dell’Istituto Luce:


parte 1
www.youtube.com/watch?v=2RKIZ89ssWM&feature=related
parte 2
www.youtube.com/watch?v=ExXdWiw6Duk&feature=related
parte 3
www.youtube.com/watch?v=pvpdGszBJWM&feature=related
parte 4
www.youtube.com/watch?v=O-deHqmc9L4&feature=related
Storia 189

1.4 Il primo dopoguerra


Il conflitto mondiale lascia pesanti conseguenze economiche e sociali. L’Europa si trova
a dover saldare un debito con gli Stati Uniti, riconvertire le industrie belliche, affrontare
le precarie condizioni igieniche e nutrizionali della popolazione e gestire la ricostruzione
dei singoli Stati. I Trattati di pace hanno stabilito le divisioni territoriali, ma le diverse
aree, soprattutto quelle orientali, si presentano ora frammentate e divise. L’equilibrio
dei nuovi Stati sembra essere precario.

1.4.1 Gran Bretagna


La Gran Bretagna è la nazione maggiormente colpita dalla crisi economica. La quasi

Storia
totale assenza di esportazioni, la sostituzione del carbone all’energia elettrica e le spinte
indipendentiste delle colonie minano la stabilità del Paese.
Dopo un’aspra guerra di indipendenza nel 1921 viene riconosciuto lo Stato
Libero d’Irlanda.
Nel Paese intanto cresce il malcontento, nel 1923 si assiste all’ascesa del Labour
Party, partito laburista. I lavoratori chiedono maggiori garanzie socio economiche e
costringono il partito conservatore ad avviare le trattative con le forze sindacali: le
trade union. I due poli politici riescono a trovare un compromesso e nel 1926 lo stato
vive una decisiva ripresa.
Nel 1931 viene istituito il Commonwealth: uno statuto che concede l’indipendenza
a Canada, Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa.
L’Egitto ottiene l’indipendenza nel 1936.
In India emerge la figura di Gandhi il quale, utilizzando la lotta non violenta, nel
1935 ottiene la concessione dell’India Act. Con questo trattato l’India giunge ad una
condizione intermedia tra colonia e Stato libero.

1.4.2 Francia
Anche la Francia, per la ricostruzione nazionale, si trova ad affrontare notevoli spese che
provocano una forte crisi economica. L’improvvisto rialzo del costo della vita scatena
malcontento e disordini popolari.
Nel tentativo di risolvere la situazione al governo si alternano forze conservatrici
e forze democratiche. Nel Paese cresce l’ostilità nei confronti dei partiti comunisti, si
costituiscono movimenti armati di estrema destra come Camelot du roi e Croix de
feu che acquisiscono sempre maggior potere tanto da minare l’equilibrio nazionale.
Per contrastare tale fenomeno nel 1936 i partiti di sinistra si uniscono in un Fronte
popolare guidato dal socialista Léon Blum e ottengono la vittoria alle elezioni.

1.4.3 Medio Oriente


La Società delle Nazioni aveva concesso a Francia e Gran Bretagna di controllare i
territori che costituivano l’Impero turco.
La Gran Bretagna ottiene il controllo su Palestina, Transgiordania, e Iraq, alla
Francia spettano la Siria e il Libano.
I popoli musulmani si mostrano però ben presto insofferenti nei confronti dell’in-
tromissione occidentale.
Nel 1921 si costituisce il Regno dell’Iraq e nel 1928 il Regno di Transgiordania,
indipendenti ma ancora sotto l’influsso economico inglese.
190 Il primo dopoguerra

Nel 1922 l’Egitto ottiene l’indipendenza, nel 1930 spetterà alla Siria e nel 1941 al
Libano.

1.4.4 Stati Uniti


Negli Stati Uniti le elezioni del 1920 conferiscono la vittoria al presidente repubblicano
W.G. Harren.
Il nuovo governo non riconosce gli accordi stabiliti dal trattato di Versailles e non
aderisce alla Società delle Nazioni. In politica interna applica leggi restrittive nei con-
fronti degli immigrati, avvia una persecuzione contro gli anarchici, i comunisti, i so-
I dopoguerra

cialisti radicali e inaugura una fase di proibizionismo con il divieto di produzione e


commercio delle bevande alcoliche.
In questi anni si vede la diffusione di ideologie razziste esercitate da società segrete
come il Ku Klux Klan.
Alla fine degli anni Venti gli Stati Uniti sono colpiti da una grave crisi economica.
In seguito alla ripresa della produzione agricola da parte dei Paesi europei in America
si assiste ad una svalutazione della merce.
Le difficoltà in ambito agricolo provocano una crisi più generale.
Il 29 ottobre 1929 le azioni e i titoli della Borsa di New York crollano e si
avvia un periodo di grande depressione che porta al fallimento di centinaia di banche,
alla chiusura di migliaia di aziende e industrie con una conseguente disoccupazione di
massa.
Le elezioni del 1932 vengono vinte dal democratico Franklin Delano Roosevelt
(1882-1945).
Il nuovo Presidente pone fine alla politica di liberalismo sfrenato a vantaggio di un
nuovo metodo: il new deal.
Il new deal prevede la svalutazione del dollaro per favorire l’esportazione, lo svilup-
po di lavoro pubblico per diminuire la disoccupazione, la promozione di assicurazioni
sociali a sostegno delle classi lavoratrici, il riconoscimento dei sindacati e il controllo
da parte del governo della Borsa e del sistema bancario.
Roosevelt viene nuovamente eletto alle elezioni del 1936 e prosegue il suo piano rifor-
matore riuscendo a risanare l’economia promuovendo una politica sociale a vantaggio
delle classi povere.

1.4.5 Spagna
In Spagna nel 1923, in seguito al pronunciamento militare del governatore della Cata-
logna Miguel Primo de Rivera, si assiste alla sospensione della Costituzione e alla
nascita di un direttorio militare con potere dittatoriale.
Nel 1930 il re Alfonso XIII tenta di ostacolare il nuovo regime ma viene costretto ad
abbandonare il paese. Il 9 dicembre 1931 si costituisce la Repubblica di Spagna fon-
data su una Costituzione democratica e sociale. L’incapacità di far fronte alle esigenze
popolari e di una coerente riforma agraria da parte delle forze repubblicane porta alla
nascita di un forte fronte di opposizione. Nel 1933 l’unione delle forze clericali, militari,
borghesi e latifondiste dà vita alla Falange, un movimento di matrice fascista guidato
dal figlio del dittatore, Josè Antonio Primo.
Storia 191

1.4.6 Germania
L’11 agosto 1919 il Primo Presidente della Germania, Friedrich Ebert firma la nuova
costituzione tedesca. Con la Costituzione di Weimar la Germania viene organizzata
in uno Stato federale. Indirizzata a organizzare le proprie strutture politiche in una
democrazia, riconosce ampia autonomia ai singoli territori.
Il potere legislativo è affidato a un Reichstag, di fronte al quale è responsabile il
cancelliere. Il capo del potere esecutivo è rappresentato dal Presidente della Repubblica.
Il Presidente, eletto ogni sette anni dal popolo, è alla guida delle forze armate. La
repubblica federale si costituisce dunque di un governo centrale e di 17 Lander i quali
non hanno però alcun potere legislativo. La Repubblica di Weimar si configura come
una repubblica parlamentare indirizzata verso il potere presidenziale.

Storia
Nell’immediato dopoguerra la Germania si trova a dover affrontare una pesante
crisi economica e sociale, i partiti al governo non si rivelano in grado di sostenere
le gravi conseguenze della sconfitta bellica, con una conseguente crescita delle forze
dell’opposizione.
Fondamentalmente aumenta il peso di due fazioni opposte. Da un lato emerge la
destra conservatrice, contraria alle nuove istanze democratiche. Dall’altro si raffor-
za l’influenza della sinistra, costituita dai socialisti indipendenti e dagli spartachisti.
Questo gruppo fonda il partito comunista tedesco e ha come obiettivo la rivoluzione
socialista e la fondazione di una repubblica basata sulla democrazia proletaria.
Nel gennaio 1919 la socialdemocrazia, con l’appoggio dell’esercito, stronca violen-
temente il movimento spartachista giungendo all’arresto dei suoi leader Karl Liebk-
necht e Rosa Luxemburg i quali vengono uccisi il 15 gennaio.

1.4.7 La nascita del Partito Nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi


Il 24 febbraio 1920 nasce il Partito Nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi,
NSDAP. L’obiettivo di questo partito, sostenuto dalla medio piccola borghesia, è
allontanare la popolazione dall’ideologia socialista con l’intento di riportare dignità e
importanza alla Germania umiliata dai trattati di pace post bellici.
Il programma dello schieramento nazionalsocialista prevede l’affermazione di uno
Stato centrale forte, composto dall’unione del territorio tedesco e austriaco.
Tra le personalità del partito emerge la figura di un giovane caporale che aveva
combattuto nelle fila bavaresi durante il conflitto: Adolf Hitler (Braunau am Inn 20
aprile 1889 – Berlino 30 aprile 1945).
Nel 1923 egli tenta di occupare il Land della Baviera con l’operazione denominata il
“Putsch di Monaco”. L’8 novembre, con l’intenzione di rovesciare il governo bavarese
e avanzare verso Berlino, organizza una marcia dal carattere improvvisato verso il
Ministero della Guerra bavarese. Il colpo di stato fallisce e Hitler viene processato per
alto tradimento. Nell’aprile 1924 riceve una condanna a cinque anni di carcere ed egli
si serve del processo per diffondere il proprio messaggio in tutta la Germania.
Tra il 1925 e il 1927 scrive il Mein Kampf, un trattato in cui esprime i concetti
fondamentali del proprio pensiero: anticomunismo, antisemitismo e riorganizzazione
della società guidata dalla figura di un fhürer.
All’interno del partito si costituiscono due organizzazioni paramilitari: le SA, squa-
dre d’assalto e le SS, squadre di sicurezza.
Al fine di aiutare la crescita della Germania, nel 1924 gli Stati Uniti concepiscono
il piano Dawes, un piano di natura economica, per sostenere le riparazioni di guer-
192 Il primo dopoguerra

ra. Tale iniziativa fa pervenire grandi capitali alla Germania permettendo una rapida
ripresa economica.
Tra il 1925 e il 1929 anche l’industria vive un’importante sviluppo, migliorando il
tenore di vita della popolazione.
La crisi economica americana degli anni Trenta tuttavia ha notevoli conseguenze
anche in Germania e il ceto medio basso viene colpito duramente. Il crescente malcon-
tento della massa popolare porta alla vittoria del partito nazionalsocialista alle elezioni
del luglio 1932 e l’anno seguente Hitler riceve la nomina di Cancelliere da parte del
Presidente della Repubblica Hindenburg.
Il 30 gennaio 1933 Adolf Hitler presta giuramento come Cancelliere nella camera
I dopoguerra

del Reichstag a Berlino.


La notte del 27 febbraio 1933 il Palazzo del Reichstag va in fiamme. L’even-
to, riconosciuto come doloso, rappresenta un momento cruciale per il sopravvento
del nazismo in Germania. Il Partito comunista infatti viene considerato responsabile
dell’incendio e il governo dichiara lo schieramento fuori legge.
Nell’aprile del 1933 si costituisce la polizia segreta di stato, la Gestapo, composta
dai membri del partito nazista. In seguito all’incendio del Reichstag la Germania vive
un momento di tensione politica che diventa il pretesto per l’approvazione di leggi
eccezionali che sottopongono i Lander a uno stretto controllo centrale. I partiti politici
e la stampa subiscono pesanti controlli e la Costituzione di Weimar viene violata.
Dopo aver neutralizzato gli avversari politici, il partito nazionalsocialista ottiene
l’appoggio dei grandi industriali e dei militari inserendoli nel governo all’interno del
nuovo organo, il Consiglio Generale dell’Economia.
I capi delle SA, che avevano sostenuto l’ascesa al potere di Hitler, tuttavia si
oppongono al nuovo ordine hitleriano.
Il 30 giugno 1934 a Wiesse, nella notte ricordata come la notte dei lunghi coltelli,
Hitler fa assassinare gli oppositori delle SA.
A quell’evento seguono numerosi arresti al fine di eliminare ogni opposizione al
regime.
Il potere politico del partito è nelle mani di Hitler e dei suoi stretti collaboratori:
Goering, Goebbels e Himmler.
Alla morte di Hindenburg, avvenuta nell’agosto del 1934, Hitler, non potendo di-
ventare Presidente del Reich in quanto già Cancelliere, crea per sé una nuova carica:
quella di Führer, Hitler diventa Führer und Reichskanzler (Guida e Cancelliere
del Reich) ottenendo cosı̀ i poteri di capo di stato.
Dopo l’assunzione del titolo di Führer si assiste a un nuovo assetto dello stato
tedesco: il Terzo Reich.
L’assetto del Terzo Reich prevede l’illegalità per tutti i partiti al di fuori di quello
nazista, una politica rigidamente centralizzata, la soppressione delle libertà individuali e
civili in contrasto con l’ideologia nazionalsocialista, il potenziamento delle forze armate
e la persecuzione di ebrei, comunisti, socialdemocratici e cattolici.
Le ritorsioni delle SS e il benessere economico delle masse, dato dalla ripresa pro-
duttiva, portano ad un’accettazione del nuovo stato di cose da parte della popolazione
tedesca.

Documentario: La notte dei lunghi coltelli:


www.youtube.com/watch?v=Hmv8jzo9wrM
Storia 193

I lager
Al fine di neutralizzare i possibili oppositori
al regime, il sistema nazista adotta l’utilizzo
sistematico dei campi di concentramento.
Nel 1938 viene introdotto il lavoro forzato,
utilizzato per incrementare la produzione e
l’industria.
Gli internati, oppositori politici o non ap-
partenenti alla pura razza germanica, sono
sottoposti a un sistema di “rieducazione”. At-
traverso il lavoro estenuante e le condizioni

Storia
igienico nutrizionali notevolmente al disotto Figura 1.4: I lager
dello standard, gli internati devono giungere all’annullamento della propria personalità
e, nella maggior parte dei casi, giungono alla morte. Durante la guerra i lager accolgono
i prigionieri dei popoli conquistati al fine di sfruttarli per il sostentamento dell’industria
bellica.

L’antisemitismo
Fin dall’ascesa del Partito nazionalsocialista l’antisemitismo rappresenta un cardine
dell’ideologia nazista. Nel 1933 vengono introdotte forti limitazioni alla partecipazione
degli ebrei alla vita dello stato. Con lo scopo di tutelare la cittadinanza, il sangue
e l’onore tedesco le leggi di Norimberga, emesse il 15 settembre 1935, codificano
formalmente l’esclusione degli ebrei dal Reich.
A partire da questo momento il regime provvede ad una sistematica eliminazione
degli ebrei additati come il nemico e la causa dei mali della Germania.
Il 20 gennaio 1942 durante la conferenza di Grosser Wannsee viene stilato il piano
della soluzione finale, che prevede lo sterminio della popolazione ebraica dei paesi
occupati e di quelli alleati.

1.4.8 Il dopoguerra in Italia


Nonostante l’Italia risulti tra i Paesi vincitori del primo conflitto mondiale, nell’im-
mediato dopoguerra si trova a dover affrontare gravi problemi di ordine economico,
politico e sociale.
La difficile situazione economica e la precaria realtà politica generano un forte
malcontento e il diffondersi della necessità di un radicale cambiamento politico sociale.
Ad aggravare il malcontento contribuisce l’insoddisfazione nei confronti dei trattati
post bellici. Il patto di Londra prevedeva la concessione della Dalmazia e di Fiume
all’Italia, riconoscimento che però di fatto non è stato concesso.
Nel Paese è forte il sentimento di una vittoria mutilata, tendenza che favorisce
il diffondersi di ideali nazionalistici che aizzano l’ostilità nei confronti di un governo
incapace di interpretare il disagio collettivo.
In questo clima di generale malcontento nascono nuovi movimenti politici.
Nel 1919 don Luigi Sturzo dà vita al Partito Popolare. Il programma dello
schieramento di area cattolica prevede una riforma elettorale, una agraria (volta ad
assegnare le terre ai contadini) e una riforma amministrativa concepita per riconoscere
maggiore autonomia alle realtà locali.
194 Il primo dopoguerra

Il Partito Popolare ottiene l’emanazione della riforma elettorale che consiste nel pas-
saggio da un sistema uninominale a quello proporzionale. Tale riforma garantisce
importanza ai partiti i quali si garantiscono maggioranze più stabili.
Le elezioni del 1919 vedono l’affermarsi del Partito Popolare e del Partito Socialista.
Il Partito Socialista tuttavia è diviso da contrasti interni. Durante il congresso di
Livorno del gennaio 1921, in seguito alle crescenti discordie intestine, si assiste alla
nascita del Partito Comunista Italiano, guidato da Antonio Gramsci.
Nello stesso periodo un nuovo schieramento fa la propria comparsa nel panorama
politico italiano: il Fascismo.
Il 23 marzo 1919 Benito Mussolini (Predappio 1883 – Giulino di Mezzegra 1945)
I dopoguerra

fonda a Milano i Fasci italiani di Combattimento.


Tale movimento inneggia al nazionalismo, alla rivoluzione antiborghese e al suffragio
universale.
In questo clima di ricostruzione e fermento emergono i sindacati, rappresentanti dei
reduci di guerra disoccupati.
Nel giugno 1919 il governo Orlando viene sostituito da quello di Francesco Saverio
Nitti che si dimostra incapace di sostenere il fermento e l’evolversi degli eventi.
Il 12 settembre 1919 un gruppo di nazionalisti guidati da Gabriele D’Annunzio
occupa la città di Fiume, e dichiara la nascita di un governo provvisorio.
Nitti intavola una trattativa con i rivoltosi, e la reazione del governo viene giudicata
come un segnale di debolezza.
A novembre sono indette nuove elezioni che vedono la vittoria dei popolari e dei
socialisti. Nitti non riceve il sostegno dei popolari e viene sostituito da Giovanni
Giolitti.
Il nuovo capo del governo dimostra maggiore apertura nei confronti delle forze
liberali. Il 12 luglio 1920 conclude il Trattato di Tirana con cui si riconosce l’indi-
pendenza dell’Albania. Nel novembre dello stesso sottoscrive il Trattato di Rapallo
che riconosce Fiume come città libera e assegna Zara all’Italia.
Nel settembre del 1920 a Torino ha inizio una serie di scioperi organizzati dalla
FIOM (Federazione Italiana Operai Metallurgici), il malcontento si estende nel nord
Italia anche negli altri settori industriali.
Le motivazioni che stanno alla base della mobilitazione sono varie, sostanzialmente
alcuni sostengono la collettivizzazione delle fabbriche, mentre altri propendono per il
controllo sindacale della produzione.
Questi scioperi generali rappresentano l’apice di un periodo denominato biennio
rosso (1919-1920), caratterizzato da manifestazioni e intense agitazioni popolari.
Giolitti conclude un accordo che prevede il controllo operaio sulle fabbriche. La
soluzione tuttavia non produce esiti concreti, i contrasti continuano a crescere e le
condizioni economiche dell’Italia non vedono miglioramenti.
In questo clima di malcontento generale Benito Mussolini sostiene la necessità di
sedare le rivendicazioni del movimento operaio.
A Bologna nascono le prime squadre fasciste che in breve tempo si diffondono in
tutta l’Italia settentrionale. L’organizzazione applica metodi di spedizione punitiva nei
confronti dei socialisti.
Nel maggio 1921 Giolitti convoca nuove elezioni. Alcuni elementi del movimento
fascista si coalizzano con i democratici e i liberali. Trentacinque deputati, guidati da
Mussolini, fanno il loro ingresso in Parlamento.
Storia 195

Il Governo legalizza l’azione delle forze fasciste che si vedono legittimate ad incremen-
tare le intimidazioni contro gli avversari.
A luglio Giolitti dà le dimissioni e viene sostituito da Ivanoe Bonomi, di matrice
socialista.

1.4.9 Nascita e ascesa del Partito Nazionale Fascista


Il 7 novembre 1921 a Roma Mussolini dà vita al Partito Nazionale Fascista. L’azione
delle squadre fasciste prende sempre maggior rilevanza e imperversa su intere province.
Nel febbraio 1922 Luigi Facta sostituisce Bonomi ma non si dimostra in grado di
controllare l’azione violenta delle squadre.
Il Partito socialista è diviso da contrasti interni e non è un forte contraltare al

Storia
nascente movimento fascista. Nell’ottobre 1922 alcuni socialisti riformisti fondano il
Partito Socialista Unitario, guidato da Filippo Turati.
L’influenza di Mussolini continua a crescere, durante il congresso di Napoli del 24-25
ottobre viene elaborato un piano per l’occupazione dei centri nevralgici del potere e il
28 ottobre 1922 i fascisti mettono in atto una marcia su Roma.
La reazione del re Vittorio Emanuele III è di tolleranza, il 30 ottobre il sovrano
riceve Mussolini e gli affida il governo.
In breve tempo il Governo Mussolini si rivela forte, centralizzato ed autoritario.
Nasce il Gran Consiglio del Fascismo, una milizia di squadristi che agisce con
violenza limitando le libertà democratiche.
I popolari e i cattolici, fino a questo momento alleati dei fascisti, cominciano a
prendere le distanze dal movimento.
Mussolini, interessato al sostegno della Chiesa, avvia una politica contro il Partito
Popolare.
In vista delle prossime elezioni le squadre fasciste minacciano e colpiscono le forze
di opposizione.
Alle elezioni del 6 aprile 1924 la coalizione formata dai fascisti e dai conservatori
ottiene il 65% dei voti.
Giacomo Matteotti, dopo aver denunciato la situazione di brogli e violenze con
un discorso alla Camera, il 10 giugno 1924 viene rapito, il suo corpo verrà ritrovato
senza vita il 16 agosto.
Nonostante l’opinione pubblica sia profondamente scossa dall’omicidio di Matteotti,
evidentemente avvenuto su commissione dei capi fascisti, il re Vittorio Emanuele III
continua a sostenere il governo Mussolini.

Documentario su Giacomo Matteotti


www.youtube.com/watch?v=q4xwoSW58pM

1.4.10 La dittatura fascista


Con l’emanazione delle leggi fascistissime nel gennaio del 1925 Mussolini attua una
serie di misure volte ad annientare l’opposizione. La libertà di stampa è abolita e
gli esponenti politici avversari vengono “legalmente” esiliati o uccisi in seguito alla
condanna di un Tribunale Speciale presieduto da esponenti fascisti.
L’intervento dello Stato si accentua anche in ambito economico. Viene avviata una
politica di protezionismo doganale al fine di giungere all’autosufficienza produttiva.
196 Il primo dopoguerra

Per sviluppare le risorse del Paese ampie zone sono sottoposte ad interventi di bonifica
incrementando la produzione del grano.
Nel 1927 l’elaborazione di una Carta del Lavoro, in nome dell’interesse nazio-
nale, prevede la collaborazione tra le diverse parti sociali. Il libero sindacalismo viene
eliminato e sostituito dalle nascenti corporazioni, elemento di contatto tra associazioni
di datori di lavoro e sindacati.
Con una nuova legge elettorale nel 1928 viene creata una lista unica composta dagli
esponenti del partito fascista. Alle elezioni politiche del 24 marzo 1929 le votazioni
si svolgono in forma plebiscitaria. Gli elettori possono votare SÌ o NO per approvare
la lista dei deputati designati dal Gran Consiglio del Fascismo. La scheda con il SÌ è
I dopoguerra

tricolore, quella col NO è bianca. L’evidenza del voto e le forti pressioni intimidatorie
portano ai fascisti un trionfale successo.
L’11 febbraio 1929 si concludono i Patti lateranensi con cui si dichiara l’indipen-
denza dello Stato del Vaticano, si riconosce un indennizzo per gli espropri del 1870 e
si raggiunge un Concordato per regolare le questioni di valenza civile e religiosa. In
questo modo Mussolini si garantisce l’appoggio del Vaticano.
Le linee del governo in politica estera mirano al consolidamento dell’influenza italia-
na nell’area del Mediterraneo, al superamento della Società delle Nazioni, dei trattati
del 1919 e all’avviamento di una politica coloniale in Africa.

1.4.11 Politica coloniale italiana in Africa


Nell’ottobre 1935 l’Italia conquista l’Abissinia (l’Etiopia) andando incontro ad alcune
sanzioni economiche.
Il 19 maggio 1936 viene proclamato l’Impero dell’Africa Orientale Italiana che
tuttavia non ottiene il riconoscimento da parte della Società delle Nazioni.
In questo periodo l’Italia si avvicina alla Germania la quale fornisce un sostegno per
le sanzioni subite in seguito alla conquista dell’Etiopia e riconosce il nascente Impero
d’Africa italiano.
Il 24 ottobre 1936 si stringe un’alleanza militare tra i due paesi: l’Asse Roma-
Berlino, cui nel 1937 si unirà il Giappone con il patto Anti-Comintern.

1.4.12 L’ascesa del fascismo in Spagna


Nel 1933 l’unione delle forze clericali, militari, borghesi e latifondiste dà vita alla Fa-
lange, un movimento di matrice fascista guidato dal figlio del dittatore, Josè Antonio
Primo.
Alle elezioni del 1936 il Fronte Popolare ottiene la vittoria e promuove la presidenza
del socialista Francisco Largo Caballero.
Il 17 luglio 1936 si ammutina la guarnigione marocchina capeggiata da Francisco
Franco. Il generale, sostenuto da altre divisioni militari, avanza verso la capitale e riesce
ad estendere il controllo sulla Spagna occidentale. Il governo affida alla popolazione il
compito della difesa della repubblica. In questo clima di disordine si costituiscono le
Brigate internazionali, composte da volontari europei e americani sopraggiunti in
sostegno della Repubblica spagnola.
Francia e Inghilterra, seguiti dai governi delle principali nazioni europee, attuano
una politica di non intervento. L’Unione Sovietica sostiene apertamente la Repubblica
nel tentativo di appoggiare i comunisti spagnoli.
Storia 197

D’altro canto, Francisco Franco ha l’appoggio di Hitler e Mussolini, che inviano truppe
armate per annientare la Repubblica.
La guerra civile si protrae per tre anni, fino a quando nell’aprile del 1939 le
armate di Franco occupano Madrid. Il Generalissimo assume la guida definitiva della
Spagna, instaurando una dittatura di stampo fascista che reprime violentemente ogni
opposizione al regime.

Documentario: La guerra civile spagnola


www.youtube.com/watch?v=jxuyU4lYRdI&feature=relmfu

Storia
1.5 La seconda guerra mondiale
1.5.1 Gli antefatti
Nel 1933 la Germania si allontana dalla Società delle Nazioni e nel 1934 tenta di assog-
gettare l’Austria, il tentativo fallisce a causa dell’intervento di Mussolini che schiera le
proprie truppe sul Brennero. Tale azione porta a un accordo tra l’Italia e la Germania
per contrastare gli interessi inglesi e francesi.
Nel marzo 1938, grazie alla recente alleanza con l’Italia istituita dall’Asse Roma-
Berlino, Hitler penetra in Austria e ne realizza l’annessione. Il 10 aprile 1938 l’unione
dell’Austria con la Germania viene formalmente suggellata da un plebiscito.
La Germania avanza nuove pretese territoriali, giustificate dalla presenza di una
minoranza tedesca nei Sudeti cecoslovacchi. Il 28 e 29 settembre 1938, durante una
conferenza internazionale a Monaco, Hitler ottiene l’annessione dei Sudeti, l’anno se-
guente occupa la Boemia e la Moravia. La Slovacchia rimane indipendente ma di fatto
è uno stato satellite tedesco.
Il 7 aprile 1939 l’Italia occupa l’Albania.
In questo clima di pretese territoriali, Hitler si pone come obiettivo la conquista
della Polonia, in particolare del territorio di Danzica, importante sbocco sul mare.
L’asse Roma-Berlino si converte in un’alleanza militare in cui le parti si impegnano a
partecipare ad un eventuale conflitto e il 22 maggio 1939 il Regno d’Italia e la Germania
nazista firmano il Patto d’Acciaio.
Nello stesso tempo Hitler avvia una trattativa diplomatica con la Russia e il 23
agosto 1939 stipulano il Patto Molotov-Ribbentrop, che sancisce una reciproca
politica di non aggressione.
In questo modo la Russia si assicura la tutela dei confini e ottiene una serie di
riconoscimenti territoriali nei Paesi Baltici, Romania e Polonia. Dal canto suo, la Ger-
mania evita una possibile alleanza tra Russia, Inghilterra e Francia e si appresta alla
conquista di nuovi territori. Il 1◦ settembre 1939 Hitler avvia l’occupazione della
Polonia.

1.5.2 1939: Lo scoppio della guerra


In seguito all’occupazione della Polonia, il 3 settembre 1939 Inghilterra e Francia
dichiarano guerra alla Germania.
L’invasione della Polonia ha la caratteristica di una guerra lampo. In meno di un
mese il paese viene piegato da un attacco congiunto di aviazione e mezzi corazzati. La
198 La seconda guerra mondiale

Repubblica di Polonia, sorta nel 1919 in seguito al trattato di Versailles, viene smem-
brata e il suo territorio spartito tra Germania e Russia, cui spetta la parte orientale
del paese come sancito dal Patto Ribbentrop-Molotov.
La Russia avvia la sua espansione sul mar Baltico ottenendo il controllo di Estonia,
Lituania e Lettonia che saranno annesse successivamente. Il 30 novembre 1939 le trup-
pe russe invadono la Finlandia che riesce a sostenere l’attacco senza capitolare. Con
l’armistizio di Mosca del 12 marzo 1940 tuttavia si vedrà costretta a cedere parte del
proprio territorio.
II Guerra Mond.

1.5.3 1940
L’avanzata tedesca
Il 9 aprile 1940 la Germania sferra un attacco alla Danimarca, che si arrende senza
porre resistenze, e alla Norvegia. Nel mese di maggio l’offensiva si dirige verso il fronte
Occidentale. I tedeschi invadono il Belgio, l’Olanda e il Lussemburgo mentre un altro
attacco viene sferrato a Sedan, in Francia.
Le truppe inglesi e francesi si trovano impegnate e strette da due fronti, per non subi-
re una sconfitta sono costrette a imbarcarsi a Dunkerque e rifugiarsi in Gran Bretagna.
La Germania marcia dunque sulla Francia e il 14 giugno occupa Parigi.
In Francia si vede intanto il prevalere della corrente di destra capeggiata dal vicepre-
sidente Philippe Petain. Contrariamente all’opinione del presidente Paul Reynaud,
intenzionato a proseguire il conflitto, il 22 giugno il governo francese chiede l’armistizio.
La Germania occupa dunque la Francia nord orientale, mentre nel resto del Paese
prende potere un governo collaborazionista dittatoriale di destra con sede a Vichy e
capeggiato da Petain: La Repubblica di Vichy.

L’intervento dell’Italia
Fino a questo momento l’Italia non interviene direttamente nel conflitto ma, dopo i
successi tedeschi in Francia, il 10 giugno 1940 anche l’Italia dichiara guerra alla Francia
e all’Inghilterra.
Il 21 giugno, con l’offensiva delle Alpi, sferra un attacco al fronte francese. In questa
occasione risulta evidente l’impreparazione delle truppe italiane, l’attacco costa infatti
631 morti e 1141 prigionieri, contro 37 caduti francesi.
L’Italia subisce pesanti sconfitte anche in Africa. L’esercito tricolore in marcia con-
tro l’Egitto viene duramente affrontato dalle armate inglesi. Nel mese di dicembre
la Gran Bretagna occupa la Cirenaica e Mussolini è costretto a chiedere appoggio
all’esercito tedesco per respingere il nemico.
Il 28 ottobre l’Italia, convinta di una semplice vittoria, attacca la Grecia. Il conflitto
in realtà ha un esito negativo.
Il comando delle truppe passa dal maresciallo Badoglio al generale Ugo Cavallero.
In patria intanto si genera la consapevolezza dell’impreparazione delle truppe ita-
liane e la figura di Mussolini comincia a perdere popolarità.

La reazione inglese
L’Inghilterra è una potenza solida, la sola in grado di fronteggiare la Germania. Con-
sapevole della forza inglese, Hitler si dimostra intenzionato ad avviare una trattativa.
Il primo ministro inglese Winston Churchill tuttavia si dichiara pronto a resistere e
a sconfiggere il nemico.
Storia 199

Consapevole della superiorità della flotta inglese, la Luftwaffe tedesca dà avvio a una
serie di violenti bombardamenti sull’Inghilterra.
La Royal Air Force, RAF, si dimostra però in grado di sostenere l’attacco e per la
prima volta dall’inizio del conflitto Hitler è costretto ad arrestare la propria avanzata.
Il 27 settembre 1940 Germania, Italia e Giappone firmano il Patto Tripartito con
cui si impegnano in un reciproco sostegno. A novembre aderiscono alla trattativa anche
Ungheria e Romania, e nel 1941 si unisce la Bulgaria.

1.5.4 1941
Gli inglesi registrano importanti successi sul fronte africano. Occupano la Somalia ita-
liana, l’Etiopia, e l’Eritrea.

Storia
L’unica sconfitta è quella registrata in Libia, dove le truppe italo tedesche, guidate
dal generale Erwin Rommel, determinano la perdita del controllo della Cirenaica da
parte dell’Inghilterra.
Hitler tuttavia non consolida le posizioni ottenute e a fine anno gli inglesi riguada-
gnano terreno.
Nell’agosto 1941 il primo ministro Churchill e il presidente americano Roosevelt re-
digono la Carta Atlantica con la quale gli Stati Uniti si impegnano nella ricostruzione
bellica e nella protezione del mar Atlantico.
Germania, Italia, Ungheria e Bulgaria invadono e smembrano la Jugoslavia, che si
arrende il 17 aprile. In seguito la Germania e la Bulgaria invadono la Grecia, la cui
resistenza termina all’inizio del giugno 1941.
In seguito ad un ulteriore fallimento delle truppe italiane nella spedizione nei Bal-
cani, Mussolini comincia a rendersi conto dell’impossibilità di sostenere la guerra senza
il sostegno alleato.
Il 22 giugno Hitler decide di affrontare la Russia infrangendo il patto Ribbentrop-
Molotov con l’operazione Barbarossa. L’attacco apre un fronte di 1400 Km. Le
armate tedesche raccolgono una serie di successi e proseguono la marcia fino alle porte di
Mosca e Leningrado, la resistenza russa tuttavia è tenace e impedisce la presa di Mosca.
Nel frattempo giunge l’inverno che coglie impreparato l’esercito nazista e l’inadeguato
alleato italiano. I russi, guidati da Stalin, preparano la controffensiva.
Il Giappone, intanto, intenzionato ad espandersi nel Pacifico, nel luglio 1941 occupa
l’Indocina francese.
La reazione americana e inglese è immediata. Stati Uniti e Gran Bretagna decidono
di applicare un blocco commerciale ai danni del Giappone. Il governo nipponico però
non si dimostra intenzionato ad arrestare il proprio piano espansionistico. Il 7 dicembre
1941, senza una formale dichiarazione di guerra, sferra un attacco aereo contro la flotta
americana stanziata a Pearl Harbour nelle isole Hawaii.
Forte della momentanea superiorità, il Giappone attacca e conquista la Tailandia,
le Filippine, la Malesia, la Birmania e l’Indonesia olandese.
Gli inglesi perdono Hong Kong e la loro flotta risulta estromessa dall’oceano Paci-
fico.
Le forze dell’Asse in questo momento dimostrano una netta superiorità.

1.5.5 1942
I primi mesi del 1942 vedono la conferma del predominio delle potenze dell’Asse.
200 La seconda guerra mondiale

La spinta offensiva giapponese che ha portato lo Stato nipponico al controllo di Tai-


landia, Filippine, Malesia, Birmania e Indonesia olandese, suscita una forte reazione
americana. Gli Stati Uniti, dotati di un apparato industriale estremamente efficiente,
avanzano un’offensiva intensa e ben organizzata.
Nel maggio 1942 la flotta americana infligge una sconfitta sul Giappone nella bat-
taglia del Mar dei Coralli, e a giugno nelle Isole Midway gli Stati Uniti hanno la
meglio sull’esercito giapponese.
In Europa le armate tedesche hanno il sopravvento in Crimea e nel Caucaso per
il controllo della regione strategica tra il Don e il Volga, nell’estate raggiungono Sta-
II Guerra Mond.

lingrado che viene sottoposta a un duro assedio. La presa della città è un obiettivo
importante per la Germania, rappresentando un punto importante per l’accerchiamento
di Mosca e una base di approvvigionamento di grano e petrolio. Inizialmente le divi-
sioni tedesche ottengono un incontestabile successo e riescono a penetrare nella città,
nel mese di novembre però i russi scatenano una controffensiva sopraffacendo i nemici.
La V armata tedesca viene accerchiata e completamente annientata. La sconfitta di
Stalingrado rappresenta la prima tappa dell’imminente declino delle forze tedesche
sul fronte russo.
Nel maggio 1942 le truppe italiane e l’Africa Korps tedesco scatenano una controf-
fensiva contro la Gran Bretagna per riprendere il controllo sulla Cirenaica riuscendo
ad avanzare fino ad El Alamein, a 80 Km da Alessandria d’Egitto. Mussolini si reca
in Libia per assistere alla conquista dell’Egitto. Al fine di concentrare le forze militari
in Africa settentrionale l’Italia allenta la pressione su Malta. Tale azione si dimostra
però essere un grave errore strategico. Dalle basi situate sull’isola, infatti, gli aerei della
Royal Air Force attaccano i convogli di rifornimento dell’Asse ostacolando il loro arrivo
sui porti africani.
Il 23 ottobre ad El Alamein le truppe inglesi, guidate dal generale Montgomery,
scatenano una dura offensiva. Le divisioni tedesche comandante da Rommel oppongono
una tenace resistenza ma si vedono costrette alla ritirata. Le forze dell’Asse riparano
in Tunisia dove costituiscono una linea difensiva. L’8 novembre sulle coste del Marocco
e dell’Algeria sbarcano centomila soldati americani in appoggio dell’esercito inglese.
Nell’agosto del 1942 Inghilterra e URSS stipulano un’alleanza, estesa poi anche agli
Stati Uniti, secondo la quale i paesi alleati si impegnano a prestare aiuti e forniture
reciproche.

Film: El Alamein, la linea del fuoco


www.youtube.com/watch?v=iTprjxwjz8M

1.5.6 1943
Sul fronte africano la pressione contro le forze dell’Asse si fa sempre più pressante e il
13 maggio 1943 la Tunisia capitola definitivamente.
Durante la Conferenza di Casablanca del gennaio 1943 gli Alleati pianificano
le nuove strategie. Il Primo Ministro inglese Churchill e il Presidente americano Roo-
sevelt ipotizzano uno sbarco sulla costa francese previsto per la primavera dell’anno
successivo. Nel novembre e dicembre 1943, durante la Conferenza di Teheran, viene
ufficialmente presa la decisione dell’attacco francese.
Storia 201

Il 10 luglio le armate angloamericane sferrano un attacco contro l’Italia e dalla costa


africana sbarcano in Sicilia. Sotto il comando del generale Dwight Eisenhower, dopo
cinque settimane di scontri, gli alleati liberano l’isola. La presa della Sicilia determina
una grave crisi del regime fascista.
Il 25 luglio il Gran Consiglio del Fascismo stabilisce la consegna del comando delle
forze armate al re, Mussolini viene messo in minoranza e destituito. La sera dello stesso
giorno Mussolini viene arrestato e il re Vittorio Emanuele III nomina al suo posto il
maresciallo Badoglio, intenzionato a mantenere viva l’alleanza con la Germania.
Pur continuando formalmente la guerra a fianco della Germania, tuttavia il nuovo
governo avvia trattative segrete con gli alleati. Il 3 settembre, a Cassibile, in Sicilia,
viene firmato un trattato che prevede una resa incondizionata da parte dell’Italia:

Storia
Armistizio di Cassibile.
Lo stesso giorno in Calabria sbarcano le truppe inglesi guidate dal generale Mont-
gomery, l’8 settembre gli americani giungono a Salerno.
L’8 settembre l’armistizio viene reso ufficiale. La Germania assume il controllo mi-
litare dell’Italia settentrionale e centrale. L’occupazione tedesca di Roma costringe il
re e il governo alla fuga.
L’invasione tedesca in Italia provoca una forte resistenza da parte delle truppe
italiane e dei gruppi di civili.
L’Italia risulta ora divisa.
Le regioni centrali e settentrionali sono sotto il controllo dei tedeschi. Il 22 settembre,
dopo essere stato liberato da un gruppo di paracadutisti tedeschi, Mussolini dà vita
alla Repubblica Sociale Italiana, con sede di governo a Salò.
In questo periodo scoppia una guerra civile che vede scontrarsi i volontari del
movimento partigiano contro le milizie di Salò.
Il movimento di resistenza assume dimensioni sempre più consistenti e giunge ad un
piano di coordinamento con la creazione dei Comitati di Liberazione Nazionale
(CLN) che oltre a combattere contro gli invasori nazisti reclamano le dimissioni del
governo Badoglio e l’abdicazione del re.
Il sud Italia invece è controllato dagli alleati.
Durante una violenta insurrezione popolare, le Quattro giornate di Napoli, il
primo ottobre le truppe tedesche vengono allontanate dalla città.
Il 13 ottobre il governo Badoglio dichiara guerra alla Germania.

Documentario: Lo sbarco in Sicilia


www.youtube.com/watch?v=RmWGWJlovwA&feature=related

1.5.7 1944
Il 1944 è un anno decisivo per le sorti del conflitto.

In Italia
Nel marzo 1944 il segretario del Partito Comunista Palmiro Togliatti sostiene la
necessità della collaborazione di tutte le forze politiche per la liberazione dell’Italia dai
nazisti. Si costituisce un governo di unità nazionale guidato da Badoglio e formato dai
membri del CLN. La popolazione partecipa attivamente alla cacciata degli occupanti
202 La seconda guerra mondiale

tedeschi. Vengono organizzati importanti scioperi e manifestazioni che paralizzano la


produzione delle principali industrie settentrionali.
La reazione nazista è durissima e ha feroci conseguenze sulla popolazione collabo-
razionista dei partigiani.
Il 24 marzo 1944, a Roma, le truppe di occupazione compiono l’eccidio delle
Fosse Ardeatine, un massacro ai danni di 335 civili e militari italiani come atto di
rappresaglia in seguito a un attacco partigiano contro le truppe germaniche.
Tra il 25 settembre e il 5 ottobre i tedeschi distruggono l’intero paese di Marzabotto,
uccidendo intere famiglie e molti bambini. La strage di Marzabotto, con circa otto-
II Guerra Mond.

cento morti, è uno dei più gravi crimini di guerra contro la popolazione civile perpetrati
dalle forze armate tedesche in Europa occidentale.
Al sud Italia, nel tentativo di aggirare le linee nemiche, il 22 gennaio gli Alleati
realizzano uno sbarco ad Anzio. La reazione tedesca è immediata e riesce ad asserra-
gliare le truppe angloamericane. Dopo aver ricostituito le proprie forze, il 18 maggio
gli Alleati vincono la dura battaglia di Montecassino e il 4 giugno entrano a Roma.
La linea difensiva tedesca viene riorganizzata sull’Appennino tosco-emiliano e in-
terrompe l’avanzata alleata. I partigiani si trovano a fronteggiare da soli le truppe
naziste.

Trailer del film L’uomo che verrà, di Giorgio Diritti,


www.youtube.com/watch?v=YEsFlxacD-U

Lo sbarco in Normandia
Gli alleati organizzano l’operazione Overlord che prevede lo sbarco nel nord della
Francia.
Il 6 giugno le truppe angloamericane attraccano sulle coste della Normandia. A
causa delle avverse condizioni atmosferiche l’azione coglie di sorpresa le milizie tedesche.
La resistenza nazista è tenace, ma non si dimostra capace di respingere l’offensiva.
Il 15 agosto un secondo contingente sbarca sulle coste della Francia meridionale
costringendo le forze tedesche alla fuga.
Il 25 agosto De Gaulle entra trionfalmente a Parigi e il fronte si attesta dal mare
del Nord al confine svizzero.
I tedeschi preparano una grande controffensiva e il 16 dicembre attaccano nei pressi
delle Ardenne dando vita alla battaglia delle Ardenne. Il maresciallo Montgomery
organizza metodicamente le sue forze allo scopo di fermare l’avanzata del nemico.

Il fronte orientale
Sul Fronte Orientale la Russia raggiunge numerosi successi. L’esercito russo ottiene
la resa della Finlandia e della Romania, libera la Bulgaria e l’Ungheria e riesce a
raggiungere la Polonia e la Cecoslovacchia.
Nell’oceano Pacifico gli americani proseguono l’offensiva contro il Giappone otte-
nendo la liberazione di Filippine e Malesia.
Il 20 ottobre 1944 le truppe statunitensi invadono l’isola di Leyte. La Marina Im-
periale giapponese subisce una sconfitta importante e perde il controllo delle Filippine.
Il Giappone si trova cosı̀ tagliato fuori dai territori occupati nel sud-est asiatico,
fonte di vitali risorse come il petrolio.
Storia 203

1.5.8 1945
Durante i primi mesi del 1945 le operazioni degli alleati in Italia non producono esiti
significativi. Le forze partigiane al contrario intensificano l’azione. Il 25 aprile i Co-
mitati di Liberazione Nazionale proclamano l’insurrezione generale e costringono alla
fuga le truppe tedesche. Nello stesso giorno gli alleati raggiungono Milano e Mussolini
tenta la fuga verso la Svizzera, ma viene sorpreso a Giulino di Mezzegra sul Lago di
Garda, e il 28 aprile le formazioni partigiane lo fucilano.
Nel mese di gennaio i tedeschi muovono un’offensiva nel settore dei Vosgi ma vengo-
no affrontati dagli alleati che il 5 marzo occupano Colonia, superano il corso del Reno,
accerchiano il bacino della Ruhr e a febbraio giungono a 65 km da Berlino.
Nello stesso tempo i russi stanno assediando la città. Il 30 aprile Hitler si toglie

Storia
la vita e designa suo successore l’ammiraglio Karl Dönitz. Il 7 maggio, presso il
comando di Reims, la Germania firma la propria resa incondizionata.
In estremo Oriente, dopo la conquista delle Filippine e dell’Indonesia, l’America si
appresta a sferrare il colpo decisivo al Giappone.
Il 12 aprile muore il presidente americano Roosevelt e gli succede Harry Truman.
Consapevole che il proseguimento della guerra costerebbe un elevato numero di vittime,
il presidente si risolve ad impiegare l’arma nucleare. Il 6 agosto per la prima volta nella
storia viene utilizzata la bomba atomica che distrugge quasi completamente la città
di Hiroshima, e tre giorni dopo colpisce Nagasaki.
L’8 agosto la Russia dichiara guerra al Giappone invadendo la Manciuria e la Corea.
Il 2 settembre i giapponesi firmano la propria resa sulla corazzata Missouri.

Documentario: La caduta di Berlino


http://www.youtube.com/watch?v=UsH8kpKfx3M{&}feature=related
Video: La bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki
http://www.youtube.com/watch?v=j{_}xSyrJVx3Q

I Trattati di pace
In previsione della risoluzione del conflitto, tra il 4 e l’11 febbraio 1945, Churchill,
Roosevelt e Stalin si incontrano in Crimea, a Jalta, per stabilire il futuro andamento
dell’Europa.
Durante la conferenza le tre potenze stabiliscono che, al termine degli scontri, la
Germania sarebbe stata smembrata in quattro aree assegnate a Francia, Gran Breta-
gna, Stati Uniti e Russia. Berlino sarebbe stata amministrata in modo congiunto dalle
quattro potenze.
La Germania avrebbe inoltre dovuto pagare un risarcimento per le devastazioni
procurate.
In Polonia sarebbe stato instaurato un governo di Unità Nazionale formato da
elementi filosovietici e filoccidentali.
I Paesi liberati avrebbero dato vita a governi rappresentativi del volere popolare.
Tra il 17 luglio e il 2 agosto 1945 si tiene la Conferenza di Potsdam, vicino
a Berlino. Durante il congresso i rappresentati delle potenze vincitrici non riescono
tuttavia a giungere a una conclusione definitiva sulle sorti della Germania e rinviano
la problematica dei confini polacco tedeschi e dei risarcimenti.
204 La seconda guerra mondiale

Si giunge però a un accordo che istituisce un Consiglio dei Ministri degli Esteri,
atto a stabilire i trattati di pace con l’Italia, la Romania, la Finlandia e la Bulgaria.
I Trattati di pace firmati a Parigi il 10 febbraio 1947 stabiliscono che la città di
Berlino venga divisa in due parti: l’est sotto il controllo dell’URSS, e l’ovest affidato
all’occidente.
La conclusione del conflitto porta una notevole espansione dei territori dell’URSS
che allarga la propria area d’influenza su tutti gli Stati orientali liberati dalle sue
armate.
Le nazioni dell’Europa occidentale invece ricevono aiuti economici dagli Sati Uniti
II Guerra Mond.

ed entrano pertanto nella sfera americana.


Vengono cosı̀ a crearsi due zone di influenza politica ben marcata che si contrappor-
ranno duramente.

La Germania
La Germania, punto di incontro tra le due realtà, rimane divisa. Nella parte occiden-
tale nasce la Repubblica Federale Tedesca (RFT), di stampo democratico, nella
parte orientale nasce la Repubblica Democratica Tedesca (RDT), di carattere
comunista.
La RFT, grazie agli aiuti americani, riesce a ricostruire la propria economia e a
integrarsi con gli altri Paesi europei.
La RDT invece vede lo smantellamento delle strutture capitalistiche e un pro-
gressivo indebolimento economico. Date le difficili condizioni di vita nella Repubbli-
ca Democratica, molte persone lasciano il settore orientale per rifugiarsi in quello
occidentale.
Per arginare tale flusso, nell’agosto 1961 Berlino risulta divisa da un filo spinato,
e in seguito viene costruito un muro che contrappone le due parti della città.

Video: Storia del muro di Berlino www.youtube.com/watch?v=wMOe88r5wrE

1.5.9 L’ONU
Al fine di garantire una pace duratura il 26 giugno 1945, a San Francisco, cinquanta
Paesi alleati sottoscrivono la Carta internazionale dell’ONU (Organizzazione delle
Nazioni Uniti) “al fine di salvare le future generazioni dal flagello della guerra e
mantenere la pace e la sicurezza internazionale”. I Paesi membri che costituiscono il
Consiglio di Sicurezza in modo permanete sono Stati Uniti, URSS, Gran Bretagna,
Francia e Cina. Ogni due anni, a rotazione si aggiungono altri sei Stati membri.
In seno all’ONU si crea la Corte internazionale di giustizia dell’Aia, con il fine
di risolvere eventuali problematiche sollevate dai Paesi coinvolti, l’UNESCO, organo
predisposto all’organizzazione dell’educazione, la scienza e la cultura, e la FAO inerente
all’agricoltura e all’alimentazione.
Tra le prime disposizioni dell’ONU figurano il processo di Norimberga (1945-
1946) e il processo di Tokyo (1946-1948). Al termine delle udienze vengono condan-
nati i principali responsabili delle atrocità commesse durante la guerra.
Storia 205

1.6 Il secondo dopoguerra


A partire dal secondo dopoguerra il mondo risulta diviso in due aree: l’Occidente, trai-
nato dagli Stati Uniti e caratterizzato dal sistema capitalista, e l’Oriente, rappresentato
dall’URSS in cui prevalgono i regimi comunisti.
Tra i due blocchi si instaura una guerra fredda: l’espressione indica una tensione,
durata circa mezzo secolo, che non si concretizza in un conflitto militare diretto, ma si
sviluppa negli anni incentrandosi sulla competizione in vari campi (militare, spaziale,
ideologico, psicologico, tecnologico, sportivo).

1.6.1 USA

Storia
Durante la seconda guerra mondiale gli Stati Uniti emergono come potenza economica
caratterizzata da una forte logica liberalista.
Nel 1945 Harry Truman succede a Roosevelt. Il nuovo presidente afferma la vo-
lontà di sostenere l’economia dei paesi amici in opposizione alla crescente potenza
comunista. A partire dagli anni Quaranta si diffonde il maccartismo, dal nome del
senatore Mac Carthy, un atteggiamento di forte ostilità nei confronti dell’URSS che
porta alla caccia degli elementi sovversivi comunisti all’interno della società americana.
Con l’elezione del Presidente Dwight Eisenhower, nel 1952, il sentimento anti-
comunista si acuisce, con un conseguente inasprimento della guerra fredda, negli stessi
anni si intensificano i conflitti raziali e si verifica una recessione economica.
Nel 1961 il democratico John F. Kennedy vince le elezioni. In politica estera egli è il
responsabile dell’intervento americano nella guerra del Vietnam. Il 22 novembre 1963
viene assassinato.
Nel 1968 viene ucciso anche Robert Kennedy, fratello di John, e alla presidenza
sale Richard Nixon. Questi anni sono caratterizzati da un clima di sospetto e violenza.
Anche Martin Luther King, leader del movimento per il riconoscimento dei diritti
degli americani di colore, il 4 aprile 1968 viene ucciso.
Sotto la presidenza di Nixon l’America incrementa le ricerche scientifiche e ottiene
il primato sull’Urss inviando il primo uomo nello spazio: il 21 luglio 1969 l’astronauta
Neil Armstrong è il primo uomo a calpestare il suolo lunare.
Alla presidenza di Nixon seguono quella di Gerald Ford e Jimmy Carter.
Il ruolo di predominio degli Stati Uniti si raggiunge negli anni Ottanta sotto la guida
di Ronald Reagan. A partire dal 1980 egli promuove il rilancio dell’iniziativa privata.
In questa fase muta l’atteggiamento di ostilità nei confronti della Russia davanti alla
perestrojka di Gorbaciov.

Documentario: Martin Luther King


www.youtube.com/watch?v=G5hEHee9ORc&feature=related

1.6.2 URSS
Stalin rappresenta la figura dominante della Russia del primo dopoguerra e la sua
politica repressiva si espande a tutti i Paesi del blocco comunista.
L’intera Europa dell’Est vive sotto l’influenza sovietica. Gli Stati vengono denomi-
nati democrazie popolari, ma nella realtà risultano direttamente sottomessi ai dettami
dell’URSS, caratterizzati da un’economia di stampo collettivista.
206 Il secondo dopoguerra

Alla morte di Stalin, avvenuta il 5 marzo 1953, i maggiori funzionari del partito
comunista assumono una guida collettiva del Paese.
Ben presto emerge la figura di Nikita Kruscev. Egli attua una politica di di-
stensione nei confronti degli Stati Uniti e di destalinizzazione dello Stato Sovietico. In
ambito economico Kruscev sostiene un importante incremento industriale della Russia
che in questi anni diventa una potenza molto forte. Il tenore di vita della popolazione
migliora notevolmente grazie all’incremento dell’introduzione di beni di consumo.
Anche in ambito scientifico l’Unione Sovietica fa grandi passi avanti, nel 1957 i
sovietici sono i primi a lanciare un satellite artificiale nello spazio, lo Sputnik, e il
cosmonauta Yuri Gagarin è il primo uomo a compiere un volo orbitale intorno alla
II dopoguerra

Terra portando a termine la missione con successo il 12 aprile 1961.


Dal 1964 al 1982 la guida dell’Unione Sovietica è nelle mani di Leonı̀d Brèžnev.
Egli teorizza la dottrina della “sovranità limitata”, secondo cui i Paesi sociali-
sti hanno il diritto di intervenire all’interno di altri Paesi del blocco qualora essi si
distacchino dalla “retta via”.
Sostenuto da tale presupposto nel 1968 Brèžnev interviene nella rivolta della Ceco-
slovacchia, la Primavera di Praga.
Nel 1979 si fa promotore dell’invasione dell’Afghanistan, le truppe sovietiche
però, contrastate dai mujaheddin, subiscono gravi perdite e dieci anni dopo sono
costrette a ritirarsi dal Paese.

Video: La corsa sovietica allo Spazio


www.youtube.com/watch?v=K3eSmeHmio8&feature=related

1.6.3 La guerra in Corea


Dopo la seconda guerra mondiale la Corea viene divisa lungo una linea di separazione
fissata al 38◦ parallelo. La parte settentrionale risulta sotto il controllo sovietico e quella
meridionale sotto il controllo statunitense.
Nel giugno 1950 i nordcoreani invadono la zona del sud innescando un conflitto
che rischia di estendersi oltre l’area asiatica. A sostegno della Corea del sud interviene
l’ONU, mentre Cina e Unione Sovietica appoggiano la parte settentrionale.
La guerra in Corea si inserisce in un quadro di forti tensioni fra gli Stati Uniti e
la Russia. Il conflitto coreano determina infatti una delle fasi più acute della guerra
fredda.
Negli USA si alimenta il sentimento ostile contro il comunismo che sfocia in una
vera e propria lotta al “pericolo rosso” promossa dal senatore Joseph Mc Carthy.
Nel 1951 vengono condannati a morte i coniugi Rosenberg, sostenitori dell’ideo-
logia comunista, nonostante non abbiano mai preso parte ad attività terroristiche.
Anche il nuovo presidente americano Dwight Eisenhower, in carica dal 1953 al 1961,
incoraggia la politica anticomunista.
In Asia il Giappone diventa base delle truppe militari americane e dell’ONU a
sostegno dell’ideologia statunitense.
Il 27 luglio1953 si concludono i negoziati di Pace di Panmunjom. L’armistizio
ristabilisce sostanzialmente la situazione preesistente. La Corea rimane divisa in due
stati: Corea del Nord, con capitale Pyongyang e Corea del Sud, con capita-
le Seoul.
Storia 207

1.6.4 La nascita della CEE


Gli Stati europei, per rivendicare un’autonomia rispetto al blocco americano e russo,
promuovono un’unità politica di base federale. Dal punto di vista politico non si giunge
a un effettivo accordo, sul fronte economico tuttavia nascono nuovi organi in grado di
fronteggiare la situazione mondiale.
Nel 1948 viene costituita l’OECE (Organizzazione Europea di Cooperazione Eco-
nomica) per la gestione degli aiuti economici provenienti dagli Stati Uniti.
Nel 1949 nasce il Consiglio d’Europa per promuovere la cooperazione politica degli
Stati europei.
Il 1951 vede la nascita della CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio).
Nel 1957 nasce la CEE (Comunità Economica Europea) ed entra in vigore il 1o gen-

Storia
naio 1958. Viene istituita da Italia Francia Belgio Paesi Bassi Lussemburgo e Germania
per l’integrazione delle singole economie e lo sviluppo della libera circolazione.

1.6.5 Proclamazione della Repubblica italiana


Dopo la guerra, l’Italia si trova a dover affrontare una serie di problematiche, dall’am-
bito industriale a quello agricolo, sociale e politico.
Nel giugno 1945 Ferruccio Parri, partigiano e promotore di una politica fortemen-
te riformista, ottiene la guida del governo. Già nel mese di dicembre tuttavia viene
sostituito dal moderato democristiano Alcide De Gasperi.
Il 2 giugno 1946 si compiono le prime elezioni della storia italiana dopo il periodo
di dittatura fascista e gli elettori sono chiamati a esprimere il proprio voto al referendum
istituzionale sulla scelta fra Monarchia e Repubblica. L’opzione repubblicana ha il
sopravvento e si elegge un’Assemblea Costituente con il compito di dare al Paese una
Costituzione conforme ai nuovi ideali democratici.
Il 18 giugno 1946 viene proclamata la Repubblica e Enrico De Nicola riceve
la nomina di capo provvisorio dello Stato.
Nel febbraio dell’anno seguente il governo aderisce al Trattato di Parigi secondo cui
l’Italia cede l’isola di Rodi e il Dodecaneso alla Grecia, e gran parte dell’Istria e della
Venezia Giulia alla Jugoslavia. (Nell’ottobre 1954 Trieste verrà ricongiunta all’Italia).
Il 1◦ gennaio 1948 entra in vigore la Costituzione che sancisce i principi del nuovo
Stato repubblicano e democratico.
Le prime elezioni per il Parlamento del 18 aprile 1948 determinano l’affermazione
della Democrazia Cristiana. Questo partito sostiene un progetto di riforma moderato
e sfrutta l’organizzazione sul territorio della Chiesa cattolica.
Alcide De Gasperi riceve l’incarico di formare il governo e diventa Presidente del
Consiglio fino al 1953.
L’11 maggio 1948 il liberale Luigi Einaudi viene eletto primo Presidente della
Repubblica.
Nel 1949 l’Italia entra nella Nato e stipula un’alleanza militare con l’Occidente, il
Patto Atlantico.
La seconda legislatura, dal 1953 al 1958, è caratterizzata dall’affermazione della
Sinistra democristiana, sensibile alle classi meno abbienti.
Durante la terza legislatura emerge il partito di centro-sinistra culminante con il
governo di Aldo Moro (1963-1964). Moro vara un programma di riforme volte ad
adeguare il Paese all’imponente crescita economica.
208 Il secondo dopoguerra

1.6.6 Terrorismo e contestazione studentesca


Durante gli anni Settanta l’Italia vive un periodo di forti tensioni dovute alle contesta-
zioni studentesche e al terrorismo.
Tra il 1968 e il 1969 il movimento studentesco, in nome di una democrazia diretta
e in contrasto con i valori dello stato borghese, dà vita a una serie di occupazioni di
scuole e università che giungono spesso a scontri con le forze dell’ordine.
Il dibattito politico inoltre infiamma il disaccordo e sfocia nel terrorismo di Destra o
di Sinistra con lo scopo di destabilizzare lo Stato democratico attuale.
Il terrorismo di Destra si serve delle stragi per convincere l’opinione pubblica
II dopoguerra

della necessità di un governo più autoritario.


Il terrorismo di Sinistra invece colpisce le figure rappresentative di uno Stato
considerato inefficiente. Fra le varie organizzazioni di questa fazione si distinguono le
Brigate rosse.
Tra le azioni compiute dalle diverse strutture alcune hanno un carattere particolar-
mente tragico.
La Strage di piazza Fontana è conseguenza di un grave attentato terroristico av-
venuto il 12 dicembre 1969 nel centro di Milano. L’esplosione di una bomba nella sede
della Banca Nazionale dell’Agricoltura rappresenta l’inizio di una vera e propria stra-
tegia della tensione. L’azione provoca la morte di diciassette persone e il ferimento di
ottantotto.
Il 28 maggio 1974 a Brescia si compie la Strage di piazza della Loggia. Una bom-
ba nascosta in un cestino portarifiuti viene fatta esplodere durante una manifestazione
contro il terrorismo neofascista.
Il 16 marzo 1978, giorno della presentazione del nuovo governo guidato da Giulio
Andreotti, il gruppo delle Brigate Rosse intercetta Aldo Moro, presidente della Demo-
crazia Cristiana, mentre si reca alla Camera dei Deputati. I terroristi, in pochi secondi,
uccidono cinque uomini della scorta (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino,
Giulio Rivera, Francesco Zizzi) e sequestrano Moro.
Dopo una prigionia durata cinquantacinque giorni, il 9 maggio 1978 il corpo del
presidente della DC viene ritrovato a Roma nel baule posteriore di un’automobile.

Documentario: Strage di piazza della Loggia


www.youtube.com/watch?v=ayQrVffS2fo
Video: Il terrorismo raccontato da Indro Montanelli
www.youtube.com/watch?v=iOuTIDxxofw
Dossier: Gli anni di piombo www.lastoriasiamonoi.rai.it/dossier.aspx?id=11

1.6.7 Cina
In Cina, nei primi anni del ‘900, si afferma il movimento nazionalista del Kuomintang
e nel 1912 nasce la Repubblica Cinese.
A partire dagli anni Trenta cominciano a sorgere idee di stampo comunista in
opposizione al governo.
Mao Tse-Tung, a capo della rivoluzione comunista, nel 1949 prende il potere
appoggiato dal sostegno della massa contadina.
I primi interventi del leader comunista sono la distribuzione delle terre al popolo e
la nazionalizzazione delle industrie.
Storia 209

Nonostante lo stato di forte arretratezza l’economia cinese in questo periodo vede un


rapido sviluppo.
All’interno del movimento comunista però cominciano a nascere dei dissapori che
culminano con la rivoluzione culturale del 1966 in cui gli oppositori vengono dura-
mente repressi.
Nel 1976, alla morte di Mao, sale al potere Deng Xiaoping, egli introduce signi-
ficative riforme economiche ma non dimostra apertura in senso democratico.
Apice della chiusura politica del sistema è la Strage di piazza Tienanmen
del 1989 contro gli studenti che manifestano per richiedere l’introduzione del regime
democratico.
Nello stesso anno Xiaoping si ritira da tutte le cariche ufficiali e, dopo il breve

Storia
governo di Zhao Ziyang, il potere passa all’autoritario Jiang Zemin. Zemin rimane
in carica fino al 2003 e introduce il capitalismo nel Paese.
Dal 2004 Hu Jintao è alla guida del partito, del governo e dell’esercito della Cina.

1.6.8 La decolonizzazione
La fine della seconda guerra mondiale rappresenta la fine della sudditanza delle colonie
nei confronti delle potenze europee.

India
Le rivendicazioni di indipendenza indiana hanno origine già negli anni precedenti e sono
caratterizzate dal movimento della non violenza guidato da Mahatma Gandhi
(1889 - 1948).
Nel 1935 viene concesso il Government of India che sancisce un ampliamento del
diritto di voto e una maggiore autonomia amministrativa.
Il 15 agosto 1947 l’India viene riconosciuta indipendente e si instituisce lo Stato
dell’Unione Indiana.
Nel 1956 lo Stato musulmano del Pakistan si stacca dall’Unione Indiana e
diventa autonomo. Tra le due nazioni nascono immediatamente dei contrasti per il
controllo dello stato del Kashmir.
Nel 1971 viene riconosciuta la Repubblica indipendente del Bangladesh.

Indocina
In Indocina il Partito comunista, guidato da Ho Chi Minh, è il fautore della rivolta
contro il dominio francese. In seguito agli scontri del 1954 in quest’area si costituiscono
quattro Stati: Laos, Cambogia, Vietnam del nord (a regime comunista) e Vietnam del
sud (sotto l’influsso occidentale).
La divisione del Vietnam sfocia presto in un conflitto, la guerra del Vietnam,
1960 - 1975. Il Vietnam del nord si fa promotore dell’unificazione dello Stato in-
contrando la dura opposizione statunitense. Nel 1963 le truppe americane combattono
contro i vietcong comunisti e bombardano duramente il Paese. L’intervento statuniten-
se comincia a generare dissenso tanto che nel 1973 il Presidente Nixon ordina il ritiro
delle truppe americane dal Vietnam.
Nel 1975 i vietcong entrano dunque a Saigon e nel 1976 viene istituita la Repub-
blica socialista del Vietnam, unione del nord e del sud del Paese.
In seguito all’unificazione migliaia di vietnamiti del sud abbandonano il territorio
a causa degli espropri dettati dal regime comunista.
210 Storia Contemporanea: dagli anni Ottanta a oggi

Nel 1953 la Cambogia proclama l’indipendenza dalla Francia. Nel 1975 si instaura il
regime dittatoriale di Pol Pot. Egli persegue una dura politica di cambiamento della
società. Sostenuto dai guerriglieri “Khmer rossi” occupa la capitale Phnom Penh e
comincia l’evacuazione della città con l’obiettivo di istituire una società agraria volta
all’isolamento del Paese. Mette in atto un duro sterminio di massa contro intellettuali,
borghesia e contadini.
Nel 1978 i vietcong entrano in Cambogia e nel 1979 pongono fine al regime ditta-
toriale di Pol Pot.
Nel dicembre 1979 le truppe sovietiche invadono l’Afghanistan. I mujaheddin or-
Storia Contemp.

ganizzano le proprie difese ponendo le basi nel vicino Pakistan e ricevono appoggio e
sostegno dagli Stati Uniti per affrontare il nemico moscovita.
Nel 1989 i russi si ritirano dall’area e lasciano il potere al presidente filosovietico Na-
jibullah. Nell’aprile 1992 però i mujaheddin entrano nella capitale Kabul, destituiscono
Najibullah e istituiscono un governo provvisorio.

Africa
Nel 1957 il Sudan ottiene l’indipendenza.
Nel 1960 tocca alla Costa d’Oro che vede la nascita di Ghana, Niger e Somalia
inglese.
Nel 1961 Sierra Leone e Tanganica.
Nel 1962 Uganda, Ruanda e Burundi.
Nel 1963 Kenya.
Nel 1964 Malawi.
Nel 1961 l’Unione sudafricana si rende indipendente dal Commonwealth britanni-
co con il nome di Repubblica Sudafricana. Fin da subito si instaura una politica
razzista fondata sull’apartheid, separazione, da parte della minoranza bianca rispetto
alla maggioranza della popolazione. La discriminazione sfocia in duri scontri razziali
fino a quando il regime dell’apartheid viene rovesciato nel 1989 grazie all’importante
opposizione nera capeggiata da Nelson Mandela.

1.7 Storia Contemporanea: dagli anni Ottanta a oggi


1.7.1 Il crollo del comunismo
Russia
A partire dagli anni Ottanta, in seguito all’elezione di Mikhail Gorbaciov nel 1985,
in Russia si verificano importanti cambiamenti.
Gorbaciov si fa promotore della perestroika, rinnovamento economico e politico,
e della glasnost, trasparenza.
Il nuovo presidente è l’artefice di numerosi cambiamenti.
In ambito economico approva delle leggi che consentono la privatizzazione dei mezzi
di produzione.
In ambito istituzionale introduce l’eleggibilità di organi statali di cittadini non
appartenenti al Partito comunista.
In politica estera si fa promotore della riduzione degli armamenti, del ritiro delle
truppe in Afghanistan, e dell’avvio di una politica pacifica con gli Stati Uniti.
Il 26 aprile 1986 si verifica un catastrofico incidente nucleare: l’esplosione del reat-
tore della centrale nucleare di Cernobyl, in Ucraina.
Storia 211

Nel 1989 Gorbaciov consente il primo governo non comunista.


Nel clima di maggiore libertà le Repubbliche che costituiscono l’Unione delle Re-
pubbliche Socialiste Sovietiche cominciano a rivendicare l’indipendenza da Mosca.
Gorbaciov attua una politica di mantenimento dell’unità nazionale con l’intervento
dell’Armata rossa.
Tuttavia, nel 1991 si indice un referendum relativo all’autonomia delle Repub-
bliche Sovietiche.
Nel dicembre 1991 Gorbaciov rassegna le dimissioni da presidente e il 26 dicembre
si assiste allo scioglimento dell’URSS.
Estonia, Lituania, Lettonia, Tagikistan, Uzbekistan, Moldavia e Ucraina vengono ri-
conosciute Repubbliche indipendenti e costituiscono la Comunità degli Stati Indi-

Storia
pendenti (CSI).
Dopo le dimissioni di Gorbaciov Boris Nikolaevič Eltsin assume la guida della
Russia.
Alle dimissioni di Eltsin, dal 31 dicembre 1999 Vladimir Putin riveste la fun-
zione di Capo dello Stato. Nel 2000 viene eletto Presidente della Federazione Russa e
riconfermato in carica nelle elezioni del 14 marzo 2004.
Impossibilitato ad un terzo mandato per il dettame della Costituzione russa, favo-
risce la vittoria del suo delfino Dmitrij Medvedev, che lo nomina Primo ministro il
giorno stesso del suo insediamento, il 7 maggio 2008.
Il 27 maggio 2008 il Presidente della Repubblica Bielorussa lo nomina Primo Mini-
stro dell’Unione Russia-Bielorussia.
Alle elezioni del 4 marzo 2012 Putin viene eletto per la terza volta Presidente della
Federazione Russa, rimarrà in carica fino al 2018.

Articolo di approfondimento sull’elezione di Putin:


www.balcanicaucaso.org/aree/Russia/Elezioni-del-4-marzo-2012-diario-da-Mosca-113203

Polonia
L’insofferenza polacca nasce già negli anni Settanta. Nel 1980 gli scioperi diventano
sempre più frequenti e importanti. Guidati dal sindacalista Walesa si istituisce un
Comitato di sciopero inter fabbriche. Con gli accordi di Gdansk vengono riconosciuti
la costituzione di un sindacato indipendente, il diritto di sciopero e la possibilità di
seguire la messa in tv.
Nel settembre 1980 nasce il movimento Solidarnosc, costituito da organizzazioni
cattoliche anticomuniste.
Nel 1990 Walesa viene eletto Presidente della Repubblica di Polonia.
Nel 2004 la Polonia entra nell’Unione Europea.

Cecoslovacchia
Nel 1968, durante il periodo definito la Primavera di Praga, il leader del partito
comunista Alexander Dubček promuove una serie di riforme politico istituzionali
che causano l’intervento soppressivo da parte delle truppe sovietiche. Nonostante la
repressione, nel paese si diffonde un sentimento di dissidenza. Nel 1977 gli intellettuali
istituiscono il movimento antisovietico Charta 77.
212 Storia Contemporanea: dagli anni Ottanta a oggi

Nel 1989 crescono le proteste e gli scioperi a favore dell’indipendenza nazionale. Nel
novembre il potere del partito comunista cecoslovacco si sgretola e Vaclav Havel,
leader di Charta 77, viene eletto Presidente della Repubblica.
Nel 1989 lo stato ridiventa uno stato democratico per mezzo dalla cosiddetta Ri-
voluzione di velluto.
Nel 1992, dopo un lungo periodo di discussioni, il parlamento federale decide di
suddividere lo stato tra la Repubblica Ceca e Slovacchia, la Cecoslovacchia cessa
di esistere il 1◦ gennaio del 1993.
La Repubblica Ceca, da sempre legata all’occidente è più stabile economicamente.
Storia Contemp.

Entrambi gli stati nel 2004 entrano nell’Unione Europea.

Ungheria
Già nel 1956 l’Ungheria cerca di liberarsi dall’influenza sovietica ma l’esercito russo
sopprime il tentativo. Il nuovo corso gorbacioviano tuttavia avvia un pluralismo politico
e ideologico che porta alla fine del potere comunista. Nel 1988 viene abbattuto il regime
di Kadar e sostituito da un governo riformatore.
Il 23 ottobre 1989 viene ufficialmente dichiarata la Repubblica d’Ungheria (dal
Presidente provvisorio della Repubblica Mátyás Szűrös). La costituzione sottolinea
anche i “valori della democrazia borghese e del socialismo democratico”, e dà eguale
status a proprietà pubblica e privata.
Nel 1990 si verifica il ritiro delle truppe sovietiche, lo scioglimento del patto di
Varsavia e l’introduzione del mercato libero.
Nel 2004 L’Ungheria entra nell’Unione Europea.

Bulgaria
Alla fine del 1989 il leader comunista Todor Živkov, dopo trentacinque anni di potere,
viene espulso dalla presidenza e dal Partito Comunista Bulgaro.
Il partito rinuncia subito dopo al suo monopolio sul potere e nel giugno 1990 si
tengono le prime elezioni libere in Bulgaria dal 1931.
Le elezioni portano al potere il Partito socialista bulgaro e viene eletto Presidente
il leader dell’opposizione di centro Zhelyu Zhelev.
Il Paese continua tuttavia a vivere una forte crisi economica. Nel 2001 l’ex sovrano
Simeone III, giurando fedeltà alla repubblica, vince le elezioni.
Nel 2007 la Bulgaria entra nell’Unione Europea.

Romania
Nel 1980 la Romania è assalita da una gravissima crisi economica. In questo momento
il regime dittatoriale di Nicolae Ceausescu comincia a dimostrare segni di debolezza.
Fino a questo momento Ceausescu aveva goduto di un potere personale rigidissimo.
Nel 1989 a Timisoara scoppia una violenta rivolta in seguito al progetto del
dittatore di distruggere migliaia di villaggi per costruire nuovi centri agroindustriali.
All’interno dello stesso esercito si costituisce un Fronte di Salvezza Nazionale.
Lo spirito rivoluzionario giunge a Bucarest, dove Ceausescu è costretto ad inter-
rompere un proprio discorso a causa delle manifestazioni di protesta.
Il dittatore e la moglie cercano di fuggire ma vengono fermati e arrestati. Il 25
dicembre 1989 Nicolae e Elena Ceausescu vengono condannati a morte dal tribunale
militare e fucilati.
Storia 213

Il giorno successivo il Fronte Nazionale di Salvezza nomina Petre Roman primo


ministro, ma la maggior parte dei comunisti conserva il proprio posto nel governo.
A partire dal 2000, sotto la presidenza di Ion Iliescu, la politica romena vive
un rinnovamento caratterizzato da una strategia di liberalizzazione economica e di
democratizzazione sociale. Nel 2007 la Romania entra nell’Unione Europea.
L’attuale Presidente delle Repubblica è Traian Basescu.

Albania
In seguito all’occupazione dell’Albania da parte dell’Italia, nel 1941 si sviluppa una
reazione antifascista guidata da Enver Hoxha.
Al termine del conflitto il Paese avvia una politica di isolamento dall’Europa che

Storia
provoca arretratezza economica e industriale. Dal 1946 al 1990 l’Albania è uno sta-
to comunista estremamente isolazionista, stalinista e anti-revisionista.
Alla morte di Hoxha, nel 1985, gli succede Ramiz Alia. Egli, a causa delle massicce
proteste e del clima di pressione, nel 1991 concede le prime elezioni libere. A partire
da questo momento il comunismo può considerarsi formalmente concluso.
La prima riforma legislativa riguarda la nuova Costituzione e la transizione ad un
sistema politico ed economico di tipo liberalistico; in particolare la gestione statale dei
beni viene sostituita con il ripristino alla proprietà privata.
Il Paese però continua a soffrire di molti problemi legati al limitato sviluppo socio-
economico. Migliaia di albanesi, in questi anni, decidono di partire per l’Italia.
Successivamente viene intrapresa la lunga strada verso l’adeguamento ai programmi
europei del Patto di stabilità e crescita secondo il protocollo del Trattato di Maastricht.
Il 4 aprile 2009 il Paese diventa membro della NATO.

Germania
Il 1989 è un anno importante anche per la Germania.
In occasione di una visita di Gorbaciov nella RDT, mi-
gliaia di tedeschi fuggono nel settore occidentale attraverso la
Cecoslovacchia, l’Ungheria e l’Austria. Il 9 novembre 1989 il
governo della Germania orientale liberalizza il transito verso
la RFT. Dopo l’annuncio una moltitudine di cittadini dell’Est
si arrampica sul muro e lo supera per raggiungere gli abitanti
della Germania Ovest. Durante le settimane successive picco-
le parti del muro vengono portate via dalla folla; in seguito si
ricorre all’equipaggiamento industriale per rimuovere quello
che è rimasto della struttura.
La caduta del muro di Berlino apre la strada per la riu-
nificazione tedesca che viene formalmente conclusa il 3 ot- Figura 1.5: Germania, Ca-
tobre 1990. Il nuovo stato assume il nome di Repubblica duta Muro di Berlino - 9
novembre 1989.
Federale di Germania.

1.7.2 La disgregazione della Jugoslavia


Nel 1928, in seguito all’unione del 1918 del Regno di Serbi, Croati e Sloveni, nasce il
Regno di Jugoslavia.
Fin dalla sua creazione tuttavia lo Stato è lacerato da forti tensioni e conflitti etnici.
214 Storia Contemporanea: dagli anni Ottanta a oggi

Nella regione convivono ventiquattro etnie diverse, tra cui prevalgono quella serba e
quella croata, si parlano quattro lingue differenti e si praticano tre diverse confessioni
religiose: musulmana, ortodossa e cattolica.
In seguito alla seconda guerra mondiale emerge la figura di Tito che si era distinto
nella lotta partigiana contro l’occupazione tedesca.
Tito fonda uno Stato socialista federale costituito da sei repubbliche indipendenti:
Croazia, Slovenia, Montenegro, Serbia, Bosnia – Erzegovina e Macedonia.
Negli anni Settanta la crisi economica contribuisce a segnare un divario tra le di-
verse aree, in questo clima si risvegliano le pretese indipendentistiche soprattutto delle
Storia Contemp.

repubbliche più ricche come la Slovenia e la Croazia.


Alla morte di Tito, avvenuta nel 1980, scoppiano le tensioni tra le diverse repubbli-
che sostenute dai partiti nazionalisti.
Nel 1981 si verificano moti nazionalistici nella regione del Kosovo, dove la situa-
zione economica e le condizioni di vita sono difficili.
Nel 1984 Slobodan Milosevic viene nominato Segretario della Federazione di Bel-
grado della Lega dei Comunisti. Dal maggio 1986 al maggio 1989 è presidente del Co-
mitato Centrale della Lega dei Comunisti, e al primo Congresso del Partito Socialista
di Serbia, nel luglio 1990 viene eletto Presidente del Partito, nato dall’unificazione della
Lega dei Comunisti e dalla Lega Socialista del Popolo Lavoratore di Serbia.
Nel maggio del 1989 riceve la nomina di Presidente della Repubblica di Serbia.
Nello stesso anno si intensificano i disordini in Kosovo e Milosevic revoca lo stato
di autonomia della regione.

Documentario: Slobodan Milosevic,


www.youtube.com/watch?v=5ubGsqPh5Cs&feature=relmfu

1.7.3 Guerra di secessione


Il 25 giugno 1991 Slovenia e Croazia proclamano la propria indipendenza. La reazione
serba alla dichiarazione slovena non ha conseguenze pesanti. Al contrario il governo
serbo assume una posizione molto dura di fronte all’indipendenza croata.
Nell’estate 1991 iniziano gli scontri tra le milizie croate e quelle serbe.
A settembre anche la Macedonia e la Bosnia – Erzegovina proclamano la propria
indipendenza.
Il conflitto si estende alla Bosnia, dove la coesistenza di diversi gruppi etnici diventa
il presupposto per degli scontri sanguinosi.
Sarajevo, capitale della Bosnia, viene sottoposta a un feroce assedio da parte delle
milizie serbe.
Nel 1993, a Ginevra, si aprono le trattative di pace ma non si riesce a giungere ad
un accordo circa la spartizione della regione.
Nel 1994 intervengono gli Stati Uniti a favore dell’istituzione di una federazione
croato musulmana in Bosnia – Erzegovina.
L’anno seguente la NATO bombarda la Bosnia contro i serbi.
Il 21 novembre 1995 si stipula la pace di Dayton tra Bosnia, Croazia e Serbia.
Il trattato stabilisce la divisione della Bosnia in due entità: la Repubblica Srpska e
la Federazione croato musulmana. La NATO mantiene una base multinazionale sul
territorio.
Storia 215

Nel 1998, in seguito all’affermazione dei partiti nazionalisti (in particolar modo l’UCK,
Esercito di Liberazione del Kosovo), in Kosovo si assiste a nuovi feroci scontri tra serbi
e albanesi.
Gli Stati Uniti presentano un piano per risolvere la questione kosovara che prevede
uno statuto di autonomia della regione per tre anni, la smilitarizzazione dell’UCK e il
diritto di extraterritorialità della NATO in Serbia e Montenegro.
Tale soluzione non viene tuttavia accolta e il 23 marzo 1999 le forze della NATO
attaccano direttamente la Serbia e il Montenegro.
L’esercito serbo, sotto attacco NATO, aumenta la pressione sulla popolazione al-
banese, che inizia a rifugiarsi verso la Macedonia e l’Albania. Il numero dei rifugiati
raggiunge gli 800.000.

Storia
Il conflitto armato ha portato a molte perdite di vite umane, distruzione e danni
economici, oltre che il rafforzamento della tensione etnica tra i due popoli.
Il 1o aprile 2001, su mandato del tribunale internazionale dell’Aja, Milosevic viene
arrestato per crimini contro l’umanità. Il processo si è interrotto a poca distanza dalla
sua conclusione, a causa della morte dell’imputato l’11 marzo.
Nel 2006 a Vienna sono iniziati nuovi colloqui bilaterali tra il governo serbo e quello
kosovaro per la definizione finale dello status dell’area.

Guerra di secessione
www.ilpost.it/2012/04/05/assedio-sarajevo-foto/

1.7.4 L’Occidente oggi


Il 7 febbraio 1992 i dodici stati CEE firmano il Trattato di Maastricht, e istituiscono
l’Unione europea (UE) che entrerà in vigore il 1 novembre 1993.
Si tratta di un soggetto politico a carattere sovranazionale ed intergovernativo che
comprende 28 paesi membri indipendenti e democratici.
L’Unione consiste attualmente in una zona di libero mercato, detto mercato comune,
caratterizzata, tra l’altro, da una moneta unica, l’euro. Il debutto dell’euro sui mercati
finanziari risale al 1999, mentre la circolazione monetaria ha effettivamente avuto inizio
il 1◦ gennaio 2002 nei dodici paesi dell’Unione che per primi hanno adottato la nuova
valuta.

Francia
Nel 1981 Francois Mitterand viene eletto alla Presidenza della Repubblica e nel
1988 riconfermato per un secondo mandato, fino al 17 maggio 1995. Egli ha contribuito
ad un riavvicinamento alla Germania e a una spinta nei confronti dell’attualizzazione
dell’Unione Europea.
Nel 1955 il gollista Jacques Chirac assume la carica Presidenziale e nel 2002
ottiene nuovamente l’incarico all’Eliseo.
Nel 2007 gli succede Nicolas Sarkozy il quale non viene riconfermato alle elezio-
ni del 2012. L’attuale Presidente della Repubblica Francese è il socialista François
Hollande.
216 Storia Contemporanea: dagli anni Ottanta a oggi

Gran Bretagna
A partire dal 1979 fino al 1990 il governo inglese è guidato dalla conservatrice Marga-
ret Thatcher. La sua politica si caratterizza per una consistente privatizzazione, lo
smantellamento dello Stato assistenziale e l’astensione del Paese all’ingresso nell’Unione
Europea.
Nel 1990 John Major succede alla Thatcher.
Dal 1997 al 2007 Tony Blair ricopre la carica di Primo Ministro del Regno Uni-
to. Viene dunque sostituito dal laburista Gordon Brown fino al 2010, quando il
conservatore David Cameron assume la carica di premier.
Storia Contemp.

Germania
La riunificazione della Germania, fortemente voluta dal popolo tedesco, comporta una
serie di difficoltà per il nuovo Stato in cui la debolezza della zona orientale pesa no-
tevolmente su quella occidentale. Tra il 1991 e il 1994 la Germania si trova a dover
affrontare una pesante crisi economica che fa insorgere episodi di razzismo nei confronti
degli immigrati.
Il Paese riesce tuttavia a ristabilire la politica e la propria forza economica fino ad
occupare una posizione importante sul piano internazionale.
Nel 1998 Gherard Schroder ricopre l’incarico di Cancelliere tedesco.
Nelle elezioni del 2005 gli succede Angela Merkel, leader del CDU (partito cri-
stianodemocratico), che assume la guida della Germania.

Spagna
Felipe Gonzales guida il governo spagnolo dal 1982 al 1996. Egli dà un importan-
te contributo all’opera di ammodernamento del Paese, nonostante la questione del
terrorismo basco per l’indipendenza continui a rappresentare un forte problema.
Gli succede il popolare José Maria Aznar fino al 2004, anno in cui entra in
carica Luis Zapatero. I provvedimenti principali del governo Zapatero sono il ritiro
dell’esercito spagnolo dall’Iraq, le controverse trattative con l’ETA, la legalizzazione
dei matrimoni tra omosessuali e un programma di regolarizzazione per gli immigrati
clandestini.
Nel 2008 Zapatero torna a vincere le elezioni. Nel 2010 diventa il primo Presidente
dell’Unione Europea dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
A seguito della pesante crisi economica e della speculazione che ha travolto il Paese,
nel luglio 2011 Zapatero comunica l’intenzione di indire elezioni anticipate, previste per
il 20 novembre 2011.
Mariano Rajoy Brey è l’attuale Presidente del Governo spagnolo.

Italia
I giorni che seguono il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro sono molto difficili e
l’ondata terroristica continua a insanguinare l’Italia.
Il 2 agosto 1980 una bomba esplode nella stazione di Bologna provocando 80
vittime, l’azione è attribuita al terrorismo nero di Destra.
Nel luglio 1980 il socialista Sandro Pertini viene eletto Presidente della Repub-
blica.
Storia 217

Nel 1981 nasce il Pentapartito, formato dall’intesa tra i partiti del vecchio centro-
sinistra con l’aggiunta del PLI. Il governo si sostiene mediante l’appoggio di cinque
partiti politici:
la Democrazia Cristiana (DC),
il Partito Socialista Italiano (PSI),
il Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI),
il Partito Repubblicano Italiano (PRI),
il Partito Liberale Italiano (PLI).

Storia
La coalizione reggerà il governo fino al 1992.
Nel marzo 1981 i giudici istruttori Gherardo Colombo e Giuliano Turone,
nell’ambito di un’inchiesta sul presunto rapimento dell’avvocato e uomo d’affari sicilia-
no Michele Sindona, vengono in possesso di una lista cui appartengono 962 componenti
ad un’associazione segreta: la Propaganda, P2.
Sin dal momento della fondazione nel 1877 col nome di Propaganda massoni-
ca, la sua caratteristica principale è stata quella di garantire un’adeguata copertura
e segretezza agli iniziati di maggior importanza. A partire dal 1970 l’organizzazione
viene riorganizzata e guidata dal faccendiere Licio Gelli, il quale sarà condannato per
depistaggio delle indagini della strage di Bologna del 1980.
“Con la P2 avevamo l’Italia in mano. Con noi c’era l’Esercito, la Guardia di Finanza,
la Polizia, tutte nettamente comandate da appartenenti alla Loggia.” Licio Gelli.
L’orientamento della loggia è decisamente anticomunista e antisindacale.
Nel giugno 1981 Giovanni Spadolini diventa Presidente del consiglio, egli persegue
un programma di inserimento del Paese all’interno del circuito internazionale e di lotta
alla mafia.
Dal 1983 al 1987 il socialista Bettino Craxi ricopre la carica di Presidente del
Consiglio dei Ministri.
Dopo brevi governi, nel 1989 la direzione dell’esecutivo passa a Giulio Andreotti
che rimane in carica fino al 1993.
Il decennio si chiude con una crescente conflittualità tra la DC e il PSI, accompa-
gnata da un progressivo indebolimento del PCI.
Gli anni Novanta sono caratterizzarti da una degenerazione del sistema partitico,
partitocrazia.
Tale fenomeno si caratterizza per un’accentuazione del clientelismo, con la promessa
di favori e raccomandazioni in cambio di voti, un incremento delle collusioni con la
criminalità organizzata, la spartizione delle cariche pubbliche tra i vari esponenti dei
partiti e l’introduzione di un consistente sistema di tangenti.
In questi anni si assiste allo scioglimento del Partito Comunista e alla nascita del
PDS, Partito Democratico di Sinistra, guidato da Achille Occhetto. Alcuni delegati si
staccano dalla nuova coalizione e costituiscono il Partito della Rifondazione Comunista.
Si assiste allo sviluppo del fenomeno del Leghismo. Nato nei primi anni Ottanta,
nel 1990 diventa la quarta forza del Paese. La Lega Nord è un movimento federalista
contraddistinto da ambizioni secessioniste.
Le elezioni dell’aprile 1992 si svolgono con un nuovo sistema elettorale maggioritario
e le tradizionali forze politiche escono ridimensionate dalla consultazione elettorale.
218 Storia Contemporanea: dagli anni Ottanta a oggi

Il 17 febbraio 1992 il pm Antonio Di Pietro chiede e ottiene un ordine di cattura per


l’ingegnere Mario Chiesa. Chiesa era stato colto in flagrante mentre riceveva una tan-
gente dall’imprenditore monzese Luca Magni che, stanco di pagare, aveva chiesto aiuto
alle forze dell’ordine.
Questa data rappresenta l’inizio di Tangentopoli, un sistema di corruzione, con-
cussione e finanziamento illecito ai partiti.
Gli anni Novanta sono segnati da una serie di indagini giudiziarie nei confronti di
esponenti della politica, dell’economia e delle istituzioni italiane, l’operazione prende il
nome di Mani Pulite.
Storia Contemp.

Nell’operazione risultano coinvolti ministri, deputati, senatori, imprenditori e per-


fino ex presidenti del Consiglio.
Il 23 maggio 1992 il magistrato Giovanni Falcone viene assassinato dalla mafia
di Capaci insieme alla moglie e alla scorta.
In un clima di forte tensione si svolgono le elezioni che portano Oscar Luigi
Scalfaro alla Presidenza della Repubblica.
Il 19 luglio 1992 la mafia torna a colpire assassinando, a Palermo, il giudice Paolo
Borsellino. Negli stessi giorni a Milano viene arrestato Salvatore Ligresti, il maggiore
corruttore milanese.
Tangentopoli coinvolge un numero sempre maggiore di indagati e numerosi espo-
nenti politici vengono raggiunti da avvisi di garanzia. Bettino Craxi, nel 1994 lascia
l’Italia e si rifugia in Tunisia nella sua villa di Hammamet.
In questi mesi, in cui Carlo Alberto Ciampi è presidente del Consiglio, tramontano
i due storici partiti, la DC e il PSI.
La DC, guidata dal leader Mino Martinazzoli, muta il proprio nome in Partito
Popolare, mentre il PSI si scioglie definitivamente.
Il vuoto lasciato da queste forze politiche consente l’emergere delle nuove coalizioni.
Nel 1993 la Lega Nord si impone all’attenzione pubblica con le proprie posizioni
razziste e secessionistiche, il MSI raccoglie consensi da parte dei nostalgici fascisti e nel
novembre 1993 l’imprenditore Silvio Berlusconi fonda l’Associazione Nazionale Forza
Italia. Nel 1994 l’MSI si trasforma in Alleanza Nazionale.
Le elezioni del 1994 vedono trionfare la nuova formazione di Forza Italia e portano
Silvio Berlusconi al potere. Il nuovo governo di centro destra è costituito da Forza
Italia, AN e Lega Nord. Già nel dicembre tuttavia la coalizione si scioglie a causa della
dissociazione della Lega.
Segue un governo tecnico guidato da Lamberto Dini e nel 1996 il governo pas-
sa alla coalizione di centro sinistra dell’Ulivo guidata da Romano Prodi. Nel 1998
Massimo D’Alema subentra a Prodi e la legislatura si conclude con il governo di
Giuliano Amato.
Nel 2001 si assiste alla formazione di un nuovo governo presieduto da Silvio Ber-
lusconi. In seguito a contrasti interni alla Casa delle Libertà la coalizione cade nel
2005.
Le elezioni politiche del 2006 portano al governo l’alleanza di centro sinistra guidata
da Romano Prodi.
Il 14 ottobre 2007 nasce il partito di centro sinistra, il Partito Democratico (PD).
D’altro canto, dall’unione dei due principali partiti di centro-destra, Forza Italia
e Alleanza Nazionale, durante una manifestazione a Milano Berlusconi lancia la nascita
del nuovo partito il Popolo delle Libertà.
Storia 219

Il Popolo delle Libertà inizialmente si costituisce come federazione di partiti politici


per poi trasformarsi in soggetto politico unitario.
Nel 2008 cade il governo Prodi.
Nella primavera 2008 si tengono nuove elezioni politiche in cui si confrontano le due
nuove coalizioni. Le elezioni decretano la vittoria del partito di centro destra.
Le elezioni amministrative del 2011 segnano un netto arretramento del Popolo delle
Libertà.
Nelle grandi città si registra una vittoria del centrosinistra. Il 1 giugno 2011 Angelino
Alfano, già Ministro della Giustizia, viene nominato segretario politico del PdL.
Il 12 novembre 2011, dopo l’approvazione della legge di stabilità in entrambe le
camere a causa della perdita della maggioranza assoluta alla Camera dei deputati e della

Storia
crisi economica del Paese, Berlusconi rassegna le dimissioni e quelle del suo governo.
Il 13 novembre 2011, a seguito delle dimissioni di Silvio Berlusconi, Mario Monti ri-
ceve dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l’incarico per la formazione
di un nuovo governo.
Il 16 novembre Mario Monti assume l’incarico di Presidente del Consiglio dei Mi-
nistri e presenta la lista dei Ministri per la nomina. Il suo governo viene definito
tecnico.
Fino al luglio 2012 Mario Monti ricopre anche la carica di Ministro dell’Economia,
successivamente il Premier lascia la poltrona da lui occupata ad interim e nomina
Vittorio Grilli al dicastero di via XX Settembre.
Il 31 ottobre viene approvato un decreto legge volto a riordinare l’assetto territoriale
dello Stato in particolar modo coinvolgendo le province e le città. Il 6 dicembre il partito
del Popolo delle Libertà lascia la maggioranza causando una crisi di governo.
Il 21 dicembre il Presidente del Consiglio Mario Monti lascia l’incarico rimettendo
il proprio mandato al Capo dello Stato dopo l’approvazione della legge di stabilità.
Il Presidente della Repubblica consulta i partiti e non esistendo spazio in sede
Parlamentare per costituire un nuovo Governo, provvede a sciogliere le Camere ed
indice nuove elezioni politiche nei giorni 24 e 25 febbraio 2013. Il Quirinale ufficializza
con decreto la prima data di convocazione delle nuove Camere per il 15 marzo 2013.
Il quadro politico uscito dalle urne è totalmente frammentato e caotico. La coalizione
di sinistra di Bersani si impone alla Camera per mezzo punto percentuale rispetto
all’alleanza guidata da Berlusconi. Il Movimento 5 Stelle di Grillo risulta il primo
partito nazionale. Viene a crearsi un situazione di estrema ingovernabilità del nostro
Paese.

USA
Nel 1989 George Herbert Walker Bush conquista la presidenza americana. Nel
1991, al fine di liberare il Kuwait dall’aggressione irachena coinvolge gli Stati Uniti
nella Guerra del Golfo.
Nel 1992 non viene riconfermato e gli succede il democratico Bill Clinton il quale
ottiene la rielezione nel 1996.
La Presidenza della Casa Bianca nel 2001 passa a George W. Bush, figlio del
presidente in carica negli anni Novanta.
In seguito all’attentato terroristico dell’11 settembre 2001, Bush intraprende una
dura lotta nei confronti dell’Afghanistan che nel 2002 porta alla caduta del governo
talebano.
220 Storia Contemporanea: dagli anni Ottanta a oggi

Nel 2003 il Presidente Bush dà inizio alla guerra contro l’Iraq, accusato di detenere
armi di distruzione di massa che non saranno mai rinvenute. Il leader iracheno Saddam
Hussein viene catturato e giustiziato.
George W. Bush viene riconfermato alla Presidenza alle elezioni del 2004.
Le elezioni del 2008 decretano la vittoria del democratico Barack Obama, il primo
Presidente afroamericano nella storia degli USA.
Nelle elezioni presidenziali del 2012 Obama ha la meglio sul rappresentante del
partito repubblicano Mitt Romney ottenendo cosı̀ il governo per altri quattro anni.
Storia Contemp.

1.7.5 Il conflitto arabo israeliano


Il 14 maggio 1948 l’ONU proclama lo Stato di Israele dove si insediano coloni ebrei
giunti da ogni parte del mondo. In seguito al riconoscimento dei diritti ai soli cittadini
di origine ebraica, le masse arabo palestinesi che fino a questo momento hanno popolato
la zona trovano rifugio nei campi profughi degli Stati confinanti.
Tale situazione sfocia ben presto in un conflitto. Da una parte gli ebrei, perseguitati
dal nazismo, considerano lo Stato di Israele come una “Terra promessa”, dall’altra le
popolazioni arabe non accettano una posizione marginale nel territorio che da sempre
abitano.
Nel 1956 un gruppo di esuli palestinesi fonda il movimento di Al Fatah, un gruppo
armato che contrasta Israele.
Nello stesso anno il leader egiziano Gam l ‘Abd al-Nasser, promotore del nazio-
nalismo arabo, dà avvio ad un’opera di nazionalizzazione della Compagnia del Canale
di Suez, delle banche e delle industrie e promuove una riforma agraria.
Tali manovre provocano la reazione di Francia e Inghilterra che fino a questo mo-
mento hanno esercitato il controllo sull’area. Le due potenze europee, sostenute da
Israele, con truppe armate invadono l’Egitto in difesa degli interessi coloniali.
L’ONU costringe Francia e Inghilterra al ritiro, mentre Israele deve cedere i territori
di Gaza e Sinai occupati.
La politica di Nasser, sostenuta dall’Unione Sovietica, si dichiara apertamente ostile
al mondo occidentale.
Nel giugno 1967 il leader egiziano chiude ad Israele il golfo di Aqaba sul Mar Rosso.
Lo stato ebraico attacca dunque Egitto, Giordania e Siria. Lo scontro è molto rapido,
definito guerra dei sei giorni. Israele conquista il Sinai, la Cisgiordania, Gerusalemme
e le alture siriane del Golan.
Nel 1969 si costituisce l’OLP, Organizzazione per la liberazione della Palestina,
guidata da Yasser Arafat.
Accanto al popolo palestinese si schierano Egitto, Siria, Giordania, Arabia Saudita,
Libia, Algeria e URSS.
D’altro canto gli Stati Uniti sostengono Israele.
Nell’ottobre 1973 il nuovo leader egiziano Anwar Sadat attacca Israele per ricon-
quistare il Sinai. Anche in questo caso il conflitto viene sedato grazie all’intervento
dell’ONU.
La reazione degli Stati arabi è quella di sospendere l’esportazione del petrolio per
colpire le nazioni che appoggiano Israele. Nel 1978 tuttavia Sadat si avvicina ai Paesi
occidentali firmando a Camp David, negli USA, un trattato di pace con Israele che
sancisce la restituzione della regione del Sinai.
Storia 221

I fondamentalisti islamici considerano negativamente la posizione mediatrice del leader


egiziano che, nel 1981, viene ucciso durante un attentato.
In Libano, tra il 1975 e il 1976 si scatena una violenta guerra civile tra diversi
gruppi musulmani in lotta tra loro e i cristiani maroniti. Nel Paese intervengono le
milizie siriane in difesa dei gruppi islamici e quelle israeliane in appoggio ai cristiani.
Nel 1982 Israele entra nuovamente in Libano meridionale e i cristiani libanesi massa-
crano migliaia di profughi palestinesi.
A partire dal 1987 i palestinesi promuovono l’Intifadah, rivolta delle pietre, una
lotta armata all’interno dei territori occupati contro Israele.
Nel 1988 Arafat proclama la nascita dello Stato di Palestina, riconosce lo Stato
di Israele e rinnega le azioni terroristiche.

Storia
I conflitti interni tuttavia non si arrestano e nel 2000 prende vita una nuova e più
sanguinosa Intifadah.
Nel 2004 muore lo storico leader Arafat.
Nel 2005 le truppe israeliane si ritirano dalla striscia di Gaza.
La tensione continua tuttavia ad essere alta. La causa palestinese viene sostenuta
da gruppi fondamentalisti islamici che fanno del terrorismo la propria arma principa-
le. Al Quaeda, la base, è l’organizzazione responsabile degli attentati di New York
dell’11 settembre 2001. L’azione, guidata da Osama bin Laden, provoca circa tremila
vittime.
La reazione statunitense è quella di attaccare l’Afghanistan, regime fondamentali-
sta musulmano dei taliban. Una coalizione angloamericana invade il Paese provocando,
nel dicembre 2011, la caduta del regime talebano. Dal 2002 Hamid Karzai è alla
guida del Paese.
In reazione al sequestro di due soldati israeliani da parte delle milizie islamiche
Ezbollah stanziate nel Libano meridionale, Israele intenta una guerra contro il Libano.
Gli scontri si perpetuano per trentacinque giorni senza giungere a risultati definitivi.
Il premier israeliano Ehud Olmert in patria viene criticato per non aver riportato
una vittoria decisiva sui nemici.
Dal 2007 il Presidente dello Stato di Israele è Shimon Peres, egli riapre il conflitto
con i palestinesi.
Tra il dicembre 2008 e gennaio 2009 l’esercito israeliano attacca la Striscia di Gaza.
L’azione, intesa come punizione nei confronti del leader palestinese Hamas, ritenuto
responsabile degli atti terroristici arabi, provoca più di 1500 morti e 5000 feriti. Il
29 novembre 2012 l’ONU delibera l’innalzamento dello status dell’autorità palestinese
a Stato Osservatore. Si tratta di un primo passo verso il riconoscimento dello Stato
Palestinese.

1.7.6 Il conflitto Iran – Iraq


Tra il 1978 e il 1979 l’Iran vive un periodo di forte rivoluzione guidata dall’Ayatollah
Khomeini. La rivolta porta alla caduta del regime dello scià di persia Reza Pahlevi
e all’instaurazione della Repubblica Islamica d’Iran.
Fin dal principio la Repubblica Islamica è caratterizzata da un intrinseco dualismo
tra potere religioso e istituzioni statali.
Nel 1980 si innesca una guerra tra l’Iraq e l’Iran per la conquista di alcuni territori
di confine. Il leader iracheno Saddam Hussein è sostenuto dai Paesi occidentali.
222 Storia Contemporanea: dagli anni Ottanta a oggi
Storia Contemp.

Figura 1.6: Conflitto in Iraq: Saddam Hussein.

Il conflitto si arresta nel 1988 e Hussein riveste il ruolo di difensore degli interessi
occidentali nel mondo arabo.
Dal 1997 l’Iran è guidato dallo sciita moderato Mohamad Khatami.
Le elezioni del 2005 segnano la vittoria alla Presidenza della Repubblica di Mah-
moud Ahmadinejad che dimostra ben presto le proprie idee anti-sioniste, le posizio-
ni anti-americane e anti-occidentali.
Il 3 agosto 2005 riceve l’approvazione della Guida Suprema l’ayatollah Ali Khamenei.
Il 23 agosto 2008 Khamenei annuncia di vedere “Ahmadinejad come Presidente per
i prossimi cinque anni”, un commento interpretato come un sostegno favorevole per la
rielezione di Ahmadinejad.
Durante le elezioni si verificano proteste per presunti brogli elettorali. Il 3 agosto
2009 l’Ayatollah approva formalmente Ahmadinejad come Presidente, il quale presta
giuramento per un secondo mandato.
Le elezioni presidenziali lo riconfermano nella sua carica, ma la correttezza delle
operazioni di voto è oggetto di grande contestazione da parte dell’opposizione. Nei
giorni successivi alle elezioni si tengono numerose manifestazioni di protesta che ven-
gono duramente represse dal governo e si registra la morte di un indefinito numero di
manifestanti.

1.7.7 La guerra del Golfo


La guerra del Golfo è il conflitto che oppone l’Iraq a una coalizione formatasi sotto
l’egida dell’ONU e guidata dagli Stati Uniti.
Il 2 agosto 1990 Saddam Hussein invade il Kuwait entrando in conflitto con Francia,
Inghilterra e Usa che fino a questo momento hanno gestito il monopolio della produzione
petrolifera in Kuwait.
Il 15 gennaio 1991 l’ONU impone a Saddam il ritiro delle truppe. Il leader iracheno
necessita dunque dell’appoggio dei paesi arabi e si rivela garante della causa palestinese
contro il Kuwait, paese traditore e asservito all’Occidente.
Il 17 gennaio 1991 le truppe americane, supportate dai contingenti della coalizione,
penetrano in territorio iracheno.
Saddam reagisce attaccando Israele e dando fuoco a settecento pozzi petroliferi in
Kuwait.
Storia 223

Il conflitto si conclude a favore degli Stati Uniti il 28 febbraio 1991. L’ONU impone dure
sanzioni all’Iraq che per contro ristabiliscono la figura del leader Hussein all’interno del
mondo arabo.
Il regime instaurato da Saddam Hussein tuttavia, fin dal 1979, ha un carattere
fortemente repressivo nei confronti dei dissidenti politici e delle minoranze etniche
curde e sciite.
In seguito alle rivolte del popolo curdo e ai bombardamenti chimici che il dittatore
aveva sferrato contro i villaggi, nel 1992 a Saddam viene imposto il divieto di sorvolare
le zone occupate dai ribelli.
Il popolo curdo, costituito da venticinque milioni di persone, non ha mai visto il
riconoscimento di un proprio Stato.

Storia
In seguito alle incursioni aeree di Saddam sugli spazi interdetti, nel gennaio 1993 il
presidente americano Bill Clinton attacca nuovamente l’Iraq.

1.7.8 La seconda guerra del Golfo


Accusato di non aver adempiuto agli obblighi imposti dalla comunità internazionale e di
possedere ancora armi nucleari, chimiche e biologiche (mai trovate però dagli ispettori
dell’ONU), il 19 marzo 2003 l’Iraq viene nuovamente attaccato.
300.000 soldati statunitensi e britannici invadono il territorio dando il via all’ope-
razione Iraq Freedom con l’obiettivo di disarmare e distruggere il regime di Saddam,
accusato di collusione con il terrorismo internazionale.
Le truppe della coalizione prevalgono facilmente sull’esercito iracheno.
Il 9 aprile cade la capitale e i Marines entrano vittoriosi nella piazza del Paradiso
dove viene abbattuta la statua di Saddam Hussein. Il 15 aprile le truppe statuniten-
si attaccano e conquistano Tikrt, ultimo bastione di Saddam. Il 1◦ maggio 2003 il
presidente americano George W. Bush proclama la fine dei combattimenti in Iraq.
L’ex presidente iracheno viene catturato, sottoposto a processo da un tribunale
iracheno per crimini contro l’umanità e condannato a morte. L’esecuzione per impic-
cagione avviene il 30 dicembre 2006.
Nel marzo 2004 il Consiglio interinale di governo raggiunge un accordo su una “legge
di transizione” per accompagnare il Paese nel delicato processo del passaggio dei poteri
all’amministrazione civile nazionale.
Il Consiglio di sicurezza dell’ONU avvia la fase di passaggio della sovranità dall’am-
ministrazione militare a un nuovo governo provvisorio iracheno. Alla sua guida viene
nominato lo sciita Iyad Allawi, uomo di fiducia degli Stati Uniti. Il nuovo governo si
trova di fronte a una situazione difficile.
In un clima di forte tensione, il 30 gennaio 2005 si svolgono le elezioni per eleggere
il nuovo Parlamento.
Nonostante le pressioni statunitensi e britanniche, la costituzione del nuovo governo
viene più volte rimandata a causa dei disaccordi tra le varie forze politiche. Il governo
si forma finalmente sotto la guida dello sciita Nuri Kàmil al-Màliki.
Nei primi mesi del 2006 si rafforzano le attività guerrigliere contro le forze d’occu-
pazione e si intensifica lo scontro tra le comunità sciita e sunnita, provocando la morte
di centinaia di persone.
Il bilancio dei tre anni di conflitto è tragico.
224 Storia Contemporanea: dagli anni Ottanta a oggi

1.7.9 La primavera araba


Con l’espressione primavera araba si indica la serie di rivolte scoppiate in Medio
Oriente e Nord Africa nel dicembre 2010 e per certi versi ancora in corso.
Le principali cause delle manifestazioni sono
la corruzione, l’assenza di libertà individuali,
la violazione dei diritti umani e le condizioni
di vita molto dure della popolazione.
La scintilla per l’intera rivolta, in segui-
to denominata “rivoluzione dei gelsomini”, è
Storia Contemp.

stata il gesto estremo compiuto dal tunisino


Mohamed Bouazizi che si è dato fuoco in se-
guito ai maltrattamenti subiti da parte del- Figura 1.7: La primavera araba.
la polizia. A partire da questo momento un
effetto domino si è propagato ad altri Paesi del mondo arabo.

La primavera araba e le donne


www.ilpost.it/2011/10/21/la-primavera-araba-e-le-donne/

Le rivolte in Tunisia
Dopo il gesto disperato di Mohamed Bouazizi, avvenuto 17 dicembre 2010, la popo-
lazione organizza a Tunisi una serie di manifestazioni duramente colpite dalla polizia.
Nonostante gli atti di violenza da parte delle istituzioni statali le rivolte nel Paese
non si placano. Il 13 gennaio il Presidente tunisino Ben Ali si impegna a lascia-
re il potere nel 2014 e promette di garantire la libertà di stampa. Nonostante que-
sto intervento le manifestazioni continuano. Ben Ali dichiara lo stato d’emergenza
e impone il coprifuoco in tutto il Paese. La sera stessa viene dato l’annuncio che
il Presidente, dopo ventiquattro anni al potere, ha lasciato il Paese. Il 6 febbraio
2011 il Ministro degli Interni annuncia la cessazione delle attività del partito del
Presidente deposto, l’RCD, e la chiusura di tutte le sedi del partito. Il 27 febbra-
io l’ex Presidente della Camera Fouad Mebazaa, che aveva assunto provvisoriamen-
te la presidenza, si dimette. Nel mese di ottobre si assiste alle elezioni per l’Assem-
blea Costituente e a dicembre Hamadi Jebali diventa primo ministro della Tuni-
sia.

Le rivolte in Egitto
Il 25 gennaio 2011 al Cairo, durante le proteste della “giornata della collera”, si svilup-
pano violenti scontri con feriti ed arresti. I manifestanti, contrari al regime di Hosni
Mubarak, invocano la liberazione dei detenuti politici, la liberalizzazione dei media e
accusano la corruzione dell’oligarchia.
Nei giorni seguenti le contestazioni si estendono ad altre città egiziane. Il 5 febbraio
si dimette l’esecutivo del Partito nazionale democratico di Mubarak e l’11 febbraio ven-
gono annunciate le dimissioni del rais. L’Egitto si trova nelle mani di una giunta militare
in attesa dell’emendamento della Costituzione e delle prossime elezioni presidenziali.
Il 23 e il 24 maggio 2012 si svolgono le prime elezioni presidenziali libere del Paese. Il
primo turno vede l’assegnazione del 24,7% dei voti al candidato dei Fratelli Musulmani
Mohammed Mursi, mentre al secondo posto risulta Ahmed Shafiq.
Storia 225

Mohammed Mursi vince il ballottaggio e nel mese di giugno diventa il nuovo presidente
egiziano.

Articolo sul nuovo Presidente egiziano


www.ilpost.it/2012/06/24/mohammed-mursi-e-il-nuovo-presidente-egiziano/

Le rivolte in Libia
Nella città di Bengasi il 16 febbraio si verificano violenti scontri fra manifestanti e
polizia. Parallelamente nel Paese si tengono manifestazioni a sostegno del governo del

Storia
leader Mu’ammar Gheddafi.
Bengasi diventa la città simbolo della rivolta libica a favore della cacciata del ditta-
tore, al potere da oltre quarant’anni. Le forze dell’ordine intervengono violentemente a
sopprimere la protesta, il 20 febbraio il bilancio delle vittime si avvicina ai 300 morti.
Intanto la rivolta si allarga anche alla capitale Tripoli dove, per soffocare la protesta,
si fa ricorso a raid dell’aviazione sui manifestanti. Il 21 febbraio la delegazione libica
all’Onu prende le distanze dal leader Muammar Gheddafi. Le azioni di repressione
sono sempre più violente, tanto da venir definite crimini contro l’umanità. Dopo un
estenuante conflitto il 20 ottobre 2011 Muammar Gheddafi viene catturato e ucciso
vicino a Sirte.

Le rivolte in Siria
Le sommosse popolari sorte in Siria nel 2011 e 2012 assumono connotati violenti sfo-
ciando in sanguinosi scontri tra polizia e manifestanti. L’obiettivo della rivolta è quello
di spingere il Presidente siriano Bashar al-Assad a dare un’impronta democratica
allo Stato. In virtù di una legge degli anni Sessanta che impedisce le manifestazioni, il
regime ha soppresso con violenza le dimostrazioni popolari.
Il conflitto, iniziato il 15 marzo 2011, si trasforma in guerra civile nel 2012. Secondo
le varie fonti sono state uccise fino a 30.000-37.000 persone, di cui circa la metà sono
civili. La Lega Araba, gli Stati Uniti, l’Unione Europea, gli Stati del CCG e altri Paesi
condannano l’uso di violenze contro i manifestanti. Nel dicembre 2011 la Lega Araba
invia una missione di osservatori per una risoluzione pacifica della crisi. Un ulteriore
tentativo di risolvere la crisi è intrapreso con la nomina di Kofi Annan come inviato
speciale dell’Onu. Le violenze tuttavia non si arrestano. Nel corso di una protesta
presso le Alture del Golan, il 5 giugno 2012 i soldati israeliani aprono il fuoco contro
i dimostranti palestinesi. Il 21 agosto il Presidente degli Stati Uniti Obama ammette
la possibilità di un intervento militare degli Stati Uniti se la Siria impiegherà armi
chimiche contro popolazione civile. Il 25 agosto 2012 l’esercito governativo lancia missili
su quartieri residenziali nelle periferie di Damasco. La situazione rimane altamente
critica.
Le truppe del Presidente bombardano gli ospedali e gli edifici civili di Hama e Homs,
il numero delle vittime aumenta tragicamente.
In sede Onu la Russia e la Cina pongono il veto per bloccare la risoluzione con il
regime di Damasco, mentre la Lega Araba vorrebbe delle sanzioni congiunte e chiede
al Rais di lasciare e di porre fine alle violenze.
226 Storia Contemporanea: dagli anni Ottanta a oggi

1.7.10 Attualità
11 febbraio 2013: il cardinale tedesco Joseph A. Ratzinger, eletto papa nel 2005 con
il nome di Benedetto XVI, annuncia la sua intenzione di rinunciare al soglio pontificio
a partire dal successivo 28 febbraio, a causa dell’età avanzata e delle forze non più
adeguate all’esercizio del ministero.
12 marzo 2013: nelle sale della Cappella Sistina si apre il Conclave per l’elezione
del successore di Benedetto XVI.
13 marzo 2013: dopo cinque scrutini viene eletto papa l’argentino Jorge Mario
Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, il quale assume il nome di Francesco I. Si tratta
Storia Contemp.

del primo papa proveniente dall’America Latina e del primo gesuita innalzato al soglio
pontificio.

Nella storia della Chiesa altri sei pontefici hanno rinunciato volontariamente all’incarico pa-
pale. Il primo in ordine di tempo fu Clemente I (92-97), che, dopo essere stato arrestato ed
esiliato, rinunciò alla carica a favore di Evaristo (97-105). Nel 235 fu la volta di Ponziano,
che, dopo essere stato deportato in Sardegna dai romani, abdicò a favore di Antero per non
lasciare i fedeli senza guida. Nel 537 Silverio, dopo essere stato deposto dal nuovo pontefice
Vigilio gradito all’imperatrice Teodora, fu indotto ad abdicare ufficialmente. Benedetto IX,
divenuto papa nel 1033, abdicò una prima volta nel 1044 a favore di Silvestro III, che resse
il seggio papale fino al 1045. Benedetto IX riprese la carica nel 1045, per poi venderla, dopo
pochi mesi, a Gregorio VI, che venne accusato di averla acquisita illegalmente rinunciando a
sua volta. Il più celebre caso di rinuncia fu quello di Pietro da Morrone, che divenne papa
col nome di Celestino V il 29 agosto 1294 e cinque mesi più tardi rinunciò all’incarico, giudi-
candosi privo delle qualità occorrenti al governo della Chiesa. In seguito alla sua rinuncia fu
eletto Bonifacio VIII, che fece imprigionare Celestino V fino alla sua morte. Di fazione politica
opposta a Dante Alighieri, Celestino fu inviso al poeta che lo collocò nel girone degli ignavi,
etichettandolo come “colui che fece per viltade il gran rifiuto” (Inferno III, 58-60). L’ultima
rinuncia prima di Benedetto XVI è quella del veneziano Angelo Correr, eletto papa col nome
di Gregorio XII all’epoca dello scisma che lacerava la Chiesa d’Occidente, divisa tra ben tre
papi (Gregorio XII “papa di Roma”, Benedetto XIII “papa di Avignone” e l’antipapa Gio-
vanni XXIII). Durante il Concilio di Costanza l’imperatore Sigismondo intimò ai tre pontefici
di abdicare, nel caso che non si trovasse una soluzione e non si raggiungesse l’accordo fra i tre
pretendenti al Soglio. Solo Gregorio XII ubbidı̀ alla richiesta imperiale e si dimise. Benedetto
XIII rifiutò e fu deposto, cosı̀ come Giovanni XXIII. Il concilio pose quindi fine allo scisma
eleggendo all’unanimità un nuovo e unico papa, il cardinale Ottone Colonna, il quale assunse
il nome di Martino V (1417-1431).

16 marzo 2013: L’ex magistrato Piero Grasso viene nominato Presidente del Se-
nato della Repubblica. Nello stesso giorno, Laura Boldrini, in precedenza portavo-
ce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), viene eletta
Presidente della Camera dei Deputati.
18 Aprile 2013: iniziano le elezioni per il nuovo Presidente della Repubblica
Italiana.
20 Aprile 2013: Al sesto scrutinio e con 738 voti Giorgio Napolitano viene rieletto
Presidente della Repubblica, con i voti del Partito Democratico, del Popolo della Li-
bertà, della Lega Nord e di Scelta Civica. Napolitano diventa cosı̀ il primo presidente
nella storia repubblicana italiana ad ottenere un secondo mandato.
24 aprile 2013: Napolitano, appena rieletto presidente della Repubblica, vista
l’impossibilità di dar vita a un governo guidato da Pier Luigi Bersani, capo della coali-
Storia 227

zione di centro-sinistra uscita vincitrice alla elezioni del 24 e 25 febbraio ma priva della
necessaria maggioranza al Senato, conferisce a Enrico Letta, vice segretario del Par-
tito Democratico, l’incarico di formare un nuovo governo. Letta accetta l’incarico con
riserva, che scioglie positivamente il 27 aprile. Lo stesso giorno presenta al Presidente
Napolitano la lista dei ministri.
28 aprile 2013: si insedia il LXII governo della Repubblica Italiana, composto
da esponenti del Partito Democratico, del Popolo della Liberta e di Scelta Civica.
Presidente del Consiglio è Enrico Letta. La carica di vice presidente del Consiglio dei
ministri è affidata al segretario del Popolo della Libertà Angelino Alfano.
29 aprile 2013: il governo Letta ottiene la fiducia della Camera dei Deputati con
453 voti favorevoli, 153 contrari e 17 astenuti. Il giorno successivo ottiene la fiducia

Storia
anche al Senato con 233 sı̀, 59 no e 18 astenuti.
28 settembre 2013: i ministri del Partito della Libertà si dimettono dall’incarico,
prendendo a pretesto la decisione di posticipare il decreto che impediva l’aumento
dell’IVA dal 21 al 22%. Si apre di fatto una crisi di governo. Il giorno seguente Letta
si reca al Colle dal Presidente della Repubblica per cercare una possibile soluzione.
2 ottobre 2013: al termine di una convulsa giornata il governo Letta ottiene la
rinnovata fiducia sia al Senato che alla Camera.
5 dicembre 2013: all’età di 95 anni muore Nelson Mandela, leader sudafricano
simbolo della lotta all’apartheid (“separazione” in lingua afrikaans) e premio Nobel per
la pace nel 1993. Soprannominato Madiba, dopo mezzo secolo di lotte nel 1991 divenne
il primo presidente nero del Sudafrica.

Le rivolte in Egitto
12 agosto 2012: il presidente Morsi ordina la rimozione dall’incarico di Hussein Tanta-
wi, capo dell’esercito e ministro della Difesa del suo governo, e di molti generali di alto
livello; inoltre impedisce ai militari di intervenire sulla legislazione e sulla stesura della
nuova Costituzione. Il nuovo primo ministro Hisham Qandil forma un governo compo-
sto da tecnocrati, islamisti e membri del vecchio governo, escludendo le forze laiche e
liberali. Combattenti islamici attaccano un avamposto militare nel Sinai, uccidendo 16
soldati. Morsi allontana il Ministro della Difese e il Capo di Stato maggiore
novembre 2012: Morsi si attribuisce, mediante decreto, ampi poteri giudiziari,
giustificandosi con la necessità di voler rendere non impugnabili i suoi decreti presiden-
ziali per mettere al riparo il lavoro dell’Assemblea Costituente incaricata di redigere
una nuova Costituzione. Il decreto richiede anche un nuovo processo da intentare agli
imputati legati al regime di Mubarak ed estende il mandato dell’Assemblea Costituente
di due mesi. Inoltre, la dichiarazione autorizza Morsi a prendere tutte le misure neces-
sarie per proteggere la rivoluzione. Il provvedimento scatena una serie di proteste in
Piazza Tahrir e in varie altre località del Paese, fomentate dai partiti all’opposizione.
Nello stesso tempo anche la magistratura egiziana proclama uno sciopero di protesta
contro quello che viene definito un vero e proprio golpe del presidente Morsi. Dopo le
proteste popolari Morsi rinuncia al decreto.
26 dicembre 2012: la nuova Assemblea Costituente, con maggioranza islamica,
approva la bozza della nuova Costituzione, che accresce il ruolo dell’Islam e limita la li-
bertà di parola e di riunione. Un referendum approva la nuova Costituzione, scatenando
in tutto il paese le proteste dell’opposizione laica e cristiana.
228 Storia Contemporanea: dagli anni Ottanta a oggi

Marzo 2013: un tribunale amministrativo annulla le elezioni parlamentari indette


da Morsi per il 22 aprile, per non aver trasmesso alla Corte Costituzionale la legge
elettorale emendata dalla Camera alta.
30 giugno 2013: milioni di egiziani manifestano al Cairo e nelle principali città
egiziane per chiedere le dimissioni di Morsi a un anno dalla sua elezione. Un nuovo
movimento popolare di opposizione, Tamrod, guida la proteste. La Corte Suprema
annulla le elezioni parlamentari vinte dai Fratelli Musulmani e il Consiglio supremo
delle forze armate scioglie l’assemblea. Morsi revoca l’ordine di scioglimento.
1 luglio 2013: le forze armate egiziane e il ministero della difesa impongono un
Storia Contemp.

ultimatum di 48 ore al presidente Morsi.


2 luglio 2013: Morsi lancia un “appello al martirio”, affermando di voler proteggere
la democrazia con la sua stessa vita.
3 luglio 2013: il Supremo Consiglio Militare respinge la richiesta di Morsi di dare
vita ad un governo di coalizione nazionale e lo depone dalla carica di presidente. Morsi
e altri membri del governo vengono arrestati per scongiurare il pericolo di fuga.
4 luglio 2013: viene nominato presidente ad interim fino alle future elezioni il
giudice e presidente della Corte Costituzionale, Adli Mansour; Mohamed El Baradei,
premio Nobel per la pace nel 2005, è vicepresidente. I militari mantengono un ruolo
chiave nel nuovo governo mentre i Fratelli Musulmani ne sono completamente esclusi.
5 luglio 2013 (“Venerdı̀ del rifiuto”): al Cairo e in altre città scoppiano violenti
scontri tra i Fratelli Musulmani e la Guardia Repubblicana: il conto finale è di decine
di morti e centinaia feriti.
6 luglio 2013: il Fronte di salvezza nazionale, che riunisce tutte le forze laiche di
opposizione, convoca una manifestazione per “difendere la rivoluzione del 30 giugno”.
8 luglio 2013: un gruppo di sostenitori dell’ex-presidente Morsi, che manifestava
davanti a una sede della Guardia Repubblicana (esercito egiziano), viene attaccato da
un gruppo di militari, causando decine di vittime e centinaia di feriti. I Fratelli Mu-
sulmani convocano una nuova ondata di manifestazioni per chiedere la liberazione di
Morsi e il ripristino della legalità. Nello stesso giorno il presidente Mansour emana un
decreto che definisce la road map istituzionale per riportare il paese alla normalità: tra i
provvedimenti l’istituzione di una commissione costituente che entro due mesi presenti
alla presidenza gli emendamenti alla nuova costituzione di stampo islamico voluta dai
Fratelli Musulmani; la convocazione di un referendum popolare per approvare gli emen-
damenti proposti entro un mese dalla loro presentazione; nuove elezioni parlamentari
e presidenziali. Il decreto presentato da Mansour viene accolto con molte protesta dai
Fratelli Musulmani.
26 luglio 2013: il Procuratore generale egiziano emana un mandato d’arresto per
l’ex presidente Morsi; i militari arrestano anche gran parte della leadership politica
dei Fratelli Musulmani. In tutto il paese scoppiano proteste da parte dei sostenitori di
Morsi.
14 agosto 2013: l’esercito sgombera con la forza due sit-in dei sostenitori di Morsi
al Cairo; negli scontri perdono la vita centinaia di manifestanti. Il vicepresidente El
Baradei si dimette dal suo incarico. Il governo stabilisce lo stato di emergenza per
almeno un mese e il coprifuoco in gran parte del paese. La comunità internazionale
condanna l’azione repressiva dell’esercito che rischia di spingere il paese verso la guerra
civile.
Storia 229

16 agosto 2013 (“Giorno della rabbia”): i Fratelli Musulmani organizzano


una serie di manifestazioni in tutto il paese dopo l’uccisione di centinaia di persone
negli scontri del 14 agosto. Al Cairo, migliaia di persone organizzate in diversi cortei
si concentrano in piazza Ramses. La situazione peggiora in breve tempo e per tutto
il pomeriggio si registrano violenti scontri in alcune zone del Cairo e in altre città del
paese, che causano diverse decine di morti.

Le rivolte in Siria
ottobre 2012: il governo siriano dichiara di voler rinunciare alle operazioni militari
durante la festa islamica dell’Eid al-Adha (“festa del sacrificio”), ma nondimeno si dice
pronto a rispondere ad ogni offensiva delle truppe ribelli. La tregua non viene accettata

Storia
da tutti i gruppi di opposizione e gli scontri continuano.
novembre 2012: si intensificano i bombardamenti su Damasco da parte dell’eser-
cito regolare mentre i ribelli ottengono conquiste significative nel nord del Paese. Il
fronte dei ribelli si riunisce sotto il cartello della Coalizione nazionale Siriana (Siryan
Opposition Coalition), subito riconosciuta come “unico e legittimo rappresentante del
popolo siriano” da Stati Uniti d’America, Regno Unito, Francia, Turchia e monarchie
del Golfo.
gennaio 2013: proseguono gli scontri tra ribelli e lealisti ad Aleppo e Homs. L’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani quantifica in circa 60.000 le
vittime del conflitto siriano dal marzo 2011, mentre sono stimati in due milioni e mezzo
i profughi.
29 aprile 2013: viene resa nota la scomparsa ormai da una ventina di giorni
dell’inviato della “Stampa” Domenico Quirico, entrato in Siria per un reportage e il
cui ultimo contatto era avvenuto il 9 aprile. Sarà liberato l’8 settembre dopo cinque
mesi di prigionia.
6 luglio 2013: dopo le dimissioni di Moaz al-Khatib, viene eletto il nuovo presidente
della Colazione Nazionale Siriana nella figura di Ahmad al-Jarba.
25 luglio 2013: il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, annuncia che, secon-
do le stime delle Nazioni Unite, dall’inizio del conflitto sono state uccise oltre 100.000
persone.
21 agosto 2013: l’opposizione siriana accusa le forze governative di aver ucciso
centinaia di persone durante attacchi con armi chimiche nella provincia di Ghuta, a
est di Damasco. Il governo nega, ma ritarda di cinque giorni l’autorizzazione a visitare
la zona agli ispettori Onu già presenti nel paese per indagare su precedenti denunce di
uso di armi chimiche.
9 settembre 2013: Damasco accoglie la proposta elaborata dalla Russia di porre
sotto controllo internazionale le armi chimiche siriane. La proposta russa rinvia il voto
al congresso degli Stati Uniti America sull’intervento militare in Siria.
14 settembre 2013: a Ginevra, viene siglato un accordo tra gli Stati Uniti e la
Russia con cui si stabilisce la distruzione delle armi chimiche in mano alla Siria entro la
prima metà del 2014. Qualora il governo siriano non dovesse collaborare alla distruzione,
verrebbe richiesta una risoluzione all’ONU in cui potrebbe essere paventato anche l’uso
della forza.
16 settembre 2013: il Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, conferma
l’utilizzo di armi chimiche nella zona est di Damasco, dichiarando che quanto accaduto
costituisce un crimine contro l’umanità di cui i responsabili dovranno rispondere in
230 Storia Contemporanea: dagli anni Ottanta a oggi

futuro di fronte ai Tribunali Internazionali. Tuttavia egli conferma che l’ispezione Onu
non è in grado di stabilire chi abbia utilizzato questo tipo di armi.

Il governo Renzi
14 febbraio 2014: la direzione del Pd approva a maggioranza un documento che
sfiducia il presidente del Consiglio Enrico Letta e sostiene una possibile candidatura del
segretario Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Letta rassegna le dimissioni. Il Presidente della
Repubblica Napolitano avvia le consultazioni per la formazione di un nuovo governo.
21 febbraio 2014: Renzi scioglie le ultime riserve e riceve da Napolitano l’incarico
Storia Contemp.

di formare il nuovo governo.


22 febbraio 2014: Renzi giura nelle mani del Presidente della Repubblica. Nasce
il sessantatreesimo Governo della Repubblica Italiana.
14 gennaio 2015: Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dopo quasi 9
anni lascia l’incarico al Quirinale che aveva assunto per la prima volta nel 2006 e che
aveva di nuovo accettato 7 anni dopo.
31 gennaio 2015: viene eletto al quarto scrutinio con 665 voti il dodicesimo
Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella.

La crisi ucraina
22–27 febbraio 2014: la tensione esplosa in Ucraina alla fine del 2013 fra il governo
filo-russo e l’opposizione, che spinge per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea,
porta il paese sull’orlo di una vera e propria guerra civile. In seguito alle proteste
di piazza, il premier filo-russo Viktor Yanukovych abbandona il paese e denuncia un
“colpo di Stato”. Arseniy Yatsenyuk, leader del partito di opposizione Patria, viene
nominato primo ministro. Nel paese esplodono gli scontri fra gli insorti e le truppe
fedeli al deposto presidente Yanukovych.
1–2 marzo: il parlamento russo approva la richiesta del presidente russo Vladimir
Putin e autorizza l’uso della forza militare in Ucraina. In molte città hanno luogo ma-
nifestazioni di sostegno al governo di Mosca; la flotta militare russa rafforza il controllo
delle coste navali e circonda la base militare ucraina di Perevalnoe, in Crimea.
3–6 marzo: le truppe paramilitari russe assumono il controllo di vaste zone di
confine tra Crimea e Ucraina. Il parlamento della Crimea si pronuncia all’unanimità
per l’adesione alla Federazione Russa staccandosi cosı̀ dall’Ucraina. Un referendum
ratifica a grande maggioranza l’annessione alla Russia. La legittimità del referendum è
contestata dall’Unione europea e dagli Stati Uniti d’America.
21 marzo: Putin dichiara la Crimea parte della Federazione Russa. In seguito a
questa decisione la Russia viene sospesa dal G8. Pochi giorni dopo, Ucraina, Russia,
Stati Uniti e Unione europea firmano a Ginevra un accordo per porre fine alla crisi,
ma gli scontri si estendono anche ad altre zone del paese.
15 maggio: come la Crimea, anche le città dell’Ucraina orientale indicono un
referendum sull’indipendenza da Kiev.
18 luglio: un Boeing 777-200ER di linea della compagnia Malaysia Airlines preci-
pita al confine tra Ucraina e Russia causando la morte dei 298 passeggeri. La notizia
dell’aereo abbattuto è seguita da un serrato scambio di accuse tra Kiev e i separatisti-
filorussi. Il ministero della difesa ucraina accusa i separatisti di aver colpito l’aereo della
Malaysia Airlines nel tentativo di centrare un aereo da trasporto ucraino che gli era
stato segnalato dalle forze di difesa anti aerea russe.
Storia 231

20 agosto: in varie località dell’Ucraina orientale esplodono scontri armati fra le


truppe governative e gli insorti filo-russi.
5 settembre: dopo giorni di colloqui di pace il presidente russo Putin e il nuovo
presidente ucraino Poroshenko si accordano per la sospensione delle ostilità.

Siria e Iraq
29 giugno: i miliziani dello Stato islamico dell’Iraq e della Siria (Isis) annunciano
la creazione di un califfato islamico, nominando come proprio leader Abu Bakr al-
Baghdadi. Le truppe dell’Isis conquistano Mosul, la seconda città più grande dell’Iraq,
e altre città irachene. La distruzione di siti religiosi e storici provoca la reazione della
popolazione locale, che si organizza in gruppi armati per combattere l’esercito dello

Storia
Stato Islamico.
25 luglio: l’Isis si impadronisce di Qaraqosh, la pi grande città cristiana in Iraq,
costringendo migliaia di persone a fuggire.
8 agosto: il presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama autorizza i primi
bombardamenti mirati contro lo Stato Islamico nel nord dell’Iraq.
15 agosto: il Consiglio Europeo approva la fornitura di armi ai Curdi per fronteg-
giare l’avanzata dello Stato Islamico. Nei giorni successivi l’esercito dello Stato islamico
si rendono responsabili di numerosi massacri di civili sia in Iraq che in Siria.
19 agosto: con l’aiuto dei raid aerei americani l’esercito iracheno lancia un’offensiva
per riconquistare la città irachena di Tikrit. Violenti combattimenti infuriano in tutto
l’Iraq e in Siria.

Conflitto israeliano-palestinese
8 luglio: Israele lancia l’operazione “Margine Protettivo” contro i territori palestinesi
della Striscia di Gaza in risposta al lancio di razzi dei guerriglieri palestinesi di Hamas
contro le città ebraiche.
17 luglio: l’esercito israeliano inizia l’operazione di terra nella Striscia di Gaza per
distruggere i tunnel di Hamas.
5 agosto: i soldati israeliani si ritirano dalla Striscia di Gaza. Israele e Hamas
accettano un cessate il fuoco di 72 ore.
8 Agosto: falliscono i negoziati di pace e riprendono le ostilità.
26 agosto: le parti in conflitto, riunite al Cairo, raggiungono un accordo per una
tregua duratura.

Africa
Nel corso del 2014 si diffonde in Guinea ed in tutta l’Africa occidentale (Liberia, Sierra
Leone, Nigeria) un’epidemia di febbre emorragica della malattia virus detta “Ebola”,
la più grave nella storia che fa registrare migliaia di morti.
Si mobilitano diverse Organizzazioni Internazionali inviando personale e fondi utili
per contrastare l’epidemia.

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