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UNA GUERRA “NUOVA”

La prima guerra mondiale fu un’esperienza senza precedenti Dove il


fenomeno di massificazione, che era stato caratteristico del periodo della
seconda rivoluzione industriale interessò la guerra e la morte.
Lo mostrano i milioni di uomini mandati sotto le armi e al fronte degli
Stati coinvolti: ci furono circa 9 milioni di morti e 30 40 milioni di feriti.

E fu così che le trincee divennero il simbolo della morte di massa.


Questo portò chiaramente a conseguenze gravissime: una disponibilità
ridotta di uomini al momento dell'attacco; un clima di esasperazione; una
ripetizione ossessiva degli attacchi. Il tutto con un regime che puntava ad
ottenere soltanto un'obbedienza immediata con metodi e strumenti
inflessibili.
Un altro elemento che contraddistingue la prima guerra mondiale fu
l’efficienza tecnologica delle armi. In particolare, la più alta capacità
distruttiva fu quella dell’artiglieria (cannoni) insieme alle mitragliatrici.

Inoltre i progressi della chimica resero possibile l’invenzione di nuove


armi come gli esplosivi ad alto potenziale e i gas tossici che provocavano
una morte lenta o cecità.
Si sperimentarono inoltre nuovi strumenti di difesa come l’aereo e il carro
armato ma anche la guerra navale fece enormi passi avanti grazie ai
sommergibili.

LE CONSEGUENZE ECONOMICHE
Lo sviluppo di tali armi contribuì a definire un’altra caratteristica della
guerra: in quanto grazie ad essa l’Italia si dotò di un’industria meccanica
così da favorire l’aumento dei profitti.
Ma insieme ad essi aumentarono anche l’occupazione e la produzione sia
quella militare sia quella civile.
Tra il 1915 e il 1918 l’intervento dello Stato nell’economia conobbe
un’espansione senza precedenti: si trattò di una guerra lunga,
impegnativa e costosa che poteva essere sostenuta soltanto
dall’intervento pubblico. Per fare ciò lo Stato divenne il principale
committente degli apparati industriali e si imposero nuove tasse: furono
lanciati prestiti nazionali e fu stampata un’enorme quantità di carta
moneta che portò all’inflazione.
Fu un’economia diversa da quella tradizionale, basata su un rapporto
triangolare tra Stato, industriali e sindacati. In essa le singole imprese
persero la libertà di movimento e quasi ovunque le industrie furono
militarizzate.

LE CONSEGUENZE POLITICHE
Lo stato di guerra provocò in tutti i paesi una diminuzione del potere del
parlamento e l’aumento di quelli dei governi dei militari.
In Gran Bretagna alla fine del 1916 diventò Primo Ministro Lloyd George
che costituì una sorta di super governo composto da un numero ristretto
di ministri (gabinetto di guerra).
In Francia, invece, si riuscì a stabilire un saldo controllo governativo
sull’esercito quando il comando fu affidato ai generali Philippe Petain e
Ferdinand Foch.
Ma anche in Italia viene approvato un governo di unità nazionale guidato
da Paolo Boselli in cui a fianco dei liberali entrarono socialisti riformisti,
repubblicani e radicali.
Ma i paesi dove si ebbero le limitazioni più forti furono quelli dove i
poteri del parlamento erano sempre più deboli: la Germania e l’Austria-
Ungheria:
- In Germania, in particolare, sufficiente che il governo avesse la
fiducia del sovrano e non più anche quella del Parlamento.

IL CONTROLLO SULLA SOCIETA’ CIVILE


Il controllo sempre più rigido che, con la guerra, le autorità politiche
militari imposero riguardo anche la stampa, finalizzata a diffondere
un’immagine eroica della guerra.
Ma al controllo della stampa si intrecciò un’azione di propaganda che,
attraverso giornali, manifesti murali e cartoline, richiamava la
popolazione civile a fare la propria parte per sostenere lo sforzo bellico.

Con gli uomini mandati al fronte, una parte rilevante dei destinatari di tali
messaggi erano le donne che furono pienamente coinvolte nel conflitto.
Divennero infermiere negli ospedali, si attivarono nell’assistenza ai soldati
(cucire, cucinare) e furono madrine di guerra (portavano conforto a
militari sconosciuti). Trovarono inoltre molto spesso a dover sostituire gli
uomini nelle campagne per i lavori agricoli e nelle città entrando a
lavorare nelle fabbriche.
Uscite dalle mura domestiche, sia per scelta ma soprattutto per necessità,
acquistarono cosi maggiore responsabilità e indipendenza. La guerra
quindi stava trasformando la condizione delle donne dando loro una
maggiore visibilità nella società.

1917: UN ANNO DI SVOLTA


LA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA E L’USCITA DELLA RUSSIA DAL CONFLITTO
Il partito Bolscevico (la corrente più radicale che si separò dal partito
socialdemocratico russo) era guidato da Lenin che lanciò un programma
rivoluzionario: pace, terra ai contadini, pane e lavoro agli operai e libertà
di scelta per tutte le minoranze nazionali in Russia.
Il suo obiettivo prioritario era mettere fine alla guerra: il 24-25 ottobre
1917 i bolscevichi presero il potere e leggendo un governo con a capo
Lenin.
->Furono subito avviati i negoziati di pace con gli imperi centrali che si
conclusero con il trattato di Brest-Litovsk (3 marzo 1918).
Per ottenere la cessazione delle ostilità, la Russia rivoluzionaria dovette
accettare delle condizioni: il territorio dell’impero zarista venne
smembrato perdendo 800 000 km2 e con essi numerose risorse
economiche.
Ciò venne equilibrato dall’intervento degli Stati Uniti il 6 aprile 1917.
All’inizio della guerra la maggioranza dell’opinione pubblica americana
era isolazionista, cioè si opponeva a un coinvolgimento diretto nelle
vicende dell’Europa;
A causa dell’intervento finì per prevalere per vari motivi: decisivo fu
quello legato alla necessità di difendere i grandi interessi economici che la
guerra aveva creato tra gli Stati Uniti e l’intesa.
A partire dal 1914 infatti gli Stati Uniti erano diventati i principali fornitori
di merci e di risorse finanziarie per Francia e Gran Bretagna; questi profitti
permisero agli Stati Uniti di offrire prestiti durante la guerra, soprattutto
la Gran Bretagna.
Inoltre gli Stati Uniti furono allarmati della guerra sottomarina illimitata
che minacciava la sicurezza delle navi dirette nei porti francesi e britannici
e ciò rischiava di interrompere il fruttuoso commercio che si svolgeva
attraverso l’Atlantico.

Tra questi motivi a spingere gli Stati Uniti verso la guerra furono le
simpatie verso gli ideali di libertà e giustizia che si contrapponevano
all’autoritarismo degli imperi centrali.

ITALIA-> LA DISFATTA DI CAPORETTO


Per l’Italia il 1917 fu un anno particolarmente drammatico specialmente
per una gravissima sconfitta militare subita. Il 24-26 ottobre gli imperi
centrali scatenarono un violento attacco che sfondo le linee nemiche
presso Caporetto.
L’esercito italiano fu travolto e dovette abbandonare il Friuli e parte del
Veneto. Gli austriaci entrarono verso la pianura padana arrestandosi sulla
linea del fiume Piave. E fu così che in un solo colpo gli italiani persero tutti
vantaggi territoriali faticosamente strappati in due anni di guerra.

Ciò ebbe immediate ripercussioni politiche: Vittorio Emanuele Orlando


divenne presidente del consiglio in sostituzione di Paolo Boselli. Per
avviare la riorganizzazione dell’esercito il nuovo governo fece grandi
promesse ai contadini in armi: aumentò il vitto e rinnovò
l’equipaggiamento in modo che fossero motivati a sostenere lo sforzo
bellico.
L’industria lavorò a ritmo serrato per colmare i vuoti delle perdite subite.

Cadorna fu allontanato dal comando e sostituito da Armando Diaz che


ebbe un compito fondamentale: colmare l’abisso tra ufficiali e soldati.

La propaganda bellica italiana faceva leva sulla necessità di difendere il


territorio nazionale invaso dal nemico sostituendo la strategia orientata
all’attacco di Cadorna con quella difensiva di Diaz. Fu così che le truppe
italiane diedero segni di ripresa e fu con la battaglia del Piave e
l’offensiva finale del 24 ottobre che l’esercito italiano mostrò di aver
superato l’attacco di Caporetto.
Così il 4 novembre 1918 venne diramata la notizia dell’armistizio che
sanciva la fine delle ostilità e la vittoria italiana.

LA FINE DELLA GUERRA


LA CADUTA DEGLI IMPERI CENTRALI
Negli stessi giorni della vittoria italiana la guerra si stava concludendo
anche sugli altri fronti:
- su quello OCCIDENTALE-> I combattimenti si erano fatti
particolarmente intensi dopo che la pace di Brest-Litovsk aveva
consentito alla Germania di spostare tutto il suo potenziale bellico;
- Inoltre tra marzo e luglio 1918 i tedeschi attaccarono in massa nelle
regioni della Piccardia e delle champagne.
- Il 15 luglio divampò la seconda battaglia della marna e le truppe
anglo-francesi respinsero gli attacchi e scatenarono una
controffensiva che determinò la ritirata tedesca dal Belgio e dalla
Francia.
- Dopo la battaglia di Amiens anche le speranze di vittoria della
Germania si dileguarono definitivamente.
- La Bulgaria fu invasa dagli eserciti dell’intesa operanti nei Balcani e
ai primi di ottobre si arrese.
- Poi spettò all’impero ottomano e successivamente a quello
asburgico.
- Ungheria dichiarò la propria indipendenza; e a Praga proclamarono
la nascita della Repubblica cecoslovacca.
- Infine è in Austria, dopo la firma dell’armistizio con l’Italia, l’11
novembre Carlo I fuggì in Svizzera e venne proclamata la
Repubblica.

LA RESA DELLA GERMANIA


Alla fine dell’ottobre 1918 solo la Germania, il cui territorio non era stato
invaso e anche l’esercito era intatto, restava ancora in armi.
Furono i rivolgimenti interni a determinare il crollo definitivo:
- Il 30 ottobre il moto rivoluzionario si propagò a Brema, Amburgo,
Lubecca, Baviera e Berlino e Guglielmo II fuggì in Olanda e il 9
novembre a Berlino fu proclamata la Repubblica. Il nuovo governo,
guidato dal partito socialdemocratico, firmò l’armistizio l’11
novembre 1918.
La guerra era finita esattamente come era cominciata: alle operazioni
militari si intrecciavano rivolgimenti interni, spinte indipendentisti che
dei moti rivoluzionari.
La guerra quindi non era legata solamente ad aspirazioni di conquista
territoriale ma anche a progetti politici di trasformazione della società e
dei rapporti tra le classi sociali.

LA CONFERENZA DI PARIGI
La conferenza di pace si aprì a Parigi il 18 gennaio 1919 con la
partecipazione dei 32 Stati vincitori.
Alla base della discussione vi furono i 14 punti elaborati dal presidente
degli Stati Uniti Wilson-> Il testo esponeva i principi che avrebbero
dovuto ispirare la riorganizzazione del mondo e delle relazioni
internazionali a fine conflitto. Tra questi vi erano:
- Il rifiuto della diplomazia segreta;
- diminuire il protezionismo in favore del libero scambio;
- la libertà di navigazione;
- la riduzione degli armamenti,
- l’autodeterminazione, ovvero rispettare il diritto di ciascuno di essi
di decidere autonomamente il proprio destino in base alle
aspirazioni di indipendenza nazionale;
- costituire un’associazione generale delle nazioni, per discutere e
risolvere pacificamente i dissidi internazionali.
La conferenza di Parigi affrontò separatamente la situazione dei paesi
usciti sconfitti dalla guerra, definendo differenti trattati di pace.

Quello con i tedeschi venne firmato a Versailles il 28 giugno 1919;


La Germania fu costretta a:
- cedere tutte le colonie;
- restituire l’Alsazia e la Lorena alla Francia;
- pagare pesantissime riparazioni di guerra;
- concedere alla Francia per 15 anni lo sfruttamento del bacino
minerario della Saar;
- accettare il divieto di costruire aeroplani, carri armati e artiglieria
pesante;
- assumere l’obbligo di smilitarizzare la Renania.

Mentre la pace tra l’intesa e l’Austria venne firmata il 10 settembre 1919.


Dalle macerie dell’impero asburgico nascevano nuovi Stati indipendenti:
- Austria-Ungheria-Cecoslovacchia e Jugoslavia

Il trattato di Sévres definì la sistemazione dell’impero ottomano che fu


smembrato: la Turchia venne ridotta a Istanbul e all’Anatolia
settentrionale mentre il resto dell’impero fu diviso tra la Francia e la
Gran Bretagna.
A fine aprile 1919 fu infine costituita la società delle nazioni con sede a
Ginevra-> furono escluse la Germania e la Russia (poiché temevano la
diffusione degli ideali comunisti) e gli Stati Uniti non aderirono.

UNA NUOVA CARTA GEOPOLITICA


Trattati di pace sancirono una nuova carta geopolitica mondiale nella
quale i cambiamenti più rilevanti erano determinati dalla scomparsa
dell’impero tedesco, asburgico, zarista e ottomano.
Le potenze vincitrici vollero isolare la Russia bolscevica E costituire un
“cordone sanitario” di Stati-cuscinetto (stati indipendenti posti tra due o
più potenze rivali) per evitare la diffusione comunista.

Nei territori mediorientali il principio del diritto di autodeterminazione


non trovo alcuna applicazione ed essi divennero dei mandati affidati
all’amministrazione delle potenze vincitrici:
- Iraq e Palestina alla Gran Bretagna;
- il Libano e la Siria alla Francia.

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