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Capitolo 10

9.1
Tra gli anni ’20 e ’30 si instaurarono in Europa dei regimi totalitari, molti ispirati al fascismo italiano.
In Austria, nel 1932 salì al potere Engelbert Dollfuss che trasformò il paese in senso autoritario.
In Europa orientale sorsero le dittature, precisamente in: Iugoslavia, Grecia, Bulgaria, Ungheria, Polonia,
Romania, regioni baltiche, Finlandia e Portogallo.
In Gran Bretagna e in Francia invece, i sistemi democratici resistettero alle gravi difficoltà economiche,
sociali e politiche:
● L’Inghilterra dovette affrontare gli effetti della crisi economica del ’29, che costrinse il paese ad
abbandonare il libero scambio e ad adottare misure protezionistiche.
● La Francia si trovò alle prese con la fragilità del suo sistema politico, caratterizzato dalla divisione
dei partiti, quello fascista e quello comunista

9.2
Nel 1931 in Spagna cadde la monarchia e fu proclamata la repubblica.
Nelle elezioni del 1933 le forze di destra, organizzate nella Falange española, ottennero successo decisivo e
formarono un governo reazionario. A questo punto i repubblicani antifascisti decisero di unirsi nel Fronte
popolare (1936), che vinse le successive elezioni e dette vita a un nuovo governo.
Contro questo nuovo governo, il generale Francisco Franco, organizzò un colpo di stato dando inizio a una
guerra civile, dal 1936 al 1939.
Successivamente le democrazie occidentali siglavano un patto di “non intervento”, e molti europei e
americani occorrevano in aiuto dei repubblicani, dando vita alle Brigate Internazionale, ma non riuscirono
comunque a impedire la vittoria di Franco nel 1939.

9.3
Dopo la proclamazione della repubblica nel 1912, in Cina la minaccia giapponese aveva favorito la nascita
del Partito nazionalista, guidato da Chiang Kai-shek, e del Partito comunista fondato da Mao Zedong.
La rivalità tra i due partiti diede vita a una guerra civile.
Dopo che Chiang formò un nuovo governo nazionalista con capitale Nanchino, i comunisti si spostarono a
Kiangsi (una regione), dove fondarono una repubblica comunista. Da qui l’esercito comunista guidato da
Mao intraprese la “lunga marcia” (1934-1935) verso il nord del paese.
Intanto il Giappone avviò una politica autoritaria e imperialistica, e nel 1931 occupò la Manciuria (Cina).
Successivamente i comunisti e nazionalisti cinesi posero fine a ogni rivalità e si allearono nella guerra contro
il Giappone (1937-1945), che nel 1937 aveva stipulato un’alleanza con la Germania e l’Italia.
Capitolo 11

Scoppia la guerra
Il 1° settembre 1939, sette giorni dopo la firma del patto Molotov-Ribbentrop, il Fuhrer ordinò alle sue
truppe di invadere la Polonia, dando inizio alla seconda guerra mondiale.
Il 3 settembre 1939 Francia e Inghilterra, alleate con la Polonia attraverso un trattato di alleanza,
dichiararono guerra.
Stati Uniti e Giappone proclamarono la propria neutralità, e con loro anche l’Italia dichiarandosi in
posizione di “non belligeranza”, cioè non neutrale, in quanto alleata con la Germania, ma in temporanea
astensione dal conflitto.

La spartizione della Polonia


La Germania si mobilitò contro la Polonia, secondo il blitzkrieg (strategia militare rapida). A rendere ancora
più difficile la difesa contribuirono non solo i bombardamenti aerei tedeschi insieme ai panzer (carrarmato),
ma anche l’attacco dell’esercito sovietico. Infine l’esercito polacco fu costretto ad arrendersi e il suo
territorio fu diviso fra la Germania e l’Unione Sovietica.

La guerra si sposta nel Nord Europa


La guerra si spostò nella penisola scandinava quando l’Unione Sovietica, dopo aver posto sotto il proprio
controllo le repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania), attaccò la Finlandia. Nel 1940 Hitler decise di
impadronirsi della Danimarca e della Norvegia per avere più materie prime e più basi di attacco.

L’apertura del fronte occidentale


Sul fronte occidentale gli eserciti tedesco e francese si fronteggiavano dietro le opposte linee di
fortificazione Sigfrido e Maginot.
Nel maggio del 1940 le armate tedesche penetrarono in Francia e nel giro di pochi giorni tutta la costa della
Manica passò nelle mani dei tedeschi, mentre l’esercito britannico sbarcato sul territorio, fu costretto a
reimbarcarsi dal porto di Dunkerque.

L’Italia dalla non belligeranza all’intervento


L’Italia aveva mantenuto la sua posizione di “non belligeranza”, determinata da tre motivi:
● L’impreparazione dell’esercito;
● Le insufficienti risorse industriali;
● Le tensioni con la Germania (patto d’acciaio, dove l’Italia aveva affermato di non essere pronta per
la guerra).
Ma le vittorie di Hitler fecero cambiare le idee di Mussolini e il 10 giugno 1940 dichiarò guerra alla Francia e
all’Inghilterra.

L’occupazione della Francia


L’esercito tedesco entrò a Parigi e costrinse la Francia a chiedere l’armistizio, che fu firmato dal maresciallo
Henri-Philippe-Pétain (eroe della 1 guerra mondiale).
In base all’armistizio tutta la Francia atlantica passava sotto il controllo tedesco, mentre la restante parte
centro-meridionale diventava un nuovo Stato francese a Vichy.
La battaglia d’Inghilterra
Hitler propose una proposta di pace alla Gran Bretagna, ma il tentativo si scontrò con il nuovo primo
ministro britannico Winston Churchill.
La Germania allora progettò uno sbarco in Gran Bretagna (operazione “leone marino”). Ma prima di
procedere era necessario neutralizzare la potente aviazione britannica (RAF = Royal Air Force).
Perciò l’8 agosto del 1940 Hitler dette inizio alla “battaglia d’Inghilterra” con una serie di bombardamenti
da parte dell’aviazione tedesca (Luftwaffe) su tutta l’isola.
Nonostante le perdite umane e le distruzioni, la volontà di resistenza del popolo inglese non fu abbattuta, e
nell’ottobre del 1940 la “battaglia d’Inghilterra” poteva considerarsi fallita.

La “guerra parallela” dell’Italia in Africa e nei Balcani


Contemporaneamente ai bombardamenti sulle città inglesi, ebbe inizio l’offensiva italiana nel Mediterraneo
e in Africa, con l’obiettivo di colpire l’Inghilterra attraverso i canali di Sicilia e di Suez.
Mussolini diede inizio alla “guerra parallela” il 28 ottobre del 1940, quando l’Italia attaccò la Grecia, ma
l’esercito greco, rifornito da quello inglese, contrattaccò. A questo punto Hitler fu costretto a giungere in
soccorso dell’Italia in quanto alleata e successivamente invase la Grecia, costringendola alla resa.
Nel frattempo anche le azioni italiane in Africa stavano fallendo: le forze britanniche penetrarono in Libia.
Per questo motivo, nel febbraio 1941, Hitler inviò in appoggio delle truppe italiane, un potente corpo
corazzato (Africa Korps) al comando del generale Erwin Rommel, che costrinse gli inglesi alla ritirata.
In Africa orientale gli inglesi occuparono la Somalia, l’Eritrea e l’Etiopia, costringendo alla resa l’esercito
italiano al comando di Amedeo di Savoia (duca d’Aosta).
Tramonta così l’impero voluto dal duce.

La ricerca dello “spazio vitale” a Est


Tra la fine del 1940 e l’inizio del 1941, i tedeschi avviarono trattative con l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria,
la Iugoslavia e la Slovacchia, che si conclusero con la loro adesione al Patto tripartito (composto da: Italia,
Germania e Giappone).
L’iniziativa aveva lo scopo di estendere il territorio tedesco verso Est, considerato da Hitler come spazio
vitale della Germania (Lebensraum) e per la sopravvivenza della razza ariana.

La Germania invade l’Unione Sovietica


Hitler guardava anche verso l’Unione Sovietica. L’obiettivo fondamentale restava pur sempre la distruzione
del bolscevismo.
Il 22 giugno 1941, il Fuhrer diede inizio all’ “operazione Barbarossa”, ordinando di attaccare l’Unione
Sovietica.
Hitler era convinto di poter annientare l’avversario in poche settimane e di potersi riversare contro l’ultimo
nemico, l’Inghilterra (blitzkrieg).
Mussolini insistette per partecipare alla campagna; infatti nel luglio 1941 fu inviato un Corpo di spedizione
italiana (CSIR) in Russia, che a distanza di un anno divenne l’Armata italiana in Russia (Armir).
Tuttavia, la maggior parte dell’esercito sovietico era riuscito a sfuggire, facendo terra bruciata
(distruggendo tutte le risorse) dietro di sé e organizzando un ottimo movimento di resistenza alle spalle
dell’invasore.
La guerra-lampo dei tedeschi poteva considerarsi fallita, mentre l’Unione Sovietica si preparava alla
controffensiva, riorganizzando l’esercito sotto la guida del generale Georgij Zukov.

Gli Stati Uniti fra isolazionismo e aiuti all’Europa


I russi poterono fare affidamento anche sugli aiuti provenienti dagli Stati Uniti, che, il 10 marzo 1941
avevano adottato su proposta Roosevelt, la “legge affitti e prestiti”, con la quale si autorizzava il governo a
vendere, restare o affittare materiale bellico e prodotti agricoli e di ogni altro genere.
La carta atlantica
Il 14 agosto 1941, Roosevelt e Churchill si incontrarono nell’Atlantico e firmarono la Carta atlantica (una
dichiarazione nella quale vennero fissati principi ispirati alla libertà e alla democrazia).
Il 1° gennaio 1942 a Washington, venne firmato il Patto delle Nazioni Unite (da Stati Uniti, Gran Bretagna e
Unione Sovietica), con cui veniva ribadito l’impegno comune a lottare contro l’Asse.

Il Giappone e il progetto di una “grande Asia”


L’obiettivo dell’espansionismo giapponese era la costruzione di una “grande Asia”.
Tale obiettivo rientrava nelle finalità del Patto Tripartito (da Germania, Italia e Giappone), che prevedeva
l’impegno di creare un “ordine nuovo” in base al quale esercitare un predominio sui popoli asiatici ed
europei.

L’ingresso in guerra degli Stati Uniti


Gli USA avevano deciso di interrompere le forniture di acciaio e di petrolio, dalle quali l’industria
giapponese era dipendente.
Tale decisione convinse i comandi militari a un inevitabile scontro: il 7 dicembre 1941 il Giappone attaccò la
base navale statunitense di Pearl Harbor.
Il bombardamento determinò l’immediato intervento degli Stati Uniti.

La controffensiva alleata (1942-1943)


Ultimi successi dell’Asse
Il 1942 si aprì con una nuova offensiva da parte delle potenze del patto Tripartito: il Giappone occupò
l’Estremo Oriente e la Germania avanzò verso l’Unione Sovietica occupando Stalingrado.
Questi successi determinarono però “l’inizio della fine”, perché allargarono il fronte, rendendo difficile i
contatti tra le truppe e i rifornimenti.

L’importanza degli aiuti statunitensi


Le truppe alleate (Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica), poterono beneficiare degli aiuti degli
americani, che in tempi brevi riuscirono a mobilitare 14 milioni di uomini.
Successivamente, la Germania dette inizio a una guerra sottomarina, con l’obiettivo di bloccare le navi
cariche di rifornimenti americani.
Verso la fine del 1942 la guerra sottomarina poteva considerarsi fallita (perché non riuscì a creare perdite
agli Alleati), mentre iniziavano i bombardamenti degli aerei alleati sulle città europee.

Una svolta decisiva: la battaglia di Stalingrado


I primi segni di invasione a favore degli Alleati avvennero sul fronte russo, a Stalingrado.
Qui la popolazione resiste eroicamente all’assedio permettendo all’esercito sovietico di contrattaccare e
costringere la sesta armata tedesca capeggiata da Friederich von Paulus alla resa (2 febbraio 1943).

La tragica ritirata degli alleati


Nel marzo del 1943 le truppe tedesche iniziarono una disastrosa ritirata, in cui fu coinvolto anche il corpo di
spedizione italiano (Armir), i quali erano scarsamente equipaggiati e indeboliti dalla fame e dal freddo.

L’avanzata alleata in Estremo Oriente e nel Mediterraneo


Gli americani avevano iniziato la loro controffensiva anche in Estremo Oriente: i giapponesi furono sconfitti
nelle battaglie aereonavali delle Midway (giugno 1942) e di Guadalcanal (agosto 1942-febbraio 1943).
Nel frattempo in Africa gli inglesi riuscirono a sfondare il fronte nemico a el-‘Alamèin, mentre gli americani
sbarcarono in Marocco e in Algeria.
La caduta del fascismo e la guerra civile in Italia
La conferenza di Casablanca
Nel gennaio del 1943 Roosevelt e Churchill nel corso della conferenza di Casablanca decisero di aprire un
secondo fronte in Europa.
Gli anglo-americani scelsero come obiettivo dell’attacco l’Italia (molto vulnerabile).
La situazione del fronte interno fu compromessa anche nel marzo dello stesso anno, quando scoppiarono
grandi scioperi operai scoppiati a Torino e in alcune altre città del Nord.
Inoltre gli Alleati intensificarono i bombardamenti in alcune città italiane: Torino, Genova, Milano e Napoli.

Lo sbarco in Sicilia e la caduta del regime fascista


Dopo le decisioni di Casablanca, il 10 luglio del 1943 le divisioni anglo-americane sbarcarono in Sicilia, e
iniziarono a bombardare Roma e Frascati (sedi del comando tedesco in Italia).
Nel 1943 il Gran Consiglio del fascismo approvò ripristinò lo Statuto albertino ponendo fine al regime
fascista di Mussolini, il quale fu convocato da Vittorio Emanuele III, obbligato alle dimissioni e arrestato.

Il governo Badoglio firma l’armistizio


Venne formato un nuovo governo guidato dal maresciallo Badoglio, che si accordò segretamente con gli
alleati per trattare una pace separata.
Così, il 3 settembre fu segretamente firmato un armistizio a Cassibile (Siracusa) con gli anglo-americani, che
fu reso noto l’8 settembre.
Il giorno successivo, il re e Badoglio abbandonarono Roma e si rifugiarono a Brindisi, per garantire la
sopravvivenza dello Stato italiano.

L’occupazione tedesca e la Repubblica sociale italiana


I tedeschi non stettero a guardare e attuarono il “piano Alarico”, il quale prevedeva l’occupazione di Roma.
Il 12 settembre Mussolini, liberato da paracadutisti tedeschi sul Gran Sasso, venne posto a capo della
Repubblica sociale italiana (RSI), con sede a Salò.

La Resistenza: guerra di liberazione e guerra civile


L’Italia era divisa da due governi:
● Repubblichini: erano fedeli al fascismo e schierati con i tedeschi;
● Partigiani: erano formati da soldati e civili, ostili al fascismo e ai tedeschi, e si stabilivano nelle zone
collinari perché più sicure e più difficili da attaccare.
La Resistenza ebbe il duplice carattere di guerra di liberazione dall’invasione nazista e di guerra civile tra
italiani (sostenitori e oppositori).

Il CLN e la lotta partigiana


Dopo l’armistizio, i partiti antifascisti dettero vita a un’organizzazione, il Comitato di liberazione nazionale
(CLN), presieduto da Ivanoe Bonomi.
Il compito del CLN era quello di condurre la guerra partigiana di liberazione accanto agli anglo-americani.
Sei partiti facevano parte del CLN:
● Partito comunista;
● Partito d’azione;
● Partito socialista;
● Democrazia cristiana;
● Partito liberale;
● Democrazia del lavoro.
La dichiarazione di guerra alla Germania
Il 13 ottobre del 1943 venne dichiarato ufficialmente guerra alla Germania, proclamando decaduta la
vecchia alleanza.
In questo modo l’Italia venne riconosciuta dagli anglo-americani come cobelligerante.
Nel settembre le truppe anglo-americane giunsero a Napoli, la quale insorse spontaneamente e dopo le
famose “quattro giornate” costrinse le truppe tedesche ad abbandonare la città.
Napoli fu la prima città in Europa a insorgere contro i tedeschi.
Successivamente gli anglo-americani si arrestarono sulla linea di difesa detta “Gustav” e nel 1944 tentarono
uno sbarco alle spalle di questa linea, ad Anzio, nei pressi di Roma, ma furono fermati dai reparti tedeschi.

Il governo di unità nazionale


Il 28 gennaio 1944 a Bari venne richiesta l’abdicazione del vecchio sovrano, ritenuto responsabile delle
sciagure del paese. In tale situazione fu decisiva la scelta di Palmiro Togliatti (leader del partito comunista),
il quale offrì il suo appoggio al governo Badoglio, purché allargato alla partecipazione di tutti i partiti del
CLN.
Questa iniziativa, nominata come la “svolta di Salerno”, rese possibile l’accordo del 12 aprile 1944, in base
al quale il re si impegnava a nominare il figlio Umberto “luogotenente del regno”.
Fu possibile così costituire a Salerno un governo di unità nazionale, mentre fu riconosciuto un CLN dell’Alta
Italia (CLNAI).

L’avanzata alleata e l’arresto lungo la linea gotica


Nella primavera del 1944 riprese l’avanzata degli alleati che liberarono Roma il 4 giugno.
Nel frattempo il generale Badoglio venne sostituito da Bonomi, capo del CLN.
Inoltre gli Alleati favorirono la militarizzazione dei partigiani, attraverso l’istituzione del Corpo volontari
della libertà (CVL).
Successivamente le truppe anglo-americane giunsero a Firenze liberandola, ma si arrestarono però sulla
“linea gotica” (linea difensiva situata tra il Tirreno e l’Adriatico).
Da quel momento l’Italia restava divisa in due tronconi e il Nord si apprestava a trascorrere un inverno
lungo e tragico, segnato dalla fame e dai continui bombardamenti.

La vittoria degli alleati


La conferenza di Teheran
Alla fine del 1943 durante la conferenza di Teheran tra Roosevelt, Churchill e Stalin, si decise di aprire un
nuovo fronte in Francia.

Lo sbarco alleato in Normandia (6 giugno 1944)


Gli alleati in base al progetto di invasione della Francia (chiamato “operazione Overload”), sbarcarono in
Normandia il 6 giugno 1944 e infransero la resistenza tedesca posta dietro la grande linea di fortificazione,
Vallo atlantico.
Nel mese di agosto, un altro sbarco avvenuto in Provenza contribuì a far crollare la resistenza tedesca, così
già nel settembre del 1944 la Francia era liberata e affidata a un nuovo governo guidato dal generale
De Gaulle.

L’avanzata dell’armata rossa e la liberazione dei Balcani


Sul fronte orientale l’armata rossa giunse al confine con la Polonia e iniziò la liberazione degli stati baltici.
In seguito ai fallimenti delle controffensive di Hitler la situazione in Germania era diventata sempre più
drammatica, e il Fuhrer nel 1944 sfuggì a un attentato (operazione valchiria) organizzato dal colonello Klaus
Von Stauffenberg.
Dal luglio all’ottobre del 1944 si arresero la Romania, la Bulgaria e l’Ungheria, tranne la Iugoslavia che
riacquistava libertà grazie all’esercito partigiano, guidato da Josip Broz, detto Tito.
Nell’ottobre del 1944 gli inglesi sbarcarono in Grecia.
La conferenza di Yalta
Roosevelt, Churchill e Stalin si riunirono nuovamente a Yalta, dove fu stabilita l’entrata in guerra dell’URSS
contro il Giappone dopo la capitolazione tedesca, allo scopo di accelerare la fine del conflitto.

L’offensiva degli alleati su tutti i fronti (primavera 1945)


Sovietici e anglo-americani minacciavano sempre più il Terzo Reich.
Ma Hitler continuava a sperare di poter capovolgere le sorti del conflitto con le nuove “armi segrete” (i
missili V1 e V2, bomba atomica e aeroplani).
Fu una speranza destinata a rivelarsi illusoria, in quanto nel 1945 gli Alleati ripresero l’offensiva su tutti i
fronti.
Gli anglo-americani passarono il Reno e marciarono verso la Germania, dopo aver sottoposto le città
tedesche a tremendi bombardamenti (terribile fu quello di Dresda); mentre i sovietici liberarono la Polonia
e occuparono la Prussia orientale.

La liberazione dell’Italia e la resa della Germania


Il 25 aprile del 1945, gli anglo-americani irrompevano nella pianura padana, e le forze della Resistenza
insorgevano, liberandosi dell’oppressione nazista prima dell’arrivo degli Alleati.
Mussolini, tentò di fuggire in Svizzera, ma fu intercettato presso Dongo (lago di Como), arrestato e fucilato.
Nel frattempo, Hitler si suicidò il 30 aprile 1945 nei sotterranei della Cancelleria del Reich.
Il 7 maggio la Germania sottoscrisse la resa incondizionata.
L’Europa aveva finalmente ottenuto la sua pace.

La resistenza giapponese
Del Patto Tripartito resisteva soltanto il Giappone, colpito però da una lunga serie di sconfitte da parte degli
USA.
Gli americani conquistarono: Marshall, Marianne, Palau e le Filippine; infine anche Iwo Jima (grazie al
generale MacArthurt, capo delle forze statunitensi).
Inoltre, attaccarono e conquistarono nel 1945 Okinawa, dopo una lunga battaglia che costò la vita a oltre
100.000 giapponesi, tra i quali i kamikaze (aviatori suicidi).

La bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki


Il nuovo presidente americano, Harry Truman, succeduto a Roosevelt dopo la sua morte, decise di ricorrere
all’impiego di un’arma terrificante.
Infatti il 6 agosto 1945, un aereo statunitense sganciò un nuovo ordigno molto potente, la bomba atomica
sulla città di Hiroshima.
Il 9 agosto fu sganciata una seconda bomba sulla città di Nagasaki, e il 1° settembre il Giappone firmava la
resa.

Lo sterminio degli ebrei


La deportazione e i ghetti
A partire dagli anni ‘30, cominciarono a sperimentare alcune soluzioni alla cosiddetta “questione ebraica”.
La prima soluzione fu la deportazione, che cominciò dall’Austria e dalla Cecoslovacchia, fino all’invasione
della Polonia assumendo proporzioni enormi.
La seconda soluzione fu l’obbligo di residenza nei ghetti (quartieri riservati), e l’obbligo di indossare sugli
abiti la stella gialla.
Il più grande ghetto di Europa fu creato a Varsavia.

La rivolta del ghetto di Varsavia


Gli ebrei decisero di opporsi ai nazisti, dando vita a una disperata ed eroica battaglia, ma il tutto si concluse
con un massacro di oltre 7.000 ebrei e la deportazione di altri 50.000 nei campi di sterminio.
Campi di concentramento e i campi di sterminio
A partire dal 1941, si iniziò a parlare di “soluzione finale” per gli ebrei: i nazisti organizzarono deportazioni
di massa nei campi di concentramento e di sterminio (Lager), dove gli ebrei venivano sfruttati per i lavori
forzati e venivano sterminati nelle camere a gas ed eliminati nei forni crematori.
Nei Lager, non erano presenti solo gli ebrei, ma anche: omosessuali, testimoni di Geova, malati, oppositori
politici e zingari.
I campi più noti sono: Auschwitz, Buchenwald, Dachau, Mauthausen, Ravensbruck e Treblinka, dove
vennero sterminati circa 6 milioni di ebrei.

Il ruolo dei giovani collaborazionisti


Allo sterminio degli ebrei collaborarono anche i governi nazifascisti e collaborazionisti, fornendo le liste
degli ebrei alle autorità tedesche.
Anche in Italia furono attivi dei campi:
● Fossoli (concentramento);
● Risiera di San Sabba (concentramento e sterminio).

La guerra dei civili


Durante la seconda guerra mondiale Hitler iniziò a mettere in pratica il suo progetto di un “nuovo ordine”,
puntando alla rottura delle precedenti organizzazioni statali e allo sfruttamento delle materie prime e della
manodopera presenti nei paesi occupati.
I nazisti sfruttavano gli ebrei, utili per le loro aziende, attraverso la deportazione in Germania di forza-
lavoro.
Intanto la popolazione civile era sottoposta a un regime di razionamento dei generi di prima necessità e
venne coinvolta in numerosi bombardamenti aerei.

Resistenza e collaborazionismo
Nei paesi occupati dai nazifascisti si svilupparono dei movimenti di Resistenza, dalla popolazione che si
rifiutava di subire la dominazione italiana o tedesca.
Nonostante ciò, non si trattò di tutta la popolazione ad opporre resistenza, tant’è che si formarono regimi
collaborazionisti nazisti, come:
● La Francia di Vichy;
● La Norvegia guidata da Quisling;
● La Repubblica sociale italiana (o Repubblica di Salò) di Mussolini.

Stragi e violenze nell’Italia occupata dai nazisti


Anche in Italia la repressione dei nazifascisti fu sanguinosa, ricordiamo le stragi compiute alle
Fosse Ardeatine (335 persone furono uccise in seguito alla morte di 32 militari tedeschi) e a
Marzabotto (strage avvenuta a Bologna, i cui abitanti, secondo i fascisti, offrivano aiuto alla brigata
partigiana).

L’eccidio delle foibe


Gli italiani non furono vittime solo delle ritorsioni nazifasciste, ma anche della violenza sul confine della
Iugoslavia dell’esercito comunista di Tito, che aveva occupato l’Istria e Venezia Giulia.
In queste zone si verificarono azioni di “pulizia etnica” da parte iugoslava, con uccisioni di massa di civili, i
cui corpi, vivi o morti che fossero, venivano poi gettati nelle foibe (cavità naturali).

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