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Se la prima guerra mondiale era scoppiata dopo un evento singolo ed improvviso, la seconda
guerra mondiale, a distanza di 25 anni, era stata sicuramente più prevedibile e in parte causata
dalle conseguenze del primo conflitto. Questo scontro drammatico e letale si è protratto dal 1939
al 1945. I due principali contendenti in campo erano l’“Asse” (Germania, Italia e Giappone) e gli
“alleati” (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Unione Sovietica, Cina). Per molti aspetti, dunque, si
trattava della prosecuzione, dopo una pausa di 20 anni, della prima guerra mondiale, sebbene con
elementi differenti.
Il numero dei morti complessivi oscilla tra i 40 ed i 50 milioni ed è il conflitto più sanguinoso della
storia.
L’offensiva contro la Francia parte il 21 giugno, soltanto un giorno prima che Pétain avrebbe firmato
l’armistizio con i nazisti, e comunque non si riesce a penetrare in Francia e ci sono molti morti.
Nonostante questo, la Francia stremata chiede subito l’armistizio (firmato il 24 giugno) all’Italia,
che prevede soltanto qualche piccola variazione nei confini e una limitata smilitarizzazione.
Contemporaneamente Mussolini attacca gli inglesi nel Mediterraneo ma la flotta italiana viene
sconfitta in Calabria e nell’Egeo, mentre l’offensiva contro gli inglesi in Libia si ferma per la carenza
di mezzi. Mussolini era convinto che l’Italia poteva combattere una propria seconda guerra
mondiale, parallela ed indipendente da quella tedesca, e per questo, per il momento, rifiuta le
offerte di aiuto tedesche in Nordafrica (Libia). Gli italiani attaccheranno la Grecia il 28 ottobre del
1940, scontrandosi ancora una volta con una resistenza al di sopra delle aspettative e dovendo
ripiegarsi in Albania.
A dicembre, gli inglesi conquistano la Cirenaica, ed è a questo punto che Mussolini deve accettare
gli aiuti tedeschi per riconquistare la regione. Nel 1941 gli inglesi riusciranno a conquistare le
colonie italiane in Africa orientale: Etiopia, Somalia, Eritrea. Ormai era chiaro che l’Italia non
poteva farcela senza l’aiuto dei tedeschi, che nell’aprile del ‘41 interverranno anche nei Balcani
ed in Grecia.
Alla fine del ‘40, l’unica potenza in grado di fronteggiare l’avanzata nazista era l’Inghilterra. Il primo
ministro, il conservatore Winston Churchill, al potere dal maggio del ‘40, aveva un programma
semplice, ossia far guerra totale contro la Germania nazista. Nell’autunno del 1940, a Hitler non
rimaneva che tentare di invadere l’Inghilterra. Il punto di forza della Gran Bretagna era la propria
flotta, e per questo i nazisti scelgono la via aerea, bombardando continuamente per tre mesi
obiettivi sia militari che industriali (tra cui la stessa città di Londra). Il bombardamento di Coventry
il 14 novembre 1940, cittadina industriale, è uno dei casi più emblematici: le 150.000 bombe non
distruggono solo obiettivi militari, ma anche migliaia di case, gran parte del centro della cittadina,
ed una meravigliosa cattedrale del XIV secolo, uccidendo più di 500 civili e lasciando migliaia di
persone senza casa.
Nonostante casi come questo, le incursioni dell’aviazione tedesca (Luftwaffe) vengono però
contrastate con una certa efficacia dalla contraerea britannica, la Royal Air Force (Raf), e
l’operazione, che Hitler aveva chiamato “Leone Marino” viene fermata e rimandata.
Per la prima volta i nazisti vengono fermati almeno per un po’. Il 22 giugno del 1941 la Germania
nazista, ormai priva di fronti aperti in occidente (fatta eccezione per il Nordafrica), inizia ad
invadere l’Urss, rompendo il patto, che del resto era da anni il principale obiettivo
dell’imperialismo nazista. Il nome in codice dell’operazione militare, aperta su un fronte che
andava dal Mar Nero al Baltico era Operazione Barbarossa. All’inizio è un successo sorprendente, a
cui prende parte anche un corpo di spedizione voluto da Mussolini, ma ad ottobre viene lanciato
l’attacco finale su Mosca che però a causa del maltempo porta vantaggio a russi e svantaggio ai
tedeschi. Il fronte russo è un problema per Hitler, che non era riuscito a mettere sotto
combattimento i sovietici. Gran parte dell’esercito nazista era bloccato in pianura, alle prese con un
inverno gelido e l’Urss riusciva a compensare le mostruose perdite subite. Alla fine del 1941, la
Seconda guerra mondiale diventa veramente globale. Fino ad allora gli Stati Uniti si erano limitati a
sostenere economicamente l’intenso sforzo bellico inglese. Il presidente Franklin D. Roosevelt,
unico presidente degli Stati Uniti ad essere eletto per la terza volta, aveva interrotto soltanto a
maggio le relazioni con Italia e Germania. Ad agosto aveva firmato con Churchill la Carta Atlantica,
ossia un documento di otto punti che condannava il fascismo e stabiliva alcune linee guida per
un nuovo ordine democratico basato sull’autodeterminazione dei popoli, sul commercio libero,
sulla cooperazione internazionale e sulla rinuncia all’utilizzo della forza tra Stati.
Nel frattempo, il Giappone, principale potenza asiatica, si era legato dal settembre del 1940 con il
patto tripartito alla Germania e all’Italia. Il paese era all’epoca dominato da una politica militarista
ed espansionista, e dal 1936 aveva firmato con i nazisti un patto anticomunista. L’obiettivo del
Giappone era quello di espandersi per tutto il Sud-Est Asiatico, ed in questo senso il paese era già
impegnato in tentativi di conquista ai danni della Cina dal 1937. A luglio del 1941 i giapponesi
avevano invaso l’Indocina francese, motivo per cui Gran Bretagna e Stati Uniti bloccarono le
esportazioni verso il Giappone, uno stato altamente industrializzato ma privo di materie prime. Per
non rinunciare ai propri disegni espansionistici in Cina e Indocina il Giappone attacca apertamente
gli Stati Uniti.
Poco prima delle otto di mattina del 7 dicembre 1941, l’aeronautica giapponese sferra un
devastante attacco alla base navale americana di Pearl Harbor, nell’isola di Oahu, alle Hawaii. Si
trattava di un attacco a sorpresa, senza nessuna formale dichiarazione di guerra. Centinaia di aerei
giapponesi erano partiti da una portaerei, e attaccarono con due ondate le maggiori navi da guerra
americane. Gli americani non si aspettavano un attacco del genere, e perdono più di 2.000 soldati,
55 civili, centinaia di aerei. Le perdite giapponesi sono minime. Il giorno dopo, gli Stati uniti
approvano la dichiarazione di guerra al Giappone, e l’11 dicembre Germania e Italia, secondo il
patto tripartito, dichiarano a loro volta guerra agli Stati Uniti.
L’attacco di Pearl Harbor era stato un duro colpo per gli Stati Uniti, ma allo stesso tempo è ciò che li
convince definitivamente ad entrare nella seconda guerra mondiale, abbandonando
l’isolazionismo. Per il momento però, le cose sembravano andare in favore dei tre paesi del patto
tripartito. Nello specifico, l’intento del Giappone e della Germania era quello di costituire un nuovo
ordine mondiale basato su una decisa supremazia sui paesi sottomessi. Questo per la Germania
significava ridurre letteralmente in schiavitù i popoli sottomessi, e pianificavano di fare dell’Europa
orientale una colonia agricola del Reich, sterminando le élites locali e riducendo i popoli slavi ad
una posizione di semi schiavitù. Nel frattempo, tra i 5 ed i 6 milioni di ebrei che abitavano i paesi
sotto il dominio tedesco, prima discriminati e confinati nei ghetti, iniziavano ora ad essere
sterminati nei campi di prigionia (lager).
Nel maggio del 1942 gli americani iniziano a fermare l’avanzata giapponese nel Pacifico, che nel
febbraio del ‘43 si arresterà definitivamente, mentre nell’Atlantico americani e britannici iniziano a
difendersi più efficacemente dai temibili sottomarini tedeschi.
A Stalingrado (oggi Volgograd), sul fiume Volga, i sovietici riescono a resistere ai nazisti, e nel ‘42 i
tedeschi subiscono quindi una grossa sconfitta. Perdere Stalingrado sarebbe stato fatale per la
Russia, perché la città non era non soltanto una base di rifornimento sul maggiore corso d’acqua
della Russia, ma anche un punto che avrebbe consentito ai tedeschi di circondare mosca. La
battaglia era stata devastante sia per i tedeschi che per i sovietici, in particolare per gli abitanti di
Stalingrado, che non erano stati evacuati.
Contemporaneamente, i britannici stavano fronteggiando italiani e tedeschi nel Nord Africa, e il
generale Rommel tedesco, era riuscito ad arrivare nel giugno del ‘42 ad El Alamein, ma la
controffensiva britannica costringe i tedeschi alla ritirata ad ottobre. Nel maggio del ‘43 italiani e
tedeschi saranno definitivamente cacciati dall’Africa.
Nel gennaio del ’43 c’era stata nel frattempo una conferenza a Casablanca, in Marocco, dove gli
alleati ossia Stati Uniti, Unione Sovietica e Inghilterra che costituiscono la Grande Alleanza, e che
ormai avevano firmato il patto delle Nazioni Unite impegnandosi a tener fede alla Carta
atlantica, decidono che il prossimo passo sarebbe partito dalla Sicilia, e che la seconda guerra
mondiale sarebbe continuata fino alla resa incondizionata della Germania, ovvero la sconfitta
senza alcun tipo di patteggiamento.
Lo sbarco in Sicilia dei contingenti anglo-americani, che in poche settimane si impadroniranno
dell’isola, avviene nel luglio del 1943. Il governo fascista aveva ormai perso credibilità a causa di
una serie di clamorosi insuccessi, come le prime proteste di massa sotto il fascismo, segno di un
profondo malcontento popolare causato dall’aumento dei costi della vita, dalla fame e dai
bombardamenti alleati. Dopo che si erano ricostituiti ufficialmente i partiti antifascisti, che nel
settembre del ‘43 danno vita al Comitato di liberazione nazionale, il 12 di settembre i tedeschi
liberano Mussolini dal Gran Sasso che fu arrestato e incarcerato da alcuni carabinieri, con l’accusa
di aver condotto l’Italia alla guerra, di essersi alleato con i nazisti e di essere responsabile della
sconfitta subita in Russia. Il piano era quello di creare un nuovo stato fascista nel nord ossia la
Repubblica sociale italiana (Rsi), dotata di un suo esercito, aveva come capitale Salò, città sul lago
di Garda. La politica della Repubblica di Salò richiamava il primo fascismo, quello più
‘rivoluzionario’, ma rimaneva uno stato controllato dai tedeschi, che continuavano ad occupare il
territorio sfruttandone le risorse e gli abitanti, spesso deportati (come avviene nel ghetto di Roma,
dove più di mille ebrei saranno deportati ad Auschwitz). La repubblica di Salò si occupava inoltre di
contrastare i partigiani in quella che oggi ricordiamo come una vera e propria guerra civile. Alla fine
del ‘43 si formano le prime bande partigiane, riunendo sia antifascisti che disertori della
Repubblica di Salò. Nelle città si formano i Gruppi di azione patriottica. I partigiani tendevano a
riunirsi in base all’orientamento politico: