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LA SECONDA GUERRA MONDIALE

Nel 1939 molti Stati europei erano governati da dittature; La Germania stava avviando la sua
espansione territoriale a cominciare dall'Austria e dalla Cecoslovacchia, e in nome di questa
espansione firmò con l'Unione Sovietica un patto, detto patto Molotov- Ribbentrop. Con questo
patto le due potenze si impegnavano a non farsi guerra per almeno 10 anni.
In realtà le ragioni dell'accordo erano molto più profonde: Hitler era intenzionato ad occupare la
Polonia occidentale e per questo aveva bisogno che Stalin non gli muovesse guerra contro. Stalin,
dal canto suo, voleva occupare la Polonia orientale e anche altri territori come la Lettonia, l’Estonia
e la Finlandia.
Il 1 settembre 1939 la Germania invase la Polonia con una guerra lampo non volendo ripetere ciò
che era successo durante la prima guerra mondiale. Il 17 settembre anche l'armata rossa in base la
Polonia orientale e poi procedete verso la Finlandia e le repubbliche baltiche di Estonia Lituania e
Lettonia.
L'accordo di Stalin con la Germania era soprattutto finalizzato a fare in modo che Francia e Gran
Bretagna non si accordassero a loro volta con la Germania.
In difesa della Polonia accorsero Francia e Gran Bretagna, che con la nazione avevano stipulato un
accordo nel 1939 e quindi il 3 settembre dello stesso anno dichiararono guerra alla Germania.
Fino alla primavera successiva gli eserciti si fronteggiarono senza combattere costruendo un
sistema di fortificazioni lungo il confine tedesco, la linea Maginot. L’Italia, che aveva stretto con La
Germania il patto d'acciaio, non era pronta al conflitto e concordò con Hitler di non intervenire
nella guerra.
Nella primavera del 1940 ripresero i combattimenti e la Germania sferrò un attacco decisivo alla
Francia, passando attraverso i Paesi Bassi, il Belgio e il Lussemburgo. Gli inglesi riuscirono a
riportare in patria il loro esercito lasciando la Francia senza difesa: il 14 giugno le truppe tedesche
arrivarono a Parigi sotto l'arco di trionfo che rappresentava l'orgoglio nazionale francese e in quel
momento invece era diventato simbolo della disfatta della Francia.
A questo punto Mussolini decise di dichiarare guerra alla Francia e alla Gran Bretagna; le truppe
italiane però non erano pronte alla guerra e furono sconfitte dai francesi, che persero soltanto la
cittadina di Mentone.

Dall'altro lato del mondo il Giappone aveva dato inizio alla conquista della Cina; approfittando
della sconfitta della Francia partì alla conquista delle colonie francesi in Indocina e di altre isole nel
Pacifico, diventando dunque una minaccia per gli Stati Uniti.
Il 27 settembre del 1940 Germania, Italia e Giappone sottoscrissero il patto tripartito o patto Asse
Berlino-Roma-Tokyo. Lo scopo di questo patto era che il Giappone diventasse la maggior potenza
dell'Asia mentre Germania e Italia si occupassero dell’Europa.

In Europa rimaneva il problema della Gran Bretagna; la nazione era ancora segnata dalla crisi di
Wall Street, non poteva contare su un buon esercito né su un preparata aviazione ma soltanto su
una potente flotta. Ci fu un tentativo da parte di Hitler di trovare un accordo con Churchill, primo
ministro britannico, ma non ebbe esito positivo e così Hitler decise di bombardare la Gran
Bretagna. Con l'operazione Leone Marino i tedeschi bombardarono diverse città inglesi in
particolare Londra nel tentativo di terrorizzare il popolo britannico.
La battaglia d'Inghilterra durò dal 10 luglio 1940 al 31 ottobre dello stesso anno.
La Gran Bretagna possedeva qualcosa che nessun'altra nazione al mondo in quel momento aveva
e cioè un radar capace di individuare gli aerei nemici; grazie a questo strumento l'aviazione
britannica inflisse dure perdite a quella tedesca. Questa rappresentò la prima sconfitta di Hitler.

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Nell'ottobre del 1940 Mussolini contro il parere di Hitler decise di invadere la Grecia; l'esercito
italiano, fortemente impreparato, rimase bloccato sulle montagne a confine fra Grecia e Albania
finché non dovette ritirarsi. In loro soccorso arrivarono i tedeschi che invasero i Balcani ed erano
entrarono in Grecia e in Iugoslavia. Però incontrarono la resistenza del movimento popolare
guidato dal comunista Tito.
Da questo momento in poi le truppe italiane divennero subalterne di quelle tedesche e furono
costrette a prendere ordini da loro.

Il 22 giugno 1941 ci fu una svolta nel conflitto europeo; Hitler, senza tener conto del patto
Molotov-Ribbentrop, lanciò l'operazione Barbarossa, dal nome dell'imperatore del Sacro Romano
Impero medievale. Si trattava di un attacco a sorpresa contro l'Unione Sovietica. A fianco le truppe
tedesche una spedizione italiana, Armir, armata italiana in Russia. Nell'arco di breve tempo le
truppe aprirono tre fronti: Leningrado, Mosca e Stalingrado.
La reazione di Stalin fu quella di una forte propaganda volta al di incitare a combattere per
difendere la grande madre Russia. Mandò al fronte uomini tra i 18 e i 60 anni e anche le donne
furono arruolate mentre i bambini furono impegnati nelle fabbriche di munizioni. Intanto arrivava
il Generale “inverno”, il più grande alleato dei russi che bloccava gli automezzi e congelava le
mitragliatrici. La guerra lampo si stava trasformando in una guerra di trincea.
Il 1943 segnò la svolta nelle sorti della guerra.
I sovietici riuscirono a fermare i tedeschi a Stalingrado; questa sconfitta segnò l'inizio della fine. Gli
eserciti erano stremati a causa della fame del freddo. Cominciò la loro ritirata; l'esercito italiano
subiva inoltre soprusi dall'alleato tedesco da cui veniva deriso a causa dell'equipaggiamento scarso
e della sottomissione con cui Mussolini aveva chiesto a Hitler di partecipare alla guerra.

Nello stesso anno, 1941, dall'altro lato del mondo, negli Stati Uniti, il presidente Roosevelt era
sempre più convinto di dover fermare Hitler e di dover aiutare la Gran Bretagna che era rimasta
priva dei mezzi adeguati a combattere il nemico. Per questo motivo all'inizio del 1941 il Congresso
statunitense varò la Legge “Affitti e prestiti”, che consentiva di vendere le armi a quei paesi in
guerra il cui sacrificio era utile alla sicurezza degli Stati Uniti.
La collaborazione fra Stati Uniti e Inghilterra fu suggellata nell'incontro fra Roosevelt e Churchill
del 14 agosto 1941. Su una nave da guerra al largo di Terranova, un'isola del Canada, i due capi di
Stato firmarono un documento denominato Carta Atlantica, nel quale ribadivano i principi della
loro alleanza: la condanna dei regimi fascisti, il rispetto della sovranità popolare, la libertà di
commercio e dei mari, la cooperazione internazionale e la rinuncia all'uso della forza nei rapporti
tra le nazioni. Di lì a qualche mese gli Stati Uniti intervennero nella guerra. L'episodio
determinante fu un attacco a sorpresa da parte dei giapponesi. Il 7 dicembre 1941 la base navale
americana nel Pacifico, Pearl Harbor, fu attaccata senza preavviso: in due ore fu distrutta gran
parte delle navi e furono uccise 5000 persone. Solo a bombardamento avvenuto l'ambasciatore
giapponese consegnò la dichiarazione di guerra. Il presidente Roosevelt proclamò quella data
“giornata dell'infamia” e insieme alla Gran Bretagna dichiarò guerra al Giappone. Metà della flotta
americana del Pacifico era stata distrutta e, nonostante la portaerei e le corazzate si fossero
salvate, per tutto il 1942 le flotte combatterono nel Pacifico restò in mano ai giapponesi, che
occuparono il sud-est asiatico l’Indonesia e le Filippine.

Nel frattempo, L'Europa occupata imparava che cosa volesse dire vivere sotto i nazisti. Essi
imposero a oltre 350 milioni di abitanti il nuovo ordine, basato sulla rigida supremazia della
nazione eletta e sulla totale subordinazione degli altri popoli alle esigenze dei nomi dei dominatori.

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Un trattamento particolarmente duro e disumano fu riservato ai popoli slavi, considerati razza


inferiore e destinati ad una condizione di schiavitù. Secondo i piani di Hitler, tutta l'Europa
orientale doveva diventare una colonia agricola della Germania, tutte le città e tutte le industrie
dovevano essere rase al suolo e tutti i dirigenti e gli intellettuali dovevano essere soppressi
fisicamente.
Nel 1941, poco dopo l'occupazione della Francia, i nazisti procedettero alla soluzione del problema
ebraico ovvero lo sterminio di tutti gli ebrei. Esso non si limitò agli ebrei tedeschi, ma colpì anche
quelli francesi, belgi, olandesi, italiani, russi, polacchi. Essi venivano portati via con la forza dalle
loro abitazioni e deportati nei lager di Auschwitz, Dachau, Mauthausen ed eliminati nelle camere a
gas e nei forni crematori. Lo sterminio riguardò anche gli omosessuali, gli zingari, i prigionieri di
guerra, i detenuti politici e i testimoni di Geova.

Dopo la disfatta in Grecia Mussolini partì per l'Africa. Dato che l'Italia possedeva le colonie di Libia,
Eritrea, Etiopia e Somalia, Hitler incaricò Mussolini di togliere il controllo del canale di Suez agli
Inglesi. Anche in questa occasione le truppe italiane si dimostrarono inefficienti: giunsero con
vecchi camion e trattori agricoli foderati di lastre metalliche che venivano disintegrate dai cannoni
dei tanks, i carri armati inglesi. In pochi mesi gli italiani persero Etiopia, Eritrea e Somalia. Per
evitare che Mussolini perdesse anche la Libia, furono costretti ad intervenire i tedeschi che
attaccarono dalla Libia lo schieramento inglese in difesa dell’Egitto e del canale di Suez. Nel
frattempo, sbarcavano sulle coste del Marocco gli americani guidati da Eisenhower, il quale
respinse definitivamente dall'Africa le truppe italiane e tedesche, nel 1943, già sconfitte dal
generale inglese Montgomery nelle battaglie di El-Alamein, in Egitto, l’anno precedente.
L'anno successivo, il 6 giugno 1944, sotto la direzione del generale Eisenhower avvenne la più
grande operazione di sbarco mai tentata, l'Operazione Overlord, con la quale un gigantesco
contingente anglo-americano appoggiato da 10.000 aerei 6000 navi effettuò lo sbarco in
Normandia, nella Francia settentrionale. Con l'aiuto della resistenza francese e le direttive del
generale Charles de Gaulle, iniziarono la riconquista Della Francia.
Nel Marzo 1945 le forze americane entrarono in Germania virgola dopo aver liberato anche il
Belgio e l'Olanda.
Intanto avanzavano anche le truppe sovietiche, che entrarono nel territorio tedesco puntando su
Berlino, dove volevano arrivare prima degli americani, mentre nei Balcani il comandante Tito
liberava la Jugoslavia.
Hitler, non ancora convinto che la guerra fosse perduta, si era trasferito in un bunker e da lì
dirigeva le operazioni. Il 30 Aprile 1945, mentre i sovietici entravano a Berlino, Hitler sposò la sua
compagna, Eva Braun, poi si suicidò con lei nel bunker, seguito da tutta la famiglia, costituita dai
genitori e da sei bambini, che furono avvelenati dagli stessi genitori. Il 7 maggio 1945 La Germania
firmò la resa senza condizioni.
A differenza della Germania, il Giappone non manifestava alcuna intenzione di chiedere la pace.
Animato da un esasperato senso dell'onore, mandava i suoi piloti migliori a schiantarsi contro le
navi americane e non si curava delle centinaia di migliaia di morti provocati dai bombardamenti
statunitensi sulle città. Intanto, negli Stati Uniti, un'équipe di fisici aveva sperimentato la bomba
atomica, un ordigno di enorme potenza del quale tuttavia non si conoscevano ancora realmente
gli effetti. Morto Roosevelt, nell'aprile del 1945, il nuovo presidente degli Stati Uniti, Harry
Truman, decise di usarla contro la popolazione civile giapponese per indurre lo stato maggiore
nipponico alla resa. Inviò quindi un ultimatum al Giappone, che fu respinto. Gli Stati Uniti presero
la gravissima decisione di sganciare le prime bombe nucleari su due città giapponesi: Hiroshima, il
6 agosto 1945 e, tre giorni dopo, Nagasaki. Il 2 settembre 1945 l'imperatore Hirohito firmò la
capitolazione, mentre i capi di Stato maggiore si suicidavano.
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Nel 1942 cominciò a diffondersi in Italia una grave crisi di sfiducia. Non solo le truppe venivano
battute su tutti i fronti (Grecia e Africa) ma stava accadendo un fatto imprevisto: gli alleati avevano
reso operativi nuovi bombardieri dotati di grande autonomia, in grado di raggiungere le città
italiane e colpirle con massicci bombardamenti. Ovunque, inoltre, si cominciavano ad avvertire le
prime restrizioni sull'acquisto di generi alimentari. Gli italiani constatavano ormai quanto fosse
illusoria l'immagine creata dalla propaganda di Mussolini. Nel Marzo del 1943 scesero in sciopero,
prima a Torino, poi in altre città, gli operai, uomini e donne. Gli industriali diedero via a trattative
segrete con i consiglieri del re, i capi militari alcuni dirigenti fascisti, perché, con un colpo di Stato,
allontanassero Mussolini, abbandonassero l'alleanza con la Germania e salvassero l'Italia dalla
catastrofe.

Nel gennaio del 1943, Roosevelt e Churchill si incontrarono in Marocco e stabilirono una strategia
in comune: Germania Italia furono sottoposte a intensi bombardamenti, mentre le truppe inglesi e
americane si congiunsero a Tunisi. Da il 10 luglio 1943 sbarcarono in Sicilia. Il re Vittorio Emanuele
terzo che fino a quel momento aveva resistito alle pressioni da parte dei fautori del colpo di Stato,
decise di abbandonare il Duce e prese accordi con i membri del Gran Consiglio del fascismo i quali,
il 24 luglio, chiesero le dimissioni di Mussolini. Il giorno dopo, il 25 luglio del 1943, il re lo fece
arrestare e lo esiliò sul Gran Sasso, affidando l'incarico di formare un nuovo governo al maresciallo
Pietro Badoglio, determinando così la caduta del fascismo. Il popolo era convinto che la caduta di
Mussolini segnasse la fine della guerra, ma non era così.
Il governo Badoglio, segretamente, negoziava l'armistizio con la gli alleati; fu firmato a Cassibile il
3 settembre 1943 ma fu reso noto soltanto l'8 settembre. Il giorno seguente, all'alba, Badoglio,
Vittorio Emanuele III e il principe ereditario Umberto abbandonarono Roma e fuggirono a Brindisi,
sotto la protezione degli anglo-americani.
Il 12 settembre Hitler fece liberare Mussolini e poi lo convinse a riprendere la lotta. In realtà
Mussolini avrebbe voluto riparare in Svizzera, ma dovette obbedire al Fuhrer. Nel 1943 l'Italia fu
quindi divisa in due: nel centro-nord si instaurò la Repubblica di Salò, sotto la Presidenza di
Mussolini; nel meridione, occupato dagli anglo-americani si instaurò il Regno del Sud, affidato a
Vittorio Emanuele III. Nel nord presero le armi gli antifascisti contro fascisti e nazisti. Si stava
organizzando la resistenza. I partigiani erano coordinati da un comitato di liberazione nazionale,
che si era costituito a Roma l'8 settembre 1943, il giorno stesso dell'armistizio. Nel 1944 le Brigate
partigiane furono ufficialmente riconosciute da Vittorio Emanuele terzo e dal governo del Regno
del Sud grazie a Palmiro Togliatti, segretario del partito comunista che era appena tornato dal suo
esilio in Russia. Togliatti propose a Badoglio una provvisoria riconciliazione con tutte le forze
antifasciste, formò un nuovo governo, interamente antifascista e assunse la carica di
vicepresidente del consiglio. Gli alleati riconobbero a questo governo un importante ruolo politico
e concessero finalmente alle truppe italiane, acquartierate nel meridione, di combattere al loro
fianco. in realtà Badoglio si dimise poche settimane dopo, lasciando il governo al liberale Bonomi,
che guidò il paese nell'ultimo, drammatico anno di guerra.
Le azioni partigiane ebbero un ruolo importante nella liberazione dell'Italia. Mantenendo i
tedeschi in un continuo stato di insicurezza e obbligandoli a mandare in Italia sempre maggiori
truppe, esse costrinsero la Germania a distogliere dagli altri Fronti molte delle sue forze,
alleggerendo l'impegno degli alleati. La lotta antinazista offrì al nostro paese un'importante
occasione di riscatto politico e morale dall’inefficienza mostrata in guerra dagli alti comandi e
dalla doppiezza mostrata da Badoglio e dal re l'8 settembre. La resistenza fu condotta infatti con
coraggio dai partigiani, i volontari che conducevano la guerriglia, molti dei quali furono
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barbaramente torturati quando ebbero la disgrazia di essere catturati vivi. Tra gli episodi più tragici
ci furono gli eccidi delle Fosse Ardeatine a Roma, dove ci furono 335 morti, 10 italiani per ogni
soldati tedeschi uccisi; gli eccidi di Sant'Anna di Stazzema, vicino a Lucca, 500 morti e di
Marzabotto, nei pressi di Bologna, 770 morti.
Nel centro nord non si contano le stragi causate da guerra civile, ma nel corso del 1944 gli alleati
riuscirono finalmente a sfondare le linee tedesche a Cassino e a risalire lentamente l’Italia. Quando
ebbero passato il Po, il Comitato di liberazione nazionale proclamò l'insurrezione generale
dell'Italia settentrionale, insurrezione che avvenne il 25 Aprile 1945, festeggiato ancora oggi come
il giorno della liberazione. Dopo pochi giorni di combattimento le truppe tedesche si arresero.
Mussolini tentò di fuggire in Svizzera, travestito da soldato semplice, ma fu riconosciuto, catturato
e fucilato dai partigiani il 28 Aprile insieme all'amante Claretta e ad alcuni gerarchi. I loro cadaveri
furono portati a Milano e, per mostrarli alla folla, furono appesi a testa in giù in piazzale Loreto,
nello stesso luogo in cui l'anno prima erano stati fucilati 15 partigiani.
Nel maggio 1945, a guerra finita, si consumò un'ennesima tragedia italiana.
Nella vicina Jugoslavia la guerra era stata atroce: invasa dai nazisti, essa aveva reagito con una
guerra partigiana che aveva coinvolto tutta la popolazione, suscitando l'ammirazione e la
riconoscenza degli Alleati.
Quando nel 1943 l'esercito di Mussolini si sfasciò, la popolazione slovena dell’Istria si rivoltò
contro chiunque fosse sospettato di fascismo compiendo una prima strage. Furono quelli i primi
giorni delle fóibe, dove la popolazione slovena gettò, secondo le valutazioni di oggi, un migliaio di
fascisti.
Le foibe erano fosse naturali, alcune delle quali estremamente tortuose, profonde fino a 250 m
punto nella sola penisola istriana ce ne sono più di 1700.
Nel 1945 si verificò una seconda strage. Forte dell'appoggio americano, Tito tentò di impadronirsi
della Venezia Giulia per aggiungere una settima Repubblica alle sei della Federazione. Diede quindi
ordini ai partigiani comunisti jugoslavi e italiani di invadere Trieste e Gorizia e di sterminare
l'intera classe dirigente per cancellare la presenza italiana in quelle zone. Seguirono violenze,
torture, di nuovo fóibe, in cui trovarono una morte orribile almeno 10.000 persone. L'orrore durò
43 giorni, dopo i quali gli Stati Uniti ingiunsero a Tito di ritirarsi. Alla tragedia delle vittime delle
fóibe si aggiunse poi il dramma degli esuli istriani, Giuliani e dalmati , che fuggivano dalle loro terre
di fronte all'avanzata degli slavi. Nel 1947 dall’Istria fuggirono non meno di 300.000 italiani. Il
regime titino concesse loro di portare con sé soltanto 5 kg di vestiario e 5000 lire. Tutti i loro beni
furono requisiti dal regime. Solo quando l'Italia avviò la ricostruzione essi riuscirono a trovare un
lavoro e una sistemazione, concentrandosi soprattutto a Milano. Oggi le fóibe di Basovizza e
Monrupino sono monumento nazionale ed è stato istituito il giorno del ricordo, il 10 Febbraio di
ogni anno, in memoria di tutte le vittime dimenticate: gli infoibati e gli esuli.

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