La reazione al possibile scoppio della guerra provocò forte entusiasmo da parte della
popolazione anche grazie alla propaganda nazionalistica: gli uomini desideravano dimostrare il
proprio valore e difendere la propria patria.
Il piano iniziale era condurre una guerra lampo prevista dal Piano Schlieffen. La Germania
voleva invadere e conquistare la Francia passando per lo stato neutrale del Belgio, poi battere
anche la Russia prima che riuscisse a organizzare il proprio esercito.
Dopo aver invaso il Belgio, il quale oppose un’inaspettata resistenza, le truppe tedesche si
diressero verso Parigi, ma vennero fermate dai francesi nella battaglia della Marna facendo
arrestare le truppe fino alle montagne delle Argonne.
La battaglia della Marna si configurò come una guerra di posizione (trincee e fortificazioni
difensive) e cioè non avrebbe vinto la strategia militare migliore, ma chi avrebbe resistito più a
lungo fisicamente e psicologicamente.
Intanto la Russia attaccò la Germania, la quale si trovò a dover combattere su più fronti, per
entrambe si verificarono vittorie e sconfitte.
Nel novembre del 1914 intervenne in guerra l’Impero ottomano in aiuto dei tedeschi e degli
austro-ungarici.
INTERVENTO DELL’ITALIA
Le battaglie di Verdun e delle Somme tra Francia e Germania non modificarono più di tanto
l’equilibrio della guerra, ma furono una perdita termini di vite umane (un milione di morti).
In quanto alle battaglie in mare, la flotta britannica era nettamente più forte di quella tedesca.
I tedeschi avevano dichiarato zona di guerra le acque intorno alle isole britanniche e silurarono
tutte le navi (anche neutrali) che passavano di lì.
Sul fronte italiano, la prospettiva di una guerra lampo lasciò posto ad un esercito poco preparato
sotto la guida Cadorna, il quale perseguì una strategia di attacchi continui ed estenuanti per le
truppe italiane. L’unico risultato raggiunto fu l’occupazione di Gorizia.
“GUERRA TOTALE”
La guerra fu una “guerra mondiale” poiché coinvolse paesi europei ed extraeuropei (30 paesi
coinvolti tra cui Stati Uniti, Giappone e Cina).
La guerra fu una “guerra mondiale” poiché coinvolse l’intera società, vi fu una mobilitazione di
massa: le donne e i ragazzi furono chiamati a sostenere lo sforzo bellico (enormi sacrifici:
prestiti di guerra, razionamento del cibo, aumenti delle tasse,…).
La guerra ebbe effetti distruttivi sia dal punto di vista umano (fisico, ma anche psicologico) che
dal punto di vista materiale.
Al fine di compattare il fronte interno, i governi fecero ampio uso della propaganda, di tecniche
di persuasione e di limitazione della libertà (es. divieto di scioperi e manifestazioni).
Dopo anni di ferocia iniziò ad affiorare la stanchezza e ci fu un calo dell’impeto sui fronti di
battaglia. Si passò da un atteggiamento offensivo ad uno difensivo.
Particolarmente grave era la situazione in Russia, in cui il malcontento era dilagato nel paese
portando ad insurrezioni e infine alla salita al potere dei bolscevichi e Lenin.
Lenin iniziò le trattative per l’uscita dalla guerra che si conclusero con un armistizio: il trattato di
Brest-Litovsk del 1918.
Il malcontento era però diffuso anche in Francia, in Germania, in Austria e in Italia.
L’uscita di scena della Russia aveva favorito gli austro-tedeschi i quali sferrarono un attacco a
Caporetto, le truppe italiane non erano preparate e i soldati nemici riuscirono a spingersi fino a
Udine.
Cadorna venne sostituito con Diaz il quale fece importanti concessioni alle truppe le quali,
maggiormente motivate, riuscirono a respingere ulteriori attacchi nemici.
Nel 1917 gli Stati Uniti intervennero in guerra soprattutto perché stava iniziando a rivelarsi un
problema per l’economia americana.
I tedeschi decisero di sferrare il loro attacco definitivo a San Quintino in Francia, ma l’Intesa
riuscì a riorganizzarsi e a difendersi efficacemente arrestando l’avanzata nemica. Nell’estate del
1918 grazie al supporto dei soldati americani, l’Intesa lanciò l’offensiva decisiva contro i
tedeschi, battuti nella seconda battaglia della Marna e sconfitti nella battaglia di Amiens.
Sul fronte italiano, le truppe (ragazzi del ’99) ottennero una netta vittoria nella battaglia di
Vittorio Veneto.
Il bilancio delle morti alla fine del conflitto era tragico: 17 milioni di vittime tra soldati e civili.
Oltre a ciò si aggiunse l’epidemia di “spagnola” che fece ancora più vittime della guerra in soli
due anni (40-50 milioni).
TRATTATI DI PACE