L’ASSE ITALIA-GERMANIA-GIAPPONE, L’ANSCHLUSS e IL PATTO DI MONACO
Alla fine degli anni Trenta, la Società delle Nazioni era ormai solo un fantasma, perché gli Stati Uniti non erano mai entrati, riprendendo la loro politica isolazionista, mentre Germania, Italia e Giappone ne erano uscite. La Società delle Nazioni aveva dimostrato inoltre la sua debolezza quando aveva emanato delle sanzioni all’Italia, che non ebbero alcun fine. Italia e Germania firmarono l’asse Roma-Berlino nel 1936, un’alleanza di cui entrerà a far parte l’anno successivo anche il Giappone con il patto anti-Comintern. Hitler a questo punto decise di invadere l’Austria (il cosiddetto Anschluss), addirittura furono gli stessi austriaci a chiedere l’intervento del Führer: occupò la regione dei Sudeti, in Cecoslovacchia, che era abitata da tre milioni di tedeschi e Danzica, in Polonia, l’unico sbocco sul Baltico del Paese. Venne convocata una conferenza a Monaco il 30 settembre del 1938 e lì venne firmato un patto da Hitler, da Mussolini, da Chamberlain, primo ministro inglese, e da Daladier, il presidente francese: vennero riconosciute le occupazioni della Germania, ma allo stesso tempo venne imposta una clausola secondo cui Hitler non avrebbe dovuto occupare il resto della Cecoslovacchia. Il futuro ministro inglese Winston Churchill commentò la resa di Monaco con una frase destinata a passare alla storia: “Dovevamo scegliere tra la guerra e il disonore, abbiamo scelto il disonore e avremo la guerra”. Ma la resa di Monaco fu inutile: infatti, pochissimo tempo dopo, le truppe naziste occuparono la Boemia e la Moravia e perciò la Slovacchia venne riconosciuta indipendente, ma considerata sotto il protettorato della Germania. Mussolini, d’altro canto, decise di occupare l’Albania. PATTO DI ACCIAIO e IL PATTO MOLOTOV-RIBBENTROP Nel maggio nel 1939 Italia e Germania firmarono il Patto d’acciaio, con cui si garantiscono reciproco aiuto in caso di guerra. Stalin tentò di uscire dal proprio isolamento e diede a Molotov, il nuovo capo della diplomazia sovietica, l’incarico di negoziare con il collega tedesco Ribbentrop un patto di non aggressione: viene firmato il patto Molotov-Ribbentrop, dalla durata di dieci anni. L’accordo, in realtà, celava un protocollo segreto, reso noto solo nel 1949: Russia e Germania stabilirono la spartizione della Finlandia e della Polonia. LO SCOPPIO DELLA GUERRA Per cui nel 1939, il primo settembre, la Germania invase la Polonia, immediatamente Francia e Gran Bretagna dichiararono guerra alla Germania il 3 settembre, mentre l’Italia “adottò” la ‘non-belligeranza’, una via di mezzo tra lo stato di guerra e non intervento, lasciando aperta la possibilità all’Italia di aiutare la Germania fornendo armi, materie prime. Nel settembre nel 1939 scoppia il secondo conflitto mondiale. Inizialmente si ha una fase di stallo sul fronte occidentale, con gli eserciti attestati sui diversi fronti: l’esercito franco-inglese era attestato lungo la linea Maginot, mentre l’esercito tedesco lungo la linea Sigfrido e non si spararono colpi (i giornalisti francesi la definirono Drole de guerre, ‘strana guerra’). I SUCCESSI TEDESCHI E SOVIETICI In base al patto Molotov-Ribbentrop, il 17 settembre anche la Russia invade la Polonia: così in poco meno di un mese la Polonia cessò di esistere. Pochi mesi dopo, sempre per gli accordi segreti, l’esercito sovietico occupò l’Estonia, la Lituania e la Lettonia e attaccò la Finlandia, che cercò di resistere, ma alla fine dovette cedere un’ampia parte del suo territorio. Nella primavera del 1940 Hitler occupa Danimarca e Norvegia, per assicurarsi l’approvvigionamento di materie prime e per avere un base di attacco contro l’Inghilterra. COLLABORAZIONISMO DELLA FRANCIA Come la Prima Guerra, anche la Seconda all’inizio sarebbe dovuta essere una guerra lampo, ma la situazione cambiò il 10 maggio 1940: le truppe tedesche violano la neutralità di Belgio, Olanda e Lussemburgo e giungono in Francia, occupando Parigi; a questo punto l’esercito britannico, presente nel territorio francese, venne decimato e si imbarcò precipitosamente a Dunkerque per ritornare in patria. Il maresciallo Pétain, capo del governo francese, fu costretto a firmare l’armistizio e la Francia così fu divisa in due parti: 1. la Francia centro-settentrionale, sotto l’occupazione tedesca, 2. la Francia centro-meridionale che diviene un nuovo stato francese, con capitale Vichy e guidata da un governo filonazista e “collaborazionista”, con a capo Pétain (governo di Vichy): il nuovo stato non fu altro un regime fantoccio imposto dai tedeschi. Ovviamente non tutta la Francia può essere accusata di collaborazionismo. Non la sinistra e neppure tutto l’esercito, una parte del quale rispose all’appello lanciato dal generale De Gaulle, che si era rifugiato a Londra, invitando i francesi a ribellarsi all’occupazione nazista. L’ITALIA ENTRA IN GUERRA e LA BATTAGLIA D’INGHILTERRA Mussolini, che all’inizio aveva dichiarato la non belligeranza, quando vide che Hitler attaccò la Francia, cambiò completamente posizione: non seppe resistere al fatto di poter sedere al tavolo dei vincitori. Per cui il 10 giugno del 1940 dichiarò guerra alla Francia e all’Inghilterra. Ma l’Italia si era lanciata alla leggera: l’esercito era mal equipaggiato, l’aviazione aveva pochi aerei, la marina era ben equipaggiata, ma aveva poco carburante. Per cui Mussolini non riuscì a togliere Malta agli Inglesi, a occupare la Somalia britannica e fallì il tentativo di occupare la Grecia partendo dall’Albania. La Germania progetta l’operazione “Leone marino”, che prevedeva lo sbarco in Inghilterra dell’esercito tedesco, avendo prima neutralizzato la RAF (Royal Air Force), l’aviazione inglese. Per cui Hitler diede inizio alla cosiddetta “Battaglia d'Inghilterra”, una serie di bombardamenti a tappeto sulle città inglese, come Coventry (prese persino a circolare il neologismo “coventrizzare” come sinonimo di “radere ala suolo”), che durarono per 84 giorni consecutivi, tra l’agosto e il settembre del 1940. Nonostante ciò, Hitler non raggiunse il suo obiettivo, in quanto l’aviazione inglese era tecnologicamente più avanzata di quella tedesca (grazie ai sistemi radar, molto potenti, gli inglesi riuscirono ad abbattere molti aerei tedeschi). LE SCONFITTE DELL’ESERCITO ITALIANO (Libia e Balcani) Mentre era ancora sottoposta ai bombardamenti tedeschi, nel 1940 l’Inghilterra attaccò l’impero coloniale italiano. Le truppe italiane vennero sconfitte; Hitler allora decise di intervenire a sostegno dell’Italia, intervenendo nel Nord d’Africa, con un corpo di spedizione, l’Afrikakorps, comandato dal generale Rommel, giungendo fino al confine egiziano e fece sì che l’Italia non perdesse completamente la Libia. Frustrato dagli insuccessi, Mussolini cercò di ristabilire il prestigio dell’Italia, attaccando la Grecia nell’ottobre del 1940. Anche in questo caso risultò evidente l’impreparazione dell’esercito italiano. Nella primavera del 1941, i tedeschi dovettero inviare delle loro divisioni nei Balcani: occuparono la Iugoslavia, costrinsero la Grecia alla resa, occupando anche l’isola di Creta. L’ATTACCO TEDESCO ALL’UNIONE SOVIETICA Anno 1941 invasione della Russia da parte dei tedeschi, dando inizio all’operazione barbarossa per una serie di motivi: ● Lo spazio vitale, individuato ad est, voleva conquistare le terre abitate dai popoli slavi perché ritenuti inferiori ● Nonostante il patto, la Russia rimaneva il nemico ideologico principale di Hitler, simbolo del comunismo: il bolscevismo doveva essere eliminato ● La russia era ricca di materie prime (grano dell’ucraina, petrolio del caucaso) Hitler spera di eliminare definitivamente la Russia, pensando concentrandosi sull’ultimo nemico rimasto: l’Inghilterra. I tedeschi giunsero in poco tempo alle porte di Leningrado, ma la situazione cambiò perché il carro armato tedesco non era più invulnerabile: erano stati costruiti dei nuovi lanciarazzi, in particolare il bazooka americano, e il katiuscia, che erano in grado di perforare i carri armati tedeschi. I russi misero appunto la “bottiglia Molotov”, che prese il nome dal ministro degli esteri sovietico: i russi si avvicinavano ai carri armati, bloccavano con delle spranghe i cingoli dei carri armati e salivano sui carri, lanciando all’interno queste bottiglie, che divennero un’arma micidiale. Mussolini inviò un corpo di spedizione in Russia, la MIR, mal equipaggiata. Hitler fu fermato dal famoso inverno russo, come Napoleone dopo la battaglia di Borodino, che impedì l'occupazione di Mosca. Giappone Cresceva l’attività del Giappone sotto il controllo dell’imperatore Hirohito nell’Asia orientale. Hirohito voleva costruire la “grande Asia”, estendendo il dominio giapponese: conquistò l’Indocina, immediatamente gli Stati Uniti fermarono le forniture di petrolio e di acciaio, dalle quali l’industria giapponese era strettamente dipendente. Per cui I giapponesi il dicembre del 1941 attaccarono la flotta statunitense ancorata alle Hawaii. Il giorno successivo gli Stati Uniti dichiararono il loro immediato intervento in guerra non solo contro il Giappone, ma anche contro l’italia e la Germania. Nel marzo del 1941, quindi prima dell'entrata in guerra, il pres Roosevelt aveva fatto approvare la legge “affitti e prestiti”, per cui gli Stati uniti si impegnarono a fornire materiale bellico, a prezzi vantaggiosi, per quattro anni, ai paesi antifascisti, in particolare all’Inghilterra. Perché avevano il vantaggio di essere lontani dal teatro di guerra, non subendo mai attacchi. Nel Pacifico, i giapponesi adottano la stessa strategia di Hitler, ossia quella di una guerra lampo, occupando tutte le isole principali dle pacifico, Malesia, Birmania e minacciando l’India britannica. Nel 1842 gli stati sconfissero i giapponesi nella battaglia di Midway e occuparono l’isola di Okinawa. I giapponesi ricorrevano ai kamikaze. Nel 9141 Churchill e Roosevelt si erano incontrati in una corazzata, al largo dell’isola di Terranova, e avevano firmato una dichiarazione comune, la Carta Atlantica, che stabiliva quali sarebbero dovuti essere i principi fondamentali da adottare al termine della guerra, riprendendo i 14 punti di Wilson. IL “NUOVO ORDINE” DEI NAZIFASCISTI Nel settembre del 1940 Germania, Italia e Giappone firmarono a Berlino un accordo che venne definito come “carte del nuovo ordine”, con il quale il Giappone si impegnava a riconoscere le conquiste in Europa di Germania e Italia e quest’ultime, d’altra parte, riconoscevano le conquiste giapponesi nell’Asia orientale. Fin dal 1940 Tokyo aveva teorizzato la “sfera di coprosperità delle Grande Asia orientale”: il Giappone voleva, innanzitutto, cacciare le potenze occidentali presenti in Asia e poi dare vita a una sorta di unione economica di tutti i paesi dell’Asia orientale (cinesi, indocinesi, malesi), adottando una moneta unica, lo Yen, e favorendo l’industrializzazione, sotto la superiore guida nipponica. Naturalmente un progetto così concepito non aveva nulla di solidale, anzi doveva essere imposto con la violenza. A queste condizioni, la “coprosperità” incontrò l’ostilità delle popolazioni. Un piano simile a quello giapponese venne elaborato anche da Hitler, per cui l’Europa Centro-Orientale, abitata dalle popolazioni slave, era inferiore, era popolata da “sottouomini” (Untermenschen), che andava sfruttati e che avrebbero dovuto fornire alla Germania le derrate alimentari, oltre che la forza lavoro. Per cui 14 milioni di lavoratori dell’Europa dell’Est furono spostati nelle fabbriche tedesche. Spietata fu inoltre la dominazione nazista in Polonia: Himmler, il capo delle S.S., fece abolire le scuole superiori, mantenendo solo le scuole elementari e gli istituti tecnici, perché si volevano creare dei lavoratori “dequalificati”, senza istruzione (Hitler dichiarò “un cervello illuminato da alcune notizie di storia giungerebbe a concepire idee politiche, e questo non andrebbe mai a nostro vantaggio”). Lo stesso fatto avvenne in tutte le zone occupate dai tedeschi in Russia, ad eccezione dei Paesi Baltici, perché, secondo Hitler, erano abitati da una popolazione di stirpe ariana. Per realizzare il nuovo ordine si servì delle SS: gli oppositori politici vennero assassinati o internati nei campi di concentramento (i prigionieri russi addirittura erano costretti a scavarsi la fossa dove sarebbero stati sepolti). U-BOOT, SCONFITTA TEDESCA A EL ALAMEIN E A STALINGRADO Gli Stati Uniti entrarono in guerra nel 1941, impegnando 14 milioni di uomini nelle varie zone di guerra. Chiaramente così il conflitto subì una svolta positiva a favore degli alleati (angloamericani). ● Nel Pacifico gli Americani avevano riportato delle vittorie decisive: Midway, Okinawa e a Guadalcanal, una isola delle Salomone. ● Nell’Atlantico, invece, riuscirono a difendere la loro flotta nonostante gli attacchi continui degli U-Boot, i sottomarini tedeschi, che bombardavano le navi mercantili che portavano i rifornimenti dagli Stati Uniti verso la Gran Bretagna Nel Mediterraneo gli inglesi, guidati dal generale Montgomery, riuscirono a sconfiggere i tedeschi nella località di El Alamein, in Egitto. Sul fronte orientale, in Russia, i tedeschi erano padroni della maggior parte dell’abitato di Stalingrado, ma non riuscirono ad attraversare il Volga e perciò i sovietici li avevano ormai circondati ad ogni lato, isolandoli e costringendoli a dipendere solo da precari rifornimenti aerei. Dopo un assedio di 180 giorni di Stalingrado, furono costretti alla resa. Nello stesso anno gli aerei americani e inglesi iniziarono a bombardare le città e le fabbriche della Germania, in particolare Amburgo e Colonia furono rase al suolo. LO SBARCO IN SICILIA E LA CRISI DEL FASCISMO Con la vittoria di El Alamein, gli anglo-americani ebbero il controllo del Mediterraneo, per cui progettano lo sbarco in Sicilia. Per cui gli alleati sbarcarono in Sicilia nel luglio del 1943, occupano Palermo e vennero accolti come liberatori dalla popolazione locale: iniziò la crisi del fascismo. La popolazione italiana era ormai esausta a causa della guerra, cominciava a staccarsi dal regime. Con lo sbarco degli alleati, la situazione divenne molto più difficile: ● era molto complicato procurarsi dei viveri: solo esibendo le “tessere alimentari”, si poteva acquistare cibo a prezzi controllati; il resto era disponibile sul mercato nero, ma i prezzi in questo caso erano astronomici (un litro di olio costava 650 lire, pari a un mese di salario di un operaio medio). ● gli alleati iniziarono a bombardare anche le città italiane (Roma, Frascati). ● Gli operai delle maggiori fabbriche nel Nord Italia cominciarono a scioperare perché volevano la fine della guerra Nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, il Gran Consiglio del Fascismo, organo principale del partito, approvò a maggioranza (28 voti contro 8 e un astenuto) l’ordine del giorno che stabiliva il ripristino dello Statuto Albertino, che aveva subito moltissime modifiche durante il regime, e la restituzione al re del comando delle forze armate. Successivamente, Vittorio Emanuele III convocò Mussolini, lo obbligò alle dimissioni e lo arrestò. L’incarico di formare un nuovo governo fu affidato al maresciallo Badoglio. Quando si diffuse la notizia dell’arresto di Mussolini, la gente scese nelle piazze per festeggiare, credendo che fosse finita la guerra e la dittatura, ma non era così: Vittorio Emanuele III diede ordine di reprimere tutte le manifestazioni antifasciste (particolarmente dura fu la repressione a Bari, dove si sparò sui manifestanti: 23 morti e 70 feriti). Tutto ciò perché il re non voleva allarmare l’alleato tedesco, benché in segreto avviò delle trattative con anglo-americani. Gli inglesi, in realtà, volevano la resa incondizionata degli italiani, perché non potevano essere assolti, in quanto aveva prodotto Mussolini. Finalmente, il 3 settembre 1943 a Cassibile, vicino Siracusa, fu firmato l’armistizio, reso pubblico l’8 con un proclama letto alla radio da Badoglio. L’Italia non diventava alleata, ma veniva dichiarata cobelligerante, ossia che si schierava dalla parte degli alleati, ma rimaneva sempre in attesa di giudizio. A questo punto il Paese precipitò nel caos: il re e Badoglio si rifugiano a Brindisi, che era stata liberata dagli alleati. Nel frattempo, un gruppo di paracadutisti tedeschi liberò Mussolini, prigioniero a Campo Imperatore sul Gran Sasso, e venne portato in Germania. L’Italia venne spaccata in due: da Nord fino alla linea Gustav, nel Lazio, nacque un governo fantoccio, con a capo Mussolini, ma sotto il controllo del nazismo, dalla linea in giù, era controllata dagli alleati. LA RESISTENZA E LA REPUBBLICA DI SALÒ’ Dopo l’annuncio di Badoglio alla radio, nessuno si preoccupò di chiarire all’esercito italiano come comportarsi: molti fuggirono, altri si rifugiarono sulle montagne, altri ancora vennero fatti prigionieri dai tedeschi. In particolare, i soldati (12.000), che si trovavano a Cefalonia e a Corfù, rifiutarono di arrendersi ai tedeschi, che li giudicavano dei traditori: 5000 vennero giustiziati, altri 3000 vennero imbarcati su una nave che li avrebbe condotti ai campi di concentramento in Germania, ma che finì su una mina navale, per cui morirono tutti. Nel settembre del 1943, l’Italia era divisa in Repubblica di Salò al Nord, voluta da Hitler, e nel Regno d’Italia al Sud, appoggiato dagli alleati. Per cui gli italiani si trovarono di fronte a scegliere a chi avrebbero dovuto obbedire, iniziò così il periodo della Resistenza, la lotta al nazifascismo: alcuni italiani giudicarono un tradimento la rottura dell’alleanza, schierandosi di conseguenza dalla parte di Mussolini, altri invece scelsero di liberare l’Italia e quindi divennero partigiani. Secondo lo storico, anche partigiano, Claudio Pavone, definì la Resistenza come: 1. Guerra patriottica, per liberare l’Italia dai tedeschi, considerati degli invasori, mentre gli americani liberatori, nonostante anche essi siano stati alla stregua dei tedeschi 2. Guerra civile tra partigiani e repubblichini, i sostenitori della Repubblica di Salò 3. Guerra di classe, condotta dai comunisti contro gli industriali, i latifondisti che avevano sostenuto il Fascismo Egli rifiuta in questo modo la definizione della Resistenza come “guerra di liberazione nazionale”, perché si finirebbe per occultare il fatto che gli Italiani combatterono contro altri italiani. Inoltre, sottolinea il fatto che parlare di guerra civile non implichi il fatto che tutti possano essere messi sullo stesso piano, perché alcuni si armarono per costruire un paese libero, mentre altri si schierarono dalla parte del regime che aveva condotto l’Italia alla rovina. Alla fine del 1943 alcune bande partigiane, costituite da studenti, operai, contadini, ufficiali dell’esercito, entrarono in azione nell’Italia centro-settentrionale, scontrandosi con i tedeschi e i repubblichini. Inizialmente si unirono in maniera casuale, successivamente secondo uno schieramento politico: si formarono le “brigate Garibaldi”, formate da comunisti; le “brigate Matteotti”, costituite da socialisti; le “brigate del popolo”, da democristiani; le “formazioni di giustizia e libertà”, che facevano capo al partito d’azione; c’erano anche delle formazioni autonome che non si riconoscevano in un nessun partito politico ed erano costituite perlopiù da militari. Per coordinare l’azione dei partigiani, nel settembre del 1943, nacque il CLN, il Comitato di Liberazione Nazionale, che riuniva esponenti comunisti, socialisti, liberali, democristiani, ma era diviso al suo interno, per esempio, sul ruolo che avrebbe dovuto avere la monarchia subito dopo la guerra: comunisti e socialisti volevano la repubblica, mentre cattolici e liberali la monarchia. In questa situazione fu decisiva la scelta di Palmiro Togliatti, il segretario del partito comunista, appena tornato in Italia dopo 18 anni di esilio in Russia. Egli tenne un discorso a Salerno, capitale provvisoria, in cui affermò che bisognava unire le forze per cacciare i nazisti e che, subito dopo la guerra, ci sarebbe stato un referendum per scegliere tra monarchia e repubblica: il discorso rimase alla storia come “svolta di Salerno”, perché Vittorio Emanuele III lasciò il trono al figlio Umberto, nominato “luogotenente del regno” e fu creato un governo di unità nazionale guidato da Badoglio. Nel Nord d’Italia la Repubblica di Salò sopravviveva grazie al sostegno dei nazisti, lì la persecuzione degli ebrei fu più dura: nel novembre del 43, si stabilì che gli ebrei sarebbero stati trasferiti nei campi di concentramento in Germania, dopo essere stati in quelli italiani alla risiera di San Sabba, a Trieste, (dove erano presenti dei magazzini di riso trasformati in campi, c’erano delle camere a gas rudimentali, collegate agli scarichi dei camion e un forno crematorio) e a Fossoli, che si trovava lungo la linea ferroviaria che portava ai lager in Polonia e in Germania. Nel 1944 i partigiani cominciarono a riportare le prime vittorie e molte zone vennero liberate, come la città di Firenze. Ma aumentavo anche le rappresaglie da parte dei tedeschi, in particolare ci fu la strage delle Fosse ardeatine, il 24 marzo del 1944, dove 335 detenuti nelle carceri di Via Tasso e di Regina Coeli vennero prelevati e giustiziati: questo perché prima vennero uccisi, durante un attentato a Roma, 33 soldati tedeschi, e a Marzabotto, nel bolognese, dove furono giustiziati tutti gli abitanti del paese (1800 persone), poiché, per i tedeschi, nascondevano una brigata partigiana, la brigata “Stella rossa”. Pochi mesi dopo ci fu una strage a Civitella in Val di Chiana, ad Arezzo, dove i tedeschi rinchiusero tutti i maschi del paese nella chiesa e li uccisero con un colpo di pistola alla nuca, bruciando poi i cadaveri e l’intero paese. DALLO SBARCO IN NORMANDIA ALLA LIBERAZIONE L’inverno del 1944/45 fu il più tragico per la Resistenza Italiana perché l’avanzata degli Alleati fu bloccata lungo la Linea gotica (da Pesaro a Massa Carrara) e il generale inglese Alexander, che comandava l’esercito Alleato in Italia, decise di sospendere l’offensiva contro i tedeschi e invitò anche i partigiani a fermare tutte le operazioni. Questi ultimi non obbedirono e la lotta proseguì. Successivamente, nella primavera del 1945, anche gli Alleati ripresero l’offensiva e paracadutarono ai partigiani armi e materiale per il sabotaggio. I tedeschi iniziarono la ritirata e gli Alleati riuscirono a sfondare la Linea gotica (città liberate Bologna: 21/04/45; Genova: 23-24/04/45; Milano: 24-25/04/45; Torino: 25-26/04/45). Il 28 Aprile a Dongo Mussolini fu bloccato dai partigiani: si era travestito da soldato tedesco e stava fuggendo in Svizzera insieme all’amante Claretta Petacci con una colonna tedesca su un camion. Furono giustiziati e i loro corpi furono esposti in piazzale Loreto. Scelsero quel luogo perché nell’agosto del 1944 avevano fucilato 15 partigiani e avevano lasciato i loro cadaveri sulla strada per tutta la giornata. LE VIOLENZE DI TITO Gli italiani non furono vittime solo delle ritorsioni nazifasciste. Infatti una sorte particolarmente dura fu quella degli italiani residenti sul confine con la Jugoslavia in quanto dovettero subire le violenze dei comunisti di Tito. Questi, infatti, l’8 settembre 1943, occuparono l’Istria (assegnata all’Italia con il trattato di Rapallo) e la Venezia Giulia, approfittando della situazione di incertezza. Per cui tutti gli italiani che vivevano in Istria vennero arrestati o giustiziati per il solo fatto di essere italiani. La persecuzione degli italiani fu sospesa nell’autunno del 1943, quando i tedeschi occuparono queste zone, ma riprese con più violenza alla fine della guerra: 5000 arrestati furono gettati nelle foibe, altri furono inviati nei campi di prigionia dove morirono di stenti. Nel 1947, con il trattato di pace di Parigi, l’Istria venne assegnata alla Jugoslavia, per cui tra il 1947 e il 1956 si ebbe l’esodo degli italiani: oltre 300000 italiani furono costretti a rifugiarsi in Italia e lasciare la propria terra. LA BOMBA ATOMICA E LA FINE DELLA GUERRA NEL PACIFICO Nel Pacifico i giapponesi erano stati costretti ad abbandonare tutti i territori occupati. Sul fronte orientale, i russi giunsero fino ai Balcani ed Europa centrale, arrivando a minacciare la Germania. Gli Alleati si incontrarono nella conferenza di Teheran nel 1943, per cui parteciparono Churchill, Stalin e Roosevelt, i quali programmarono a giugno 1944 lo sbarco in Normandia sotto il comando di Eisenhower. Le truppe alleate vi arrivarono e, dopo due mesi di combattimento, riuscirono ad occupare il Nord della Francia. Nell’agosto 1944, vi fu un altro sbarco in Provenza, possibile grazie all’aiuto dell’esercito francese guidato da De Gaulle. Quest’ultimo, dopo la liberazione della Francia nel settembre del 1944, divenne il Presidente del governo francese. In Germania, gli Alleati bombardavano le maggiori città tedesche; particolarmente violento fu il bombardamento della città di Dresda. Tuttavia, Hitler credeva di poter ancora ribaltare le sorti del conflitto, infatti arruolò i giovani di 18-19 anni e non aveva intenzione di arrendersi. Ma i sovietici avanzavano verso la Germania: l’Armata Rossa aveva liberato la Polonia e aveva occupato la Prussia orientale. A fine aprile del 1945, l’Armata accerchiò Berlino, dove si trovava Hitler nel suo bunker. Per non cadere nelle mani dei sovietici, il 30 aprile si suicidò sparandosi un colpo alla tempia e ingerendo prima una capsula di cianuro. Il 7 maggio 1945 la Germania firmò la resa incondizionata (ovvero ci si arrende al nemico senza richiedere e avanzare alcun tipo di pretesa). Il Giappone era ormai sconfitto, aveva dovuto rinunciare a tutti i territori che aveva occupato ma, come la Germania, non aveva alcuna intenzione di arrendersi. Muore all’improvviso il Presidente americano Roosevelt e prende il suo posto Truman, il quale decise di sconfiggere definitivamente il Giappone ricorrendo alla bomba atomica. Già dal 1943, gli americani avevano iniziato sperimentazioni in un laboratorio del New Mexico, a Los Alamos: c’era un gruppo di fisici, guidati da Oppenheimer, tra cui anche Enrico Fermi, che cercava di costruire una nuova bomba in grado di sfruttare la radioattività dell’uranio e, nel luglio 1945, la sperimentarono nel deserto del Nevada. Il Presidente prende questa decisione per una serie di ragioni: ● Era convinto che i giapponesi non si sarebbero mai arresi nonostante sapessero che gli USA avessero questa nuova arma; ● Era preoccupato dalla situazione di instabilità che c’era in Europa, perché una parte era controllata dai sovietici e un’altra parte dell’Europa dalla Resistenza Comunista; ● Motivo pratico, questa bomba era costata 2 miliardi di dollari e doveva essere sperimentata. Il 6 agosto del 1945, nelle prime ore del mattino, un aereo statunitense la sganciò su Hiroshima: ci furono 70 mila morti e oltre 100 mila feriti. Il 9 agosto una seconda bomba fu sganciata su Nagasaki. Il 2 settembre 1945, anche il Giappone accettò la resa incondizionata. Si concluse così la Seconda Guerra Mondiale che aveva causato più di 50 milioni di vittime. LA SOLUZIONE FINALE DEL PROBLEMA EBRAICO ln un discorso che Hitler tenne il 30 Gennaio 1939, ribadì la necessità di liberare la Germania dagli ebrei, in particolare profetizzò la distruzione della razza ebraica che doveva essere una punizione da infliggere agli ebrei perché ritenuti responsabili dello scoppio della guerra. Erano ebrei i maggiori esponenti della finanza internazionale. Già nei primi mesi di guerra in Polonia iniziarono i massacri della comunità ebraica, in Polonia c’erano 3 milioni di ebrei. Dopo lo scoppio della guerra in Polonia si iniziarono a costruire i ghetti (quartieri dove gli ebrei erano costretti a vivere) e si innalzarono delle mura attorno ai quartieri. Il ghetto più famoso fu quello di Varsavia, costruito nel 1940, circondato da un muro lungo 17 km e nella primavera del 1943 si ebbe qui uno dei primi episodi di resistenza da parte degli ebrei al Nazismo. Cosa accade? CI FU UNA RIBELLIONE DA PARTE DEGLI EBREI che impedì ai tedeschi di entrare nel ghetto per oltre un mese, ci fu poi un assedio da parte dei nazisti che rasero al suolo il quartiere e fecero deportare gli ebrei. Gli ebrei erano tanti per cui per deportarli occorreva una buona organizzazione per cui i maggiori esponenti della politica antiebraica si riunirono a Wannsee (Vanzi), un quartiere di Berlino e pianificarono la SOLUZIONE FINALE. I campi di concentramento in Germania erano già stati costruiti negli anni ’30 ma inizialmente erano destinati agli oppositori politici, gli ‘’asociali’’ (coloro che ripetevano più volte lo stesso reato, delinquenti recidivi o coloro che erano colpevoli di crimini sessuali). Solo a partire dal 1938 nei campi iniziarono di arrivare anche gli ebrei, dopo la ‘’Notte dei Cristalli’’. Successivamente furono costruiti oltre 900 lager, non solo in Germania ma anche in Polonia, in Cecoslovacchia, in Austria e questi lager vennero costruiti lungo le linee ferroviarie perché sarebbe stato più facile il trasporto delle vittime. Addirittura la polizia pagava alle ferrovie un biglietto di sola andata per i prigionieri in terza classe e se i prigionieri trasportati erano più di 1000 si aveva uno sconto, una tariffa ridotta. Nei campi si sfruttava il lavoro dei prigionieri, lavoravano anche nelle miniere di ghiaia, nelle cave di pietra ed il loro lavoro era sfruttato anche dalle industrie tedesche perché erano costretti a lavorare gratuitamente ed in cambio le industrie pagavano una piccola somma al governo tedesco. Inoltre sui prigionieri venivano fatti esperimenti medici, come quelli sui gemelli. Tutto era organizzato con precisione e puntualità e le procedure seguite erano molto simile a quelle della produzione industriale. Un medico che lavorò nei campi parlò di ‘’uccisione a catena’’, che ci fa pensare alla catena di montaggio, i deportati arrivavano sui treni, c’era la selezione, vecchi e bambini venivano destinati subito nei forni, mentre gli adulti in buona salute venivano trasformati in veri e propri schiavi. I morti venivano portati fuori dai sonder commandos, gruppi speciali costituiti da ebrei che venivano sostituiti periodicamente; gli ebrei che ne facevano parte venivano uccisi perché non ci dovevano essere testimoni della brutalità di quanto accadeva. Il più grande campo fu quello di Auschwitz che venne ampliato nel 1941 in vista della soluzione finale, nelle camere a gas si usava l’acido cianidrico, un antiparassitario usato per uccidere e tra il 21 ed il 22 Gennaio del 1945 i tedeschi fecero saltare in aria i forni crematori perché non volevano lasciare testimonianze di quanto era accaduto, perciò quando i russi giunsero ad Auschwitz il 27 Gennaio del 1945 l’esercito trovò solo macerie. Le vittime furono 11 milioni, 6 milioni di questi furono ebrei. STORIOGRAFIA: fin dai primi anni di guerra di cercò di trovare un nome per descrivere quanto accadeva nei campi, il termine genocidio fu usato per la prima volta nel 44 dall’avvocato polacco Lemkin. Il termine deriva dal greco e significa “sterminio deliberato di un intero popolo” e lo storico scelse questo termine per differenziarlo dal termine “massacro”, perché “genocidio” mette in evidenza che gli uccisi fanno tutti parte dello stesso popolo. Termine poi ripreso durante il processo di Norimberga dove vennero processati i maggiori gerarchi tedeschi e nel 1946 l’ONU inserì il genocidio tra i crimini contro l’umanità. In ambito anglosassone si usò “olocausto”, dal greco “bruciare tutto”, perché in alcune religioni tra cui l’ebraismo c’erano dei riti che prevedevano di bruciare animali sacrificati. Negli ultimi anni si parla di “shoah”, termina ebraico che vuol dire sia “distruzione” sia “calamità”, nel senso di sciagura improvvisa. Tra gli studiosi la discussione è ancora aperta perché scegliere un nome non è un’operazione neutra, significa accettare un punto di vista piuttosto che un altro e gli stessi nazisti avevano scelto un nome per lo sterminio, “soluzione finale”. Lo storico revisionista tedesco Nolte invita a considerare il genocidio come uno dei tanti stermini del 900, ma la maggior parte degli storici non è d’accordo e insiste invece sulla sua unicità non solo per le proporzioni, ma anche per i mezzi e insiste su “sistematicità”, con cui il governo nazista ha pianificato e diretto lo sterminio, non sci sono altri esempi di organizzazione a catena e in tempi brevissimi e in tempo di guerra e “gratuità”, la shoah fu un’iniziativa unilaterale da parte della Germania nazista contro una popolazione inferiore, un’iniziativa futile perché il popolo ebraico non aveva nessun contenzioso aperto. GENOCIDIO ARMENI Con la crisi dell’Impero ottomano, lo Stato dovette concedere l’indipendenza alle minoranze cristiane: greci, rumeni, bulgari, serbi e armeni. Gli armeni erano cristiani ortodossi che risiedevano al confine con la Russia e rivendicavano la loro autonomia. Tra il 1894 e il 1895, in un clima di odio alimentato dagli scontri tra gruppi nazionalisti, ci furono I primi massacri ottomani contro gli armeni. La situazione peggiorò nel 1908 con la salita al potere dei Giovani Turchi, nazionalisti che perseguitarono gli armeni. Nel 1914, allo scoppio della guerra, gli armeni, in quanto suddito dell’Impero ottomano, dovettero combattere contro I Russi che consideravano fratelli, perciò molti disertarono e per questo vennero accusati di appoggiare il nemico. A partire dal febbraio del 1915 iniziò il genocidio degli armeni: le famiglie furono divise e quasi tutti I maschi adulti furono uccisi; donne, vecchi e bambini furono costretti a marce forzate senza cibo né riparo. Molti armeni morirono durante il viaggio verso I campi di concentramento, costruiti nel deserto della Siria. Si calcola che le vittime di quello che gli armeni chiamarono “il grande male” siano state un milione e duecentomila. Chi sopravvisse fuggì all’estero: in Francia, negli Stati Uniti, in Canada, in Australia e in Sud America. Alcuni diplomatici tedeschi fecero delle relazioni su quanto accadeva in Turchia nei confronti degli armeni: le donne venivano violentate, torturate e uccise; gli uomini gettati vivi nei dirupi e ai bambini venivano tagliate le mani. Dopo la guerra fu istituito un tribunale militare per giudicare I colpevoli del genocidio: ci furono solo quattro condanne a morte in contumacia e due al carcere. Il primo governo turco del dopoguerra affermò che la popolazione armena in Turchia era la metà di quella accertata e che vi erano stati più di 300mila morti. A distanza di un secolo la questione del riconoscimento del genocidio del 1915 da parte della Turchia è ancora aperta: divisa tra tesi negazioniste, che negano la pianificazione dello sterminio, e tesi giustificazioniste, secondo le quali il genocidio servì a reprimere una rivolta interna. Chi parli oggi in Turchia di genocidio armeno può rischiare diversi anni di carcere e ogni volta che un’organizzazione internazionale (ONU nel 1985, Parlamento europeo 1987) o un Paese straniero riconosce ufficialmente l’esistenza di tale genocidio, il governo turco non manca di protestare. Nel 2015 Papa Francesco ha usato la parola genocidio e per questo ci sono state delle tensioni con la Turchia che ha definito le parole del Papa “molto spiacevoli” e lo ha accusato di avere mentalità da crociate. PROGETTI DI PACE 1941- CARTA ATLANTICA, Churchill e Roosevelt si incontrano su un incrociatore vicino al largo dell’isola di Terranova, per firmare una dichiarazione comune che sanciva ● la solidarietà tra Stati Uniti e Inghilterra ● il principio di autodeterminazione dei popoli ● necessità di stabilire dei rapporti di collaborazione commerciale tra i vari stati (già al dopoguerra) ● necessità del disarmo 1943- CONFERENZA DI TEHERAN-Churchill, Roosevelt, Stalin. ● Fu concordato lo sbarco in Normandia ● Roosevelt affermò la necessità di dare vita a un’organizzazione mondiale per risolvere le eventuali controversie internazionali ● la Germania doveva essere divisa in zone di influenza FEBBRAIO 1945- CONFERENZA DI JALTA (CRIMEA)- Churchill, Roosevelt e Stalin. Si stabilì: ● La Russia sarebbe dovuta intervenire contro il Giappone ● La Germani doveva essere divisa in 4 zone di occupazione gestite da Stati uniti, Inghilterra, Francia e Russia ● Alla fine della guerra l’esercito tedesco sarebbe stato sciolto, i danni di guerra e i crimini nazisti puniti LUGLIO E AGOSTO DEL 1945- CONFERENZA DI POTSDAM (vicino a Berlino) -Churchill, Stalin e Truman, che assunse un atteggiamento ostile nei confronti della Russia. ● Alla Polonia venivano restituiti i suoi territori ex-tedeschi ● Alla Russia parte della Polonia e una parte della Prussia ● Truman lanciò un ultimatum al Giappone, se non si fosse arreso, ci sarebbe stata una “immediata e completa distruzione” 24 OTTOBRE 1945- Nasce l’ONU, con sede a New York, con lo scopo principale di “salvare le generazioni future dal flagello della guerra”. Ne fanno parte 55 paesi, tra cui 51 che hanno combattuto l’asse nazifascista. Obiettivi fissati nello Statuto, ossia l’accordo istitutivo: ● Mantenere la pace e la sicurezza ● Risolvere pacificamente le controversie internazionali ● Sviluppare relazioni amichevoli tra le nazioni ● Favorire la cooperazione economica e sociale ● Promuovere i diritti umani ● Promuovere il disarmo Per raggiungere questi obiettivi, l’ONU si è data un'organizzazione complessa, che si basa su 5 organismi fondamentali: - Assemblea generale, che si riunisce almeno 1 volta all’anno, nella sede di New York, e di cui fanno parte tutti gli stati membri, che ha diritto a 1 voto. Le decisioni dell’Assemblea si traducono in raccomandazioni, non vincolanti, con cui si invitano ad assumere delle iniziative politiche in linea con gli obiettivi indicati. Nel 1948 ha elaborato la Dichiarazione dei diritti dell’uomo - Consiglio di sicurezza, che ha maggiori poteri. Compito principale è quello di mantenere la pace e l’ordine internazionale. È composto da 15 membri (5 permanenti, quali Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Russia e Cina, che hanno il diritto di veto, e 10 eletti ogni due anni dall’Assemblea). In caso di aggressione di uno stato o di violazione di un accordo di pace, il Consiglio prende delle decisioni, le risoluzioni, che hanno carattere vincolante. Misure se non si rispettano le decisioni: 1. Sanzioni di carattere economico 2. Rottura delle relazioni diplomatiche 3. Intervento militare (nel caso in cui i primi non dovessero essere risolutivi), attuato in due modi: caschi blu o uso della forza da parte dello stato - Segretariato generale, eletto ogni cinque anni dall’Assemblea. I compiti sono: 1. Coordinare i lavori dell’assemblea 2. Eseguire le decisioni del consiglio di sicurezza - Coorte internazionale di giustizia, composta da 15 membri, eletti ogni 9 anni. Compiti. 1. Esercita il potere giudiziario 2. Emana sentenze con valore vincolante - Consiglio economico e sociale, che, composto da 54 membri, promuove lo sviluppo dei paesi arretrati e controlla le Agenzie specializzate 1. FAO, che opera per la sicurezza alimentare e promuove progetti di potenziamento dell’agricoltura 2. UNESCO, che promuove istruzione e cultura 3. UNICEF, che si occupa dei diritti dell’infanzia 4. UNHCR, che si occupa dell’assistenza umanitaria ai rifugiati politici e ai profughi 5. OMS 1944- ACCORDI BRETTON WOODS- Gli Stati Uniti volevano rifondare i rapporti internazionali anche in ambito economico. Per cui 1. nacque il Fondo Monetario Internazionale, con lo scopo id gestire i tassi di cambio tra le monete mondiali 2. si affermò il criterio di convertibilità tra le monete (una moneta convertita in oro), ma solo per quelli stati in possesso di grandi riserve auree, ossia solo per gli Stati Uniti. Il dollaro allora divenne la moneta di riferimento, si passò dal Golden Exchange Standard al Gold Dollar Standard dollaro divenne la valuta internazionali per gli scambi e valuta di riserva per le banche centrali dei vari paesi 3. nacque la Banca Mondiale, che garantiva prestiti a medio e lungo termine ai paesi in difficoltà 1947-GATT, un accordo commerciale sulle tariffe e il commercio, che prevedeva l’abbassamento dei dazi doganali. È stato sostituito nel 1994 dal World Trade Organization, che vigila sul commercio globale. PROCESSO DI NORIMBERGA Già dal 1940/41 gli Alleati affermarono la loro intenzione di voler punire i crimini nazisti: infatti, Roosevelt, Churchill e Stalin firmarono la Dichiarazione di Mosca nel 43, nella quale dichiararono di avere le prove dei crimini nazisti e che i responsabili sarebbero stati arrestati e puniti. Tale intenzione fu ribadita nella Conferenza di Potsdam. Nell’agosto del 95 Stati Uniti, Russia, Inghilterra e Francia firmano l’Accordo di Londra che stabilì la nascita di un tribunale militare internazionale. Il processo si tenne a Norimberga per il forte valore simbolico della città: nella stessa città nel 35 vennero emanate le leggi razziali. Vennero processati 24 tra i massimi esponenti del nazismo. Alcuni di questi sono: Goring, principale luogotenente di Hitler, Rosenberg, il padre delle teorie naziste, Hess, il vice di Hitler, Ribbentrop, ministro degli esteri, l’industriale Krupp, che aveva sfruttato il lavoro dei deportati, Bormann, segretario di Hitler, che non venne mai rintracciato e per questo condannato a morte in contumacia. Vennero giudicati dai magistrati che rappresentavano le 4 potenze vincitrici. Fu particolarmente difficile trovare gli avvocati dei nazisti, si offrirono sei avvocati che avevano militato nel partito nazista. Capi di accusa: - Crimini di guerra: es uccisione e maltrattamento di civili e prigionieri; - Crimini contro la pace: es l’aggressione di un altro stato; - Crimini contro l’umanità: il genocidio. L’accusa utilizzò le testimonianze dirette, filmati, prove materiali come gli oggetti di valore requisiti agli ebrei oppure documenti finiti in mano agli alleati; mentre gli imputati si difesero sostenendo di aver eseguito ordini superiori. Ci furono 3 assoluzioni, nove condanne a morte per impiccagione (Goring per non essere impiccato ingoiò una capsula di cianuro poche ore prima dell’impiccagione) ed i restanti condannati al carcere. Il processo di Norimberga è un momento epocale per l’affermazione dei diritti umani. Nel ‘48 a New York fu firmata la Convenzione per la prevenzione da Repressione del diritto da genocidio, rimasta però inapplicata per tutto il periodo della Guerra Fredda. Solo tra il 1993 ed il 1994 l’ONU istituì dei tribunali penali, come quello istituito all’Aia per i crimini della guerra di Jugoslavia o quello in Tanzania per i crimini commessi in Ruanda. La Corte penale internazionale nacque solamente nel 98, diventata operativa solo nel 2002: giudica non il singolo stato ma i singoli individui, ha poteri limitati: può agire se i tribunali nazionali o impossibilitati o non interessati ad intervenire.