Sei sulla pagina 1di 5

LE CAUSE DELLA GUERRA

L’Europa, all’inizi del 900, era divisa in due grandi fazioni contrapposte: da una parte c’era la
Triplice Alleanza, con Italia, Germania e Austria e dall’altra parte c’era la Triplice Intesa, con
Inghilterra, Francia e Russia.

Queste due fazioni furono alla base dello scoppio della prima guerra mondiale, infatti le cause
principali del conflitto furono:
-la politica troppo aggressiva attuata dalla Germania di Guglielmo II;
-il contrasto tra la Francia e la Germania per la conquista dell’Alsazia e della Lorena;
-il contrasto tra la Russia e L’Austria per il controllo dei Balcani;

Soprattutto, però, a causare lo scoppio della prima guerra mondiale fu l’irredentismo Serbo, che
sfociò il 28 giugno 1914 nell’uccisione dell’arciduca Francesco Ferdinando e di sua moglie Sofia a
Srajevo.

Il colpevole fu proprio uno studente serbo, aiutato da tre amici, che come lui facevano parte di una
società segreta patriottica che mirava alla formazione di una Grande Serbia.

L’Austria dapprima reagì inviando a Belgrado un ultimatum di 48 ore e infine dichiarò guerra alla
Serbia il 28 luglio 1914.

Questa situazione sconvolse del tutto l’Europa, che dopo le guerre Napoleoniche non aveva assistito
più a scontri del genere.

Furono, infatti, attuate tecniche molto differenti, che prevedevano l’utilizzo di alleanze militari e
della mobilitazione generale, che non coinvolgeva più un numero limitato di persona, ma vere e
proprie masse da addestrare e equipaggiare per un conflitto che era considerato risolvibile in un
tempo brevissimo.

Tutte le industrie si convertirono in industrie di guerra, per produrre armi, polvere da sparo e altro
materiale da guerra e in pochi giorni il conflitto divenne generale, fin quando il 3 agosto La
Germania entrò in guerra al fianco dell’impero Austro-Ungarico , contro la Russia e la Francia che
si erano schierate al fianco della Serbia.

L’esercito tedesco cercò di assicurarsi una rapida vittoria invadendo il Belgio, che era neutrale, in
modo da prendere alle spalle la Francia.

Quest’atto, però, costituì un grave errore per la Germania, che passò agli occhi dell’opinione
pubblica come una nazione violenta, ma soprattutto quest’atto spinse l’Inghilterra a scendere in
campo al fianco della Francia.

La resistenza del Belgio, però, infranse l’illusione della “guerra lampo” e diede ai Francesi il tempo
di organizzare una difesa sulla riva del fiume Marna, mentre i tedeschi si stabilirono sul fronte
occidentale.

La guerra, quindi, che fino a quel momento era stata una guerra di movimento, si trasformò in una
guerra di posizione.

Nel 1914 la guerra si spostò anche sul mare, infatti la Germania e l’Inghilterra diedero vita a una
serie di guerre navali, volte a bloccare i rifornimenti che provenivano dall’America.
Questa guerra fo quindi combattuta da navi corsare, che camuffate da navi mercantili attaccavano e
affondavano tutte le navi che incontravano sulla loro rotta.

Nel frattempo anche il Giappone aveva dichiarato guerra alla Germania, perché da sempre voleva
ampliare la sua influenza sulla Cina, senza però andare contro gli interessi dell’America e
dell’Inghilterra.

La guerra, quindi, arrivò addirittura nei territori coloniali, coinvolgendo anche l’Africa e addirittura
la Triplice Intesa dichiarò guerra anche all’impero ottomano, che inizialmente si era dichiarato
neutrale, per poi schierarsi al fianco della Germania e attaccare alcune città Russe.

La guerra quindi, assunse un carattere mondiale.

L’ENTRATA DELL’ITALIA NEL COFLITTO

L’Italia non era entrata in guerra nel 1914 perché il patto della Triplice Alleanza prevedeva solo un
reciproco aiuto in caso di attacco e non di alleanza in caso Germania e Austria avessero deciso di
attaccare, perciò quando l’Austria attacca la Serbia, L’Italia dichiara di voler rimanere neutrale.

Il 26 aprile 1915 l’Italia stipula il patto segreto di Londra con le potenze dalla Triplice Intesa e tale
patto, che rimase segreto fino al 1917, prevedeva che L’Italia sarebbe dovuta intervenire al fianco
dei suoi alleati entro 30 giorni e che se fosse uscita vincitrice dal conflitto avrebbe ottenuto le terre
che Napoleone aveva ceduto all’Austria con il trattato di Campoformio.

Internamente l’Italia era divisa tra interventisti e neutralisti: i primi volevano concludere l’unità
d’Italia riappropriandosi dei territori che Napoleone aveva ceduto all’Austria e diedero vita anche a
diverse manifestazioni conosciute come “le radiose giornate di maggio” che ebbero come oratore
Gabriele D’Annunzio.

I neutralisti, invece, rappresentavano la maggioranza presente in Parlamento ed erano legati alla


figura di Giolitti.

Il 20 maggio 1915 il governo Italiano dà la sua approvazione alla guerra, ma qualche giorno prima
Giolitti lasciò Roma e si trasferì in Piemonte.

Il Parlamento, quindi, votò a favore del primo ministro Salandra con 407 voti, contro 74 e così
l’Italia entrò ufficialmente in guerra il 24 maggio 1915, a fianco della Triplice Intesa.
LA GUERRA DI POSIZIONE

Dopo che l’obiettivo di una guerra lampo era fallito, la guerra si era trasformata in una guerra di
posizione.

I soldati non si affrontavano quasi mai frontalmente, perché la prima guerra mondiale fu combattuta
nelle trincee, ovvero fossati scavati a zigzag, che venivano difesi tramite postazioni di tiro.

All’interno di queste trincee erano presenti veri e propri complessi d’infrastrutture, che
comprendevano, posti di comando, strade e addirittura ferrovie.

All’interno di queste trincee erano presenti anche i centri di medicazione, dove i soldati venivano
curati sotto condizioni igieniche e metereologi spaventose.

L’elemento più sfiancante delle trincee, però, fu sicuramente la staticità, che impediva ai soldati di
condurre una guerra di movimento e li costringeva a rimanere a rimanere in prima linea per più di
quattro ore, senza acqua né cibo; l’unico momento di svago che avevano era per leggere la posta.

Sul fronte occidentale vi era una situazione di stallo, mentre sul fronte occidentale vi erano
maggiori difficoltà, perché il ritiro delle truppe zariste aveva permesso il formarsi di un fronte che
andava dal mar Baltico all’Egeo.

Nel frattempo l’Intesa subì un’altra sconfitta durante una spedizione navale nei Dardanelli a opera
di Winston Churchill, che voleva aprirsi una via di comunicazione con la Russia attraverso gli
Stretti, ma l’impresa fu abbandonata soprattutto a causa della resistenza dei Turchi, che furono
anche la fonte di una terribile persecuzione contro gli Armeni.

L’unico momento che permise all’Intesa di ritirarsi su fu l’entrata in guerra dell’Italia, che sotto il
comando di Luigi Cadorna, entrò in azione proprio mentre era in atto la rottura del fronte Russo.

Tra il giugno e il dicembre 1915 furono combattute le quattro battaglie dell’Isonzio, che si risolsero
con gravi perdite e risoltati minimi; inoltre, con l’entrata dell’inverno, anche il fronte Italiano si
bloccò, iniziando una guerra di posizione.

Il terzo anno di guerra si aprì ancora con l’utilizzo delle trincee, mentre il fronte interno, ovvero la
popolazione civile che non era coinvolta nella guerra, partecipava comunque alla battaglia armi,
munizioni e tutto quello che serviva ai soldati.

Con la battaglia di Verdun e delle Somme furono impiegati i primi lanciafiamme e le prime bombe
contenenti gas asfissiante, infatti queste due battaglie si risolsero in una serie di stragi.

Dopo le sconfitte che la germani aveva subito sul mare, contro l’Inghilterra, preferì munirsi di
sommergibili, che potevano colpire con dei siluri anche le più potenti navi da guerra.

In questo modo la Germania pensava di poter rompere il blocco navale che era stato imposto dalla
Francia e dell’Inghilterra e diede perciò vita a una guerra sottomarina, che mise a dura prova anche
l’intervento degli alleati che inviavano i rifornimenti via mare.

Non furono risparmiate perfino le navi dei paesi neutrali e quelle “passeggeri” come il transatlantico
Lusitana, con abbordo 1200 passeggeri.
Dopodiché la Germania sfidò l’intesa nella battaglia di Jutland, senza alcun esito risolutivo; anzi,
tale battaglia portò i tedeschi ad intensificare ancora di più la guerra sottomarina, arrivarono a
colpire perfino l’Oceano Atlantico, cosa che irritò gli Stati Uniti.

Il 15 maggio 1916 l’Austria attaccò l’Italia in una spedizione chiamata “spedizione punitiva” perché
voleva appunto punire l’Italia per il suo tradimento alla Triplice Alleanza e data l’evidente
superiorità della loro armeria furono in un primo momento vincitori, ma l’Italia si riprese poco dopo
grazie all’intervento della Russia.

Davanti a questi pericoli Salandra si dimise e il nuovo governo, detto di concentrazione nazionale,
venne messo nelle mani di Paolo Boselli, che dichiarò guerra alla Germani, mentre le truppe italiane
riuscirono a riconquistare Gorizia il 9 agosto.

In questo periodo morì a Vienna l’imperatore Francesco Giuseppe, al quale seguì suo nipote Carlo
I, che predicava la pace, ormai desiderata da tutti, perfino dalla Germania, che inviò ai paesi
dell’intesa alcune proposte di pace attraverso il papa Benedetto 15, il quale più volte aveva pregato i
vari paese di porre fine all’inutile strage.

Purtroppo, però, in quel periodo era diventato primo ministro in Inghilterra David Lloyd George,
che sosteneva la guerra a oltranza, così anche le altre potenze dell’intesa finirono per accettare le
sue idee.
LA CADUTA DEL FRONTE RUSSO

Il quarto inverno della guerra fu caratterizzato dal logoramento del fronte interno, infatti
aumentarono i casi di abbandono del corpo militare e quelli di autolesionismo, che erano puniti
severamente dalla legge.

Nel 1917 la Russia fu costretta a ritirarsi, perché al suo interno scoppiarono due rivoluzione:
-la prima, a febbraio, che portò all’abdicazione dello zar e all’insaturazione di un governo
rivoluzionario bolscevico guidato da Lenin;

-la seconda, a ottobre, definita propriamente “rivoluzione d’ottobre” chiese la cessazione della
guerra con l’armistizio di Brest-Litovsk, firmato con Austria e Germania, che poi si trasformò in
pace nel 1918.

La caduta del fronte russo costituì un duro colpo per la Triplice Intesa, infatti tra il 23 e il 24 ottobre
1917 gli Austriaci colpiscono il fronte italiano a Caporetto.

L’Italia, però, riuscì a fermare l’invasione straniera grazie al ministro Vittorio Emanuele Orlando e
al generale Armando Diaz che guidò la difesa sul fronte del Piave.

Uscita la Russia dalla guerra, comunque, molti fronti rimasero scoperti, perciò intervenne
L’America, che spinta da Wilson si schierò dalla parte dell’Intesa e mandò enormi quantità di
rifornimenti in Europa, che divenne in automatico debitrice nei confronti del continente.

L’intervento dell’America mise in crisi la Germania e l’Austria, che quindi decisero di riunire sui
rispettivi fronti tutte le loro riserve e attaccarono:
-prima Francia e Inghilterra nella battaglia del Kaiser, ma furono sconfitti nella successiva battaglia
della Marna;

-poi attaccarono l’Italia sul Piave, ma furono sconfitti il 24 ottobre nella battaglia di Vittorio
Veneto, che sbaragliò appunto gli avversari e l’Austria fu costretta a firmare l’armistizio il 3
novembre 1918; il giorno dopo il Generale Diaz annunciò la vittoria dell’Italia.

L’11 novembre 1918 la Germania si arrese e liberatasi di Guglielmo secondo istituì una Repubblica;
il giorno seguente anche l’Austria diventa una Repubblica, grazie all’abbandono del trono da parte
di Carlo I.

La vittoria dell’Italia, in ogni caso, viene definita Vittoria Mutilata, perché secondo il trattato di
Londra avrebbe dovuto ricevere le terre che Napoleone aveva ceduto all’Austria con il trattato di
Campoformio, invece alcune di queste terre non furono restituite, come la città di Fiume.

Potrebbero piacerti anche