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LA GRANDE GUERRA

LA CAUSA DELLA GUERRA

La causa occasionale della prima guerra mondiale fu l'eccidio di Sarajevo,in cui trovarono la morte
l'arciduca ereditario d'Austria Francesco Ferdinando e la moglie, per opera di uno studente
irredentista serbo, Gavrilo Princip.

Ma le vere cause della guerra sono più remote e complesse. i principali motivi scatenanti il conflitto
furono:il contrasto austro-russo per l'egemonia nei Balcani,il contrasto franco-tedesco,il contrasto
anglo-tedesco

Fondamentali motivi di attrito fra le grandi potenze,determinano la formazione di due schieramenti


ostili, quello della Triplice Alleanza (Germania, Austria-Ungheria ed Italia) e dell’Intesa (Regno
Unito, Francia e Russia).Cause della guerra: contrasti politici fra gli Stati europei (Germania-
Inghilterra, Germania-Francia): corsa agli armamenti; rivalità anglo-tedesca per la supremazia sul
mare, fermenti nazionalistici nell’Impero austro-ungarico, composto da gruppi etnici disparati;
aspirazioni autonomistiche dei Cechi, problema slavo; politica balcanica della Russia
(panslavismo); mobilitazioni e ultimatum precipitosi

Nessun popolo vuol rinunciare ai propri obiettivi politici e militari in nome della pace:

l'Austria-Ungheria difende tenacemente l'idea imperiale supernazionale;la Serbia mira a


un'espansione territoriale nei Balcani;

la Russia teme un nuovo scacco della sua politica balcanica ed è minacciata dall'alternativa: guerra
all'esterno o rivoluzione all'interno;

l'Inghilterra oscilla tra la neutralità e la presa di posizione in favore della guerra (indecisione del
Gabinetto, timore dell'espansionismo russo nel Medio Oriente);

la Francia, sottratta all'isolamento politico dall'alleanza con la Russia, vuole servirsi dell'appoggio
russo come mezzo di pressione sulla Germania;

la Germania rimane fedele all'alleanza con l'Austria-Ungheria per sfuggire all'isolamento politico e
per aiutare la monarchia danubiana, minacciata all'esterno e all'interno, a riguadagnare prestigio. Lo
Stato Maggiore tedesco vuole la guerra nel 1914 per timore che possano venire a mancare le
condizioni favorevoli per un rapido annientamento della Francia (Piano Schlieffen);

la Francia e la Germania non agiscono in senso moderatore sulla politica dei loro rispettivi alleati, la
Russia e l'Austria-Ungheria.
L'ITALIA DALLA NEUTRALITA ALL'INTERVENTO
L'Italia allo scoppio della 1^ Guerra Mondiale nel 1914 non entrò immediatamente nel conflitto
sfruttando una clausola del Trattato della Triplice Alleanza per dichiararsi temporaneamente
neutrale (il Trattato aveva natura prettamente difensiva, in sostanza ogni Stato aderente avrebbe
dovuto aiutare gli altri solo in caso di attacco ed il conflitto aveva invece preso origine
dall'ultimatum dell'Austria- Ungheria ed il suo conseguente attacco alla Serbia).
L'Italia, dunque, rimase neutrale per un anno, mentre si sviluppava la discussione politica tra
Interventisti, che erano per l'immediato ingresso in guerra e Neutralisti, i quali erano assolutamente
contrari ad un conflitto.

Gli Interventisti erano costituiti da diversi gruppi politici o culturali.   I Nazionalisti volevano che
l'Italia conquistasse le terre italiane ancora sotto il dominio straniero, e consideravano la guerra
strumento necessario per l'affermazione del prestigio italiano. Gli Irredentisti si richiamavano ai
valori risorgimentali: ciò che contava era l'Unità della Patria; è chiaro dunque che un conflitto con
l'Austria-Ungheria doveva essere inevitabile per togliere loro le terre italiane  che ancora gli
Austriaci occupavano: Alto Adige, la zona di Trento, la Venezia Giulia con le città di Trieste e
Gorizia.

Moltissimi giovani intellettuali si fecero conquistare dalla propaganda interventista, portata avanti
dai Futuristi e, con grande forza, da Gabriele d'Annunzio, che  iniziò una campagna infuocata per
l’intervento contro gli Imperi centrali.

Lo schieramento neutralista comprendeva i Giolittiani, i Socialisti e i Cattolici.

Le posizioni del vecchio politico e ministro Giolitti si possono sintetizzare con il concetto che la
guerra sarebbe stata lunghissima, sarebbe durata almeno tre anni ed il nostro fronte avrebbe
incontrato difficoltà formidabili. Egli era convinto che l'Impero Austro Ungarico fosse destinato a
dissolversi e sarebbe stato più saggio aspettare tale evento senza forzare la situazione.

I Cattolici erano politici di ispirazione religiosa; c'erano vari motivi che spiegano il loro
neutralismo. Forse il più importante fu lo stretto legame della Chiesa con il mondo contadino, il
quale per tradizione era sempre stato contrario ad ogni conflitto.

I Socialisti italiani erano un altro gruppo di neutralisti convinti. Essi sostenevano che la guerra era
sempre stata la causa di tutti i problemi del mondo perché portava fame e povertà, soprattutto per i
lavoratori e gli operai.

Alla fine ebbero la meglio le tesi degli interventisti. Nel 1915, dunque, quando in Italia maturò la
volontà di entrare in guerra a fianco della Triplice Intesa, fu stipulato segretamente a Londra un
Patto che impegnava l'Italia ad entrare in guerra entro un mese; il Patto di Londra, siglato il 26
aprile, prevedeva, come risarcimento per l’impegno bellico italiano, la consegna a fine guerra di
Trento e dell’Alto-Adige, di Trieste e di Gorizia, dell’Istria e della Dalmazia. Così il 24 maggio di
quell’anno l'Italia entrava in guerra.
LA GUERRA DI POSIZIONE 1915-16
La prima guerra mondiale avrebbe dovuto essere una guerra rapida, in cui le nuove tecnologie
impiegate negli armamenti avrebbero portato uno stato a vincere sull’altro in tempi molto stretti. In
realtà fin dal primo anno di guerra, essa si rivelò più lunga e più immobile di quanto ci si aspettasse.
La trincea diventa il simbolo della Grande guerra e le testimonianze che abbiamo di come i soldati
vi vivevano sono terrificanti.
Una delle tattiche più usate fu quella dello sfondamento, che prevalse nel 1915. Consisteva
nell’attacco frontale alla trincea nemica che prima era stata colpita con l’artiglieria. Alla fanteria
toccava poi di assaltare le trincee. Le battaglie finivano per essere molto sanguinose.
LA FASE FINALE DELLA GUERRA 1917-18
Il 1917 è l’anno in cui, a seguito della rivoluzione socialista di febbraio, la Russia esce di fatto dal
conflitto: la sollevazione popolare, tra l’altro, causa l'abdicazione dello zar Nicola II e la fine
dell’impero. Il trattato di Brest-Litovsk, che sancisce la fine della partecipazione russa al conflitto e
dei combattimenti sul fronte orientale, verrà firmato il 3 marzo 1918. Sempre nel 1917 entrano in
guerra gli Stati Uniti: a lungo neutrali, ad aprile si schierano al fianco degli Alleati. Il 24 ottobre
inizia La Battaglia di Caporetto . Si rivelerà la più grave disfatta nella storia dell'esercito italiano,
costretta dalle forze congiunte di Austria-Ungheria e Germania a ripiegare fino al Piave:
“Caporetto” entrerà nell'uso comune della lingua italiana per indicare in ogni settore una pesante
sconfitta.
Nell'aprile del 1917 gli Stati Uniti entrarono ufficialmente nel conflitto mondiale soprattutto per
motivi idealisti e per garantire la vittoria della Triplice Intesa per evitare la perdita dei crediti di
guerra erogati precedentemente dagli USA.
Il 1918 vede le ultime offensive austro-tedesche, come la seconda battaglia della Marna, lanciata a
luglio nel tentativo di uscire dalla situazione di stallo della guerra di logoramento. Esaurita la spinta
offensiva degli austro-tedeschi, gli Alleati riprendono l'iniziativa: a Vittorio Veneto arriva una
decisiva vittoria italiana. Ma è la cosiddetta “offensiva dei cento giorni” a decretare la fine Grande
Guerra. L'armistizio tra l'Impero tedesco e le potenze Alleate viene siglato l'11 novembre 1918, in
un vagone ferroviario nei boschi vicino a Compiègne, in Francia.
LA RIVOLUZIONE RUSSA
Il 1917 fu un anno di svolta per l'intera storia mondiale. In quell'anno infatti, con la Grande Guerra
che impazzava nel cuore dell'Europa, si verificarono due eventi che avrebbero cambiato il destino
della politica internazionale per tutto il XX secolo. Il primo fu l'ingresso nel conflitto da parte degli
Stati Uniti i quali, schieratisi al fianco di Inghilterra, Francia e Italia, prepararono il terreno per
diventare la nuova guida del mondo occidentale. Il secondo invece avvenne molto più a est e sancì
la nascita della super-potenza che avrebbe conteso proprio agli USA il ruolo di leader mondiale.
Stiamo parlando ovviamente della Rivoluzione Russa!
Nel 1917 la Russia era un Paese arretrato e sull'orlo del collasso. Governata per secoli da dinastie di
zar, i sovrani russi dai poteri pressoché assoluti, un Parlamento privo di poteri effettivi e una
popolazione numerosa ma povera e legata quasi esclusivamente all'attività agricola.
La partecipazione alla Prima Guerra Mondiale non fece che peggiorare la situazione poiché oltre
alla fame e agli sforzi per sostentare il numeroso esercito, la Russia continuava a macinare pesanti
sconfitte.
LA RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO
Fiaccati daIla mancanza di cibo e dei più elementari beni di prima necessità, i lavoratori delle
fabbriche cominciarono il 23 febbraio uno sciopero generale nella capitale. Protagonisti
dell'agitazione popolare erano i Soviet, comitati politicizzati di operai e lavoratori che orchestrarono
le proteste
Lo zar Nicola II ordinò subito di reprimere queste manifestazioni, ma nel giro di poche ore quasi
tutte le forze militari si unirono ai protestanti, distribuendo armi e liberando prigionieri. In pochi
giorni la rivolta si estese a tutto l'Impero.
Con lo zar reso impotente, la Duma si riunì per formare un nuovo governo provvisorio e deporre
definitivamente Nicola, che venne arrestato insieme a tutta la sua famiglia. Il nuovo governo che si
venne a creare era l'espressione della borghesia moderata del paese e fu affidato al principe L'Vov ,
ma fin da subito dovette questi dovette vedersela con i rappresentanti dei Soviet rivoluzionari.
Questi erano a loro volta divisi in menscevichi, che volevano miglioramenti per il popolo attraverso
riforme democratiche, e bolscevichi, che chiedevano una rivoluzione totale.
LENIN E I BOLSCEVICHI
All'inizio i menscevichi erano lo schieramento di maggior peso, poiché le loro posizioni moderate
erano ben accolte anche dalla classe dirigente russa. Le cose però cambiarono con il ritorno in patria
di Lenin.
Lenin era un punto di riferimento i bolscevichi, i quali infatti prepararono il suo ritorno non appena
la situazione divenne propizia.
Lenin tornò quindi in Russia nell'aprile 1917 e subito diffuse dieci linee guida (che passeranno alla
storia come "Tesi di Aprile") su cui basare l'operato politico.
Secondo queste tesi, il proletariato (ossia i lavoratori delle fabbriche) dovevano abbattere il governo
provvisorio, ancora in mano ai borghesi "parassiti", dare tutto il potere ai Soviet e porre fine alla
guerra con la Germania. I contadini invece dovevano occupare le terre dei grandi proprietari terrieri.
In questo decalogo Lenin introdusse anche l'aggettivo "comunista" per definire il nuovo partito che
si sarebbe venuto a creare.
UNA NUOVA FASE
Nonostante l'ingrossarsi della forza delle ali più estremiste, il governo provvisorio, che era passato
nelle mani dell'ex ministro Kerenskij, continuava a inviare truppe al fronte con la Germania.
Il luglio 1917 però fu l'occasione per nuovi tumulti, con contadini, operai e soldati che chiedevano a
gran voce l'uscita dalla Grande Guerra. Sedato il focolaio di rivolta, il governo provvisorio esiliò
nuovamente Lenin, ormai troppo pericoloso.
In agosto però ci fu un tentativo di colpo di Stato da parte del generale Kornilov, che voleva far
tornare i conservatori al potere e isolare i bolscevichi. Il colpo di mano fallì, ma la debolezza di
Kerenskij ormai era evidente e i bolscevichi apparivano sempre più forti.
LA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE
Lenin fiutò l'occasione e tornato clandestinamente a Pietrogrado, preparò la sua scalata al potere.
Una volta convinti anche i più dubbiosi all'azione, Lenin ed i suoi fedeli organizzarono i Soviet
bolscevichi e il 24 ottobre 1917 scoppiò una nuova rivolta.
I bolscevichi occuparono in poche ore i punti strategici del potere e Kerenskij fu costretto alla fuga.
Lenin costituì quindi un nuovo governo rivoluzionario Bolscevico e cominciò a porre le basi del
nuovo ordine nazionalizzando le banche, le fabbriche e le proprietà agricole (che quindi divennero
proprietà dello Stato). Parallelamente vennero arrestati tutti gli oppositori del nuovo regime.
La pace con la Germania venne raggiunta con il Trattato di Brest-Litovsk, con il quale però la
Russia perdeva Polonia, Lettonia, Estonia e Lituania.
Ciò scateno una reazione contro i bolscevichi e nel 1918  si arrivò anche ad una guerra civile dalla
quale però il governo bolscevico uscì intatto. Un nuovo ordine era nato e la Russia, che dal 1922 si
chiamerà Unione Sovietica, sarebbe cambiata per sempre.

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