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LA PRIMA GUERRA MONDIALE 1914-1918

CAUSE E INIZIO
Le cause politiche riguardavano soprattutto i contrasti tra gli Stati europei:
- Il desiderio di rivincita dei Francesi sui Tedeschi;
- La crisi dell’Impero Ottomano
- L’accanita rivalità tra Austria e Russia per il dominio dei territori nell’area dei Balcani;
- Il malcontento delle nazionalità presenti all’interno dell’Impero austro-ungarico;
- La presenza di 2 schieramenti opposti: La Triplice Alleanza (Germania, Italia, Austria) e la
Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia, Russia)
Le cause economiche furono:
- La rivalità economica tra Gran Bretagna e Germania, accentuata maggiormente dallo
sviluppo industriale della Germania
- La necessità di tutte le potenze industriali di espandere il proprio mercato e di garantirsi i
rifornimenti delle materie prime.
Le cause militari sono da ricercare nella politica militarista delle grandi potenze e nella corsa agli
armamenti. In questa situazione fu determinante la spinta dei forti gruppi industriali, in particolare
le fabbriche di materiale bellico.
Le cause culturali si possono associare alla diffusione di atteggiamenti favorevoli alla guerra.
Dunque l’entrata in guerra e le dichiarazioni di guerra furono facilitate da:
- Dal dilagante nazionalismo
- Dalle tesi razziste
- Dal fatto che molti giovani vedessero nella guerra l’unica possibilità di cambiamento della
situazione sociale e politica
La causa occasionale (la scintilla che fece scoppiare tutto) si registrò il 28 giugno 1914, quando
un nazionalista serbo uccise a Sarajevo l’erde al trono d’Austria, Francesco Ferdinando. Il
governo austriaco non fece nulla per impedire l’attentato, anzi, si approfittò di questa situazione
per motivare un’aggressione militare alla Serbia.
Il 23 luglio l’Austria inviò alla Serbia un ultimatum che aveva varie richieste, che però la Serbia
rifiutò e fu così che, il 28 luglio, l’Austria dichiarò guerra alla Serbia.
Immediatamente scattarono le clausole delle alleanze stabilite negli anni precedenti e dal conflitto
tra Austria e Serbia si passò ad una guerra europea.
All’ordine di mobilitazione dell’esercito russo (29 luglio) rispose la Germania, che dichiarò guerra
alla Russia e alla Francia.
Le truppe tedesche diedero attuazione al Piano Schlieffen, che consisteva in una rapida
soluzione del conflitto, attaccando la Francia aggirando le sue difese militari mediante
l’attraversamento del Belgio e Lussemburgo.
L’occupazione di questi paesi determinò l’intervento della Gran Bretagna, al fianco della Francia.
I francesi successivamente riuscirono a bloccare i nemici sul fiume Marna dal 6 al 12 settembre,
la battaglia causò moltissime vittime e nessuno dei contendenti riuscì ad avere la meglio.
(Fra gli aderenti ai due schieramente l’Italia fu l’unica a dichiararsi neutrale)
Dall’autunno del 1914 i due eserciti (francese e tedesco) iniziarono una guerra di posizione
tramite le trincee e, nel frattempo, sul fronte orientale, i Tedeschi sconfissero i Russi nelle
battaglie di Tannenberg (25-30 agosto) e dei Laghi Masuri (4-10 settembre), ma presto si
raggiunse anche qui una situazione di stallo.

L’ITALIA IN GUERRA
Nell’agosto 1914 il governo di Salandra proclamò la neutralità dell’Italia appellandosi alle clausole
della Triplice Alleanza che prevedevano solo guerre difensive. Si aprì però un dibattito sulla possibilità
di un intervento contro l’Austria che avrebbe consentito di riunire all’Italia Trento e Trieste.
Si crearono così due schieramenti:
- I NEUTRALISTI, in cui spiccò Giovanni Giolitti che voleva ottenere dall’Austria Trento e
Trieste, offrendo in cambio proprio la loro neutralità. Era schierata contro la guerra anche
la maggioranza dei socialisti, che ritenevano la guerra uno scontro tra opposti interessi
capitalistici, dal quale i proletari avrebbero avuto solo danni. Si schierarono contro la
guerra anche la maggior parte dei cattolici, lo stesso papa Benedetto XV la definì
apertamente “un’inutile strage”.
- GLI INTERVENTISTI, che furono principalmente i nazionalisti e gli irredentisti
(interventisti di destra), si distinero D’annunzio e Papini. Gli interventisti di destra avevano
come obiettivo principale la liberazione di Trento e Trieste. A loro si affiancarono la
piccola borghesia e i grandi industriali. L’interventismo di sinistra sosteneva che l’Italia
doveva schierarsi a fianco dei paesi democratici dell’Intesa, contro i regimi autoritari
dell’Austria e della Germania. L’organo principale dell’interventismo di sinistra fu il
quotidiano “Popolo d’Italia” diretto da Benito Mussolini.
Mentre nel Paese il dibattito assumeva toni sempre più accesi, il governo italiano agiva per vie
diplomatiche:
- raggiunse, con le potenze dell’Intesa, un accordo basato sulla richiesta di sottrarre territori
ai Paesi nemici. Il 26 aprile 1915, il ministro degli Esteri Sonnino sottoscrisse il Patto di
Londra, un trattato segreto che impegnava l’Italia ad entrare in guerra nel giro di un mese
e le garantiva, in caso di vittoria, Trento, Trieste, il Sud Tirolo e l’Istria.
Il 3 maggio l’Italia uscì dalla Triplice Alleanza.
Nel frattempo il governo contribuiva a creare un clima di tensione per portare l’opinione pubblica su
posizioni interventistiche. Alla fine, il 24 maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria (alla
Germania nel 1916).
LA GRANDE GUERRA
1915-16
- L’Italia, quando entrò in guerra, non era pronta a sostenere un conflitto così impegnativo.
Il comandante supremo dell’esercito italiano era Luigi Cadorna, che si distinse subito per
la durissima disciplina imposta ai soldati. Egli decise di portare un attacco frontale alle
posizioni tenuto dagli Austriaci lungo l’Isonzo e sul Carso e fra giugno e dicembre 1915
si svolsero le prime quattro battaglie dell’Isonzo.
- Nel giugno 1916 gli austriaci scatenarono la Strafexpedition, la spedizione punitiva
contro l’ex alleato ritenuto ora traditore. Le truppe austriache attaccarono l’Italia proprio
nel suo punto debole e riuscirono ad invadere i loro territori, occupando Asiago. Ma ben
presto l'offensiva si fermò perchè l’esercito Austriaco dovette affrontare i Russi sull’altro
fronte. Il generale Cadorna decise allora di sferrare una controffensiva che portò alla
liberazione della Gorizia.
- La Russia subì una sconfitta nella seconda battaglia dei Laghi Masuri (febbraio 1915)
- L’entrata in guerra della Bulgaria favorì il crollo completo della Serbia (5 ottobre 1915)
- I tedeschi prepararono un’offensiva contro i francesi che sfociò nella battaglia di Verdun
(febbraio-luglio 1916)
- Gli alleati anglo-francesi risposero con la battaglia delle Somme, che consentì la tenuta
dell’esercito francese (giugno-settembre 1916)
- I tedeschi inoltre cercarono di spezzare il blocco navale imposto sin dall’inizio del conflitto
dalla Gran Bretagna che iniziava ad avere conseguenze pesanti sull’economia degli
Imperi centrali. Dunque la flotta tedesca affrontò quella inglese nel Mare del Nord dove si
svolse la battaglia navale dello Jutland (31 maggio 1916). I tedeschi non vinsero.
1917
- Sin dal mese di febbraio 1917 i Tedeschi decisero di intensificare la guerra sottomarina
contro la Gran Bretagna ed iniziarono ad affondare le navi sia mercantili che quelle per il
trasporto dei passeggeri. Particolare scalpore lo fece l’affondamento tedesco del
transatlantici Lusitania che aveva causato la morte di molti cittadini statunitensi. Dopo
questo avvenimento e dopo aver constatato che proprio la guerra sottomarina stesse
danneggiando gli scambi commerciali con la Francia nel 6 aprile 1917 gli USA entrarono
nel conflitto al fianco dell’Intesa.
- Nel marzo 1917 lo il regime zarista russo fu rovesciato e sostituito da una repubblica il cui
governo era guidato da Kerenskij che decise di proseguire con la guerra. La situazione
interna però divenne sempre più caotica fino ad arrivare alla rivoluzione dell’ottobre
1917 quando il potere fu assunto dai comunisti guidati da Lenin. Il nuovo governo deciso
di far ritirare la Russia dalla guerra e avviò le trattative di pace, che si conclusero con
l’accordo di Brest-Litovsk (3 marzo 1918) in cui la Russia cedette alla Germania la
Polonia e i Paesi Baltici, mentre l’Ucraina diventava indipendente.
CAPORETTO: LA DISFATTA DELL’ESERCITO ITALIANO
In seguito alla crisi della Russia, l’Austria e la Germania poterono spostare delle truppe sul fronte
occidentale e quello italiano. Gli Austriaci, appoggiati dai Tedeschi sfondarono le linee italiane a
Caporetto (24 ottobre 1917) e la ritirata delle truppe italiane fu una vera disfatta.
La sconfitta ebbe immediate ripercussioni politiche:
- fu formato un nuovo governo con a capo Vittorio Emanuele Orlando
- il generale Cadorna lascio il controllo dell’esercito al generale Armando Diaz, che decise
di sistemare una nuova linea di difesa sul fiume Piave dove il 12 novembre fu bloccata
l’offensiva austriaca.
(La sconfitta fu causata da motivi molto profondi, legati al rifiuto della guerra da tutti i soldati che
ormai erano logorati sia nel fisico che nello spirito)
IL FRONTE INTERNO
La prima guerra mondiale fu caratterizzata dal completo coinvolgimento della popolazione, che si
mobilitò per garantire ai militari tutte le risorse necessarie. Con il protrarsi della guerra però
anche le condizioni delle popolazioni andarono notevolmente peggiorando e queste situazioni
causarono numero scioperi e sommosse.
1918 LA CONCLUSIONE DEL CONFLITTO
La Germania e l’Austria iniziarono ad avvertire sempre più pesantemente il blocco economico
attuato dall’Intesa che impediva loro di prolungare ulteriormente lo sforzo bellico, dunque
decisero di passare all’offensiva:
- Nella primavera del 1918 l’attacco portato dai Tedeschi si arenò contro la reazione delle
truppe anglo-francesi che ebbero la meglio nelle battaglie di Marna e di Amiens.
- L’Austria dovette subire la controffensiva italiana, infatti il 29 ottobre 1918 l’esercito
austriaco venne sconfitto nella battaglia di Vittorio Veneto.
- Il 3 novembre, a Villa Giusti, venne firmato l’armistizio che siglava la vittoria italiana.
- L’11 novembre l’imperatore Carlo I abdicò e abbandonò l’Austria che divenne una
repubblica.
- Il 9 novembre anche l’imperatore Guglielmo II lasciò il trono e anche Berlino fu
proclamata repubblica e il nuovo governo iniziò subito le trattative che portarono alla firma
dell’armistizio di Rethondes (11 novembre).
Terminava così la prima guerra mondiale.
I TRATTATI DI PACE
I ministri dei paesi vincitori si riunirono a Parigi il 18 gennaio 1919 in una Conferenza per la
pace.
Relativamente ai principi che dovevano ispirare gli accordi di pace il presidente americano Wilson
aveva presentato quattordici punti per le future relazioni internazionali, nei quali richiamava il
rispetto dell’autodeterminazione delle nazione, della libertà dei mari e di tutti quei principi
democratici per cui aveva lottato l’Intesa durante la guerra.
In realtà le altre potenze vincitrici non effettuarono le trattative di pace seguendo questi punti:
- La Francia puntava ad indebolire la Germania
- La Gran Bretagna voleva evitare la rovina della Germania perché temeva che la Francia
divenisse troppo potente
- L’Italia pretendeva gli ingrandimenti territoriali che le erano stati promessi da Francia e
Gran Bretagna
- E anche Wilson, con i quattordici punti in realtà, cercava la via più breve per per affermare
la superiorità degli Stati Uniti
Nel corso delle trattative di pace si scontrarono due strategie politiche:
- Quella di Clemenceau che voleva piegare la Germania per consentire alla Francia di
sostituirla
- Quella avanzata dal presidente Wilson che proponeva un modello democratico di
convivenza pacifica
Le trattative durarono un anno e mezzo e alla fine prevalse la linea punitiva proposta dalla
Francia.
LA NUOVA CARTA DELL’EUROPA
I trattati di pace furono firmati tra il 1919 e il 1920 e ridisegnarono la carta dell’Europa:
- Vennero riconosciute indipendenti l’Ungheria, la Cecoslovacchia, la Jugoslavia, La
Lettonia, La Lituania e l’Estonia
- L’Austria perse ⅞ dei suoi territori
- La Turchia perse tutti i territori europei
- La Palestina e l’Iraq furono affidati agli Inglesi e la Siria alla Francia
- La Germania venne riconosciuta come principale responsabile del conflitto per tanto:
- fu costretta a pagare i danni di guerra
- a mantenere una flotta e un esercito molto ridotti
- fu privata di tutte le colonie
- ridiede l’Alsazia e la Lorena alla Francia
- perse i territori baltici e quelli tolti alla Romania
- L'Italia ricevete Trieste, il Trentino, l’Alto Adige e la Venezia Giulia. Inoltre il Primo
Ministro Orlando e il ministro degli Esteri Sonnino chiesero anche i territori che gli erano
stati promessi con il Patto di Londra, ma le altre potenze rifiutarono
Le reazioni ai risultati dei trattati furono particolarmente negative:
- La Germania riteneva di essere stata sottoposta a condizioni troppo dure, soprattutto per
colpa dei francesi
- I francesi al contrario erano insoddisfatti e giudicavano insufficienti le sanzioni date alla
Germania
- L’Italia non ebbe i vantaggi sperati e questo fatto causò risentimento nei confronti degli
alleati
- Quattro imperi erano crollati: l’impero austro-ungarico, l’impero tedesco, quello russo e
quello turco
- Il primato dell’Europa si era indebolito sia dal punto politico che da quello economico.
Infatti i veri vincitori furono gli Stati Uniti che divennero la prima potenza politica ed economica
del mondo.

IL PRIMO DOPOGUERRA
Il primo dopoguerra fu caratterizzato dunque da una diffusa insoddisfazione da parte delle varie
potenze (guarda lista sopra)
LA SOCIETÀ DELLE NAZIONI
La Società delle Nazioni, proposta di Wilson, fu fondata a Ginevra nel 1920 e l'obiettivo era di
costruire un’organizzazione che fosse in grado di risolvere, attraverso la diplomazia, i contrasti fra
gli Stati. Chi non avesse rispettato le decisioni prese avrebbe subito delle sanzioni economiche o
militari.
Questa organizzazione però non riuscì a garantire una pace di lunga durata e la cause di
questo fallimento furono principalmente:
- il rifiuto degli Stati Uniti di farne parte (perché non volevano impegnare il paese nei
problemi europei)
- la mancanza di una propria forza militare da utilizzare contro chi non avesse rispettato le
sue decisioni.
PROBLEMI DEMOGRAFICI ED ECONOMICI
La guerra aveva causato oltre 8 milioni di morti e a questi vanno aggiunte le numerose morti
dovute dalla spagnola (una terribile epidemia di influenza). Dunque l’Europa dovette affrontare
un preoccupante calo demografico.
Inoltre L’Europa dovette affrontare una gravissima crisi economica. A fine guerra si trattava di
realizzare una riconversione industriale, cioè di tornare al normale tipo di produzione del tempo di
pace. Ma, nell’Europa impoverita dalle spese di guerra, non tutte le imprese potevano permettersi
gli investimenti necessari a sostituire i mezzi di produzione (crisi dell’industria). Le fabbriche,
quindi, cominciarono a licenziare o ad abbassare di molto i salari e si diffuse così povertà e
disoccupazione.
I debiti contratti per le spese di guerra indussero i governi dei paesi reduci dal conflitto a
stampare nuova carta moneta e questo innescò rapidamente l’inflazione.
UNA SOCIETÀ NUOVA
La guerra aveva trasformato radicalmente anche la società
- La guerra aveva causato la mobilitazione di milioni di uomini (ad esempio lottarono
insieme per la prima volta i ragazzi del Nord assieme a quelli del Sud) ed in questo senso
aveva contribuito a creare una coscienza collettiva e aveva segnato il vero ingresso delle
masse nella storia
- Nella società l’insoddisfazione era molto diffusa e molti aspiravano ad un nuovo sistema
politico che ponesse termine alla situazione di crisi e le soluzioni proposte dalle
organizzazioni misero sempre più in discussione i principi della democrazia. Tra il 1919-
1920 il disagio della popolazione si tradusse in una serie di scontri sociali, la democrazia
liberale vacillò e il disprezzo per le istituzioni parlamentari raggiunse un livello allarmante.
- La prima guerra mondiale fece sentire la sua influenza anche sulla condizione sociale ed
economica delle donne. Esse infatti entrarono nel mondo del lavoro, quindi poterono
godere di migliori condizioni economiche e riuscirono ad emanciparsi, anche ad esempio
all’interno delle famiglie data la mancanza della figura maschile. Il grande mutamento
della figura femminile all’interno della società influenzò anche la politica. Questo processo
di emancipazione si concretizzò nella conquista del diritto di voto (riconosciuto per primo
in Inghilterra nel 1918)

DITTATURE, DEMOCRAZIE E NAZIONALISTI


La crisi politica degli anni Venti e Trenta aprì la strada a cambiamenti politici ed in Europa la crisi
del dopoguerra contribuì alla nascita e alla diffusione di dittature e di regimi totalitari.
L’Ungheria fu il primo paese in cui si sperimentò l’autoritarismo di destra.
Nel 1922 Mussolini andò al governo e in pochi anni organizzò un regime dittatoriale che fu
assunto come modello da molti altri paesi
La dittature si impose:
Negli anni Venti
- in Bulgaria
- in Albania
- in Portogallo
- in Jugoslavia
Negli anni Trenta
- in Austria
- in Germania
- in Spagna ecc..
Dunque l’Europa negli anni Trenta era quasi interamente occupata da regimi autoritari
EUROPA DEMOCRATICA: FRANCIA E GRAN BRETAGNA
Nel primo dopoguerra la Francia fu guidata da governi di centro-destra.
Dal 1926-29 il paese fu guidato da Poincaré che era il capo dei moderati e questo fu un periodo
di stabilizzazione politica e sociale. Successivamente la Francia riuscì a superare le difficoltà
economiche e a risanare il bilancio dello Stato.
La Gran Bretagna invece attraversò una crisi economica e sociale molto grave e le conseguenze
di questa situazioni furono milioni di uomini disoccupati e un impero coloniale che iniziava a
vacillare. Nel 1924 ci fu anche una prima esperienza di governo laburista (partito inglese
d’ispirazione socialista), tuttavia quelli a conquistare il potere furono i conservatori che attuarono
una politica di rigore finanziario che scatenò numerosissime proteste dei lavoratori.
TURCHIA
L’Impero turco fu ridimensionato successivamente ai trattati di pace e il suo territorio venne
spartito tra le potenze europee.
I Turchi si ribellarono e avviarono la loro riscossa nazionale. A guidare il movimento
nazionalista fu il generale Mustafa Kemal, che nel 1920 iniziò una vera e propria guerra contro il
corrotto governo di Istanbul. Dopo due anni di conflitti gli Inglesi e i Francesi si ritirarono e nel
1923 fu proclamata la repubblica e Kemal divenne presidente (assumendo in realtà i poteri
assoluti di un dittatore).

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