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AMBROGIO CLERICI
Enrico E. Clerici
Carlo Alfredo Clerici
CAPITOLO PRIMO
1868-1885
- 1. Il generale Ambrogio Clericichi era costui? 2. i Clerici una famiglia di
fittabili pavesi 3. Nascita e infanzia 4. Studi e morte del padre.
1.- Il generale Ambrogio Clerici chi era costui?
Per la curiosit degli emuli di don Abbondio diciamo che il generale
Ambrogio Clerici era un pavese nato a Costa dei Nobili il 18 novembre 1868
dal possidente Domenico Clerici, che nel 1866 aveva combattuto come
volontario agli ordini di Garibaldi, e da Cleofe Ticozzi.
Nel 1885 entr come allievo della Scuola Militare di Modena
uscendone nel 1887 col grado di sottotenente dei bersaglieri. Dopo aver
militato alcuni anni nel 12 reggimento bersaglieri, promosso tenente
frequent (1894-97) a Torino la scuola di guerra: prest, come tenente,
servizio di stato maggiore presso il comando delle divisioni di Novara e di
Verona e poi (1904-12) a Roma al Ministero della Guerra, col grado di
capitano del corpo di stato maggiore.
Col grado di colonnello partecip alla prima guerra mondiale come
sottocapo di stato maggiore della 1 Armata (1915-17), meritandosi la croce di
cavaliere dellordine militare di Savoia per aver concorso, nel periodo
maggio-luglio 1916, ad arrestare e poi ricacciare il nemico nella zona
tridentina. Promosso colonnello brigadiere (1917), rifond la 4 brigata
bersaglieri che lasci poco dopo per assumere la carica di capo di stato
maggiore della 1 armata. Nel febbraio 1918 ebbe il comando della 5 brigata
bersaglieri alla testa della quale combatt sugli Altipiani e sul Piave.
Nel 1919 fu nominato aiutante di campo generale effettivo di re
Vittorio Emanuele III, carica che tenne per quattro anni; nel 1923 assunse il
comando della brigata di fanteria Acqui di stanza a Trento. Promosso
generale di divisione nel 1924, ricopr la carica di sottosegretario di Stato per
la guerra (1924-25) e quella di primo aiutante di campo del Principe di
Piemonte (1925-32). Generale di corpo darmata nel 1933, senatore del regno
nel 1939, Conte nel 1941, presidente dellUfficio prigionieri della Croce Rossa
Italiana dal 1941 al 1943, sindaco di Zeccone dal 1949 al 1954. Mor a Milano il
19 giugno 1955 e fu sepolto a Costa de Nobili.
2.- I Clerici una famiglia di fittabili pavesi
Ambrogio Clerici nacque in una tipica famiglia di fittabili pavesi e,
pur seguendo la carriera militare, egli stesso fu fittabile perch partecip
con i fratelli alla gestione di due grandi fondi agrari: quello di Villareggio, che
la Famiglia tenne in affitto per cento anni (1844 1944) e quello di Costa de
Nobili del quale era comproprietario.
Da secoli nella Lombardia irrigua lagricoltura (basata sulla cultura del
grano, del riso, sullallevamento dei bovini e sulla produzione del formaggio
e del burro) aveva come protagonisti i fittabili. Carlo Cattaneo ebbe a dire1
che la classe dei fittabili
ignota presso le nazioni antiche e la maggior parte delle moderne, i quali
piuttostoch agricoltori, sono imprenditori dindustria agraria, poich sciolti dogni
manual fatica e dogni cura servile dirigono sopra vasti spazi il lavoro dei mercenari,
anticipando grandi valori riproduttivi al terreno, e vivendo in mezzo ai rustici come
cittadini.
I Clerici erano fittabili sicuramente2 dall11 novembre 1671, giorno in cui tre
fratelli Clerici (Carlo Ambrogio, Giovanni Battista e Baldassare), che erano
figli del fu Giovanni Giacomo Clerici, presero in affitto dal monastero della
Certosa di Pavia la cascina Manzola, col fondo di pertiche 1264, che si trovava
in territorio del comune di Corteolona.
Laffitto novennale fu rinnovato dai fratelli Clerici pi volte e nel 1691
assunsero anche la gestione di un altro fondo (pertiche 780) che la Certosa di
Pavia aveva nel paese di Corteolona. Vennero cos a disporre, per la
coltivazione, di 2.044 pertiche.
Verso il 1710 Carlo Antonio Clerici ( figlio di Carlo Ambrogio Clerici
che era morto intorno3 al 1702) si stacc dalla fraterna che conduceva ancora i
due fondi a Corteolona e prese in affitto, per suo conto, altri fondi: prima a
Mirabello, poi dall11 novembre 1718 a Torre dAstari in territorio di
Albuzzano, ed in fine dall11 novembre 1727 a Copiano dove nel 1747 mor. I
suoi eredi si divisero nel 1749: mentre il figlio primogenito (Ambrogio Clerici)
rimase a Copiano; Giovanni Antonio Clerici con i fratelli don Siro Giuseppe e
Pietro Paolo prese in affitto dal Collegio Ghislieri il fondo di cascina
Colombara (pertiche 1350) in territorio di Lardirago. Nel 1787 Giovanni
Antonio Clerici prese in affitto il fondo di Marzano di propriet dellOspedale
San Matteo di Pavia nella cui direzione subentr il figlio Siro Ignazio e dal
1795 labiatico Angelo Francesco Clerici. Questi l11 novembre 1801 prese in
affitto il fondo di Cascina Campane in territorio di San Zenone e nel 1811
acquist dal Demanio Pubblico del Regno dItalia il fondo di Costa San
Zenone (lattuale Costa dei Nobili) di pertiche 829 e 14 tavole che nel 1817
ingrand con lacquisto di altre quattrocento pertiche. Angelo Francesco
Clerici che conduceva direttamente il fondo di Costa affitt nelle vicinanze di
Milano anche i fondi di Badile (dal 1820) e di Mairano (dal 1822). Alla morte
di Angelo Francesco Clerici (1827) i figli (Girolamo, Pietro e Dionigi)
mantennero, per alcuni anni, in comunione la propriet del fondo della Costa,
che Dionigi condusse poi da solo dal 1832 fino al 1846, dopo aver affittato la
parte dei fratelli. Girolamo risiedette a Badile gestendo quel fondo fino al
1844, anno in cui prese in affitto il fondo di Villareggio, che i suoi discendenti
CARLO CATTANEO, Dell Agricoltura inglese paragonata alla nostra, in Saggi di Economia
rurale,, edizione curata dal professor Luigi Einaudi (Torino, 1939).
2
Fino a questo momento non siamo riusciti a stabilire dove abitassero prima dell11
novembre 1671.
3 Per la data di morte in mancanza del registro dei morti ci siamo avvalsi del registro dello
stato delle anime.
1
condussero fino al 10 novembre 1944. Girolamo nel 1855 acquist del fondo
della Costa la parte del fratello Pietro: il fratello Dionigi si era diviso nel 1846
tenendosi il suo terzo.
Nel 1861 Girolamo Clerici che conduceva il fondo di Villareggio,
mand il figlio Domenico (il padre del futuro generale Clerici) a
sovraintendere allazienda agraria posta sul fondo di sua propriet (pertiche
965). Nel 1877 Girolamo Clerici fece acquistare altro terreno ai figli (Angelo,
Carlo, Domenico ed Eugenio) cos il fondo della Costa raggiunse la
dimensione di 1.892 pertiche. I Clerici, nel periodo 1877-1920, a Villareggio e
alla Costa coltivavano 5.312 pertiche.
Come gran parte della borghesia lombarda i Clerici non erano rimasti
estranei al movimento risorgimentale. Girolamo Clerici aveva visto i figli
Achille e Carlo partire volontari al seguito di Garibaldi. Il primo, nel giugno
1848, si era arruolato come volontario nel battaglione della Guardia
Nazionale Volontaria Pavese combattendo al seguito di Garibaldi a Luino e a
Morazzone dove fu ferito a una mano. Il secondo, Carlo Clerici, dopo aver
attraversato in barca il Ticino si era arruolato nel marzo 1859 nei Cacciatori
delle Alpi coi quali combatt nel 2 Reggimento a San Fermo, a Varese e allo
Stelvio.
Nel 1866, nellimminenza della terza guerra dindipendenza, Girolamo Clerici
nel timore di un arruolamento in massa dei goliardi, aveva richiamato a
Villareggio il figlio Eugenio, che studiava legge presso lUniversit di Pavia. Il
patriarca non aveva fatto i conti con un altro suo figlio: Domenico Clerici
che, come abbiamo visto, dal 1861 era alla Costa a dirigere il fondo. Questi in
una lettera annunci al padre di essersi arruolato volontario nei garibaldini.
Con leroe dei due mondi combatt a Bezzecca, fatto prigioniero sul campo di
battaglia venne internato in Austria. Al ritorno dalla prigionia riprese la
conduzione del fondo e il 21 febbraio 1867 a Marcignago spos Cleofe
Ticozzi, figlia di Ambrogio Ticozzi e di Antonietta Pavesi.
Da queste nozze nacque il futuro generale Ambrogio Clerici, secondo di
dodici figli che in ordine cronologico furono: Enrico (1867-1946), Ambrogio
(1868-1955), Luigi (1870-1943), Gaetano (1871-1965), Achille (1872-1905),
Mario I (n. 1874), Ariberto (1875-1946), Anna (1876-1945), Carlo (1878-1957),
Mario II (n. 1880), Adelaide (1882-1974) e Domenica (1883-1972).
3.- Nascita e infanzia a Costa dei Nobili
Circa la data di nascita del futuro generale Clerici vi discordanza fra
quanto annotato nel registro dello stato civile conservato nel Municipio di
Costa dei Nobili e quanto riportato nel registro dei battezzati conservato nella
Chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria Assunta. Per lautorit laica
Ambrogio Clerici nacque a Costa dei Nobili il 18 novembre 1868 alle ore nove
pomeridiane; per lautorit religiosa il 19 novembre alle ore 10 antimeridiane.
La questione non merita unulteriore indagine perch con ogni probabilit ci
troviamo di fronte a un errore del segretario comunale o del parroco oppure a
una sorta di guerra fra il potere laico e il potere religioso.
5
Dal momento che in tutti gli atti pubblici (stato di servizio militare, brevetti,
regi decreti, ecc.) la data di nascita il 18 novembre 1868 prendiamo per
buona questa.
Ambrogio Clerici vide la luce nella casa (posta sulla via principale che
allora si chiamava via della Chiesa, poi venne chiamata via generale
Ambrogio Clerici) che suo bisnonno (Angelo Francesco Clerici) aveva
acquistata nel 1811 insieme al fondo. Il neonato venne battezzato nella Chiesa
parrocchiale dallarciprete don Franco Macchi: madrina fu la signora Matilde
Bergamaschi Colombani.
Ambrogio Clerici, con i fratelli, trascorse i primi anni dellinfanzia a
Costa dei Nobili, un piccolo borgo (secondo il censimento del 1861 contava
1.142 abitanti) del basso Pavese vitato4 che sorge su un terreno ondulato che
gli permette di essere immune dalle piene dei fiumi Po ed Olona, che
scorrono poco distanti.
Il paese formato da case basse (un piano terreno e un primo piano) era
ingentilito da due monumenti: il castello medioevale che era stato dei nobili
Pietra e la Chiesa Parrocchiale, in stile neoclassico, il cui progetto fu fatto alla
fine del settecento dallarchitetto Leopoldo Pollack, che aveva lavorato al
castello di Belgioioso. La casa Clerici aveva una sua dignit: il portone
dingresso era sormontato da uno stemma5 ed era il centro di una importante
azienda agraria. Una casa denominata nei documenti casa del fittabile, che
era molto spaziosa, costituita da numerosi locali6.
Per il paese natale Ambrogio Clerici nutr sempre grande amore: era al
fronte durante la prima guerra mondiale e cos, in una cartolina7 indirizzata
alla sorella Adelaide, esprimeva il rammarico per non poter essere presente
alla festa patronale:
Cara Adelaide
Non potevo lasciar passare il 15 Agosto, il d della festa della Costa,
senza un saluto affettuoso a tutti Voi. Non rimpiangete per la mia assenza: sono al
mio posto e la gioia del ritorno sar maggiore dopo la lontananza, pi essa sar
lunga.
Lamore per la terra natale diveniva, spesso per chi lo stimava, pretesto per
battute benevole. Ormai vecchio, lo stesso generale Clerici raccontava che un
giorno il maresciallo dItalia Emilio de Bono rivolgendosi alla Principessa
Secondo la distinzione catastale del 1929 la pianura a nord del Po si distingueva in: Alto
Pavese, Basso Pavese alla sinistra del Ticino, Basso Pavese Vitato, Lomellina occidentale,
Lomellina orientale, Ferrera ed Alagna, Basso Pavese alla destra del Ticino.
Il Basso Pavese Vitato comprendeva i comuni di: Badia Pavese, Chignolo Po, Corteolona, Costa
de Nobili, Inverno, Miradolo, Monticelli Pavese, Pieve Porto Morone, Santa Cristina e
Bissone, San Zenone al Po, Spessa, Zerbo.
5 Da testimonianza di Adelaide Clerici (1882-1974) che si ricordava lo stemma ormai sbiadito
e diceva che fu coperto dagli imbianchini che rifecero la facciata. Avanziamo lipotesi che
fosse lo stemma del convento di San Damiano alla Scala, che fu proprietario della casa e del
fondo fino a quando fu acquistato nel 1811 da Angelo Francesco Clerici.
6
da inventario redatto nel 1883 ed inserito nel rogito del notaio Tam di Pavia datato (illeggibile).a
7 La cartolina porta la data del 15 agosto 1915, in quel tempo Ambrogio Clerici era tenente
colonnello e ricopriva la carica di sottocapo di Stato Maggiore della 1^ Armata.
4
Maria Jos le disse: lo sa Altezza Reale che il paese del generale Clerici cos
piccolo che non ha nemmeno il cimitero?. Soffermandosi sulla parola
cimitero Ambrogio Clerici coglieva loccasione per ricordare la tragica
morte dellamico e il consiglio che gli aveva dato, alla fine del 1942, di ritirarsi
dalla vita politica. Questi invece quale membro del gran consiglio del
fascismo vot il 25 luglio 1943 contro Mussolini e fu fucilato a Verona l11
gennaio 1944.
4.- Studi e morte del padre.
Quando Ambrogio Clerici raggiunse let per frequentare la scuola i
genitori lo mandarono col fratello Enrico a Lecco in un piccolo convitto retto
da don Stoppani, un sacerdote fratello del celebre abate e geologo Antonio
Stoppani. Questo sacerdote teneva presso di s pochi ragazzi ai quali
impartiva i primi rudimenti del sapere. Nel piccolo convitto i pranzi non
erano molto abbondanti: i figli di Domenico Clerici erano soliti raccontare che
le castagne erano uno dei piatti forti che la perpetua di don Stoppani
preparava per la cena.
Ambrogio Clerici, dopo le elementari, fu inviato a Vigevano come
convittore del Collegio Saporiti8 per frequentare listituto tecnico. Chi
accompagnava i figli in collegio era Domenico Clerici, il padre, che ogni volta
arrivava a casa affranto9.
La vita di Ambrogio Clerici fu turbata dalla perdita immatura del
padre: Domenico Clerici moriva di polmonite a Costa de Nobili il 4 giugno
1883, lasciava la moglie con dieci figli, dei quali uno10 in arrivo. La famiglia
fece quadrato! I fratelli di Domenico Clerici (Carlo Clerici, dottor Eugenio
Clerici e dottor Angelo Clerici, che era sostituto procuratore generale del Re
presso la corte dappello di Milano) decisero di mantenere in comunione, con
la cognata e i nipoti, la propriet del fondo di Costa de Nobili e la gestione
delle due grandi aziende agricole di Villareggio e della Costa. Sul fondo della
Costa sarebbe rimasta Cleofe Ticozzi aiutata da un agente e con la
supervisione dei cognati, mentre il fondo di Villareggio lo avrebbero gestito
Carlo ed Eugenio: a fine anno si sarebbero divisi gli utili. Gli orfani poterono
cos terminare i loro studi. Si laurearono in medicina: Enrico a Pisa il 2 luglio
1892 e Achille a Pavia il 22 novembre 1898; Ambrogio frequent la scuola
militare di Modena divenendo ufficiale nel 1887; Gaetano si laure a Pavia in
chimica il 14 luglio 1894; si laurearono in legge a Pavia: Luigi il 10 luglio 1893,
Ariberto il 20 febbraio 1901, Carlo il 15 luglio 1901. Le femmine (Anna, Adelaide,
Domenica ) frequentarono le scuole presso il Collegio della Guastalla.
La memoria del padre sar sempre presente in Ambrogio Clerici,
anche quando ricopr alti incarichi militari. Cos scriveva dal fronte, il 19
Il Collegio Saporiti era stato istituito dal marchese Marcello Saporiti con testamento del 4
novembre 1839. Nel grandioso palazzo, disegnato dallarchitetto Moriglia, vi erano scuole
elementari, tecniche, ginnasiali e il liceo.
9 Lo raccontava, a uno degli autori, la figlia Adelaide Clerici.
10 Domenica Clerici nacque tre mesi dopo la morte del padre precisamente il 17 ottobre 1883.
8
agosto 1916, alla sorella Adelaide dopo aver appreso che il fratello Luigi era
stato proposto per la medaglia dargento al valor militare:
Anchio11 pare che abbia fatto molto bene il mio dovere. Oggi mi stata consegnata la
croce di cavaliere dellOrdine Militare di SavoiaCome vedete la nostra famiglia si
comporta bene: dillo alla mamma che la memoria di nostro padre la proteggiamo
bene!
Il fratello Luigi, tenente di fanteria e volontario di guerra, era stato proposto, pochi giorni
prima, per la medaglia dargento al valor militare. Medaglia che gli venne concessa con Regio
Decreto
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CAPITOLO SECONDO
1885-1914
- 1. Allievo della Scuola Militare di Modena (1885-87). - 2. Sottotenente e
tenente nel 12 Reggimento bersaglieri (1887-1894). - 3. Allievo della Scuola di
Guerra (1894-97). - 4. A Roma e poi in servizio di Stato Maggiore presso il
Comando della divisione di Novara (1897-98). - 5. Il matrimonio (1898). - 6. A
Verona (1898-1904). 7. A Roma, capitano di Stato Maggiore (1904-1912). - 8.
A Milano, maggiore del 12 reggimento bersaglieri (1912-14).
1.- Allievo della scuola militare di Modena (1885-87)
Terminati gli studi tecnici, il sedicenne Ambrogio Clerici decise di
intraprendere la carriera militare. Il 2 ottobre 1885, dopo aver superato
lesame dammissione, entrava in qualit di allievo nella Scuola Militare di
Fanteria e Cavalleria con sede a Modena.
Il corso durava due anni, al termine del quale gli allievi venivano promossi
sottotenenti. A Modena il ritmo di lavoro era intenso
Di ore di ozio ce nerano poche, si era sotto da mane a sera con unora di libera uscita,
previa rivista, che ben presto comprometteva la passeggiata. La domenica le ore di
libert erano due: una nellimmediato pomeriggio e una la sera. Qualche permesso
giornaliero e qualche pi raro permesso, dato essenzialmente per il teatro12.
EMILIO DE BONO, Nellesercito nostro prima della guerra, ed. Mondadori (Milano, 1931), pg.
78.
13 La cifra reale era portata dal cadetto sulla manica della giacca e consisteva nelle iniziali del
nome del Re (Umberto I) intrecciate fra loro e sormontate dalla corona reale. Notizie da una
lettera del Comandante dellAccademia Militare di Modena in data 14 marzo 1978 in A.d.c.C.
14 EMILIO DE BONO, Nellesercito nostro prima della guerra, Arnoldo Mondadori (Milano,
1931) pg. 79.
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Gli allievi della scuola di guerra, con i loro istruttori, facevano tre
campagne: una topografica fra il primo e il secondo anno; una tattica fra il
secondo e il terzo; una logistica alla fine dei tre anni.
Il 26 agosto 1897 il tenente Ambrogio Clerici termin i corsi della
scuola di guerra classificandosi 18 su 38 idonei, col punteggio di 15,52.
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Il 24 marzo 1898, al termine del corso, il tenente Clerici fu trasferito a Novara per
prestare servizio di stato maggiore presso il comando di quella divisione.
Il comando di una divisione era formato dal generale di divisione, dal capo di
stato maggiore che era il vero deus ex-machina, dagli ufficiali di stato maggiore,
dagli applicati di stato maggiore, dagli scrivani e dai piantoni.
De Bono scrive24 che:
per gli ufficiali di Stato Maggiore il cavallo, il contatto con le truppe, il prendere
parte, sia pure come spettatori, alle ordinarie esercitazioni doveva passare in seconda
linea di fronte allufficio.
Negli uffici cera molta burocrazia che spesso soffocava la preparazione della
guerra.
Il tenente Clerici si era fidanzato e in previsione del matrimonio aveva
affittato casa a Novara ed aveva acquistato i mobili. Improvvisamente gli
arriv lordine di trasferirsi alla divisione di Verona.
13
Si trattava di elargire la rendita di 1200 lire annue finch Ambrogio Clerici era
tenente, che sarebbe scesa a 800 lire con la nomina a capitano, onere che si
estingueva con la nomina a maggiore. Mentiremmo se dicessimo che non si
discusse, alla fine gli zii Carlo ed Eugenio Clerici garantirono la rendita al
nipote.
Come prescriveva il regolamento re Umberto I, il 23 agosto 1898,
autorizz il tenente Ambrogio Clerici a contrarre matrimonio. Questo fu
celebrato a Villanova dAsti il 6 settembre 1898 dal parroco don Luigi
Lanfranco: testimoni (per lo sposo) fu il capitano Luporini e (per la sposa) il
cugino onorevole Tommaso Villa, che fino a qualche mese prima era stato
Presidente della Camera dei Deputati.
6.- A Verona (1898-1904)
Dopo il viaggio di nozze, il tenente Ambrogio Clerici prese servizio di
stato maggiore presso il comando della divisione di Verona, dove era stato
trasferito da Novara con regio decreto in data 11 agosto 1898.
Verona, in quellepoca, era strategicamente molto importante perch
citt di confine con lAustria, che occupava il Trentino. Nonostante lalleanza
che legava lItalia agli Imperi Centrali, lesercito italiano accarezzava lidea di
muovere guerra allAustria per avere Trento e Trieste. La lunga permanenza
a Verona permise al tenente Clerici di acquisire una profonda conoscenza
dello scacchiere trentino, conoscenza che gli sar utilissima di l a poco meno
di venti anni quando, allo scoppio della prima guerra mondiale, si trover a
Verona come sottocapo di stato maggiore della 1 Armata.
Con regio decreto 28 luglio 1902 il tenente Clerici fu promosso
capitano. Come stabiliva il regolamento chi prestava servizio di stato
maggiore doveva per un certo periodo prestare servizio presso un
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aziende agrarie erano preposti i fratelli dottor Gaetano (per la Costa) e dottor
Ariberto (per Villareggio). Alla fine dellanno si sarebbero divisi parte degli
utili. Il documento portava la firme: di Anna Clerici; Adelaide Clerici;
Domenica Clerici; del dottore Enrico Clerici aiuto medico dellOspedale
Maggiore di Milano; del capitano di stato maggiore Ambrogio Clerici;
dellavvocato Luigi Clerici giudice presso il Tribunale di Monza; del dottore
in chimica Gaetano Clerici che abitava a Costa de Nobili; del dottore in legge
Ariberto Clerici che dal 1901 abitava a Villareggio; dellavvocato Carlo Clerici
che aveva studio a Milano in via Pasquirolo 6.
8.- A Milano maggiore nel 12 reggimento bersaglieri.
Con regio decreto 31 marzo 1912 Ambrogio Clerici fu promosso
maggiore e destinato a prestare servizio temporaneo presso il 12 reggimento
bersaglieri, che aveva sede a Milano in corso San Celso. Ritornava, come
comandante di battaglione, al reggimento che lo aveva visto sottotenente e
poi tenente dal 1887 al 1894.
Il maggiore Clerici prese alloggio con la moglie in via Tasso, 9 affittando un
appartamento29 nel caseggiato di propriet dei cugini Albertario.
Nellaprile 1913 assunse il comando del 12 reggimento il colonnello
Eugenio De Rossi, che cos ebbe a scrivere del maggiore Clerici:
per mia fortuna mi destinarono il maggiore D.G., un ligure energico e un altro
maggiore (n.aa.= Clerici) proveniente dallo S.M. in servizio temporaneo, eccellente
persona, piccolotto ma pieno di ginger, perfettamente allunisono con le mie idee.
Questi due ufficiali mi furono anche amici e mi facilitarono moltissimo il comando;
peccato che allentrare in guerra li persi30.
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CAPITOLO TERZO
1914-1918
1.- Sottocapo di Stato Maggiore della Prima Armata (1915-17). - 2.
Comandante della Quarta Brigata Bersaglieri (1917). - 3. Capo di Stato
Maggiore della Prima Armata (1917-18). - 4. Comandante della Quinta
Brigata Bersaglieri.
1.- Sottocapo di Stato Maggiore della prima Armata
Lassassinio dellarciduca ereditario austriaco Francesco Ferdinando,
compiuto a Sarajevo il 28 giugno 1914 da due sudditi serbi, fu la scintilla che
fece scoppiare la prima guerra mondiale. LItalia, alleata con gli imperi
centrali, il 2 agosto 1914 dichiar la propria neutralit: il nuovo capo di stato
maggiore dellesercito, il generale Luigi Cadorna, pensando ad una conferma
dellalleanza con Germania ed Austria compilava una Memoria sintetica sulla
radunata a nord-ovest e sul trasporto in Germania della maggior forza possibile.
Dovette ricredersi perch il governo Salandra era dellopinione di far guerra
allAustria e cos di fretta e furia dovette preparare una Memoria riassuntiva
circa una eventuale azione offensiva verso la Monarchia Austro-Ungarica
durante lattuale conflagrazione.
Nel paese si form una forte corrente interventista che voleva che si
dichiarasse guerra allAustria per liberare Trento e Trieste. Era una guerra che
il maggiore Ambrogio Clerici sentiva: la sua famiglia era interventista perch
aveva una solida tradizione garibaldina rappresentata ancora da Carlo Clerici
(zio di Ambrogio) che nel 1859 aveva combattuto contro gli austriaci agli
ordini di Garibaldi nel 2 reggimento Cacciatori delle Alpi.
Il maggiore Ambrogio Clerici l8 agosto 1914, lasciato il 12 reggimento
bersaglieri, fu destinato a Roma dove per tre mesi prest servizio presso il
comando del corpo di stato maggiore che aveva sede a Palazzo Baracchini in
via XX Settembre. Contribu a studiare nel dettaglio il piano offensivo contro
lAustria. Il 3 dicembre 1914 fu trasferito presso lufficio del comandante
designato della 1 armata (tenente generale Roberto Brusati32), che aveva sede
a Palazzo Brera. Il generale Brusati era un generale ordinato e tutto il suo
comando era retto con quellordine, con quella misura, con quella
precisione33.
In caso di guerra allAustria la 1 Armata doveva disporsi sul fronte
trentino schierando il III Corpo dArmata dal confine svizzero al Lago di
Garda e il V Corpo dArmata dal lago di Garda a Val Cismon compresa.
Fu un periodo intenso, di lavoro preparatorio fatto di diagrammi, grafici,
studi sulle carte geografiche: partecip ai lavori della commissione presieduta
32
Roberto Brusati (1850-1935) era stato prima comandante del corpo darmata di Torino. Dal 1914 era
senatore del regno. Era fratello del generale Ugo Brusati che dal 1902 era primo aiutante di campo
generale di re Vittorio Emanuele III.
33
ANGELO GATTI, Uomini e folle di guerra, Arnoldo Mondadori editore (Milano, 1929), pag. 187.
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Alla 1 armata, forte di 160 mila uomini, 612 pezzi dartiglieria (204 campali e
408 grossi), era stato affidato il fronte trentino: dallo Stelvio alla Croda
Grande. Allo scoppio della guerra le truppe della 1 armata conquistarono
Borgo Val Sugana, importanti posizioni verso laltopiano di Lavarone, in Val
dAdige arrivarono a Ala e in Valle dArsa fino a Valmorbia.
Le decisioni importanti si prendevano a Verona dove
presso il castello Scaligero sulle rive dellAdigetto, che si stacca l pieno di melma dal
fiume sonoro, cera il palazzo del comando della 1 Armata, dove era stato ai suoi
tempi il generale Radetzky. Tutte le mattine, alla stessa ora, il generale Brusati
arrivava col suo passo rapido. Entrava nellufficio, una grande sala che dava sul
giardino, e, metodicamente metteva a posto intorno a s i piccoli oggetti della
scrivania. Il capo di Stato Maggiore che era allora il generale Ruggeri Laderchi, e il
sottocapo, che era il tenente colonnello Clerici, e pi spesso questi che quelli,
andavano a dargli relazione di ci che era successo di notte. Il generale ascoltava
senza interrompere, aguzzando gli occhi intelligenti contro lufficiale: e gli
avvenimenti, che si erano svolti tinti di sangue sui monti e nelle valli lontane, l
dentro cadevano a terra, come aquile alle quali avessero tagliate le ali. Quando la
relazione era finita, il generale dava pacatamente i suoi ordini chiari, brevi, senza
slanci38.
ANGELO GATTI, Uomini e folle di guerra, ed. Mondadori (Milano, 1929) pgg. 186-187.
CESARE PETTORELLI LALATTA, Loccasione perduta, Carzano 1917, ed. Mursia (Milano,
1968) pag. 60, nota 1.
40 CESARE PETTORELLI LALATTA, I.T.O. (informazioni Truppe Operanti)- Note di un Capo del
Servizio Informazioni dArmata (1915-18),Casa Editrice Giacomo Agnelli (Milano, 1934-XII).
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21
La conquista delle linea di Borgo Val Sugana, avvenuta nellagosto 1915 con
loccupazione dellArmentera e del Salubio, dimostr che il comando della 1
armata stava studiando unoffensiva in direzione di Trento. Cadorna
scrisse subito una lettera nella quale disapprovava lazione e disse che per
lobiettivo Trento occorrevano uomini e mezzi che larmata non aveva e che
lui non poteva inviare.
Nel settembre 1915, a Verona, si present46 al comando della 1 armata
il tenente Cristofaro Baseggio per sottoporre il progetto della costituzione di
una Compagnia autonoma esploratori col compito, nellambito della 15
divisione, di eseguire imprese ardite e azioni di sorpresa. Messosi a rapporto
dal generale Graziani e dal colonnello Clerici li trov subito favorevoli, tanto
che convinsero il comandante dellarmata, generale Brusati, della bont del
progetto. Nellottobre 1915 il comando della 1 armata fece pervenire alla 15
divisione lordine di costituire a Strigno la compagnia autonoma esploratori
arditi.
41
Paolo Ruggeri Laderchi nato a Codogno nel 1862, ufficiale di artiglieria nel 1880, era stato addetto
militare in Turchia e in Russia. Nel 1912 aveva comandato la brigata Basilicata.
42
Andrea Graziani nato a Bardolino (Verona) nel 1864 era stato insegnante alla scuola di guerra, nel
1914 aveva comandato l11 reggimento bersaglieri e poi la brigata Jonio.
43 EMILIO FALDELLA, La Grande Guerra, Longanesi & C. (Milano, 1965) volume I.
44
ANGELO GATTI, Uomini e folle di guerra, Arnoldo Mondadori (Milano, 1929), pag. 187.
45 ANGELO GATTI, Uomini e folle di guerra, Arnoldo Mondadori (Milano, 1929), pg. 178.
46 CRISTOFARO BASEGGIO, Compagnia della Morte, Istituto Editoriale Veneto (Venezia,
1929).
22
A Natale non venne a casa come apprendiamo da una lettera del 16 dicembre
1915:
Sono tanto contento di sapere che la mamma sta bene: ho tanta volont di rivedervi.
Il Natale lo passer sulle vette pi guzze dellAlpi in mezzo alle truppe. Verr pi
tardi, verso il 10 o 11 Gennaio.
e Cadorna rispose che era convinto che un attacco a fondo non avrebbe
avuto luogo. e poi volle sostituire il capo di stato maggiore dellArmata. A
questo proposito ha scritto il generale Marchetti:
A mezzo aprile, primo siluro lanciato da Udine. Arriva inaspettato allArmata il maggior
generale conte Albricci, quale nuovo Capo di Stato Maggiore che deve prendere il posto del
buon Graziani, che va ad un comando di truppe. Il Graziani era fra i maggiormente convinti
dellimminente offesiva nemica, concetto negativo per il Comando Supremo, e stimava molto
lUfficio Informazioni dellArmata, lodandone i risultati LAlbricci era nuovo allArmata e
proveniva dal Comando Supremo. Certamente arrivava col bagaglio informativo preso ad
Udine e le sue idee in fatto di offensiva nemica erano logicamente lo specchio fedele di
24
25
51
In risposta al quesito 11 del questionario della commissione dinchiesta istituita nel 1918. Il testo
trovasi nel libro di ANTONINO DI GIORGIO, Ricordi della Grande Guerra (1915-1918), Fondazione
G. Whitaker (Palermo, 1978), pag. 49.
52
Lettera dell8 maggio 1916 alla figlia Carla. LUIGI CADORNA, Lettere famigliari, Mondadori
(Milano, 1967).
53
ANGELO GATTI, Caporetto, Societ Editrice il Mulino (Bologna, 1964)., pag. 16.
54
ANGELO GATTI, Uomini e folle di guerra, Arnoldo Mondadori (Milano, 1929)., pag. 187.
26
27
Bencivenga
FILIPPO TOMMASO MARINETTI, Taccuini 1915-27, ed. Il Mulino (Bologna ), pag. 256.
28
Il 25 giugno gli Austriaci, dopo vari attacchi sempre respinti dalle truppe
italiane, si ritirarono per rendere pi salda la loro posizione, facendo cos
sfumare il piano di Cadorna che voleva attaccarli alle ali per imbottigliare il
centro che si era spinto troppo innanzi. Alla 1 armata, per, non fu possibile
riprendere tutto il terreno perduto perch Cadorna le tolse truppe e artiglieria
che poco dopo utilizz per la battaglia di Gorizia.
Loperato del colonnello Clerici, durante la Strafexpedition, emerge
dalla motivazione che accompagnava la croce di cavaliere dellordine militare
di Savoia concessagli, di motu proprio, da re Vittorio Emanuele III con regio
decreto in data 12 agosto 1916:
Quale sottocapo di Stato Maggiore di unArmata durante loffensiva austriaca diede
prova di somma abilit per la pronta ed efficace messa in azione dei mezzi a
disposizione dellArmata prevenendo sovente con opportuni provvedimenti le
intenzioni del Comandante. Con fidente calma e mai doma energia seppe anche
eccitare le attivit di tutti i dipendenti recando in tal modo efficace contributo
allazione dellArmata nellarrestare, poscia ricacciare il nemico (Vicenza 15 maggio15 luglio 1916).
Nelle carte del maresciallo Pecori Giradi c una lettera che colonnello Clerici
in qualit di sottocapo di stato maggiore indirizz al comandante della 1
armata per perorare la causa di un generale che secondo lui si era battuto
bene. Leggiamo:
(stemma reale)
COMANDO SUPREMO DEL R. ESERCITO
Eccellenza,
La ringrazio, certo ha capito perfettamente tutto, n io mi attendevo da Lei
parole scritte- Insistetti io allora con scritti, perch io sono tale che quando mi sono
convinto che alcuno meriti, mi adopero per lui senza riguardi per altri.
Fu Mambr.59 che fece a Sc.60 scrivere la lettera. Intendiamoci non gli disse di
scriverla, ma gli fece chiaramente intendere che se ne andasse, e S. ebbe allora un
attacco di fegato e si dette ammalato.
Giuseppe Malladra nel 1916 aveva una mansione fuori organico di sovraintendenza sugli
uffici operazioni e informazioni della prima Armata.
59
Generale Mambretti
58
29
M.ti voleva avere ai suoi ordini Vial., che godeva la sua piena fiducia fin da quando
lo ebbe brigadiere.
Se Lei, Generale e Generale per davvero, leggesse tutti gli scambi telefonici
fra le Brigate (compresa quella dei Gr61.) e la divisione, di quei giorni tremendi, Ella si
renderebbe conto positivo dei meriti di comandante di S. il C.te, che penso un buon
generale (e forse miglior generale di divisione e di Corpo dArmata che non di
Brigata) non reggevano quanto ha retto sulle posizioni. E poi e poiMorrone se fosse
sincero dovrebbe riconoscere i meriti di S. che gli fu di prezioso aiuto nel Comando
del XIV Corpo dArmata.
Generale mi creda suo dev.imo
A. Clerici
30
salvezza soltanto nel ritirarsi al piano. Stava delle ore sul canap, nervoso, irascibile,
dicendo che le cose andavano malissimo. Un giorno diede lordine di ritirarsi
dallaltipiano, e di lasciare anche le ultime difese di esso. Terziani e Berti presero su
di s di trattenere lordine fino al mattino seguente, e poi la cosa fu smorzata, e
lordine trattenuto; ma se si fosse obbedito subito allAlbricci, un disastro si sarebbe
aggiunto.
Chi fece bene, in quelle circostanze, fu il colonnello Clerici. Dice Terziani che
egli solo, di tutto il comando, era a contatto con i comandanti delle truppe, in modo
da sentire il polso di esse: e cos poteva rimediare, inviare soccorsi, ecc. Ascoltava
molto ci che diceva il col. Mattei, capo di S.M. del V corpo, e faceva.
Bessone, nervosissimo, non faceva che bestemmiare.
MINISTERO della GUERRA, Riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-18, volume
IX I bersaglieri, ed. Libreria dello Stato.
63
31
Lavvocato Carlo Clerici, allora tenente nel XLIV battaglione della milizia
territoriale, descrive la serenit del fratello:
64
65
Lettera in A.d.c.C.
Ottavio Villa fratello di Vittoria Villa Clerici: era agente di cambio a Genova.
32
ieri fui a Cogollo ai piedi dei monti ove Ambrogio colla sua brigata che tiene la
linea sotto il Cimone, sono stato a trovarlo e sta bene, un generalino perfetto.
Il generale Gatti, nel suo Diario, ci svela il retroscena che port alla
nomina del colonnello brigadiere Clerici che lo fece il numero due (dopo il
comandante: il generale Guglielmo Pecori Giraldi ) di una armata che
combatteva dallo Stelvio allAssa. Il 5 aprile 1917 il generale Cadorna and
nel Trentino e trov che le cose della 1 Armata andavano male 67. In seguito a
questa visita agli inizi del maggio 1917 tutto lo Stato Maggiore del 1 armata
66
67
Lettera in A.d.c.C.
GATTI, op. cit, pg. 16.
33
Il colonnello brigadiere Clerici nel suo nuovo incarico, come era successo
quando era sottocapo di stato maggiore, ci mise tutto il suo impegno e il suo
entusiasmo.
Nellestate 1917 si present allItalia unoccasione che, forse, avrebbe
potuto anticipare di parecchi mesi la fine della guerra. Si trattava di quello
che viene definito il sogno di Carzano., che ebbe nel maggiore Cesare Pettorelli
Lalatta il protagonista e nel colonnello brigadiere Clerici un convinto
sostenitore.
La notte del 12 luglio 1917 un soldato dellesercito austriaco raggiunse le linee
italiane: era un sottufficiale del quinto battaglione della Bosnia che, per
incarico del suo comandante il maggiore Ljudevich Pivko, port un piano la
cui attuazione avrebbe permesso agli italiani di conquistare il posto avanzato
di Castellare ed attraversare il ponte che portava a Carzano senza trovare
resistenza perch il territorio era presidiato da truppe decise a ribellarsi
allimpero austro-ungarico. Per decidere sui dettagli dellazione il maggiore
Pivko desiderava conferire personalmente con un ufficiale italiano. Il
maggiore Cesare Pettorelli Lalatta, addetto allufficio informazioni della 1
armata, decise di andare allappuntamento: come segnale convenzionale fece
sparare due colpi di granata contro la base del campanile di Carzano. La notte
del 15 luglio 1917 il maggiore Pettorelli Lalatta si incontr col maggiore Pivko
che gli consegn un plico con diversi schizzi dello schieramento austriaco.
Il 29 luglio il maggiore Pettorelli Lalatta si rec a rapporto dal comandante
dellarmata (generale Pecori Giraldi) presente il colonnello brigadiere Clerici
nella sua qualit di capo di stato maggiore. Nel Diario71 scrive:
29 luglio. Il generale Pecori Giraldi, il nostro comandante darmata, mi ha fatto
chiamare: il tono di sicurezza del bollettino settimanale di informazioni sul nemico e i
dati cos precisi che esso conteneva non gli sono sfuggiti. Gli ho raccontato come e da
GATTI, op. cit., pg. 15 e 16.
Gaetano Brambilla
70 lettera indirizzata ad Adelaide Clerici il 28 novembre 1917. In A.d.c.C.
71 in CESARE PETTORELLI LALATTA, loccasione perduta (Carzano 1917), ed. Mursia (Milano,
1967), pg. 55.
68
69
34
chi avevo ricevuti dati cos precisi e gli ho esposto anche quali erano le mie intenzioni
per il futuro: la sua meraviglia e la sua incredulit hanno ceduto a mano a mano il
campo alla pi viva soddisfazione. Il buon colonnello (brigadiere) Clerici, che
assisteva, mi ha detto un bravo cos di cuore e cos affettuoso che ne sono rimasto
commosso.
Mi sono permesso di pregarli del pi assoluto riserbo anche con gli altri comandi: c
di mezzo, oltre che la pelle mia e Pivko, la possibilit di mandare tutto a monte.
35
76
37
anche il caso peggiore che il nemico riesca incanalarsi Val Vecchia, preparando in
opportune posizioni reparti di fanteria, mitragliatrici, azioni di batterie per sbarrare
discesa forze avversarie ed avvolgerle.
38
39
Arditi delle fiamme nere! Una superba fama vi precede: fama di insuperabili
guerrieri cui nessun nemico sa resistere.
Con decorrenza 1 marzo 1918, per decisione del Comando Supremo, alla 1
armata venne tolta la giurisdizione dellaltopiano che fu affidata alla
ricostituita 6 armata. Poco prima Ambrogio Clerici lasciava la 1 armata nel
cui comando aveva lavorato per quasi tre anni: come sottocapo di stato
maggiore dal maggio 1915 al marzo 1917 e come capo di stato maggiore dal
maggio 1917 al febbraio 1918.
Di questo periodo gli era rimasto un ricordo: in vecchiaia a chi era
reduce da vacanze passate in Trentino chiedeva notizie sulla Osteria
90
40
93
Il racconto si intitola Amore di confine e si trova nella raccolta (con identico titolo) pubblicata
dalleditore Einaudi (Torino, 1986).
94 Laiutante di campo di brigata dipendeva direttamente ed esclusivamente dal generale, i
cui ordini poteva comunicare verbalmente ai comandanti delle truppe i quali dovevano
eseguirli.
95 Il generale Sigismondo Monesi (1862-1955), patrizio di Modena.
96 Enrico Caviglia (1862-1945), maresciallo dItalia. Nel 1918 comandava il X Corpo dArmata
che lasci il 23 giugno 1918 per assumere il comando dell8 Armata.
41
42
Ambrogio Clerici si recava spesso in prima linea, cos sessanta anni dopo il
bersagliere Luigi Vitali98 ricordava:
nel mese daprile ho avuto la combinazione di parlare col generale Clerici: eravamo
nelle trincee della Val dAssa, lui venuto a fare un giro dispezione e in quellora io
ero di sentinella. Quando stato vicino a me si fermato e mi ha interrogato con
parole buone, parlava come fosse un amico, ha voluto sapere di che distretto ero e io
ho risposto distretto di Lodi e lui mi ha fatto ridere siccome era il mese delle viole mi
ha detto se mi piacerebbe andare per viole insieme alle ragazze e io mi sono messo a
ridere.
In seguito ad annuncio pubblicato, nel 1964, su la Domenica del Corriere aveva risposto
(21 ottobre 1964) il bersagliere Francesco Losco (in A.d.c.C. cassetta n. 38).
98 in seguito ad annuncio pubblicato nel 1978 su Famiglia Cristiana aveva scritto (19
maggio 1978) il cavaliere di Vittorio Veneto Luigi Vitali da Santo Stefano Lodigiano.
99 lepisodio venne citato nel bollettino di guerra del 25 aprile 1918.
97
43
SANDRO SETTA, Dallo squadrismo alla Repubblica Sociale Italiana, Il Mulino (Bologna, 1986),
pag. 18.
101
ENRICO E. CLERICI, 1918: il Vescovo sanzenonese, il generale costese e le campane del
vicentino, articolo in Bollettino della Societ Pavese di Storia Patria (Pavia, 1997), pagg. 481-484.
102
Lettera del cavaliere Bertinotti del in A.d.c.C.
103
GIUSEPPE DE MORI, Vicenza nella guerra 1915-18, Rumor (Vicenza, 1931), pag, 171.
104
idem
44
***
Il 15 marzo 1918 il Consiglio Comunale di Vicenza aveva deciso di
conferire la cittadinanza onoraria al generale Guglielmo Pecori Giraldi e di
donare al generale Ambrogio Clerici una medaglia doro con inciso sul
recto lo stemma di Vicenza e nel verso queste parole:
AL GENERALE AMBROGIO CLERICICAPO DI STATO MAGGIORE DELLA 1 ARMATA
VICENZA MEMORE E RICONOSCENTE
ANNO 1916-18
19 marzo 1918
Illustre Signor Sindaco,
La notizia della deliberazione dellon. Giunta Municipale mi
commuove, sia per il lusinghiero attestato di amichevole stima datomi da Vicenza,
sia per il gentile pensiero col quale si volle benevolmente accomunare la mia modesta
opera a quella altamente meritoria di S.E. il tenente generale Pecori-Giraldi, illustre e
bene amato Comandante della I Armata.
In un anno di vita comune ho conservato un vero culto per Vicenza, per
questa insigne citt dellarte e della gloria, per questa eroica Terra Vicentina nobile
e fiera rappresentante della grande Madre Italia, in prima linea: culto, che ha avuto
una eco viva e sincera nel cuore degli ufficiali del Comando della I Armata miei
infaticabili, zelanti ed intelligenti collaboratori: che si trasfuse nellanimo cremisi
dei bersaglieri della IV Brigata, quando ebbi lonore di fondarla a Bertesina, lo scorso
anno, e che recentemente si mostr degna di Vicenza a Monte Val Bella: culto, che
sar senza dubbio molla potente animatrice dello spirito bersaglieresco della V
Brigata bersaglieri - figlia anchessa di Vicenza - che ben presto avr lambito posto in
prima linea, a difesa pi diretta della Terra Vicentina.
Voglia illustre Commendatore, rendersi interprete presso i suoi colleghi,
presso tutti i cittadini di Vicenza, cui mi legano vincoli di affetto e di gratitudine, dei
miei sentimenti di viva riconoscenza ed assicurarli che la modesta opra mia e la
vibrante anima delle due Brigate Bersaglieri che ebbero lonore dei natali in terra
vicentina, continuer sempre tutta, vigile ed alacre Pro Patria Vicenza.
Col massimo ossequio
Colonnello brigadiere
A. Clerici
non si passa: dica a tutti che i bersaglieri della quinta brigata fusa lanima loro coi
colleghi delle altre armi, stretti intorno al loro comandante, con piena fiducia in chi
sta alla testa dellArmata sapranno difendere la nobile terra vicentina da qualunque
insidia, colla tenacia di propositi, colla fermezza danimo di cui gi la quinta brigata
diede prova indubbia alla Bainsizza e a Globna.
E a Lei Eccellenza, Monsignor Vescovo di Vicenza cui mi legano rapporti di
amicizia antica e di ammirazione profonda, che sa sempre accomunare in ogni suo
atto Patria e Religione, i bersaglieri della quinta brigata rinnovano la promessa che i
sacri bronzi discesi per virt di forza e di ardire bersaglieresco dai pericolanti
campanili di Tesch e di Cesuna, per sottrarli allira iconoclasta nemica, ritorneranno
fra breve ad ascendere la strada del Costo per suonare a distesa sullAltopiano linno
della Vittoria. E cos sia.
47
) pg.
Il generale Clerici come scrive Marinetti era adorato dai suoi soldati. Lo
dimostra la lettera110 che il suo antico aiutante di campo gli scrisse il 10
gennaio 1941:
Eccellenza,
ieri sera il Ministro Ricci111 mi ha intrattenuto in un cordiale ed amichevole colloquio.
E alla vigilia della sua partenza per assumere il Comando di un reparto combattente
(naturalmente di bersaglieri) ha voluto ricordare il nostro amatissimo Generale, e mi
ha dato incarico di farVi pervenire il nostro memore devoto e affettuoso saluto. Non
vi so dire Eccellenza con quale commozione abbiamo evocato ricordi lontani, ma
sempre vivi al nostro spirito di combattenti; ne so esprimere tutto il fervore delle
nostre anime verso il nostro Generale.
Vi prego, Eccellenza, di gradire questa nostra testimonianza di infinita
devozione e di credere alla mia fedele affettuosit
Galante
Per la sua brigata il generale Clerici lavorava molto e non schivava i pericoli.
Il 10 giugno scriveva alla sorella Adelaide:
La guerra va bene. Non abbiate timore per me e dopo tutto se anche mi capitasse
qualcosa ho vissuto abbastanza, pi di quello che ha vissuto nostro padre, per andare
allaltro mondo soddisfatto. Qualche cartolina di tanto in tanto potr inviarvela, di
pi non posso promettere perch dalle sei fino alle 13 e dalle 14 alle 21 e poi
spesse volte anche di notte sono in ballo.
E francamente se non si balla adesso domando io quando dovremo aspettare a farlo!
Per i tuoi raccomandati vedr di interessarmi: ma ora difficile anche il pescarli!
Saluta tutti, abbraccia la mamma, fratelli e sorelle e tu abbiti un bacio
Affez. Imbros
10 giugno
Non so se Vittoria sia arrivata: grazie delle gentilezze che le riservate. Se arrivata
abbracciala da parte mia.
Copia della lettera si trova nel fascicolo di Ambrogio Clerici presso A.d.S.
Renato Ricci (1896- 1956) era nel 1941 ministro delle Corporazioni. Durante la Repubblica
Sociale fu comandante della Milizia.
112 ENRICO CAVIGLIA, Diario, editore Casini (Roma, 1952), pg. 6.
110
111
48
ordinai a San Martino di far fuoco sul Gelpac e alla 12 divisione di occupare la
testata di Val Cornaglia con la promessa di inviare come rinforzo, su autocarri, la
brigata bersaglieri (Clerici).
49
Comandante di un plotone dassalto, sempre in testa ai suoi uomini, con sicura fede
nel successo, li guidava, con insuperabile ardore, attraverso le intricate difese
nemiche (Cima Tre Pezzi-Altipiano di Asiago, 23-24 settembre 1918.
Facevano parte della ottava armata lVIII, il XVIII il XXII e il XXVII corpo
darmata. La quinta brigata bersaglieri, comandata dal generale Clerici, con la
brigata Casale (generale Fedele) faceva parte della 12 divisione fanteria
(comandata dal generale Sigismondo Monesi) ed era stata posta a
disposizione del XXII corpo darmata comandato dal generale Giuseppe
Vaccari.
La quinta brigata bersaglieri allinizio della battaglia era collocata dietro il
XXII Corpo dArmata a nord del Montello, come forza di sfruttamento.
Poco prima dellazione119 lautista (Storino) del generale Clerici era
stato ferito, cos il generale si rivolse al sergente Pietro Tozzi, che era stato con
lui come telegrafista al comando della 1 Armata e lo aveva seguito quando
era passato a comandare la 5 brigata bersaglieri. Il sergente Tozzi cerc il
fratello che fece dautista al generale Clerici fino al febbraio 1919.
Il giorno 26 ottobre, sul Piave in piena, furono gettati alcuni ponti: del
XXII corpo darmata riusc a passare la 57 divisione (gen. Cicconetti); la
quinta brigata bersaglieri, che si trovava a circa due ore di marcia dal fiume120
venne fatta avanzare, ma il passaggio le fu impedito perch lartiglieria
nemica nel frattempo distrusse il ponte..
La notte fra il 28 e il 29 ottobre il grosso della quinta brigata bersaglieri
pass il Piave sul ponte di Fontana del Buoro che la 5 compagnia pontieri
aveva ripristinato sotto il fuoco nemico. Sar su questo ponte che il
bersagliere Bertinotti vedr il generale Clerici a colloquio col generale Monesi.
Quella notte :si videro ad un tratto spegnersi i riflettori del Colle della Tombola e
tacere le batterie di Collalto.121: questo conferma quanto testimoniato dal
50
bersagliere Bertinotti che rifer che quando la 5 brigata bersaglieri pass sul
ponte lartiglieria austriaca aveva cessato di sparare.
Il colonnello Ugo Cavallero, che - come capo dellufficio operazioni del
comando supremo - era stato lideatore del piano che port allo sfondamento
sul Piave, scriveva in un suo taccuino122:
notte sul 29:
Tutte le teste di ponte vengono alimentate e possono estendersi fino a unirsi in una
striscia continua dalla quale allalba del 29 parte lazione di sfondamento.
Violentissima e rapida, lazione di rottura sfocia subito nel successo: il XVII corpo
conquista Valdobbiadene, il XXII dilaga in Valmarone, lVIII marcia su Vittorio.
La passerella gettata Fontana del Buoro non era completa tanto che la quinta
brigata dovette passare a guado un tratto del Piave. Su questo passaggio
abbiamo due testimonianze. Il bersagliere Giorgio Bertinotti riferisce123:
il 29 poi toccato a noi che abbiamo passato il resto del fiume a guado. In testa alla
passerella cera il generale Clerici e il comandante della divisione gen. Monesi con
tutti gli ufficiali superiori.
Imbros
Saluti affettuosi felice ed orgoglioso di essere qui partecipe della gloria
Rossi
125
126
Il nipote Carlo Clerici che nel 1918 era sottotenente del 9 Reggimento artiglieria da campagna.
LUIGI GASPAROTTO, Rapsodie (Diario di un Fante ), Fratelli Treves Editori (Milano, 1925)
pg. 459.
129
Puntini nel testo
130
Racconto che il generale aveva fatto, nel 1952, ad uno degli autori reduce da una gita a Trieste fatta
con lIstituto Zaccaria dei Padri Barnabiti.
128
53
bene e allegro e soddisfatto. Egli si occupa con tutto lo slancio del suo gran cuore dei
nuovi Italiani che abitano i paesi presidiati dai suoi bersaglieri ed in cambio adorato
da tutti. Non pu uscire di casa senza avere uno stuolo di bambini che lo attorniano.
Siamo state in questi tempi molto occupate per riuscire a preparare doni per lalbero
di Natale che egli e tutti gli ufficiali della 5 Brigata offriranno ai bambini poveri
dellIstria.
54
CAPITOLO QUARTO
(1919-1932)
- 1. Aiutante di campo generale di Re Vittorio Emanuele III (1919-23). - 2. A
Trento comandante della brigata di fanteria Acqui (1923-24). - 3.
Sottosegretario di stato alla guerra (1924-25). 4. Primo aiutante di campo di
S.A.R. il Principe di Piemonte(1925-32).
1.- Aiutante di campo generale di Re Vittorio Emanuele III (1919-23).
Re Vittorio Emanuele III arriv improvvisamente a Buie per
ispezionare la quinta brigata bersaglieri. Quel giorno il generale Clerici era a
letto con febbre molto alta: appena seppe della presenza del Sovrano si alz e
raggiunse la sede del Comando131. Il Re dovette apprezzare il gesto, che
veniva da un generale che aveva conosciuto durante la guerra, perch poco
dopo, con decreto 9 marzo 1919, lo nominava suo aiutante di campo generale
in sostituzione del tenente generale conte Giulio Merli Miglietti.
55
anche gli aiutanti di campo onorari categoria che comprendeva sia gli
aiutanti che avevano prestato effettivo servizio sia quei generali e quegli
ufficiali superiori che erano stati nominati aiutanti onorari a puro titolo.
Negli anni 30 il generale Augusto Villa134, cognato del generale Clerici, era
stato nominato aiutante di campo generale onorario di re Vittorio Emanuele
III.
Avevano una loro Corte sia la Regina, composta di numerose dame e
gentiluomini di corte, sia i Principi Reali maggiorenni.
Il compito del generale Clerici era quello di assistere il Re, con un turno
di quindici giorni al mese avvicendandosi con laltro aiutante di campo
generale che fu, prima il contrammiraglio conte Guido Biscaretti di Ruffia135 e
dal 21 dicembre 1920 il contrammiraglio Vittorio Mol136. La carica di aiutante
di campo generale effettivo durava quattro anni: era un osservatorio molto
importante, perch oltre ad accompagnare il Re in occasione di visite e di
cerimonie, aveva il compito di intrattenere le personalit che dovevano essere
ricevute in udienza dal Sovrano. Vi era poi il lavoro dufficio che il primo
aiutante di campo assegnava. NellArchivio del Quirinale abbiamo trovato un
appunto (datato 7 giugno 1922) del generale Arturo Cittadini che assegnava
al generale Clerici una pratica pervenuta dal ministero della guerra relativa
ad un reclamo del generale di brigata Giovanni Marietti. Una delle tante
pratiche.
Il generale Clerici fu subito ben impressionato della vita a corte, lo
apprendiamo dalla lettera che scrisse allo zio dottore Eugenio Clerici, qualche
giorno dopo aver preso servizio al Quirinale:
(figura del piccolo stemma)
CASA MILITARE di
Sua Maest il Re
19 aprile 1919
Caro zio,
Io sto benissimo qui: sto abituandomi a fare il Signore! Ma vi ingannereste se
credeste che qui si faccia una vita diversa dalla nostra: c tanta affabilit e tanta
signorile ospitalit nei nostri Reali, e letichetta cos bandita che uno si trova subito
a suo agio.
Appena arrivato sono stato a pranzo con Loro: dopo vi fu conversazione fino
alle dieci, ora in cui generalmente le LL.MM. vanno a letto. Fummo quindi congedati
e in noi rimase la dolce impressione della visita.
E una vera bella famiglia: la principessa Jolanda una figura slanciata, molto
elegante, somiglia molto alla madre: unamazzone intrepida ed abilissima, molto
appassionata per i cavalli. La Principessa Mafalda di indole pi tranquilla e pi
mite, una figura bionda che assomiglia un po a Vittoria: monta anchessa a cavallo,
ma senza passione. Una biricchina interessantissima la principessa Giovanna di
gioconda spensieratezza. Gioca tutto il giorno appena lo possa fare.
134
Augusto Villa era nato a Villanova dAsti nel 1873. Sottotenente dartiglieria nel 1893. Fu addetto
militare a Berna, durante la guerra mondiale Promosso generale nel 1926 tenne il comando
dellartiglieria del Corpo dArmata di Milano e dal 1932 fu addetto militare a Washington .
135
Divenne poi ammiraglio. Fu capo del dipartimento marittimo della Spezia e poi di Napoli. Ricopr
la carica di Presidente del Consiglio Superiore di Marina.
136
Ammiraglio di squadra nel 1926.
56
57
Contro le angherie sia dei rossi che dei bianchi cera lo squadrismo
fascista che i Clerici, come gran parte degli agrari, foraggi138. Lo ricaviamo
da un libro mastro139 dove troviamo annotato in vari punti:
4 aprile 1921
- per abbonamento giornale fascista il Popolo
27 agosto 1921
- ai fascisti di Lardirago
. 30
. 900
25 giugno 1922
- ai fascisti di Torre del Mangano
. 1.600
5 agosto 1922
- per soggiorno fascisti a Pavia . 100
- per il fascista di Belgioioso ferito . 55.
In tre riprese i Clerici diedero ai fascisti 175 lire per i loro gagliardetti.
Il generale Clerici ebbe modo di parlare con i Presidenti del Consiglio
(Bonomi, Giolitti, Nitti, Facta). Oltre che con i Ministri che venivano in
udienza dal Sovrano. Accompagn re Vittorio Emanuele III allestero in visita
di stato: in Belgio e in Danimarca. Come vuole la prassi ricevette le
decorazioni dei due regni: commendatore di prima classe dellordine di
Daneborg e gran croce della corona del Belgio.
Quando era venuto in Italia il principe Hiroito140 era stato decorato con
la 2 classe dellordine del Sol Levante. In quella occasione, dopo che il
principe Hiroito parl, il generale Clerici tradusse il discorso chiaramente
lavevano concordato. Poco tempo dopo un professore universitario gli chiese
di tradurgli un testo, ma il generale dovette confessargli divertito la sua
ignoranza del giapponese.
Anche re Vittorio Emanuele III concesse onorificenze al suo aiutante di
campo nominandolo: il 24 novembre 1919 commendatore dellordine della
corona dItalia; il 2 gennaio 1921 cavaliere ufficiale e il 29 giugno 1922
commendatore dellordine dei santi Maurizio e Lazzaro.
Lo scontro fra squadre rosse e fasciste caratterizz il 1921 e il 1922: i
vari governi che si erano succeduti si trovarono nellimpossibilit di portare
nel paese la pace e lordine.
Nellottobre 1922 i fascisti si radunarono a Napoli, dove decisero di marciare
su Roma per impadronirsi del potere. Il consiglio dei ministri, convocato
durgenza il 26 ottobre, deliber di chiamare a Roma Vittorio Emanuele III,
che si trovava a San Rossore di ritorno dalla visita ufficiale in Belgio. Il
presidente del consiglio, onorevole Luigi Facta, sped un telegramma, che
arriv a San Rossore alle sei del mattino del giorno 27 ottobre, mentre Vittorio
Emanuele III si preparava per andare a caccia:
138
ENRICO E. CLERICI, Una famiglia di fittabili e lo squadrismo fascista, articolo in Bollettino della
Societ Pavese di Storia Patria (Pavia, 1985), pagg. 259-261.
139
A.d.c.C. (fondo: Villareggio).
140
Poi imperatore del Giappone.
58
Per far prima si decise di prendere il DD1, cio il treno che transitava da Pisa
alle 14,10. Il Sovrano era accompagnato
dal ministro della Real Casa conte Mattioli Pasqualini, dal primo aiutante generale di
campo generale Cittadini, dagli aiutanti di campo brigadiere generale Clerici e
comandante Moriondo142.
La simpatia del generale Ambrogio Clerici nei riguardi del fascismo era
dovuta alla speranza che questo movimento riportasse lordine nel Paese:
come generale e come combattente non poteva sopportare gli insulti che venivano
dai rossi rivolti allesercito, e come agrario era contrariato per gli scioperi
che i sindacati bianchi e rossi avevano indetti nel dopoguerra nelle
aziende agrarie di Villareggio e di Costa de Nobili di cui era, con i fratelli,
comproprietario. La conferma di quanto sosteniamo lo troviamo scritto144 nei
ricordi del deputato sardo Cocco-Ortu:
mi trattenni a discorrere coi due aiutanti di campo: generale Clerici e contro o vice
ammiraglio Moriondo, tentando di farli parlare, per conoscere quale era il pensiero
del Quirinale. Non ebbi alcun dubbio che fosse filo-fascista. Infatti mi rievocarono i
ricordi dei giorni in cui i socialisti spadroneggiavano: gli insulti agli ufficiali,
l'occupazione delle fabbriche, ecc.
Al suo arrivo a Roma il Sovrano venne accolto dal presidente del consiglio
onorevole Facta e dopo un breve colloquio and a Villa Savoia con gli aiutanti
59
Quello che successe a Villa Savoia durante la notte sar difficile stabilirlo.
Secondo de Vecchi146
Nella notte fra il 27 e il 28, il generale Clerici fu chiamato al telefono dalla Presidenza
del Consiglio. Dal Viminale si lamentavano perch lapparecchio del generale
Cittadini non rispondeva. Dissero a Clerici in tono preoccupato:La preghiamo di
invitare il generale a mettersi subito in comunicazione con la Presidenza Clerici
sul momento non credette a quanto gli dicevano poich sapeva che il generale
Cittadini teneva il telefono sul comodino per rispondere a eventuali chiamate
notturne del Sovrano. Data la situazione, per si alz e and alla ricerca di Cittadini.
Lo trov a letto e appena in camera diede unocchiata allapparecchio che era al solito
posto, ma col ricevitore staccato.Hanno cercato dalla Presidenza disse il Clerici - la
pregano di chiamare. Poi indic la cornetta e fece atto di riagganciarla. Cittadini gli
ferm la mano.La lasci com disse - deve restare cos. Se dal Viminale chiamano
ancora, risponda che non mi hanno trovato. Lordine era stato dato dal Re il quale
voleva che il governo compisse il proprio dovere senza scaricare la responsabilit
delle sue reazioni sulle spalle del Capo dello Stato.
Fin qui la ricostruzione fatta dal conte Cesare Maria de Vecchi di Val Cismon
in base, come egli afferma, a quanto gli raccont in seguito il generale Clerici.
Antonino Repaci nel suo documentatissimo libro la marcia su Roma
sostiene147 che il racconto del Clerici assolutamente falso, oltrech assurdo
perch il generale Arturo Cittadini partecip al Consiglio dei Ministri che si
tenne alle 5 del mattino del 28 ottobre. Sulla falsit (del racconto del generale
Clerici) scrive il Repaci148- sufficiente contrapporre le testimonianze fra le quali
quella del monarchico (intelligente ed onesto ) Efrem Ferraris.
Il Repaci a sostegno della sua tesi (secondo la quale il Re sapeva, ed avvall
con la presenza del generale Cittadini, la decisione dello stato dassedio
votato dal consiglio dei ministri) riporta solo alcune frasi del racconto del
Ferraris tralasciandone altre di estrema importanza. Scrive il Ferraris149 che
alle cinque del 28 ottobre al Viminale, mentre stavano arrivando i ministri
arriv anche il generale Cittadini, primo aiutante di campo del Re, per avere notizie
precise da recare a S.M. Confer con Facta e poi venne da me per avere i dettagli delle
avvenute occupazioni fasciste in provincia. Non mi parve eccessivamente
preoccupato e mi disse anzi:Per ora la situazione non mi pare ancora allarmante.
145 EFREM FERRARIS, La marcia su Roma veduta dal Viminale, edizione Leonardo (Roma,
1946), pag. 95.
146 DE VECCHI, articolo citato.
147 ANTONINO REPACI, La marcia su Roma, edizione Canesi ( Roma, 1963), volume I, pag.
508.
148
ANTONINO REPACI, op. cit., pg. 509.
149
FERRARIS, op. cit., pgg. 100-101.
60
62
Alle 9,30, mentre i cannoni del Dos Trento sparavano a salve arriv il generale
Clerici. Il gen. Clerici, reso il saluto alle truppe e alle autorit, pronunci elevate
parole ricordando lodierna data sacra alla libert. Mi sommamente gradito egli
dice distribuire in questo giorno le medaglie al valore in questa eroica Trento, fra la
fraternit della popolazione e dellesercito Incita la truppa e la cittadinanza a
perseverare sulla via del dovere, dovendo formare cittadini e soldati un esercito solo.
Ricorda e esalta lesempio dei prodi che immolarono la loro vita per la patria, fulgido
esempio per le generazioni future. Prorompono gli applausi. Quindi il gen. Clerici
legge a voce alta le motivazioni. Alla premiazione segue la rivista, terminata questa il
generale Clerici rivolge un saluto alle autorit, alle rappresentanze, alla cittadinanza
e inneggia a Trento fieramente e degnamente romana.
Dopo la rivista militare, lAssociazione Nazionale fra Madri e Vedove dei
Caduti volle concedersi lambito onore doffrire al comandante interinale della
divisione il generale Clerici la medaglia dellUnit dItalia. La signorina Teresina
Chiesa, presidente dellAssociazione suddetta, presentava di sua mano la medaglia,
che fu accolta con vivo piacere dallillustre generale.
Nel Museo della Guerra di Rovereto si trova appesa una sua fotografia
con questa dedica:
Trento 5 maggio 1923 - Gen. Clerici
dopo lunghi anni di ansiosa attesa e di trepidanza,
alfine in terra trentina redenta e libera
156
LEGIONE TRENTINA, Martiri ed Eroi Trentini della guerra di redenzione, Tipografia Editrice
Mutilati ed Invalidi (Trento, 1925), pagg. 212-214. La copia in possesso degli autori ha un timbro della
Legione Trentina con questa dedica scritta a penna: Al Generale di Divisione Ambrogio Clerici che
i Volontari Trentini onora della sua stima e del suo affetto offre la Legione Trentina G. Cristofolini.
Segue la dedica la firma del compilatore del volume Oreste Ferrari.
63
65
Tesi che stata accolta anche dallo storico Renzo de Felice nella sua
monumentale biografia161 di Mussolini.
Il modo col quale Mussolini procedette alla nomina dei nuovi
sottosegretari fu oggetto di critica da parte di qualche giornale. Il Mondo
scriveva162:
Tale nomina incostituzionale perch contraria al decreto del 14 novembre 1901, n.
466 cos chiamato decreto Zanardelli che dice: Si debbono deliberare in consiglio dei
ministri le nomine di Presidente e Vicepresidente del Senato, dei Senatori, dei
Sottosegretari, dei governatori di colonie. Non stato tenuto dopo il rimpasto
nessun consiglio dei Ministri, dunque la nomina illegale e deve considerarsi come
non avvenuta.
CESARE ROSSI, Trentatr vicende mussoliniane, ed. Ceschina (Milano, 1958), pg. 401.
RENZO DE FELICE, Mussolini il fascista, Giulio Einaudi Editore (Torino,1966) pg. 655.
162 Il Mondo del 3 luglio 1924.
163 Antonino Di Giorgio (1867- 1932) comandante di brigata nel 1916, di divisione nel 1917.
Promosso generale di corpo darmata si batt valorosamente sul Grappa e sul Piave
meritandosi la croce dellordine militare di Savoia. Un suo profilo biografico si trova nel
libro: ANTONINO DI GIORGIO, Ricordi della grande guerra (1915-1918), Fondazione G.
Whitaker (Palermo, 1978).
164 Art. 2 del R.D.-L. 10 luglio 1924, n. 1100.
160
161
66
Il ministro della guerra scrisse una circolare con la quale invitava gli ufficiali,
che ricoprivano cariche amministrative, a dimettersi. Sullargomento
lonorevole Ettore Mazzucco interrog il generale Clerici che, alla Camera dei
Deputati, dai banchi del Governo, nella seduta del 19 dicembre 1924 cos gli
rispose166:
ho dovuto recentemente intervenire nel caso di un ufficiale superiore in servizio
attivo permanente che da quattro anni esercitava le funzioni di sindaco e per di pi
di un comune che non era quello dove il suo reggimento era di guarnigione. Spero si
tratti di un caso isolato. Ma se per avventura altri casi vi fossero, si provveda di
urgenza e mi si riferisca. Tranne a coloro che sono investiti di mandato parlamentare,
a nessun altro ufficiale in servizio attivo permanente deve essere consentito di far
politica. E deve essere ben diffusa fra gli ufficiali dellesercito la coscienza che il tipo
dellufficiale politicante il tipo che maggiormente ripugna alla natura della nostra
istituzione. Onorevole Mazzucco, anzi, onorevole amico Mazzucco in quarantanni
noi non abbiamo mai fatta politica!
67
Dal momento del suo ingresso al ministero della guerra il generale Clerici
aiut il ministro a stendere il progetto di riforma dellesercito che questi
aveva in animo di attuare col consenso di Mussolini. Il generale Di Giorgio si
era posto
al lavoro, con pochi ufficiali a lui devoti, evitando di ricorrere allo Stato Maggiore e
di dare pubblicit alcuna ai suoi progetti: per conservare loro quellimpronta
personale che gli pareva essenziale170.
Di Giorgio e Clerici, non sappiamo chi dei due influenz laltro, cominciarono
a diffidare del colonnello Ottorino Carletti perch lo ritenevano un referente
di Roberto Farinacci. Non si tratt di cosa da poco perch Vittoria Villa, la
moglie del generale Clerici, ancora a distanza di quaranta anni raccontava
laccaduto come di una grana che aveva angustiato non poco il marito.
Il colonnello Ottorino Carletti, che era capo di gabinetto del Ministro Di
Giorgio, fu messo alla porta nel dicembre 1924. Canevari ha scritto171 che
questa sostituzione alien a Di Giorgio la simpatia di Farinacci, che di l a
poco diventer segretario del partito fascista, grande amico del colonnello
Carletti. Di Giorgio dovr dimettersi, mentre Carletti qualche anno dopo
entrer nel senato del regno.
Con lapprovazione di Mussolini, il generale Di Giorgio present al
Senato tre diversi disegni di legge:
1 ordinamento del Regio Esercito;
2 modificazioni alle vigenti disposizioni sul reclutamento del Regio Esercito;
3 organizzazione della nazione per la guerra.
170 GIORGIO ROCHAT, LEsercito italiano da Vittorio Veneto a Mussolini, editore Laterza (Bari,
1967), pagg. 525-26.
171
E. CANEVARI, La guerra italiana. Retroscena della disfatta, Tosi (Roma, 1968), volume I, pag.
127-28.
68
Nella tarda mattinata del 2 aprile il generale Di Giorgio ricevette una lettera
di Mussolini nella quale gli comunicava
() tenuto conto delle indecisioni degli amici del Governo e della opposizione
manifestatasi in Senato, io oggi eviter il voto, e chieder che il Senato mi dia il
tempo necessario per approfondire la questione. Cos la sorte del progetto non resta
pregiudicata.
172
Poco prima di lasciare Roma aveva ricevuto175 la visita del generale Arturo
Cittadini, primo aiutante di campo generale del Re, che gli aveva chiesto
esplicitamente se avesse intenzione di ritornare nellesercito ed il generale
Clerici anche a lui disse che era contrario ad assumere altre cariche politiche.
Cittadini sembr soddisfatto, ma non gli svel quel che bolliva in pentola.
Il biglietto non labbiamo trovato fra le carte del generale Clerici, che lo trascrisse nella
memoria difensiva che present nel 1945 allAlta Corte di Giustizia.
174 In memoria difensiva presentata dal generale Ambrogio Clerici allAlta Corte per
lepurazione.
175
Episodio raccontatoci da Vittoria Villa contessa Clerici.
173
70
71
Caro Generale,
Le famose L. 12.000 furono date al Reggimento con Dispaccio
Ministeriale in data 27 marzo 1929, n. 1712.
Abbia la bont di parlarne nel senso che Le dissi a Torino a S.E. il Ministro
al quale porti anche La prego - i miei saluti.
Grazie
Umberto
Il generale Clerici era lorecchio e locchio del suo Principe: intuiva, ascoltava,
riferiva e provvedeva. Il conte Santorre de Rossi di Santa Rosa ha scritto182:
Sono stato ufficiale dordinanza di S.A.R. il Principe di Piemonte dal 15 settembre
1925 al 15 settembre 1929 e di conseguenza, per quattro anni, vicino al generale
Ambrogio Clerici al quale ero molto devoto e affezionato. Ho sempre ammirate le
qualit e le doti non comuni del suo Avo. Intelligente, attivo, con molto buon senso,
generoso, gentile, comprensivo. Avendomi dimostrata sempre stima e fiducia ho
avuto modo di constatare la sua rapida soluzione di certe situazioni difficili e
delicate.
73
stata sorpresa la sua buona fede suscitando in tutta Firenze una viva emozione stop
Cordiali saluti. MUSSOLINI.
Lappunto del Duce non era cosa da poco! Il generale Clerici subito aveva
scritta questa lettera al conte Mattioli Pasqualini, ministro della real casa,
perch informasse il Re dellaccaduto:
2 Xbre 1925, ore 20,15
Eccellenza,
a seguito del telegramma con cui io informavo codesto ufficio sullo
svolgimento delle varie cerimonie del 29 9bre a Firenze-Vecchio, mi corre lobbligo di
segnalare a V.E. un fatto nuovo, che bene Ella conosca per informarne, se crede S.M.
il Re.
S.A.R. il Principe di Piemonte la sera del 29 Novembre and a pranzo a Palazzo
Serristori, invitato dalla contessa e dal conte Tozzoni. Ci dispiaciuto a S.E. il
Presidente del Consiglio, che me lo ha fatto sapere, sia pure in termini molto cordiali,
soggiungendo che sarebbe stato bene evitare di andare in casa del conte Serristori
noto disfattista, ecc. citandomi anzi un precedente diniego da lui opposto per un
invito fatto al Re di Spagna. Precedente da me ignorato.
Per la storia linvito avvenuto cos. S.A.R., qualche giorno prima di andare a
Firenze, mi espresse il desiderio di andare a pranzo la sera del 29 Novembre, a
Firenze, dalla Contessa Guicciardini, che altre volte laveva invitato e mi incaric di
scrivere a Tozzoni per sentire se la Contessa Guicciardini era disposta ad aderire. Il
conte Tozzoni mi telegraf il venerd che la Contessa era in campagna, con la casa a
Firenze chiusa e quindi nella impossibilit materiale di dare un pranzo a s breve
187
74
distanza di tempo: soggiungeva che la Contessa Tozzoni e lui sarebbero stati ben
onorati di avere lAugusto Principe a pranzo in detta sera.
Fatto in questi termini, linvito venne accettato n si poteva fare a meno ormai - ed
il pranzo ebbe luogo alla presenza delle Dame di Firenze e rispettivio mariti:
Contessa e Conte Guicciardini con figliolo e nuora Marchese e Marchesa Ginori
Duchessa e Duca Strozzi nonch il conte Serristori e genero assenti la contessa
Serristori e la figlia, in quel giorno a Parigi.
Gli onori di casa vennero fatti dai conti Tozzoni.
Tutto questo io ho fatto presente a S.E. Mussolini, la sera stessa del giorno in cui mi
pervenne la sua lamentela, premesso che linvito era pervenuto da un funzionario di
Corte e che non poteva essere declinato senza offendere gratuitamente.
La cosa terminata cos.
Ne ho voluto informare V.E. per doverosa notizia e perch S.M. il Re ne sia edotto,
prima che altri gliene parlino.
Oggi S.A.R. il Principe di Piemonte andato a Vigone per linaugurazione
del parco della rimembranza: solita accoglienza entusiastica!
Prego porgere a S.M. il Re i miei devoti profondi omaggi. Distinti saluti
Gen. Clerici
Pietro Silva (1887-1954) storico che insegn alla facolt di Magistero dellUniversit di Roma.
Scrisse fra laltro:Il Mediterraneo dallunit di Roma allo impero italiano.
75
Caro Generale,
Mi permetta di dirle che trovo inaudito il fatto del Principe Ereditario
uditore di una conferenza del Prof. Silva.
Costui un vile rinunciatario, un disfattista di vecchia data, un frenetico
aventiniano che si rallegrava della mia malattia, un perfido nemico del Fascismo.
Se abbiamo perduto la Dalmazia lo si deve anche a questo intimo amico di
Salvemini.
Questo lo dico schiettamente come mio costume e Le accludo un ritaglio
della Tribuna, per mostrarle la disastrosa impressione prodotta da questo episodio.
Colgo loccasione per mandarLe i miei pi cordiali saluti
Mussolini
Roma, 26 gennaio 1926.
76
LUIGI FEDERZONI, 1927: Diario di un ministro del fascismo, Passigli Editore (Firenze, 1993),
pag. 39.
191
Conte Annibale Brandolini dAdda (1899-1961) che aveva sposato la principessa donna Laura
Boncompagni Ludovisi.
192
CARLO RICHELMY, Cinque Re, storia segreta dei Savoia, Gherardo Casini Editore (Roma,
1952), pag. 252-253.
77
***
193
78
Col tempo, fra il generale Clerici e il cardinale Gamba, si era instaurato, sia
pure dietro il formalismo, un certo affiatamento: il generale Clerici le lettere
indirizzate al Cardinale le scrisse interamente a mano. Nel maggio 1928
larcivescovo di Torino gli scriveva per evitare che un suo Parroco avesse
grane dai fascisti e cos il generale Clerici gli rispose:
196
Eminenza,
Non ho mancato di interessarmi al Rev. Monsignor Luigi Pagano, Priore
Parroco di S. Andrea in Bra, che V. Em. mi presentava con il suo gradito biglietto, e
mi gradito comunicare a V. Em. che nessun provvedimento in corso a di lui carico
ed egli non verr in alcun modo molestato.
Debbo per far presente a V. Em. che mi stata rappresentata lopportunit
di consigliare il Reverendo Pagano di desistere dalle manifestazioni politiche che
hanno provocato lattuale stato di cose, perch certo che egli ha manifestato
pubblicamente le sue idee contrarie al fascismo e al Governo, tanto da essere ritenuto
in tutto il paese come lesponente dellantifascismo locale.
E stato anche rilevato che il Rev. Pagano invitato a cooperare alla battaglia del pane
dal Podest di Bra, respinse la lettera dinvito, dichiarando di non condividere lidea,
ed inoltre egli con qualche altro atto ha confermato i suoi sentimenti contrari al
fascismo ed al Governo.
Prego Vostra Eminenza di voler far riservato uso delle informazioni predette
e di voler accogliere gli atti del mio devoto ossequio
Devot. Gen. Clerici
***
Nel gennaio 1928 il Principe Ereditario, accompagnato dal generale
Clerici e dai capitani Tullio Sovera e Piero Giberti, intraprese un lungo
viaggio che lo port in Somalia e in Terra Santa.
Il 27 gennaio il Principe col seguito si imbarc a Taranto. La prima
tappa (31 gennaio) fu ad Alessandria dEgitto, dove
alle ore 10 il Principe sbarcato accompagnato dal ministro Patern e dal generale
Clerici197.
197
198
199
82
nel settembre 1929 siamo partiti da Torino: S.A.R., io e due autisti. Dopo tre giorni di
sosta a Francoforte una bella mattina siamo partiti per il nord. Sua Altezza non mi
disse nulla fino a quando entrati in Belgio mi disse:Andiamo a trovare una anziana
contessa amica di Sua Maest la Regina. Presso lanziana contessa si trovava S.A.R.
la Principessa Maria Jos con la quale il Principe si fidanz.
202
203
206
Pietro Maffi nativo di Corteolona (paese a due chilometri da Costa dei Nobili) era nel 1930
arcivescovo di Pisa.
85
Sono molto vicino a Lei caro generale e ai Suoi fratelli in questi tanto tristi momenti.
La Principessa si unisce a me nellesprimere le pi profonde condoglianze. Aff.imo
Umberto.
***
Foto 18. Il principe Umberto il 9 gennaio 1930 alle corse di Villa Glori
per il "Premio Principe di Piemonte". A sinistra il generale Clerici.
Fra le carte del generale Clerici si sono trovate alcune lettere208 che
alcuni membri della famiglia reale gli indirizzarono.
Nel marzo 1930 il Principe Ereditario si era ammalato. S.A.R.
Emanuele Filiberto, duca dAosta, se ne interess presso il generale Clerici.
Certamente per affetto e forseperch nella successione al trono veniva
subito dopo il Principe Umberto. Cos scriveva il glorioso comandante della
III Armata:
Torino 26.III.30 (VIII) ore 15,40
Carissimo Clerici,
Solo stamane alle 11 sono venuto a conoscenza indisposizione mio
carissimo e amatissimo nipote.
E coschiedere notizie precise e sicure a Lei mio carissimo. Ho anche saputo che SM
il Re sarebbe qui. Potrei passare un momento da Lei onde tutto sentire e sapere per
conoscere come stanno le cose?
Agli ordini (sic!) sempre aff.imo
E.d.S.
Mi telefoni il mio numero particolare 52870.
208
209
210
211
Paolo Boselli (1838-1932), deputato nel 1870 era stato Presidente del Consiglio dei Ministri durante
la 1 guerra mondiale.
89
212
Il 25 maggio 1928 il podest di Sal, avvocato Belli, si era recato a Torino dal
generale Clerici che gli aveva garantita la partecipazione del Principe
Ereditario allinaugurazione del monumento dei caduti, cerimonia che
doveva svolgersi a Sal il 24 giugno.
Il 28 maggio 1928 lavvocato Belli scriveva216 al generale Clerici per invitare
ufficialmente il Principe Ereditario e per precisare il programma della
cerimonia che prevedeva fra laltro una visita al Vittoriale:
ore 12,00 imbarco sul piroscafo di S.A. colle autorit e crociera sul lago durante la
colazione che si svolger pure sul piroscafo (in caso di burrasca la colazione si
213
effettuer al Grand Hotel Gardone). Dalle 13,30 alle 16 Sua Altezza sbarcher a
Gardone sia per un breve riposo al Grand Hotel, sia per leventualit di accesso al
Vittoriale con il comandante Gabriele dAnnunzio.
Tutto era pronto! Il generale Clerici, per, aveva posta una condizione:
doveva essere dAnnunzio ad invitare formalmente il Principe Ereditario. Il
Poeta non accett la condizione anzi se la prese, come emerge in una lettera
scritta ad un amico217
ora (Umberto) farebbe a me una visita di circostanza, trovandosi a Sal.
Considerandomi io come una sovranit molto pi alta esigo losservanza del
cerimoniale. Non si pu venire da me se non domandandomi licenza, e muovendo
dalla sede senza far soste, neppure nel viaggio di ritorno. Io non posso ammettere se
non un omaggio e anche lobbedienza militare, essendo io di grado pi alto
guadagnato sul campo di battaglia. Ho scritto chiaro. Col tuo tatto evita che io faccia
rispondere da una persona di servizio che non ricevo.
era unito allomaggio reso ai Caduti delle Giudicarie e tutto era suggellato dal rombo
dei motori del lago dove si correva la tua coppa rombo che a noi soldati, avrebbe
ricordato la voce di altri motori, resi celebri dalla tua gloria. E dopo, raccolti nella
solitudine del Vittoriale, nelle ore vespertine, dalle 17 alle 19, le note armoniose di
Monteverdi avrebbero coronato degnamente la giornata. Io, egoisticamente non so
davvero consolarmi della rinunzia, convinto che nessuna visita poteva essere pi
cordiale e bella di quella di domenica. Se - come mi fu riferito in ritardo dal tuo
messaggero- desideravi la visita solo a cinque occhi non avevi che a telegrafarmelo!
Spero sar per unaltra volta, nel silenzio pi assoluto! Ricambio e rinnovo
cordiali saluti
Aff.imo A. Clerici
Torino, 10 maggio 1930
Il generale Clerici, certamente autorizzato dal Poeta, nella lettera gli d del
tu: si conoscevano fin dai tempi della guerra e si davano del tu, poi il
generale era passato diplomaticamente al lei per ritornare con questa lettera
al tu.
Se alla fine del 1930 i rapporti fra il Principe di Piemonte e il Principe
di Monte Nevoso migliorarono fu certamente merito di Piero Giberti che
rifer a dAnnunzio che la Principessa Maria Jos aveva espresso parole di
ammirazione per lui. Questo fece colpo sul Poeta che scrisse al generale
Clerici di voler regalare alla Principessa di Piemonte degli spartiti di
Monteverdi. Il 31 gennaio 1931 il generale Clerici cos gli rispondeva
ritornando a dargli del lei219:
Illustre Comandante e Principe,
Piero Giberti mi ha consegnato il memento ed io sono fiero di poter raccogliere il
mandato e dare le indicazioni da Lei cos gentilmente richieste.
S.A.R. la Principessa di Piemonte possiede undici fascicoli della serie n uno di
Monteverdi. Ignoro di quanti fascicoli consti la serie, ma sono convinto che la sua
idea squisitamente geniale e gentile di voler completare la raccolta riuscirebbe
oltremodo gradita.
La prego di continuare a volermi bene come gliene voglio io e di credermi
con fede immutata ed immutabile
Aff.mo camerata A. Clerici
Torino 19 gennaio 1931
Originale in A.D.V.
93
mitragliatrici devessere stata in qualche momento emozionante perch sul lago era
calato un fortissimo vento improvviso, che ha sollevato onde di burrasca tali da
sorpassare la prora del Mas. Ma i Principi hanno manifestato, a pi riprese, il loro
desiderio di proseguire nella corsa, mentre il Comandante ricordava la vicenda di
guerra e le imprese marine dellimbarcazione. La rapidissima corsa si conclusa nel
piccolo porto di Sirmione, dove i Principi sono scesi, riconosciuti immediatamente
dalla popolazione, che ha improvvisato loro una manifestazione entusiastica. Da
Sirmione a Gardone il passaggio dellautomobile di Gabriele dAnnunzio, che recava
i Principi al Vittoriale, stato salutato con grandiose dimostrazioni.
Mentre Umberto e Maria di Savoia sostavano, per unora circa, nello studio
del Poeta, una luce di fiaccole accese, nella valletta del Riotorto, annunciava
imminente la visita alla nave Puglia. La sera era calata rapidamente. Dal cielo
annuvolato scendeva una lieve pioggia insistente: ma linclemenza della giornata non
ha fatto desistere i Principi dal pellegrinaggio alla prora della nave sacra al sacrificio
di Tommaso Gulli Seguendo il Poeta che procedeva a capo scoperto, il Principe che
era pure a capo scoperto, sceso alla luce delle fiaccole, per il tortuoso sentiero della
valle che divide la Priora dal Colle delle arche. I portatori delle fiaccole hanno sostato
allingresso della nave e la visita s cos compiuta al chiarore militaresco delle luci di
bordo.
Pi tardi le persone del seguito si sono ritirate; e sono restati nel Vittoriale,
col Poeta, solamente i Principi, per un pranzo intimo cui seguito un concerto del
quartetto del Vittoriale, con lesecuzione di musiche di Boccherini e Debussay.
Umberto e Maria di Savoia, che avrebbero dovuto partire alle 22,30 hanno voluto
trattenersi anche pi a lungo col Poeta. S conclusa, cos, a tarda ora della notte, nella
intimit duna serata di musica e di poesia, la giornata dei Principi al Vittoriale.
220
A Napoli il Principe col suo seguito prese alloggio nel Palazzo Reale.
Lentusiasmo dei Napoletani, per natura monarchici, sal alle stelle. Di questo
soggiorno il generale Clerici, in vecchiaia era solito raccontare, che quando
passeggiava i proprietari dei ristoranti lo avvicinavano per pregarlo di
portare nel loro locale i Principi Reali. Ammetteva divertito che era un serio
problema scegliere il ristorante, perch i proprietari esclusi, incontrandolo
gli facevano ognuno una sceneggiata.
Arriv per il generale Ambrogio Clerici il momento di andare in
pensione. Il giorno prima (17 novembre 1932) del compimento del
sessantaquattresimo anno di et dovette lasciare il suo incarico di primo
aiutante di campo del Principe di Piemonte che aveva tenuto per pi di sette
anni. Re Vittorio Emanuele III gli esprimeva la sua riconoscenza
nominandolo di motu proprio, con decreto 18 novembre 1932, cavaliere di gran
croce, decorato del gran cordone, dellOrdine dei Santi Maurizio e Lazzaro e primo
aiutante di campo generale onorario di S.A.R. il Principe di Piemonte.
96
CAPITOLO QUINTO
(1932-1943)
- 1. A Torino generale di corpo darmata in ausiliaria. 2. Senatore del Regno
(1939). - 3. Addetto alla Famiglia Reale (1940). - 4. Presidente dellufficio
prigionieri della Croce Rossa Italiana (1941-43)
1. - A Torino generale di corpo darmata in ausiliaria (1932-1939).
Nel momento in cui andava in pensione il generale Clerici un piccolo
cruccio lo ebbe: fu la mancata promozione a generale di corpo darmata. Nel
1945 scriveva223:
fui collocato in congedo col grado che avevo di generale di divisione e con relativa
pensione perch nello scrutinio di detto anno (1932) non fui dichiarato idoneo al
grado di generale di Corpo dArmata.
Linidoneit, ufficialmente era motivata dal fatto che non aveva esercitato per
il periodo prescritto il comando di una divisione. Il generale Clerici attribu224
la mancata promozione, invece, al voto negativo del Ministro della Guerra
Mussolini e Sottosegretario di Stato generale Cavallero. coi quali aveva avuto
delle prese di posizione.
Il generale Clerici and a risiedere a Torino (in via Galliano, 12) dove
aveva in affitto una bella casa. Sul suo biglietto da visita si leggeva:
generale di divisione Ambrogio Clerici
aiutante di campo gen. onorario di S.M. il Re
primo aiutante di campo gen. onorario
di S.A.R. il Principe di Piemonte
Nella citt sabauda queste titolature avevano una loro importanza! Dovette
presto cambiare biglietto da visita perch il 22 luglio 1933 arriv la
promozione a generale di corpo darmata in posizione ausiliaria: pur restando
in congedo doveva rimanere a disposizione del Ministero della Guerra, che
poteva in ogni momento richiamarlo in servizio, cosa che avvenne come
vedremo- nel giugno 1940.
Al grado di generale di Corpo dArmata spettava il trattamento di
Eccellenza225. Era Consigliere del Consiglio di Amministrazione del Reale
Istituto Nazionale per le figlie dei Militari Italiani ed era membro onorario
della Congregazione della Santissima Annunziata226.
Con la moglie si assentava spesso da Torino: soggiornava a
Villareggio, dove aveva in societ con i fratelli la gestione di quella azienda
agraria; a Villanova dAsti dove la famiglia della moglie usufruiva del castello
Dalla memoria difensiva presentata dal senatore Clerici allAlta Corte per lepurazione.
In memoria difensiva, ecc.
225 altro Clerici che ebbe diritto al trattamento di Eccellenza fu Luigi Clerici (1870-1943),
Presidente di Sezione della Suprema Corte di Cassazione.
226
Fondata il 25 gennaio 1563.
223
224
97
227
228
In A.d.c.C.
era fratello del conte Carlo Calvi di Bergolo, cognato di S.A.R. il Principe di Piemonte.
98
aver ottenuto il consenso del Duce. Il generale Clerici scrisse: 1. Forze armate,
2. Agricoltura, 3. Africa Orientale. Il 6 marzo 1940 fu nominato membro della
Commissione delle Forze Armate alla cui attivit partecip assiduamente
come si pu rilevare dalla consultazione degli Atti della Commissione,
pubblicati dal Senato del Regno, infatti lo troviamo spesso in veste di relatore
di numerose proposte di legge.
Ribad pi volte il principio che non c grado senza relativo impiego230:
e questo non doveva piacere a certi fascisti (in verit non tutti) che amavano
la burletta. Nella 23 riunione, tenutasi l8 gennaio 1941, si oppose a che gli
ex-consiglieri nazionali231 ricevessero il grado di sottotenente ad honorem.
Nel riassunto232 del suo discorso leggiamo:
LOratore dichiara di non essere mai stato favorevole alla concessione di gradi
onorari nellesercito. Si oppone a che il grado venga concesso a chi ha cessato la
carica perch gli sembra che non si debbano fare concessioni a chi non ha sentito il
dovere di chiedere lammissione ai corsi Allievi Ufficiali di complemento n da
giovane n dopo esser stato chiamato a ricoprire unalta carica e aspira allonore del
grado, solo dopo aver cessato la carica.
100
spetta lultima parola, pur procedendo nei limiti del possibile dintesa con le autorit
civili ed amministrative. Nel resto del territorio invece spiegabile una
collaborazione fra autorit civile e autorit militare, senza emergenza delluna
sullaltra (Approvazioni).
Laltra raccomandazione riguarda lo sgombro preventivo obbligatorio della
popolazione civile. Ricorda quanto si potuto constatare nel settembre ultimo scorso,
quando in alcune zone dItalia le autorit locali consigliarono lo sgombero della
popolazione. Fiumane di gente affollarono le stazioni ferroviarie, treni, autocorriere,
si servirono di auto private e di altri mezzi di trasporto per allontanarsi dalla propria
residenza che, in qualche caso, distava pi di 100 chilometri dalla frontiera.
A suo parere lo sgombero preventivo deve essere limitato alla zona ove si prevede
che si svolgeranno le operazioni: nelle altre localit non da consigliarsi per
parecchie ragioni. Anzitutto con la grande autonomia che hanno ora gli aeroplani
non facile trovare zone in cui questa gente possa considerarsi pi sicura che nella
propria residenza. In secondo luogo, proprio nellimmediato periodo prebellico in cui
i mezzi di trasporto devono essere posti a disposizione dellEsercito e le strade
devono essere lasciate quanto pi possibile libere per il passaggio delle truppe e del
materiale bellico, si va incontro al notevole inconveniente che gli uni e le altre
vengano ad essere congestionati dallesodo della popolazione civile. Nel settembre
scorso spesse volte la popolazione civile fu avviata proprio verso quelle localit in cui
si doveva raccogliere truppe e stabilire comandi di tappa, determinando cos gli
inconvenienti che tutti possono facilmente immaginare. Quindi anche nei riguardi
dello sgombero della popolazione civile la decisione deve essere riservata allautorit
militare. Secondo il suo parere lo sgombero deve essere limitato alla sola zona di
operazione, lasciando nel resto del territorio ampia libert di residenza alla
popolazione.
In guerra tutta la popolazione mobilitata e deve formare una massa
compatta con lesercito: preferibile che rimanga nelle retrovie perch la sua
presenza di notevole conforto alle truppe che vanno o ritornano dalla prima linea,
le quali non devono sentire di avere il vuoto alla spalle (Approvazioni )
Loratore ricorda il comportamento eroico della cittadinanza di Vicenza
durante la guerra 1915-18; il nemico era a meno di 35 chilometri dalla citt, eppure
nessuno si mosse; i cittadini dettero sempre alle truppe lausilio morale della loro
fermezza danimo e per questo al comune di Vicenza fu concessa la croce di guerra.
(Applausi )
PRESIDENTE. Riconosce giuste le osservazioni del senatore Clerici; siccome per
non toccano il contenuto del disegno di legge non possono dar luogo ad alcun
emendamento e valgono invece come raccomandazione al Governo, il quale potr
tenerle nel debito conto quando provveder alla compilazione del regolamento per
lesecuzione della legge.
MARAVIGLIA. Si associa pienamente alle conclusioni del senatore Clerici che, del
resto, ritiene rispecchiano il pensiero della Commissione. Crede quindi che le
raccomandazioni possano essere rivolte al Governo a nome dellintera Commissione.
(Approvazioni )
PRESIDENTE. La Commissione con i suoi unanimi applausi ha mostrato
chiaramente il suo consenso col pensiero esposto dal senatore Clerici.
Nel Senato del Regno il generale Clerici trov come funzionario lavvocato
Domenico Galante: questi col grado di capitano nel 1918 era stato il suo
aiutante di campo. I loro rapporti erano stati sempre ottimi come dimostra
questa lettera:
Roma, 20 febbraio 1941 XIX
101
Cara Eccellenza,
Mi gradito rimetterVi, qui uniti, due distintivi da Senatore.
Il f.f. di Segretario Generale del Senato che, per dovere del suo Ufficio, ha il piacere di
inviarVeli, Vi rivolge vivissima preghiera di voler concedere al Vostro vecchio
Aiutante di campo, il permesso di farVene modestissima personale offerta. Egli si
lusinga che, quando Voi Vi vedrete insignito di questo distintivo, avrete, forse,
occasione di ricordarVi un po pi spesso di lui, che, ancora e sempre e pi che mai,
si sente legato al suo amato Generale da vincoli di sincero affetto, di viva
ammirazione e di immutabile devozione.
Galante
Eccellenza
Generale Ambrogio CLERICI
Senatore del Regno
= TORINO=
GUIDO VISCONTI di MODRONE, Il mio esilio nella terra di Guglielmo Tell, (Milano, 1948)
pagg. 14-18.
235
Presso larchivio del Senato non si trova copia di questo ordine del giorno. Ne parla G. Perticone,
La Repubblica di Sal, edizione Leonardi, pag. 167.
102
una fotocopia!!! Negli anni 60 la moglie del generale ebbe a dire che il marito
era stato chiamato al Quirinale per volont della regina Elena che voleva,
durante il conflitto, una sorta di aiutante di campo.
Una cosa certa: nello stato di servizio troviamo scritto che l8 giugno 1940
venne richiamato in temporaneo servizio e destinato a disposizione del
ministero della Real Casa, posizione ufficializzata con dispaccio del Ministro
della Guerra (Gabinetto Ufficiali Generali) n. 1126 del 15 giugno 1940.
La sera del 10 giugno 1940, giorno in cui fu dichiarata la guerra, re
Vittorio Emanuele III part per la zona doperazioni. Qualche giorno dopo il
generale Clerici chiese, come raccont negli anni 50, udienza al Duce per
trattare della sicurezza dei Reali anche perch una bomba francese236 era stata
sganciata nei pressi di Villa Savoia il 12 giugno 1940: fu consigliato di portare
i Reali a San Rossore. Poco dopo il rientro del Re dal fronte francese fu posto
in congedo il 21 luglio 1940.
4. Presidente dellufficio prigionieri della croce rossa italiana.
Il 5 aprile 1941 lavvocato Domenico Galante, segretario generale del
Senato del Regno, scriveva questa lettera al generale Ambrogio Clerici:
Eccellenza
Il Capo Gabinetto della Presidenza del Consiglio mi ha pregato
comunicarVi il desiderio dellEccellenza Russo di vederVi al pi presto,
possibilmente nei primi giorni della settimana
Ricevuta la lettera, non poco sorpreso, il generale Clerici la sera stessa part in
treno da Torino per Roma: al suo arrivo nella capitale incaric il segretario
generale del Senato di fissare un appuntamento con lonorevole Russo.
Ludienza si svolse al Viminale alle ore 13 del 9 aprile. Cos il generale Clerici
rifer237 il colloquio avuto col sottosegretario alla presidenza del consiglio:
(Russo) mi disse subito, complimentandosi, che io dovevo trasferirmi a Roma per
assumere la carica di Presidente dell'Ufficio Prigionieri di Guerra sito in Roma via
Puglie 6. Risposi negativamente...Egli ribatt che non cera pi da far nulla perch il
decreto era stato firmato238 e soggiunse: ma come da Corte non ti hanno detto
nulla? Risposi che io abitavo a Torino e mancavo dalla Corte da circa un anno e non
avevo ancora visto nessuno, che ad ogni modo essendo nella riserva io non potevo
essere richiamato senza il mio consenso. Allora sorridendo Russo mi disse che il mio
nome era stato indicato a Mussolini da S.M. il Re e che il mio richiamo dipendeva da
questa designazione.
236
Gli autori di questo libro possiedono un frammento della bomba, che fu donato al generale Clerici,
sul quale era stata applicata una targhetta in oro con incisa la scritta: Villa Savoia - Guerra 1940 - 12
giugno 1940.
237
Memoria difensiva presentata dal generale Ambrogio Clerici allAlta Corte per lepurazione.
238
Il Decreto al quale alludeva lonorevole Russo era stato firmato da Mussolini il 1 aprile 1941 (cfr.
Gazzetta Ufficiale del Regno dItalia del 26 maggio 1941, n. 122).
103
La designazione del generale Clerici era stata voluta dalla Regina Elena che
dopo, aver raccolto voci sul cattivo funzionamento dellUfficio Prigionieri, si
era recata in incognito nel locale dove si fornivano informazioni al pubblico.
Qui la Sovrana assistette ad uno spiacevole episodio: la madre di un soldato,
che era prigioniero, aveva pregato limpiegato di aiutarla a compilare un
modulo, questi la tratt male. La Regina Elena, non riconosciuta, si offr di
darle aiuto: fatto ritorno a Villa Savoia fece pressione sul Re perch il generale
Clerici, sostituisse il senatore Giuseppe de Michelis, alla presidenza.
Quando il Sottosegretario gli rivel che era stato il Re a designarlo il
generale Clerici non fece pi nessuna resistenza. Qualche anno pi tardi
scriver239:
a tale rivelazione mi inchinai e chiesi quanto tempo mi si concedeva per ritornare a
Torino e disporre per il trasferimento mio e della famiglia a Roma. (Lon. Russo) mi
lasci un margine di due giorni.
239
240
Nonostante il suo antifascismo il conte Morra non fu mai rimosso dal suo
incarico, anche se la polizia ne seguiva passo passo gli spostamenti.244
Il generale Clerici teneva una fitta corrispondenza che firmava sotto a
un timbro con tutti i suoi titoli Ecc. Gen. Sen. Ambrogio Clerici che
dallagosto 1941 sar sostituito con uno nuovo Ecc. Gen. Sen. Conte Ambrogio
Clerici.
La corrispondenza con lAgence des Prisonniers de guerre con sede a
Ginevra la teneva in francese.
Fra gli scopi dellUfficio Prigionieri cera quello di dare notizie ai
familiari degli italiani che erano prigionieri. Circa settecento persone
lavoravano agli schedari.
Problema della Presidenza era quello di reperire queste notizie che
solitamente arrivano su una cartolina prestampata. Quando nel giugno 1942
lAgence di Ginevra scriver245 allUfficio Prigionieri di volere adottare un
nuovo formulario di ricerca prigionieri il generale Clerici lo trov poco
pratico e propose246 delle migliorie.
Quando con nota del 29 luglio 1942 il dottor H. W. Salis aveva
proposto listituzione del Messaggio-Espresso non trov247 nulla da
eccepire, ma chiese che anche da parte nemica si adottasse lo stesso sistema:
entendu, que sous condition de rciprocit, ce mode de corrispondence devra tre
institu avec la Grande Bretagne et ses Dominions, lEgypte, les Etats Unis et les
autres Etats Amricains en tat de guerre avec lItalia.
242
In Domenica del Corriere del 31 agosto 1941 articolo dal titolo Lufficio di ricerca dei prigionieri
di guerra.
243
UMBERTO MORRA, Ricordo di Luchino Visconti, Nuova Antologia , n. 2104, aprile 1976, pag.
606.
244
Idem, pagg. 147 149.
245
A.C.R.In. lettera del 10 giugno 1942
246
A.C.R.In. lettera del
247
A.C.R.In. lettera del 11 settembre 1942.
106
Le potenze nemiche spesso non inviavano notizie sulla sorte dei prigionieri
italiani. Il 2 febbraio 1943 il generale Clerici scriveva a Ginevra per chiedere
che lAgence facesse dei passi presso il governo dellURSS perch inviassero
notizie. Faceva notare la drammaticit della situazione: fino a quel momento
in Italia era giunta solamente una cartolina postale inviata da un prigioniero
di guerra italiano, internato in Russia nel campo 58. La cartolina portava un
timbro della censura sovietica e un altro della posta tedesca.
Poco dopo loccupazione di Pantelleria e della Sicilia il 17 luglio 1943 il
generale Clerici scrisse a Ginevra affinch lAgence facesse pressione sugli
Alleati perch inviassero notizie delle famiglie italiane rimaste nelle zone che
avevano invaso.
Uno dei problemi che lUfficio prigionieri dovette affrontare era quello
dei pacchi che le famiglie dei prigionieri volevano far giungere ai loro cari.
Nel novembre 1941 monsieur Max Huber Cheneviere scriveva al
generale Clerici per comunicargli che un servizio aereo per trasportare i
pacchi per i prigionieri italiani non era opportuno data la condotta della
guerra marittima ed aerea. Il generale Clerici l11 novembre gli scriveva per
ribadirgli che non si poteva abbandonare il progetto e invitandolo a studiare
limpiego della via Istambul-Bagdad per far giungere i pacchi ai prigionieri
italiani in India e la via della Siria-Palestina per i prigionieri in Egitto.
L8 gennaio 1942 il generale Clerici scriveva questa lettera al Ministero
degli Affari Esteri:
per Vostra opportuna notizia, abbiamo il pregio di informarvi che il nostro Delegato
a Lisbona si incontrato col rappresentante del C.I.C.R. di ritorno da un suo viaggio
a Londra. Detto rappresentante ha dichiarato di aver contribuito, nel corso di questa
visita a Londra, a rimuovere non pochi degli ostacoli che hanno finora impedito da
parte inglese un pi vasto servizio di vapori della Croce Rossa. Egli stato ricevuto
dal Presidente del Consiglio portoghese per trattare in merito ad eventuali
rifornimenti in generi alimentari acquistati nella Colonia dellAngola, destinati a
prigionieri inglesi e russi in Germania e che verrebbero trasportati via Lisbona e
Gotemborg (Svezia); progetto questo che avrebbe avuto il consenso inglese.
Il Presidente
Ufficio Prigionieri di Guerra
(Ecc. Gen. Sen. Conte Ambrogio Clerici)
107
un controllo sicuro fino al momento in cui i pacchi verranno affidati alla Turchia per
lulteriore inoltro.
248
108
Altezza Reale,
Il giorno 12 luglio c.a. fui chiamato da S.E. il Conte dAcquarone, il
quale mi inform che S.M. il Re Imperatore si era benignamente degnato di
concedermi il titolo nobiliare di Conte.
Il successivo luned 14 corr. giungevo a Torino per le pratiche necessarie, convinto di
poter vedere V.A.R. e di chiedere a V.A.R. consiglio ed aiuto che mi sarebbero stati
oltremodo preziosi.
Pressato dal Ministero della Casa del Re e Imperatore e dalla Consulta Araldica per
linoltro dello stemma e del motto, mi affidai al prof. Zucchi, col quale concordammo
luno e laltro, come dallannesso schizzo e relazione.
Il professore Mario Zucchi era una vecchia conoscenza del generale Clerici
perch era il bibliotecario di S.A.R. il Principe di Piemonte ed era la persona
adatta a comporre un nuovo stemma, perch conosceva bene le regole
dellaraldica. Il professor Zucchi scrisse questa relazione:
PROPOSTA DI UNO STEMMA
PER LECCELLENZA
IL GENERALE CLERICI
Nella proposta del nuovo stemma gentilizio, pare a me debbansi tenere
presenti il curriculum vitae e il patronimico dellillustre Concessionario.
Per la splendida carriera militare, sembra elemento rappresentativo, primo
ed indispensabile, la spada. Fra le forme svariatissime assunte, nella lunga storia,
dalla spada, trascuro di proposito la sciabola, che entra raramente, dir anzi
rarissimamente, nel blasone italiano; trascuro la daga, tozza ed antiestetica, molto e
troppo comune nella tramontata araldica napoleonica; e mi indugio di preferenza
sopra una forma italianissima di spada, che i trattati araldici e la ricca letteratura
francese chiamano, per antonomasia, pe de parement italienne, venuta in larghissimo
uso nel secolo XVI, elaborata dalle grazie e dal gusto artistico del Rinascimento.
Questa spada italiana, che ha parato e rintuzzato vittoriosamente in tante battaglie gli
attacchi nemici, ben pu simboleggiare la spada donore del valoroso Generale. La
colloco nel punto pi elevato dello scudo, cio nel capo, che pezza donore di primo
ordine; e la colloco, intenzionalmente, sopra un campo dazzurro, che il colore
specifico dellAugusta Monarchia di Savoia, perch qui i termini sono inseparabiliil soldato dItalia non pu trarre gli auspici della vittoria se non dal suo Re vittorioso.
Poich la carriera del Generale Clerici si svolse, per la massima parte,
nellarma dei Bersaglieri, sembrato opportuno consacrarne il ricordo della granata,
posta nella punta dello scudo, fiammeggiante, di porpora, crociata dargento. Il
semplice color porpora, allusivo allarma, non permette di pensare ad una
figurazione abusiva, perch la granata riprodotta nello stemma non tutto lemblema
dellarma dei Bersaglieri, e la croce dargento non tutta larma sabauda.
Quanto agli elementi araldici tratti dal patronimico, da ricordare che il clerc
o il clericus dei documenti medioevali era sinonimo di laico colto e letterato, e
rappresentante, in mezzo alla cavalleria feudale spesso analfabeta, il prestigio
dellintelligenza e la superiorit della cultura. Dal clerc degli antichi documenti, vale
a dire dal laico colto e letterato, al clerc laico e gentiluomo, difensore, col senno e con
la mano, in tempi di aspri dissensi religiosi, del pensiero cristiano, facile il passo:
onde la scienza del blasone, volendo rendere, con figure ben definite, questi
atteggiamenti spirituali che costituivano la grande ossatura delledificio religioso e
civile, escogit lo scaglione, termine architettonico, che sorregge il fastigio del
Tempio come una formidabile travatura ideale. Sono le laboriose elocubrazioni della
scienza del blasone fatte accettabili ed autorevoli dai nomi del Menestrier, del
Galluppi, del de Foras, del Ginammi, del Franchi-Verney, del Crollalanza, del
109
Tutte le concessioni di titoli nobiliari erano soggette ad una tassa251 che nel
1941 per il titolo di Conte era di 39 mila lire, ridotta ad un terzo per le
concessioni di motu proprio. La somma di 16 mila lire richiesta dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri era consistente (pari a due paia di buoi)
ed il generale Clerici, con un certo pudore, aveva annunciata la notizia al
fratello avvocato Carlo, amministratore della fraterna Clerici, con questa
lettera:
CROCE ROSSA ITALIANA
Ufficio Prigionieri Ricerche e Servizi Connessi
Segretariato Internazionale e Informazioni private
Roma via Puglie 6 Tel. 41.530 teleg. CROCEROSSA
Legge 30 maggio 1940-XVIII, n. 726 (in G.U. n. 156 del 5 luglio 1940): Modificazioni alle
disposizioni vigenti in materia di tasse sui provvedimenti nobiliari ed araldici e onorificenze straniere.
111
La Fraterna, tramite lavvocato Carlo, invi subito il vaglia con le 16 mila lire
necessarie. Il 5 settembre 1941 il generale Clerici, come da sua annotazione,
pag la tassa e port personalmente la ricevuta di pagamento al nobile Mario
Tosi, Cancelliere della Consulta Araldica.
Il 26 settembre 1941, a San Rossore, Re Vittorio Emanuele III firmava le Regie
Lettere Patenti che furono inviate al generale Clerici. Il documento
contenuto in una cartella (cm. 41x 28) in pelle nera con impresso in oro il
piccolo stemma dello Stato. Allinterno, sulla sinistra, a tutta pagina
riprodotto lo stemma dei Clerici miniato dal pittore Renato Ramponi e vistato
dal professor Pietro Fedele, Commissario del Re e Imperatore presso la
Consulta Araldica. Nella pagina di fronte, per tre facciate, con scrittura a
grandi caratteri riprodotto il testo del decreto reale che recita:
VITTORIO EMANUELE III
PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTA DELLA NAZIONE
RE DITALIA E DI ALBANIA
IMPERATORE DETIOPIA
Araldica
oggi
ottobre
254
255
idem
idem
114
256
idem
115
CAPITOLO SESTO
(1943-1955)
- 1. A Villaregggio durante la Repubblica Sociale (1943-45). - 2. Lepurazione
(1945). 3. A Villareggio in un clima ancin regime (1945-53). - 4. Sindaco di
Zeccone (1949-54). - 5. A Milano (1953-55)
1.- A Villareggio durante la Repubblica Sociale.
Mussolini, appena liberato, fu portato in Germania dove si incontr
con Hitler. I due dittatori decisero di ricostruire il partito fascista e di dare
allItalia, occupata dalle truppe germaniche, un governo (Repubblica Sociale
Italiana) presieduto dallo stesso Mussolini.
Per due anni lItalia fu sconvolta da una violenta guerra civile. Ai fini della
biografia riportiamo quanto il generale Clerici scrisse nella Memoria
difensiva:
Mentre mi trovavo in licenza di malattia presso la mia famiglia a Villareggio
(Pavia), ove i miei fratelli avevano in affitto unazienda agraria, il Comando Militare
della Lombardia eman ai primi dottobre un bando che faceva obbligo a tutti gli
ufficiali di presentarsi al pi presto alle autorit militari (i generali al detto
Comando). Mi presentai in novembre. Nellinterrogatorio del generale Solinas
accennai al motivo per cui io mi trovavo a casa e ad onor del vero, debbo dichiarare
che egli non pretese da me alcun giuramento per la Repubblica, giuramento che
daltra parte non avrei prestato sicuramente, essendo esso contrario ai miei
sentimenti prettamente monarchici. Lindomani mi presentai anche al Comando
provinciale di Pavia per lasciare il mio recapito ed in tale circostanza lasciai
lindirizzo sulla mia carta da visita, che non so come and a finire ad Alessandria alla
sede di un giornalucolo locale, al quale non sembr vero di pubblicare la mia carta da
visita, con tutti i titoli e gli attributi, corredandola di maligne insinuazioni e
concludendo che dovevo essere deferito ad una commissione di disciplina.
Non mi occupai soverchiamente dellarticolo, che non ebbe seguito e
continuai la mia vita di assoluto riposo e non ebbi pi nessuna molestia allinfuori di
saltuarie visite allazienda di giorno e di notte della Gendarmeria Germanica, dirette
ad accertare che non si ospitassero i cos detti fuorilegge, partigiani ecc., ma non
trovarono mai nessuno perch la guardia notturna appena si accorgeva della visita,
correva a dare lallarme. Sono sempre stato alloscuro del movimento patriottico di
liberazione: ma alla fine di aprile appena avvenuta loccupazione di Pavia, mi
presentai come Senatore al nuovo Prefetto, lasciando il mio recapito.
116
2.- Lepurazione
NellItalia liberata i partiti del C.L.N. imbastirono la grande burletta
che and sotto il nome di epurazione che, in molti casi,
rappresent certamente la persecuzione e lavvilimento di uomini, molti dei quali
avevano tenuto con onore alti uffici dello Stato e acquistato indiscutibili benemerenze
verso il Paese257.
FILIPPO VASSALLI, La decadenza dei senatori dalla carica. Una pagina di diritto costituzionale
e di diritto giudiziario, (Bologna, 1949)
258
GIUSEPPE FABBRI, Se Merzagora, intervista ad Antonio Mola in il Borghese del 12 febbraio
1984.
259
La lettera fu pubblicata sul quotidiano Il Tempo di marted 8 agosto 1944.
260
Della memoria difensiva ci sono due versioni : quella ufficiale che si conserva nel fascicolo del
senatore Clerici al Senato e quella di prima stesura che si trovava fra le carte del generale Clerici.
Entrambe le versioni si possono consultare in A.d.c.C.
117
Camera di Consiglio
Ha emessa la seguente
ORDINANZA
Una lettera del marchese Carlo Graziani261, capo della casa del Re
dItalia, ragguaglia il generale Clerici sulla vita della Corte in esilio:
(figura del piccolo stemma262 )
261
Il marchese Carlo Graziani (1886-1964), nobile di Borgo San Sepolcro, generale di brigata aerea,
dal giugno 1946 al 1958 fu Capo della Casa di Sua Maest il Re a Cascais.
120
15 Sett. 1954
Cascais- Villa Azzurra
Carissimo Generale ed amico,
avuta regolarmente la Tua lettera di qualche giorno
addietro e non mancato di mettere da parte laltra Tua per consegnarla allAugusto
Signore, non appena Egli far ritorno su questi ospitalissimi lidi, da dove manca
ormai sino dalla met dello scorso mese. Oggi fausto giorno del Suo 50 compleanno
tutta la Famiglia riunita festegger il lieto avvenimento in quel di Merlange, dove
lAugusto Signore con lAugusta Famiglia si recato al termine della famosa
Crociera mediterranea263 e dove rientrata pure in tempo la deliziosa Principessa
Beatrice, al termine del Suo primo tuffo nella Sua propriet di Boscoverde e nella
mia bella Fiesole. Non credo che lAugusto Sovrano far ritorno da queste parti
prima della fine del mese in corso ed ai primi di ottobre parrebbe che vi facessero
ritorno le Principesse M. Gabriella e M. Beatrice al termine delle Loro vacanze estive,
che questanno sono state per entrambi, molto pi interessanti del solito: qui
riprenderanno la Loro abituale vita portoghese ed i Loro studi. O approfittato subito
della lunga assenza del Signore per inviare il personale italiano a respirare un po
delle benefica ed indispensabile aria natia, ma malgrado i sensibili, temporanei
alleggerimenti- in alto e in basso- della forza presente della mia Comunit italoportoghese, questa non scesa al di sotto delle venti e pi unit, che, qui, sono
disseminate in ben quattro case distinte e distanti, con tutto il lavoro che ne consegue
nei vari campi. Se tutto andr per il suo verso e se non si affacceranno allorizzonte
nuove complicazioni sempre possibili, io pure e per ultimo conterei di fare una
scappata, nel mese dottobre, in Italia e nella mia dolce Toscana, lontano da tutto e da
tutti, per un po di vero riposo, del quale sento estremo bisogno, ma, soprattutto, per
rigenerare i miei poveri nervi massacrati da otto anni e rotti continuati di clima
atlantico e da tante occupazioni, preoccupazioni, noie e pensieri di ogni genere che
accompagnano il duro lavoro quotidiano. Tutto sommato e ad eccezione dei miei
poveri nervi sbrindellati, non posso in verit, data la mia rispettabile et, lamentarmi
della salute e della resistenza al lavoro.
Ti prego di volermi cortesemente ricordarmi alla Contessa e, con i miei migliori
auguri per la tua salute, tinvio i miei devoti e cordialissimi saluti. Tuo dev.imo e
aff.imo
Carlo Graziani
***
Con Decreto Legislativo del Capo Provvisorio dello Stato in data 19
ottobre 1947, n. 1265264 il comune di Zeccone, che con Regio Decreto 6
dicembre 1928, n. 3156 era stato incorporato dal comune di Bornasco,
riacquist la propria autonomia.
Alcuni cittadini si recarono a Villareggio per chiedere al generale Clerici di
capeggiare una lista: questi si riserv di chiedere lassenso di re Umberto II,
che il Sovrano gli accord. Sciolta la riserva partecip alle elezioni e fu eletto
Sindaco di Zeccone il 27 febbraio 1949 con delibera n. 2 del Consiglio
262
Il piccolo stemma del Re, come stabilisce larticolo 11 del Regio Decreto 1 gennaio 1890 (Titoli e
stemmi della Famiglia Reale), consiste in uno scudo pieno dellarme di Savoia (di rosso alla croce
dargento) sormontato dalla Corona Reale.
263
Nellestate 1954 Federica, Regina di Grecia, aveva organizzato una crociera sulla nave
Agamennone: alla crociera parteciparono numerosi Sovrani e Principi Reali.
264
Il testo del decreto si trova nella Gazzetta Ufficiale n. 272 del 26 novembre 1947.
121
La delibera venne approvata dalla Prefettura di Pavia il 4 marzo 1949, n. 1/1114 Gab.
In A.d.c.C. lettera del Sindaco di Zeccone (sig. Bargiggia) datata 16 febbraio 1972.
122
269
Adrio Casati (1910-1987), avvocato, presidente della provincia di Milano dal 1952 al 1964.
presidente della Fiera Campionaria di Milano dal 1964 al 1978.
123
ONORIFICENZE
concesse a
Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro: cavaliere (R.D. 3 aprile 1913); cavaliere
ufficiale (R.D. 2 gennaio 1921); commendatore (R.D. 29 giugno 1922); grande
ufficiale (R.D. 10 giugno 1926); cavaliere di gran croce decorato del gran cordone
(R.D. 18 novembre 1932).
Ordine Coloniale della Stella dItalia: grande ufficiale (R.D. 30 aprile 1931).
Egitto
- Ordine del Nilo: gran cordone (1928).
Francia
- Legion dhonneur: cavaliere (17 luglio 1904); commendatore (7 aprile
1918).
Giappone
- Ordine del Sacro Tesoro Imperiale: 4 classe (7 maggio 1910).
- Ordine del Sol Levante: 2 classe (12 luglio 1921).
Gran Bretagna
- Ordine di San Michele e di San Giorgio: honorary companion (5
novembre 1918).
Jugoslavia
- Ordine dellAquila Bianca:
Santa Sede
- Ordine del Santo Sepolcro: commendatore.
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BIBLIOGRAFIA
Del conte generale Ambrogio Clerici, fino ad oggi, mancava una biografia. Questo ha
comportato la sua esclusione dal Dizionario Biografico degli Italiani, opera in pi
volumi pubblicata a cura della Fondazione Treccani.
Alcuni cenni biografici si trovano in
-
Studi particolari sulla sua figura sono stati pubblicati sotto forma di articolo da
Enrico E. Clerici:
- Villareggio ed i Clerici (1844-1953). Fascicolo ciclostilato in 30 copie compilato in
occasione del raduno dei discendenti di Girolamo Clerici (1797-1883): raduno
tenutosi a Villaneggio il 12 maggio 1985.
- 1925-26: Umberto di Savoia, Mussolini e un generale pavese, Bollettino della Societ
Pavese di Storia Patria (1987). (Nota riprodotta da Tribuna Politica - gennaiofebbraio 1988).
- Gabriele DAnnunzio, Umberto di Savoia e un generale pavese. Bollettino della Societ
Pavese di Storia Patria, 1989. Como, Litografia New Press, 1989.
Una scheda biografica riportata in:
Clerici Enrico E., Clerici Carlo Alfredo. Una storia della famiglia Clerici. Global Print.
(Gorgonzola 2003).
Fonti archivistiche
-
126
Fonti a stampa
a) Giornali consultati
-
Epoca (1972)
Grazia (1961)
Il Brennero (1923-24)
Il Corriere della Sera (1918; 1924-32; 1939; 1941)
Il Corriere Vicentino (1918)
Il Ponte (1951)
Il Tempo (1959)
La Stampa (1925-32)
LIllustrazione Italiana (1919-32).
b) Libri consultati
Quasi ogni libro ci servito solamente per un periodo della vita del generale. Per
questo motivo si pensato di suddividere la bibliografia in periodi.
1.- Prima del 1915
-De Biase Carlo, Laquila doro (Storia dello Stato Maggiore Italiano 1861-1945), Edizioni
del Borghese (Milano, 1969).
-De Bono Emilio, Nellesercito nostro prima della guerra, ed. Mondadori (Milano, 1931).
-De Rossi Eugenio, La vita di un ufficiale italiano sino alla guerra, ed. Mondadori
(Milano, 1927).
-Mascheroni Gianfranco, Storia di Costa
2.- Guerra 1915-18
- Acerbi Enrico, Strafexpedition, maggio-giugno 1916, Gino Rossato Editore (Valdagno,
1992).
- Bencivenga Roberto, La sorpresa di Asiago e quella di Gorizia, Tipografia Madre di
Dio (Roma, 1935).
- Boccardo Bepi, Melette 1916-1917, Gino Rossato Editore (Valdagno, 1994).
- Cadorna Luigi, La guerra sulla fronte italiana, ed. Treves (Milano, 1921).
- Cadorna Luigi, Lettere Famigliari, Mondadori (Milano, 1967).
- Cadorna Luigi, Pagine polemiche, Garzanti (Milano, 1950).
- Campana Michele, Un anno sul Pasubio, Gino Rossato Editore (Valdagno, 1993).
- Cavallero Carlo, Il dramma del maresciallo Cavallero, Arnoldo Mondadori Editore
(Verona, 1952).
- Caviglia Enrico, Diario, ed. Casini (Roma, 1952).
- Caviglia Enrico, Le tre battaglie del Piave, A. Mondadori (Verona, 1934).
- De Mori Giuseppe, Vicenza nella guerra 1915-18, Rumor ( Vicenza,, 1931).
- Gatti Angelo, Caporetto dal diario inedito, ed. Il Mulino (Bologna, 1964).
- Gatti Angelo, Uomini e folle di guerra, ed. Mondadori (Milano, 1927).
- Marchetti Tullio, Ventotto anni nel servizio informazioni militari, collana del Museo
Trentino del Risorgimento (Trento, 1960).
- Ministero Della Guerra, Riassunti storici dei corpi e comandi nella guera 1915-18,
volume IX (i Bersaglieri), ed. Libreria di Stato.
- Pettorelli Lalatta Cesare, Loccasione perduta, Carzano 1917, ed. Mursia (Milano,
1967).
- Pieropan Gianni, 1915 obiettivo Trento, ed. Mursia (Milano, 1982).
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- Setta Sandro, Renato Ricci, dallo squadrismo alla Repubblica Sociale Italiana, il Mulino
(Bologna, 1986).
- Schemfil Viktor, La Grande Guerra sul Pasubio, 1915-1918, ed. Ghedina (Cortina
dAmpezzo, 1978).
- Schneller Karl, 1916 manc un soffio, Mursia (Milano, 1988).
- Schiarini Pompilio, LArmata del Trentino (1915-1919), ed. Mondadori (Milano,
1926).
- Tosti Amedeo, Il Maresciallo dItalia Guglielmo Pecori Giraldi e la 1 Armata, Tipografia
Vincenzo Bona (Torino, 1940).
3.- Periodo fascista
- Atti del Parlamento Italiano:
- Camera dei Deputati XXVII legislatura
- Senato del Regno XXX legislatura.
- AA.VV., Umberto di Savoia il Principe Soldato e Studioso,L. Cappelli Editore (Bologna,
1930).
- Bartoli Domenico, La fine della Monarchia, Arnoldo Mondadori Editore (Verona,
1947).
- Bertoldi Silvio, Umberto, Longanesi & C. (Milano, 1966).
- Cambria Adele, Maria Jos, Longanesi & C. (Milano, 1966).
- Casalegno Carlo, La regina Margherita, Einuadi editore (Torino, 1956).
- De Felice Renzo la biografia di Mussolini in pi volumi edita da Einaudi (Torino).
- De Vecchi di Val Cismon Cesare Maria, Il quadrumviro scomodo, ed. Mursia (Milano,
1983).
- Di Giorgio Antonino, Ricordo della Grande Guerra (1915-1918), Fondazione G.
Whitaker (Palermo, 1980).
- Federzoni Luigi, 1927: Diario di un ministro del fascismo, Passigli Editore (Firenze,
1993).
- Ferrraris Efrem, La marcia su Roma veduta dal Viminale, ed. Leonardo (Roma, 1946).
- Grimaldi U. Alfassio e Bozzetti Gherardo, Farinacci il pi fascista, Bompiani
(Milano, 1972).
- Iori I., Casa Militare alla Corte dei Savoia dal 1554 al 1927, (Roma, 1928).
- Nozzoli Guido, I Ras del Regime, Bompiani (Milano, 1972).
- Pellicani Antonio, Il filo nero, Sugar Editore (Milano, 1968).
- Puntoni Paolo, Parla Vittorio Emanuele III, Aldo Palazzi Editore (Milano, 1958).
- Regolo Luciano, Il Re Signore, Simonelli (Milano, 1998) [Lautore ha anche utilizzato
una bozza di un capitolo di questo libro, quello riguardante il periodo in cui il
generale Clerici fu primo aiutante di campo del Principe di Piemonte].
- Repaci Antonino, La Marcia su Roma (mito e realt), ed. Canesi (Roma, 1963).
- Richelmy Carlo, Cinque Re, storia segreta dei Savoia, Gherardo Casini Editore (Roma,
1953).
- Rochat Giorgio, LEsercito italiano da Vittorio Veneto a Mussolini, ed. Laterza(Bari,
1967).
- Rossi Cesare, Trentatr vicende mussoliniane, ed. Ceschina (Milano, 1958).
4. Gli ultimi anni (1944-1955)
- Santarelli Enzo, Dalla Monarchia alla Repubblica, Editori Riuniti (Roma, 1974).
- Sauerwein Jules, Monarchie di ieri e di domani, Rizzoli (Milano, 1951).
- Savoia Umberto II, I messaggi dallesilio, a cura dellUMI (Roma, 1957).
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