Sei sulla pagina 1di 129

IL CONTE GENERALE

AMBROGIO CLERICI
Enrico E. Clerici
Carlo Alfredo Clerici

In copertina Ambrogio Clerici, sottotenente dei bersaglieri nel 1890

CAPITOLO PRIMO
1868-1885
- 1. Il generale Ambrogio Clericichi era costui? 2. i Clerici una famiglia di
fittabili pavesi 3. Nascita e infanzia 4. Studi e morte del padre.
1.- Il generale Ambrogio Clerici chi era costui?
Per la curiosit degli emuli di don Abbondio diciamo che il generale
Ambrogio Clerici era un pavese nato a Costa dei Nobili il 18 novembre 1868
dal possidente Domenico Clerici, che nel 1866 aveva combattuto come
volontario agli ordini di Garibaldi, e da Cleofe Ticozzi.
Nel 1885 entr come allievo della Scuola Militare di Modena
uscendone nel 1887 col grado di sottotenente dei bersaglieri. Dopo aver
militato alcuni anni nel 12 reggimento bersaglieri, promosso tenente
frequent (1894-97) a Torino la scuola di guerra: prest, come tenente,
servizio di stato maggiore presso il comando delle divisioni di Novara e di
Verona e poi (1904-12) a Roma al Ministero della Guerra, col grado di
capitano del corpo di stato maggiore.
Col grado di colonnello partecip alla prima guerra mondiale come
sottocapo di stato maggiore della 1 Armata (1915-17), meritandosi la croce di
cavaliere dellordine militare di Savoia per aver concorso, nel periodo
maggio-luglio 1916, ad arrestare e poi ricacciare il nemico nella zona
tridentina. Promosso colonnello brigadiere (1917), rifond la 4 brigata
bersaglieri che lasci poco dopo per assumere la carica di capo di stato
maggiore della 1 armata. Nel febbraio 1918 ebbe il comando della 5 brigata
bersaglieri alla testa della quale combatt sugli Altipiani e sul Piave.
Nel 1919 fu nominato aiutante di campo generale effettivo di re
Vittorio Emanuele III, carica che tenne per quattro anni; nel 1923 assunse il
comando della brigata di fanteria Acqui di stanza a Trento. Promosso
generale di divisione nel 1924, ricopr la carica di sottosegretario di Stato per
la guerra (1924-25) e quella di primo aiutante di campo del Principe di
Piemonte (1925-32). Generale di corpo darmata nel 1933, senatore del regno
nel 1939, Conte nel 1941, presidente dellUfficio prigionieri della Croce Rossa
Italiana dal 1941 al 1943, sindaco di Zeccone dal 1949 al 1954. Mor a Milano il
19 giugno 1955 e fu sepolto a Costa de Nobili.
2.- I Clerici una famiglia di fittabili pavesi
Ambrogio Clerici nacque in una tipica famiglia di fittabili pavesi e,
pur seguendo la carriera militare, egli stesso fu fittabile perch partecip
con i fratelli alla gestione di due grandi fondi agrari: quello di Villareggio, che
la Famiglia tenne in affitto per cento anni (1844 1944) e quello di Costa de
Nobili del quale era comproprietario.
Da secoli nella Lombardia irrigua lagricoltura (basata sulla cultura del
grano, del riso, sullallevamento dei bovini e sulla produzione del formaggio

e del burro) aveva come protagonisti i fittabili. Carlo Cattaneo ebbe a dire1
che la classe dei fittabili
ignota presso le nazioni antiche e la maggior parte delle moderne, i quali
piuttostoch agricoltori, sono imprenditori dindustria agraria, poich sciolti dogni
manual fatica e dogni cura servile dirigono sopra vasti spazi il lavoro dei mercenari,
anticipando grandi valori riproduttivi al terreno, e vivendo in mezzo ai rustici come
cittadini.

I Clerici erano fittabili sicuramente2 dall11 novembre 1671, giorno in cui tre
fratelli Clerici (Carlo Ambrogio, Giovanni Battista e Baldassare), che erano
figli del fu Giovanni Giacomo Clerici, presero in affitto dal monastero della
Certosa di Pavia la cascina Manzola, col fondo di pertiche 1264, che si trovava
in territorio del comune di Corteolona.
Laffitto novennale fu rinnovato dai fratelli Clerici pi volte e nel 1691
assunsero anche la gestione di un altro fondo (pertiche 780) che la Certosa di
Pavia aveva nel paese di Corteolona. Vennero cos a disporre, per la
coltivazione, di 2.044 pertiche.
Verso il 1710 Carlo Antonio Clerici ( figlio di Carlo Ambrogio Clerici
che era morto intorno3 al 1702) si stacc dalla fraterna che conduceva ancora i
due fondi a Corteolona e prese in affitto, per suo conto, altri fondi: prima a
Mirabello, poi dall11 novembre 1718 a Torre dAstari in territorio di
Albuzzano, ed in fine dall11 novembre 1727 a Copiano dove nel 1747 mor. I
suoi eredi si divisero nel 1749: mentre il figlio primogenito (Ambrogio Clerici)
rimase a Copiano; Giovanni Antonio Clerici con i fratelli don Siro Giuseppe e
Pietro Paolo prese in affitto dal Collegio Ghislieri il fondo di cascina
Colombara (pertiche 1350) in territorio di Lardirago. Nel 1787 Giovanni
Antonio Clerici prese in affitto il fondo di Marzano di propriet dellOspedale
San Matteo di Pavia nella cui direzione subentr il figlio Siro Ignazio e dal
1795 labiatico Angelo Francesco Clerici. Questi l11 novembre 1801 prese in
affitto il fondo di Cascina Campane in territorio di San Zenone e nel 1811
acquist dal Demanio Pubblico del Regno dItalia il fondo di Costa San
Zenone (lattuale Costa dei Nobili) di pertiche 829 e 14 tavole che nel 1817
ingrand con lacquisto di altre quattrocento pertiche. Angelo Francesco
Clerici che conduceva direttamente il fondo di Costa affitt nelle vicinanze di
Milano anche i fondi di Badile (dal 1820) e di Mairano (dal 1822). Alla morte
di Angelo Francesco Clerici (1827) i figli (Girolamo, Pietro e Dionigi)
mantennero, per alcuni anni, in comunione la propriet del fondo della Costa,
che Dionigi condusse poi da solo dal 1832 fino al 1846, dopo aver affittato la
parte dei fratelli. Girolamo risiedette a Badile gestendo quel fondo fino al
1844, anno in cui prese in affitto il fondo di Villareggio, che i suoi discendenti
CARLO CATTANEO, Dell Agricoltura inglese paragonata alla nostra, in Saggi di Economia
rurale,, edizione curata dal professor Luigi Einaudi (Torino, 1939).
2
Fino a questo momento non siamo riusciti a stabilire dove abitassero prima dell11
novembre 1671.
3 Per la data di morte in mancanza del registro dei morti ci siamo avvalsi del registro dello
stato delle anime.
1

condussero fino al 10 novembre 1944. Girolamo nel 1855 acquist del fondo
della Costa la parte del fratello Pietro: il fratello Dionigi si era diviso nel 1846
tenendosi il suo terzo.
Nel 1861 Girolamo Clerici che conduceva il fondo di Villareggio,
mand il figlio Domenico (il padre del futuro generale Clerici) a
sovraintendere allazienda agraria posta sul fondo di sua propriet (pertiche
965). Nel 1877 Girolamo Clerici fece acquistare altro terreno ai figli (Angelo,
Carlo, Domenico ed Eugenio) cos il fondo della Costa raggiunse la
dimensione di 1.892 pertiche. I Clerici, nel periodo 1877-1920, a Villareggio e
alla Costa coltivavano 5.312 pertiche.
Come gran parte della borghesia lombarda i Clerici non erano rimasti
estranei al movimento risorgimentale. Girolamo Clerici aveva visto i figli
Achille e Carlo partire volontari al seguito di Garibaldi. Il primo, nel giugno
1848, si era arruolato come volontario nel battaglione della Guardia
Nazionale Volontaria Pavese combattendo al seguito di Garibaldi a Luino e a
Morazzone dove fu ferito a una mano. Il secondo, Carlo Clerici, dopo aver
attraversato in barca il Ticino si era arruolato nel marzo 1859 nei Cacciatori
delle Alpi coi quali combatt nel 2 Reggimento a San Fermo, a Varese e allo
Stelvio.
Nel 1866, nellimminenza della terza guerra dindipendenza, Girolamo Clerici
nel timore di un arruolamento in massa dei goliardi, aveva richiamato a
Villareggio il figlio Eugenio, che studiava legge presso lUniversit di Pavia. Il
patriarca non aveva fatto i conti con un altro suo figlio: Domenico Clerici
che, come abbiamo visto, dal 1861 era alla Costa a dirigere il fondo. Questi in
una lettera annunci al padre di essersi arruolato volontario nei garibaldini.
Con leroe dei due mondi combatt a Bezzecca, fatto prigioniero sul campo di
battaglia venne internato in Austria. Al ritorno dalla prigionia riprese la
conduzione del fondo e il 21 febbraio 1867 a Marcignago spos Cleofe
Ticozzi, figlia di Ambrogio Ticozzi e di Antonietta Pavesi.
Da queste nozze nacque il futuro generale Ambrogio Clerici, secondo di
dodici figli che in ordine cronologico furono: Enrico (1867-1946), Ambrogio
(1868-1955), Luigi (1870-1943), Gaetano (1871-1965), Achille (1872-1905),
Mario I (n. 1874), Ariberto (1875-1946), Anna (1876-1945), Carlo (1878-1957),
Mario II (n. 1880), Adelaide (1882-1974) e Domenica (1883-1972).
3.- Nascita e infanzia a Costa dei Nobili
Circa la data di nascita del futuro generale Clerici vi discordanza fra
quanto annotato nel registro dello stato civile conservato nel Municipio di
Costa dei Nobili e quanto riportato nel registro dei battezzati conservato nella
Chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria Assunta. Per lautorit laica
Ambrogio Clerici nacque a Costa dei Nobili il 18 novembre 1868 alle ore nove
pomeridiane; per lautorit religiosa il 19 novembre alle ore 10 antimeridiane.
La questione non merita unulteriore indagine perch con ogni probabilit ci
troviamo di fronte a un errore del segretario comunale o del parroco oppure a
una sorta di guerra fra il potere laico e il potere religioso.
5

Dal momento che in tutti gli atti pubblici (stato di servizio militare, brevetti,
regi decreti, ecc.) la data di nascita il 18 novembre 1868 prendiamo per
buona questa.
Ambrogio Clerici vide la luce nella casa (posta sulla via principale che
allora si chiamava via della Chiesa, poi venne chiamata via generale
Ambrogio Clerici) che suo bisnonno (Angelo Francesco Clerici) aveva
acquistata nel 1811 insieme al fondo. Il neonato venne battezzato nella Chiesa
parrocchiale dallarciprete don Franco Macchi: madrina fu la signora Matilde
Bergamaschi Colombani.
Ambrogio Clerici, con i fratelli, trascorse i primi anni dellinfanzia a
Costa dei Nobili, un piccolo borgo (secondo il censimento del 1861 contava
1.142 abitanti) del basso Pavese vitato4 che sorge su un terreno ondulato che
gli permette di essere immune dalle piene dei fiumi Po ed Olona, che
scorrono poco distanti.
Il paese formato da case basse (un piano terreno e un primo piano) era
ingentilito da due monumenti: il castello medioevale che era stato dei nobili
Pietra e la Chiesa Parrocchiale, in stile neoclassico, il cui progetto fu fatto alla
fine del settecento dallarchitetto Leopoldo Pollack, che aveva lavorato al
castello di Belgioioso. La casa Clerici aveva una sua dignit: il portone
dingresso era sormontato da uno stemma5 ed era il centro di una importante
azienda agraria. Una casa denominata nei documenti casa del fittabile, che
era molto spaziosa, costituita da numerosi locali6.
Per il paese natale Ambrogio Clerici nutr sempre grande amore: era al
fronte durante la prima guerra mondiale e cos, in una cartolina7 indirizzata
alla sorella Adelaide, esprimeva il rammarico per non poter essere presente
alla festa patronale:
Cara Adelaide
Non potevo lasciar passare il 15 Agosto, il d della festa della Costa,
senza un saluto affettuoso a tutti Voi. Non rimpiangete per la mia assenza: sono al
mio posto e la gioia del ritorno sar maggiore dopo la lontananza, pi essa sar
lunga.

Lamore per la terra natale diveniva, spesso per chi lo stimava, pretesto per
battute benevole. Ormai vecchio, lo stesso generale Clerici raccontava che un
giorno il maresciallo dItalia Emilio de Bono rivolgendosi alla Principessa
Secondo la distinzione catastale del 1929 la pianura a nord del Po si distingueva in: Alto
Pavese, Basso Pavese alla sinistra del Ticino, Basso Pavese Vitato, Lomellina occidentale,
Lomellina orientale, Ferrera ed Alagna, Basso Pavese alla destra del Ticino.
Il Basso Pavese Vitato comprendeva i comuni di: Badia Pavese, Chignolo Po, Corteolona, Costa
de Nobili, Inverno, Miradolo, Monticelli Pavese, Pieve Porto Morone, Santa Cristina e
Bissone, San Zenone al Po, Spessa, Zerbo.
5 Da testimonianza di Adelaide Clerici (1882-1974) che si ricordava lo stemma ormai sbiadito
e diceva che fu coperto dagli imbianchini che rifecero la facciata. Avanziamo lipotesi che
fosse lo stemma del convento di San Damiano alla Scala, che fu proprietario della casa e del
fondo fino a quando fu acquistato nel 1811 da Angelo Francesco Clerici.
6
da inventario redatto nel 1883 ed inserito nel rogito del notaio Tam di Pavia datato (illeggibile).a
7 La cartolina porta la data del 15 agosto 1915, in quel tempo Ambrogio Clerici era tenente
colonnello e ricopriva la carica di sottocapo di Stato Maggiore della 1^ Armata.
4

Maria Jos le disse: lo sa Altezza Reale che il paese del generale Clerici cos
piccolo che non ha nemmeno il cimitero?. Soffermandosi sulla parola
cimitero Ambrogio Clerici coglieva loccasione per ricordare la tragica
morte dellamico e il consiglio che gli aveva dato, alla fine del 1942, di ritirarsi
dalla vita politica. Questi invece quale membro del gran consiglio del
fascismo vot il 25 luglio 1943 contro Mussolini e fu fucilato a Verona l11
gennaio 1944.
4.- Studi e morte del padre.
Quando Ambrogio Clerici raggiunse let per frequentare la scuola i
genitori lo mandarono col fratello Enrico a Lecco in un piccolo convitto retto
da don Stoppani, un sacerdote fratello del celebre abate e geologo Antonio
Stoppani. Questo sacerdote teneva presso di s pochi ragazzi ai quali
impartiva i primi rudimenti del sapere. Nel piccolo convitto i pranzi non
erano molto abbondanti: i figli di Domenico Clerici erano soliti raccontare che
le castagne erano uno dei piatti forti che la perpetua di don Stoppani
preparava per la cena.
Ambrogio Clerici, dopo le elementari, fu inviato a Vigevano come
convittore del Collegio Saporiti8 per frequentare listituto tecnico. Chi
accompagnava i figli in collegio era Domenico Clerici, il padre, che ogni volta
arrivava a casa affranto9.
La vita di Ambrogio Clerici fu turbata dalla perdita immatura del
padre: Domenico Clerici moriva di polmonite a Costa de Nobili il 4 giugno
1883, lasciava la moglie con dieci figli, dei quali uno10 in arrivo. La famiglia
fece quadrato! I fratelli di Domenico Clerici (Carlo Clerici, dottor Eugenio
Clerici e dottor Angelo Clerici, che era sostituto procuratore generale del Re
presso la corte dappello di Milano) decisero di mantenere in comunione, con
la cognata e i nipoti, la propriet del fondo di Costa de Nobili e la gestione
delle due grandi aziende agricole di Villareggio e della Costa. Sul fondo della
Costa sarebbe rimasta Cleofe Ticozzi aiutata da un agente e con la
supervisione dei cognati, mentre il fondo di Villareggio lo avrebbero gestito
Carlo ed Eugenio: a fine anno si sarebbero divisi gli utili. Gli orfani poterono
cos terminare i loro studi. Si laurearono in medicina: Enrico a Pisa il 2 luglio
1892 e Achille a Pavia il 22 novembre 1898; Ambrogio frequent la scuola
militare di Modena divenendo ufficiale nel 1887; Gaetano si laure a Pavia in
chimica il 14 luglio 1894; si laurearono in legge a Pavia: Luigi il 10 luglio 1893,
Ariberto il 20 febbraio 1901, Carlo il 15 luglio 1901. Le femmine (Anna, Adelaide,
Domenica ) frequentarono le scuole presso il Collegio della Guastalla.
La memoria del padre sar sempre presente in Ambrogio Clerici,
anche quando ricopr alti incarichi militari. Cos scriveva dal fronte, il 19
Il Collegio Saporiti era stato istituito dal marchese Marcello Saporiti con testamento del 4
novembre 1839. Nel grandioso palazzo, disegnato dallarchitetto Moriglia, vi erano scuole
elementari, tecniche, ginnasiali e il liceo.
9 Lo raccontava, a uno degli autori, la figlia Adelaide Clerici.
10 Domenica Clerici nacque tre mesi dopo la morte del padre precisamente il 17 ottobre 1883.
8

agosto 1916, alla sorella Adelaide dopo aver appreso che il fratello Luigi era
stato proposto per la medaglia dargento al valor militare:
Anchio11 pare che abbia fatto molto bene il mio dovere. Oggi mi stata consegnata la
croce di cavaliere dellOrdine Militare di SavoiaCome vedete la nostra famiglia si
comporta bene: dillo alla mamma che la memoria di nostro padre la proteggiamo
bene!

Il fratello Luigi, tenente di fanteria e volontario di guerra, era stato proposto, pochi giorni
prima, per la medaglia dargento al valor militare. Medaglia che gli venne concessa con Regio
Decreto
11

CAPITOLO SECONDO
1885-1914
- 1. Allievo della Scuola Militare di Modena (1885-87). - 2. Sottotenente e
tenente nel 12 Reggimento bersaglieri (1887-1894). - 3. Allievo della Scuola di
Guerra (1894-97). - 4. A Roma e poi in servizio di Stato Maggiore presso il
Comando della divisione di Novara (1897-98). - 5. Il matrimonio (1898). - 6. A
Verona (1898-1904). 7. A Roma, capitano di Stato Maggiore (1904-1912). - 8.
A Milano, maggiore del 12 reggimento bersaglieri (1912-14).
1.- Allievo della scuola militare di Modena (1885-87)
Terminati gli studi tecnici, il sedicenne Ambrogio Clerici decise di
intraprendere la carriera militare. Il 2 ottobre 1885, dopo aver superato
lesame dammissione, entrava in qualit di allievo nella Scuola Militare di
Fanteria e Cavalleria con sede a Modena.
Il corso durava due anni, al termine del quale gli allievi venivano promossi
sottotenenti. A Modena il ritmo di lavoro era intenso
Di ore di ozio ce nerano poche, si era sotto da mane a sera con unora di libera uscita,
previa rivista, che ben presto comprometteva la passeggiata. La domenica le ore di
libert erano due: una nellimmediato pomeriggio e una la sera. Qualche permesso
giornaliero e qualche pi raro permesso, dato essenzialmente per il teatro12.

Ambrogio Clerici nellesame di ammissione alla scuola militare si era


classificato 151 su 367 allievi, ma con lo studio rimont ai primi posti: a met
del primo anno era 6 su 360 allievi e alla fine dellanno 9 su 355 allievi ed
ebbe lincarico di sottocapo classe; a met del secondo anno era 8 su 317
allievi e alla fine dellanno 7 su 315 allievi. Per il suo profitto fu nominato
scelto (10 agosto 1886) , capo scelto alla 9 compagnia (24 settembre 1886)
Ebbe lautorizzazione a fregiarsi della cifra reale 13.
Al termine del secondo anno di corso, dopo aver superati gli esami,
Ambrogio Clerici venne sottoposto a visita medica per la designazione al
corpo. Lufficiale medico, dopo aver constatato che gli mancava un
centimetro per raggiungere la statura minima richiesta per entrare fra i
bersaglieri, salomonicamente sentenzi: mettiamolo nei bersaglieri, perch
giovane e crescer! In vecchiaia Ambrogio Clerici, con aria divertita,
raccontava questo episodio, aggiungendo che non raggiunse mai laltezza
prescritta. Detto per inciso erano assegnati ai bersaglieri i migliori per
attitudine fisica fra gli allievi che si erano classificati nel primo decimo14.

EMILIO DE BONO, Nellesercito nostro prima della guerra, ed. Mondadori (Milano, 1931), pg.
78.
13 La cifra reale era portata dal cadetto sulla manica della giacca e consisteva nelle iniziali del
nome del Re (Umberto I) intrecciate fra loro e sormontate dalla corona reale. Notizie da una
lettera del Comandante dellAccademia Militare di Modena in data 14 marzo 1978 in A.d.c.C.
14 EMILIO DE BONO, Nellesercito nostro prima della guerra, Arnoldo Mondadori (Milano,
1931) pg. 79.
12

2.- Sottotenente e tenente nel 12 reggimento bersaglieri (1887-1894)


Con decreto di re Umberto I, in data 3 agosto 1887, lallievo ufficiale
Ambrogio Clerici fu nominato sottotenente e destinato al 12 reggimento
bersaglieri. La sede del reggimento era a Vittorio15, qui il 1 settembre 1887
prest giuramento di fedelt a re Umberto I e ai suoi reali successori. Nella
sua lunga carriera militare Ambrogio Clerici avr la ventura di essere al
diretto servizio sia di re Vittorio Emanuele III, come suo aiutante di campo
generale effettivo, sia di S.A.R. il Principe di Piemonte (divenuto re Umberto
II), come suo primo aiutante di campo. I suoi sentimenti furono di fedelt
verso la Dinastia ed egli stesso scrisse16 che, durante la repubblica sociale, il
generale Gioacchino Solinas
Non pretese da me alcun giuramento alla Repubblica giuramento che daltra parte
non avrei prestato sicuramente essendo esso contrario ai miei sentimenti prettamente
monarchici.

Al giuramento segu, lo stesso giorno, la cerimonia del riconoscimento: il


sottotenente Ambrogio Clerici con la sciabola sguainata, davanti al 12
reggimento bersaglieri a presentatarm, si era posto alla destra del
colonnello comandante che ad alta voce disse:
Ufficiali, sottufficiali, caporali e bersaglieri in nome di Sua Maest il Re riconoscerete
Ambrogio Clerici come vostro sottotenente.

Foto 1. Ambrogio Clerici sottotenente bersaglieri


Lattuale Vittorio Veneto. Nel 1866 i due paesi di Ceneda e Serravalle vennero unificati e la
citt prese nome di Vittorio. Nel 1923 prender il nome di Vittorio Veneto.
16 Dalla memoria difensiva presentata nel 1945 allAlta Corte per lepurazione.
15

10

Dopo queste parole la fanfara suon la marcia dordinanza.


Sulla vita del sottotenente Clerici al reggimento non disponiamo
documenti, possiamo solo immaginarlo ad istruire i suoi bersaglieri, a
montare come ufficiale di picchetto, a far manovre nei dintorni di Vittorio che
lo videro alla fine dellottocento a comandare un plotone di bersaglieri: nel
1918 una brigata di bersaglieri al testa della quale attravers il Piave.
Nel settembre 1890 il 12 reggimento bersaglieri fu trasferito a Roma e
venne incaricato di condurre la repressione contro il brigantaggio. Poco dopo
(19 aprile 1891) Ambrogio Clerici fu promosso tenente e due anni dopo (19
aprile 1893) diventava aiutante maggiore in seconda. La scelta cadeva su
ufficiali che si erano distinti per fermezza di carattere, per buona condotta,
operosit, istruzione e conoscenza del servizio. Il compito dellaiutante
maggiore in seconda era quello di dirigere la maggiorit del battaglione. Il
tenente Ambrogio Clerici svolse il suo ufficio per pi di un anno: lo lasci
nellottobre 1894 perch aveva fatto domanda per essere ammesso alla scuola
di guerra.
Il 12 maggio 1893 il tenente Clerici, durante unesercitazione in piazza
darmi era caduto da cavallo procurandosi, lo apprendiamo dal suo stato di
servizio, una contusione allarticolazione del dito pollice del piede sinistro.

Foto 2. Ambrogio e un suo cavallo

11

3.- Allievo della scuola di guerra (1894-97)


La scuola di guerra, con sede a Torino in un tetro palazzo posto in via
Bogino, aveva il compito di preparare gli ufficiali che dovevano entrare a far
parte del corpo di stato maggiore.
Il tenente Ambrogio Clerici, dopo aver superato lesame prescritto,
entr alla scuola di guerra il 1 novembre 1894. I corsi duravano tre anni,
durante i quali veniva fatta una severa selezione. Sul ritmo di lavoro che
vigeva alla scuola, interessante rileggere quanto scrissero i generali Emilio
De Bono e Eugenio De Rossi:
Cera molto da studiare alla Scuola di Guerra. Il programma era vasto; molte le
materie, bench non tutte praticamente necessarie; ma la maggior parte
contribuivano senza dubbio ad allargare la mente e la cognizione degli ufficiali17.
Il primo anno mi fu penosissimo: alle 7 dinverno bisognava essere a cavallo in
maneggio, finivano le lezioni alle 12, per riprendere alle 14 fino alle 19. La sera in
casa, alle 21, mi mettevo al tavolino e avanti sino a mezzanotte18.
Neanche la domenica libera! Giacch proprio il settimo giorno della settimana era
dedicato ad istruzioni pratiche che si facevano fuori della citt. E perch popolazione
e guarnigione sapessero che neppure nei d festivi si riposava, a quelle esercitazioni
anche nei mesi del pi brumoso inverno- si andava con la copertina bianca al berretto
e con la borsa per carte al fianco (comunemente chiamata la borsa delle fesserie)19.

La testimonianza di Emilio de Bono importante perch era entrato alla


scuola di guerra un anno prima (1893) di Ambrogio Clerici: per due anni si
erano frequentati perch entrambi provenivano dai bersaglieri e si erano gi
conosciuti al 12 reggimento. De Bono gli aveva presentata la fidanzata ed
Ambrogio Clerici in vecchiaia raccontava che laveva trovata ben brutta!
Arriv anche alla scuola di guerra la notizia che il 1 marzo 1896 sui
colli ad est di Adua il corpo di spedizione italiano venne sconfitto
dallesercito etiopico del negus Menelik. Ha scritto de Bono che quando la
notizia arriv alla scuola di guerra:
fummo funestati dal disastro di Adua e come ne soffrimmo! Ma la vita da noi vissuta
fu improntata ad una cordialit e ad una camerateria senza pari. Ci fu anche fra noi
chi scantinava per carattere; vi era magari anche una discreta orchestra di violini; ma
erano di pi i tromboni e quelli riuscirono a dominare20.

Gli allievi della scuola di guerra, con i loro istruttori, facevano tre
campagne: una topografica fra il primo e il secondo anno; una tattica fra il
secondo e il terzo; una logistica alla fine dei tre anni.
Il 26 agosto 1897 il tenente Ambrogio Clerici termin i corsi della
scuola di guerra classificandosi 18 su 38 idonei, col punteggio di 15,52.

EMILIO DE BONO,, pg. 90.


EUGENIO DE ROSSI, La vita di un ufficiale italiano sino alla Guerra, ed. Mondadori (Milano,
1927), pg. 78.
19 EMILIO DE BONO, op. cit., pg. 89.
20
Op. cit., pag. 93.
17
18

12

4.- A Roma e poi in servizio di stato maggiore presso la divisione di Novara


(1897-98)
Come era nella prassi, dal 21 ottobre 1897 il tenente Clerici frequent a
Roma, presso il comando del corpo di stato maggiore, il corso di esperimento
per labilitazione ad ufficiale di stato maggiore che durava circa sei mesi.
Il corso di esperimento consisteva nel prestare servizio presso uno dei diversi uffici
del Corpo di Stato Maggiore, e compiere temporaneamente un certo numero di
esercitazioni tattiche sulla carta e sul terreno, sotto la direzione di ufficiali di Stato
Maggiore21. Il Corso non era che un prolungamento della Scuola di guerra con
qualche completamento e, forse, qualche perfezionamento. Ben poco di ci che
effettivamente vi si elaborava per la preparazione alla guerra capitava sotto i nostri
sguardi22.

In quel periodo era capo di stato maggiore dellesercito il generale Tancredi


Saletta. De Bono ha scritto:
Il Capo di Stato Maggiore dellEsercito aveva, anche per i pi spregiudicati di noi,
qualcosa del mito. Non lo si vedeva quasi mai e quando ci occorreva di passare
vicino al suo ufficio si camminava sulla punta dei piedi. Unimpressione che ricevetti
allora fu che gli usceri, e quasi quasi i piantoni, ci trattassero con qualche benigna
degnazione. Laria di grandi uomini, di persone superiori ce lavevano anche i Capi
dei vari uffici. Erano colonnelli di Stato Maggiore di indiscutibile capacit e di buona
dottrina23.

Il 24 marzo 1898, al termine del corso, il tenente Clerici fu trasferito a Novara per
prestare servizio di stato maggiore presso il comando di quella divisione.
Il comando di una divisione era formato dal generale di divisione, dal capo di
stato maggiore che era il vero deus ex-machina, dagli ufficiali di stato maggiore,
dagli applicati di stato maggiore, dagli scrivani e dai piantoni.
De Bono scrive24 che:
per gli ufficiali di Stato Maggiore il cavallo, il contatto con le truppe, il prendere
parte, sia pure come spettatori, alle ordinarie esercitazioni doveva passare in seconda
linea di fronte allufficio.

Negli uffici cera molta burocrazia che spesso soffocava la preparazione della
guerra.
Il tenente Clerici si era fidanzato e in previsione del matrimonio aveva
affittato casa a Novara ed aveva acquistato i mobili. Improvvisamente gli
arriv lordine di trasferirsi alla divisione di Verona.

EUGENIO DE ROSSI, op. cit., pg. 78.


Op. cit., pag. 95
23
Op. cit., pagg. 95-96.
24 DE BONO, op. cit., pg. 101
21
22

13

5.- Il matrimonio (1898)


Quando mor, nel 1883, Domenico Clerici i suoi fratelli (dottor Angelo,
Carlo e dottor Eugenio)per aiutare i nipoti, che in tenera et erano rimasti
orfani, decisero di tenere in comunione sia la propriet del fondo di Costa dei
Nobili sia la gestione delle due grandi aziende agricole (Villareggio e Costa).
Questo menage dur fino alla morte di Angelo Clerici25 che avvenne a
Milano il 23 febbraio 1895. Il defunto lasciava quattro figli (Enrica, Elisa,
Davide, Arturo) che chiesero di poter addivenire alla divisione dei beni della
Fraterna.
La divisione fra gli zii Carlo ed Eugenio e i nipoti (figli di Domenico)
fu solo un fatto catastale perch continuarono a gestire i fondi in
comunione.
Questa premessa serve per capire quello che avvenne nellimminenza
del matrimonio del tenente Ambrogio Clerici.
Il 14 marzo 1897 il tenente Clerici scriveva a suo fratello maggiore (Enrico) di
aver intenzione di prendere moglie. La prescelta era Vittoria Villa, sorella del
tenente Vittorino Villa, che era stato compagno del tenente Clerici nel 12
reggimento bersaglieri e che poi era passato nei carabinieri.
Vittoria Villa era nata a Villanova dAsti il 12 settembre 1876 dal medico
dottore Carlo Villa e da Teresa Paola Cayre. Aveva come Ambrogio Clerici
numerosi fratelli e sorelle ed aveva ricevuta unottima educazione a Torino
come convittrice nel reale istituto nazionale per le figlie dei militari italiani.
Ambrogio Clerici nella lettera al fratello definiva la sua
scelta opportunissima perch bella signorina, buona sotto tutti i rapporti, con
educazione finissima e nello stesso tempo di casa, non lascia nulla a desiderare per
riguardo a se stessa e per la famiglia.

Foto 3. Vittoria Villa a Torino nel 1918


25

era andato in pensione col grado di primo presidente di Corte dAppello.


14

I Villa, famiglia piemontese, erano originari di Chieri dove nel XIII


secolo erano gi noti ed illustri per antica nobilt. Da Chieri, verso la met del
secolo XV, un ramo si trasfer a Santena, poi alla fine del XVII secolo a
Valfenera dAsti e un secolo pi tardi a Villanova dAsti.
Tutto andava bene: la sposa, la famiglia, mail governo di sua maest
il Re dItalia ci aveva messo lo zampino. La legge n. 554 del 24 dicembre 1896
stabiliva allarticolo 2 che gli ufficiali prima del matrimonio dovessero
costituire una rendita in favore della futura sposa e della prole nascitura.
Scriveva il tenente Clerici al fratello Enrico:
occorrerebbe che io assicurassi con cartelle al portatore o con ipoteca su fondi rustici
ed urbani una rendita equivalente di 1200 lire annueEd ammesso che la mamma,
voi altri e gli zii ammetteste la possibilit di farmi unipoteca sulla casa di Milano o
sul fondo della Costa per la rendita di 1200 lire, questa potrebbe essermi assegnata
effettivamente per sbarcare il lunario, senza pregiudizio dei vostri interessi e del
capitale comune?

Si trattava di elargire la rendita di 1200 lire annue finch Ambrogio Clerici era
tenente, che sarebbe scesa a 800 lire con la nomina a capitano, onere che si
estingueva con la nomina a maggiore. Mentiremmo se dicessimo che non si
discusse, alla fine gli zii Carlo ed Eugenio Clerici garantirono la rendita al
nipote.
Come prescriveva il regolamento re Umberto I, il 23 agosto 1898,
autorizz il tenente Ambrogio Clerici a contrarre matrimonio. Questo fu
celebrato a Villanova dAsti il 6 settembre 1898 dal parroco don Luigi
Lanfranco: testimoni (per lo sposo) fu il capitano Luporini e (per la sposa) il
cugino onorevole Tommaso Villa, che fino a qualche mese prima era stato
Presidente della Camera dei Deputati.
6.- A Verona (1898-1904)
Dopo il viaggio di nozze, il tenente Ambrogio Clerici prese servizio di
stato maggiore presso il comando della divisione di Verona, dove era stato
trasferito da Novara con regio decreto in data 11 agosto 1898.
Verona, in quellepoca, era strategicamente molto importante perch
citt di confine con lAustria, che occupava il Trentino. Nonostante lalleanza
che legava lItalia agli Imperi Centrali, lesercito italiano accarezzava lidea di
muovere guerra allAustria per avere Trento e Trieste. La lunga permanenza
a Verona permise al tenente Clerici di acquisire una profonda conoscenza
dello scacchiere trentino, conoscenza che gli sar utilissima di l a poco meno
di venti anni quando, allo scoppio della prima guerra mondiale, si trover a
Verona come sottocapo di stato maggiore della 1 Armata.
Con regio decreto 28 luglio 1902 il tenente Clerici fu promosso
capitano. Come stabiliva il regolamento chi prestava servizio di stato
maggiore doveva per un certo periodo prestare servizio presso un

15

reggimento. Il capitano Clerici fu assegnato (D.M. 1902) al 6 reggimento


bersaglieri.
Come capitano Ambrogio Clerici comand una compagnia. Compito
che allora era anche quello di educatore delle giovani leve.
Comandante il colonnello Ettore Mambretti, un pavese nato a Binasco.
7.- A Roma capitano di Stato Maggiore (1904-12).
Con regio decreto 1 dicembre 1904 Ambrogio Clerici fu nominato
capitano del corpo di stato maggiore. Si trattava di un corpo scelto formato
solo da ufficiali che si distinguevano dal bavero della giubba di velluto
azzurro come quello dei generali, dai gradi e dallaquila doro sul berretto.
Siamo nel periodo cos detto della belle epoque popolato da ufficiali
brillanti e da eleganti dame, ci nonostante caratterizzato da profondi conflitti
sociali. Lammutinamento della corazzata Pot mkin, avvenuta in Russia nel
1905, non poche perplessit dovette suscitare anche nellambiente dello stato
maggiore italiano.
Il capitano Clerici fu assegnato alla divisione di stato maggiore che
operava presso il Ministero della Guerra. Quanto scrisse il maresciallo de
Bono pu servire a capire in quale situazione si trov ad agire:
Il Comando del Corpo di Stato Maggiore aveva come unappendice nella Divisione
Stato Maggiore del Ministero della Guerra. Anche qui vi facevano turno sempre gli
stessi ufficiali e anche questi erano considerati e ritenuti come potenze dagli altri
miseri mortali.
La luce dei due astri di prima grandezza: Capo di Stato Maggiore
dellEsercito e Ministro si riverberava un poco sui diretti dipendenti.
Ma, perch non dirlo, tra Comando del Corpo e Divisione S.M. cera sempre qualche
contrasto. Il Comando del Corpo, che non subiva le oscillazioni del Ministero, e che
perci rappresentava, o doveva rappresentare la continuit del lavoro e
dellindirizzo, mal sopportava una certa superiorit che lorgano ministeriale
responsabile voleva imporre.
Beghe, piccole beghe, che, in fondo si risolvevano in contrasti di persone ed
in invidiuzze di poco conto.
Di positivo c questo: che n la vita degli ufficiali addetti al Comando del
Corpo, n quella degli appartenenti al Ministero era comoda e tanto meno allegra e
per sopportarla occorreva una buona dose di ambizione; ma ancora pi di sacrificio26.

Il capitano di stato maggiore Ambrogio Clerici lavor al ministero della


guerra per otto anni consecutivi. Ricopr lincarico di sottocapo di stato
maggiore dellintendenza darmata; fu poi capo sezione presso la scuola di
guerra.
Arrivarono le prime onorificenze italiane ed estere: il 17 luglio 1904 la
repubblica francese lo nomin cavaliere della Legion dhonneur; il 27
dicembre 1906 fu nominato cavaliere dellordine della corona dItalia; l11
febbraio 1911 Francesco Giuseppe, imperatore dAustria e re dUngheria, lo
nominava ufficiale dellordine di Francesco Giuseppe; limperatore del
26

Op. cit., pagg. 96-97.


16

Giappone gli concedeva il 7 maggio 1910 la croce di 4 classe dellordine del


sacro tesoro imperiale.
NellEsercito serpeggiava molto malcontento tanto che il Parlamento,
con legge 6 giugno 1907, n. 287 istitu la Commissione dinchiesta per lEsercito
alla quale furono dati poteri uguali a quelli spettanti ai magistrati inquirenti.
La Commissione, presieduta dal senatore Rinaldo Taverna, era formata da sei
deputati e sei senatori. Il capitano Clerici fu distaccato presso la Commissione
e al termine dei lavori, che durarono dal 1906 al 1910, Re Vittorio Emanuele
III lo nomin di motu proprio (regio decreto 26 giugno 1910) ufficiale
dellordine della corona dItalia. Copia del decreto gli fu inviata ( 6 luglio
1910) accompagnata da una lettera del ministro della guerra generale Paolo
Spingardi nella quale si leggeva:
S.M. il Re, con forma di motu proprio, si degnato di conferire alla S.V. la croce di
uffiziale dellOrdine della Corona dItalia in considerazione dei distinti servizi da Lei
resi nel tempo in cui Ella rimase destinato presso la Commissione dinchiesta per
lEsercito.
Il Presidente della Commissione nel darne notizia, ha espresso il desiderio che Le sia
fatta conoscere tutta la soddisfazione della Commissione stessa per lo zelo, la buona
volont e lintelligenza dimostrata nel disimpegnare gli incarichi che alla S.V.
vennero affidati.
Ben volontieri Le comunico le lusinghiere espressioni che la Commissione Le
ha rivolto ed assai mi compiaccio dellonorificenza meritatamente conseguita, di cui
accludo il diploma.
Il Ministro
(Paolo Spingardi)

Da tempo lo stato maggiore italiano desiderava riscattare la sconfitta


subita in Abissinia nel 1896; il generale Alberto Pollio, nel 1909, aveva
studiato un progetto per la costituzione di un corpo di spedizione col compito
di invadere la Libia occupata dai Turchi. Il 28 settembre 1911 il ministro degli
esteri marchese Antonio di San Giuliano, inviava lultimatum alla Turchia.
Era la guerra! Il capitano Ambrogio Clerici in questa occasione, come gi nel
1895, non ebbe la ventura di partecipare alla guerra coloniale: tuttavia lavor
per la riuscita della spedizione meritandosi, con motu proprio di re Vittorio
Emanuele III, la croce di cavaliere dellordine dei santi Maurizio e Lazzaro in
considerazione si legge nel diploma - di particolari benemerenze acquistate
durante la campagna di guerra italo-turca.
Abbiamo inizialmente scritto che la famiglia Clerici era una famiglia di
solide tradizioni agrarie. Ambrogio Clerici, pur avendo abbracciato la carriera
militare, aveva voluto restare in comunione con i fratelli per gestire il fondo
di Costa de Nobili e dal 1907 quello di Villareggio27. Con una scrittura
privata i figli di Domenico Clerici avevano costituito formalmente la
Fraterna Clerici28 e stabilito che alla direzione (quotidiana) delle due
Nel 1907 gli zii Carlo ed Eugenio Clerici, pur vivendo a Villareggio, avevano ceduto la
gestione di Villareggio.
28
Prima del 1907 cerano stati lunghi periodi di comunione di beni senza per essere
formalizzata.
27

17

aziende agrarie erano preposti i fratelli dottor Gaetano (per la Costa) e dottor
Ariberto (per Villareggio). Alla fine dellanno si sarebbero divisi parte degli
utili. Il documento portava la firme: di Anna Clerici; Adelaide Clerici;
Domenica Clerici; del dottore Enrico Clerici aiuto medico dellOspedale
Maggiore di Milano; del capitano di stato maggiore Ambrogio Clerici;
dellavvocato Luigi Clerici giudice presso il Tribunale di Monza; del dottore
in chimica Gaetano Clerici che abitava a Costa de Nobili; del dottore in legge
Ariberto Clerici che dal 1901 abitava a Villareggio; dellavvocato Carlo Clerici
che aveva studio a Milano in via Pasquirolo 6.
8.- A Milano maggiore nel 12 reggimento bersaglieri.
Con regio decreto 31 marzo 1912 Ambrogio Clerici fu promosso
maggiore e destinato a prestare servizio temporaneo presso il 12 reggimento
bersaglieri, che aveva sede a Milano in corso San Celso. Ritornava, come
comandante di battaglione, al reggimento che lo aveva visto sottotenente e
poi tenente dal 1887 al 1894.
Il maggiore Clerici prese alloggio con la moglie in via Tasso, 9 affittando un
appartamento29 nel caseggiato di propriet dei cugini Albertario.
Nellaprile 1913 assunse il comando del 12 reggimento il colonnello
Eugenio De Rossi, che cos ebbe a scrivere del maggiore Clerici:
per mia fortuna mi destinarono il maggiore D.G., un ligure energico e un altro
maggiore (n.aa.= Clerici) proveniente dallo S.M. in servizio temporaneo, eccellente
persona, piccolotto ma pieno di ginger, perfettamente allunisono con le mie idee.
Questi due ufficiali mi furono anche amici e mi facilitarono moltissimo il comando;
peccato che allentrare in guerra li persi30.

Le truppe di stanza a Milano erano, in quel periodo, impiegate spesso per il


servizio di ordine pubblico. Durante i numerosi scioperi31 i sindacalisti
tenevano i loro comizi sul viale di Porta Ludovica e pi volte il battaglione
bersaglieri era costretto a stazionare nei dintorni. A Pieve Emanuele il
maggiore Clerici, dove era giunto con i suoi bersaglieri, aveva preso la parola
per calmare la folla irritata con il parroco. Con un discorsetto era riuscito a far
ragionare i dimostranti, tanto che a distanza di anni, Domenica Clerici
raccontava lepisodio che aveva visto protagonista il fratello.
L8 agosto 1914 il maggiore Clerici lasci il comando del battaglione
perch con regio decreto fu fatto rientrare nel corpo di stato maggiore.

29

Dal 1970 lappartamento di propriet di uno degli autori.


DE ROSSI
31
DE ROSSI pagg. 250-253.
30

18

CAPITOLO TERZO
1914-1918
1.- Sottocapo di Stato Maggiore della Prima Armata (1915-17). - 2.
Comandante della Quarta Brigata Bersaglieri (1917). - 3. Capo di Stato
Maggiore della Prima Armata (1917-18). - 4. Comandante della Quinta
Brigata Bersaglieri.
1.- Sottocapo di Stato Maggiore della prima Armata
Lassassinio dellarciduca ereditario austriaco Francesco Ferdinando,
compiuto a Sarajevo il 28 giugno 1914 da due sudditi serbi, fu la scintilla che
fece scoppiare la prima guerra mondiale. LItalia, alleata con gli imperi
centrali, il 2 agosto 1914 dichiar la propria neutralit: il nuovo capo di stato
maggiore dellesercito, il generale Luigi Cadorna, pensando ad una conferma
dellalleanza con Germania ed Austria compilava una Memoria sintetica sulla
radunata a nord-ovest e sul trasporto in Germania della maggior forza possibile.
Dovette ricredersi perch il governo Salandra era dellopinione di far guerra
allAustria e cos di fretta e furia dovette preparare una Memoria riassuntiva
circa una eventuale azione offensiva verso la Monarchia Austro-Ungarica
durante lattuale conflagrazione.
Nel paese si form una forte corrente interventista che voleva che si
dichiarasse guerra allAustria per liberare Trento e Trieste. Era una guerra che
il maggiore Ambrogio Clerici sentiva: la sua famiglia era interventista perch
aveva una solida tradizione garibaldina rappresentata ancora da Carlo Clerici
(zio di Ambrogio) che nel 1859 aveva combattuto contro gli austriaci agli
ordini di Garibaldi nel 2 reggimento Cacciatori delle Alpi.
Il maggiore Ambrogio Clerici l8 agosto 1914, lasciato il 12 reggimento
bersaglieri, fu destinato a Roma dove per tre mesi prest servizio presso il
comando del corpo di stato maggiore che aveva sede a Palazzo Baracchini in
via XX Settembre. Contribu a studiare nel dettaglio il piano offensivo contro
lAustria. Il 3 dicembre 1914 fu trasferito presso lufficio del comandante
designato della 1 armata (tenente generale Roberto Brusati32), che aveva sede
a Palazzo Brera. Il generale Brusati era un generale ordinato e tutto il suo
comando era retto con quellordine, con quella misura, con quella
precisione33.
In caso di guerra allAustria la 1 Armata doveva disporsi sul fronte
trentino schierando il III Corpo dArmata dal confine svizzero al Lago di
Garda e il V Corpo dArmata dal lago di Garda a Val Cismon compresa.
Fu un periodo intenso, di lavoro preparatorio fatto di diagrammi, grafici,
studi sulle carte geografiche: partecip ai lavori della commissione presieduta
32

Roberto Brusati (1850-1935) era stato prima comandante del corpo darmata di Torino. Dal 1914 era
senatore del regno. Era fratello del generale Ugo Brusati che dal 1902 era primo aiutante di campo
generale di re Vittorio Emanuele III.
33
ANGELO GATTI, Uomini e folle di guerra, Arnoldo Mondadori editore (Milano, 1929), pag. 187.
19

dal generale Annibale Gastaldello che aveva il compito di preparare i piani di


attacco contro lAustria. Nel piano strategico dello stato maggiore, in caso di
guerra allAustria, la prima armata doveva schierarsi sul fronte Trentino con
atteggiamento di difesa strategica
accompagnata da tutte quelle offensive tattiche parziali che valessero a migliorare la
nostra situazione34

Nonostante questa direttiva lo stato maggiore della 1 Armata studi


in tutti i suoi particolari il disegno di un attacco contro il fronte orientale del campo
trincerato di Trento35.

Nellimminenza del conflitto Ambrogio Clerici fu promosso tenente


colonnello ed ebbe ufficialmente lincarico di sottocapo di stato maggiore
della prima armata. Sopra di lui, gerarchicamente, cerano il comandante
dellarmata: generale Roberto Brusati; e il capo di stato maggiore: conte
generale Paolo Ruggeri Laderchi.
In unarmata, dal sottocapo di stato maggiore dipendevano il comando
dartiglieria darmata, il comando del genio darmata, la direzione
collegamenti. Il colonnello Clerici dovette sovrintendere alla mobilitazione e
alla radunata di migliaia di uomini e di mezzi
Un ufficiale cos lo descrive36:
-Ella assegnata allUfficio informazioni mi dice tre ore dopo il tenente colonnello
Clerici sottocapo di Stato Maggiore dellArmata, un uomo pi piccino di me, dalla
voce tagliente, dagli occhi azzurro-grigi - freddi ma penetranti - dai movimenti vivaci
e quasi a scatto.

Il comando della prima Armata dava molta importanza allufficio


informazioni. Troviamo testimonianza nelle memorie37 del generale Tullio
Marchetti:
Io avevo a disposizione a Brescia unautomobile militare e quasi quotidianamente
andavo a Verona per abboccarmi col gen. Roberto Brusati, comandante la 1 Armata
che conoscevo bene da quando lavoravo a Milano a palazzo Brera. Ero anche in vera
intimit col suo Sotto Capo di S.M. ten. Col. Clerici Cav. Ambrogio, due ufficiali che
avevano ben compreso limportanza dellufficio informazioni.

Poco prima delle ostilit il comando della 1 armata si era trasferito a


Verona nel castello scaligero. In quei giorni Vittoria Villa, moglie di
Ambrogio Clerici, scriveva alla cognata Adelaide Clerici:
LUIGI CADORNA, La guerra sulla fronte italiana, ed. Treves, volume I, pag. 91.
SCHIARINI, pag. 26, nota 1.
36 CESARE PETTORELLI LALATTA, I.T.O. (informazioni Truppe Operanti)- Note di un Capo del
Servizio Informazioni dArmata (1915-18), Casa Editrice Giacomo Agnelli (Milano, 1934-XII),
pag. 23.
37
TULLIO MARCHETTI, Ventotto anni nel servizio informazioni militari, collana del Museo trentino
del Risorgimento (Trento, 1960), pag. 80.
34
35

20

se credi di scrivergli lindirizzo : Tenente Colonnello Clerici, Corpo dArmata


Territoriale 5 Verona. Non mettere indicazioni della carica che occupa e bench
non sia di una importanza capitale, per egli preferisce che non si dica ad estranei la
citt e lufficio dove si trova.

Alla 1 armata, forte di 160 mila uomini, 612 pezzi dartiglieria (204 campali e
408 grossi), era stato affidato il fronte trentino: dallo Stelvio alla Croda
Grande. Allo scoppio della guerra le truppe della 1 armata conquistarono
Borgo Val Sugana, importanti posizioni verso laltopiano di Lavarone, in Val
dAdige arrivarono a Ala e in Valle dArsa fino a Valmorbia.
Le decisioni importanti si prendevano a Verona dove
presso il castello Scaligero sulle rive dellAdigetto, che si stacca l pieno di melma dal
fiume sonoro, cera il palazzo del comando della 1 Armata, dove era stato ai suoi
tempi il generale Radetzky. Tutte le mattine, alla stessa ora, il generale Brusati
arrivava col suo passo rapido. Entrava nellufficio, una grande sala che dava sul
giardino, e, metodicamente metteva a posto intorno a s i piccoli oggetti della
scrivania. Il capo di Stato Maggiore che era allora il generale Ruggeri Laderchi, e il
sottocapo, che era il tenente colonnello Clerici, e pi spesso questi che quelli,
andavano a dargli relazione di ci che era successo di notte. Il generale ascoltava
senza interrompere, aguzzando gli occhi intelligenti contro lufficiale: e gli
avvenimenti, che si erano svolti tinti di sangue sui monti e nelle valli lontane, l
dentro cadevano a terra, come aquile alle quali avessero tagliate le ali. Quando la
relazione era finita, il generale dava pacatamente i suoi ordini chiari, brevi, senza
slanci38.

Per il tenente colonnello Ambrogio Clerici cera molto lavoro, ma sopportato


con molta serenit e buon umore cos aveva scritto il 28 giugno 1915 alla madre.
Le sue parole trovano conferma nel giudizio che di lui diede un ufficiale suo
collaboratore:
il colonnello Clerici, limpareggiabile nostro sottocapo di Stato Maggiore, luomo che
non conosceva n riposi n soste ed era sempre pronto giorno e notte, senza mai
perdere serenit e prontezza di decisione ad ogni evenienza39.

Lo stesso ufficiale in un altro suo libro scrive40:


appena rientrato dalle ricognizioni in linea, scrivevo tutte le mie impressioni
presentandole subito, sotto forma di promemoria, al sottocapo dello stato maggiore
dellarmata. Egli approva la mia sincerit, lo vedo, perch poi gli stessi, rafforzati qua
e l da segnacci rossi e blu, passavano subito nellufficio del comandante larmata.

Il 21 ottobre 1915 Ambrogio Clerici venne promosso colonnello, mantenendo


lincarico di sottocapo di stato maggiore della 1 armata. Era cambiato invece

ANGELO GATTI, Uomini e folle di guerra, ed. Mondadori (Milano, 1929) pgg. 186-187.
CESARE PETTORELLI LALATTA, Loccasione perduta, Carzano 1917, ed. Mursia (Milano,
1968) pag. 60, nota 1.
40 CESARE PETTORELLI LALATTA, I.T.O. (informazioni Truppe Operanti)- Note di un Capo del
Servizio Informazioni dArmata (1915-18),Casa Editrice Giacomo Agnelli (Milano, 1934-XII).
38
39

21

il capo di stato maggiore: il conte 41generale Paolo Ruggeri Laderchi, l11


agosto 1915, lasci lincarico al generale Andrea Graziani42
notoriamente animato da spirito offensivo, ma anche irrequieto, autoritario,
impulsivo, durissimo con i dipendenti, poco propenso a dare importanza alle
perdite43.

Cadorna voleva che la 1 armata stesse sulla difensiva, ma questo compito


andava stretto al suo Comando soprattutto ora che il capo di stato maggiore
era il generale Andrea Graziani. Del resto il generale Brusati era fiero che ogni
giorno su una grande carta dItalia, dove in colore azzurro era dipinto il
terreno che la 1 Armata aveva strappato allAustria, si potesse aggiungere un
altro pezzettino dazzurro.44 LArmata dallinizio della guerra aveva ridotto,
combattendo, a poco a poco il confine da 380 a 213 chilometri.
Cadorna ebbe a dire45:
al principiare della guerra, la 1 Armata aveva fatto meglio delle altre, e si era
affermata con fortuna in luoghi di capitale importanza. Le menti e gli animi di tutti i
suoi componenti, capi e soldati, furono lanciati dai primi giorni verso loffensiva, cos
fruttifera e gloriosa. La difensiva fu considerata, bench nessuno lo confessasse, come
una meno degna forma transitoria, da abbandonare non appena si potesse.

La conquista delle linea di Borgo Val Sugana, avvenuta nellagosto 1915 con
loccupazione dellArmentera e del Salubio, dimostr che il comando della 1
armata stava studiando unoffensiva in direzione di Trento. Cadorna
scrisse subito una lettera nella quale disapprovava lazione e disse che per
lobiettivo Trento occorrevano uomini e mezzi che larmata non aveva e che
lui non poteva inviare.
Nel settembre 1915, a Verona, si present46 al comando della 1 armata
il tenente Cristofaro Baseggio per sottoporre il progetto della costituzione di
una Compagnia autonoma esploratori col compito, nellambito della 15
divisione, di eseguire imprese ardite e azioni di sorpresa. Messosi a rapporto
dal generale Graziani e dal colonnello Clerici li trov subito favorevoli, tanto
che convinsero il comandante dellarmata, generale Brusati, della bont del
progetto. Nellottobre 1915 il comando della 1 armata fece pervenire alla 15
divisione lordine di costituire a Strigno la compagnia autonoma esploratori
arditi.

41

Paolo Ruggeri Laderchi nato a Codogno nel 1862, ufficiale di artiglieria nel 1880, era stato addetto
militare in Turchia e in Russia. Nel 1912 aveva comandato la brigata Basilicata.
42
Andrea Graziani nato a Bardolino (Verona) nel 1864 era stato insegnante alla scuola di guerra, nel
1914 aveva comandato l11 reggimento bersaglieri e poi la brigata Jonio.
43 EMILIO FALDELLA, La Grande Guerra, Longanesi & C. (Milano, 1965) volume I.
44
ANGELO GATTI, Uomini e folle di guerra, Arnoldo Mondadori (Milano, 1929), pag. 187.
45 ANGELO GATTI, Uomini e folle di guerra, Arnoldo Mondadori (Milano, 1929), pg. 178.
46 CRISTOFARO BASEGGIO, Compagnia della Morte, Istituto Editoriale Veneto (Venezia,
1929).
22

Foto 4. Valsugana 1915. In ispezione.


Il colonnello Clerici, per poter dalla sua scrivania prendere decisioni, si
recava spesso in prima linea per vedere la topografia del teatro dei
combattimenti, sentire il polso delle truppe, vedere le opere di fortificazione.
Scriveva alla sorella il 13 luglio 1915:
Cara Adelaide,
ieri recatomi su in alta montagna, proprio in prima linea, ho trovato il figliolo
del lattaio di Sorlama47, bersagliere Maganza Luigi. Sta benone, si gode il fresco e mi
incarica di salutare la sua famiglia.
Cos pure mi ha scritto Maria Mascheroni per avere notizie di suo marito. Sta
benone, anchegli- el Beli- sta al fresco e in buona salute.
Anchio mi trovo benissimo nonostante certe sgambate sui monti e certe
sudate da non dire.
Bacia la mamma, Domenica e Gaetano e tu abbiti un abbraccio dal tuo
Imbros
Dovunque vado, Costa io vedo!

Nonostante il lavoro il colonnello Clerici si occupava dei suoi compaesani che


erano sotto le armi e che direttamente o tramite la sorella Adelaide gli si
rivolgevano. Alla sorella precisava48:
per i figlioli della Costa che fanno il loro dovere mi interesso ed assicura pure tutti
che veglio su di essi, nei limiti del giusto. Quelli che sono con me stanno tutti bene.

Si avvicinava il primo Natale di guerra e il colonnello Clerici scriveva il 1


ottobre 1915 alla sorella Adelaide:
Chi sa che a Natale possa avere qualche giorno di licenza e venirlo a passare con voi.
Non per il momento di pensare a queste cose, perch, come ho scritto a Vittoria, il
47
48

Frazione di Costa de Nobili.


Il 6 maggio 1916.
23

rivedervi per me un momento di debolezza ed oggi non tempo di debolezze, ma


di energie sovraumane.

A Natale non venne a casa come apprendiamo da una lettera del 16 dicembre
1915:
Sono tanto contento di sapere che la mamma sta bene: ho tanta volont di rivedervi.
Il Natale lo passer sulle vette pi guzze dellAlpi in mezzo alle truppe. Verr pi
tardi, verso il 10 o 11 Gennaio.

Il 24 gennaio 1916 comunicava:


non ho potuto venire a casa in licenza, perch impegnato in lavori dufficio - spero
per di venire per qualche giorno ai primi di febbraio.

Lo stato maggiore della 1 Armata si era lamentato spesso col comando


supremo per la scarsit dei mezzi a disposizione, in particolare modo per
lartiglieria insufficiente e per il frequente cambio di reparti che venivano
sostituiti con truppe stanche che provenivano dallIsontino.
Lufficio informazioni dellarmata verso marzo registr gran
movimento di truppe austriache: il 22 marzo il comando della 1 armata
chiese al comando supremo che gli fossero inviati dei rinforzi perch vi era
probabilit di un attacco nemico dallaltipiano di Lavarone. Cadorna che si
trovava a Londra fece rispondere che si arrangiassero perch
in conformit alle direttive pi volte ripetute dal Comando Supremo e che hanno
informato concetto sistemazione difensiva su codesta fronte in caso offensiva nemica
contro la fronte 1 armata codesto comando dovr assicurare difesa facendo
assegnamento su sole forze e mezzi di cui dispone.

Il comando della 1 armata considerava necessari linvio di rinforzi: questo


era il tema delle riunioni che il generale Brusati teneva con i suoi diretti
collaboratori: il capo di stato maggiore (generale Graziani), il sottocapo
(colonnello Clerici), il comandante dellartiglieria (generale Marciani). Fu
preparata una lettera, datata 6 aprile 1916, nella quale si diceva:
danno per certo un concentramento molto rilevante non ancora cessato - di
artiglierie e di carreggi nella regione Altipiani.

e Cadorna rispose che era convinto che un attacco a fondo non avrebbe
avuto luogo. e poi volle sostituire il capo di stato maggiore dellArmata. A
questo proposito ha scritto il generale Marchetti:
A mezzo aprile, primo siluro lanciato da Udine. Arriva inaspettato allArmata il maggior
generale conte Albricci, quale nuovo Capo di Stato Maggiore che deve prendere il posto del
buon Graziani, che va ad un comando di truppe. Il Graziani era fra i maggiormente convinti
dellimminente offesiva nemica, concetto negativo per il Comando Supremo, e stimava molto
lUfficio Informazioni dellArmata, lodandone i risultati LAlbricci era nuovo allArmata e
proveniva dal Comando Supremo. Certamente arrivava col bagaglio informativo preso ad
Udine e le sue idee in fatto di offensiva nemica erano logicamente lo specchio fedele di
24

quanto si pensava in proposito al Comando Supremo. La mia spontanea impressione fu


che lo avessero mandato per raddrizzare le gambe ai cani49.

Eppure il servizio informazioni dellarmata continuava a registrare un


crescente rafforzamento delle truppe austriache. Il maggiore Pettorelli Lalatta
scriveva50:
ne parlo continuamente col nostro Sottocapo col. Clerici, che si moltiplica per
rimediare alle nostre deficienze organiche.

Anche Albricci dovette riconoscere di fronte allevidenza che una offensiva in


grande stile era imminente. Il colonnello Clerici contribu a preparare le
Direttive per il caso di unenergica offensiva avversaria. che aveva concordato
col capo di stato maggiore dellarmata (gen. Albricci) e che il comandante
(gen. Brusati) aveva fatte sue con quelle aggiunte ed integrazioni del caso che
gli erano proprie. Vi si stabiliva che la difesa ad oltranza dovesse essere fatta
sulla linea raggiunta dalle truppe, in poche parole sulla fronte dattacco del
settore sud-est del campo trincerato di Trento. Un arretramento su posizioni
forse pi sicure era impensabile senza gravi conseguenze.
Nonostante la minaccia austriaca il comando della 1 armata non
sospese le operazioni offensive dallo Stelvio alla Valsugana nella speranza di
spiazzare il nemico. Fu inviato un dirigibile che fece seri danni alla stazione
ferroviaria di Trento; in Valsugana (12-17 aprile) fu occupata la linea del
Monte Carbonile-San Osvaldo; fu conquistato lAdamello (12-14 maggio).
Negli ultimi giorni del mese di aprile anche Cadorna cominci a
sentire puzza di bruciato e fece una ricognizione sulla fronte della 1 armata,
precisamente in Valsugana, e a suo vedere riscontr che il comando della 1
armata, che egli stesso defin buono, non si era attenuto,
nellorganizzazione difensiva della fronte, alle sue disposizioni perch aveva
spesso costituito le prime linee troppo vicine allo schieramento nemico,
rafforzandole a scapito di quelle arretrate ed aveva collocato le artiglierie
troppo vicine alla prima linea in assetto offensivo. In verit le disposizioni di
Cadorna erano contraddittorie perch con lettera del 24 febbraio 1916, dando
disposizioni per la linea dellArmentera, aveva scritto che si doveva:
conferirsi la massima saldezza possibile sia nellorganizzazione sia nellarmamento
poich le sorti della difesa dipendono appunto, nel primo tempo, dalla capacit di
resistenza che questa linea potr fornire, senza di che a ben poco gioverebbe laver
munito fin dora le linee successive.

Come affermer, un paio danni dopo il generale Brusati davanti alla


commissione dinchiesta che lo assolse, in Valsugana le truppe erano sulla
linea prescritta da Cadorna e in Val Lagarina non si poteva arretrare per non
49

TULLIO MARCHETTI, op. cit., pag. 172.


CESARE PETTORELLI LALATTA, I.T.O. (informazioni Truppe Operanti) - Note di un Capo del
Servizio Informazioni dArmata (1915-18), Casa Editrice Giacomo Agnelli (Milano, 1934-XII), pg.
92.
50

25

lasciare i fianchi scoperti. Lo stesso Cadorna dovette riconoscere che molti


lavori erano stati fatti bene e che molti altri non si erano potuti eseguire a
causa della molta neve che in quellinverno era caduta.
Il generale Antonino Di Giorgio ebbe a scrivere51:
fu errore gravissimo lavere attribuito alla deficienza dellassetto difensivo, la
sconfitta del 1916, e il disastro di Caporetto. Fu per questo errore che adottammmo
negli schieramenti le linee continue che portano allo sparpagliamento delle forze e
alla difesa passiva. Si dimentic che dove c truppa che si batte e densit sufficiente
le posizioni si tengono anche senza grandiose organizzazioni. Dove la truppa
insufficiente per numero o per qualit a nulla servono, anche se perfette, le
organizzazioni difensive.

L8 maggio 1916 Cadorna silur il generale Roberto Brusati perch


nei provvedimenti presi per far fronte ad un attacco austriaco in Trentino, ha
dimostrato la corda e si rivelato nel suo vero valore. Teme le responsabilit, rigetta
tutto sui comandanti di corpo darmata, non ha mai forze che gli bastino, perde la
serenit e la calma52.

la decisione del Capo non piacque al comando dellarmata, e nemmeno al


colonnello Clerici, perch Brusati era considerato un lavoratore e di buon
senso che dopo aver ascoltato i consigli di chi credeva capace prendeva la
migliore decisione53. Di lui aveva scritto Angelo Gatti:
era un singolare uomo, scettico e scrupoloso, freddo e forse silenziosamente
ambizioso; acuto, netto e in fondo, simpatico per la vasta e indifferente benevolenza
con cui trattava uomini e cose54.

51

In risposta al quesito 11 del questionario della commissione dinchiesta istituita nel 1918. Il testo
trovasi nel libro di ANTONINO DI GIORGIO, Ricordi della Grande Guerra (1915-1918), Fondazione
G. Whitaker (Palermo, 1978), pag. 49.
52
Lettera dell8 maggio 1916 alla figlia Carla. LUIGI CADORNA, Lettere famigliari, Mondadori
(Milano, 1967).
53
ANGELO GATTI, Caporetto, Societ Editrice il Mulino (Bologna, 1964)., pag. 16.
54
ANGELO GATTI, Uomini e folle di guerra, Arnoldo Mondadori (Milano, 1929)., pag. 187.
26

Foto 5. Il comando della I Armata


Il generale Roberto Brusati fu sostituito col conte generale Guglielmo
Pecori Giraldi che giunse a Verona la notte fra il 9 e il 10 maggio. Il generale
Pecori Giraldi scrisse55:
Arrivai a Verona alla mezzanotte e mezzo. Stazione completamente deserta e non
illuminata. Vi trovai il Capo di Stato Maggiore generale Albricci e il Sottocapo di
Stato Maggiore colonnello Clerici: furono molto sorpresi di vedermi arrivare con una
semplice valigia, senza seguito e con poco bagaglio. La prima cosa che dissi, vista
lora tarda e i conversari che si erano iniziati, fu: Andiamo a letto: domattina, dopo
aver dormito parleremo di tutto dettagliatamente e vedremo come sia la situazione.

La mattina del giorno 10 il nuovo comandante riun tutto il comando


dellarmata che era formato da una sessantina di ufficiali che lo coadiuvarono
volonterosamente ed intelligentemente durante loffensiva austriaca che si
scaten solo cinque giorni dopo.
Nelle prime ore del giorno 15 maggio 1916 le artiglierie austriache
entrarono in azione fra il Garda e la Valsugana, costringendo le truppe
italiane ad arretrare. Lo scopo delloffensiva austriaca, che prese il nome di
Strafexpedition, era quello di sfondare la fronte italiana allaltezza degli
Altipiani per scendere in pianura fra Schio e Vicenza.
Davanti alla minaccia austriaca il comando della 1 armata fu portato
da Verona a Vicenza dove fu sistemato a Palazzo Trissino. Gli spettava un
compito immane: coordinare lazione di truppe che erano costrette, dalla
potenza del fuoco nemico, ad abbandonare posizioni, costituire comandi,
Da una conferenza del maresciallo dItalia Guglielmo Pecori Giraldi, tenuta nella sede della
Cassa di Risparmio di Firenze l11 giugno 1933.
55

27

ripartire la fronte salvando il pi possibile la compagine organica56. Il


generale Pecori Giraldi ebbe solo quattro giorni per orientarsi, ma era
affiancato in modo egregio dal comando della 1 armata diretto dal generale
Albricci (capo di stato maggiore) coadiuvato dal suo vice il colonnello Clerici
(sottocapo di stato maggiore), due ufficiali che per il loro comportamento
meritarono, entrambi, di essere decorati con lordine militare di Savoia.
Allinizio delloffensiva austriaca il generale Pecori Giraldi indirizz
alle sue truppe questo ordine del giorno, che era controfirmato dal colonnello
Clerici:
Soldati della I Armata,
Pare si presenti la desiderata occasione di venire attaccati dal
nemico. Persuasi che ogni sforzo sar fatto per ributtarlo vittoriosamente, rammento
che Patria, Esercito ed Alleati ci guardano fiduciosi.
Sar lieto di poter premiare il valore, lattivit e lo spirito di sacrificio; ma
sar altrettanto inesorabile nel punire gli atti di debolezza o qualsiasi mancanza al
proprio dovere.
Confido appieno che i Comandanti ciascuno nella propria sfera di azione,
sapranno fermamente volere ed efficacemente ottenere che le energie di tutti sieno
poste in opera col massimo vigore.
Il Ten. Gen. Comandante dellArmata
Pecori Giraldi
Il Colonn. Sottocapo di S.M.
A. Clerici

Il giorno 23 maggio Cadorna con alcuni ufficiali del Comando Supremo si


stabil a Vicenza, alloggiato a Villa Camerini, per sovraintendere alla difesa
che toccava per alla 1 Armata.
Furono portati in linea quasi quattrocentomila soldati e mille quattrocento
cannoni. Il colonnello Clerici racconter a Marinetti57, il padre del futurismo:
Un reggimento granatieri che passeggiava a Roma alle ore 6 pomeriggio era in treno
alle ore 10 di sera e lindomani a mezzogiorno combatteva sul Cengio. Avevo - dice600 camions a Vicenza che coi i chauffeur addormentati dalla stanchezza portarono
tutte le truppe in linea.

Il 22 maggio 1916 scrisse alla sorella Adelaide:


sto bene nonostante laggravio di lavoro. Da un anno di distanza i nostri vicini
tentano di premerci, ma spero che non riusciranno in alcun modo. Qui tutti fanno il
loro dovere e bene. Io ringrazio la mamma di avermi costruito saldo.

Furono giorni durissimi, ognuno segnato da conquiste austriache: il 26


maggio cadde il Monte Cimone, il 27 forte Ratti, il 29 fu occupata Arsiero, il
30 il margine orientale della conca di Asiago e il 3 giugno cadde il monte
Cengio.
Nelle memorie del generale Tullio Marchetti si parla del colonnello
Clerici durante la Strafexpedition. Il Marchetta - comandante del servizio
56
57

Bencivenga
FILIPPO TOMMASO MARINETTI, Taccuini 1915-27, ed. Il Mulino (Bologna ), pag. 256.
28

informazioni della 1 armata - l11 giugno 1916 aveva compilato un bollettino


nel quale risultava che il nemico avrebbe allentata la sua pressione: port il
bollettino al colonnello Malladra58, perch lo comunicasse al generale Pecori
Giraldi
Il col. Malladra, seduto al tavolo: io in piedi. Lo lesse attentamente, mi guard al di
sopra degli occhiali e con voce nasale mi disse, in tono parecchio dubitativo:Sarci
crede Lei? Mi accorsi di picchiare la testa non proprio contro un muro, ma quasi!
Subito portai copia del bollettino al colonnello Clerici, sottocapo di S.M. dellArmata,
il quale dopo averlo letto, compresane leccezionale importanza mi preg di salire
subito a Villa Camerini, dove abitava il generale Cadorna con la sua segreteria e
consegnare ivi altra copia dello stesso.

Il 25 giugno gli Austriaci, dopo vari attacchi sempre respinti dalle truppe
italiane, si ritirarono per rendere pi salda la loro posizione, facendo cos
sfumare il piano di Cadorna che voleva attaccarli alle ali per imbottigliare il
centro che si era spinto troppo innanzi. Alla 1 armata, per, non fu possibile
riprendere tutto il terreno perduto perch Cadorna le tolse truppe e artiglieria
che poco dopo utilizz per la battaglia di Gorizia.
Loperato del colonnello Clerici, durante la Strafexpedition, emerge
dalla motivazione che accompagnava la croce di cavaliere dellordine militare
di Savoia concessagli, di motu proprio, da re Vittorio Emanuele III con regio
decreto in data 12 agosto 1916:
Quale sottocapo di Stato Maggiore di unArmata durante loffensiva austriaca diede
prova di somma abilit per la pronta ed efficace messa in azione dei mezzi a
disposizione dellArmata prevenendo sovente con opportuni provvedimenti le
intenzioni del Comandante. Con fidente calma e mai doma energia seppe anche
eccitare le attivit di tutti i dipendenti recando in tal modo efficace contributo
allazione dellArmata nellarrestare, poscia ricacciare il nemico (Vicenza 15 maggio15 luglio 1916).

Nelle carte del maresciallo Pecori Giradi c una lettera che colonnello Clerici
in qualit di sottocapo di stato maggiore indirizz al comandante della 1
armata per perorare la causa di un generale che secondo lui si era battuto
bene. Leggiamo:
(stemma reale)
COMANDO SUPREMO DEL R. ESERCITO
Eccellenza,
La ringrazio, certo ha capito perfettamente tutto, n io mi attendevo da Lei
parole scritte- Insistetti io allora con scritti, perch io sono tale che quando mi sono
convinto che alcuno meriti, mi adopero per lui senza riguardi per altri.
Fu Mambr.59 che fece a Sc.60 scrivere la lettera. Intendiamoci non gli disse di
scriverla, ma gli fece chiaramente intendere che se ne andasse, e S. ebbe allora un
attacco di fegato e si dette ammalato.
Giuseppe Malladra nel 1916 aveva una mansione fuori organico di sovraintendenza sugli
uffici operazioni e informazioni della prima Armata.
59
Generale Mambretti
58

29

M.ti voleva avere ai suoi ordini Vial., che godeva la sua piena fiducia fin da quando
lo ebbe brigadiere.
Se Lei, Generale e Generale per davvero, leggesse tutti gli scambi telefonici
fra le Brigate (compresa quella dei Gr61.) e la divisione, di quei giorni tremendi, Ella si
renderebbe conto positivo dei meriti di comandante di S. il C.te, che penso un buon
generale (e forse miglior generale di divisione e di Corpo dArmata che non di
Brigata) non reggevano quanto ha retto sulle posizioni. E poi e poiMorrone se fosse
sincero dovrebbe riconoscere i meriti di S. che gli fu di prezioso aiuto nel Comando
del XIV Corpo dArmata.
Generale mi creda suo dev.imo
A. Clerici

Il periodo che segu la Strafexpedition fu caratterizzato da un certo


assopimento bellico da parte del comando della 1 armata costretto da
Cadorna ad accantonare ogni velleit offensiva e a dedicarsi alla creazione
di un colossale sistema difensivo che comprendeva oltre alla fronte vera e
propria (dallo Stelvio allAltipiano di Asiago) anche quella parte del
Varesotto e del Comasco che confinava con la Svizzera. Certamente si
combatteva: il 10 settembre 1916 cominci loffensiva italiana sul Pasubio,
caposaldo della difesa sulla linea delle Prealpi Venete Occidentali.
Quale era il clima al Comando della 1Armata? Invitando il lettore al
beneficio dinventario, trascriviamo quanto scrisse il generale Angelo Gatti62,
il 19 maggio 1917, nel suo Diario:
Beltrami, e Terziani che con lui, mi raccontano cose mirabolanti dellarmata. In tutto
linverno, per 5 o 6 mesi, Pecori non mai disceso da Villa Clementi, dove abita, a
Vicenza al comando. Ogni giorno, mattina e sera, due automobili conducono alla
villa quegli ufficiali del comando che mangiano con Pecori. E questi, mi ha detto
Beltrami, non ha in tutta la villa una carta da 100.000 della sua zona: che dico! Non
una carta al 500.000. Una cosa scandalosa, e tale da far rimpiangere assai il
Brusati().
Io credo che Pecori Giraldi sia stato una persona molto intelligente. Diceva lui stesso:
sordo sono, cieco anche, ma stupido no. Soltanto che era, fondamentalmente, un
egoista. Cascasse il mondo, tutto andava bene, se il posto su cui egli era, restava
intatto. I dispiaceri lo hanno, se non abbattuto, certo un po scosso: ma al principio
della guerra, nonostante Bir Tobras e la sua messa addirittura a riposo, per opera di
De Felice, era ancora in gamba. Ma laffare del Trentino, troppo gravoso per lui, gli
diede il tracollo. Allora, secondo me, pens alla sua salute: e si ritir nella Villa
Clementi, aspettando gli avvenimenti.
Il bello che Cadorna, per un gran pezzo, non si accorse di nulla. E un gran
ingenuo, in fondo. Quando il 5 aprile di questanno, and per la prima volta in
Trentino, trov che le cose della 1 armata andavano male. Allora, diede, secondo lui
una terribile remenata al Pecori:lo ha trattato come si tratta un sottenente. Io ho
domandato a Beltrami, se gli fosse parso che Pecori avesse avuto impressione dalla
rimenata. Mi rispose che se ne infischiava. Una sera ebbe una lettera di rimprovero
dal Capo: ebbene mangi col miglior appetito, come se nulla fosse stato.
Albricci fu assolutamente una delusione. Era andato con una grande fama:
dal primo giorno vide tutto disperato. Lui e Lequio, Ricci Armani,vedevano la
60

il generale Arcangelo Scotti quello che Lussu chiamava il generale Leone.


Granatieri
62 ANGELO GATTI, Caporetto, dal diario di guerra inedito, Societ editrice Il Mulino (Bologna,
1964) pag. 16-17.
61

30

salvezza soltanto nel ritirarsi al piano. Stava delle ore sul canap, nervoso, irascibile,
dicendo che le cose andavano malissimo. Un giorno diede lordine di ritirarsi
dallaltipiano, e di lasciare anche le ultime difese di esso. Terziani e Berti presero su
di s di trattenere lordine fino al mattino seguente, e poi la cosa fu smorzata, e
lordine trattenuto; ma se si fosse obbedito subito allAlbricci, un disastro si sarebbe
aggiunto.
Chi fece bene, in quelle circostanze, fu il colonnello Clerici. Dice Terziani che
egli solo, di tutto il comando, era a contatto con i comandanti delle truppe, in modo
da sentire il polso di esse: e cos poteva rimediare, inviare soccorsi, ecc. Ascoltava
molto ci che diceva il col. Mattei, capo di S.M. del V corpo, e faceva.
Bessone, nervosissimo, non faceva che bestemmiare.

Qualche esagerazione cera nelle considerazioni dei due ufficiali perch


parlarono a caldo! Pecori Giraldi non era poi cos immobile perch il 24
febbraio 1917 il colonnello Clerici scriveva al fratello Enrico dicendogli:
ho tardato a rispondere ai figlioli e a Lina, perch in tutta la settimana sono stato
sempre in giro per la fronte con Sua Eccellenza (Pecori Giraldi).

In vecchiaia il generale Clerici ricordava di aver partecipato,


nellambito del comando della 1 armata, allideazione della strada del
Pasubio che in brevissimo tempo (dal 6 febbraio al 20 agosto 1917) fu
costruita per un percorso di 6.100 metri di cui 4.000 scavati nella roccia.
2.- Comandante della quarta brigata bersaglieri (1917)
Il 23 marzo 1917 il colonnello Ambrogio Clerici fu nominato colonnello
brigadiere, grado che era stato creato durante la guerra per gli ufficiali
generali che avevano il comando di una brigata.
Il 1 aprile il colonnello brigadiere Clerici assunse il comando della
quarta brigata bersaglieri che doveva essere rifondata. Nella zona ad est di
Vicenza, tra Bertesina e Casa Latino, affluirono il 14 e il 20 reggimento
bersaglieri destinati alla costituzione della brigata. Qui
provetti ed agguerriti elementi accanto ai vigorosi giovani della classe 1897
intraprendono un intenso periodo distruzione e di allenamento63.

Il generale Clerici trova il tempo di scrivere ai nipoti:


Ecco il primo esemplare della prima cartolina della 4 Brigata bersaglieri, che dedico
a voi, angioletti del mio cuore, come augurio per la Brigata e per voi! Tanti baci
Aff.imo zio Bogio

MINISTERO della GUERRA, Riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-18, volume
IX I bersaglieri, ed. Libreria dello Stato.
63

31

Foto 6. Il cavallo lo forniva la famiglia


Nellaprile 1917 il generale Foch venne a Vicenza in visita alla 1
armata: l8 aprile, accompagnato dai generali Pecori - Giraldi ed Albricci, si
rec alla Bertesina dove fu accolto dal colonnello brigadiere Clerici che gli
present la 4 brigata bersaglieri.
Il 20 aprile 1917 la moglie del generale (Vittoria Villa) scriveva64 da
Torino alla cognata per informarla della partenza della brigata per la prima
linea:
Mia cara Adelaide
pensando che Ambrogio non avr avuto tempo di scrivervi per il
molto lavoro ti avverto che egli deve lasciare oggi la Bertesina per andare colla sua
brigata in linea pi avanzata. Potete immaginare lemozione che mi ha procurato
questa notizia per quanto aspettata e quanto ora sono cresciute le mie ansie. Ottavio65
mi ha scritto che stato a salutarlo e che lo ha trovato benissimo e raggiante fra i suoi
bersaglieri

Lavvocato Carlo Clerici, allora tenente nel XLIV battaglione della milizia
territoriale, descrive la serenit del fratello:
64
65

Lettera in A.d.c.C.
Ottavio Villa fratello di Vittoria Villa Clerici: era agente di cambio a Genova.
32

ieri fui a Cogollo ai piedi dei monti ove Ambrogio colla sua brigata che tiene la
linea sotto il Cimone, sono stato a trovarlo e sta bene, un generalino perfetto.

Nei primi giorni di maggio il generale Cadorna ordin al colonnello


brigadiere Clerici di lasciare il comando della 4 brigata bersaglieri perch lo
aveva nominato capo di stato maggiore della prima armata.
Capo di stato maggiore della prima armata (1917-18)

Foto 7. Lo stato maggiore della I Armata


Il colonnello brigadiere Ambrogio Clerici il 13 maggio 1917 scriveva66
alla sorella:
Cara Adelaide,
Grazie per la tua lettera affettuosa. Mi occuper di tutti. Mi hanno
tolto ai miei bersaglieri per restituirmi qui al comando dove ero prima, con lincarico
di capo di S.M. dellArmata.

Il generale Gatti, nel suo Diario, ci svela il retroscena che port alla
nomina del colonnello brigadiere Clerici che lo fece il numero due (dopo il
comandante: il generale Guglielmo Pecori Giraldi ) di una armata che
combatteva dallo Stelvio allAssa. Il 5 aprile 1917 il generale Cadorna and
nel Trentino e trov che le cose della 1 Armata andavano male 67. In seguito a
questa visita agli inizi del maggio 1917 tutto lo Stato Maggiore del 1 armata
66
67

Lettera in A.d.c.C.
GATTI, op. cit, pg. 16.
33

venne mutato68: il generale Albricci (capo di stato maggiore) and a


comandare la 5 divisione, il colonnello Bessone (sottocapo di stato maggiore)
un reggimento dartiglieria, Beltrami al IX corpo darmata.
Il colonnello brigadiere Ambrogio Clerici sostitu il generale Albricci;
sottocapo fu nominato il colonnello Delfino De Ambrosis al quale succeder
poi il colonnello Mario Asinari di Bernezzo.
Un soldato69 di Costa de Nobili, che il generale Clerici aveva sistemato
al comando dellarmata scriveva70:
sono proprio tranquillo trovandomi proprio qui vicino al Signor Generale mi pare di
essere qui in casa sua, il giorno 27 per pura combinazione avremo fatto 200 metri di
strada, io da una parte e lui dallaltra, ma essendo nel cuore della citt non mi fidai
andarci a parlare, gli o fatto il saluto, me lo rese e via, tante volte me lo trovo
nellufficio del suo Sottocapo dove porto telegrammi, ma silenzio.

Il colonnello brigadiere Clerici nel suo nuovo incarico, come era successo
quando era sottocapo di stato maggiore, ci mise tutto il suo impegno e il suo
entusiasmo.
Nellestate 1917 si present allItalia unoccasione che, forse, avrebbe
potuto anticipare di parecchi mesi la fine della guerra. Si trattava di quello
che viene definito il sogno di Carzano., che ebbe nel maggiore Cesare Pettorelli
Lalatta il protagonista e nel colonnello brigadiere Clerici un convinto
sostenitore.
La notte del 12 luglio 1917 un soldato dellesercito austriaco raggiunse le linee
italiane: era un sottufficiale del quinto battaglione della Bosnia che, per
incarico del suo comandante il maggiore Ljudevich Pivko, port un piano la
cui attuazione avrebbe permesso agli italiani di conquistare il posto avanzato
di Castellare ed attraversare il ponte che portava a Carzano senza trovare
resistenza perch il territorio era presidiato da truppe decise a ribellarsi
allimpero austro-ungarico. Per decidere sui dettagli dellazione il maggiore
Pivko desiderava conferire personalmente con un ufficiale italiano. Il
maggiore Cesare Pettorelli Lalatta, addetto allufficio informazioni della 1
armata, decise di andare allappuntamento: come segnale convenzionale fece
sparare due colpi di granata contro la base del campanile di Carzano. La notte
del 15 luglio 1917 il maggiore Pettorelli Lalatta si incontr col maggiore Pivko
che gli consegn un plico con diversi schizzi dello schieramento austriaco.
Il 29 luglio il maggiore Pettorelli Lalatta si rec a rapporto dal comandante
dellarmata (generale Pecori Giraldi) presente il colonnello brigadiere Clerici
nella sua qualit di capo di stato maggiore. Nel Diario71 scrive:
29 luglio. Il generale Pecori Giraldi, il nostro comandante darmata, mi ha fatto
chiamare: il tono di sicurezza del bollettino settimanale di informazioni sul nemico e i
dati cos precisi che esso conteneva non gli sono sfuggiti. Gli ho raccontato come e da
GATTI, op. cit., pg. 15 e 16.
Gaetano Brambilla
70 lettera indirizzata ad Adelaide Clerici il 28 novembre 1917. In A.d.c.C.
71 in CESARE PETTORELLI LALATTA, loccasione perduta (Carzano 1917), ed. Mursia (Milano,
1967), pg. 55.
68
69

34

chi avevo ricevuti dati cos precisi e gli ho esposto anche quali erano le mie intenzioni
per il futuro: la sua meraviglia e la sua incredulit hanno ceduto a mano a mano il
campo alla pi viva soddisfazione. Il buon colonnello (brigadiere) Clerici, che
assisteva, mi ha detto un bravo cos di cuore e cos affettuoso che ne sono rimasto
commosso.
Mi sono permesso di pregarli del pi assoluto riserbo anche con gli altri comandi: c
di mezzo, oltre che la pelle mia e Pivko, la possibilit di mandare tutto a monte.

Il colonnello brigadiere Clerici vi vide la possibilit di unazione che, se ben


condotta, avrebbe potuto portare fino al Brennero. Nel suo Diario72 il
maggiore Pettorelli Lalatta scriveva:
7 agosto. Oggi giornata calma. Il colonnello (brigadiere) Clerici mi ha chiamato nel
suo ufficio per essere orientato in tutti i particolari sui miei rapporti con Pivko.
Anchegli continua a mostrarsi entusiasta del mio progetto, vuole anzi,
quando suoner lora, partecipare direttamente allazione.
Magari! E di buona razza, generoso, e conosce il terreno meravigliosamente
bene. Sono sicuro che ha volont e fegato per arrivare al Brennero.

Cera per un mala Valsugana era territorio di competenza della 6 armata,


anche se il comando della 1 armata vi aveva per i compiti strategici completa
giurisdizione73: bisognava informare il comando supremo. Il 4 settembre 1917
il generale Cadorna convoc il maggiore Pettorelli Lalatta che gli espose il
piano. Cadorna lo conged ripromettendosi di comunicare il nome del
generale che doveva guidare lazione. Il Pettorelli Lalatta nel suo diario
scriveva:
7 settembre, notteChi sar il generale scelto a comandare la divisione destinata
allazione di sorpresa? Speriamo sia in gamba. Sia uno che osi. Ecco, io vorrei Di
Giorgio, mi piace come soldato, mi piace come generale. E con lui, il mio buon
colonnello Clerici, tutto nervi e tutto fuoco, e il generale Andrea Graziani, il padrone
della Valsugana, e Zoppi e Viora, i due generali dei reparti di arditi. Con loro si
potrebbe arrivare al Brennero: chi li fermerebbe?

Cadorna chiese al colonnello Tullio Marchetti74, comandante dellufficio


informazioni della 1 armata, di indicargli una terna di generali per scegliere
quello cui affidare il comando della divisione di testa. Il colonnello Marchetti
fece i nomi dei generali Andrea Graziani, Antonino Di Giorgio, e del
colonnello brigadiere Ambrogio Clerici.
Cadorna, nonostante i consigli, scelse Zincone75 un generale che non
conosceva il terreno e poco fiducioso dellimpresa.
La notte fra il 18 e il 19 scatt lazione. Il maggiore Pettorelli Lalatta
raggiunse, in territorio nemico, il maggiore Pivko e gli uomini a lui fedeli:
narcotizzarono la guarnigione austriaca di Carzano. Da parte italiana si
commisero errori notevoli: se il generale Zincone avesse lanciato con
decisione i suoi uomini, certamente avrebbe raggiunto il successo sfruttando
Idem, pag. 65.
Idem, pag. 60 nota 1.
74 Generale TULLIO MARCHETTI, Memorie, pg. 255.
75 Attilio Zincone (1869-1939) colonnello brigadiere nel 1917.
72
73

35

la sorpresa. La divisione si mosse a passo di lumaca, snodandosi timorosa nei


camminamenti invece di avanzare celermente allaperto. Dopo alcune ore gli
osservatori austriaci si accorsero dei movimenti italiani, la sorpresa svan e di
fronte a una debole reazione del nemico il generale Zincone ordin la ritirata.
Svaniva cos ingloriosamente il sogno di Carzano!
Dalla met del settembre 1917 la fronte della 1 armata sub dei
mutamenti:
- perse la giuridizione sia sul tratto della fronte dallo Stelvio al Garda, tenuta
dal III corpo darmata, che pass alle dipendenze del Comando Supremo;
sia sulla fronte di Val di Brenta, tenuta dal XVIII corpo darmata, che pass
alla 4 armata.
- ritorn ad avere competenza sul settore degli altipiani perch la 6 armata
venne sciolta.
Dopo questo riassetto dipendevano dalla 1 armata:
-il comando truppe altipiani affidato al generale Armano Ricci Armani
che aveva giurisdizione sul:
XX corpo darmata: comandato dal generale Giuseppe
Francesco Ferrari;
XXII corpo darmata: comandato dal generale Pietro Gatti;
XXVI corpo darmata: comandato dal generale Augusto
Fabbri;
-V corpo darmata: schierato dallo Zugna al Posina al comando del
generale Gaetano Zoppi;
-X corpo darmata: schierato nel bacino Posina-Astico al comando del
generale Paolo Morrone, che sar sostituito poco dopo dal generale
Emilio Sailer.
-XXIX corpo darmata: schierato dal Garda alla regione Zugna al
comando del generale Vittorio De Albertis.
***
Il 24 ottobre 1917 colonne tedesche sfondarono, nella conca di
Caporetto, la fronte del IV e XXVII corpo darmata. Per lesercito italiano fu
un momento tragico: re Vittorio Emanuele III a Peschiera, con animo fermo,
convinse gli alleati che lesercito italiano non doveva ritirarsi ulteriormente,
ma prendere posizione lungo la riva destra del Piave. Con la stessa fiducia
del suo Re il colonnello brigadiere Clerici svolse il gravoso lavoro. Spesso
andava ad accogliere i treni con le truppe che venivano dalla rotta di
Caporetto, qualche volta partiva dai vagoni un colpo di fucile o di pistola76.
Nel novembre 1917 lonorevole Teso e il consigliere di stato Antonio
Morconi si consultarono con le autorit vicentine per decidere il da farsi in
caso di rottura della fronte sui monti. Ebbero anche un lungo colloquio col
colonnello brigadiere Clerici. Il 15 novembre il generale Diaz eman
unordinanza che imponeva alle amministrazioni pubbliche di rimanere al
loro posto.

76

Testimonianza ad uno degli autori dellavvocato Carlo Clerici (1878-1957).


36

Il capo di stato maggiore sottopose, il 7 novembre, alla firma del capo


dellarmata, generale Pecori Giraldi, una relazione, che venne presentata al
comando supremo, nella quale si faceva presente che i 118 battaglioni
disponibili erano insufficienti e che ne erano necessari altri 88 battaglioni e
400 bocche da fuoco.
La sera del 9 novembre gli austriaci attaccarono sullaltipiano di
Asiago con lintento di scendere a Bassano, ma
Le brigate Toscana, Mantova, Pisa, i bersaglieri del 5 Reggimento e i Reparti
dassalto, in ammirevole e perfetto accordo colle artiglierie di ogni specialit, di ogni
calibro, hanno mostrato che lantico valore pi che mai vivo nella truppe della 1
armata77.

Poi, per cercare di completare il successo conseguito nellalto Isonzo, il


feldmaresciallo conte Franz Conrad von Htzendorf decise di attaccare la
Meletta di Gallio, una delle vette che chiudono a nord-est laltipiano di
Asiago. Il primo attacco venne sferrato il 12 novembre 1917: il comando della
prima armata opt per la difesa ad oltranza che dur da novembre a
dicembre. Durante la notte fra il 4 e il 5 dicembre per le truppe italiane la
situazione divenne disperata78. Il generale Boriani, comandante della 29
Divisione, dopo essersi accordato col comando del XX corpo darmata, decise
di ripiegare sulla linea Sasso Rosso- Buso di Gallio. Poco dopo il generale
Armano Ricci Armani (comandante delle truppe altipiani) chiam al telefono
il comando della 1 armata per segnalare il ripiegamento. Il colonnello
brigadiere Ambrogio Clerici, nella sua qualit di capo di stato maggiore
dellarmata, ordin di revocare lordine di arretramento e di predisporre per
lalba un nuovo contrattacco dicendo che avrebbe inviato come rinforzo la
brigata di fanteria Verona79. Fra Clerici e il generale Ricci Armani vi fu una
violenta discussione80 alla fine della quale il generale Ricci Armani chiese un
ordine scritto firmato dal generale Pecori Giraldi, comandante dellarmata.
Questi dormiva, come di consueto a Villa Clementi, lontano dal comando
della sua armatala situazione richiedeva una rapida decisione, cosicch il
colonnello brigadiere Clerici compil lordine falsificando la firma del
generale Pecori Giraldi, che del resto nel suo ordine del giorno indirizzato alle
truppe il 3 dicembre aveva scritto: occorre perservare tenacemente fino
allultimo, abbarbicandosi ai nostri monti, dai quali il nemico non deve discendere.
Lordine redatto quella notte dal capo di stato maggiore dellarmata diceva:
Necessit stabilire situazione in Val Miela e verso Badonecchie simpone in modo
assoluto per garantire possesso Melette che devono mantenersi qualsiasi costo.
Venga predisposto per alba domattina nuovo contrattacco con forze adeguate,
massimo vigore di condotta, cooperazione tutte artiglierie possibili. Sia preveduto
77

Dal proclama del conte generale Guglielmo Pecori Giraldi.


BEPI BOCCARDO, Melette 1916-1917, Gino Rossato Editore ( Novale di Valdagno, 1994)
pagg. 241-242.
79 AMEDEO TOSTI, Il maresciallo dItalia Guglielmo Pecori Giraldi e la 1 Armata, Tipografia
Vincenzo Bona (Torino, 1940) pag. 138.
80 Testimonianza dellavvocato Carlo Clerici.
78

37

anche il caso peggiore che il nemico riesca incanalarsi Val Vecchia, preparando in
opportune posizioni reparti di fanteria, mitragliatrici, azioni di batterie per sbarrare
discesa forze avversarie ed avvolgerle.

Le truppe italiane riuscirono a resistere fino a mezzogiorno del giorno


seguente: costrette a cedere la Meletta di Gallio riuscirono per a trincerarsi
sul limitare dellAltipiano.
La difesa ad oltranza della Meletta di Gallio, ordinata la notte fra il 4 e
il 5 dicembre 1917, da alcuni considerata incredibile81, era dettata dalla
preoccupazione che una ritirata precipitosa permettesse agli Austriaci di
irrompere in Val di Brenta. Non bisogna dimenticare un altro elemento: il
colonnello brigadiere Clerici era per la difesa ad oltranza sulle montagne,
fatta non cedendo al nemico nemmeno un palmo di terreno, e aveva lidea
che il generale Ricci Armani volesse ritirarsi senza opporre una strenua
resistenza. Era notorio che Ricci Armani, generale molto valido, apparteneva
a quella schiera di generali che vedevano la salvezza soltanto nel ritirarsi in
piano 82 per affrontare in pianura il nemico. Era una visuale strategica che
aveva avuto il suo teorizzatore nel generale Agostino Ricci83 che, come scrisse
Cadorna,
considerava le Alpi come elemento ritardatore e separatore del nemico, e si doveva
cercare di battere questo agli sbocchi delle valli con manovre per linee interne84.

La scelta strategica di difendere le Melette per pi di un mese con gravi


perdite ha dato luogo, dopo la guerra, a molte discussioni. Bisogna
riconoscere che serv a
dimostrare ai nemici imbaldanziti dal successo, ai diffidenti alleati, e al mondo che il
Soldato italiano, da solo, sapeva ancora combattere e, se necessario, morire per la
Patria85.

Non era ancora finita! Il generale Conrad il 22 dicembre 1917 sulla


fronte tenuta dalla 2 divisione (generale Nigra) scaten il III Corpo darmata
austriaco: vi fu una furiosa battaglia che dur fino a tutto il giorno di Natale.
Il colonnello brigadiere Clerici, che coordinava con animo fermo
allattivit dellarmata, scriveva86 il 10 dicembre 1917 alla sorella Adelaide:
nonostante il lavoro, io sto bene e ho grande fiducia in tutto, malgrado tutto. D al
nostro amato paese che tutti abbiano altrettanta fede e vedrete che le cose andranno a
finire bene.
81

BEPI BOCCARDO, Melette 1916-1917, Gino Rossato Editore (Novale, 1994).


ANGELO GATTI, Caporetto, Il Mulino (Boligna, ), pag. 17
83
il generale Agostino Ricci (1832-1896) aveva scritto importanti opere. Appunti sulla difesa
dItalia; Le piazze di Piacenza e Stradella nella difesa nord-est dItalia; La nostra difesa interna
della Valle del Po.
84
LUIGI CADORNA, La guerra alla fronte italiana, Fratelli Treves Editori (Milano, 1921) nota 1 a
pag. 219.
85
BOCCARDO, op. cit., pag. 258
86 Lettera in A.d.c.C.
82

38

La storiografia attribuisce il merito dellorganizzazione della resistenza fatta


dalla 1 armata alla fine del 1917 unicamente al generale conte Guglielmo
Pecori Giraldi. Nessuno lo contesta! Ma sia concesso ricordare che, a soli tre
mesi dai fatti, il consiglio comunale di Vicenza volle esprimere la propria
riconoscenza anche al generale Clerici. Il Sindaco di Vicenza
(commendatore Muzani) il 15 maggio 1918 sul monte Barco, rivolgendosi
pubblicamente al generale Pecori Giraldi, gli diceva:
Accanto a Voi, Eccellenza, non potevamo dimenticare il fedele e pronto e prezioso
cooperatore Vostro, il generale Ambrogio Clerici che con Voi nel maggio 1916 e nel
dicembre 1917 diresse su questi monti la difesa di Vicenza. Due anime che ardevano
come unanima sola; due cuori che pulsavano di un battito solo; due menti illuminate
dalla medesima luce87.

Lo stesso generale Clerici prendendo la parola poco dopo sottoline che la


sua modesta opera si era svolta
allombra e sotto, il fulgido riflesso dellalto e possente impulso di Sua Eccellenza, il
Comandante della prima Armata,

ma aggiungeva un elogio agli ufficiali che componevano il comando della 1


armata:
frutto, lopera mia, di collaborazione sincera, affettuosa, costante ed intelligente data
in ogni momento, in ogni minuto, da tutti i bravi ufficiali del Comando della prima
Armata con vera abnegazione e spirito di sacrificio nel compimento del loro dovere.

Era un discorso degno di un Capo!!!


Nel dicembre 1917 erano passati alle dipendenze della 1 armata i resti
di sei reparti dassalto della 2 armata. Vennero con cattiva fama: li
concentrarono nella zona Debba-Longara e cercarono di normalizzarli
allontanando dal comando il colonnello Bassi perch come scrisse uno di loro
non avevano mai visto arditi prima dallora; non sapevano cosa fossero le truppe
dassalto, ignoravano candidamente il nostro spirito, i nostri metodi, la nostra vita, e
credevano in buona fede che fossimo avanzi di galera, rifiuti della societ, macellai e
nello stesso tempo carne da macello, uomini bestiali e sanguinari, reparti di
disciplina. Si ricredettero presto e ci torna ad onore del comando della 1 Armata88.

Il colonnello brigadiere Ambrogio Clerici non piccola parte ebbe in questo


ricredimento89: del resto nel 1915 era stato favorevole allistituzione della
Compagnia Autonoma Esploratori Arditi da parte del tenente Cristoforo
Baseggio. Il 20 dicembre 1917, dopo aver passato in rivista i reparti dassalto,
prese la parola iniziando il suo discorso con queste parole:
87

De Mori, pag. 459


PAOLO GIUDICI, Reparti dassalto, Alpes (Milano, 1928).
89 GIORGIO ROCHAT, Gli arditi della grande guerra, Editrice Goriziana ( Corte SantIlarioGorizia, 1990), pg. 61.
88

39

Arditi delle fiamme nere! Una superba fama vi precede: fama di insuperabili
guerrieri cui nessun nemico sa resistere.

Fu un discorso importante perch disse ufficialmente che i reparti dassalto


non sarebbero stati sciolti. Ambrogio Clerici
parl per circa mezzora, tenendo il pi alto elogio dei Reparti dAssalto,
magnificandone le virt, esaltandone le leggendarie imprese. Poi termin invitando
ad inneggiare al Re. Un urlo altissimo si lev da duemila bocche nellaria
decembrina: viva il Re seguito immediatamente da un altro, parimenti alto: viva il
colonnello Bassi. Nel secondo grido era chiarissima la protesta degli Arditi contro
lingiustizia fatta al loro capo. Il generale dovette capirlo, cap certamente e chi in
quel momento lo fiss lesse sul viso di lui la espressione dintimo compiacimento per
la fedelt e lamore che quei soldati serbavano al loro condottiero90.

Tra il 27 e il 31 gennaio 1918 spett alla 1 Armata dimostrare che, con


la conquista del monte Valbella, di Col del Rosso e di Col dEchele lesercito
italiano aveva superato la crisi di Caporetto e ritrovato lanimo delle antiche
battaglie. Il Tosti ha scritto 91 che:
mirabile sotto ogni aspetto fu la preparazione di questa azione: dalle previdenze
logistiche allaccumulo delle munizioni; dallo schieramento delle artiglierie, alle
disposizioni, in gran parte ispirate a concezioni nuove, per limpiego di esse, dalle
cure materiali per le truppe, da mesi soggette a disagi materiali irreparabili oltrech
al logorio delle recenti azioni, dallopera efficace di propaganda militare.

In tutto questo non poca parte ebbero il colonnello brigadiere Ambrogio


Clerici ed altri ufficiali del comando della 1 armata. come riconobbe il
generale Schiarini che scrisse92:
Giustizia vuole che qui sia fatta menzione di coloro i quali collaborarono in modo pi
diretto e utile a creare tale assetto: e cio il brigadier generale Clerici, capo di Stato
Maggiore, fedele, operoso ed intelligente interprete ed esecutore del pensiero del
comandante; ed accanto a lui del colonnello De Antoni, comandante del Genio
dellArmata, del generale dHavet e dei colonnelli Guidetti A. e Ferraro L.
rispettivamente comandanti del Genio dei Corpi dArmata 5, 10 e 29.

Con decorrenza 1 marzo 1918, per decisione del Comando Supremo, alla 1
armata venne tolta la giurisdizione dellaltopiano che fu affidata alla
ricostituita 6 armata. Poco prima Ambrogio Clerici lasciava la 1 armata nel
cui comando aveva lavorato per quasi tre anni: come sottocapo di stato
maggiore dal maggio 1915 al marzo 1917 e come capo di stato maggiore dal
maggio 1917 al febbraio 1918.
Di questo periodo gli era rimasto un ricordo: in vecchiaia a chi era
reduce da vacanze passate in Trentino chiedeva notizie sulla Osteria
90

DE MORI, pg. 416.


TOSTI, op. cit., pg. 156.
92 POMPILIO SCHIARINI, LArmata del Trentino (1915-18), Arnoldo Mondadori editore
(Milano, 1926) pag. 248 nota 1.
91

40

dellantico termine. Certamente sarebbe stato molto contento di leggere il


racconto93 che, qualche anno dopo la sua morte, scrisse Mario Rigoni Stern.
Comandante della quinta brigata bersaglieri (1918-19)
Alla fine del febbraio 1918 al colonnello brigadiere Ambrogio Clerici fu
assegnato il comando della 5 brigata bersaglieri: si trattava di riordinarla per
poterla portare in prima linea al pi presto.
Vicino a Vicenza, precisamente nella zona tra Santa Caterina di
Lusiana-Polegge-Cresole-Caldogno, erano confluiti i bersaglieri del 5 e 19
reggimento. Il 1 marzo il colonnello brigadiere Clerici assunse ufficialmente
il comando della brigata: espose il giorno stesso il suo programma in una
conferenza che tenne a palazzo Curti davanti a tutti gli ufficiali dei due
reggimenti. Come aiutante di campo di brigata94 scelse il capitano Domenico
Galante: si instaur un ottimo rapporto di stima che dur oltre la guerra,
come vedremo in seguito.
Nella brigata si lavor sodo e non molto tempo dopo arriv lordine di
partire per lAltopiano dei Sette Comuni: era stata assegnata alla 12 divisione
fanteria (comandata dal generale Sigismondo Monesi95) che doveva operare
nellambito del X Corpo dArmata (generale Enrico Caviglia96), che pur
facendo parte della 1 Armata, concorreva direttamente alla difesa
dellaltopiano che era affidata alla 6 armata (generale Montuori) che
schierava un corpo darmata britannico (48 e 23 divisione).

93

Il racconto si intitola Amore di confine e si trova nella raccolta (con identico titolo) pubblicata
dalleditore Einaudi (Torino, 1986).
94 Laiutante di campo di brigata dipendeva direttamente ed esclusivamente dal generale, i
cui ordini poteva comunicare verbalmente ai comandanti delle truppe i quali dovevano
eseguirli.
95 Il generale Sigismondo Monesi (1862-1955), patrizio di Modena.
96 Enrico Caviglia (1862-1945), maresciallo dItalia. Nel 1918 comandava il X Corpo dArmata
che lasci il 23 giugno 1918 per assumere il comando dell8 Armata.
41

Foto 8. A riunione con i comandanti di reggimento nel 1918


Il 27 marzo 1918 il 5 reggimento bersaglieri si trasfer a Carr di
Chiuppiano; il giorno seguente il 19 reggimento bersaglieri raggiunse Zan,
Corte e Centrale. Il 2 e 3 aprile la brigata si port tra monte Panocchio, monte
Bisibollo, Sculazzon per assumere il 4 aprile la difesa del settore Val dAsticoVal dAssa per fronteggiare gli austriaci della 6 divisione cavalleria
appartenente al III Corpo dArmata. La vicina 48 divisione britannica,
schierata alla destra doveva affrontare la 6 divisione fanteria. A gomito con i
bersaglieri della 5 brigata cerano gli Inglesi della 143 brigata, poco pi in l
i francesi della 23 divisione con i quali il generale Clerici aveva avuto da dire
perch occupavano una zona che gli poteva servire nel caso di un
arretramento strategico.
Il colonnello brigadiere Clerici, dopo aver posto il comando della
brigata sul monte Barco, assegn al 5 reggimento bersaglieri il compito di
presidiare il tratto della fronte compreso fra Val Barco, saliente Monte
Belmonte, rovescio di monte Panocchio e al 19 reggimento bersaglieri il
tratto della fronte compresa tra malga Cava, Cima Ard, Capitello del Ripavo,
Punta Corbin - Monte Cengio, testata Val Sil.

42

Foto 9. Ambrogio al lavoro


Il bersagliere Francesco Losco scrisse97 di quel tempo:
rimpiangevo con nostalgia i bivacchi con i miei camerati bersaglieri, in compagnia di
un fiasco con letichetta vino Chianti, mentre si cantava dove sei andato e sul
ponte di Bassano .

Ambrogio Clerici si recava spesso in prima linea, cos sessanta anni dopo il
bersagliere Luigi Vitali98 ricordava:
nel mese daprile ho avuto la combinazione di parlare col generale Clerici: eravamo
nelle trincee della Val dAssa, lui venuto a fare un giro dispezione e in quellora io
ero di sentinella. Quando stato vicino a me si fermato e mi ha interrogato con
parole buone, parlava come fosse un amico, ha voluto sapere di che distretto ero e io
ho risposto distretto di Lodi e lui mi ha fatto ridere siccome era il mese delle viole mi
ha detto se mi piacerebbe andare per viole insieme alle ragazze e io mi sono messo a
ridere.

Il 23 aprile 1918 reparti del 19 reggimento bersaglieri eseguirono, con esito


favorevole, un colpo di mano recandosi a Pedevala sorprendendo una piccola
guarnigione nemica. Oltrepassati i reticolati irruppero nella casa occupata dal
piccolo presidio, impegnando con esso viva lotta e riuscendo a infliggergli
gravi perdite99. Nello stesso periodo pattuglie del 5 reggimento bersaglieri
compirono un fortunato colpo di mano su Poggio Privel. I componenti della
pattuglia, arrampicatisi su per un canalone roccioso, penetrarono nella linea
avversaria e catturarono alcuni prigionieri. In questa azione il tenente Renato

In seguito ad annuncio pubblicato, nel 1964, su la Domenica del Corriere aveva risposto
(21 ottobre 1964) il bersagliere Francesco Losco (in A.d.c.C. cassetta n. 38).
98 in seguito ad annuncio pubblicato nel 1978 su Famiglia Cristiana aveva scritto (19
maggio 1978) il cavaliere di Vittorio Veneto Luigi Vitali da Santo Stefano Lodigiano.
99 lepisodio venne citato nel bollettino di guerra del 25 aprile 1918.
97

43

Ricci merit la medaglia di bronzo al valor militare con questa


motivazione100:
Di notte, guidava una piccola pattuglia attraverso terreno impervio, e con difficile e
audace operazione, scalate alcune rocce, balzava per primo in un posto avanzato
nemico, costringendone alla resa i difensori (Val dAssa, 24 aprile 1918).

I bersaglieri della quinta brigata oltre a compiere azioni di pattuglia


lavoravano alacremente per la costruzione di nuove strade e per dare una
solida difesa al settore che presidiavano.
***
Nel maggio 1916 quando il Comando della 1 Armata si era trasferito a
Vicenza lallora colonnello Clerici si era fatto portare in Vescovato per parlare
col Vescovo della citt. Si era trovato di fronte monsignor Ferdinando
Rodolfi, nativo di San Zenone Po, paese a due chilometri da Costa dei Nobili,
che era figlio di una amica (Esther Guazzoni Rodolfi) della madre (Cleofe
Ticozzi Clerici). Ne era nata una collaborazione stretta101.
Nel maggio 1918 il generale Clerici si era accorto che le chiese di
Cesuna e di Tresch Conca erano in una zona che poteva essere occupata
dagli austriaci: volle salvare le campane. Ordin102 al tenente Angelini,
comandante della 822 compagnia mitraglieri, di togliere le campane dai due
campanili e di portarle a Vicenza dal Vescovo con una sua lettera nella quale,
fra laltro, si leggeva che i bersaglieri della 5 Brigata aveva agito per
conservare le campane
al culto della religione e al culto della Patria. Queste campane sono sacre perch
suonarono i loro rintocchi e squillarono la loro voce, qui sullAltopiano di Asiago, su
questo estremo lembo del nostro territorio e parve agli ascoltatori di oltre confine che
quella fosse la voce di richiamo della Patria della grande Madre vigile che non
dimentica i figli strappati al suo affetto, gementi sotto loppressione tirannica103.

Monsignor Ferdinando Rodolfi, nel prendere in consegna le campane,


scriveva104:
Scendono esse dallestremo lembo della Patria libera, per dire a noi laudacia
meravigliosa e il sentimento squisito dei loro salvatori, e per assicurare che esse
potevano essere ritirate in seconda linea, finch lass, in faccia allo straniero, vi sono
delle sentinelle vigili, delle anime credenti, dei cuori di bronzo come i bersaglieri del
generale Clerici. Essi devono ora compiere lopera: contenere e ricacciare linvasore,
perch le campane dellAltopiano tornino presto lass a cantare linno della
liberazione e della pace.
100

SANDRO SETTA, Dallo squadrismo alla Repubblica Sociale Italiana, Il Mulino (Bologna, 1986),
pag. 18.
101
ENRICO E. CLERICI, 1918: il Vescovo sanzenonese, il generale costese e le campane del
vicentino, articolo in Bollettino della Societ Pavese di Storia Patria (Pavia, 1997), pagg. 481-484.
102
Lettera del cavaliere Bertinotti del in A.d.c.C.
103
GIUSEPPE DE MORI, Vicenza nella guerra 1915-18, Rumor (Vicenza, 1931), pag, 171.
104
idem
44

***
Il 15 marzo 1918 il Consiglio Comunale di Vicenza aveva deciso di
conferire la cittadinanza onoraria al generale Guglielmo Pecori Giraldi e di
donare al generale Ambrogio Clerici una medaglia doro con inciso sul
recto lo stemma di Vicenza e nel verso queste parole:
AL GENERALE AMBROGIO CLERICICAPO DI STATO MAGGIORE DELLA 1 ARMATA
VICENZA MEMORE E RICONOSCENTE
ANNO 1916-18

Appena apprese la notizia si affrett a scrivere al sindaco di Vicenza questa


lettera:
COMANDO V BRIGATA BERSAGLIERI

19 marzo 1918
Illustre Signor Sindaco,
La notizia della deliberazione dellon. Giunta Municipale mi
commuove, sia per il lusinghiero attestato di amichevole stima datomi da Vicenza,
sia per il gentile pensiero col quale si volle benevolmente accomunare la mia modesta
opera a quella altamente meritoria di S.E. il tenente generale Pecori-Giraldi, illustre e
bene amato Comandante della I Armata.
In un anno di vita comune ho conservato un vero culto per Vicenza, per
questa insigne citt dellarte e della gloria, per questa eroica Terra Vicentina nobile
e fiera rappresentante della grande Madre Italia, in prima linea: culto, che ha avuto
una eco viva e sincera nel cuore degli ufficiali del Comando della I Armata miei
infaticabili, zelanti ed intelligenti collaboratori: che si trasfuse nellanimo cremisi
dei bersaglieri della IV Brigata, quando ebbi lonore di fondarla a Bertesina, lo scorso
anno, e che recentemente si mostr degna di Vicenza a Monte Val Bella: culto, che
sar senza dubbio molla potente animatrice dello spirito bersaglieresco della V
Brigata bersaglieri - figlia anchessa di Vicenza - che ben presto avr lambito posto in
prima linea, a difesa pi diretta della Terra Vicentina.
Voglia illustre Commendatore, rendersi interprete presso i suoi colleghi,
presso tutti i cittadini di Vicenza, cui mi legano vincoli di affetto e di gratitudine, dei
miei sentimenti di viva riconoscenza ed assicurarli che la modesta opra mia e la
vibrante anima delle due Brigate Bersaglieri che ebbero lonore dei natali in terra
vicentina, continuer sempre tutta, vigile ed alacre Pro Patria Vicenza.
Col massimo ossequio
Colonnello brigadiere
A. Clerici

Il 18 maggio 1918 le autorit civili e religiose della citt di Vicenza salirono in


prima linea sul Monte Cengio occupato dai bersaglieri del generale Clerici
per consegnargli la medaglia doro. Era presente anche il generale Pecori
Giraldi che ricevette la pergamena che attestava il conferimento della
cittadinanza onoraria di Vicenza.
Scriveva Il Corriere Vicentino105 che, dopo la consegna della medaglia, il
generale Clerici pronunci questo discorso106:
105

Del 19 maggio 1918.


45

Eccellenza, Signori, Bersaglieri!


Non ho parole per ringraziare Vicenza dellonore fattomi, per latto spontaneo
generoso col quale la citt volle premiare la modesta opera mia, svolta allombra e
sotto il fulgido riflesso dellalto e possente impulso di Sua Eccellenza il Comandante
della prima Armata, frutto, lopera mia, di collaborazione sincera, affettuosa, costante
ed intelligente data in ogni momento, in ogni minuto, da tutti i bravi ufficiali del
Comando della prima Armata con vera abnegazione e spirito di sacrificio nel
compimento del loro dovere.
Dovere che il faro luminoso della nostra vita, che mai si sentito cos vivo come
ora, allindomani del giorno in cui parve definitivamente sopito in Italia: dovere che
ricorre dalla Nazione allEsercito e dallEsercito alla Nazione con ritmo continuo,
quotidiano, ad ogni ora, inesistente; nobile fiamma alimentatrice di virili propositi:
dovere che dice a me di curarti fino allo scrupolo o bersagliere e guidarti nel miglior
modo nei cimenti, a te di seguirmi senza fine; che alla Nazione ordina di servire il
combattente e di nutrirlo di fede e di costanza; al combattente di proteggere la Patria
sino al sacrificio della vita: dovere che ci tiene uniti, avvinti ad un sol patto, la difesa
del sacro suolo dItalia dallinsidia straniera.
E questa difesa, o bersagliere, o si compendia oggi per noi nella difesa di Vicenza,
leroica citt che conobbe gli orrori della dominazione straniera, che seppe gli eroismi
del 1848, eroismi di cui questa venerata bandiera porta il supremo simbolo donore:
questa citt insigne nellarte, nella gloria, nel patriottismo, che nelle ansie del maggio
1916, or fanno due anni, alle truppe accorrenti sullAltipiano, seppe riaccendere
lanimo con fede inconcussa e lo ricordano molti di voi che fecero parte allora della
nobile schiera, accorrente: questa forte citt che avanguardia della Patria verso il
nemico - sempre fu alla testa di tutta la Nazione nelle manifestazioni patriottiche in
pro del combattente.
Ricorda o bersagliere e le virt di Vicenza ti siano da sprone a mirabili atti! E
ricorda altres: qui, sino a queste balze, fin qui ha potuto segnare lorma del suo piede
pesante il tracotante straniero invasore nel maggio 1916 e di qui ha potuto spingere il
suo sguardo impuro sulla nobile terra Vicentina che giace in ampia, soleggiata ed
adorata distesa ai piedi del monte; tutta avvolta nel nastro argenteo dei suoi fiumi
lAstico e il Brenta.
Fin qui os arrivare, ma di qui fu energicamente respinto. Pel sangue degli eroi che ci
precedettero quass, per le umili ammonitrici croci sparse sullAltipiano, che il
nostro cuore circonda di quotidiane cure amorose: per i tesori darte e di affetto che la
terra vicentina racchiude laggi: ricorda bersagliere, che qui, sul Cengio o si vince o
si muore di qui si scende o con la palma del martirio o con la palma della vittoria; i
colori di Vicenza, il bianco e il rosso, qui oggi si intrecciano col verde del cordone
delle tue trombe e insieme fanno il nostro adorato tricolore, che ti fascia lanima o
bersagliere, lanima cremisi di virili cimenti, e ti dice: Vicenza riposa tranquilla e
fidente perch tu vegli per Lei!
Ricorda o bersagliere e non dimenticare il motto della tua brigata: Frangar
non flectar. Il bersagliere si spezza non si piega.
Illustre Commendatore, Sindaco di Vicenza, conserver fra i ricordi pi cari
questo pegno della stima di cui Vicenza volle benevolmente onorarmi: grato a tutti
loro che vollero aggiungere allatto generoso la forma gentile che va diritta al cuore:
la consegna in mezzo ai bersaglieri che amo sopra ogni altra cosa al mondo: quass
su questi monti dove il dovere e lamore di Patria ci avvolgono col loro bacio di
purissima fiamma!
Dica ai suoi concittadini la mia gratitudine e li assicuri che lanima della quinta
brigata, vibrante di affetto patriottico, di entusiasmo virile per ci che codesta
adorata bandiera rappresenta, veglia sulla soglia della Patria ed sia sicura che qui
106

Il testo integrale si trova in Corriere Vicentino del 19 maggio 1918.


46

non si passa: dica a tutti che i bersaglieri della quinta brigata fusa lanima loro coi
colleghi delle altre armi, stretti intorno al loro comandante, con piena fiducia in chi
sta alla testa dellArmata sapranno difendere la nobile terra vicentina da qualunque
insidia, colla tenacia di propositi, colla fermezza danimo di cui gi la quinta brigata
diede prova indubbia alla Bainsizza e a Globna.
E a Lei Eccellenza, Monsignor Vescovo di Vicenza cui mi legano rapporti di
amicizia antica e di ammirazione profonda, che sa sempre accomunare in ogni suo
atto Patria e Religione, i bersaglieri della quinta brigata rinnovano la promessa che i
sacri bronzi discesi per virt di forza e di ardire bersaglieresco dai pericolanti
campanili di Tesch e di Cesuna, per sottrarli allira iconoclasta nemica, ritorneranno
fra breve ad ascendere la strada del Costo per suonare a distesa sullAltopiano linno
della Vittoria. E cos sia.

Il Corriere della Sera nel riferire della cerimonia aggiungeva che:


il nome del generale Clerici simbolo di seriet, di fermezza, di intelligenza e di
valore.

I riconoscimenti al generale Clerici vennero pure dalle nazioni alleate. Il 20


maggio 1918 il comandante delle truppe francesi in Italia gli cingeva il collo
con linsegna di commendatore della Legion dhonneur107 dandogli il
tradizionale abbraccio, poi davanti al neo commendatore sfilarono tre
battaglioni dellesercito francese preceduti dalla musica e dalla bandiera del
reggimento108.
Filippo Marinetti, il padre del futurismo, il 3 giugno 1918 si rec in
visita alla quinta brigata bersaglieri e cos nel suo Diario109 ha scritto:
Il monte Barco pieno di cannoni. I 149 colle lunghe volate tese vestite di fogliame e
di paglia sembrano agili donne negre seminude in sciolte vestaglie doro. Altri 149
sembrano buffali grondanti che escono da un fiume giallo.
I 152 da marina sporgono sui fianchi delle grosse manovelle come belle gambe nude
di negre.
Entriamo dal generale Clerici comandante la 5 Brigata Bersaglieri. E celebre
popolare adorato dai suoi soldati. Gentilissimo munifico. E molto ricco e generoso.
Il colonnello brigadiere Clerici era sottocapo di Stato maggiore della 1 Armata
durante la 1 offensiva Austriaca nel Trentino. A colazione Clerici racconta.
Noi avevamo allora - dice Clerici - 250.000 uomini dallo Stelvio al Cordevole su 350
chilometri!!! Circa 600 cannoni in gran parte vecchi!
In undici giorni abbiamo compiuto il prodigio di avere 700.000 uomini e 2.000
cannoni.
Un reggimento granatieri che passeggiava a Roma alle ore 6 pomeriggio era in treno
alle ore 10 di sera e lindomani a mezzogiorno combatteva sul Cengio.
Avevo - dice - 600 camions a Vicenza che coi chauffeur addormentati dalla
stanchezza portarono tutte le truppe in linea. Si sentiva il pugno Cadorniano ! A tavola
il capitano dei bersaglieri Galante mi manifesta la sua anima futurista. Era studente a
Bologna quando noi abbiamo occupato militarmente lUniversit per 3 giorni.
Il generale Clerici ci riconduce in automobile a Malga del Costo.

Ambrogio Clerici nel 1904 era diventato cavaliere.


Ne diede notizia il Corriere della Sera del 21 maggio 1918.
109 FILIPPO TOMMASO MARINETTI, Taccuini 1915-27, edizioni il Mulino (Bologna,
256.
107
108

47

) pg.

Il generale Clerici come scrive Marinetti era adorato dai suoi soldati. Lo
dimostra la lettera110 che il suo antico aiutante di campo gli scrisse il 10
gennaio 1941:
Eccellenza,
ieri sera il Ministro Ricci111 mi ha intrattenuto in un cordiale ed amichevole colloquio.
E alla vigilia della sua partenza per assumere il Comando di un reparto combattente
(naturalmente di bersaglieri) ha voluto ricordare il nostro amatissimo Generale, e mi
ha dato incarico di farVi pervenire il nostro memore devoto e affettuoso saluto. Non
vi so dire Eccellenza con quale commozione abbiamo evocato ricordi lontani, ma
sempre vivi al nostro spirito di combattenti; ne so esprimere tutto il fervore delle
nostre anime verso il nostro Generale.
Vi prego, Eccellenza, di gradire questa nostra testimonianza di infinita
devozione e di credere alla mia fedele affettuosit
Galante

Per la sua brigata il generale Clerici lavorava molto e non schivava i pericoli.
Il 10 giugno scriveva alla sorella Adelaide:
La guerra va bene. Non abbiate timore per me e dopo tutto se anche mi capitasse
qualcosa ho vissuto abbastanza, pi di quello che ha vissuto nostro padre, per andare
allaltro mondo soddisfatto. Qualche cartolina di tanto in tanto potr inviarvela, di
pi non posso promettere perch dalle sei fino alle 13 e dalle 14 alle 21 e poi
spesse volte anche di notte sono in ballo.
E francamente se non si balla adesso domando io quando dovremo aspettare a farlo!
Per i tuoi raccomandati vedr di interessarmi: ma ora difficile anche il pescarli!
Saluta tutti, abbraccia la mamma, fratelli e sorelle e tu abbiti un bacio
Affez. Imbros
10 giugno
Non so se Vittoria sia arrivata: grazie delle gentilezze che le riservate. Se arrivata
abbracciala da parte mia.

L8 giugno 1918 la quinta brigata bersaglieri cedeva alla brigata Casale


la difesa del settore e scendeva a riposo nella zona compresa fra Chiuppano e
Zan. Il 15 giugno il generale Clerici era in treno per andare in licenza quando
i carabinieri lo avvisarono che qualcosa stava succedendo. Fece marcia
indietro e arriv in tempo per raggiungere la sua brigata che aveva avuto
ordine di andare in linea. Era successo questo: fanterie austriache, favorite
dalla nebbia, erano riuscite a sorprendere e a rompere la linea alla confluenza
del Ghelpac con lAssa tenuta dalla 48 divisione britannica. Gli austriaci
erano arrivati fino a Buco Cesuna sulla strada che da Asiago per Val
Cornaglia scendeva a Vicenza. Il maresciallo Caviglia, allora comandante del
X Corpo dArmata, raccont112:

Copia della lettera si trova nel fascicolo di Ambrogio Clerici presso A.d.S.
Renato Ricci (1896- 1956) era nel 1941 ministro delle Corporazioni. Durante la Repubblica
Sociale fu comandante della Milizia.
112 ENRICO CAVIGLIA, Diario, editore Casini (Roma, 1952), pg. 6.
110
111

48

ordinai a San Martino di far fuoco sul Gelpac e alla 12 divisione di occupare la
testata di Val Cornaglia con la promessa di inviare come rinforzo, su autocarri, la
brigata bersaglieri (Clerici).

Il generale Clerici arriv in tempo per raggiungere i suoi bersaglieri in


marcia: in vecchiaia ne elogiava la abilit, che fu riconosciuta anche da Lord
Cavan, il comandante delle truppe inglesi in Italia. Re Giorgio V dInghilterra
lo nomin, con brevetto datato 5 novembre 1918, honorary companion
dellordine di san Michele e di san Giorgio: divenne sir Ambrogio Clerici.
Un eco di quel che era successo lo troviamo nella lettera che il 26 giugno 1918
che aveva scritta alla sorella Adelaide:
Io sono qui in attesa di vedere cosa fa il nemico: sa vot ! Ad ogni modo i miei
bersaglieri sono pi che mai pronti a fare il loro dovere, con morale e fede altissimi.
Ringrazia Domenica113 per le . 50 che mi ha inviato per i miei bersaglieri; ne far due
premi per i pi meritevoli e bisognosi, sicuro dinterpretare cos il suo pensiero
generoso e gentile.
E la mamma come sta? Sono proprio stato malcontento che il richiamo improvviso mi
abbia impedito di rivederla, ma spero che quando le cose saranno sistemate, io potr
riprendere la licenza e stavolta filare diritto da voi.

Il 20 giugno 1918 giunse la promozione a brigadiere generale114 e il 10


luglio fu decorato con la croce al merito di guerra dal comandante del X
corpo darmata: il generale Giovanni Cattaneo, che aveva sostituito il
generale Enrico Caviglia che era andato a comandare l8 armata.
Il 14 agosto 1918 la quinta brigata bersaglieri di nuovo in linea per
presidiare il consueto settore Val dAssa-Astico. Il bersagliere Francesco
Losco115 ha scritto:
mi ricordo che di notte salimmo da Zan diretti ad Asiago per dare il cambio alla
brigata Casale mostrine gialle arrivammo poco prima dellalba in prima
lineaalle nostre spalle avevamo le batterie inglesi site nei pressi di Campiello. Dopo
aver dato il cambio ai fanti in prima linea, verso lalbeggiare i Signori dirimpetto ci
gridavano motteggiando chiricchirichi.

La notte fra il 23 e il 24 settembre i bersaglieri della quinta brigata


effettuarono116, sotto limperversare di un violento temporale, un
brillantissimo colpo di mano su Cima Tre Pezzi, riuscendo a penetrare
profondamente nella posizione, infliggendo al presidio nemico gravissime
perdite e catturando 30 prigionieri e 2 mitragliatrici. Le perdite dei bersaglieri
furono di cinque uomini, mentre i feriti furono trentasei. Nellazione il
tenente Renato Ricci merit unaltra medaglia di bronzo con questa
motivazione117:
113

Domenica Clerici (1883-1972) sorella del generale.


Il grado di brigadiere generale era stato creato nel 1918 e poi sostituito, nellordinamento
Bonomi, dal grado di generale di brigata.
115 Lettera del 21 ottobre 1964
116 Lazione venne menzionata nel bollettino n. 1220 del Comando Supremo in data 24
settembre 1918.
117
SANDRO SETTA, op. cit., pag 18.
114

49

Comandante di un plotone dassalto, sempre in testa ai suoi uomini, con sicura fede
nel successo, li guidava, con insuperabile ardore, attraverso le intricate difese
nemiche (Cima Tre Pezzi-Altipiano di Asiago, 23-24 settembre 1918.

Il 3 ottobre 1918 la quinta brigata bersaglieri, sostituita in prima linea


dalla brigata Valtellina, scese a riposo nella zona fra Tombolo e San Giorgio in
Bosco, dove rimase acquartierata fino al 21 ottobre, giorno in cui si trasfer su
camions a Montebelluna, per poi raggiungere nella notte del 24 ottobre
Volpago. La quinta brigata bersaglieri era stata assegnata come rinforzo alla
VIII Armata, comandata dal generale Enrico Caviglia, che nellimminenza
della battaglia (che passer alla storia come battaglia di Vittorio Veneto)
aveva avuto il compito, assegnatole dal comando supremo, di
avanzare oltre Piave, fronte a nord-est, mirando essenzialmente a raggiungere con la
massima celerit la regione a nord di Vittorio, per intercettare la principale arteria di
rifornimento della 6 Armata nemica (Vittorio-Sacile)118

Facevano parte della ottava armata lVIII, il XVIII il XXII e il XXVII corpo
darmata. La quinta brigata bersaglieri, comandata dal generale Clerici, con la
brigata Casale (generale Fedele) faceva parte della 12 divisione fanteria
(comandata dal generale Sigismondo Monesi) ed era stata posta a
disposizione del XXII corpo darmata comandato dal generale Giuseppe
Vaccari.
La quinta brigata bersaglieri allinizio della battaglia era collocata dietro il
XXII Corpo dArmata a nord del Montello, come forza di sfruttamento.
Poco prima dellazione119 lautista (Storino) del generale Clerici era
stato ferito, cos il generale si rivolse al sergente Pietro Tozzi, che era stato con
lui come telegrafista al comando della 1 Armata e lo aveva seguito quando
era passato a comandare la 5 brigata bersaglieri. Il sergente Tozzi cerc il
fratello che fece dautista al generale Clerici fino al febbraio 1919.
Il giorno 26 ottobre, sul Piave in piena, furono gettati alcuni ponti: del
XXII corpo darmata riusc a passare la 57 divisione (gen. Cicconetti); la
quinta brigata bersaglieri, che si trovava a circa due ore di marcia dal fiume120
venne fatta avanzare, ma il passaggio le fu impedito perch lartiglieria
nemica nel frattempo distrusse il ponte..
La notte fra il 28 e il 29 ottobre il grosso della quinta brigata bersaglieri
pass il Piave sul ponte di Fontana del Buoro che la 5 compagnia pontieri
aveva ripristinato sotto il fuoco nemico. Sar su questo ponte che il
bersagliere Bertinotti vedr il generale Clerici a colloquio col generale Monesi.
Quella notte :si videro ad un tratto spegnersi i riflettori del Colle della Tombola e
tacere le batterie di Collalto.121: questo conferma quanto testimoniato dal

Dallordine di operazione del Comando Supremo in data 21 ottobre 1918.


Episodio raccontato nella lettera di Pietro Tozzi datata 29 settembre 1964. In A.d.c.C.
120
ENRICO CAVIGLIA, Le tre battaglie del Piave, Arnaldo Mondadori (Milano, 1936), pag. 136.
121
Luigi Gasparotto, Rapsodie (Diario di un fante), Fratelli Treves Editori (Milano, 1925).
118
119

50

bersagliere Bertinotti che rifer che quando la 5 brigata bersaglieri pass sul
ponte lartiglieria austriaca aveva cessato di sparare.
Il colonnello Ugo Cavallero, che - come capo dellufficio operazioni del
comando supremo - era stato lideatore del piano che port allo sfondamento
sul Piave, scriveva in un suo taccuino122:
notte sul 29:
Tutte le teste di ponte vengono alimentate e possono estendersi fino a unirsi in una
striscia continua dalla quale allalba del 29 parte lazione di sfondamento.
Violentissima e rapida, lazione di rottura sfocia subito nel successo: il XVII corpo
conquista Valdobbiadene, il XXII dilaga in Valmarone, lVIII marcia su Vittorio.

La passerella gettata Fontana del Buoro non era completa tanto che la quinta
brigata dovette passare a guado un tratto del Piave. Su questo passaggio
abbiamo due testimonianze. Il bersagliere Giorgio Bertinotti riferisce123:
il 29 poi toccato a noi che abbiamo passato il resto del fiume a guado. In testa alla
passerella cera il generale Clerici e il comandante della divisione gen. Monesi con
tutti gli ufficiali superiori.

Un bersagliere (Francesco Losco) che militava anchegli nella quinta brigata


scrive124:
alla battaglia di Vittorio Veneto andammo sul Montello e di l ci dirigemmo verso il
Piave, che guadammo vestiti diretti verso la Piana della Sernaglia.

Il generale Clerici, dopo aver guadato anchegli il Piave, condusse


velocemente i suoi bersaglieri verso Sernaglia, che occuparono il 29 ottobre, e
verso Refrontolo, che occuparono il giorno 30 ottobre contribuendo allo
sfondamento delle seconde posizioni, tenute dal II Corpo darmata austriaco,
nella conca di Soligo. Il generale Vaccari, comandante del XXII corpo
darmata, nellordine del giorno (30 ottobre 1918) cit come meritevoli di
ricordo (oltre alla divisione dassalto e ai superbi arditi del 72 reparto
fiamme rosse) i prodi della bellissima brigata del generale Clerici. Questi da
Refrontolo scrisse una cartolina al fratello Enrico insieme al dottor Rossi, che
era capitano medico della 5 brigata bersaglieri e che nella vita civile era stato
assistente presso la divisione medica San Fedele dellospedale maggiore di
Milano diretta dal primario medico dottor Enrico Clerici,
30 ottobre 1918
Caro Enrico,
Passato il Piave fra lesultanza delle popolazioni ed il nostro vivo
entusiasmo: proseguiamo insieme verso i confini naturali.
Baciami i zuschini125, per i quali la Patria va diventando sempre pi grande e pi
completa: un abbraccio a te, saluta Lina e famiglia Celada.
122

CARLO CAVALLERO, Il dramma del maresciallo Cavallero, Arnoldo Mondadori Editore


(Milano, 1952), pag. 34.
123
In A.d.c.C. lettera del 5 aprile 1979.
124
A.d.c.C.
51

Imbros
Saluti affettuosi felice ed orgoglioso di essere qui partecipe della gloria
Rossi

Il nemico era in rotta! Il 1 novembre la quinta brigata bersaglieri raggiunse


Gai-Tovena. Scrisse il bersagliere Francesco Losco:
attraversammo un paesino, Tovena, ed in una notte scura sostammo in un campo
fino allalbeggiare, solo al mattino ci accorgemmo di aver dormito insieme a molti
cadaveri nemici.

Con larmistizio di villa Giusti terminarono in Italia le ostilit, ma la guerra


continuava sul fronte francese e la quinta brigata si tenne pronta per partire
per la Francia cosa che non avvenne perch l11 novembre i plenipotenziari
dellesercito germanico, nella foresta di Compigne, firmarono larmistizio.
Da Pieve di Soligo il 7 novembre 1918 il generale Clerici scriveva alla
sorella:
Cara Adelaide
Grazie infinite per la tua buona lettera che mi giunta graditissima, qui in un
comunello di montagna, del Bellunese, dove la mia brigata sta in attesa degli
avvenimenti, dopo i recenti combattimenti del Piave.
Per fortuna, sono qui salvo e sano e sto benone dopo varie peripezie. Abbiamo
passato il Piave fra i primi, abbiamo visto gli orrori della dominazione austriaca e
dove abbiamo potuto abbiamo castigato.
Ora fo il fittavul: coi bersaglieri dissodo terreni ed aiuto queste misere
popolazioni nella semina del frumento ed in altri lavori agricoli, nei quali i miei
bersaglieri sono maestri. E disinfetto, pulisco questi poveri paesi, spogliati di tutto ed
immersi nella miseria e nel sudiciume.
Ed ho attivato la scuola e ho scritto a Vittoria che mi mandi quaderni e penne e gesso
e sapone che da un anno questa gente non vede.
E mentre scrivo, la piazza del paesello gremita di gente, bersaglieri e cittadini di
ogni et e sesso, colla bocca e gli occhi spalancati davanti al teatro dei burattini,
gestito dai miei bersaglieri: rappresentazioni autentiche, con intermezzo infuocato di
fanfara, colle quali cerco di far dimenticare a questa povera gente le umiliazioni e le
spoliazioni austriache.
Ho scritto a Roma per il nostro maresciallo. Per lAsiani non sono riuscito a nulla:
ormai colla guerra di movimento mi riesce difficile intervenire.
Saluta tutti, spero per i fest de S. Imbros di venire a casa ed allora vi conter
tutti i momenti epici dellavanzata!
Bacia mamma, Gaetano, fratelli e sorelle tu abbiti un abbraccio da
Imbros

L11 novembre lasciata Pieve di Soligo la 5 brigata bersaglieri and a


Cervignano. Il 21 novembre il generale Clerici scriveva alla sorella Adelaide:
Grazie per le tue lettere. Sono contento che zio Eugenio126 migliori. Io sono qui a
Cervignano sulla via di Trieste. Giorni orsono fui a Trento, in breve gita: passando ho

125
126

I nipoti: i figli del fratello Enrico.


Dottor Eugenio Clerici (1845-1919).
52

vista intatta la tua chiesetta di Roncegno, questanno in estate vi torneremo tutti


insieme.
Saluta tutti affettuosamente, a te un abbraccio e tanti auguri a zio Eugenio
Imbros
Carluccio127 a Trento

Il 17 novembre era andato a Fiume, Gasparotto infatti lo menziona128 nel


gruppo dei generali che parteciparono alla presa di possesso della citt:
Oggi, finalmente saremo a Fiume. Le truppe muoveranno da Castua a mezzogiorno.
Entreranno a Fiume alle quindici, per la quale ora si spera che i croati sgombrino.
Lordine di entrare in qualunque ipotesi. Brr! ().
Alle ore dieci arriva la notizia che i croati e i serbi se ne vanno. Bene. Alle undici e
mezzo arriva notizia che non se ne vanno. Male! La citt dovr essere presa aviva
forza.
A mezzogiorno muovono le truppe doccupazione divise in quattro colonne:
granatieri, cavalleria Piemonte Reale, artiglieria da montagna, autoblinde della 10
squadriglia. () Si scende a Dolcie, a Blecici, a San Nicol. Qui gli uomini sono tutti
sulla strada; visi di donne alle finestre socchiuse(). Dalla citt arriva il maggiore
Mercalli che riferisce che i Serbi domandano tre giorni di tempo per partire.()
A Plasse San Nicol, a pochi passi da Fiume sopraggiunge unautomobile con
ufficiali inglesi e alti marinai italiani. C anche lammiraglio Rainer. Si capisce subito
che si vuol tirare in lungo. Ma il generale San Marzano risponde con un no secco.
(). Finalmente si riparte; in testa una punta di sedici granatieri col maggiore
Campolieti, subito dopo il gruppo dei generali e degli ufficiali: San Marzano, Anfossi,
Dina, Liberati, Facci, Camastra, Clerici129. Alle tre e trenta la pattuglia di punta
tocca i giardini pubblici. Trecento metri davanti a noi, nei pressi della stazione,
stanno schierate le truppe serbe e czeche. () Che accadr? A un tratto appare la
testa di un immenso corteo che agita tricolori. Sono gli Italiani di Fiume che vengono
incontro ai fratelli e dividono colle loro bandiere le due opposte schiere.

Il 22 novembre 1918 la quinta brigata bersaglieri fu posta alla dipendenze


della III Armata, comandata da S.A.R. il Duca dAosta che volle passarla in
rassegna avendo al suo fianco il generale Clerici.
Prima di andare, con la sua brigata, a presidiare lIstria il generale
Clerici aveva parlato, sul piazzale della basilica dAquileia, ai suoi ottomila
bersaglieri e raccontava, dopo molti anni, ridendo di aver detto che per le
ragazze erano disponibili ottomila e uno bersaglieri130.
I bersaglieri della quinta brigata, mentre erano diretti in Istria poterono
vedere solo dallalto la citt di Trieste. Il generale Clerici pose il comando
della brigata a Buie e disloc in varie localit (Capodistria, Pirano, ecc) le
varie compagnie. Nel dicembre 1918 Vittoria Villa scriveva alla suocera
Cleofe Ticozzi per aggiornarla sugli spostamenti del marito:
Ambrogio sta benissimo, come saprete in Istria in un paesetto che si chiama Buie; e
uno dei suoi ufficiali venuto a trovarmi mi ha detto che mai come ora egli stato
127

Il nipote Carlo Clerici che nel 1918 era sottotenente del 9 Reggimento artiglieria da campagna.
LUIGI GASPAROTTO, Rapsodie (Diario di un Fante ), Fratelli Treves Editori (Milano, 1925)
pg. 459.
129
Puntini nel testo
130
Racconto che il generale aveva fatto, nel 1952, ad uno degli autori reduce da una gita a Trieste fatta
con lIstituto Zaccaria dei Padri Barnabiti.
128

53

bene e allegro e soddisfatto. Egli si occupa con tutto lo slancio del suo gran cuore dei
nuovi Italiani che abitano i paesi presidiati dai suoi bersaglieri ed in cambio adorato
da tutti. Non pu uscire di casa senza avere uno stuolo di bambini che lo attorniano.
Siamo state in questi tempi molto occupate per riuscire a preparare doni per lalbero
di Natale che egli e tutti gli ufficiali della 5 Brigata offriranno ai bambini poveri
dellIstria.

Durante la permanenza a Buie si verific una epidemia di colera: per


premiare lopera assistenziale svolta dal generale Clerici il Ministero
dellInterno, con Regio Decreto in data 14 aprile 1921, gli concesse la medaglia
dargento per i benemeriti della Sanit Pubblica. Il Consiglio Comunale di
Buie invece, quale ringraziamento per lopera di ricostruzione, gli concesse la
cittadinanza onoraria.

Foto 10. Piana del Piave, ottobre 1918.


Il generale Clerici decora un soldato.

54

CAPITOLO QUARTO
(1919-1932)
- 1. Aiutante di campo generale di Re Vittorio Emanuele III (1919-23). - 2. A
Trento comandante della brigata di fanteria Acqui (1923-24). - 3.
Sottosegretario di stato alla guerra (1924-25). 4. Primo aiutante di campo di
S.A.R. il Principe di Piemonte(1925-32).
1.- Aiutante di campo generale di Re Vittorio Emanuele III (1919-23).
Re Vittorio Emanuele III arriv improvvisamente a Buie per
ispezionare la quinta brigata bersaglieri. Quel giorno il generale Clerici era a
letto con febbre molto alta: appena seppe della presenza del Sovrano si alz e
raggiunse la sede del Comando131. Il Re dovette apprezzare il gesto, che
veniva da un generale che aveva conosciuto durante la guerra, perch poco
dopo, con decreto 9 marzo 1919, lo nominava suo aiutante di campo generale
in sostituzione del tenente generale conte Giulio Merli Miglietti.

Foto 11. Buie 1919.


Il Re a colloquio col generale Clerici ispeziona la V Brigata Bersaglieri.
La Corte del Re dItalia132 era costituita da una Casa civile e da una Casa
Militare. La Casa Civile era formata dal ministro della real casa, dal prefetto di
palazzo, dal grande scudiero, dal gran cacciatore, dal segretario generale
presso il ministero della real casa, dal primo mastro delle cerimonie di corte,
dai mastri delle cerimonie di corte e dal medico del Re.
La Casa Militare del Re era formata da un primo aiutante di campo generale
(che nel 1919 era il tenente generale Arturo Cittadini133), da due aiutanti di
campo generali (carica che ricopr il generale Clerici) e da cinque aiutanti
campo (colonnelli o maggiori). Facevano parte della casa militare del Re
Episodio raccontato ad uno degli autori dallavvocato Carlo Clerici (1878-1957).
Nel volume XI dellEnciclopedia Treccani voce Corte.
133
Il 21 ottobre 1917 era diventato primo aiutante da campo generale del Re subentrando al generale
conte Ugo Brusati, che aveva ricoperto lincarico dal 4 giugno 1902 al 21 ottobre 1917.
131
132

55

anche gli aiutanti di campo onorari categoria che comprendeva sia gli
aiutanti che avevano prestato effettivo servizio sia quei generali e quegli
ufficiali superiori che erano stati nominati aiutanti onorari a puro titolo.
Negli anni 30 il generale Augusto Villa134, cognato del generale Clerici, era
stato nominato aiutante di campo generale onorario di re Vittorio Emanuele
III.
Avevano una loro Corte sia la Regina, composta di numerose dame e
gentiluomini di corte, sia i Principi Reali maggiorenni.
Il compito del generale Clerici era quello di assistere il Re, con un turno
di quindici giorni al mese avvicendandosi con laltro aiutante di campo
generale che fu, prima il contrammiraglio conte Guido Biscaretti di Ruffia135 e
dal 21 dicembre 1920 il contrammiraglio Vittorio Mol136. La carica di aiutante
di campo generale effettivo durava quattro anni: era un osservatorio molto
importante, perch oltre ad accompagnare il Re in occasione di visite e di
cerimonie, aveva il compito di intrattenere le personalit che dovevano essere
ricevute in udienza dal Sovrano. Vi era poi il lavoro dufficio che il primo
aiutante di campo assegnava. NellArchivio del Quirinale abbiamo trovato un
appunto (datato 7 giugno 1922) del generale Arturo Cittadini che assegnava
al generale Clerici una pratica pervenuta dal ministero della guerra relativa
ad un reclamo del generale di brigata Giovanni Marietti. Una delle tante
pratiche.
Il generale Clerici fu subito ben impressionato della vita a corte, lo
apprendiamo dalla lettera che scrisse allo zio dottore Eugenio Clerici, qualche
giorno dopo aver preso servizio al Quirinale:
(figura del piccolo stemma)
CASA MILITARE di
Sua Maest il Re
19 aprile 1919
Caro zio,
Io sto benissimo qui: sto abituandomi a fare il Signore! Ma vi ingannereste se
credeste che qui si faccia una vita diversa dalla nostra: c tanta affabilit e tanta
signorile ospitalit nei nostri Reali, e letichetta cos bandita che uno si trova subito
a suo agio.
Appena arrivato sono stato a pranzo con Loro: dopo vi fu conversazione fino
alle dieci, ora in cui generalmente le LL.MM. vanno a letto. Fummo quindi congedati
e in noi rimase la dolce impressione della visita.
E una vera bella famiglia: la principessa Jolanda una figura slanciata, molto
elegante, somiglia molto alla madre: unamazzone intrepida ed abilissima, molto
appassionata per i cavalli. La Principessa Mafalda di indole pi tranquilla e pi
mite, una figura bionda che assomiglia un po a Vittoria: monta anchessa a cavallo,
ma senza passione. Una biricchina interessantissima la principessa Giovanna di
gioconda spensieratezza. Gioca tutto il giorno appena lo possa fare.

134

Augusto Villa era nato a Villanova dAsti nel 1873. Sottotenente dartiglieria nel 1893. Fu addetto
militare a Berna, durante la guerra mondiale Promosso generale nel 1926 tenne il comando
dellartiglieria del Corpo dArmata di Milano e dal 1932 fu addetto militare a Washington .
135
Divenne poi ammiraglio. Fu capo del dipartimento marittimo della Spezia e poi di Napoli. Ricopr
la carica di Presidente del Consiglio Superiore di Marina.
136
Ammiraglio di squadra nel 1926.
56

Il Principe ereditario un bellissimo figliolo: molto alto m. 1,65 a soli 14 anni e


mezzo, molto assennato per la sua et e studia moltissimo: ha poca passione per il
cavallo, ma in compenso ne ha molta per lo studio. Rassomiglia molto alla regina e
diventer un bellissimo uomo, dallo sguardo penetrante e dal cuore ottimo. Di tutto,
ma specialmente della semplicit e affabilit loro ho riportato una ottima
impressione. Ed ogni qualvolta li avvicino, limpressione migliora sempre. La Regina
di una bont incalcolabile: coi feriti ed ammalati degenti qui al Quirinale
insuperabile.

Il generale Clerici ebbe la ventura di essere al servizio del Re in uno dei


periodi pi critici della storia dItalia. Il 22 giugno 1919 alla sorella Anna, che
gli annunciava la morte dello zio Eugenio Clerici, scriveva:
non posso muovermi purtroppo da Roma, perch sono di servizio e laltro generale
assente ed in questi giorni di crisi non posso assentarmi in ogni modo.

La situazione economica era drammatica: la svalutazione della moneta


cartacea era accompagnata da un crescente aumento del costo della vita. I
combattenti, dopo il congedo, si trovavano di fronte al problema della
rioccupazione e delladattamento alla vita civile.
Certamente era un periodo politicamente agitatissimo. Il 23 marzo 1919 a
Milano erano stati fondati i Fasci di Combattimento. Il 19 settembre 1919
Gabriele dAnnunzio marci su Fiume. Col poeta and137 anche un
battaglione del 5 reggimento bersaglieri che faceva parte della quinta brigata
bersaglieri il cui comando il generale Clerici aveva lasciato da poco In
vecchiaia ricordava la cosa come una grana che, con la chiamata al
Quirinale, si era evitata.
Nel dicembre 1919 il generale Clerici accompagn a palazzo
Montecitorio Re Vittorio Emanuele III che tenne il discorso inaugurale della
XXV legislatura: assistette allo sgarbo dei deputati socialisti, che uscirono
dallaula prima che il Sovrano parlasse. Ai piedi del trono il generale Clerici
assister, anche, allapertura della XXV (11 giugno 1921) e XXVII (1929)
legislatura.
I rossi(socialisti) e i bianchi (cattolici) proclamarono una serie
massiccia di scioperi che paralizzarono il paese: gli operai dellItalia
settentrionale, nel settembre 1920, occuparono le fabbriche.
I rossi, rispolverando la loro avversione al militarismo, compirono atti ostili
contro lesercito: i ferrovieri si rifiutavano di trasportare le truppe, nelle
strade gli ufficiali in divisa venivano insultati e spesso aggrediti.
Il generale Clerici aveva notizia di numerosi scioperi che, soprattutto
alla Costa, rendevano difficile la conduzione dellazienda agraria anche
perch era diretta dal fratello dottor Gaetano, che non aveva, per carattere,
quel polso che era necessario in un momento cos difficile. Da San Martino
1920 i fratelli Clerici decisero di affittare il fondo di loro propriet e di gestire
solo il fondo di Villareggio.
SANDRO SETTA, Renato Ricci dallo squadrismo alla Repubblica Sociale, il Mulino (Bologna,
1986), pg. 18.
137

57

Contro le angherie sia dei rossi che dei bianchi cera lo squadrismo
fascista che i Clerici, come gran parte degli agrari, foraggi138. Lo ricaviamo
da un libro mastro139 dove troviamo annotato in vari punti:
4 aprile 1921
- per abbonamento giornale fascista il Popolo
27 agosto 1921
- ai fascisti di Lardirago

. 30

. 900

25 giugno 1922
- ai fascisti di Torre del Mangano

. 1.600

5 agosto 1922
- per soggiorno fascisti a Pavia . 100
- per il fascista di Belgioioso ferito . 55.

In tre riprese i Clerici diedero ai fascisti 175 lire per i loro gagliardetti.
Il generale Clerici ebbe modo di parlare con i Presidenti del Consiglio
(Bonomi, Giolitti, Nitti, Facta). Oltre che con i Ministri che venivano in
udienza dal Sovrano. Accompagn re Vittorio Emanuele III allestero in visita
di stato: in Belgio e in Danimarca. Come vuole la prassi ricevette le
decorazioni dei due regni: commendatore di prima classe dellordine di
Daneborg e gran croce della corona del Belgio.
Quando era venuto in Italia il principe Hiroito140 era stato decorato con
la 2 classe dellordine del Sol Levante. In quella occasione, dopo che il
principe Hiroito parl, il generale Clerici tradusse il discorso chiaramente
lavevano concordato. Poco tempo dopo un professore universitario gli chiese
di tradurgli un testo, ma il generale dovette confessargli divertito la sua
ignoranza del giapponese.
Anche re Vittorio Emanuele III concesse onorificenze al suo aiutante di
campo nominandolo: il 24 novembre 1919 commendatore dellordine della
corona dItalia; il 2 gennaio 1921 cavaliere ufficiale e il 29 giugno 1922
commendatore dellordine dei santi Maurizio e Lazzaro.
Lo scontro fra squadre rosse e fasciste caratterizz il 1921 e il 1922: i
vari governi che si erano succeduti si trovarono nellimpossibilit di portare
nel paese la pace e lordine.
Nellottobre 1922 i fascisti si radunarono a Napoli, dove decisero di marciare
su Roma per impadronirsi del potere. Il consiglio dei ministri, convocato
durgenza il 26 ottobre, deliber di chiamare a Roma Vittorio Emanuele III,
che si trovava a San Rossore di ritorno dalla visita ufficiale in Belgio. Il
presidente del consiglio, onorevole Luigi Facta, sped un telegramma, che
arriv a San Rossore alle sei del mattino del giorno 27 ottobre, mentre Vittorio
Emanuele III si preparava per andare a caccia:
138

ENRICO E. CLERICI, Una famiglia di fittabili e lo squadrismo fascista, articolo in Bollettino della
Societ Pavese di Storia Patria (Pavia, 1985), pagg. 259-261.
139
A.d.c.C. (fondo: Villareggio).
140
Poi imperatore del Giappone.
58

Il Re affid il telegramma da decifrare al primo aiutante di campo generale Cittadini,


ma ogni minuto compariva alle spalle del generale e allungava gli occhi per leggerne
via via il contenuto. La continua presenza del Sovrano metteva Cittadini in
imbarazzo e gli impediva di lavorare speditamente.
Per risolvere la delicata situazione laiutante di campo di servizio, generale Clerici,
consigli a Sua Maest di andare ugualmente a caccia e lassicur che avrebbe
provveduto a fargli recapitare nei boschi il testo decifrato. Il Re se ne and. Ma,
quella mattina non tocc il fucile, era impaziente e spesso rivolgeva lo sguardo verso
il sentiero che conduceva alla villa. Quando ebbe il telegramma fra le mani lo lesse
attentamente, poi ordin di preparargli il treno reale perch intendeva rientrare a
Roma in serata141.

Per far prima si decise di prendere il DD1, cio il treno che transitava da Pisa
alle 14,10. Il Sovrano era accompagnato
dal ministro della Real Casa conte Mattioli Pasqualini, dal primo aiutante generale di
campo generale Cittadini, dagli aiutanti di campo brigadiere generale Clerici e
comandante Moriondo142.

Scrive de Vecchi143 che


Durante il viaggio il generale Clerici che simpatizzava apertamente per Mussolini
sugger come unica soluzione della crisi fosse la creazione di un governo fascista. Il
Re lo ascolt e gli disse:prima tenter la composizione di un ministero Salandra e se
Salandra legittimamente non riuscir affider lincarico al signor Mussolini. Dato il
veto dei popolari per Giolitti, ogni altra soluzione stabile impossibile.

La simpatia del generale Ambrogio Clerici nei riguardi del fascismo era
dovuta alla speranza che questo movimento riportasse lordine nel Paese:
come generale e come combattente non poteva sopportare gli insulti che venivano
dai rossi rivolti allesercito, e come agrario era contrariato per gli scioperi
che i sindacati bianchi e rossi avevano indetti nel dopoguerra nelle
aziende agrarie di Villareggio e di Costa de Nobili di cui era, con i fratelli,
comproprietario. La conferma di quanto sosteniamo lo troviamo scritto144 nei
ricordi del deputato sardo Cocco-Ortu:
mi trattenni a discorrere coi due aiutanti di campo: generale Clerici e contro o vice
ammiraglio Moriondo, tentando di farli parlare, per conoscere quale era il pensiero
del Quirinale. Non ebbi alcun dubbio che fosse filo-fascista. Infatti mi rievocarono i
ricordi dei giorni in cui i socialisti spadroneggiavano: gli insulti agli ufficiali,
l'occupazione delle fabbriche, ecc.

Al suo arrivo a Roma il Sovrano venne accolto dal presidente del consiglio
onorevole Facta e dopo un breve colloquio and a Villa Savoia con gli aiutanti

CESARE M. de VECCHI di VAL CISMON, Mussolini vero, in settimanale Il Tempo n. 49


del 1959 (V puntata).
142
In Il Resto del Carlino del 28 ottobre 1922.143 DE VECCHI, articolo citato.
144 Nella rivista Il Ponte (settembre-ottobre 1951), pg. 1070-1074.
141

59

campo. Durante la notte la situazione divenne critica. Il dottore Efrem


Ferraris, capo gabinetto del ministro dellinterno, ebbe a scrivere145:
si infittivano nei grandi fogli che tenevo dinanzi a me i nomi che andavo notando
delle prefetture occupate, le indicazioni degli uffici telegrafici invasi, dei presidi
militari che avevano fraternizzato coi i fascisti fornendoli di armi, di treni che le
milizie requisivano carichi di armati verso la capitale.

Quello che successe a Villa Savoia durante la notte sar difficile stabilirlo.
Secondo de Vecchi146
Nella notte fra il 27 e il 28, il generale Clerici fu chiamato al telefono dalla Presidenza
del Consiglio. Dal Viminale si lamentavano perch lapparecchio del generale
Cittadini non rispondeva. Dissero a Clerici in tono preoccupato:La preghiamo di
invitare il generale a mettersi subito in comunicazione con la Presidenza Clerici
sul momento non credette a quanto gli dicevano poich sapeva che il generale
Cittadini teneva il telefono sul comodino per rispondere a eventuali chiamate
notturne del Sovrano. Data la situazione, per si alz e and alla ricerca di Cittadini.
Lo trov a letto e appena in camera diede unocchiata allapparecchio che era al solito
posto, ma col ricevitore staccato.Hanno cercato dalla Presidenza disse il Clerici - la
pregano di chiamare. Poi indic la cornetta e fece atto di riagganciarla. Cittadini gli
ferm la mano.La lasci com disse - deve restare cos. Se dal Viminale chiamano
ancora, risponda che non mi hanno trovato. Lordine era stato dato dal Re il quale
voleva che il governo compisse il proprio dovere senza scaricare la responsabilit
delle sue reazioni sulle spalle del Capo dello Stato.

Fin qui la ricostruzione fatta dal conte Cesare Maria de Vecchi di Val Cismon
in base, come egli afferma, a quanto gli raccont in seguito il generale Clerici.
Antonino Repaci nel suo documentatissimo libro la marcia su Roma
sostiene147 che il racconto del Clerici assolutamente falso, oltrech assurdo
perch il generale Arturo Cittadini partecip al Consiglio dei Ministri che si
tenne alle 5 del mattino del 28 ottobre. Sulla falsit (del racconto del generale
Clerici) scrive il Repaci148- sufficiente contrapporre le testimonianze fra le quali
quella del monarchico (intelligente ed onesto ) Efrem Ferraris.
Il Repaci a sostegno della sua tesi (secondo la quale il Re sapeva, ed avvall
con la presenza del generale Cittadini, la decisione dello stato dassedio
votato dal consiglio dei ministri) riporta solo alcune frasi del racconto del
Ferraris tralasciandone altre di estrema importanza. Scrive il Ferraris149 che
alle cinque del 28 ottobre al Viminale, mentre stavano arrivando i ministri
arriv anche il generale Cittadini, primo aiutante di campo del Re, per avere notizie
precise da recare a S.M. Confer con Facta e poi venne da me per avere i dettagli delle
avvenute occupazioni fasciste in provincia. Non mi parve eccessivamente
preoccupato e mi disse anzi:Per ora la situazione non mi pare ancora allarmante.
145 EFREM FERRARIS, La marcia su Roma veduta dal Viminale, edizione Leonardo (Roma,
1946), pag. 95.
146 DE VECCHI, articolo citato.
147 ANTONINO REPACI, La marcia su Roma, edizione Canesi ( Roma, 1963), volume I, pag.
508.
148
ANTONINO REPACI, op. cit., pg. 509.
149
FERRARIS, op. cit., pgg. 100-101.

60

Io mi permetto di non condividere questo ottimismo risposi. Si trattenne un altro


poco, mentre io mano a mano gli segnalavo le notizie, naturalmente sempre
peggiori, che giungevano; e poi torn a Villa Savoia. Intanto il Consiglio dei Ministri
aveva iniziato.

Secondo quanto dice il Ferraris, il generale Cittadini non partecip al


consiglio dei ministri anche se si trov al Viminale mentre questo stava
riunendosi: del resto non si capisce a quale titolo avrebbe dovuto
parteciparvi. Quando usc il volume del Repaci, in famiglia se ne discusse poi
prevalse lopinione delle colombe o peggio del tirar tardi. Si poteva
almeno scrivere al Repaci per contestargli laccusa di falso formulata non sui
fatti, ma su basi ideologiche: certamente lo urtava il fatto che il generale
Clerici avesse consigliato il Re a formare un governo con i fascisti.
Il consiglio dei ministri decise di decretare lo stato dassedio. Alle nove
lonorevole Luigi Facta, accompagnato dal segretario Paoletti, giunse al
Quirinale per essere ricevuto dal Re:
preceduto dal generale Clerici il presidente raggiunse lo scrittoio al quale sedeva
Vittorio Emanuele e porse subito al Sovrano la busta gialla che aveva fra le mani.
Ludienza fu brevissima; dur appena dodici minuti, dopo di che Facta usc rosso in
viso e sconvolto; camminava con la testa bassa a passi corti e frettolosi: non aveva pi
la busta. Alla fine del colloquio, il Sovrano chiam il generale e gli mostr la busta
che era aperta sulla scrivania. Dentro disse il Re - c un decreto di stato dassedio
in tutto il territorio nazionale. Clerici allung il collo per vedere se il documento
fosse stato firmato. Il sovrano che aveva notato le occhiate del suo aiutante di campo,
estrasse il foglio e glielo mostr.E in bianco come mi stato portato disse- le gravi
crisi del 1898 quando Re Umberto concesse lo stato dassedio contro i socialisti mi
sono servite di ammaestramento. Io ho deciso che durante il mio Regno non firmer
decreti di stato dassedio se non in casi deccezionale gravit. Ne firmai uno allepoca
del terremoto di Messina, era una misura che si limitava al breve spazio della citt
devastata, aveva una durata ben definita e colpiva ladri, rapinatori, saccheggiatori. Il
caso attuale diverso. La gente che marcia verso Roma assai meno armata dei
socialisti del 1898 e viene avanti portando bandiere tricolori. Io credo che una
situazione del genere si pu contenere con mezzi ordinari se non addirittura con i
comuni mezzi politici150.

In molte zone dItalia si verificarono sanguinosi scontri. Dino Grandi, capo di


stato maggiore del quadrunvirato fascista, allorch seppe che a Bologna si
verificavano conflitti sanguinosi, si rivolse al generale Clerici, col quale era in
amicizia fin dai tempi della guerra. Scrive151 Grandi:
Telefono al generale Clerici per domandargli di essere autorizzato a telefonare dal
Quirinale a Bologna. Clerici sconsiglia dal Quirinale e suggerisce di farlo dal
Viminale: egli stesso telefoner a Taddei, ministro degli Interni. Corro al Viminale.
Le guardie di Polizia, preavvisate, spostano i cavalli di frisia.

Il Re ordin al generale Cittadini di convocare Mussolini al Quirinale: alle


11,15 del giorno 30 ottobre 1922 il generale Clerici lo introdusse in udienza
dal Sovrano. Mussolini ritorn la sera stessa per presentare la lista dei
150
151

DE VECCHI, articolo citato.


DINO GRANDI, Il Diario della Marcia su Roma, in Epoca, 15 ottobre 1972, pg. 82.
61

ministri del suo governo e il 31 ottobre davanti al Quirinale sfilarono in corteo


i partecipanti alla marcia su Roma.
Il 5 aprile 1923 il generale Ambrogio Clerici terminava, dopo quattro
anni, il suo servizio a corte. Ricevette il titolo di aiutante di campo generale
onorario di Sua Maest il Re e il Sovrano lo nomin grande ufficiale
dellordine della corona dItalia. Nella visita di congedo il Re gli consegn
una sua fotografia con dedica e gli chiese quale brigata avrebbe desiderato
comandare: quella con sede a Trento o quella con sede a Palermo ? Il generale
Clerici disse di aver optato per il comando della brigata Acqui che aveva sede
a Trento. Il Re sorridendo gli disse152: ci avrei scommesso!. Per la conquista
di Trento, infatti come abbiamo visto, il generale Clerici aveva combattuto
con entusiasmo e molto lavoro.

2.- A Trento comandante della brigata di fanteria Acqui (1923-24).


Trento per il generale Ambrogio Clerici rappresentava certamente
moltissimo. Quanti studi strategici aveva fatto per la sua conquista sia in
pace, quando era ufficiale addetto alla divisione di Verona (1898-1902), sia in
guerra quando rivestiva la carica di sottocapo (1915-17) e di capo di stato
maggiore della prima armata (1917-18). Aveva conosciuto Cesare Battisti, il
simbolo dellirredentismo trentino, quando questi era stato
chiamato a Verona, presso lufficio Informazioni della 1 Armata, che aveva bisogno
di lui per la compilazione di alcune monografie, nelle quali sia raccolto in forma
sintetica tutto il materiale relativo alla conformazione del terreno, alla rete delle
comunicazioni, ai vari fattori logistici, agli apprestamenti difensivi della zona
compresa fra lo Stelvio e Passo Rolle153.

Nella citt di Battisti il generale Clerici, con la moglie Vittoria154, prese


alloggio, per tutto il tempo che vi rimase, presso lHotel Mayer.
Il 1 maggio 1923 assunse il comando della brigata di fanteria Acqui, la
cui fondazione risaliva al 1703 e che nel corso dei secoli si conquist gloria sui
campi di battaglia. Il generale Clerici subito incaric il principe Nicola
Brancaccio, storico militare, di scrivere la storia della brigata.
Dal momento che il generale Angelo Modena era temporaneamente
assente assunse anche, ad interim, il comando della divisione di Trento. In
questa veste il 3 giugno 1923, in occasione della festa dello Statuto,
presiedette la parata militare. Il quotidiano Nuovo Trentino 155 cos descrisse
la cerimonia:
Episodio raccontatoci dalla moglie del generale contessa Vittoria Clerici Villa.
LEGIONE TRENTINA, Martiri ed eroi Trentini della guerra di redenzione, presso la Tipografia
Editrice Mutilati ed Invalidi (Trento, 1925), pgg. 43-44.
154 Al seguito cera la cameriera di Vittoria: Ida Mugnai, nata a Laterina, che rimase al suo
servizio per pi di sessanta anni.
155 Del giorno 5 giugno 1923.
152
153

62

Alle 9,30, mentre i cannoni del Dos Trento sparavano a salve arriv il generale
Clerici. Il gen. Clerici, reso il saluto alle truppe e alle autorit, pronunci elevate
parole ricordando lodierna data sacra alla libert. Mi sommamente gradito egli
dice distribuire in questo giorno le medaglie al valore in questa eroica Trento, fra la
fraternit della popolazione e dellesercito Incita la truppa e la cittadinanza a
perseverare sulla via del dovere, dovendo formare cittadini e soldati un esercito solo.
Ricorda e esalta lesempio dei prodi che immolarono la loro vita per la patria, fulgido
esempio per le generazioni future. Prorompono gli applausi. Quindi il gen. Clerici
legge a voce alta le motivazioni. Alla premiazione segue la rivista, terminata questa il
generale Clerici rivolge un saluto alle autorit, alle rappresentanze, alla cittadinanza
e inneggia a Trento fieramente e degnamente romana.
Dopo la rivista militare, lAssociazione Nazionale fra Madri e Vedove dei
Caduti volle concedersi lambito onore doffrire al comandante interinale della
divisione il generale Clerici la medaglia dellUnit dItalia. La signorina Teresina
Chiesa, presidente dellAssociazione suddetta, presentava di sua mano la medaglia,
che fu accolta con vivo piacere dallillustre generale.

Nel Museo della Guerra di Rovereto si trova appesa una sua fotografia
con questa dedica:
Trento 5 maggio 1923 - Gen. Clerici
dopo lunghi anni di ansiosa attesa e di trepidanza,
alfine in terra trentina redenta e libera

Il 23 luglio 1923 il generale Clerici si rec a Bezzecca per decorare con


la medaglia doro la madre del tenente Federico Guella, un trentino che il 28
dicembre 1915 era caduto combattendo nei pressi di Castel Dante (Rovereto)
alla testa di un plotone del 114 reggimento fanteria che, dopo un intenso
bombardamento dellartiglieria nemica, aveva trascinato allattacco al grido
di Savoia156.

156

LEGIONE TRENTINA, Martiri ed Eroi Trentini della guerra di redenzione, Tipografia Editrice
Mutilati ed Invalidi (Trento, 1925), pagg. 212-214. La copia in possesso degli autori ha un timbro della
Legione Trentina con questa dedica scritta a penna: Al Generale di Divisione Ambrogio Clerici che
i Volontari Trentini onora della sua stima e del suo affetto offre la Legione Trentina G. Cristofolini.
Segue la dedica la firma del compilatore del volume Oreste Ferrari.
63

Foto 12 e 13. A Bezzecca, il 23 luglio 1923, decora con la medaglia doro la


madre del tenente Federico Guella, caduto nel 1915
(Archivio Ingegner Paolo Guella)
A Trento il generale frequentava un circolo di trentini, che lo avevano
accolto come uno di loro. Fra questi vi era Giulio Ferrari, che in giovent era
stato a Reims per imparare come vinificavano i francesi e che ritornato a
Trento aveva fondato una casa che produceva lo spumante che prese il suo
nome. Quando nel 1925 il generale Clerici ritorn a corte propose al prefetto
64

di palazzo di usare per i brindisi lo spumante Ferrari, che aveva apprezzato


durante la permanenza trentina.
Il 26 giugno 1924 Ambrogio Clerici fu nominato generale di divisione e
convocato telegraficamente a Roma dal ministro della guerra, generale
Antonino di Giorgio. Cos il generale Clerici descrisse157 lincontro:
esposi al Ministro il desiderio di essere destinato al comando della divisione militare
di Milano, posto che si era allora reso vacante. Mi rispose seccatamente che io non
potevo esporre alcun desiderio, perch ero gi comandato al Ministero, quale
Sottosegretario di Stato.

3.- Sottosegretario di Stato alla guerra (1924-25)


Dopo luccisione del deputato socialista Giacomo Matteotti, avvenuta il
10 giugno 1924 per mano dei criminali fascisti (Volpi, Malacria, Putato e
Viola), tutti campioni dello squadrismo pi sfrontato e criminale, lopinione
pubblica rimase profondamente scossa e perfino molti fascisti, in ogni parte
dItalia, serano tolto il distintivo dallocchiello e molti iscritti alla Milizia non
risposero agli appelli158. Lo stesso Mussolini venne accusato in senato di
essere lautore morale dellassassinio ed i partiti, che fino a quel momento lo
avevano appoggiato, erano sul punto di abbandonarlo, se non ch il 29
giugno il Duce licenziava tre Ministri (Gentile, Carnazza, Corbino) e li
sostituiva con i liberali Casati e Sarocchi e col cattolico filofascista Nava.
Mussolini, inoltre, per dimostrare allopinione pubblica di avere
intenzione di mutare indirizzo politico, il 30 giugno obblig un numeroso
gruppo di sottosegretari a rassegnare le dimissioni. Il 1 luglio i nomi dei
nuovi sottosegretari di stato erano ancora sconosciuti perch scriveva un
cronista del quotidiano torinese La Stampa159:
Mussolini mantiene il massimo riserbo intorno al nome dei nuovi sottosegretari.
Quanto alla guerra pareva che il sottoportafoglio dovesse toccare allonorevole Lanza
di Trabia invece stasera si assicura che a quel posto sarebbe designata una persona
estranea alla politica. Un deputato fascista rompendo solo a met il riserbo
impostogli aggiungeva trattarsi di un noto generale il cui nome sar appreso con
compiacimento dentro e fuori il Ministero.

Con queste lusinghiere parole di presentazione il generale Clerici si accingeva


ad assumere la carica di sottosegretario alla guerra. Il 2 luglio 1924 lAgenzia
Stefani comunicava:
Su proposta dellonorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Sua Maest il Re ha
accettato le dimissioni dei sottosegretari in carica e ha nominato i seguenti
sottosegretari di Stato: presidenza: dep. SUARDO; interni: dep. GRANDI; giustizia:
Dalla memoria difensiva presentata dal senatore Ambrogio Clerici allAlta Corte di
Giustizia.
158 SALVATORELLI e MIRA, Storia dItalia nel periodo fascista, ed. Einaudi (Torino, 1956), pgg.
311-316.
159 La Stampa del 1 luglio 1924.
157

65

dep. MATTEO-GENTILI; guerra: gen. CLERICI; colonie: dep. CANTALUPO;


finanze: dep. SPEZZOTTI; istruzione: dep. BALBINO; lavoro: dep. SCIALOJA; poste:
dep. CARUSI; ferrovie: dep. PANUNZO; lavori pubblici: dep. PELLION.

La scelta del generale Ambrogio Clerici non era da attribuirsi solamente a un


motivo tecnico. Crediamo sia da prendersi in considerazione linterpretazione
che ci fornisce Cesare Rossi160:
(Mussolini) va a pescare addirittura a Villa Savoia il nuovo Sottosegretario alla
Guerra, il generale Clerici, aiutante di campo di Sua Maest proprio per dare un
pegno di subordinazione e di controllo alla Corona.

Tesi che stata accolta anche dallo storico Renzo de Felice nella sua
monumentale biografia161 di Mussolini.
Il modo col quale Mussolini procedette alla nomina dei nuovi
sottosegretari fu oggetto di critica da parte di qualche giornale. Il Mondo
scriveva162:
Tale nomina incostituzionale perch contraria al decreto del 14 novembre 1901, n.
466 cos chiamato decreto Zanardelli che dice: Si debbono deliberare in consiglio dei
ministri le nomine di Presidente e Vicepresidente del Senato, dei Senatori, dei
Sottosegretari, dei governatori di colonie. Non stato tenuto dopo il rimpasto
nessun consiglio dei Ministri, dunque la nomina illegale e deve considerarsi come
non avvenuta.

La questione and a finire in niente: i nuovi sottosegretari, il 5 luglio,


prestarono giuramento nelle mani del presidente del consiglio, onorevole
Mussolini.
Ministro della guerra era dallaprile 1924 il generale di corpo darmata
Antonino Di Giorgio163, un valoroso soldato siciliano dal carattere difficile e
insofferente dei compromessi, che aveva un suo progetto di riforma
dellesercito e voleva farlo approvare dal parlamento.
Il generale Clerici subentr allonorevole Carlo Bonardi, un avvocato
bresciano che aveva ricoperto la carica di sottosegretario di stato alla guerra
dal 31 ottobre 1922 al 3 luglio 1924.
Ambrogio Clerici si sistem a palazzo Vidoni e costitu la sua
segreteria particolare che per legge164 era formata da un segretario, da un
archivista e da un impiegato dordine con mansioni di copista.

CESARE ROSSI, Trentatr vicende mussoliniane, ed. Ceschina (Milano, 1958), pg. 401.
RENZO DE FELICE, Mussolini il fascista, Giulio Einaudi Editore (Torino,1966) pg. 655.
162 Il Mondo del 3 luglio 1924.
163 Antonino Di Giorgio (1867- 1932) comandante di brigata nel 1916, di divisione nel 1917.
Promosso generale di corpo darmata si batt valorosamente sul Grappa e sul Piave
meritandosi la croce dellordine militare di Savoia. Un suo profilo biografico si trova nel
libro: ANTONINO DI GIORGIO, Ricordi della grande guerra (1915-1918), Fondazione G.
Whitaker (Palermo, 1978).
164 Art. 2 del R.D.-L. 10 luglio 1924, n. 1100.
160
161

66

I generali Di Giorgio e Clerici, pur essendo entrambi sostenitori di un


governo forte, si trovarono subito daccordo nel difendere lesercito dalle
intrusioni fasciste. Scrisse165 il generale Clerici che
n il Ministro n io eravamo iscritti ai fasci, non solo, ma entrambi eravamo
decisamente contrari alla politica nellEsercito, ritenendola nociva al sentimento di
disciplina.

Il ministro della guerra scrisse una circolare con la quale invitava gli ufficiali,
che ricoprivano cariche amministrative, a dimettersi. Sullargomento
lonorevole Ettore Mazzucco interrog il generale Clerici che, alla Camera dei
Deputati, dai banchi del Governo, nella seduta del 19 dicembre 1924 cos gli
rispose166:
ho dovuto recentemente intervenire nel caso di un ufficiale superiore in servizio
attivo permanente che da quattro anni esercitava le funzioni di sindaco e per di pi
di un comune che non era quello dove il suo reggimento era di guarnigione. Spero si
tratti di un caso isolato. Ma se per avventura altri casi vi fossero, si provveda di
urgenza e mi si riferisca. Tranne a coloro che sono investiti di mandato parlamentare,
a nessun altro ufficiale in servizio attivo permanente deve essere consentito di far
politica. E deve essere ben diffusa fra gli ufficiali dellesercito la coscienza che il tipo
dellufficiale politicante il tipo che maggiormente ripugna alla natura della nostra
istituzione. Onorevole Mazzucco, anzi, onorevole amico Mazzucco in quarantanni
noi non abbiamo mai fatta politica!

Era la verit, ma poteva suonare (nessuno lo colse) come un distinguo dal


generale Di Giorgio che la politica laveva fatta: era stato deputato nella 24 e
25 legislatura e nella legislatura in corso (27) era stato eletto deputato per la
circoscrizione della Sicilia.
Nel 1923 Mussolini aveva istituita la M.V.S.N. (Milizia volontaria per la
sicurezza nazionale) e nel 1924 la aveva trasformata in forza armata. Il
generale Clerici ebbe a scrivere167 qualche anno dopo:
nellagosto 1924 il Ministro ebbe ad opporsi violentemente allidea di dare alla
Milizia il munizionamento regolare del soldato: con ci esclamava- la Nazione
diventa prigioniera del Fascismo! Ed io ero dello stesso avviso fermamente solidale
con lui. Ricordo al riguardo che il Ministro dietro richiesta di Mussolini, perch la
Milizia fosse dotata di munizioni come lEsercito si rec personalmente da lui, ebbe
un vivace alterco e disse a me di essere riuscito a concedere solo la dotazione di un
caricatore per milite, cio cinque cartucce e neppure pallottole, ma a mitraglia.

Se scorriamo lindice alfabetico168 degli atti del parlamento relativi allattivit


parlamentare dei deputati nella legislatura XXVII169 troviamo che alla Camera
il sottosegretario Clerici fece una dichiarazione per la morte dellex-deputato
165 Dalla memoria difensiva presentata dal senatore Ambrogio Clerici allAlta Corte per
lepurazione.
166 CAMERA dei DEPUTATI, Discussioni, 19 dicembre 1924, pgg. 1819-20.
167 Dalla memoria difensiva presentata da Ambrogio Clerici allAlta Corte per lepurazione.
168
Edito dalla Tipografia della Camera dei Deputati (Roma, 1929).
169
Dal 24 maggio 1924 al 21 gennaio 1929.

67

Ernesto Mirabelli, rispose in aula a otto interrogazioni dei deputati


Barbiellini-Amidei, Barnaba, Bertacchi, Mazzucco, Sansanelli e diede trentatre
risposte scritte alle interrogazioni di diversi deputati.
Essere sottosegretario di Stato voleva dire anche andare ad inaugurare
monumenti, mostre e fare discorsi. And per cerimonie e inaugurazioni a
Fiume, ad Imperia, a Milano.
Nellagosto 1924 il comune di Villanova dAsti concesse al generale
Clerici la cittadinanza onoraria: nel paese della moglie, fin dal 1899, era solito
passare alcuni periodi della licenza. Trovandosi in vacanza a Gressoney il 12
agosto 1924 and in udienza dalla Regina Margherita che gli fece omaggio di
una sua fotografia con questa dedica:
A Sua Eccellenza
il generale di Divisione
Ambrogio Clerici
Margherita
12 agosto 1924
Gressoney

Dal momento del suo ingresso al ministero della guerra il generale Clerici
aiut il ministro a stendere il progetto di riforma dellesercito che questi
aveva in animo di attuare col consenso di Mussolini. Il generale Di Giorgio si
era posto
al lavoro, con pochi ufficiali a lui devoti, evitando di ricorrere allo Stato Maggiore e
di dare pubblicit alcuna ai suoi progetti: per conservare loro quellimpronta
personale che gli pareva essenziale170.

Di Giorgio e Clerici, non sappiamo chi dei due influenz laltro, cominciarono
a diffidare del colonnello Ottorino Carletti perch lo ritenevano un referente
di Roberto Farinacci. Non si tratt di cosa da poco perch Vittoria Villa, la
moglie del generale Clerici, ancora a distanza di quaranta anni raccontava
laccaduto come di una grana che aveva angustiato non poco il marito.
Il colonnello Ottorino Carletti, che era capo di gabinetto del Ministro Di
Giorgio, fu messo alla porta nel dicembre 1924. Canevari ha scritto171 che
questa sostituzione alien a Di Giorgio la simpatia di Farinacci, che di l a
poco diventer segretario del partito fascista, grande amico del colonnello
Carletti. Di Giorgio dovr dimettersi, mentre Carletti qualche anno dopo
entrer nel senato del regno.
Con lapprovazione di Mussolini, il generale Di Giorgio present al
Senato tre diversi disegni di legge:
1 ordinamento del Regio Esercito;
2 modificazioni alle vigenti disposizioni sul reclutamento del Regio Esercito;
3 organizzazione della nazione per la guerra.
170 GIORGIO ROCHAT, LEsercito italiano da Vittorio Veneto a Mussolini, editore Laterza (Bari,
1967), pagg. 525-26.
171
E. CANEVARI, La guerra italiana. Retroscena della disfatta, Tosi (Roma, 1968), volume I, pag.
127-28.

68

La riforma, della quale i generali Di Giorgio e Clerici, erano accesi sostenitori


era contenuta in questi tre disegni di legge. La riforma proposta poteva cos
sintetizzarsi: la ferma militare doveva essere ridotta ai quattro mesi estivi; in
questo periodo lEsercito avrebbe avuta piena attivit, negli altri mesi i
reggimenti, ad eccezione di quelli preposti a presidio delle frontiere,
sarebbero stati ridotti a quadro, conservando ufficiali e sottufficiali e un
minimo di truppa per il disbrigo dei compiti indispensabili e la manutenzione
dei materiali.
La discussione si svolse in Senato dal 30 marzo al 2 aprile 1925. I
generali Diaz, Giardino, Caviglia, Pecori Giraldi, Cadorna ed altri si schierano
contro il progetto. Vittoria Villa ricordava da aver assistito al dibattito nelle
tribune di Palazzo Madama, e di aver provato un certo imbarazzo, avendo a
fianco la moglie172 del generale Giardino, quando fra questi e suo marito, che
sedeva al banco del governo, ci fu uno scambio di dure battute a denti stretti.
Il 1 aprile durante il dibattito Di Giorgio aveva fatto cenno alle
speculazioni politiche che avevano animato gli oppositori al suo progetto e se
ne era uscito con questa frase:
lesercito quello che deve essere n fascista n antifascista, ma semplicemente
esercito regio e italiano, come dice il suo nome glorioso e intemerato.

Nella tarda mattinata del 2 aprile il generale Di Giorgio ricevette una lettera
di Mussolini nella quale gli comunicava
() tenuto conto delle indecisioni degli amici del Governo e della opposizione
manifestatasi in Senato, io oggi eviter il voto, e chieder che il Senato mi dia il
tempo necessario per approfondire la questione. Cos la sorte del progetto non resta
pregiudicata.

Di Giorgio scrisse, come risposta a Mussolini, una lettera con le dimissioni


che cos giustific:
resterei al mio posto senza il prestigio e lautorit necessarie per continuare a tenerlo,
come finora lho tenuto.

Mussolini il 4 aprile gli scriveva:


Caro Di Giorgio,
Sua Maest al quale ho comunicato le sue dimissioni Le ha accettate e
io ho assunto linterim della Guerra. Credo che sia per il momento- la soluzione
migliore. Anche perch dimostra che non ci sono stati nella grande battaglia al Senato
n vincitori n vinti.

172

Margherita John Rusconi.


69

Il generale Clerici immediatamente present le sue dimissioni da


sottosegretario di stato al nuovo ministro della guerra. Mussolini gli invi
questo biglietto173 scritto di suo pugno:
Prendo atto delle Vostre dimissioni, ma Vi ordino di rimanere in carica sino allarrivo
del vostro successore. Mussolini.

Il sottosegretario Clerici collabor col ministro Mussolini per poco pi di un


mese: in vecchiaia lo ricordava come un ministro decisionista che capiva le
cose al volo col quale partecip alle riunioni per la costituzione dellArma
Aeronautica.
Il 4 maggio 1925 il Consiglio dei Ministri nomin sottosegretario alla
guerra il generale Ugo Cavallero. Il 18 maggio il sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio, onorevole Suardo, inviava questa lettera al generale
Clerici:
Mi pregio trasmetterle lunita copia autentica del decreto, in data 4 maggio 1925, col
quale S.M. il Re ha accettato le dimissioni della S.V. onorevole rassegnate dalla carica
di Sotto Segretario di Stato per la Guerra.

Lo scambio delle consegne fra i generali Clerici e Cavallero avvennero al


Ministero della Guerra ai primi di giugno. Della visita di congedo, che fece a
Mussolini, il generale Clerici scriver174:
espressi il desiderio di essere destinato alla divisione di Ravenna, lunica che era
allora scoperta: mi rispose che io dovevo rimanere a disposizione, ma lindomani
Il Messaggero nel trafiletto che dava la notizia delleventuale nomina di un
sottosegretario di Stato agli Esteri, faceva il mio nome fra i probabili designati. Corsi
subito dal conte Suardo, allora Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio
gli mostrai il giornale e gli feci notare che se la notizia corrispondesse a verit, io lo
pregavo di far presente a Mussolini che io non intendevo assolutamente assumere
qualsiasi altra carica politica. Mi rispose che fino a quel momento non cera nulla di
vero, ma che al caso avrebbe fatto presente la mia ferma decisione contraria.
Tranquilizzato me ne andai in licenza a Villareggio.

Poco prima di lasciare Roma aveva ricevuto175 la visita del generale Arturo
Cittadini, primo aiutante di campo generale del Re, che gli aveva chiesto
esplicitamente se avesse intenzione di ritornare nellesercito ed il generale
Clerici anche a lui disse che era contrario ad assumere altre cariche politiche.
Cittadini sembr soddisfatto, ma non gli svel quel che bolliva in pentola.

Il biglietto non labbiamo trovato fra le carte del generale Clerici, che lo trascrisse nella
memoria difensiva che present nel 1945 allAlta Corte di Giustizia.
174 In memoria difensiva presentata dal generale Ambrogio Clerici allAlta Corte per
lepurazione.
175
Episodio raccontatoci da Vittoria Villa contessa Clerici.
173

70

4.- Primo aiutante di campo di S.A.R. il Principe di Piemonte (1925-1932).


Dalle nozze di Re Vittorio Emanuele III con Elena di Montenegro
nacquero cinque figli: un maschio (il principe Umberto) e quattro femmine (le
principesse: Jolanda, Mafalda, Giovanna, Maria).
Sua Altezza Reale Umberto di Savoia176, erede al Trono dItalia,
portava il titolo di Principe di Piemonte: nel 1912 fu affidato al capitano di
vascello Attilio Bonaldi che, come vice-governatore ne diresse leducazione;
Nel 1921, come voleva la tradizione di Casa Savoia, entr nellarma di
fanteria e nel 1925, raggiunta la maggiore et, gli fu costituita una propria
Casa Militare con la quale prese dimora nella Reggia di Torino.
La casa militare del Principe Ereditario177 era formata da un primo
aiutante di campo (generale di divisione) e da quattro ufficiali dordinanza
effettivi (capitani o maggiori: due dellEsercito, uno della Marina, uno
dellAeronautica).
Con Regio Decreto 7 agosto 1925 il generale di divisione Ambrogio
Clerici venne incaricato delle funzioni178 di primo aiutante di campo di S.A.R.
il Principe di Piemonte. La scelta del generale Clerici non era casuale: il
Principe Ereditario usciva dalla tutela dellammiraglio Bonaldi ed acquistava
una maggiore autonomia andando a vivere lontano dai genitori. I Sovrani
dItalia vollero affidare il figlio al generale Clerici che conoscevano bene
perch era stato per quattro anni (1919-1923) a Corte come aiutante di campo
generale del Re.
Ambrogio Clerici scrisse179
in luglio mi fu recapitata (a Villareggio) la notizia che in settembre avrei dovuto
assumere la carica di primo aiutante di campo generale di S.A.R. il Principe di
Piemonte e che dovevo recarmi a Torino per la preparazione degli alloggiamenti nel
Palazzo Reale di detta citt e per la costituzione della Casa.

L11 novembre 1925 il Principe Ereditario proclam ufficialmente la


maggiore et e prese possesso del palazzo reale di Torino, dove si stabil con
la casa militare formata dal primo aiutante di campo (generale di divisione
Clerici) e da quattro ufficiali dordinanza ( capitano di stato maggiore Tullio
Sovera; tenente di vascello Sesto Sestini; capitano dellaeronautica Piero
Giberti; capitano di cavalleria conte Santorre de Rossi di Santa Rosa).
Dei rapporti fra il giovane Principe e il generale Clerici, ormai anziano,
non si sa molto. Il giornalista Alessandro Porro, in un suo articolo180,
176

Umberto di Savoia (1904-1983) divenne nel maggio 1946 re Umberto II.


Legge 11 marzo 1926, n. 395 (in G.U. n. 61 del 15 marzo 1926): Costituzione della Casa Militare
di S.A.R. il Principe Ereditario Umberto Nicol Tomaso Giovanni Maria di Savoia, Principe di
Piemonte.
178
La nomina ad aiutante di campo effettivo avvenne con Regio Decreto 3 aprile 1926, ed ebbe
efficacia dal 15 settembre 1926. Il decreto nulla innovava, cambiava solamente lo stato giuridico da
facente funzioni ad effettivo.
179
Memoria difensiva.
180
ALESSANDRO PORRO, Il mistero delle tre sorelle, articolo apparso nel 1961 sul settimanale
Grazia.
177

71

lascerebbe capire che il generale Clerici non apprezzasse molto le brigate


allegre che attorniarono da subito, nei momenti di riposo, il Principe
Ereditario. Scrive il Porro che dal 1928 il Principe Umberto:
sta pi in caserma che a casa, ma lunico ad essere soddisfatto di questo mutamento
il generale Clerici.

Il Principe Ereditario destinava parte del suo appannaggio in


beneficenza ed al generale Clerici che protestava, perch gli era difficile far
quadrare il bilancio, era solito rispondere. Caro Generale la Divina
Provvidenza provveder181. Riproduciamo due lettere scritte a mano dal
Principe e ritrovate nelle carte del generale Clerici:
Caro Generale,
Le mando le 60 suppliche di cui Le ho parlato questa mattina.
Desidererei avere le risposte prima di partire per Roma per fare in modo che per
Natale tutti possano essere accontentati. Con tanti saluti
Umberto

Nella seconda lettera, da datare sicuramente 1929, il Principe Ereditario


scriveva:
PALAZZO DEL QUIRINALE

Caro Generale,
Le famose L. 12.000 furono date al Reggimento con Dispaccio
Ministeriale in data 27 marzo 1929, n. 1712.
Abbia la bont di parlarne nel senso che Le dissi a Torino a S.E. il Ministro
al quale porti anche La prego - i miei saluti.
Grazie
Umberto

Il generale Clerici era lorecchio e locchio del suo Principe: intuiva, ascoltava,
riferiva e provvedeva. Il conte Santorre de Rossi di Santa Rosa ha scritto182:
Sono stato ufficiale dordinanza di S.A.R. il Principe di Piemonte dal 15 settembre
1925 al 15 settembre 1929 e di conseguenza, per quattro anni, vicino al generale
Ambrogio Clerici al quale ero molto devoto e affezionato. Ho sempre ammirate le
qualit e le doti non comuni del suo Avo. Intelligente, attivo, con molto buon senso,
generoso, gentile, comprensivo. Avendomi dimostrata sempre stima e fiducia ho
avuto modo di constatare la sua rapida soluzione di certe situazioni difficili e
delicate.

Il generale Clerici prima di rispondere a una lettera o concedere unudienza


faceva prendere informazioni ed aprire un fascicolo. Questo archivio si trova
a Torino.
Uno degli archivisti (commendatore Eraldo Paci), che lavor per il generale
Clerici, ha scritto183:
181
182

Episodio riferitoci dal conte Santorre de Rossi di Santa Rosa.


Lettera del 31 agosto 1974 in A.d.c.C. (fondo Casa Reale di Savoia).
72

Nel 1925, quando si costitu la Casa Militare io avevo da poco terminato il


servizio di leva e venni assunto a Torino come impiegato (gruppo C) addetto
allArchivio ed ho avuto in quei primi anni molti contatti con il compianto generale
Clerici, ma limitati ovviamente a richieste di pratiche in corso e fascicoli gi agli atti,
etc.
Ricordo bene per che sotto la sua figura di burbero militare celava una
grande umanit; gli abbiamo voluto tutti bene; era attivissimo ed un esempio per
tutti.
Conservo la fotografia con dedica che egli, prima di lasciare, nel novembre
1932, la importante carica volle donare come gradito ricordo ai suoi collaboratori.

Se si sfogliano i giornali italiani dal 1925 al 1932, si trova spesso negli


articoli, che parlano dellattivit di S.A.R. Umberto di Savoia, questa frase: il
Principe Ereditario accompagnato dal generale Ambrogio Clerici, seguita
dalla cronaca di cerimonie pubbliche (inaugurazioni, visite, celebrazioni,
ecc.). Nulla era lasciato al caso: il generale Clerici voleva che ogni cosa fosse
prevista nel dettaglio.
In vecchiaia il generale raccontava delle numerose ragazze che facevano ressa
per avvicinare il Principe e che ad una di queste, che voleva baciarlo, le disse
scherzosamente: il bacio lo dia a me, che poi io lo dar a Sua Altezza Reale.
Raccontava anche un curioso episodio: durante i funerali della Regina
Margherita si accorse che il Principe tratteneva a stento le risa, contrariato si
guard attorno per capire il motivo e vide il principe Victor Bonaparte184 che
si era presentato, per distrazione, con i pantaloni del pigiama da camera (blu)
indossati sopra la marsina con cravatta bianca e decorazioni. Lo fece
circondare dagli ufficiali dordinanza delle corti principesche, che lo
portarono in un luogo appartato per fargli indossare i pantaloni
regolamentari che un cameriere aveva portati in fretta e furia.
Le autorit fasciste qualche problema lo crearono al generale Clerici. La
Federazione fascista di Torino non era favorevole al Principe. Vi era poi
Mussolini che lo faceva tenere docchio perch non desiderava che Umberto
di Savoia venisse a contatto con elementi antifascisti. Nel periodo dicembre
1925-gennaio 1926 il generale Clerici venne ripreso due volte dal Duce.185 La
sera del 2 dicembre 1925 il capo di gabinetto della prefettura di Torino faceva
recapitare a palazzo reale copia di questo telegramma:
GAB. 396 Voglia rimettere quanto segue S.E. il Generale Clerici stop Caro Clerici
bisognava evitare assolutamente che il Principe Ereditario fosse ospite Firenze di
quel Serristori186 la cui fama disfattista est notoria stop Per questo io non volli che Sua
Maest il Re di Spagna fosse ospite del Serristori e tanto pi mi rammarico che sia
183

A.d.c.C.: lettera in data 6 marzo 1978


Il principe Victor Napoleon Bonaparte (1862-1926) era figlio di S.A.I. il principe Napoleon
Bonaparte e di S.A.R. la principessa Clotilde di Savoia, figlia di Re Vittorio Emanuele II.
185
Quanto riportato si conserva nellArchivio del Quirinale (fondo Casa Militare del Principe di
Piemonte). Le fotocopie, ora in A.d.c.C., ci furono inviate, nel luglio 1982, dal Presidente della
Repubblica, onorevole Sandro Pertini, tramite il Segretario Generale della Presidenza della
Repubblica, dottore Antonio Maccanico.
186
Conte Umberto Serristori , Senatore del Regno.
184

73

stata sorpresa la sua buona fede suscitando in tutta Firenze una viva emozione stop
Cordiali saluti. MUSSOLINI.

Immediatamente il generale Clerici cos replicava a Mussolini:


Eccellenza,
sono dolente che linvito a pranzo nel palazzo Serristori abbia contrariato gli
intendimenti di VE e suscitato in Firenze una emozione, che era bene evitare.
Ignoravo il precedente diniego, durante la visita del Re di Spagna, cui V.E. accenna
nel suo telegramma, ed il motivo che laveva determinato.
Linvito attuale venne qui rivolto dalla Contessa e dal Conte Tozzoni187 (cerimoniere
di Corte) dopo che la dama Contessa Guicciardini188 aveva fatto presente
limpossibilit in cui era di dare un pranzo, a si breve distanza di tempo, trovandosi
ancora in campagna.
Il non accettare stavolta sarebbe stato difficile, visto che linvito veniva da un
funzionario di Corte: solo conoscendo il precedente, avrei potuto evitarlo!
Gli onori di casa vennero infatti assunti dalla Contessa e dal Conte Tozzoni, presente
il Conte Serristori e le dame di Corte e di palazzo di Firenze, assente la Contessa
Serristori e figlia.
A me spiace molto di avere sia pure involontariamente- agito dir cosin
contrattempo: e tanto pi sono dolente in quanto V.E. conosce la mia silenziosa e
profonda devozione per Lei e per la causa della Patria, che Ella cos potentemente
personifica: Persona e causa che io cerco con ogni mio passo di servire fedelmente,
anche nelle intenzioni. Voglia, V.E., gradire queste spiegazioni che, se non
giustificano lavvenuto, mi auguro possano riuscire non sgradite.
Con la massima devozione devotissimo suo
Gen. A. Clerici

Lappunto del Duce non era cosa da poco! Il generale Clerici subito aveva
scritta questa lettera al conte Mattioli Pasqualini, ministro della real casa,
perch informasse il Re dellaccaduto:
2 Xbre 1925, ore 20,15
Eccellenza,
a seguito del telegramma con cui io informavo codesto ufficio sullo
svolgimento delle varie cerimonie del 29 9bre a Firenze-Vecchio, mi corre lobbligo di
segnalare a V.E. un fatto nuovo, che bene Ella conosca per informarne, se crede S.M.
il Re.
S.A.R. il Principe di Piemonte la sera del 29 Novembre and a pranzo a Palazzo
Serristori, invitato dalla contessa e dal conte Tozzoni. Ci dispiaciuto a S.E. il
Presidente del Consiglio, che me lo ha fatto sapere, sia pure in termini molto cordiali,
soggiungendo che sarebbe stato bene evitare di andare in casa del conte Serristori
noto disfattista, ecc. citandomi anzi un precedente diniego da lui opposto per un
invito fatto al Re di Spagna. Precedente da me ignorato.
Per la storia linvito avvenuto cos. S.A.R., qualche giorno prima di andare a
Firenze, mi espresse il desiderio di andare a pranzo la sera del 29 Novembre, a
Firenze, dalla Contessa Guicciardini, che altre volte laveva invitato e mi incaric di
scrivere a Tozzoni per sentire se la Contessa Guicciardini era disposta ad aderire. Il
conte Tozzoni mi telegraf il venerd che la Contessa era in campagna, con la casa a
Firenze chiusa e quindi nella impossibilit materiale di dare un pranzo a s breve
187

I conti Tozzoni, famiglia di Imola, erano imparentati con i conti Serristori.


Contessa Augusta Guicciardini nata dei conti Orlandini del Beccuto, dama di Corte della Regina
Elena e moglie del conte Paolo Guicciardini, gentiluomo di S.M. la Regina.
188

74

distanza di tempo: soggiungeva che la Contessa Tozzoni e lui sarebbero stati ben
onorati di avere lAugusto Principe a pranzo in detta sera.
Fatto in questi termini, linvito venne accettato n si poteva fare a meno ormai - ed
il pranzo ebbe luogo alla presenza delle Dame di Firenze e rispettivio mariti:
Contessa e Conte Guicciardini con figliolo e nuora Marchese e Marchesa Ginori
Duchessa e Duca Strozzi nonch il conte Serristori e genero assenti la contessa
Serristori e la figlia, in quel giorno a Parigi.
Gli onori di casa vennero fatti dai conti Tozzoni.
Tutto questo io ho fatto presente a S.E. Mussolini, la sera stessa del giorno in cui mi
pervenne la sua lamentela, premesso che linvito era pervenuto da un funzionario di
Corte e che non poteva essere declinato senza offendere gratuitamente.
La cosa terminata cos.
Ne ho voluto informare V.E. per doverosa notizia e perch S.M. il Re ne sia edotto,
prima che altri gliene parlino.
Oggi S.A.R. il Principe di Piemonte andato a Vigone per linaugurazione
del parco della rimembranza: solita accoglienza entusiastica!
Prego porgere a S.M. il Re i miei devoti profondi omaggi. Distinti saluti
Gen. Clerici

Leco del pranzo di Palazzo Serristori si era appena spento, quando


Mussolini fece un altro rimprovero al generale Clerici per aver permesso al
Principe Ereditario di partecipare, il 23 gennaio 1926, a Torino presso la
scuola di guerra, a una conferenza tenuta dal professore Pietro Silva189 sul
tema: Il Mediterraneo e la rinascita italiana. Alla conferenza oltre al Principe
Ereditario parteciparono il generale Triscornia, comandante del Corpo
dArmata, e le principali autorit civili e militari. Su il Giornale dItalia del
24 gennaio 1926 si leggeva:
loratore alla fine della sua conferenza stato salutato da calorosissimi applausi e il
Principe Ereditario si congratulato vivamente con lui.

In un articolo, apparso sul giornale La Tribuna, la presenza del Principe


alla conferenza fu criticata con queste parole:
Il prof. Pietro Silva, degno compagno di Gaetano Salvemini nella nefanda
campagna rinunciataria per la Dalmazia e che, fino a questi ultimi tempi, stato
sempre in prima linea in ogni manifestazione anti-fascista, uomo tale che dovrebbe
ormai sentire il pudore di non tentare indirettamente inserzioni. In ogni modo
per lo meno strano che autorit politiche e militari di una grande citt ignorino i
precedenti del detto professore e giungano perfino a consigliare dintervenire
allaugusto Erede della Corona.
Ripetiamo: la cosa tanto enorme che vogliamo sperare possa essere
smentita; ch, se fosse vera, sarebbe tale da richiamare le autorit competenti a
provvedere che simili cose non abbiano mai pi a ripetersi.

La critica della Tribuna non sfugg a Mussolini che aveva labitudine di


leggere, armato di lapis rosso e blu, ogni giorno attentamente i quotidiani. Il
Duce scrisse subito di suo pugno questa lettera al generale Clerici:
189

Pietro Silva (1887-1954) storico che insegn alla facolt di Magistero dellUniversit di Roma.
Scrisse fra laltro:Il Mediterraneo dallunit di Roma allo impero italiano.
75

Caro Generale,
Mi permetta di dirle che trovo inaudito il fatto del Principe Ereditario
uditore di una conferenza del Prof. Silva.
Costui un vile rinunciatario, un disfattista di vecchia data, un frenetico
aventiniano che si rallegrava della mia malattia, un perfido nemico del Fascismo.
Se abbiamo perduto la Dalmazia lo si deve anche a questo intimo amico di
Salvemini.
Questo lo dico schiettamente come mio costume e Le accludo un ritaglio
della Tribuna, per mostrarle la disastrosa impressione prodotta da questo episodio.
Colgo loccasione per mandarLe i miei pi cordiali saluti
Mussolini
Roma, 26 gennaio 1926.

Il generale Clerici non era certamente persona che si facesse intimorire. Il 29


gennaio 1929 spediva questa lettera al Presidente del Consiglio:
Eccellenza,
La ringrazio per la franca e cordiale sua lettera personale oggi ricevuta e
solo mi dispiace vivamente di essere incorso unaltra volta nel suo biasimo.
Ma V.E. mi deve permettere che dica anchio francamente la mia parola.
Linvito a intervenire con S.A.R. alla conferenza del Prof. Silva mi pervenne dal
Comandante della Scuola di Guerra la sera del 20 gennaio per il successivo giorno 23.
Dalle informazioni risultava:
1 - Che il detto professore era personalmente conosciuto da S.A.R. perch
insegnante dellAccademia Navale, era stato presentato a Lui nel 1922 e poscia era
stato imbarcato sulla stessa nave dal luglio all'ottobre dell'anno successivo; che egli
era anzi autore della relazione sulla crocera compiuta, libro di cui nel 1923 fece
omaggio al Principe.
2 Che il Prof. Silva ricopriva e ricopre la carica di insegnante allIstituto
Superiore di Magistero in Roma.
Da notare che linvito alla conferenza proveniva dal massimo nostro ateneo
militare e linvito era esteso a tutti gli ufficiali del presidio: e come ufficiale S.A.
intervenuta. La conferenza ha avuto luogo in locale prettamente militare, con
pubblico esclusivamente militare; fu una sintesi completa della Storia dItalia in
rapporto con le vicende del Mediterraneo, in cui il conferenziere ha sciolto un inno
alla rinascita dItalia, senza il bench minimo accenno politico.
La sera stessa e lindomani i giornali politici di qui ne parlarono tutti
favorevolmente; nessun commento di sorta ha suscitato nellopinione pubblica n il
nome del conferenziere n la conferenza, segno evidente che qui nessuno, n autorit
n giornali politici, n pubblico erano al corrente dei gravi addebiti mossigli a Roma.
Francamente come potevo io escludere lintervento di S.A. alla conferenza
del Prof. Silva, quando non avevo nessun sospetto di accusa e quando a Roma stessa
egli copre un ufficio statale in un istituto da cui si diffonde la coltura in Italia?
Si obietta: non dovevate ignorare! Occorre che lAmministrazione Centrale si
convinca che alla periferia lopera nefasta di questi gregari dellAvventino se non
messa in evidenza - non giunge affatto o giunge talmente attenuata che il ricordo
svanisce presto; solo si conoscono i massimi esponenti che la stampa addita ad un
giusto disprezzo.
Ho voluto che V.E. conoscesse appieno come si svolta questa pratica,
affinch non creda che io faccia le cose alla leggera e soprattutto perch tengo a
dichiararLe ancora una volta che nei miei atti ho sempre di mira il servire fedelmente
la causa della Patria e V.E. che cos potentemente la personifica.

76

Le giustificazioni del generale Clerici convinsero Mussolini che subito gli


scrisse questo biglietto:
Caro Generale,
Le sue spiegazioni sono esaurienti. Glielo dico colla stessa semplice
schiettezza con la quale le ho mandato la prima lettera. Ma riconfermo il mio giudizio
sul Prof. Silva.
Cordiali saluti
Mussolini
Roma 30 gennaio 1926.

Naturalmente il generale Clerici aveva voluto che dellincidente fosse


informato il Re. Aveva scritto al generale Arturo Cittadini, primo aiutante di
campo generale, che poco dopo gli invi questa lettera:
Roma, 29 gennaio 1926
Caro Clerici,
Ho avuto lonore di dare visione a S.M. il Re della tua lettera 27 corrente
relativa al noto articolo della Tribuna. Mi do premura di assicurarti che la Maest
Sua ha preso conoscenza delle esaurienti illustrazioni da te fornite sui particolari
dellepisodio da cui larticolo trasse origine. Qui nessuno ha pensato di dare alla cosa
unimportanza od un seguito qualsiasi. Converr quindi non parlarne pi.
Con tanti saluti cordialissimi. Aff.imo
Cittadini

Le autorit fasciste avrebbero voluto sorvegliare pi da vicino il


Principe Ereditario: nel 1927 tentarono190 di inserire nella sua Casa Militare
un ufficiale della Milizia (M.V.S.N.) come quarto ufficiale dordinanza.
Circolava gi il nome del conte Annibale Brandolini dAdda191. La notizia
dellintrusione fascista non rallegr il generale Clerici per due motivi: perch
avrebbe dovuto mandare via uno dei due ufficiali dordinanza provenienti
dallesercito e poi per la poca stima che aveva per la milizia che considerava
forza di serie B pi favorevole al regime che alla dinastia. Alla larga i fascisti
dalla Corte del Principe! Cera gi la federazione fascista di Torino che faceva
la fronda contro il Principe: il colonnello Carlo Nicolis di Robilant era il
federale attorniato da due vice (Scarampi e Valentino). Ha scritto Richelmy192:
i fascisti pi zelanti mormoravano parole di denigrazione; i gerarchi spiavano ogni
suo atteggiamento ed ogni sua parola e guardavano con dispetto e sospetto alle
dimostrazioni di cui era oggetto. Dava particolare fastidio che egli non nascondesse
la sua amicizia verso giovani notoriamente antifascisti, a molti dei quali evit seri
guai. Riusc a liberare dal carcere un giovane avvocato che gli era simpatico per la
sua brillante facondia. Un altro giovane su cui pendeva la minaccia darresto ospit a
palazzo reale fino a che fu superato il pericolo.
190

LUIGI FEDERZONI, 1927: Diario di un ministro del fascismo, Passigli Editore (Firenze, 1993),
pag. 39.
191
Conte Annibale Brandolini dAdda (1899-1961) che aveva sposato la principessa donna Laura
Boncompagni Ludovisi.
192
CARLO RICHELMY, Cinque Re, storia segreta dei Savoia, Gherardo Casini Editore (Roma,
1952), pag. 252-253.
77

Bastava poco ai fascisti per trovare lo spunto per criticare il Principe di


Piemonte. Nel Diario di Federzoni193 troviamo registrato sotto la data del 15
aprile 1927:
Volpi mi ha ripetuto il racconto, fattogli a Milano dallonorevole Alfieri, di un piccolo
spiacevole incidente accaduto, credo il 27 marzo, a Torino. In un teatro, presente il
Principe ereditario, furono suonate la Marcia Reale e Giovinezza. Sua Altezza, che
aveva ascoltata la prima in piedi, sedette alle prime note della seconda.

Apriti cielo! Dellepisodio se ne occuparono un deputato (onorevole Dino


Alfieri) e ben due ministri: quello delle finanze (il conte Giuseppe Volpi di
Misurata) e quello delle Colonie (onorevole Luigi Federzoni).
Un'altra difficolt il generale Clerici la ebbe nellorganizzare la visita
del Principe Ereditario a Cremona, che era la citt dove spadroneggiava
Roberto Farinacci, che era anche il federale della citt e il proprietario del
giornale Regime Fascista. La richiesta della visita fatta da Farinacci
rientrava nel disegno che questi, dal capodanno del 1927, stava mettendo in
pratica per
cancellare i cattivi ricordi della sua passata faziosit, con lassumere un
atteggiamento accentuatamente monarchico, anzi dinastico. Quanto pi lodiato
rivale Balbo si avvolge nellequivoco del filorepubblicanesimo proprio e dei propri
amici, tanto pi, per istintiva antitesi, Farinacci poggia a destra. Ed ecco il caloroso
telegramma augurale di Capodanno a Sua Maest il Re; ed ecco le esplicite
dichiarazioni di lealismo fatte a tempo addietro a Roberto Forges Davanzati194.

Il programma, voluto da Farinacci, prevedeva che il Principe Ereditario


partecipasse a una Messa per i Caduti da celebrarsi nel cimitero. Il vescovo di
Cremona (monsignor Giovanni Cazzani), che non era in buoni rapporti con
Farinacci, se ne ebbe a male e scrisse una lettera allarcivescovo di Torino,
cardinale Gamba, perch la Messa fosse celebrata nel Duomo. Larcivescovo
di Torino aveva subito scritto al generale Clerici, inviandogli la lettera del
Vescovo di Cremona. Il generale Clerici si attiv presso il Prefetto, che poco
dopo gli fece pervenire un telegramma col quale gli comunicava
che per ragioni di itinerario e di ordine S.E. il Vescovo desisteva dalla richiesta di far
celebrare la Santa Messa in Duomo anzich al cimitero, ed esprimeva solo il pensiero
che S.A.R. il Principe di Piemonte visitasse il Duomo durante il suo soggiorno in
Cremona.
Mi pregio comunicare a Vostra Eminenza che la visita stessa stata fissata
per ore 18,30 e La prego di gradire i miei distinti ossequi195.

***

193

LUIGI FEDERZONI, op. cit, pag. 170.


LUIGI FEDERZONI, op. cit., pag. 72.
195
Lettera del generale Clerici al cardinale Gamba.
194

78

NellArchivio della Curia Arcivescovile di Torino196 ci sono parecchie lettere


che il generale Clerici indirizz dal 1925 al 1929 al cardinale Gamba, arcivescovo di
Torino. La prima lettera un invito per la presentazione degli auguri:
Torino, 24 dicembre 1925
Sua Altezza Reale il Principe di Piemonte ricever la Eccellenza Vostra al Real
Palazzo il primo giorno dellanno alle ore 10,55.
Con distinta osservanza
Il primo aiutante di campo
di S.A.R. il Principe di Piemonte
Generale di divisione
A. Clerici

Il 2 ottobre 1926 il generale Clerici scriveva allArcivescovo :


Eccellenza,
Ho avuto lonore di riferire a Sua Altezza Reale il Principe di Piemonte il
desiderio espresso dal Comitato Francescano che lAltezza Reale si compiaccia
intervenire alla funzione religiosa che si svolger alle ore 17 del 4 corrente nella
Chiesa San Giovanni.
LAugusto Principe che ha gradito il cortese invito, mi ha affidato lincarico
di comunicarLe che ben volontieri assister a detta cerimonia dalla Tribuna Reale, e
di ringraziarLa altres del gentile pensiero.
Adempio con la presente allufficio connessomi e mi valgo con molto piacere
della circostanza per porgerLe, Eccellenza, gli atti della mia pi deferente
considerazione.
Il Primo Aiutante di Campo
di S.A.R. il Principe di Piemonte
Generale di Divisione
A. Clerici

Molte lettere che il generale Clerici scrisse al cardinale Gamba erano


per chiedere, per conto del Principe di Piemonte, la celebrazione di funzioni
religiose. Il 29 ottobre 1927 scriveva:
Eminenza,
Per il genetliaco di S.M. il Re, che cade il giorno 11 novembre p.v., S.A.R. il
Principe di Piemonte desidera che nella Chiesa di S. Filippo venga cantato un solenne
Te Deum alle ore 17, dato che tale funzione non pu avere luogo nella Chiesa
Metropolitana, causa i lavori di restauro in corso.
LAugusto Principe sar molto lieto se V. Em. vi interverr ed ancor pi se
Ella stessa potr celebrare la Sacra Funzione.

Col tempo, fra il generale Clerici e il cardinale Gamba, si era instaurato, sia
pure dietro il formalismo, un certo affiatamento: il generale Clerici le lettere
indirizzate al Cardinale le scrisse interamente a mano. Nel maggio 1928
larcivescovo di Torino gli scriveva per evitare che un suo Parroco avesse
grane dai fascisti e cos il generale Clerici gli rispose:
196

A.A.T. 14.13/1 cardinale Giuseppe Gamba.


79

Eminenza,
Non ho mancato di interessarmi al Rev. Monsignor Luigi Pagano, Priore
Parroco di S. Andrea in Bra, che V. Em. mi presentava con il suo gradito biglietto, e
mi gradito comunicare a V. Em. che nessun provvedimento in corso a di lui carico
ed egli non verr in alcun modo molestato.
Debbo per far presente a V. Em. che mi stata rappresentata lopportunit
di consigliare il Reverendo Pagano di desistere dalle manifestazioni politiche che
hanno provocato lattuale stato di cose, perch certo che egli ha manifestato
pubblicamente le sue idee contrarie al fascismo e al Governo, tanto da essere ritenuto
in tutto il paese come lesponente dellantifascismo locale.
E stato anche rilevato che il Rev. Pagano invitato a cooperare alla battaglia del pane
dal Podest di Bra, respinse la lettera dinvito, dichiarando di non condividere lidea,
ed inoltre egli con qualche altro atto ha confermato i suoi sentimenti contrari al
fascismo ed al Governo.
Prego Vostra Eminenza di voler far riservato uso delle informazioni predette
e di voler accogliere gli atti del mio devoto ossequio
Devot. Gen. Clerici

Il cardinale Gamba il 19 ottobre 1929 scriveva al generale Clerici per chiedere


lautorizzazione del Principe perch una commissione potesse esaminare le
reliquie di San Maurizio. Due giorni dopo il generale rispondeva:
Torino, 21 ottobre 1929.
Eminenza,
In risposta alla Sua lettera del 19 corr. Sono lieto di informare V. Em. che il
Ministero della Real Casa, al quale venne segnalata la domanda dellEm. V. diretta a
S.A.R. il Principe di Piemonte, ha ora fatto conoscere che S.M. il Re si degnato di
dare il suo Sovrano consenso a che venga eseguito il confronto delle reliquie di San
Maurizio conservate nella Sindone.

***
Nel gennaio 1928 il Principe Ereditario, accompagnato dal generale
Clerici e dai capitani Tullio Sovera e Piero Giberti, intraprese un lungo
viaggio che lo port in Somalia e in Terra Santa.
Il 27 gennaio il Principe col seguito si imbarc a Taranto. La prima
tappa (31 gennaio) fu ad Alessandria dEgitto, dove
alle ore 10 il Principe sbarcato accompagnato dal ministro Patern e dal generale
Clerici197.

197

La Stampa, 1 febbraio 1928.


80

Foto 14. Alessandria dEgitto. Il generale Clerici il primo a sinistra.


Il giorno seguente la comitiva reale part per il Cairo dove in serata partecip
a un banchetto di gala offerto da re Fuad198 nel Palazzo Reale. Il Sovrano
egiziano insign il Principe Ereditario e concesse al generale Ambrogio Clerici
il gran cordone dellordine del Nilo.

Foto 15. Il Cairo, 1 febbraio 1928.


Il generale Clerici, a destra con il Principe di Piemonte, lascia il palazzo reale.
Nei giorni successivi la comitiva reale fece alcune escursioni nei luoghi storici
e visit le piramidi; il 13 febbraio con treno speciale giunse in Eritrea. Due
giorni dopo il Principe

198

Fuad I, re dEgitto dal 1922 al 1936.


81

accompagnato dal sottosegretario Bolzon, dal governatore Gasperini e dal generale


Clerici ha lasciato Terrenei per partecipare nella riserva tra il Gasc e il Setit ad una
partita di caccia grossa199.

Il 20 febbraio il Principe col seguito giunse allAsmara, il 22 ad Adua, il 23 a


Massaua, il 29 a Mogadiscio, il 3 marzo risale lUebi Scebeli per visitare il
Villaggio Duca degli Abruzzi.
Durante la permanenza in Somalia il Principe Ereditario partecip ad
una battuta di caccia grossa che nella Illustrazione Italiana200 fu cos
descritta:
la piccola carovana di cacciatori costituita da sei persone oltre il Principe e fra
queste il governatore de Vecchi e il generale Clerici giunge sul luogo dove si
aggirano gli elefanti.
Scorto dalle belve, il gruppo viene caricato da due pachidermi inferociti, che si
lanciano in linea retta, con la proboscide verticalmente alzata e con furiosi barriti di
guerra. Il terreno completamente nudo e piatto, senza appiglio di un solo albero. I
cacciatori si gettano immediatamente bocconi e quando i due elefanti sono a circa
cento metri, il capo caccia invita brevemente: Altezza a Voi! Come si sa lelefante
vulnerabile soltanto dietro lorecchio e in una piccola zona della spalla. A quella
indicazione il Principe si leva in piedi calmo e sorridente, avanza di alcuni passi,
imbraccia il fucile e fa fuoco. La belva colpita con freddo calcolo alle spalle, rotola a
terra. Laltro elefante abbattuto dal tiro degli altri sei cacciatori alzatisi a loro volta.

Il 24 marzo il Principe di Piemonte, col seguito, lasci la Somalia


diretto in Palestina dove il 3 aprile visit il villaggio di Nazareth e il lago di
Tiberiade. In un articolo pubblicato su la Stampa del 4 aprile 1928 troviamo
scritto:
un corteo di macchine Fiat si mosso stamane da Gerusalemme alle sette. Nella
prima hanno preso posto S.A.R. il Principe Umberto col console generale on.
Pedrazzi, il generale Clerici e padre Diotallevi, nelle altre si sono accomodati il
seguito ed alcuni invitati.

Il 6 aprile il Principe Ereditario, vestito di nero, percorse la via Crucis avendo


come seguito soltanto lon. Pedrazzi e il gen.Clerici. Il giorno successivo il
Principe Umberto si rec col seguito ad Amman per far visita a Re Feisal. Il
14 aprile il viaggio ufficiale termin con lo sbarco a Taranto.
***
Nel settembre 1929 il Principe di Piemonte ordin al conte Santorre de
Rossi di Santa Rosa di preparare i documenti perch doveva accompagnarlo
in Germania: questi inform subito il generale Clerici, che preoccupato
esclam: auguriamoci che Sua Altezza Reale non si fidanzi con qualche
Principessa tedesca! Il conte di Santa Rosa ha raccontato201:

199

La Stampa, 16 febbraio 1928.


Illustrazione Italiana, febbraio 1928.
201
Lettera in A.d.c.C. (fondo Casa Reale di Savoia).
200

82

nel settembre 1929 siamo partiti da Torino: S.A.R., io e due autisti. Dopo tre giorni di
sosta a Francoforte una bella mattina siamo partiti per il nord. Sua Altezza non mi
disse nulla fino a quando entrati in Belgio mi disse:Andiamo a trovare una anziana
contessa amica di Sua Maest la Regina. Presso lanziana contessa si trovava S.A.R.
la Principessa Maria Jos con la quale il Principe si fidanz.

Nellottobre 1929 il Principe Umberto, accompagnato dalla sua casa


militare, si rec a Bruxelles per chiedere ufficialmente la mano della
principessa Maria Jos. Ormai vecchio il generale Clerici, in famiglia, faceva
un parallelo fra il cerimoniale della corte italiana e quello della corte belga, e
diceva che il primo era molto rigido, ma dava una maggiore sicurezza per
lincolumit dei membri della famiglia reale. A sostegno della sua
affermazione raccontava che quando, nellottobre 1929, il Principe di
Piemonte arriv alla stazione di Bruxelles non cerano cordoni di truppa
cosicch la folla pot far ressa intorno al Principe. Preoccupato per
lincolumit del suo Principe il generale Clerici chiese al prefetto di polizia
che per la cerimonia domaggio alla tomba del Milite Ignoto fosse messo un
cordone di truppa. Fu accontentato. Caso volle che un giovane antifascista,
Fernando de Rosa, sparasse un colpo di rivoltella contro il principe Umberto,
mentre stava deponendo una corona sulla tomba del Milite Ignoto:
lattentatore fall il bersaglio.
Poco dopo lattentato il generale telegrafava al Quirinale per riassicurare il
Re.
Il timore di un attentato contro i Reali era sempre presente nel generale
Clerici, come in tutti gli appartenenti alla corte italiana: vi era ancora il
ricordo dellattentato di Bresci a re Umberto I. La principessa Maria Jos, che
si era accorta di questo timore, una volta durante un soggiorno a Cortina
dAmpezzo gli fece recapitare questa lettera202 scritta con calligrafia
contraffatta:
Un amico fidato ti avverte che domani a lAlbergo Tre Croci ci sar una persona con
cattive intenzioni! Pensa alla tua responsabilit. Apri bene i tuoi occhioni cerulei.
T203

202
203

In A.d.c.C. (fondo Casa Reale di Savoia)


firma illeggibile.
83

Foto 16. Il generale Ambrogio Clerici accompagna la Principessa di Piemonte


(Roma 1930)
Di ritorno dal Belgio il generale Clerici trov sulla sua scrivania questa
lettera di scuse che la madre dellattentatore di Bruxelles gli aveva
indirizzata:
Il generale Clerici venne incaricato dal Principe di contattare le autorit
religiose per la scelta della chiesa nella quale si sarebbe dovuto celebrare il
matrimonio. Il 28 ottobre 1929 scriveva al conte Cesare de Vecchi di Val
Cismon, ambasciatore di sua maest il Re dItalia presso la Santa Sede, questa
lettera204:
Nelloccasione permettimi, cara Eccellenza, che io ritorni sullargomento della
Chiesa in cui si dovr celebrare il matrimonio. Ti posso assicurare in modo positivo
che S.A.R. predilige una delle due basiliche: Santa Maria Maggiore e San Giovanni in
Laterano. Ad ogni modo Sua Altezza Reale fa affidamento sul suo tatto e sulla sua
influenza personale in Vaticano per risolvere la questione che tanto Gli sta a cuore.
Daltronde un atto di accondiscendenza di Sua Santit, in tale grandiosa circostanza,
avrebbe la virt dinfluire in maniera benefica sugli animi di tutti.

Il conte de Vecchi rispose205 al generale Clerici dicendogli che cerano poche


speranze perch i desideri del Principe fossero accolti.
Le difficolt nascevano proprio l dove era pi difficile combatterle; cio
provenivano dal Capo Supremo il quale era sordo alle richieste di Santa Maria
Maggiore e di San Giovanni in Laterano e consigliava, scartati il Pantheon e Santa
Maria degli Angeli, uninfinit di piccole chiese minori non adatte al solenne
avvenimento.

Dopo questa risposta il generale Clerici si rivolse al cardinale Gamba affinch


intercedesse presso il Pontefice, che fu irremovibile. Visto latteggiamento del
Sommo Pontefice, i Sovrani decisero che il matrimonio del figlio si celebrasse
nel cappella palatina del Quirinale.
204
205

De Vecchi di Val Cismon, in il Tempo


idem
84

Quando il Principe Ereditario soggiornava a Roma il generale Clerici,


che lo accompagnava, alloggiava in una suite che si trovava nella cosi detta
Panetteria nel complesso del Quirinale.
Nel novembre 1929 la casa militare, per curare i preparativi delle nozze
del Principe Ereditario, si doveva trasferire a Roma. Il generale Clerici, il 3
novembre, scriveva al dottor Vittorio de Sanctis, segretario generale della real
casa, questa lettera:
Caro De Sanctis
In occasione delle nozze di Sua Altezza Reale il Principe di Piemonte,
la Segreteria dellA.S.R. avr a Roma non poco lavoro che richieder pi di un
funzionario.
Durante i brevi soggiorni dellAugusto Principe alla Capitale lufficio
sempre stato impiantato nel salottino dellalloggio a me destinato in Panetteria, e
sebbene un poco a disagio il servizio normale stato disimpegnato, ma non sar
possibile in occasione delle nozze svolgere tutto il lavoro in quel solo ambiente.
Nel Quirinale non vi alcuna possibilit di sistemazione; mi rivolgo perci a
te chiedendo ospitalit al Ministero. Si potrebbero avere tre stanze al primo piano
ristringendo per qualche giorno gli impiegati della Ragioneria?
Ti ringrazio di quanto potrai fare e ti stringo cordialmente la mano
Aff. A. Clerici

La richiesta venne accolta come testimonia la lettera che il 13 novembre 1929


il dottor De Sanctis indirizz al generale Clerici: gli mise a disposizione tre
stanze della divisione quarta (ragioneria) del ministero della real casa.
Il 7 dicembre il generale Clerici accompagn in Vaticano il Principe
Umberto e le Principesse Giovanna e Maria. In una fotografia, apparsa su
lIllustrazione Italiana, il generale venne fotografato nel cortile di San
Damaso un po accigliatola spiegazione certamente da attribuirsi al
braccio di ferro per la chiesa. Il Principe al termine delludienza privata
present al Pontefice i membri del suo seguito.
Nella Cappella Palatina, l8 gennaio 1930, il cardinale Pietro Maffi206,
che era originario di Corteolona, celebr il matrimonio fra Umberto di Savoia
e Maria Jos del Belgio.

206

Pietro Maffi nativo di Corteolona (paese a due chilometri da Costa dei Nobili) era nel 1930
arcivescovo di Pisa.
85

Foto 17. Roma, Cappella Palatina, 8 gennaio 1930.


Nozze dei Principi di Piemonte
La Principessa era giunta in treno a Roma il 5 gennaio accompagnata dai
genitori: il re Alberto e la regina Elisabetta del Belgio. Alla stazione di
Trastevere il Principe Umberto volle fare una sorpresa alla fidanzata e fece
fermare il treno salendovi col generale Clerici che teneva in mano un mazzo
di rose207. Alla stazione Termini i fidanzati furono accolti dal Re e dalla
Regina dItalia.
Il matrimonio fu fastoso e i festeggiamenti durarono diversi giorni. Le
decorazioni, come accade in simili circostanze, furono distribuite senza
parsimonia. Il 7 gennaio Re Alberto dei Belgi, padre della sposa, insigniva il
generale Clerici del gran cordone dellOrdine di Leopoldo voulant donner si
legge nel decreto un tmoignage particulier de Notre haute beinveillance. Il
giorno seguente Vittorio Emanuele III lo nominava cavaliere di gran croce
decorato del gran cordone dellOrdine della Corona dItalia.
Mentre fervevano i preparativi per le nozze reali, il generale Clerici fu
avvertito che la madre (Cleofe Ticozzi) si stava spegnendo a Villareggio. Per
evidenti ragioni di servizio non pot lasciare Roma che alcuni giorni dopo il
matrimonio, appena in tempo per vedere ancora in vita la madre che spir il
13 gennaio. Molti giornali italiani diedero la notizia della sua scomparsa:
arrivarono a Villareggio molti telegrammi di condoglianze fra i quali quello
del Re:
la Regina ed io mandiamo a Lei e ai Suoi le nostre pi vive condoglianze. Vittorio
Emanuele.

Cos il Principe Ereditario telegrafava al suo aiutante di campo:


207

La Stampa del 6 gennaio 1930.


86

Sono molto vicino a Lei caro generale e ai Suoi fratelli in questi tanto tristi momenti.
La Principessa si unisce a me nellesprimere le pi profonde condoglianze. Aff.imo
Umberto.

***

Foto 18. Il principe Umberto il 9 gennaio 1930 alle corse di Villa Glori
per il "Premio Principe di Piemonte". A sinistra il generale Clerici.
Fra le carte del generale Clerici si sono trovate alcune lettere208 che
alcuni membri della famiglia reale gli indirizzarono.
Nel marzo 1930 il Principe Ereditario si era ammalato. S.A.R.
Emanuele Filiberto, duca dAosta, se ne interess presso il generale Clerici.
Certamente per affetto e forseperch nella successione al trono veniva
subito dopo il Principe Umberto. Cos scriveva il glorioso comandante della
III Armata:
Torino 26.III.30 (VIII) ore 15,40
Carissimo Clerici,
Solo stamane alle 11 sono venuto a conoscenza indisposizione mio
carissimo e amatissimo nipote.
E coschiedere notizie precise e sicure a Lei mio carissimo. Ho anche saputo che SM
il Re sarebbe qui. Potrei passare un momento da Lei onde tutto sentire e sapere per
conoscere come stanno le cose?
Agli ordini (sic!) sempre aff.imo
E.d.S.
Mi telefoni il mio numero particolare 52870.
208

Ora in A.d.c.C. (fondo Casa di Savoia).


87

Un'altra lettera quella che Giovanna di Savoia, zarina dei Bulgari.


Leggiamo:
Da Sofia l 12-III-1931
Caro Generale,
Le scrivo per chiederLe un grande favore. Vorrei che mio Fratello
raccomandasse in modo speciale XY209 Prima era impiegato alla Singer, ma ora non
pi. Ha famiglia e ha bisogno di lavorare. In guerra era ufficiale di fanteria. Mia
sorella Calvi conosce la famiglia. Del resto io non so dirle altro (sono cos lontana!)
ma mi farebbe piacere che questo poveretto trovasse lavoro. Lo raccomando a Lei,
generale. La prego lo dica pure a mio fratello. Mi dispiace disturbarla ma io ormai in
Italia non posso fare nulla!
Mi ricordi a sua moglie e la saluti tanto per me.
Grazie caro generale. Le mando tutti i miei pi cordiali saluti. Sua sempre aff.ima
Joanna

S.A.R. Ferdinando di Savoia, duca di Genova, che come ammiraglio risiedeva


a Venezia scriveva questa simpatica lettera al generale Clerici:
Venezia, 30 agosto 1932, X
Eccellenza
Soltanto ora, di ritorno da una breve licenza, trovo la cortese Sua lettera.
Dato che la contessa Morosini210 ha invitato anche me al pranzo che dar la sera del 3,
se le LL.AA.RR. non avessero nulla in contrario, Le direi di venire anche Lei a pranzo
all'Ammiragliato la sera del 4.
La pregherei di farmi sapere cosa avranno deciso in merito. Poich le LL.AA.RR.
visiteranno lArsenale vorrei pregarli di venire a colazione da me dopo la visita.
Vorrebbe Lei chiedere se accettano?
Secondo il regolamento durante la permanenza delle LL.AA.RR. a Venezia
noi dobbiamo indossare la divisa di gala invernale. Qui fa un caldo infernale e
veramente soffocante. Non potrebbe S.A.R. mandarci lordine di indossare la divisa
di gala estiva?
Felice di presto vederla, Le mando, caro generale, i miei saluti pi cordiali.
Suo aff.imo
Ferdinando di Savoia
***

Con decreto 16 giugno 1931 Vittorio Emanuele III confer al generale


Clerici la medaglia mauriziana per merito militare di dieci lustri di regolare
servizio militare. La medaglia era stata istituita da Re Carlo Alberto con regie
magistrali patenti in data 19 luglio 1839 per premiare i militari che avevano
servito a lungo nellesercito. Il decreto magistrale del 25 marzo 1920 aveva
disposto che la medaglia fosse coniata col bronzo dei cannoni tolti al nemico
nella guerra 1915-18.
La consegna della medaglia al generale Clerici avvenne il 10 settembre
1931 nel palazzo reale di Torino alla presenza del Principe Ereditario, e

209
210

Abbiamo omesso il nome


Contessa Annina Morosini (1864-1954), moglie del conte Michele Morosini.
88

dellonorevole Paolo Boselli211, primo segretario del Gran Magistero


dellOrdine dei Santi Maurizio e Lazzaro che pronunci questo discorso:
Altezza Reale, Signor Generale
Nel decreto del 12 agosto 1916 lAugusto Sovrano Vi
nominava di motu proprio Cavaliere dellOrdine Militare di Savoia, lopera vostra in
guerra segnalata per la fidente calma e mai doma energia. Per verit queste
espressioni rispecchiano la Vostra carriera militare, rappresentano la mente e lanimo
onde sempre lavete proseguita con singolare onore.
La Vostra indomabile energia si tempr e si esercit vigorosamente per pi
lustri da sottotenente a maggiore nellarma dei Bersaglieri la cui tromba suona i
memorabili ardimenti e la cui ala suscita il genio popolare amico dei forti e dei
ferventi.
La Vostra indomabile energia nellora delle maggiori prove oper pronta ed efficace,
unita a somma abilit, eccitando lattivit di tutti i dipendenti.
Sottotenente nel 1887, Generale nel 1918 Voi, nato a Costa de Nobili, foste e
siete nellEsercito Italiano uno di quei gagliardi della gente pavese che sentono la
Storia della Loro Terra, ora potente, ora triste, ma fortissima e desta sempre, di quelli
Italiani della gente pavese che combattendo per le rivendicazioni nazionali sentirono
ispiratrice sublime lepopea dei Cairoli.
La Vostra calma fidente che significa natura salda, ingegno chiaro, sicuro,
sagace, ben addotrinato, dimostr perizia, competenza ed acume nei diversi ordini
degli Uffici di Stato Maggiore, che continuamente lodato avete compiuti, e
segnatamente per importanti, ripetute funzioni nel Ministero della Guerra, dalle
quali emersero rilievi, avveduti, consigli di effettivo, generale vantaggio per
listituzione che alla vita del Paese d presidio e gloria.
Alle vostre qualit dintelletto e di opera si aggiunse incomparabile ventura
nel marzo 1919, allorquando Sua Maest il Re Vi elesse Suo Aiutante di Campo
Effettivo e ancora le qualit Vostre si erudirono e si acuirono nella Reggia del Re
delle Vittorie e della Sapienza, nella Reggia dove splendono e valgono le virt che
pi intimamente si stringono allo spirito e toccano il cuore dei popoli.
Sottosegretario di Stato per il Ministero della Guerra negli anni 1924 e 1925,
Voi avete veleggiato, con illuminata dignit, nelle agitatissime onde Governative e
Parlamentari.
Ne corse intero un anno da che sceglieste separarvene e foste elevato nella
carica di Primo Aiutante di Campo di S.A.R. il generale Umberto Principe di
Piemonte, alla cui presenza grande onore per me consegnarVi a nome di Re Vittorio
Emanuele III la Grande Medaglia Mauriziana che a Voi spetta in conformit degli
ordinamenti coi quali fu istituita cento anni or sono dal Re auspice appassionato,
campione eroico, martire costante del Risorgimento Italiano.
Bene entra con Voi questa medaglia come affermazione e come promessa
nella giovane Reggia del valore, del vivido intelletto, della cortesia che sfavilla, della
grazia che avvince, dov felicit Vostra diuturnamente ammirare le certissime e
ammiratrici virt che assicurano la continuazione della presente felicit, allavvenire
dItalia sabaudamente intrepida, romanamente risorta e al Genio Italiano favori e
letizie fiorenti per il culto squisito che nella Patria di Dante altamente si accese.
Voi nella Guerra liberatrice valorosamente operaste.
Io prego Sua Altezza Reale di cingere al Vostro collo questa medaglia. Mentre Egli
vorr compiere simile atto che corona l'odierna Vostra esaltazione, sentiamo dinanzi
allimmagine di Emanuele Filiberto, voce di secoli eroici, noi vediamo fulgori
inestinguibili di future gesta italiane.

211

Paolo Boselli (1838-1932), deputato nel 1870 era stato Presidente del Consiglio dei Ministri durante
la 1 guerra mondiale.
89

Dopo il discorso del Senatore Boselli, il Principe Ereditario decor con


la medaglia mauriziana il generale Clerici e cingendogliela intorno al collo gli
disse: generale gliela metto ben stretta212 perch se l meritata.
Le autorit presenti poi firmarono il verbale di consegna. Segu un pranzo nel
Palazzo Reale.
***
Unostensione della Sindone era prevista in concomitanza con le nozze
del Principe Ereditario, ma la morte dellarcivescovo di Torino il cardinale
Gamba, avvenuta il 26 dicembre 1929, aveva indotto Re Vittorio Emanuele III
a ritardare lostensione fino allavvento del nuovo arcivescovo che fu
monsignor Maurilio Fossati.
Lostensione fu fatta a Torino dal 3 al 24 maggio 1931. Re Vittorio
Emanuele III incaric il Principe di Piemonte a rappresentarlo in tutte le
cerimonie, cos il generale Clerici, quale suo aiutante di campo, ebbe modo di
essere uno spettatore privilegiato.
Nel pomeriggio del 3 maggio 1931 nella Reale Cappella della Santa
Sindone, dopo i Reali Principi e le Reali Principesse, sar ammesso a baciare
genuflesso il Santo Lino. Parteciper poi alla processione fino in Duomo
dietro al Principe Ereditario che al suo fianco aveva monsignor Giuseppe
Beccaria, il Cappellano Maggiore di Sua Maest.
Sempre accompagnando il Principe Ereditario, il generale Clerici sar
presente in Duomo, il 24 maggio alle ore 16 alla chiusura della solenne
ostensione e il giorno dopo alle ore 10,30 nella Cappella della SS. Sindone,
allarrotolamento della reliquia nella custodia.
Il generale Clerici, come abbiamo visto, per ragioni del suo ufficio
spesso doveva contattare larcivescovo di Torino. Questo avvenne anche col
successore del cardinale Gamba che era monsignor Maurilio Fossati. Cos gli
scriveva:
Torino, 18 ottobre 1932-X
Eccellenza Reverendissima,
Ho lonore di informare V.E. Rev.ima che gioved 20
corrente alle ore 10 avranno luogo nella Reale Basilica di Superga i funerali di S.A.I. il
Principe Luigi Napoleone.
S.A.R. il Principe di Piemonte che rappresenter S.M. il Re - mi ha dato il
gradito incarico di rivolgere invito a V.E. Rev.ima di voler assistere alla Funzione e di
impartire alla Salma lassoluzione solenne accompagnandola al Tumulo per lestrema
benedizione.
Prego lE.V. Rev.ima di voler accogliere i miei devoti sentimenti di ossequio
Devot.
Gen. A. Clerici
***

212

Raccontatoci dalla moglie del generale.


90

Il 4 ottobre 1932 i Principi di Piemonte si recarono al Vittoriale per far


visita a Gabriele dAnnunzio, Principe di Monte Nevoso.
Non era stato facile per il generale Clerici combinare lincontro: i rapporti fra
Umberto di Savoia e DAnnunzio, tra il 1927 e il 1930, non furono affatto buoni
e dettero pi di una preoccupazione a Mussolini213 e certamente qualche
grattacapo lo diedero al generale Clerici.
Tramite Piero Giberti, che era ufficiale di ordinanza del Principe di
Piemonte ed era in buoni rapporti con dAnnunzio perch durante la guerra
aveva combattuto nella stessa squadriglia, Umberto di Savoia aveva fatto
promettere al Poeta che si sarebbe recato in visita al Vittoriale. DAnnunzio,
senza consultarsi preventivamente, invit il Principe per domenica 11
settembre 1927. Declinando linvito a nome del Principe, il generale Clerici gli
rispondeva cos:
Eccelso Comandante
Ho consegnato subito la sua lettera a S.A.R il Principe di
Piemonte, il quale dolente di non poter rinviare le due cerimonie di Mondov e di
Peveragno, che lo tengono impegnato per tutta la giornata di domenica 11 c.m.
Trattasi di inaugurazione di due monumenti ai caduti, fissate per il mattino e per il
pomeriggio di domenica: due funzioni alle quali accorreranno tutti i fedeli della sua
provincia natia. Ella comprender benissimo come lAugusto Principe non possa ora
ritirare la promessa fatta.
S.A.R. vuole che io Le invii i suoi vivissimi ringraziamenti e che Le rinnovi la
promessa di venire a visitare quanto prima il Vittoriale.
Voglia gradire, nostro amato Comandante, gli omaggi devoti di un ammiratore
Devot. gen. A. Clerici214

DAnnunzio di questo rifiuto se ne ebbe a male215, infatti in una lettera (3


giugno 1928) scriveva ad un amico che Umberto di Savoia
Avendo in altri tempi annunziato pi volte la sua visita mi fece sapere di esserne
impedito per recarsi ad inaugurare non so che brutto monumento a Peretola o
Roccacannuccia.

Il 25 maggio 1928 il podest di Sal, avvocato Belli, si era recato a Torino dal
generale Clerici che gli aveva garantita la partecipazione del Principe
Ereditario allinaugurazione del monumento dei caduti, cerimonia che
doveva svolgersi a Sal il 24 giugno.
Il 28 maggio 1928 lavvocato Belli scriveva216 al generale Clerici per invitare
ufficialmente il Principe Ereditario e per precisare il programma della
cerimonia che prevedeva fra laltro una visita al Vittoriale:
ore 12,00 imbarco sul piroscafo di S.A. colle autorit e crociera sul lago durante la
colazione che si svolger pure sul piroscafo (in caso di burrasca la colazione si
213

Carteggio dAnnunzio-Mussolini 1919-1938, a cura di Renzo de Felice ed Emilio Mariano, ed.


Mondadori, pag. 420.
214
Originale in A.D.V.
215
In Carteggio curato da de Felice pag, 421
216
La minuta della lettera si trova nellArchivio Comunale di Sal
91

effettuer al Grand Hotel Gardone). Dalle 13,30 alle 16 Sua Altezza sbarcher a
Gardone sia per un breve riposo al Grand Hotel, sia per leventualit di accesso al
Vittoriale con il comandante Gabriele dAnnunzio.

Tutto era pronto! Il generale Clerici, per, aveva posta una condizione:
doveva essere dAnnunzio ad invitare formalmente il Principe Ereditario. Il
Poeta non accett la condizione anzi se la prese, come emerge in una lettera
scritta ad un amico217
ora (Umberto) farebbe a me una visita di circostanza, trovandosi a Sal.
Considerandomi io come una sovranit molto pi alta esigo losservanza del
cerimoniale. Non si pu venire da me se non domandandomi licenza, e muovendo
dalla sede senza far soste, neppure nel viaggio di ritorno. Io non posso ammettere se
non un omaggio e anche lobbedienza militare, essendo io di grado pi alto
guadagnato sul campo di battaglia. Ho scritto chiaro. Col tuo tatto evita che io faccia
rispondere da una persona di servizio che non ricevo.

Il contenuto di questa lettera fu portato a conoscenza di Mussolini, che ordin


al Prefetto di Brescia di ordinare al Podest di Sal di rinviare linaugurazione
del monumento dei Caduti e di conseguenza annullare la visita del Principe
Ereditario.
Dopo un certo periodo di gelo fu lo stesso Mussolini a caldeggiare
un ravvicinamento fra dAnnunzio e il Principe Ereditario. Infatti, nellaprile
del 1930, il generale Clerici ricevette nel Palazzo Reale di Torino due uomini
di fiducia del Poeta (Manzutto e Rizzo) coi quali mise a punto i particolari
della visita che il Principe Ereditario avrebbe fatta al Vittoriale. Doveva
svolgersi l11 maggio 1930: prevedeva, a Sal, linaugurazione del
monumento dei Caduti (finalmente!) e poi la visita al Vittoriale. Allultimo
momento dAnnunzio ritir il suo consenso. Secondo Rizzo il Poeta, in questa
sua decisione, fu influenzato da Salvatore Lauro
che gli ha insinuato, fra laltro, che Egli fautore della Vittoria, unito al Monarca di
domani e al segretario del Partito fascista al Vittoriale poteva considerarsi
finito.

La cerimonia prevista a Sal si svolse ugualmente, ma il giorno prima il


generale Clerici scrisse al Poeta questa lettera218:
Illustre e caro Comandante,
Restituisco il documento dopo averne fatto prenderne
conoscenza.
E confermo: la visita al Vittoriale viene rinviata, pur venendo a Sal per lomaggio ai
Caduti, cerimonia improrogabile. Ma permetti che, con la usata mia franchezza
militare ti dica che egoisticamente io sono rimasto mortificato e deluso per il rinvio.
La visita al Vittoriale avveniva secondo le preventive intese con Rizzo e Manzutto.
Sbarcavamo al Vittoriale, eravamo tuoi ospiti: la visita precedeva il rito di Sal,
lomaggio a te prode soldato miracolosamente sopravvissuto ai tuoi rischi audaci
217
218

Carteggio dAnnunzio-Mussolini, cit., pag. 421.


Originale in A.D.V.
92

era unito allomaggio reso ai Caduti delle Giudicarie e tutto era suggellato dal rombo
dei motori del lago dove si correva la tua coppa rombo che a noi soldati, avrebbe
ricordato la voce di altri motori, resi celebri dalla tua gloria. E dopo, raccolti nella
solitudine del Vittoriale, nelle ore vespertine, dalle 17 alle 19, le note armoniose di
Monteverdi avrebbero coronato degnamente la giornata. Io, egoisticamente non so
davvero consolarmi della rinunzia, convinto che nessuna visita poteva essere pi
cordiale e bella di quella di domenica. Se - come mi fu riferito in ritardo dal tuo
messaggero- desideravi la visita solo a cinque occhi non avevi che a telegrafarmelo!
Spero sar per unaltra volta, nel silenzio pi assoluto! Ricambio e rinnovo
cordiali saluti
Aff.imo A. Clerici
Torino, 10 maggio 1930

Il generale Clerici, certamente autorizzato dal Poeta, nella lettera gli d del
tu: si conoscevano fin dai tempi della guerra e si davano del tu, poi il
generale era passato diplomaticamente al lei per ritornare con questa lettera
al tu.
Se alla fine del 1930 i rapporti fra il Principe di Piemonte e il Principe
di Monte Nevoso migliorarono fu certamente merito di Piero Giberti che
rifer a dAnnunzio che la Principessa Maria Jos aveva espresso parole di
ammirazione per lui. Questo fece colpo sul Poeta che scrisse al generale
Clerici di voler regalare alla Principessa di Piemonte degli spartiti di
Monteverdi. Il 31 gennaio 1931 il generale Clerici cos gli rispondeva
ritornando a dargli del lei219:
Illustre Comandante e Principe,
Piero Giberti mi ha consegnato il memento ed io sono fiero di poter raccogliere il
mandato e dare le indicazioni da Lei cos gentilmente richieste.
S.A.R. la Principessa di Piemonte possiede undici fascicoli della serie n uno di
Monteverdi. Ignoro di quanti fascicoli consti la serie, ma sono convinto che la sua
idea squisitamente geniale e gentile di voler completare la raccolta riuscirebbe
oltremodo gradita.
La prego di continuare a volermi bene come gliene voglio io e di credermi
con fede immutata ed immutabile
Aff.mo camerata A. Clerici
Torino 19 gennaio 1931

Il 4 ottobre 1932, finalmente, i Principi di Piemonte poterono far visita al


Poeta. Il giorno dopo sul Corriere della Sera apparve questo articolo
firmato da Orio Vergani:
I Principi che erano accompagnati dai Marchesi di SantAlbano, dal gen. Clerici e
dal capitano daviazione Pirotti sono giunti a Desenzano alle 15,5 con un treno
speciale provenienti da Torino. Gabriele dAnnunzio era venuto loro incontro da
Gardone. Il Poeta portava allocchiello dellabito borghese, accanto al distintivo dei
Mutilati, la medaglia doro al valor militare e il distintivo dellaeronautica. ()
Sullo storico Mas 95, che era pilotato dal tenente Edmondo Turci, ufficiale
di ordinanza del Comandante, uno dei trenta della Beffa di Buccari, hanno preso
posto, coi Principi, solamente Gabriele dAnnunzio e il suo aiutante di volo. La corsa
del rapidissimo scafo guerriero, armato ancora con due siluri e con le due
219

Originale in A.D.V.
93

mitragliatrici devessere stata in qualche momento emozionante perch sul lago era
calato un fortissimo vento improvviso, che ha sollevato onde di burrasca tali da
sorpassare la prora del Mas. Ma i Principi hanno manifestato, a pi riprese, il loro
desiderio di proseguire nella corsa, mentre il Comandante ricordava la vicenda di
guerra e le imprese marine dellimbarcazione. La rapidissima corsa si conclusa nel
piccolo porto di Sirmione, dove i Principi sono scesi, riconosciuti immediatamente
dalla popolazione, che ha improvvisato loro una manifestazione entusiastica. Da
Sirmione a Gardone il passaggio dellautomobile di Gabriele dAnnunzio, che recava
i Principi al Vittoriale, stato salutato con grandiose dimostrazioni.
Mentre Umberto e Maria di Savoia sostavano, per unora circa, nello studio
del Poeta, una luce di fiaccole accese, nella valletta del Riotorto, annunciava
imminente la visita alla nave Puglia. La sera era calata rapidamente. Dal cielo
annuvolato scendeva una lieve pioggia insistente: ma linclemenza della giornata non
ha fatto desistere i Principi dal pellegrinaggio alla prora della nave sacra al sacrificio
di Tommaso Gulli Seguendo il Poeta che procedeva a capo scoperto, il Principe che
era pure a capo scoperto, sceso alla luce delle fiaccole, per il tortuoso sentiero della
valle che divide la Priora dal Colle delle arche. I portatori delle fiaccole hanno sostato
allingresso della nave e la visita s cos compiuta al chiarore militaresco delle luci di
bordo.
Pi tardi le persone del seguito si sono ritirate; e sono restati nel Vittoriale,
col Poeta, solamente i Principi, per un pranzo intimo cui seguito un concerto del
quartetto del Vittoriale, con lesecuzione di musiche di Boccherini e Debussay.
Umberto e Maria di Savoia, che avrebbero dovuto partire alle 22,30 hanno voluto
trattenersi anche pi a lungo col Poeta. S conclusa, cos, a tarda ora della notte, nella
intimit duna serata di musica e di poesia, la giornata dei Principi al Vittoriale.

Durante la visita, dAnnunzio diede ad ogni componente del seguito


principesco una sua fotografia con dedica. Su quella destinata al generale
Clerici vi aveva scritto:
Al mio generale Clerici
amico in guerra e
in pace ora e sempre
Gabriele dAnnunzio
4 ottobre 1932

e nel consegnargliela, rivolgendosi ai Principi, aveva detto: i Clerici sono


gente di polso Aveva raccontato della visita medica220 che nel 1925 gli aveva
fatta il fratello del generale, il professor Enrico Clerici, che era Primario
Medico dellOspedale Maggiore di Milano.

220

Lo stesso dAnnunzio parl di quella visita in una lettera


94

Foto 19. Gabriele DAnnunzio, in una foto di Guelfo Civinini,


con dedica al generale Clerici
***
Il fascismo teneva sempre docchio il Principe di Piemonte. Ha
raccontato nel suo libro 221Ugo Guspini, che lavorava allufficio intercettazioni
telefoniche, che a Torino
i numeri corrispondenti a personaggi dellaristocrazia erano inseriti col preciso
intento di venire a conoscenza, attraverso indiscrezioni e pettegolezzi, di particolari
piccanti che riguardavano lallora principe ereditario Umberto di Savoia, che in quel
tempo risiedeva a Torino. Fu proprio in seguito ad una intercettazione telefonica che
Mussolini pot venire a conoscenza di una delicata situazione che, riferita a Vittorio
Emanuele, provoc limmediato trasferimento del principe di Piemonte a Napoli.

Il Principe, che il 4 febbraio 1931 era stato nominato generale, fu


incaricato di comandare la 25 brigata di fanteria di stanza a Napoli.
Il generale Clerici, per il trasferimento, affront un intenso periodo di lavoro.
Il giorno della partenza, allorario fissato, il Principe non si trovava222: il
generale Clerici, che in fatto dorario non transigeva, si arrabbi non poco e
sguinzagli, per cercarlo, gli ufficiali della Casa Militare. Fu trovato in
preghiera nella cappella del Cottolengo.
221
222

UGO GUSPINI, Lorecchio del regime, ed. Mursia, pag. 105.


Era solita raccontare lepisodio la contessa Vittoria Clerici Villa, la moglie del generale.
95

A Napoli il Principe col suo seguito prese alloggio nel Palazzo Reale.
Lentusiasmo dei Napoletani, per natura monarchici, sal alle stelle. Di questo
soggiorno il generale Clerici, in vecchiaia era solito raccontare, che quando
passeggiava i proprietari dei ristoranti lo avvicinavano per pregarlo di
portare nel loro locale i Principi Reali. Ammetteva divertito che era un serio
problema scegliere il ristorante, perch i proprietari esclusi, incontrandolo
gli facevano ognuno una sceneggiata.
Arriv per il generale Ambrogio Clerici il momento di andare in
pensione. Il giorno prima (17 novembre 1932) del compimento del
sessantaquattresimo anno di et dovette lasciare il suo incarico di primo
aiutante di campo del Principe di Piemonte che aveva tenuto per pi di sette
anni. Re Vittorio Emanuele III gli esprimeva la sua riconoscenza
nominandolo di motu proprio, con decreto 18 novembre 1932, cavaliere di gran
croce, decorato del gran cordone, dellOrdine dei Santi Maurizio e Lazzaro e primo
aiutante di campo generale onorario di S.A.R. il Principe di Piemonte.

Foto 20. Villareggio 1932.


Ambrogio si dedica ai cavalli, sua antica passione.

96

CAPITOLO QUINTO
(1932-1943)
- 1. A Torino generale di corpo darmata in ausiliaria. 2. Senatore del Regno
(1939). - 3. Addetto alla Famiglia Reale (1940). - 4. Presidente dellufficio
prigionieri della Croce Rossa Italiana (1941-43)
1. - A Torino generale di corpo darmata in ausiliaria (1932-1939).
Nel momento in cui andava in pensione il generale Clerici un piccolo
cruccio lo ebbe: fu la mancata promozione a generale di corpo darmata. Nel
1945 scriveva223:
fui collocato in congedo col grado che avevo di generale di divisione e con relativa
pensione perch nello scrutinio di detto anno (1932) non fui dichiarato idoneo al
grado di generale di Corpo dArmata.

Linidoneit, ufficialmente era motivata dal fatto che non aveva esercitato per
il periodo prescritto il comando di una divisione. Il generale Clerici attribu224
la mancata promozione, invece, al voto negativo del Ministro della Guerra
Mussolini e Sottosegretario di Stato generale Cavallero. coi quali aveva avuto
delle prese di posizione.
Il generale Clerici and a risiedere a Torino (in via Galliano, 12) dove
aveva in affitto una bella casa. Sul suo biglietto da visita si leggeva:
generale di divisione Ambrogio Clerici
aiutante di campo gen. onorario di S.M. il Re
primo aiutante di campo gen. onorario
di S.A.R. il Principe di Piemonte

Nella citt sabauda queste titolature avevano una loro importanza! Dovette
presto cambiare biglietto da visita perch il 22 luglio 1933 arriv la
promozione a generale di corpo darmata in posizione ausiliaria: pur restando
in congedo doveva rimanere a disposizione del Ministero della Guerra, che
poteva in ogni momento richiamarlo in servizio, cosa che avvenne come
vedremo- nel giugno 1940.
Al grado di generale di Corpo dArmata spettava il trattamento di
Eccellenza225. Era Consigliere del Consiglio di Amministrazione del Reale
Istituto Nazionale per le figlie dei Militari Italiani ed era membro onorario
della Congregazione della Santissima Annunziata226.
Con la moglie si assentava spesso da Torino: soggiornava a
Villareggio, dove aveva in societ con i fratelli la gestione di quella azienda
agraria; a Villanova dAsti dove la famiglia della moglie usufruiva del castello
Dalla memoria difensiva presentata dal senatore Clerici allAlta Corte per lepurazione.
In memoria difensiva, ecc.
225 altro Clerici che ebbe diritto al trattamento di Eccellenza fu Luigi Clerici (1870-1943),
Presidente di Sezione della Suprema Corte di Cassazione.
226
Fondata il 25 gennaio 1563.
223
224

97

che Alfonso Villa conte di Villarampari aveva acquistato e destate


villeggiava a Gressoney.
Il Re invitava spesso il suo vecchio aiutante di campo a soggiornare
al Quirinale e a San Rossore : una fotografia lo mostra nella residenza toscana
(presumiamo intorno al 1937) mentre gioca a bocce col maresciallo Pietro
Badoglio, osservati dal Principe di Piemonte.
Il 26 settembre 1935 S.A.R. il Principe Umberto di passaggio da
Villanova dAsti gli faceva recapitare questo biglietto227:
Carissimo generale!
Fermo per pochi minuti a Villanova penso a Lei e alla Signora e a tutti i Villa e
mando tanti affettuosi saluti.
Suo UMBERTO

Nel luglio 1939 a Villareggio, dove non cera il telefono, recapitarono


dal posto telefonico di Certosa di Pavia lavviso di una chiamata su
appuntamento richiesta dalla Casa Militare di S.A.R. il Principe di Piemonte.
Il generale Clerici non cera, vi and la moglie Vittoria. Il Principe Umberto
chiese se il generale potesse rappresentarlo al matrimonio del conte Erasto
Calvi di Bergolo228 con donna Maria de Vargas Machuca, principessa
dIschiatella. Naturalmente Vittoria Villa diede lassenso. Quando lo
comunic al marito questi disse che non ne aveva voglia. C da immaginarsi
la scenetta che del resto in vecchiaia Vittoria raccont, pi volte ad uno degli
autori di questo libro, dicendo: come si faceva a dire di no al Principe, dopo
avergli detto di si ? La ragione, aggiungeva con un sorriso, stava nel fatto
che per lEsercito era stata di recente adottata una nuova divisa bianca che
rimpiccioliva il gi piccolo generale al quale toccava dare il braccio alla alta
contessa Calvi di Bergolo, colei che nasceva Sua Altezza Reale Principessa
Jolanda di Savoia. Alla fine della fiera il 26 luglio 1939 il generale Clerici
assolse al suo compito: rappresent il Principe Ereditario, fotografie ce lo
mostrano dare il braccio alla Principessa alluscita della Chiesa.
Il Mastro delle Cerimonie faceva pervenire al generale Clerici e alla
moglie linvito per tutte le cerimonie che riguardavano la Dinastia. Lo
testimonia un appunto scritto da Vittoria Clerici Villa che in un foglio le
elenc:
In queste cerimonie Vittoria Clerici indossava labito bianco di Corte ( bianco
col velo bianco) e il generale Clerici, la divisa con i gradi di generale di Corpo
dArmata.

227
228

In A.d.c.C.
era fratello del conte Carlo Calvi di Bergolo, cognato di S.A.R. il Principe di Piemonte.
98

Foto 21. Il generale Ambrogio Clerici accompagna


la Principessa Jolanda Calvi di Bergolo il 26 luglio 1939
2.- Senatore del Regno (1939).
Lo Statuto Albertino, che fu la carta costituzionale del Regno dItalia,
prevedeva che il Parlamento fosse costituito da una Camera (Camera dei
Deputati) eletti ogni cinque anni e da un Senato (Senato del Regno) composto,
in numero non limitato, da persone nominate a vita dal Re, aventi
quarantanni compiuti e scelti fra ventun categorie indicate dallarticolo 33.
Fra queste categorie la quattordicesima indicava gli ufficiali generali di terra e
di mare.
Nel 1939 erano state fatte 13 infornate con 211 nomine a Senatore del
Regno: i militari erano in numero elevato (30 generali e 14 ammiragli). Questa
affluenza di militari era stata voluta da Mussolini, in previsione dellentrata
in guerra dellItalia, per neutralizzare la possibile opposizione ai suoi disegni
da parte dei senatori civili.
Re Vittorio Emanuele III, con regio decreto 12 ottobre 1939, nomin senatore
del Regno il generale di corpo darmata Ambrogio Clerici. LAssemblea ne
convalid la nomina il 14 novembre e il 21 dicembre 1939, accompagnato dai
senatori Emilio de Bono e Mario Nomis di Cossilla, fu introdotto nellaula di
Palazzo Madama per prestare il giuramento di rito.
La XXX Legislatura era iniziata il 23 marzo 1939 e dur fino alla caduta
del fascismo quando fu chiusa col decreto-legge 9 agosto 1943, n. 705. Il
Senato del Regno fece 22 riunioni pubbliche, 4 comitati segreti e 480 riunioni
di commissioni legislative.
Appena entrato in Senato ogni senatore doveva compilare un
modulo229 sul quale indicare tre commissioni nelle quali avrebbe gradito
lavorare: la presidenza del Senato lo avrebbe assegnato ad una di queste dopo
229

Esistente nel suo fascicolo al Senato della Repubblica. Fotocopia in A.d.c.C.


99

aver ottenuto il consenso del Duce. Il generale Clerici scrisse: 1. Forze armate,
2. Agricoltura, 3. Africa Orientale. Il 6 marzo 1940 fu nominato membro della
Commissione delle Forze Armate alla cui attivit partecip assiduamente
come si pu rilevare dalla consultazione degli Atti della Commissione,
pubblicati dal Senato del Regno, infatti lo troviamo spesso in veste di relatore
di numerose proposte di legge.
Ribad pi volte il principio che non c grado senza relativo impiego230:
e questo non doveva piacere a certi fascisti (in verit non tutti) che amavano
la burletta. Nella 23 riunione, tenutasi l8 gennaio 1941, si oppose a che gli
ex-consiglieri nazionali231 ricevessero il grado di sottotenente ad honorem.
Nel riassunto232 del suo discorso leggiamo:
LOratore dichiara di non essere mai stato favorevole alla concessione di gradi
onorari nellesercito. Si oppone a che il grado venga concesso a chi ha cessato la
carica perch gli sembra che non si debbano fare concessioni a chi non ha sentito il
dovere di chiedere lammissione ai corsi Allievi Ufficiali di complemento n da
giovane n dopo esser stato chiamato a ricoprire unalta carica e aspira allonore del
grado, solo dopo aver cessato la carica.

Il generale Clerici, nel 1940, non si oppose apertamente alla dichiarazione


di guerra: tuttavia poco prima del conflitto avvicin in Senato il maresciallo
dItalia Pietro Badoglio, in quellepoca Capo di Stato Maggiore Generale di
tutte le Forze Armate, per fargli presente limpreparazione dellEsercito, al
che Badoglio seccato gli rispose di non interessarsi della cosa233.
A Palazzo Madama il generale Clerici port il contributo della sua
lunga esperienza militare. Negli Atti del Senato troviamo traccia di un suo
significativo intervento svolto il 17 maggio 1940, alla vigilia dellentrata in
guerra, durante la seduta comune delle Commissioni degli Interni, della
Giustizia e delle Forze Armate dove era in discussione il disegno di legge
riguardante lorganizzazione della nazione per la guerra . Dopo la relazione
introduttiva svolta dal senatore Giuseppe Guadagnini il generale Clerici
chiese la parola. Il suo discorso lo troviamo cos sunteggiato:
CLERICI. Non ha nulla da eccepire circa la sostanza del disegno di legge in esame.
Intende solo rivolgere due raccomandazioni ai Ministri competenti, e particolarmente
a quelli della Guerra e degli Interni, perch possano eventualmente tenerle presenti
quando saranno fissate le norme di esecuzione della legge; le sue osservazioni infatti
riguardano in particolare modo il regolamento per lesecuzione della legge.
La prima concerne la collaborazione fra autorit militare e autorit civile.
Ritiene che non sia opportuno dettare norme uguali sia per la zona di guerra
propriamente detta (nella quale compresa la zona di operazioni che quella in cui
effettivamente si svolgono azioni belliche) sia per il resto del territorio nazionale.
Nella zona di guerra tutto deve essere determinato dalla autorit militare; ad essa
Intervento fatto il 6 marzo 1940 nella 8^ riunione della Commissione Forze Armate del
Senato del Regno
231 Cos si chiamavano i Deputati da quando la Camera dei Deputati assunse la
denominazione di Camera dei Fasci e delle Corporazioni.
232 In Atti della Commissione delle Forze Armate del Senato del Regno.
233 Episodio narrato dallo stesso generale Clerici in famiglia.
230

100

spetta lultima parola, pur procedendo nei limiti del possibile dintesa con le autorit
civili ed amministrative. Nel resto del territorio invece spiegabile una
collaborazione fra autorit civile e autorit militare, senza emergenza delluna
sullaltra (Approvazioni).
Laltra raccomandazione riguarda lo sgombro preventivo obbligatorio della
popolazione civile. Ricorda quanto si potuto constatare nel settembre ultimo scorso,
quando in alcune zone dItalia le autorit locali consigliarono lo sgombero della
popolazione. Fiumane di gente affollarono le stazioni ferroviarie, treni, autocorriere,
si servirono di auto private e di altri mezzi di trasporto per allontanarsi dalla propria
residenza che, in qualche caso, distava pi di 100 chilometri dalla frontiera.
A suo parere lo sgombero preventivo deve essere limitato alla zona ove si prevede
che si svolgeranno le operazioni: nelle altre localit non da consigliarsi per
parecchie ragioni. Anzitutto con la grande autonomia che hanno ora gli aeroplani
non facile trovare zone in cui questa gente possa considerarsi pi sicura che nella
propria residenza. In secondo luogo, proprio nellimmediato periodo prebellico in cui
i mezzi di trasporto devono essere posti a disposizione dellEsercito e le strade
devono essere lasciate quanto pi possibile libere per il passaggio delle truppe e del
materiale bellico, si va incontro al notevole inconveniente che gli uni e le altre
vengano ad essere congestionati dallesodo della popolazione civile. Nel settembre
scorso spesse volte la popolazione civile fu avviata proprio verso quelle localit in cui
si doveva raccogliere truppe e stabilire comandi di tappa, determinando cos gli
inconvenienti che tutti possono facilmente immaginare. Quindi anche nei riguardi
dello sgombero della popolazione civile la decisione deve essere riservata allautorit
militare. Secondo il suo parere lo sgombero deve essere limitato alla sola zona di
operazione, lasciando nel resto del territorio ampia libert di residenza alla
popolazione.
In guerra tutta la popolazione mobilitata e deve formare una massa
compatta con lesercito: preferibile che rimanga nelle retrovie perch la sua
presenza di notevole conforto alle truppe che vanno o ritornano dalla prima linea,
le quali non devono sentire di avere il vuoto alla spalle (Approvazioni )
Loratore ricorda il comportamento eroico della cittadinanza di Vicenza
durante la guerra 1915-18; il nemico era a meno di 35 chilometri dalla citt, eppure
nessuno si mosse; i cittadini dettero sempre alle truppe lausilio morale della loro
fermezza danimo e per questo al comune di Vicenza fu concessa la croce di guerra.
(Applausi )
PRESIDENTE. Riconosce giuste le osservazioni del senatore Clerici; siccome per
non toccano il contenuto del disegno di legge non possono dar luogo ad alcun
emendamento e valgono invece come raccomandazione al Governo, il quale potr
tenerle nel debito conto quando provveder alla compilazione del regolamento per
lesecuzione della legge.
MARAVIGLIA. Si associa pienamente alle conclusioni del senatore Clerici che, del
resto, ritiene rispecchiano il pensiero della Commissione. Crede quindi che le
raccomandazioni possano essere rivolte al Governo a nome dellintera Commissione.
(Approvazioni )
PRESIDENTE. La Commissione con i suoi unanimi applausi ha mostrato
chiaramente il suo consenso col pensiero esposto dal senatore Clerici.

Nel Senato del Regno il generale Clerici trov come funzionario lavvocato
Domenico Galante: questi col grado di capitano nel 1918 era stato il suo
aiutante di campo. I loro rapporti erano stati sempre ottimi come dimostra
questa lettera:
Roma, 20 febbraio 1941 XIX
101

Cara Eccellenza,
Mi gradito rimetterVi, qui uniti, due distintivi da Senatore.
Il f.f. di Segretario Generale del Senato che, per dovere del suo Ufficio, ha il piacere di
inviarVeli, Vi rivolge vivissima preghiera di voler concedere al Vostro vecchio
Aiutante di campo, il permesso di farVene modestissima personale offerta. Egli si
lusinga che, quando Voi Vi vedrete insignito di questo distintivo, avrete, forse,
occasione di ricordarVi un po pi spesso di lui, che, ancora e sempre e pi che mai,
si sente legato al suo amato Generale da vincoli di sincero affetto, di viva
ammirazione e di immutabile devozione.
Galante
Eccellenza
Generale Ambrogio CLERICI
Senatore del Regno
= TORINO=

Il 16 luglio 1943 si tenne la 48 riunione della Commissione per le Forze


Armate: sar lultima alla quale partecip il generale Clerici perch, in seguito
agli eventi del 25 luglio 1943, il Senato del Regno cess i suoi lavori perch la
XXX Legislatura, che era iniziata il 23 marzo 1939, fu chiusa dal governo
Badoglio con decreto del 2 agosto 1943.
I Senatori avendo una carica vitalizia rimanevano tali in attesa che si
aprisse la nuova legislatura che era prevista per dopo la guerra, invece il
Senato del Regno sar soppresso formalmente con la legge 3 novembre 1947.
Il 6 agosto 1943 il grande ammiraglio Paolo Thaon de Revel, duca del
Mare, fu nominato presidente del Senato in sostituzione del dimissionario
conte Giacomo Suardo. L11 agosto 1943 il senatore del regno conte Guido
Visconti di Modrone aveva indirizzato a Re Vittorio Emanuele III una
lettera234 per chiedergli di abdicare. Thaon de Revel, venutone a conoscenza,
prepar un ordine del giorno235 per esprimere tutta la solidariet verso il
Sovrano: lo firm, con altri duecento senatori, anche il generale Clerici.
Questa firma fu il suo ultimo atto da senatore del Regno! Il Presidente del
Senato consegn lordine del giorno nelludienza reale del 6 settembre 1943.
3. Addetto alla Famiglia Reale (1940).
Il 1 gennaio 1940, per raggiunti limiti det (aveva da poco compiuto
71 anni) il generale Clerici fu trasferito nella riserva.
Nel giugno 1940, poco prima dello scoppio della guerra, Re Vittorio
Emanuele III gli scrisse una lettera autografa nella quale gli diceva che
desiderava affidargli la Famiglia Reale durante la sua assenza. Questa lettera
non si trovata! Abbiamo interpellato parecchie persone perch lo stesso
generale aveva detto (intorno al 1954), ad uno degli autori, che era a
Villanova dAsti con altre carte: la lettera non saltata fuori, sarebbe bastata
234

GUIDO VISCONTI di MODRONE, Il mio esilio nella terra di Guglielmo Tell, (Milano, 1948)
pagg. 14-18.
235
Presso larchivio del Senato non si trova copia di questo ordine del giorno. Ne parla G. Perticone,
La Repubblica di Sal, edizione Leonardi, pag. 167.
102

una fotocopia!!! Negli anni 60 la moglie del generale ebbe a dire che il marito
era stato chiamato al Quirinale per volont della regina Elena che voleva,
durante il conflitto, una sorta di aiutante di campo.
Una cosa certa: nello stato di servizio troviamo scritto che l8 giugno 1940
venne richiamato in temporaneo servizio e destinato a disposizione del
ministero della Real Casa, posizione ufficializzata con dispaccio del Ministro
della Guerra (Gabinetto Ufficiali Generali) n. 1126 del 15 giugno 1940.
La sera del 10 giugno 1940, giorno in cui fu dichiarata la guerra, re
Vittorio Emanuele III part per la zona doperazioni. Qualche giorno dopo il
generale Clerici chiese, come raccont negli anni 50, udienza al Duce per
trattare della sicurezza dei Reali anche perch una bomba francese236 era stata
sganciata nei pressi di Villa Savoia il 12 giugno 1940: fu consigliato di portare
i Reali a San Rossore. Poco dopo il rientro del Re dal fronte francese fu posto
in congedo il 21 luglio 1940.
4. Presidente dellufficio prigionieri della croce rossa italiana.
Il 5 aprile 1941 lavvocato Domenico Galante, segretario generale del
Senato del Regno, scriveva questa lettera al generale Ambrogio Clerici:
Eccellenza
Il Capo Gabinetto della Presidenza del Consiglio mi ha pregato
comunicarVi il desiderio dellEccellenza Russo di vederVi al pi presto,
possibilmente nei primi giorni della settimana

Ricevuta la lettera, non poco sorpreso, il generale Clerici la sera stessa part in
treno da Torino per Roma: al suo arrivo nella capitale incaric il segretario
generale del Senato di fissare un appuntamento con lonorevole Russo.
Ludienza si svolse al Viminale alle ore 13 del 9 aprile. Cos il generale Clerici
rifer237 il colloquio avuto col sottosegretario alla presidenza del consiglio:
(Russo) mi disse subito, complimentandosi, che io dovevo trasferirmi a Roma per
assumere la carica di Presidente dell'Ufficio Prigionieri di Guerra sito in Roma via
Puglie 6. Risposi negativamente...Egli ribatt che non cera pi da far nulla perch il
decreto era stato firmato238 e soggiunse: ma come da Corte non ti hanno detto
nulla? Risposi che io abitavo a Torino e mancavo dalla Corte da circa un anno e non
avevo ancora visto nessuno, che ad ogni modo essendo nella riserva io non potevo
essere richiamato senza il mio consenso. Allora sorridendo Russo mi disse che il mio
nome era stato indicato a Mussolini da S.M. il Re e che il mio richiamo dipendeva da
questa designazione.

236

Gli autori di questo libro possiedono un frammento della bomba, che fu donato al generale Clerici,
sul quale era stata applicata una targhetta in oro con incisa la scritta: Villa Savoia - Guerra 1940 - 12
giugno 1940.
237
Memoria difensiva presentata dal generale Ambrogio Clerici allAlta Corte per lepurazione.
238
Il Decreto al quale alludeva lonorevole Russo era stato firmato da Mussolini il 1 aprile 1941 (cfr.
Gazzetta Ufficiale del Regno dItalia del 26 maggio 1941, n. 122).
103

La designazione del generale Clerici era stata voluta dalla Regina Elena che
dopo, aver raccolto voci sul cattivo funzionamento dellUfficio Prigionieri, si
era recata in incognito nel locale dove si fornivano informazioni al pubblico.
Qui la Sovrana assistette ad uno spiacevole episodio: la madre di un soldato,
che era prigioniero, aveva pregato limpiegato di aiutarla a compilare un
modulo, questi la tratt male. La Regina Elena, non riconosciuta, si offr di
darle aiuto: fatto ritorno a Villa Savoia fece pressione sul Re perch il generale
Clerici, sostituisse il senatore Giuseppe de Michelis, alla presidenza.
Quando il Sottosegretario gli rivel che era stato il Re a designarlo il
generale Clerici non fece pi nessuna resistenza. Qualche anno pi tardi
scriver239:
a tale rivelazione mi inchinai e chiesi quanto tempo mi si concedeva per ritornare a
Torino e disporre per il trasferimento mio e della famiglia a Roma. (Lon. Russo) mi
lasci un margine di due giorni.

Prima di partire per Torino ebbe un colloquio col senatore Giuseppe


Mormino, presidente della Croce Rossa Italiana, per discutere della
ristrutturazione dellUfficio e per chiedere il richiamo in servizio.
L11 aprile il senatore Mormino gli scriveva:
Caro Clerici,
in relazione a quanto da te prospettatomi nellultimo colloquio, ti informo
che ne ho personalmente conferito con lEccellenza Russo, il quale mi ha assicurato il
suo interessamento per una favorevole soluzione quale da te desiderata.

Il generale Clerici, poco propenso a risiedere stabilmente a Roma, rispondeva


con questo telegramma240:
Senatore Mormino Presidente Generale Croce Rossa Roma.
Ringrazioti ricambio auguri migliore soluzione sarebbe sostituirmi definitivamente
con altro senatore residente Roma. Saluti generale Clerici.

Desidero irrealizzabile. Il 16 aprile il Sottosegretario alla Guerra, generale


Guzzoni, cos gli scriveva:
Conformemente alla proposta fatta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, in
relazione alla vostra nomina a membro della commissione interministeriale per i
prigionieri di guerra, si dato corso al decreto ministeriale col quale dal 20 aprile
corrente siete richiamato in servizio temporaneo con lo stipendio annuo lordo di lire
40.200. Il provvedimento anzidetto sar pubblicato sul B.U. appena esaurite le
procedure prescritte.
Il Sottosegretario di Stato
(Guzzoni)

239
240

Dalla memoria citata


il telegramma fu spedito da Torino il 13 aprile 1941 alle ore 11,45.
104

La Croce Rossa Internazionale allo scoppio della guerra aveva istituito


a Ginevra lAgence des Prisonniers de guerre ed ogni Stato belligerante era stato
invitato a costituire un organo ufficiale di informazione sui prigionieri.
In Italia lUfficio Prigionieri della Croce Rossa era stato istituito il 12 giugno
1940 e con decreto del Duce, datato 22 luglio 1940, gli venne riconosciuta la
qualifica di ufficio informazioni ufficiali come prevedeva larticolo 77 della
Convenzione di Ginevra. Quasi subito il campo dazione dellUfficio venne
esteso a tutte le persone che soffrivano a causa degli eventi bellici:
agli internati civili, agli internati militari ed i rifugiati dei Paesi neutrali, i civili
separati dalle loro famiglie a causa delle ostilit, gli equipaggi della Marina
mercantile che si trovavano a bordo delle navi bloccate nei porti neutrali, o
sequestrate durante lostilit, ecc.

per poter meglio adempiere a questo compito era


entrato subito in relazione con il Comitato Internazionale della Croce Rossa e con
lAgenzia Internazionale dei Prigionieri, nonch con i rappresentanti delle Potenze
protettrici degli Stati belligeranti e con le Delegazioni allEstero della Croce Rossa.

Come si pu capire il generale Clerici stava per assumere una carica di


notevole prestigio e perci decise, da subito, di prendere alloggio con la
moglie al Gran Hotel che in quel tempo, per una delle fisime del Fascismo, si
chiamava Grande Albergo.
Subito si diede da fare per organizzare lUfficio. Egli stesso ha scritto:241
il lavoro che dovetti fare nei primi mesi per riordinare lUfficio non lo auguro a
nessuno: ad ogni modo nel successivo agosto esso cominciava a funzionare con
soddisfazione del Pubblico e mia e pi tardi ebbi lonore dellapprovazione dei
Sovrani che visitarono lUfficio.

Fra i collaboratori diretti del generale Clerici cerano il ministro Cassinis e il


conte Umberto Morra di Lavriano.
Il generale Clerici divise lUfficio in nove Servizi tutti dipendenti dalla
Presidenza alla quale erano riservati gli affari generali. Fiss nel regolamento
anche il compito del Presidente che era quello di coordinare
tutto il lavoro con particolari disposizioni giornaliere e provvedere direttamente con
altri organi di collegamento con lesterno ai rapporti con le amministrazioni statali,
gli Enti pubblici, e privati, le Rappresentanze diplomatiche, il Comitato
Internazionale della Croce Rossa e la sua Agenzia di informazioni, nonch le
Rappresentanze delle Potenze protettrici, le varie Delegazioni, lUfficio Informazioni
del Vaticano, ecc.

Il generale Clerici si incontrava spesso in Vaticano con monsignor


Giambattista Montini, colui che sar poi papa Paolo VI, perch in qualit di
241

Dalla memoria difensiva.


105

Sostituto alla Segreteria di Stato sovraintendeva allufficio di ricerca


prigionieri di guerra istituito dal Vaticano242 e diretto da monsignor Luigi
Centoz.
Il Presidente dellUfficio Prigionieri era anche Membro di diritto della
Commissione Interministeriale per i Prigionieri che si riuniva ogni settimana.
Il generale Clerici tenne sotto la protezione dellUfficio Prigionieri
anche degli antifascisti come la marchesa Iris Origo, unamericana, e il conte
Umberto Morra di Lavriano, che era sorvegliato dalla Polizia e schedato come
sovversivo. A questultimo aveva dato
Lincarico di istituire una nuova sezione nellambito dellUfficio Prigionieri di guerra,
e precisamente quella che avrebbe trattato dei prigionieri di guerra stranieri col
compito di invigilare che fosse rispettata la Convenzione di Ginevra che tutelava i
loro diritti243.

Nonostante il suo antifascismo il conte Morra non fu mai rimosso dal suo
incarico, anche se la polizia ne seguiva passo passo gli spostamenti.244
Il generale Clerici teneva una fitta corrispondenza che firmava sotto a
un timbro con tutti i suoi titoli Ecc. Gen. Sen. Ambrogio Clerici che
dallagosto 1941 sar sostituito con uno nuovo Ecc. Gen. Sen. Conte Ambrogio
Clerici.
La corrispondenza con lAgence des Prisonniers de guerre con sede a
Ginevra la teneva in francese.
Fra gli scopi dellUfficio Prigionieri cera quello di dare notizie ai
familiari degli italiani che erano prigionieri. Circa settecento persone
lavoravano agli schedari.
Problema della Presidenza era quello di reperire queste notizie che
solitamente arrivano su una cartolina prestampata. Quando nel giugno 1942
lAgence di Ginevra scriver245 allUfficio Prigionieri di volere adottare un
nuovo formulario di ricerca prigionieri il generale Clerici lo trov poco
pratico e propose246 delle migliorie.
Quando con nota del 29 luglio 1942 il dottor H. W. Salis aveva
proposto listituzione del Messaggio-Espresso non trov247 nulla da
eccepire, ma chiese che anche da parte nemica si adottasse lo stesso sistema:
entendu, que sous condition de rciprocit, ce mode de corrispondence devra tre
institu avec la Grande Bretagne et ses Dominions, lEgypte, les Etats Unis et les
autres Etats Amricains en tat de guerre avec lItalia.

242

In Domenica del Corriere del 31 agosto 1941 articolo dal titolo Lufficio di ricerca dei prigionieri
di guerra.
243
UMBERTO MORRA, Ricordo di Luchino Visconti, Nuova Antologia , n. 2104, aprile 1976, pag.
606.
244
Idem, pagg. 147 149.
245
A.C.R.In. lettera del 10 giugno 1942
246
A.C.R.In. lettera del
247
A.C.R.In. lettera del 11 settembre 1942.
106

Le potenze nemiche spesso non inviavano notizie sulla sorte dei prigionieri
italiani. Il 2 febbraio 1943 il generale Clerici scriveva a Ginevra per chiedere
che lAgence facesse dei passi presso il governo dellURSS perch inviassero
notizie. Faceva notare la drammaticit della situazione: fino a quel momento
in Italia era giunta solamente una cartolina postale inviata da un prigioniero
di guerra italiano, internato in Russia nel campo 58. La cartolina portava un
timbro della censura sovietica e un altro della posta tedesca.
Poco dopo loccupazione di Pantelleria e della Sicilia il 17 luglio 1943 il
generale Clerici scrisse a Ginevra affinch lAgence facesse pressione sugli
Alleati perch inviassero notizie delle famiglie italiane rimaste nelle zone che
avevano invaso.
Uno dei problemi che lUfficio prigionieri dovette affrontare era quello
dei pacchi che le famiglie dei prigionieri volevano far giungere ai loro cari.
Nel novembre 1941 monsieur Max Huber Cheneviere scriveva al
generale Clerici per comunicargli che un servizio aereo per trasportare i
pacchi per i prigionieri italiani non era opportuno data la condotta della
guerra marittima ed aerea. Il generale Clerici l11 novembre gli scriveva per
ribadirgli che non si poteva abbandonare il progetto e invitandolo a studiare
limpiego della via Istambul-Bagdad per far giungere i pacchi ai prigionieri
italiani in India e la via della Siria-Palestina per i prigionieri in Egitto.
L8 gennaio 1942 il generale Clerici scriveva questa lettera al Ministero
degli Affari Esteri:
per Vostra opportuna notizia, abbiamo il pregio di informarvi che il nostro Delegato
a Lisbona si incontrato col rappresentante del C.I.C.R. di ritorno da un suo viaggio
a Londra. Detto rappresentante ha dichiarato di aver contribuito, nel corso di questa
visita a Londra, a rimuovere non pochi degli ostacoli che hanno finora impedito da
parte inglese un pi vasto servizio di vapori della Croce Rossa. Egli stato ricevuto
dal Presidente del Consiglio portoghese per trattare in merito ad eventuali
rifornimenti in generi alimentari acquistati nella Colonia dellAngola, destinati a
prigionieri inglesi e russi in Germania e che verrebbero trasportati via Lisbona e
Gotemborg (Svezia); progetto questo che avrebbe avuto il consenso inglese.
Il Presidente
Ufficio Prigionieri di Guerra
(Ecc. Gen. Sen. Conte Ambrogio Clerici)

Il 24 febbraio 1942 la Commissione Interministeriale diede parere


favorevole per listituzione del servizio vapori fra Trieste e Mersina per il
trasporto di pacchi destinati ai Prigionieri di Guerra. Vi era chi manometteva
questi pacchi, cos il 5 marzo 1942 il generale Clerici scriveva al Ministero
delle Comunicazioni perch provvedesse
a dare disposizioni alle RR. Poste nel senso di raggruppare tutti i pacchi in vagoni
piombati fino a Trieste e Fiume in modo da essere certi che i pacchi stessi giungano
intatti fino al posto dimbarco. Anche per il trasporto via mare si potrebbe prendere
misure speciali sia per garantire ogni possibilit di manomissioni, sia per curare la
buona manutenzione dei pacchi durante la traversata. In tal modo si potrebbe avere

107

un controllo sicuro fino al momento in cui i pacchi verranno affidati alla Turchia per
lulteriore inoltro.

LUfficio Prigionieri, sotto la presidenza Clerici, fece anche lunghe


trattative per poter attuare lo scambio di prigionieri feriti e malati.
Operazione che pot attuarsi nella primavera del 1942: lItalia utilizz la nave
Gradisca che salp da Bari il 14 aprile 1942 e gli Inglesi la nave Llandvery
Castle che salp da Alessandria dEgitto il 5 aprile 1942. In mare avvenne lo
scambio.
Con lettera del 30 aprile 1943 da Ginevra era giunta una lettera nella
quale lAgence International protestava perch il dottor Bruno Beretta,
delegato aggiunto, non si era potuto imbarcare sul secondo convoglio. Il
generale Clerici, con lettera dell11 maggio 1943, faceva presente di aver
accelerato le formalit perch il delegato potesse andare a Smirne a bordo del
piroscafo Gradisca per assistere alle operazioni di scambio dei prigionieri.
Comunicava che la partenza del terzo convoglio sarebbe avvenuta a Bari il 24
maggio con arrivo a Smirne il 28 maggio. Mentre limbarco degli inglesi
sarebbe avvenuto il 23 maggio.
La burocrazia creava spesso delle difficolt al buon andamento
dellUfficio. Ad esempio per istituire delle trasmissioni radio che
permettessero di inviare dallItalia notizie agli Italiani residenti ad Addis
Abeba (caduta in mano inglese) il generale Clerici dovette intrattenere una
fitta corrispondenza248dal maggio al settembre 1941 col dottor Celso Lucino,
capo gabinetto del Ministero della Cultura Popolare, e la direzione dellEIAR.
Franco Monteleone in proposito ha osservato249 che per risovere la questione
sarebbe bastato un ufficio dellente radiofonico ben istruito.
Fra i compiti dellUfficio Prigionieri cera anche quello di restituire alle
famiglie alcune reliquie degli Italiani morti in prigionia, fra queste anche
quelle dellEroe dellAmba Alagi: S.A.R. il Principe Amedeo di Savoia, Duca
dAosta. Dopo la sua morte, avvenuta in un ospedale di Nairobi nella notte
sul 3 marzo 1942, il governo inglese aveva dato incarico allAgence di Ginevra
di restituire alla famiglia un porta ritratti in cuoio che il Duca aveva con s
durante la prigionia. Il generale Clerici si incaric della consegna250 che fece
chiedendo udienza alla vedova: S.A.R. la Principessa Anna.
5.- Il titolo di Conte.
I primi giorni del mese di luglio del 1941 il generale Clerici fu
convocato al Quirinale. Il motivo della convocazione e i dettagli li
apprendiamo da una lettera che scrisse poco dopo al Principe di Piemonte:

248

ACS (fondo Ministero Cultura Popolare), busta 5, fascicolo 52.


FRANCO MONTELEONE, La radio italiana nel periodo fascista, Marsilio Editori (Venezia,
1976), pag. 204.
250
A.C.R.In. lettera del generale Ambrogio Clerici del
249

108

Altezza Reale,
Il giorno 12 luglio c.a. fui chiamato da S.E. il Conte dAcquarone, il
quale mi inform che S.M. il Re Imperatore si era benignamente degnato di
concedermi il titolo nobiliare di Conte.
Il successivo luned 14 corr. giungevo a Torino per le pratiche necessarie, convinto di
poter vedere V.A.R. e di chiedere a V.A.R. consiglio ed aiuto che mi sarebbero stati
oltremodo preziosi.
Pressato dal Ministero della Casa del Re e Imperatore e dalla Consulta Araldica per
linoltro dello stemma e del motto, mi affidai al prof. Zucchi, col quale concordammo
luno e laltro, come dallannesso schizzo e relazione.

Il professore Mario Zucchi era una vecchia conoscenza del generale Clerici
perch era il bibliotecario di S.A.R. il Principe di Piemonte ed era la persona
adatta a comporre un nuovo stemma, perch conosceva bene le regole
dellaraldica. Il professor Zucchi scrisse questa relazione:
PROPOSTA DI UNO STEMMA
PER LECCELLENZA
IL GENERALE CLERICI
Nella proposta del nuovo stemma gentilizio, pare a me debbansi tenere
presenti il curriculum vitae e il patronimico dellillustre Concessionario.
Per la splendida carriera militare, sembra elemento rappresentativo, primo
ed indispensabile, la spada. Fra le forme svariatissime assunte, nella lunga storia,
dalla spada, trascuro di proposito la sciabola, che entra raramente, dir anzi
rarissimamente, nel blasone italiano; trascuro la daga, tozza ed antiestetica, molto e
troppo comune nella tramontata araldica napoleonica; e mi indugio di preferenza
sopra una forma italianissima di spada, che i trattati araldici e la ricca letteratura
francese chiamano, per antonomasia, pe de parement italienne, venuta in larghissimo
uso nel secolo XVI, elaborata dalle grazie e dal gusto artistico del Rinascimento.
Questa spada italiana, che ha parato e rintuzzato vittoriosamente in tante battaglie gli
attacchi nemici, ben pu simboleggiare la spada donore del valoroso Generale. La
colloco nel punto pi elevato dello scudo, cio nel capo, che pezza donore di primo
ordine; e la colloco, intenzionalmente, sopra un campo dazzurro, che il colore
specifico dellAugusta Monarchia di Savoia, perch qui i termini sono inseparabiliil soldato dItalia non pu trarre gli auspici della vittoria se non dal suo Re vittorioso.
Poich la carriera del Generale Clerici si svolse, per la massima parte,
nellarma dei Bersaglieri, sembrato opportuno consacrarne il ricordo della granata,
posta nella punta dello scudo, fiammeggiante, di porpora, crociata dargento. Il
semplice color porpora, allusivo allarma, non permette di pensare ad una
figurazione abusiva, perch la granata riprodotta nello stemma non tutto lemblema
dellarma dei Bersaglieri, e la croce dargento non tutta larma sabauda.
Quanto agli elementi araldici tratti dal patronimico, da ricordare che il clerc
o il clericus dei documenti medioevali era sinonimo di laico colto e letterato, e
rappresentante, in mezzo alla cavalleria feudale spesso analfabeta, il prestigio
dellintelligenza e la superiorit della cultura. Dal clerc degli antichi documenti, vale
a dire dal laico colto e letterato, al clerc laico e gentiluomo, difensore, col senno e con
la mano, in tempi di aspri dissensi religiosi, del pensiero cristiano, facile il passo:
onde la scienza del blasone, volendo rendere, con figure ben definite, questi
atteggiamenti spirituali che costituivano la grande ossatura delledificio religioso e
civile, escogit lo scaglione, termine architettonico, che sorregge il fastigio del
Tempio come una formidabile travatura ideale. Sono le laboriose elocubrazioni della
scienza del blasone fatte accettabili ed autorevoli dai nomi del Menestrier, del
Galluppi, del de Foras, del Ginammi, del Franchi-Verney, del Crollalanza, del
109

Riestap; onde sintomatico e significativo il fatto che lo scaglione entra, vario di


smalti e di colori, in tutti gli stemmi di tutte le famiglie Clerici dItalia, appunto come
richiamo alle ragioni storiche ed etimologiche del patronimico. Lo scaglione dunque,
che pezza araldica di primo ordine non pu mancare nel nuovo stemma.
Si aggiunga che il vocabolo , per felice concomitanza, anche un significato
militare, e la storia ricorda a questo proposito certe marce a scaglioni del nostro
Esercito, e la marcia gloriosa del novembre 1918 verso Trento, dove Dante attendeva
da tanto tempo il vessillo dItalia; marcia a cui prese parte, in quellepoca
memorabile, il Generale Clerici.
Allo scaglione e alla granata si ritenuto opportuno aggiungere, verso il
capo, a utile e necessaria integrazione, due stelle. Esse simboleggiano una grande
fede e un grande amore: due sentimenti alimentati quotidianamente, tenacemente,
assiduamente, negli alti uffici di Governo, di Corte e dellEsercito, dalla coscienza del
dovere e della devozione e dedizione assoluta allAugusta Maest del Re e
Imperatore, presidio dItalia. E tutti ricordano ancora oggi con ammirazione, lieti di
renderne amplissima testimonianza , la grande fede e il grande amore con cui il
Generale Clerici presiedette, fino dalla sua prima costituzione, la Casa dellAltezza
Reale il Principe di Piemonte, quale Suo Primo Aiutante di Campo, interpretando,
con illuminata saggezza, il gran cuore e la grande mente dellAugusto Principe Reale
Ereditario, sicura promessa e sicura guarentigia delle fortune nazionali. I due
sentimenti sono sintetizzati nel Motto: MAGNA. FIDES. MAGNUS. AMOR.
Quanto agli smalti e ai colori dello stemma, ho mantenuto, in massima, quelli
che sono tradizionali in simili armi gentilizie. E posso assicurare, con tranquilla
coscienza, che lo stemma proposto e di cui allego la figura, blasonata a regola darte
secondo le norme del Regolamento tecnico araldico non appartiene a nessuna altra
famiglia e nella composizione dei suoi elementi e nel Motto non lede i diritti di
nessuno.
Concludendo, pare a me che lo stemma proposto, quando fosse approvato,
possa descriversi cos: doro, allo scaglione di rosso, accompagnato verso il capo, da due
stelle dello stesso, e, verso la punta, da una granata fiammeggiante, di porpora crociata
dargento; col capo dazzurro, carico di una spada di parata, posta in fascia, dargento, con
lelsa e limpugnatura pomellate doro.
Torino, 14 luglio 1941-XIX
Dottore Mario ZUCCHI

Il generale Clerici non aveva avuto figli perci il titolo di Conte


concessogli di motu proprio dal Re si sarebbe estinto con lui. Questa cosa non
gli andava gi perch considerava la Famiglia come un Clan, cio estesa ai
fratelli, ai nipoti, ai pro-nipoti, ai cugini. Scrisse questa lettera al Ministro
della Real Casa:
Eccellenza,
Nel trasmettere la figura e la descrizione dello stemma con una breve
Relazione che costituisce la motivazione storica dello stemma stesso, non
confondibile, in nessun modo, con altri, di altre famiglie omonime, esprimo il voto
fervidissimo, che preghiera rispettosa e sommessa alla Maest del Re e Imperatore,
perch si degni- in considerazione del fatto che io non ho prole- estendere con lo
stesso Regio Decreto la trasmissibilit del titolo comitale e dello stemma gentilizio a
mio fratello Enrico e ai suoi discendenti, in infinito, maschi da maschi, in linea e per
ordine di primogenitura.
Mio fratello primogenito Commendatore Dottore Enrico Clerici, primario
dellOspedale Maggiore di Milano, nato a Costa de Nobili il 16 dicembre
1867 e ha figli e nipoti ex-filio. Questa ampliata trasmissibilit sar un
benevolo ambito complemento della insigne Grazia Sovrana e tender a
rendere perpetuo nella mia famiglia il ricordo e il culto della benevolenza di
110

Sua Maest il Re e Imperatore e della nostra comune, illimitata devozione e


sudditanza.
Il benigno e grazioso provvedimento del titolo e dello stemma
concesso a me ed esteso per trasmissibilit a mio fratello Enrico e ai suoi
discendenti, pu essere oggetto, come sempre avvenuto in simili casi, di
uno stesso unico Regio Decreto. Non vi saranno quindi due Conti Clerici, ma
il titolo e lo stemma passeranno, a suo tempo, a mio fratello Enrico e ai suoi
discendenti, quando si aprir la mia successione.

Re Vittorio Emanuele III accolse la richiesta della trasmissibilit del titolo e il


17 agosto 1941 firm il decreto reale. Il Sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio dei Ministri, lonorevole Russo, nel dare comunicazione della
avvenuta firma del decreto da parte del Sovrano scriveva al generale Clerici
che
per lesecuzione del detto Reale Decreto necessario che sia provveduto al
versamento della tassa erariale conseguente di L. 16.000, presentando allUfficio del
Registro laccluso ordinativo di pagamento e rimettendo a questa Presidenza
(Consulta Araldica) la quietanza che sar rilasciata.

Tutte le concessioni di titoli nobiliari erano soggette ad una tassa251 che nel
1941 per il titolo di Conte era di 39 mila lire, ridotta ad un terzo per le
concessioni di motu proprio. La somma di 16 mila lire richiesta dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri era consistente (pari a due paia di buoi)
ed il generale Clerici, con un certo pudore, aveva annunciata la notizia al
fratello avvocato Carlo, amministratore della fraterna Clerici, con questa
lettera:
CROCE ROSSA ITALIANA
Ufficio Prigionieri Ricerche e Servizi Connessi
Segretariato Internazionale e Informazioni private
Roma via Puglie 6 Tel. 41.530 teleg. CROCEROSSA

Roma, 30 agosto 1941/XIX


Carissimo Carlo,
Ho avuto finalmente la partecipazione ufficiale del conferimento del
titolo di Conte trasmissibile ad Enrico e ai suoi figli maschi, in linea di primogenitura.
Naturalmente vi annessa anche la nota amara: la tassa da pagare che non di .
13.000, come io credevo, ma di lire 16.000 perch c laumento per la trasmissibilit.
Mi hanno detto che dovr poi pagare anche lire settecento per la miniatura dello
stemma, ma a questo provveder io, anche gli onori sono guai.
Io sono mortificato di dovervi dare questa salassata (pari a due paia di curnon); ma
cera alternativa di prendere o di lasciare e per la differenza di tremila lire cera la
trasmissibilit.
Se credi puoi inviare il vaglia a me ed io provveder al pagamento, avendo presso di
me lautorizzazione al versamento.
Ti prego di informare fratelli e sorelle e di dir loro che io sono mortificato di dar loro
questa stilettata.
Cordiali saluti
Aff.imo Ambrogio
251

Legge 30 maggio 1940-XVIII, n. 726 (in G.U. n. 156 del 5 luglio 1940): Modificazioni alle
disposizioni vigenti in materia di tasse sui provvedimenti nobiliari ed araldici e onorificenze straniere.
111

Ps. Allego copia della lettera ufficiale della


Presidenza del Consiglio che potrai far
vedere ai fratelli e sorelle e dare ad Enrico

La Fraterna, tramite lavvocato Carlo, invi subito il vaglia con le 16 mila lire
necessarie. Il 5 settembre 1941 il generale Clerici, come da sua annotazione,
pag la tassa e port personalmente la ricevuta di pagamento al nobile Mario
Tosi, Cancelliere della Consulta Araldica.
Il 26 settembre 1941, a San Rossore, Re Vittorio Emanuele III firmava le Regie
Lettere Patenti che furono inviate al generale Clerici. Il documento
contenuto in una cartella (cm. 41x 28) in pelle nera con impresso in oro il
piccolo stemma dello Stato. Allinterno, sulla sinistra, a tutta pagina
riprodotto lo stemma dei Clerici miniato dal pittore Renato Ramponi e vistato
dal professor Pietro Fedele, Commissario del Re e Imperatore presso la
Consulta Araldica. Nella pagina di fronte, per tre facciate, con scrittura a
grandi caratteri riprodotto il testo del decreto reale che recita:
VITTORIO EMANUELE III
PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTA DELLA NAZIONE
RE DITALIA E DI ALBANIA
IMPERATORE DETIOPIA

Ci piace con Nostro Decreto in data diciassette agosto millenovecentoquarantuno


XIX E.F., concedere allEccellenza il Generale di Corpo dArmata AMBROGIO
CLERICI, Senatore del Regno, Primo Aiutante di Campo Generale Onorario di S.A.R.
il Principe di Piemonte il titolo trasmissibile di CONTE e uno stemma.
Ed essendo stato il detto Nostro Decreto registrato, come avevamo ordinato, alla
Corte dei Conti e trascritto nei registri della Consulta Araldica e dellArchivio di
Stato di Roma, vogliamo ora spedire solenne documento dellaccordata grazia al
concessionario. Perci, in virt della Nostra Autorit Reale e Costituzionale
dichiariamo spettare allEccellenza il Generale di Corpo dArmata AMBROGIO
CLERICI del fu Domenico, Senatore del Regno, Primo Aiutante di Campo Generale
Onorario di S.A.R. il Principe di Piemonte, nato a Costa dei Nobili il diciotto
novembre milleottocentosessantotto il titolo di CONTE, trasmissibile al fratello
Enrico Clerici, nato a Costa dei Nobili il sedici dicembre milleottocentosessantasette e
da esso ai suoi discendenti legittimi e naturali maschi da maschi, in linea e per ordine
di primogenitura.
Dichiariamo inoltre dovere il medesimo e la sua famiglia essere iscritti di conformit
nel Libro dOro della Nobilt Italiana, ed avere il diritto di far uso dello stemma
gentilizio parimenti trasmissibile al fratello Enrico Clerici, ed ai suoi discendenti
legittimi e naturali, dambo i sessi, per continuata linea retta mascolina, miniato nel
foglio qui annesso, che : Doro allo scaglione di rosso, accompagnato in capo, da due
stelle dello stesso e, in punta da una granata fiammeggiante, di porpora, crociata
dargento; col capo dazzurro, carico di una spada di parata, posta in fascia dargento,
con lelsa e limpugnatura pomellate doro. Motto:MAGNA FIDES MAGNUS
AMOR.
Lo scudo sar, pel titolare e i suoi discendenti successori nel titolo di Conte, fregiato
di ornamenti comitali col cercine e gli svolazzi doro, dargento, di rosso e dazzurro.
Quanto agli altri discendenti, lo scudo sar, se maschi, fregiato delle speciali
ornamentazioni stabilite per gli ultrageniti di famiglia comitale e, se femmine dagli
ornamenti speciali femminili e nobiliari.
112

Comandiamo poi alle Nostre Corti di Giustizia, ai Nostri Tribunali ed a tutte le


Potest civili e militari di riconoscere e di mantenere al Conte AMBROGIO CLERICI i
diritti specificati in queste Nostre Lettere Patenti le quali saranno sigillate col Nostro
Sigillo Reale, firmate da Noi e per il Duce del Fascismo, Capo del Governo, in virt
della delega da Lui rilasciata il tre novembre millenovecentotrentanove E.F., dal
Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, vedute alla
Consulta Araldica.
Date a San Rossore, add ventisei del mese di settembre dellanno
millenovecentoquarantuno, quarantaduesimo del Nostro Regno.
VITTORIO EMANUELE
RUSSO
Viste e trascritte nei registri della Consulta
millenovecentoquarantuno XIX E.F.
IL CANCELLIERE
Della Consulta Araldica
Mario Tosi

Araldica

oggi

ottobre

Alcuni giornali diedero la notizia della nobilitazione, arrivarono lettere di


congratulazioni. Il segretario generale del Senato telegraf.
6.- Termina la carica di presidente dellufficio prigionieri.
La sera del 24 luglio 1943, mentre il gran consiglio del fascismo era
riunito per lultima volta, il generale Clerici, come un qualsiasi cittadino, era a
passeggio per Roma in cerca di refrigerio. Il quadrumviro conte Cesare Maria
de Vecchi di Valcismon, nelle sue memorie, scrisse che il figlio Giorgio con gli
amici Orsi e Maurizio Cavalletti fino a tardi si fermarono a parlare con il
generale Clerici vicino alla fontana del Mos. Non sappiamo quale fu il tema
della conversazione: probabilmente fecero un discorso critico sulla situazione
italiana. Il giorno dopo Vittorio Emanuele III faceva arrestare Benito
Mussolini e affidava il governo al maresciallo Pietro Badoglio.
L8 settembre, dopo larmistizio, il Re e Badoglio, accompagnati da
alcuni consiglieri e ministri, lasciarono Roma per raggiungere Brindisi che era
una delle poche citt ancora in mano italiana, non essendo occupata n dai
tedeschi n dagli alleati. Federico Chabod, giustamente, sostenne che il
trasferimento a Brindisi permise che
lo Stato italiano sussistesse giuridicamente sul territorio della penisola col suo
governo legale e nella sua forma legale, cio la monarchia252.

Che cosa successe allufficio prigionieri? Lasciamo la parola253 al generale


Clerici che scrisse:
L8 settembre 1943 mi trov al mio posto e posso dire che il servizio prigionieri di
guerra non ebbe a subire alcuna scossa dal susseguirsi degli avvenimenti.
252
253

FEDERICO CHABOD, LItalia contemporanea (1918-1948), Einaudi Editore, pagg. 117.


Memoria difensiva.
113

Dall11 al 23 settembre Roma fu dichiarata citt aperta e il suo comando fu


assunto dal genero del Re il generale di divisione Carlo Calvi conte di
Bergolo. Con la proclamazione della Repubblica Sociale il conte Calvi fu
arrestato e Roma cadde in mano a funzionari fascisti spalleggiati dai
Tedeschi. Per il generale Clerici cera il rischio di essere deportato in
Germania perch legato alla Corte: alla fine del mese di settembre,
accampando dolori artritici, chiese un mese di licenza che gli venne concessa
dal generale Boriani, presidente della Croce Rossa Italiana. Con certezza i
dolori artritici erano una scusa per non collaborare con il governo fascista,
infatti un paio danni dopo ebbe a scrivere254:
nessuna adesione e giuramento io ho mai dato alla Repubblica Sociale n avrei mai
potuto darla a un governo che si era autocostituito contro ogni legge e in opposizione
allItalia Monarchica.

Raggiunto Villareggio matur lidea di dimettersi dalla presidenza


dellufficio prigionieri. Nellottobre 1943 scriveva, allavvocato Domenico
Galante (segretario generale del Senato), questa lettera:
Certosa di Pavia p. Villareggio
25 8bre 1943
Caro Galante,
Dalla fine di Settembre, sono qui in licenza a casa, afflitto da dolori artritici ad una
gamba. Sono in cura e spero di cavarmela presto!
Intanto per non posso ritornare a Roma, n prevedo quando mi sar dato di
rientrare; temo che se il male continua dovr dare le dimissioni dalla carica di
presidente dellufficio prigionieri di guerra.
Il mio indirizzo per qualunque comunicazione dobbiate rivolgermi appunto
quello sopra indicato: Certosa di Pavia per Villareggio.
- Credo che ormai non vi saranno comunicazioni; desidererei soltanto sapere da te se
possiamo ancora valerci della tessera speciale sulle ferrovie dello Stato, e se siano
venute disposizioni contrarie.
- A parte spedir le matrici dei biglietti ferroviari usufruiti.
Ti saluto caramente, caro Galante e nella speranza di rivederti ti saluto ancora una
volta ringraziandoti per tutta la tua cara e benevola amicizia
Aff.imo A. Clerici

Il suo vecchio aiutante di campo gli rispondeva con questa lettera255:


Roma, 15 novembre 1943
Eccellenza,
Soltanto oggi, 15 novembre, ho ricevuto la Vostra gradita lettera del 25
ottobre. E sono veramente dolente di apprendere che le Vostre condizioni di salute
non siano cos eccellenti, come sono sempre state finora. Ad ogni modo mi auguro
che si tratti di disturbi passeggeri e che al pi presto Voi possiate riprendere la Vostra
miglioreforma.

254
255

idem
idem
114

Per ora non prevedo la eventualit di comunicazioni; ma spero che in seguito


questa eventualit si presenti e che io abbia la possibilit di rinnovarVi a voce il mio
affettuoso e devoto ossequio.
Non essendo pervenuta alcuna disposizione le tessere ferroviarie continuano
ad essere valide.
Vi prego di porgere i pi deferenti ossequi alla Contessa Clerici, ed a Voi
esprimo i sentimenti pi affettuosi di amicizia, di devozione e di gratitudine
Galante

Il generale Clerici si dimise dalla carica di presidente dellUfficio prigionieri e


in proposito ha scritto256 che
allo scadere della licenza (fine ottobre) perdurando la malattia, scrissi per ottenere
una proroga, senza la quale io sarei stato obbligato a dare le dimissioni data anche la
mia tarda et. Ebbi risposta solo il 19 novembre dal Commissario per la Croce Rossa
Italiana, prefetto Varano, assunto alla Presidenza della C.R.I. rimasta vacante per la
morte del generale Boriani. Con essa mi si comunicava che lUfficio Prigionieri di
Guerra cessava di essere indipendente e passava come ramo di servizio al Comitato
Centrale e terminava: Nel momento in cui V.E. in conseguenza dellaccennata nuova
sistemazione del detto servizio, ne lascia la Presidenza, mi gradito rivolgerLe un sentito
ringraziamento per lattivit svolta con illuminato vivo interessamento nella riorganizzazione
e direzione del servizio stesso.

256

idem
115

CAPITOLO SESTO
(1943-1955)
- 1. A Villaregggio durante la Repubblica Sociale (1943-45). - 2. Lepurazione
(1945). 3. A Villareggio in un clima ancin regime (1945-53). - 4. Sindaco di
Zeccone (1949-54). - 5. A Milano (1953-55)
1.- A Villareggio durante la Repubblica Sociale.
Mussolini, appena liberato, fu portato in Germania dove si incontr
con Hitler. I due dittatori decisero di ricostruire il partito fascista e di dare
allItalia, occupata dalle truppe germaniche, un governo (Repubblica Sociale
Italiana) presieduto dallo stesso Mussolini.
Per due anni lItalia fu sconvolta da una violenta guerra civile. Ai fini della
biografia riportiamo quanto il generale Clerici scrisse nella Memoria
difensiva:
Mentre mi trovavo in licenza di malattia presso la mia famiglia a Villareggio
(Pavia), ove i miei fratelli avevano in affitto unazienda agraria, il Comando Militare
della Lombardia eman ai primi dottobre un bando che faceva obbligo a tutti gli
ufficiali di presentarsi al pi presto alle autorit militari (i generali al detto
Comando). Mi presentai in novembre. Nellinterrogatorio del generale Solinas
accennai al motivo per cui io mi trovavo a casa e ad onor del vero, debbo dichiarare
che egli non pretese da me alcun giuramento per la Repubblica, giuramento che
daltra parte non avrei prestato sicuramente, essendo esso contrario ai miei
sentimenti prettamente monarchici. Lindomani mi presentai anche al Comando
provinciale di Pavia per lasciare il mio recapito ed in tale circostanza lasciai
lindirizzo sulla mia carta da visita, che non so come and a finire ad Alessandria alla
sede di un giornalucolo locale, al quale non sembr vero di pubblicare la mia carta da
visita, con tutti i titoli e gli attributi, corredandola di maligne insinuazioni e
concludendo che dovevo essere deferito ad una commissione di disciplina.
Non mi occupai soverchiamente dellarticolo, che non ebbe seguito e
continuai la mia vita di assoluto riposo e non ebbi pi nessuna molestia allinfuori di
saltuarie visite allazienda di giorno e di notte della Gendarmeria Germanica, dirette
ad accertare che non si ospitassero i cos detti fuorilegge, partigiani ecc., ma non
trovarono mai nessuno perch la guardia notturna appena si accorgeva della visita,
correva a dare lallarme. Sono sempre stato alloscuro del movimento patriottico di
liberazione: ma alla fine di aprile appena avvenuta loccupazione di Pavia, mi
presentai come Senatore al nuovo Prefetto, lasciando il mio recapito.

La mancata adesione del generale Clerici al movimento partigiano trova una


giustificazione sia nella tarda et, sia nel fatto che la guerra per bande
politicizzate, quale fu la Resistenza, era troppo lontana dalla sua mentalit di
militare di carriera.
Il 10 novembre 1944 i Clerici, dopo cento anni esatti, non affittarono
pi il fondo di Villareggio. Abiteranno ancora nella bella casa (c.d. casa del
fittabile) fino al 10 novembre 1952, quando si trasferiranno a Milano.

116

2.- Lepurazione
NellItalia liberata i partiti del C.L.N. imbastirono la grande burletta
che and sotto il nome di epurazione che, in molti casi,
rappresent certamente la persecuzione e lavvilimento di uomini, molti dei quali
avevano tenuto con onore alti uffici dello Stato e acquistato indiscutibili benemerenze
verso il Paese257.

Il giorno dopo dellingresso degli Americani a Roma il presidente del


Senato, grande ammiraglio Paolo Thaon de Revel, rientr a Palazzo Madama.
Vi rimase per poco perch lAlto Commissario per lepurazione, il conte Carlo
Sforza, gli chiese tutti i fascicoli dei Senatori del Regno. Per non aderire alla
richiesta, sdegnato, Thaon de Revel si dimise da presidente del Senato258.
Glieli dovette consegnare il nuovo presidente il marchese Pietro Tomasi della
Torretta.
Il 7 agosto 1944 il conte Carlo Sforza, quando lItalia era ancora divisa
in due, aveva scritta una lettera259 al Presidente dellAlta Corte di Giustizia
per le Sanzioni contro il Fascismo nella quale indicava i senatori del Regno
che dovevano essere dichiarati decaduti: fra questi faceva il nome del
senatore Ambrogio Clerici accusandolo di essere stato sottosegretario di Stato
dopo il 3 gennaio 1925 e aver contribuito a mantenere il regime fascista e a
rendere possibile la guerra.
Il 27 giugno 1945, cio dopo la Liberazione, un ufficiale giudiziario
buss alla porta della casa di Villareggio per consegnare la comunicazione,
datata 5 giugno 1945, dellAlto Commissario per le sanzioni contro il
Fascismo che gli notificava che aveva richiesto allAlta Corte di Giustizia la
decadenza da senatore
per aver contribuito a mantenere il regime fascista ed a rendere possibile la guerra,
partecipando come Sottosegretario di Stato a un Gabinetto fascista dopo il 3 gennaio
1925 e cio dopo la instaurazione del regime totalitario.

Come prevedeva la legge il generale Clerici, assistito dal fratello avvocato


Carlo e dal nipote avvocato Emilio Clerici, prepar una memoria difensiva260,
che il 10 luglio 1945 consegn al Tribunale di Pavia perch fosse trasmessa a
Roma allAlta Corte di Giustizia.
Il 30 agosto 1945 lAlta Corte di Giustizia emise il verdetto di decadenza dalla
carica di senatore:
257

FILIPPO VASSALLI, La decadenza dei senatori dalla carica. Una pagina di diritto costituzionale
e di diritto giudiziario, (Bologna, 1949)
258
GIUSEPPE FABBRI, Se Merzagora, intervista ad Antonio Mola in il Borghese del 12 febbraio
1984.
259
La lettera fu pubblicata sul quotidiano Il Tempo di marted 8 agosto 1944.
260
Della memoria difensiva ci sono due versioni : quella ufficiale che si conserva nel fascicolo del
senatore Clerici al Senato e quella di prima stesura che si trovava fra le carte del generale Clerici.
Entrambe le versioni si possono consultare in A.d.c.C.
117

IN NOME DI S.A.R. UMBERTO DI SAVOIA


PRINCIPE DI PIEMONTE
LUOGOTENENTE GENERALE DEL REGNO
------------------------LALTA CORTE DI GIUSTIZIA PER LE SANZIONI CONTRO IL FASCISMO riunita in

Camera di Consiglio
Ha emessa la seguente
ORDINANZA

Vista la richiesta dellAlto Commissario per le sanzioni contro il fascismo, in data 7


agosto 1944, per le dichiarazioni di decadenza dalla carica di Senatore di
Clerici Ambrogio, nato il 18 novembre 1868 a Costa dei Nobili per aver contribuito a
mantenere il regime fascista e a rendere possibile la guerra, partecipando, dopo il 3
gennaio 1925, cio dopo linstaurazione del regime totalitario, come Sottosegretario
di un gabinetto fascista;
Esaminate le deduzioni difensive presentate dallinteressato;
Sentito il relatore;
Letti gli articoli 8 del D.L.L. 27 luglio 1944, n. 159 e 8 del D.L.L. 13 settembre 1944, n.
198.
DICHIARA
CLERICI Ambrogio decaduto dalla carica di Senatore

Roma l 30 agosto 1945

Con altri senatori epurati il generale Clerici fece richiesta di revoca


dellordinanza di decadenza emessa dellAlta Corte. La Corte di Cassazione
l8 luglio 1948 cass le ordinanze di decadenza perch non erano state
motivate.
Il generale Clerici si era visto anche mettere sotto sequestro i beni. Il 6
giugno 1945 la Commissione provinciale di epurazione di Torino e poco dopo
(22 giugno) lIntendente di Finanza di Torino chiedevano al Tribunale Civile e
Penale il sequestro di tutti i beni mobili ed immobili del generale Clerici. Il 26
giugno 1945 il Tribunale nominava sequestratario dei beni lavvocato
Ferruccio Amerio. Il 30 agosto 1945 il generale Clerici presentava ricorso per
chiedere la revoca del sequestro sostenendo che tutti i beni li aveva acquisiti
prima del 3 gennaio 1925 e gran parte di essi gli erano pervenuti per eredit.
Le cose andarono per le lunghe: solamente il 28 maggio 1948, tramite il suo
presidente (Umberto Gay) il Tribunale revocava il decreto di sequestro per
non essere emersi a carico del generale Clerici elementi tali da giustificare
lapplicazione della legge sui profitti di regime.
3.- A Villareggio in un clima ancin regime (1945-1952) Sindaco di
Zeccone (1949-54).
Nel 1946 morirono due fratelli di Ambrogio Clerici: il dottore Ariberto
(settembre), che dal 1901 aveva gestito per conto della fraterna Clerici il fondo
di Villareggio, ed il fratello maggiore dott. Enrico (dicembre), che era un
celebre medico, allievo prediletto del grande clinico il professor Edoardo
Bonardi. Seguirono poi anni tranquilli.
A Villareggio in casa del generale Clerici e dei suoi fratelli si viveva in un
clima dancien regime: solamente chi ha dimestichezza con i romanzi di Roth
118

o con quanto ha scritto Hermann Broch pu capire questa espressione. La


casa era grande, vi era un giardino di settemila metri quadri, cerano tre
persone di servizio (Ida Mugnai, Marion Marozzi e Domenico), i percorsi
brevi si facevano in carrozza: una vittoria trainata da un cavallo e guidata dal
cocchiere.

Foto 21. Ambrogio fotografato con le nipoti Anna e Mercede (1945-6)


La Storia sembrava essersi fermata a Villareggio: alle pareti della
grande sala vi erano i quadri di alcuni antenati; nello studio vi era larchivio
testimonianza della storia familiare, che aveva espresso grandi fittabili (dei
veri protagonisti dellagricoltura lombarda), magistrati, sacerdoti, medici,
qualche biricchino e nessun santo e poi bastava saper ascoltare il
generale Clerici che raccontava di re Vittorio Emanuele III e del Principe di
Piemonte che poco dopo essere salito al Trono, nel maggio 1946, col nome di
Re Umberto II era stato costretto, nel giugno dello stesso anno, ad andare in
esilio a Cascais in Portogallo
Nel settembre 1945 a Villareggio era giunto un telegranma di Re
Vittorio Emanuele III, che viveva in disparte a Napoli, nel quale si leggeva:
CONTE AMBROGIO CLERICI VILLAREGGIO CERTOSA DI PAVIA
VOGLIO LE GIUNGA IL MIO MEMORE AFFETTUOSO PENSIERO E
RINGRAZIARLA COSTANTE DEVOZIONE CHE SEMPRE HA DATO E CHE
SONO SEMPRE PER ME CONFORTO NELLA ORA PRESENTE.
AFFEZIONATISSIMO VITTORIO EMANUELE

La caduta della Monarchia, in seguito al Referendum Istituzionale, non scalf


la devozione del generale Clerici verso Casa Savoia. Ogni tanto a Villareggio
arrivava qualche biglietto dallesilio simile a questo:
119

Tutti i nostri migliori auguri ricordandoci cordialmente alla Contessa e a Lei


Aff.imo Umberto
Aff.ima Elena
Jolanda Calvi di Bergolo
Maria di Borbone
Giovanna
S.Ambrogio 1948

Un biglietto storico! Le firme erano quelle di Sua Maest Re Umberto II; di


Sua Maest la Regina Elena; di S.A.R. Jolanda di Savoia, contessa Calvi
Bergolo; di S.A.R. la Principessa Maria di Savoia, principessa di Borbone; di
Sua Maest Giovanna di Savoia, Regina di Bulgaria.
Re Umberto II cos rispondeva agli auguri:
Carissimo Generale!
Alla Contessa e a Lei i miei pi vivi e cordiali ringraziamenti per
i tanto graditi auguri trovati al mio ritorno dalla Svizzera.
Sempre ricordo e sempre sono il loro aff.imo
Umberto

Il generale Clerici spesso corrispondeva con funzionari del cessato


Ministero della Real Casa che avevano prestato servizio durante la Monarchia
e che, dopo il Referendum Istituzionale, erano rimasti fedeli alla Dinastia.
Il cavaliere Vincenzo Sissi, che sperava in unimminente restaurazione,
cos scriveva a Villareggio:
Eccellenza gentilissima,
Le sono tanto grato di avermi scritto e spero che pure in
seguito vorr servirsi del mio tramite per qualunque cosa che riguardi Cascais.
Permetta che Le faccia presente che non affatto vero che il Marchese Graziani non
sia pi a Cascais: stato e sar sempre il Capo di quella Augusta Casa, finch non
rientreranno da noi in Italia e speriamo che Iddio ci dia questa consolazione al pi
presto! Come V.E. sapr io andetti a riposo e dal 24 giugno 1946, epoca in cui feci la
consegna del mio ufficio al prof. Re della Presidenza del Consiglio, non ho pi messo
piede al Quirinale ed anzi non ci sono passato neppure pi!
La prego di ricordarmi con rispettosi omaggi alla Signora Contessa e ricambio
fervidissimi voti augurali a Loro, Le confermo Eccellenza gentilissima i miei
devotissimi sentimenti.
Suo dev.imo
Vincenzo Sissi
16.XII.951

Una lettera del marchese Carlo Graziani261, capo della casa del Re
dItalia, ragguaglia il generale Clerici sulla vita della Corte in esilio:
(figura del piccolo stemma262 )

261

Il marchese Carlo Graziani (1886-1964), nobile di Borgo San Sepolcro, generale di brigata aerea,
dal giugno 1946 al 1958 fu Capo della Casa di Sua Maest il Re a Cascais.
120

15 Sett. 1954
Cascais- Villa Azzurra
Carissimo Generale ed amico,
avuta regolarmente la Tua lettera di qualche giorno
addietro e non mancato di mettere da parte laltra Tua per consegnarla allAugusto
Signore, non appena Egli far ritorno su questi ospitalissimi lidi, da dove manca
ormai sino dalla met dello scorso mese. Oggi fausto giorno del Suo 50 compleanno
tutta la Famiglia riunita festegger il lieto avvenimento in quel di Merlange, dove
lAugusto Signore con lAugusta Famiglia si recato al termine della famosa
Crociera mediterranea263 e dove rientrata pure in tempo la deliziosa Principessa
Beatrice, al termine del Suo primo tuffo nella Sua propriet di Boscoverde e nella
mia bella Fiesole. Non credo che lAugusto Sovrano far ritorno da queste parti
prima della fine del mese in corso ed ai primi di ottobre parrebbe che vi facessero
ritorno le Principesse M. Gabriella e M. Beatrice al termine delle Loro vacanze estive,
che questanno sono state per entrambi, molto pi interessanti del solito: qui
riprenderanno la Loro abituale vita portoghese ed i Loro studi. O approfittato subito
della lunga assenza del Signore per inviare il personale italiano a respirare un po
delle benefica ed indispensabile aria natia, ma malgrado i sensibili, temporanei
alleggerimenti- in alto e in basso- della forza presente della mia Comunit italoportoghese, questa non scesa al di sotto delle venti e pi unit, che, qui, sono
disseminate in ben quattro case distinte e distanti, con tutto il lavoro che ne consegue
nei vari campi. Se tutto andr per il suo verso e se non si affacceranno allorizzonte
nuove complicazioni sempre possibili, io pure e per ultimo conterei di fare una
scappata, nel mese dottobre, in Italia e nella mia dolce Toscana, lontano da tutto e da
tutti, per un po di vero riposo, del quale sento estremo bisogno, ma, soprattutto, per
rigenerare i miei poveri nervi massacrati da otto anni e rotti continuati di clima
atlantico e da tante occupazioni, preoccupazioni, noie e pensieri di ogni genere che
accompagnano il duro lavoro quotidiano. Tutto sommato e ad eccezione dei miei
poveri nervi sbrindellati, non posso in verit, data la mia rispettabile et, lamentarmi
della salute e della resistenza al lavoro.
Ti prego di volermi cortesemente ricordarmi alla Contessa e, con i miei migliori
auguri per la tua salute, tinvio i miei devoti e cordialissimi saluti. Tuo dev.imo e
aff.imo
Carlo Graziani

***
Con Decreto Legislativo del Capo Provvisorio dello Stato in data 19
ottobre 1947, n. 1265264 il comune di Zeccone, che con Regio Decreto 6
dicembre 1928, n. 3156 era stato incorporato dal comune di Bornasco,
riacquist la propria autonomia.
Alcuni cittadini si recarono a Villareggio per chiedere al generale Clerici di
capeggiare una lista: questi si riserv di chiedere lassenso di re Umberto II,
che il Sovrano gli accord. Sciolta la riserva partecip alle elezioni e fu eletto
Sindaco di Zeccone il 27 febbraio 1949 con delibera n. 2 del Consiglio

262

Il piccolo stemma del Re, come stabilisce larticolo 11 del Regio Decreto 1 gennaio 1890 (Titoli e
stemmi della Famiglia Reale), consiste in uno scudo pieno dellarme di Savoia (di rosso alla croce
dargento) sormontato dalla Corona Reale.
263
Nellestate 1954 Federica, Regina di Grecia, aveva organizzato una crociera sulla nave
Agamennone: alla crociera parteciparono numerosi Sovrani e Principi Reali.
264
Il testo del decreto si trova nella Gazzetta Ufficiale n. 272 del 26 novembre 1947.
121

Comunale265. Era il quarto Sindaco di Zeccone che la famiglia Clerici


esprimeva: il nonno del generale (Girolamo Clerici) e gli zii (Carlo ed Eugenio
Clerici).
Da vecchio bersagliere (aveva compiuto ottanta anni il 18 novembre
1948) andava in ufficio a piedi da Villareggio a Zeccone e quasi sempre
ritornava a piedi su quella strada che porta alla Certosa e che allora era
comunale e che il Sindaco voleva fosse ingerata come lo dovevano essere le
strade sotto la giurisdizione della 1 Armata durante la prima guerra
mondiale. Quando si doveva recare, per il suo ufficio di Sindaco, a Pavia per
conferire col Prefetto si faceva accompagnare con la carrozza dal Domenico
fino alla stazione della Certosa di Pavia. Sia allandata che al ritorno ordinava
al cocchiere di fermare la carrozza per far salire qualche pedone. Lo faceva
sedere al suo fianco e gli chiedeva affabilmente notizie dei familiari, del
raccolto.
Di lui, come Sindaco di Zeccone, nel 1972 hanno scritto266:
il signor generale Ambrogio Clerici ricordato con grato animo da tutta la
popolazione che ne apprezz le sue doti di amministratore.

Trasferitosi a Milano nel novembre 1952 il generale Clerici per un anno e


mezzo si rec ancora a Zeccone per assolvere al proprio ufficio ma, data la
tarda et e la difficolt del trasporto, fu costretto a rassegnare le dimissioni
che il Consiglio Comunale, dopo averle respinte, il 10 giugno 1954 accett con
delibera n. 101267.
4. A Milano (1952-1955)
Il 10 novembre 1952 i figli di Domenico Clerici dovettero, per finita
locazione268, lasciare quella casa (detta del fittabile) che il loro nonno
Girolamo Clerici aveva preso in affitto dall11 novembre 1844 dalla famiglia
Marozzi. Per centotto anni tre generazioni di Clerici lavevano abitata
stabilmente ed altre due generazioni lavevano molto frequentata. Cinque
generazioni comprese fra Giuseppa Clerici nata a Marzano il 30 settembre
1796 e Paola Caterina Clerici (Kitty) nata a Milano il 6 aprile 1946. Poco meno
di centocinquanta anni di storia!!!
Il generale Clerici, con la moglie (Vittoria Villa), coi fratelli (dottor
Gaetano, avvocato Carlo, Adelaide e Domenica) prese alloggio in un
appartamento posto al piano nobile del caseggiato di propriet della Fraterna
Clerici, ubicato in via Donizetti, 38 nella Parrocchia di Santa Maria della
Passione.
265
266

La delibera venne approvata dalla Prefettura di Pavia il 4 marzo 1949, n. 1/1114 Gab.
In A.d.c.C. lettera del Sindaco di Zeccone (sig. Bargiggia) datata 16 febbraio 1972.

Approvata dalla Prefettura di Pavia il 23 giugno 1954, n. 27793 div. I.


Vi era stato un momento, fra il 1930 e il 1940, che sembrava che donna Maria Marozzi
volesse vendere il fondo di Villareggio. La Fraterna Clerici era disposta ad acquistarlo, si oppose
Enrico Clerici perch essendo il medico di donna Maria Marozzi non voleva che si pensasse
voler approfittare della sua posizione.
267
268

122

Il 6 gennaio 1955 la televisione trasmise in diretta lentrata a Milano del


successore del cardinale Schuster: era monsignor Giovanni Battista Montini
che il generale Clerici aveva frequentato quando questi era Sostituto alla
Segretaria di Stato e lui Presidente dellUfficio Prigionieri. Pales lintenzione
di andarlo a trovare: non fece in tempo.
Arrivato a Milano instaur ottimi rapporti con don Giuseppe Sironi, il
parroco di Santa Maria della Passione, che aveva ai suoi occhi di generale
anche il merito di essere stato, durante la prima guerra mondiale, cappellano
militare e di aver meritato per leroico comportamento due medaglie
dargento al valor militare. Aveva un vecchio cruccio: nel novembre 1918 ad
Aquileia parlando alla 5 brigata bersaglieri della quale era il comandante se
nera uscito con lespressione per Dio!. Un giornalista presente esclam:
una bestemmia. Ne aveva voluto parlare con don Giuseppe Sironi che lo
tranquillizz.
Verso il 10 giugno 1955 si mise a letto perch gli si erano gonfiate le
gambe. Domenica 19 giugno, dopo una giornata di continui attacchi cardiaci
sembr migliorare, volle salutare ad uno ad uno i parenti che si erano raccolti
mentre la moglie Vittoria, compagna di una vita, gli teneva la mano. Fu il
congedo! Verso sera mor serenamente.
La cerimonia funebre si svolse il 21 giugno a Milano nella Parrocchia di
Santa Maria della Passione e poi nella Chiesa di Santa Maria Assunta in Costa
de Nobili, il suo paese natale che gi negli anni 20 gli aveva intitolata la via
principale, quella che una volta era la via della Chiesa. Fu sepolto nella tomba
di famiglia posta sullAltin, il cimitero di Costa.
Volle funerali semplici, con annuncio ad esequie avvenute e senza gli
onori militari. Arrivarono molti telegrammi e lettere di condoglianze. Fra tutti
citiamo la lettera che lavvocato Adrio Casati269, Presidente del Consiglio
Provinciale di Milano, indirizz allavvocato Carlo Clerici:
Carissimo Clerici,
A te e ai tuoi cari le condoglianze affettuose mie. Il generale
Ambrogio Clerici ha servito la sua Patria, con grande dedizione e con intelletto
damore.
Come Presidente dellUnione Regionale delle Province Lombarde, desidero
ricordarlo Sindaco diligente di Zeccone ancora una volta obbediente alla Patria
che chiamava i suoi figli migliori onde il popolo acquistasse fiducia nellIstituto
attraverso la stima per essi.
Lomaggio floreale che reca i colori della nostra Provincia- vuole essere
segno di grande riconoscenza.
Adrio Casati

269

Adrio Casati (1910-1987), avvocato, presidente della provincia di Milano dal 1952 al 1964.
presidente della Fiera Campionaria di Milano dal 1964 al 1978.
123

ONORIFICENZE
concesse a

S.E.il conte generale


AMBROGIO CLERICI
1. ONORIFICENZE ITALIANE
-

Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro: cavaliere (R.D. 3 aprile 1913); cavaliere
ufficiale (R.D. 2 gennaio 1921); commendatore (R.D. 29 giugno 1922); grande
ufficiale (R.D. 10 giugno 1926); cavaliere di gran croce decorato del gran cordone
(R.D. 18 novembre 1932).

Ordine Militare di Savoia: cavaliere (R.D. 12 agosto 1916).

Ordine della Corona dItalia: cavaliere (R.D. 27 dicembre 1906); cavaliere


ufficiale (R.D. 26 giugno 1910); commendatore (R.D. 24 novembre 1919); grande
ufficiale (R.D. 22 marzo 1923); cavaliere di gran croce decorato del gran cordone
(R.D. 8 gennaio 1930).

Ordine Coloniale della Stella dItalia: grande ufficiale (R.D. 30 aprile 1931).

Medaglia Mauriziana al merito militare di dieci lustri (R.D. 16 giugno 1931).

Croce al merito di guerra (Comandante X Corpo dArmata, 10 luglio 1918).

Medaglia ricordo della guerra 1915-18 (D.M. 18 marzo 1921).

Croce per anzianit di servizio militare (D.M. 30 giugno 1921).

Medaglia dargento della sanit pubblica (R.D. 14 aprile 1921).

Medaglia ricordo della guerra europea 1915-18 (D.M. 20 dicembre 1922).

2.- ONORIFICENZE STRANIERE


Austria
- Ordine di Francesco Giuseppe: ufficiale (11 febbraio 1911).
Belgio
- Ordine della Corona: cavaliere di gran croce (11 ottobre 1922.
- Ordine di Leopoldo II: grande ufficiale (26 marzo 1922); gran cordone (7
gennaio 1930).
Bulgaria
- Ordine Nazionale al Merito Militare: cavaliere di gran croce (24 ottobre
1930).
Danimarca
124

Ordine di Daneborg: commendatore di 1 classe (11 febbraio 1921).

Egitto
- Ordine del Nilo: gran cordone (1928).
Francia
- Legion dhonneur: cavaliere (17 luglio 1904); commendatore (7 aprile
1918).
Giappone
- Ordine del Sacro Tesoro Imperiale: 4 classe (7 maggio 1910).
- Ordine del Sol Levante: 2 classe (12 luglio 1921).
Gran Bretagna
- Ordine di San Michele e di San Giorgio: honorary companion (5
novembre 1918).
Jugoslavia
- Ordine dellAquila Bianca:
Santa Sede
- Ordine del Santo Sepolcro: commendatore.

125

BIBLIOGRAFIA
Del conte generale Ambrogio Clerici, fino ad oggi, mancava una biografia. Questo ha
comportato la sua esclusione dal Dizionario Biografico degli Italiani, opera in pi
volumi pubblicata a cura della Fondazione Treccani.
Alcuni cenni biografici si trovano in
-

Enciclopedia Militare , edizione Popolo dItalia, volume 3, pagg. 89-90. Voce


incompleta ed inesatta.
Chi ? Dizionario biografico degli Italiani doggi, Casa Editrice Filippo Scarano (5
edizione Roma, 1948), pag. 246.

Studi particolari sulla sua figura sono stati pubblicati sotto forma di articolo da
Enrico E. Clerici:
- Villareggio ed i Clerici (1844-1953). Fascicolo ciclostilato in 30 copie compilato in
occasione del raduno dei discendenti di Girolamo Clerici (1797-1883): raduno
tenutosi a Villaneggio il 12 maggio 1985.
- 1925-26: Umberto di Savoia, Mussolini e un generale pavese, Bollettino della Societ
Pavese di Storia Patria (1987). (Nota riprodotta da Tribuna Politica - gennaiofebbraio 1988).
- Gabriele DAnnunzio, Umberto di Savoia e un generale pavese. Bollettino della Societ
Pavese di Storia Patria, 1989. Como, Litografia New Press, 1989.
Una scheda biografica riportata in:
Clerici Enrico E., Clerici Carlo Alfredo. Una storia della famiglia Clerici. Global Print.
(Gorgonzola 2003).
Fonti archivistiche
-

Archivio del Quirinale: fondo Casa Militare del Principe di Piemonte.


Archivio della Camera dei Deputati
Archivio del Senato
Archivio Civico di Torino
Archivio Centrale dello Stato (Roma)
Archivi dei Comuni di (Villanova dAsti, Vicenza, Zeccone,
Archivio del Santuario di Oropa
Archivio del Ministero della Difesa
Archivio della Accademia Militare di Modena
Archivio della Scuola di Guerra
Archivio dellArcidiocesi di Torino
Archivio del Vittoriale degli Italiani
Archivio dei conti Clerici (Moncasacco): vi si conservano in originale lettere,
brevetti di nomina, diplomi di onorificenze italiane ed estere. Gran parte del
materiale conservato in altri archivi conservato in fotocopia. Molto di questo
materiale stato pubblicato nel libro di

126

Fonti a stampa
a) Giornali consultati
-

Epoca (1972)
Grazia (1961)
Il Brennero (1923-24)
Il Corriere della Sera (1918; 1924-32; 1939; 1941)
Il Corriere Vicentino (1918)
Il Ponte (1951)
Il Tempo (1959)
La Stampa (1925-32)
LIllustrazione Italiana (1919-32).
b) Libri consultati

Quasi ogni libro ci servito solamente per un periodo della vita del generale. Per
questo motivo si pensato di suddividere la bibliografia in periodi.
1.- Prima del 1915
-De Biase Carlo, Laquila doro (Storia dello Stato Maggiore Italiano 1861-1945), Edizioni
del Borghese (Milano, 1969).
-De Bono Emilio, Nellesercito nostro prima della guerra, ed. Mondadori (Milano, 1931).
-De Rossi Eugenio, La vita di un ufficiale italiano sino alla guerra, ed. Mondadori
(Milano, 1927).
-Mascheroni Gianfranco, Storia di Costa
2.- Guerra 1915-18
- Acerbi Enrico, Strafexpedition, maggio-giugno 1916, Gino Rossato Editore (Valdagno,
1992).
- Bencivenga Roberto, La sorpresa di Asiago e quella di Gorizia, Tipografia Madre di
Dio (Roma, 1935).
- Boccardo Bepi, Melette 1916-1917, Gino Rossato Editore (Valdagno, 1994).
- Cadorna Luigi, La guerra sulla fronte italiana, ed. Treves (Milano, 1921).
- Cadorna Luigi, Lettere Famigliari, Mondadori (Milano, 1967).
- Cadorna Luigi, Pagine polemiche, Garzanti (Milano, 1950).
- Campana Michele, Un anno sul Pasubio, Gino Rossato Editore (Valdagno, 1993).
- Cavallero Carlo, Il dramma del maresciallo Cavallero, Arnoldo Mondadori Editore
(Verona, 1952).
- Caviglia Enrico, Diario, ed. Casini (Roma, 1952).
- Caviglia Enrico, Le tre battaglie del Piave, A. Mondadori (Verona, 1934).
- De Mori Giuseppe, Vicenza nella guerra 1915-18, Rumor ( Vicenza,, 1931).
- Gatti Angelo, Caporetto dal diario inedito, ed. Il Mulino (Bologna, 1964).
- Gatti Angelo, Uomini e folle di guerra, ed. Mondadori (Milano, 1927).
- Marchetti Tullio, Ventotto anni nel servizio informazioni militari, collana del Museo
Trentino del Risorgimento (Trento, 1960).
- Ministero Della Guerra, Riassunti storici dei corpi e comandi nella guera 1915-18,
volume IX (i Bersaglieri), ed. Libreria di Stato.
- Pettorelli Lalatta Cesare, Loccasione perduta, Carzano 1917, ed. Mursia (Milano,
1967).
- Pieropan Gianni, 1915 obiettivo Trento, ed. Mursia (Milano, 1982).
127

- Setta Sandro, Renato Ricci, dallo squadrismo alla Repubblica Sociale Italiana, il Mulino
(Bologna, 1986).
- Schemfil Viktor, La Grande Guerra sul Pasubio, 1915-1918, ed. Ghedina (Cortina
dAmpezzo, 1978).
- Schneller Karl, 1916 manc un soffio, Mursia (Milano, 1988).
- Schiarini Pompilio, LArmata del Trentino (1915-1919), ed. Mondadori (Milano,
1926).
- Tosti Amedeo, Il Maresciallo dItalia Guglielmo Pecori Giraldi e la 1 Armata, Tipografia
Vincenzo Bona (Torino, 1940).
3.- Periodo fascista
- Atti del Parlamento Italiano:
- Camera dei Deputati XXVII legislatura
- Senato del Regno XXX legislatura.
- AA.VV., Umberto di Savoia il Principe Soldato e Studioso,L. Cappelli Editore (Bologna,
1930).
- Bartoli Domenico, La fine della Monarchia, Arnoldo Mondadori Editore (Verona,
1947).
- Bertoldi Silvio, Umberto, Longanesi & C. (Milano, 1966).
- Cambria Adele, Maria Jos, Longanesi & C. (Milano, 1966).
- Casalegno Carlo, La regina Margherita, Einuadi editore (Torino, 1956).
- De Felice Renzo la biografia di Mussolini in pi volumi edita da Einaudi (Torino).
- De Vecchi di Val Cismon Cesare Maria, Il quadrumviro scomodo, ed. Mursia (Milano,
1983).
- Di Giorgio Antonino, Ricordo della Grande Guerra (1915-1918), Fondazione G.
Whitaker (Palermo, 1980).
- Federzoni Luigi, 1927: Diario di un ministro del fascismo, Passigli Editore (Firenze,
1993).
- Ferrraris Efrem, La marcia su Roma veduta dal Viminale, ed. Leonardo (Roma, 1946).
- Grimaldi U. Alfassio e Bozzetti Gherardo, Farinacci il pi fascista, Bompiani
(Milano, 1972).
- Iori I., Casa Militare alla Corte dei Savoia dal 1554 al 1927, (Roma, 1928).
- Nozzoli Guido, I Ras del Regime, Bompiani (Milano, 1972).
- Pellicani Antonio, Il filo nero, Sugar Editore (Milano, 1968).
- Puntoni Paolo, Parla Vittorio Emanuele III, Aldo Palazzi Editore (Milano, 1958).
- Regolo Luciano, Il Re Signore, Simonelli (Milano, 1998) [Lautore ha anche utilizzato
una bozza di un capitolo di questo libro, quello riguardante il periodo in cui il
generale Clerici fu primo aiutante di campo del Principe di Piemonte].
- Repaci Antonino, La Marcia su Roma (mito e realt), ed. Canesi (Roma, 1963).
- Richelmy Carlo, Cinque Re, storia segreta dei Savoia, Gherardo Casini Editore (Roma,
1953).
- Rochat Giorgio, LEsercito italiano da Vittorio Veneto a Mussolini, ed. Laterza(Bari,
1967).
- Rossi Cesare, Trentatr vicende mussoliniane, ed. Ceschina (Milano, 1958).
4. Gli ultimi anni (1944-1955)
- Santarelli Enzo, Dalla Monarchia alla Repubblica, Editori Riuniti (Roma, 1974).
- Sauerwein Jules, Monarchie di ieri e di domani, Rizzoli (Milano, 1951).
- Savoia Umberto II, I messaggi dallesilio, a cura dellUMI (Roma, 1957).
128

129

Potrebbero piacerti anche