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PRIMA GUERRA MONDIALE

Il 28 luglio 1914, un mese dopo l’assassinio dell’arciduca d’Austria, Francesco Ferdinando scoppia la Prima
Guerra Mondiale.

Il 28 giugno 1914, Gravilo Princip, studente serbo bosniaco di stampo anarchico, spara all’ arciduca, in visita
a Sarajevo ferendolo mortalmente. La mano di Gravilo Princip, venne armata dalla Mano Nera, gruppo
nazionalista serbo, nato nel 1911, dopo l’annessione della Bosnia all’ impero Austro- Ungarico (1908-1909)
e aveva come fine la l’unificazione degli stati slavi del sud, partendo proprio dalla Bosnia, stato con
popolazione in prevalenza serba. L’uccisione di Francesco Ferdinando, non fu però un caso o un semplice
atti terroristico intimidatorio, difatti quest’ultimo, futuro erede al trono dell’ Impero Austro- Ungarico,
aveva una mentalità molto più progressista e liberale e aveva come progetto quello di dare maggiore
autonomia alle parti dell’impero, compresa quella slava, di conseguenza, questo avrebbe comportato
minore pressione da parte della Bosnia di abbracciare il progetto della Mano Nera.

Scelta infausta, fu anche la data della visita a Sarajevo, ricorreva infatti il giorno di San Vito, che ricordava
anche la sconfitta avvenuta nel 1389 dell’esercito serbo contro l’Impero ottomano e l’annessione della
Serbia all’Impero turco.

Dopo la morte dell’arciduca, l’Austria faceva pressione per intervenire nelle indaginI svolte dal governo, per
cercare i veri assassini, ma il governo bosniaco si rifiutò, l’Austria era consapevole che dietro il movimento
nazionalista della Mano Nera, in realtà ci fosse anche la Russia, che premeva affinché questi stati cuscinetto
finissero sotto la sua influenza. All’ennesimo diniego l’Austria dichiarò guerra alla Serbia.

Si delinea così uno scenario diviso in due blocchi: quello della triplice Alleanza (Austria, Germania, Italia) e
quello della Triplice Intesa(Francia, Inghilterra, Russia), la guerra fu causata, in realtà, da una carenza dal
punto di vista delle relazioni internazionali , di saper affrontare le controversie in maniera diplomatica, oltre
a rappresentare ancora un mezzo per affermare la propria potenza.

Approfittando della dichiarazione di guerra dell’Austria, la Germania ne approfitta per trarne vantaggio. Il 3
agosto, dichiara guerra alla Francia che non era rimasta e il giorno dopo invade il Belgio, che si era
dichiarato neutrale, per poter più facilmente raggiungere la Francia. L’Inghilterra si trova costretta a
intervenire, in quanto il Belgio si trovava sotto il suo protettorato. La stessa Germania, il primo agosto,
aveva dichiarato guerra alla Russia, che aveva cominciato ad armarsi, a protezione della Serbia, ignorando
gli inviti della Germania alla non mobilitazione.

LA SITUAZIONE ITALIANA

L’unica rimasta al momento neutrale delle componenti delle due alleanze è l’Italia, che utilizzando la
scusante del patto difensivo, in realtà temporeggia, avviando trattative in privato con l’Inghilterra per poter
così riprendersi i territori italiani irridenti: Trentino, Venezia Giulia e l’Istria ancora in possesso dell’ Austria.
L’Italia era anche internamente combattuta per l’ingresso in guerra, l’allora Presidente del governo
Salandra insieme al Ministro degli esteri Sonnino, che rappresentavano i liberali-conservatori, ritenevano
che la partecipazione al conflitto avrebbe comportato guadagni territoriali, i liberali, con a capo Giolitti, si
dichiaravano convinti neutralisti, perché ritenevano che il paese non fosse pronto a sostenere una tale
guerra, ma avrebbe potuto avere uguali vantaggi territoriali, pur rimanendo neutrale. Fortemente contrari
erano i cattolici allora rappresentati da papa Benedetto XV, così come il Prtito Socialista; unica voce
discordante all’interno del partito era il direttore dell’Avanti: Benito Mussolini, che fu di conseguenza
espulso dal P.s.i e fondò un nuovo giornale, ll Popolo d’Italia. Altro fervente interventista fu Gabriele
D’Annunzio sostenitore delle manifestazioni di piazza a favore della partecipazione alla guerra. Fu così che il
26 aprile 1915 venne firmato in piena segretezza il patto di Londra in cui le potenze della triplice Intesa si
impegnavano a concedere all’Italia, in cambio della sua fedeltà, il Trentino, il Sud Tirolo(fino al Brennero), la
Venezia Giulia con Trieste, l’Istria ad eccezione della città di Fiume, parte della Dalmazia e le sue isole
adriatiche. Il 24 maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria.

La Grande Guerra fino al 1915 venne combattuta su due fronti: quello occidentale(Germania, Francia e
Inghilterra) e quello orientale (Germania, Austria e Russia )per poi essere aperto sul terzo fronte quello
italiano, dopo la decisione dell’ Italia di schierarsi con la Triplice Intesa e dichiarare guerra all’Austria.

La guerra si trasforma in breve tempo da guerra lampo a guerra di logoramento, vengono costruiti
chilometri e chilometri di trincee, soprattutto sul confine francese, dopo che la Germania era stata bloccata
dalla sconfitta di Verdun, sul fiume Marna in corrispondenza di quello delle Somme.

Sul fronte italiano nonostante le truppe, guidate dal generale Luigi Cadorna, avessero sferrato quattro
offensive presso il fiume Isonzo, gli austriaci continuavano a stanziarsi in difesa di Trento, anzi nel 1916
lanciarono una massiccia offensiva nel Trentino, chiamata Strafexpedition(spedizione punitiva) per
vendicarsi del tradimento alleato.

Intanto l’Intesa per indebolire la Germania e l’Austria avviò nel Mare del Nord un blocco navale, che
impediva l’accesso alle coste tedesche da parte di navi per qualsiasi forma di rifornimento. Le forze navali
tedesche attaccarono, di conseguenza, nel maggio del 1916, quelle britanniche, nella famosa battaglia dello
Jutland, ma senza avere effetti risolutivi

Intanto il conflitto si espande al Giappone che nell’estate del 1914 dichiarò guerra alla Germania, con lo
scopo di impadronirsi dei possedimenti tedeschi nel Pacifico, mentre l’Impero ottomano si schiera con
Germania e Austria, tra il 1915-16 si vede l’ingresso in guerra dell’ Italia, del Portogallo e della Romania a
favore della Triplice Intesa, mentre nel 1917, si vedrà l’uscita della Russia a causa di rivoluzioni politiche
interne e l’ingresso della Grecia e dell’America, divenendo così dal carattere mondiale.

La situazione riceve una svolta nel 1917, quando a causa di uno sciopero generale, lo zar Nicola II fu
costretto ad abdicare e arrestato con tutta la famiglia, la Russia era in mano ai bolscevichi che decisero il
ritiro dell’ Impero dalla guerra e il 3 marzo 1918 fu firmato l’armistizio di Brest-Litovsk con la Germania, con
il quale si cedevano tutti territori non russi, che sarebbero diventati degli stati indipendenti.

Il 6 aprile 1917, l’A merica dichiara guerra alla Germania, a causa della guerra sottomarina, che
indiscriminatamente abbatteva qualsiasi nave mercantile

Il 24 ottobre 1917, in Italia, un’armata austriaca con l’aiuto di sette divisioni tedesche sfondò le linee
italiane presso Caporetto e costrinse ad indietreggiare le truppe italiane verso il Piave, ma grazie a questo
cambio di posizione, nonostante l’esercito dimezzato, l’Italia riuscì a fermare l’avanzata austriaca. Questo
provocò la rimozione del generale Cadorna che venne sostituito da Armando Diaz.

Dopo aver firmato l’armistizio con la Russia, placato il fronte orientale la Germania poteva dedicarsi alla
Francia, ma dovette fare i conti con lo sbarco degli americani sul continente, che uniti alle truppe
britanniche e francesi cominciarono l’offensiva dei cento giorni, sfondando la linea difensiva tedesca e
obbligando la Germania a firmare l’armistizio di Compiègne, ormai abbandonata anche dall’imperatore
Guglielmo II, costretto a fuggire in Olanda, a causa di una rivolta interna che aveva portato alla caduta
dell’Impero e alla proclamazione della Repubblica, guidata da un governo provvisorio con a capo il social-
democratico Ebert.

Sul fronte italiano l’esercito austriaco veniva respinto sul Piave e sul Monte Grappa

Il 18 gennaio 1919 si aprì la conferenza di Parigi, dalla quale gli stati sconfitti furono esclusi e chiamati solo
per ratificare le decisioni prese dai capi di governo americano, inglese, francese. e italiano.

In quel frangente, il presidente americano Wilson enunciò un documento composto da quattordici punti e
avviò un nuovo capitolo della diplomazia internazionale. In questo documento erano stabiliti i confini
europei vecchi e nuovi, erano evidenziati i principi di nazionalità e autodeterminazione dei popoli,
lanciando una radicale riforma delle relazioni internazionali che doveva fondarsi sulla fine della diplomazia
segreta, sulla libertà di navigazione, sullo sviluppo del commercio, sulla rinuncia alla forza e sull’istituzione
in di un nuovo organismo internazionale: la Società delle Nazioni, che doveva assicurare la pace e il rispetto
dei trattati, la guerra non doveva essere più lo strumento utilizzato per la risoluzione dei conflitti.

Il 28 giugno 1919, la Germania firmò il trattato di pace di Versailles, ma più che trattato fu un Diktat,
costretta a firmare previa occupazione militare del territorio e blocco economico. Le condizioni firmate
furono dure, volute soprattutto dai francesi che volevano la Germania annientata. La Francia recuperò
l’Alsazia e la Lorena , alcuni territori orientali della Germania furono ceduti alla Polonia , in particolare un
corridoio di terra, detto polacco, che permetteva alla Polonia di avere uno sbocco a mare grazie al porto di
Danzica sul Mar Baltico. Le colonie d’oltremare tedesche furono divise tra Francia, Gran Bretagna e
Giappone.

La Germania fu costretta a risarcire ai vincitori, a titolo di riparazioni di guerra, i danni subiti nel conflitto. Le
fu imposto di abolire la leva militare, dovette rinunciare alla marina da guerra, l’esercito fu notevolmente
ridotto e la Renania venne smilitarizzata, città ricca di minerali e fortemente industrializzata, presieduta
infine per quindici anni da truppe francesi, britanniche e belghe.

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