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LA RIVOLUZIONE RUSSA
IL CLIMA BELLICO EUROPEO
PERDITA DELL’EGEMONIA
Già nel 1914, l'Europa mostrava i primi segni di crisi politica ed economica, infatti la sua
influenza, e quindi il suo dominio, sui territori dell’Africa e dell’Asia veniva sempre meno a causa
della nascita di nuove potenze in questi, che istauravano nuove rivalità commerciali.
In Europa l’aumento di tensioni tra vecchie rivalità (Austria-Russia per i Balcani, Germania contro
Francia e Gran Bretagna), la contrapposizione di grandi potenze e la corsa agli armenti,
avrebbero presto favorito lo scoppio della guerra
Nonostante le proteste di minoranze pacifiste e dei socialisti, classi dirigenti e opinioni pubbliche,
visto anche il grande sviluppo industriale che aveva caratterizzato l’Europa in quegli anni,
reputavano la guerra come un’occasione di confronto tra potenze e una buona occasione di
guadagno per il proprio paese, oltre che al potenziale sviluppo di molte alte carriere.
I giovani, invece, soffocati dalla monotona realtà delle industrie e del benessere puramente
materialistico, vedevano nella guerra un’opportunità di risveglio per la società e per gli ideali
eroici e patriottici abbandonati già da tempo.
REAZIONE A CATENA
Nonostante il clima di guerra europeo, alcuni degli avvenimenti che portarono poi alla guerra
furono accidentali o decisioni di governi individuali.
Le mosse belliche dei governi erano ampiamente appoggiate e approvate dalle classi dirigenti e dal
popolo, sottovalutando la gravità della guerra che stavano incominciando. Persino i partiti socialisti
tedeschi, inglesi e francesi si schierarono a favore del conflitto; così facendo, tramontò
l’associazione sindacalista la Seconda Internazionale.
Gli ultimi paesi ad entrare in guerra furono il Giappone nell’agosto del 1914, dichiarando guerra
alla Germania, con la speranza di conquistarne i territori nel pacifico, e l’Italia nel maggio del
1915, schierandosi contro i suoi ex-alleati, l’Austria e la Germania.
Infine, nel 1917, entrarono in guerra, a favore della TRIPLICE INTESA (Gran Bretagna, Francia e
Italia, poiché la Russia uscirà prima dell’entrata degli USA), gli Stati Uniti.
LA NEUTRALITÁ ITALIANA
Nel 1914, a guerra appena iniziata, il governo italiano di Antonio Salandra dichiara la neutralità,
mettendo d’accordo tutte le forze politiche, ignorando l’ALLEANZA con Austria e Germania, poiché
questa obbligava l’ingresso in guerra solo se uno dei paesi alleati fosse stato attaccato.
Nonostante ciò, l’Italia entra in guerra nel maggio del 1915, a fianco della TRIPLICE INTESA, contro
l’Austria e la Germania, con la speranza di recuperare una volta per tutte le terre irredente,
garantite dall’Intesa nel PATTO DI LONDRA.
1. INTERVENTISTI
Tra i principali sostenitori della scelta interventista troviamo i partiti della sinistra italiana,
speranzosa nella nascita di un’Europa post-guerra DEMOCRATICA; trovarono l’appoggio di
gruppi liberali-conservatori e figure come quella di Sidney Sonnino.
2. NEUTRALISTI
Tra i sostenitori della neutralità troviamo invece Giolitti e i suoi sostenitori, e parte del mondo
cattolico, partendo da papa BENEDETTO XV, che non ritenevano l’Italia preparata per il
conflitto,
Il partito socialista italiano condannò fermamente la guerra, l’unico leader socialista a sposare
l’idea interventista fu BENITO MUSSOLINI.
L’ENTRATA IN GUERRA
Il governo italiano, dopo aver ricevuto pieni poteri dalla Camera, viste le imponenti manifestazioni
e la volontà del re, dichiara guerra all’Austria il 23 MAGGIO 1915 schierandosi dalla parte della
Triplice Intesa. L’Italia già da un anno, mentre manteneva una posizione neutrale sperando di
ottenere in cambio dall’Austria parte delle terre irredenti, aveva avuto segretissimi contatti con
Francia, Gran Bretagna e Russia, finendo per stipulare il PATTO DI LONDRA il 26 APRILE 1915.
In caso di vittoria, l’Italia avrebbe ottenuto il TRENTINO, la VENEZIA GIULIA, PARTE DELLA
DALMAZIA e la PENISOLA ISTRIANA.
LO STALLO OCCIDENTALE
IL FRONTE ITALIANO
Le forze austroungariche non si fecero intimidire dalla nuova alleanza italiana e mantennero
posizioni difensive lungo l’ISONZO e le alture del CARSO, schieramenti che gli italiani, sotto la
guida di Luigi Cardona, non riuscirono a penetrare: nel 1915 persero ben 4 battaglie, e l’anno
successivo (1916) a fatica respinsero l’attacco austriaco STRAFEXPEDITION proveniente dal
Trentino.
Questo suscitò una grande preoccupazione nel paese, tanto da costringere Salandra alle
dimissioni e la formazione di un GOVERNO DI COALIZIONE NALIZIONALE, sostituendo Cardona
con PAOLO BOSELLIO, sostituzione che non portò comunque alcun vantaggio all’esercito
italiano.
IL FRONTE FRANCESE
Allo stesso modo, gli schieramenti francesi rimasero immobili quasi tutto il 1915, fino a quando
i tedeschi, nel 1916, prepararono un’offensiva contro la piazzaforte di VERDUN.
La battaglia si prolungò per più di 4 mesi, portando gravi perdite a entrambe le parti;
complessivamente, contando anche il contrattacco (fallimentare) degli inglesi sul fiume
Somma, si contarono circa 1 milione di perdite.
DINAMISMO ORIENTALE
FRONTIERE ORIENTALI
Nonostante ciò, gli Imperi centrali nel 1915 riuscirono a respingere i russi da gran parte della
Polonia, e ad eliminare la Serbia dal conflitto. Con l’obiettivo di allentare la pressione sulle
frontiere russe, gli inglesi sferrarono un attacco NAVALE nello stretto dei DARDANELLI,
colpendo quindi la Turchia, uno degli alleati più potenti degli Imperi centrali; anche questo
tentativo risultò un sanguinoso fallimento.
Questo però non tolse agli inglesi il dominio navale, questi, infatti, riuscirono a mettere fuori
gioco le navi tedesche, costrette a rientrare in porto, dopo una cruenta battaglia nei pressi di
JUTLAND.
LA VITA IN GUERRA
LA VITA IN TRINCEA
Le trincee, inizialmente costruite come rifugi provvisori, da cui preparare l’attacco contro i
nemici, diventarono ben presto delle vere e proprie sedi permanenti in prima linea (i più
esposti), in cui i soldati arrivavano a passare intere settimane senza ricevere il cambio.
Le condizioni in cui questi si trovavano erano disumane, infatti non vi era alcun rifugio, non solo
dai bombardamenti nemici, ma neanche dagli agenti atmosferici; le poche volte in cui i soldati
abbandonavano le proprie postazioni fisse era per rischiosi sabotaggi notturni o per lanciarsi
all’assalto.
LE CONDIZIONI DISUMANE
Tali condizioni non poterò che danneggiare le condizioni fisiche degli uomini e la loro salute
mentale, ben presto, infatti, scomparve l’entusiasmo patriottico e la guerra si trasformò in un
vero e proprio flagello, visto tale, già da tempo, dai soldati di origine contadina che
sconoscevano gli “ideali” della guerra. Per questi motivi, molti soldati cominciarono a
manifestare il proprio rifiuto individualmente (autolesionandosi per essere spostati dal fronte),
o più raramente, con vere e proprie ribellioni collettive.
La vita civile
Anche le vite abitanti civili, non coinvolti direttamente nel conflitto, furono stravolte dalla
guerra, molti infatti dovettero lasciare le proprie case e terre per fuggire ai vicini campi di
battaglia, ritrovandosi poi in un paese nemico a quello d’origine.
Molte minoranze etniche cominciarono ad essere perseguite e controllate proprio per questo
motivo: erano considerati infedeli, quindi nemici, allo stato in cui vivevano.
È il caso degli ARMENI, popolazione cristiana del Caucaso, deportata e sterminata dai turchi
nella primavera-estate del 1915, poiché accusata di collaborare con il nemico russo.
L’economia
Durante gli anni della guerra, subì una forte crescita il settore metallurgico/industriale: era
necessario produrre grandi quantità d’armi. Lo sviluppo fu tale da impedire il controllo dello
Stato sul mercato industriale, che non poté fare a meno di piegarsi alle leggi stabilite
dall’industria stessa.
D’altra parte, invece, la produzione agraria, e più in generale il settore primario, entrò in una
fase di decadenza, lasciando spazio a quello secondario: i raccolti furono soggetti a un REGIME
DI REQUISIZIONI e si impose un RAZIONAMENTO DEI BENI DI PRIMA NECESSITÁ.
LA SITUAZIONE ITALIANA
Durante i primi mesi del ’17, CARLO I, nuovo imperatore austro-ungarico, aveva avviato le
pratiche per una pace, vista la stanchezza degli eserciti e l’incremento di potere che alcuni
gruppi indipendentisti cominciavano ad avere, che però fu respinta dall’Intesa.
La guerra continua e l’Austria rafforza il suo esercito con uomini provenienti dalle frontiere
russe, ormai fuori gioco. Il nuovo esercito austriaco, il 24 OTTOBRE 1917, penetra
violentemente le frontiere italiane nei pressi di Caporetto, costringendo i soldati italiani a
ritirarsi presso PIAVE.
Dopo il fallimento d’ottobre, al governo sale VITTORIO EMANUELE ORLANDO e il generale
Cardona viene sostituito da ARMANDO DIAZ, che si mostra molto più attento alle esigenze
dell’esercito, cercando di migliorarne le condizioni materiali e morali, queste a loro volta
accresciute dalla guerra difensiva che gli italiani si ritrovano a combattere per scacciare il
nemico dalla propria patria (ritorno senso di PATRIOTTISMO).
LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE
Dopo la caduta dello zar in Russia si instaurò un governo provvisorio, formato dai MENSCEVICHI,
SOCIAL-RIVOLUZIONARI e rappresentanti del PARTITO DEI CADETTI, rimasero esclusi solamente i
BOLSCEVICHI, guidati da Lenin.
SOCIALISTI LIBERAL-MODERATI
MENSCEVICHI BOLSCEVICHI SOCIAL-RIVOLUZIONARI PARTITO CADETTI
-Democrazia europea -Democrazia russa -Appoggio masse -Costituzionali-
contadine democratici
Il governo provvisorio era affiancato da SOVIET, consigli con all’interno membri eletti direttamente
dai lavoratori, che iniziavano a respingere l’idea di un’autorità centrale e volevano porre fine alla
guerra. Per questo i soviet furono fonte di forte opposizione rispetto al governo.
Tutti questi motivi servirono quindi da supporto alle TESI D’APRILE del 1917 di Lenin, un
documento di 10 punti con l’obiettivo di conquistare la maggioranza nei soviet, mediante la
richiesta di pace in Europa e dare maggiore potere agli operai.