Sei sulla pagina 1di 78

lOMoARcPSD|11231298

Novecento (sintesi)

Storia Contemporanea (Università di Bologna)

Studocu non è sponsorizzato o supportato da nessuna università o ateneo.


Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)
lOMoARcPSD|11231298

NOVECENTO
LEZIONI DI STORIA CONTEMPORANEA
Raffaele Romanelli

CAPITOLO I
UNA GRANDE GUERRA

Antefatto
La Serbia era agitata da nazionalismi e su di lei gravava l’interesse dell’Austria-Ungheria che già
nel 1907 aveva annesso la Bosnia e l’Erzegovina. Francesco Ferdinando d’Asburgo, nipote
dell’imperatore Francesco Giuseppe, si recò a Sarajevo, capitale della Bosnia, con la moglie Sofia
il 28 giugno 1914. Era un viaggio di rappresentanza e propaganda, che però capitava in un giorno
simbolo del dominio straniero sulla popolazione serba quando, era infatti l’anniversario della
sconfitta dei serbi ad opera dei turchi nel 1389.
Tra la folla che assisteva al cerimoniale viennese c’erano dei militanti della “Mano nera”, gruppo
nazionalista di serbo-bosniaci. Uccisero il principe e sua moglie.
L’Austria-Ungheria riteneva la Serbia responsabile.
La Russia si atteggiava a garante della Serbia ed era legata dalla Francia, entrambe temevano la
Germania con cui l’Austria-Ungheria era legata sia dal Trattato della Triplice Alleanza (in più l’Italia)
dal 1882 e dal Trattato dei tre imperatori.

Vienna, ottenuto il consenso da Berlino, lanciò un durissimo ultimatum alla Serbia e di lì a due
giorni, il 28 luglio, dichiarò guerra.
Il 30 luglio lo zar Nicola II firmò l’ordine di mobilitazione generale.
La Germania era accerchiata e dovette attaccare su due fronti: Francia ad ovest, Russia ad est.
Il Belgio si era dichiarato neutrale, ciononostante le truppe tedesche lo invasero il 4 agosto.
In appoggio al Belgio e alla Francia intervenne la Gran Bretagna.
Il 23 agosto il Giappone, legato alla Gran Bretagna, entrò nel conflitto.
Mentre l’impero Ottomano entrò a fianco degli “imperi centrali”.

Una guerra "nuova"


L’immaginario collettivo ancora aveva una concezione letteraria della guerra spazio dove
esprimere il valore individuale eroico. Ma presto fu chiaro che le nuove armi, i nuovi veloci mezzi di
trasporto e comunicazione avevano completamente trasformato il modo di fare la guerra che era
l’antitesi del suo ideale letteraio. Il primo conflitto mondiale fu una guerra di statica, di posizione e
logoramento. I soldati speravo di trovare alla guerra una sottrazione all’anonimato e alla routine,
ma invece trovarono nel conflitto la morte anonima. La morte non arrivava da un duello, ma da una
pallottola sparata da lontano, da una bomba, da una mina. Il nemico non aveva volto, ed era
disumanizzato.

Le trincee furono inquietanti scenari di nazionalizzazione dove persone proveniente da parti


diverse della medesima nazione che non parlavano la stessa lingua furono obbligate e convivere e
comunicare.

Eserciti così grandi non erano mai stati mobilitati e mai tanto a lungo. Morirono in questa guerra più
persone di tutte le altre guerre, circa 10 milioni o 13, a seconda delle fonti. Grandi numeri anche
nella produzione di armi.

Economia di guerra → Il libero mercato viene meno per le esigenze belliche. L’intero comparto
industriale viene sottoposto ai comandi militari, e produce per un solo grande acquirente che è lo
Stato, pronto a comprare tutto senza preoccuparsi di produrre inflazione o sottoconsumo. L’intero
capitalismo industriale cambiò aspetto, la guerra divenne una macchina organizzativa complessa.
Nacque da lì il fascino di un’economia pianificata (soprattutto presso i socialisti). Il processo di
riconversione in un’economia di pace sarà complicato per molti paesi.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Il lavoro femminile → Gli uomini sono in guerra, e le donne diventano soggetti economici e politici
diventando lavoratrici, e fuoriescono dalla dimensione prettamente privata, domestica, sviluppando
un’emancipazione dalla quale non torneranno indietro.

Gli eventi
I tedeschi avevano un loro piano di guerra ben studiato dal conte von Schlieffen che prevedeva un
primo fulmineo attacco ad ovest che avrebbe annientato la Francia in 39 giorni, tempo di volgersi
ad est, e che prevedeva l’invasione del Belgio.

Il Belgio, neutrale, rifiutò l’ultimatum tedesco facendo saltare i ponti attorno a Liegi. I tedeschi però
riuscirono ad invadere il territorio e colpirono la città di Loviano, centro culturale di prima
importanza, uccidendo i civili. La strage di Loviano colpì fortemente l’opinione pubblica europea
spingendo gli inglesi ad entrare in guerra. I tedeschi sapevano bene di aver commesso un grave
atto, ma lo giustificavano secondo la logica della guerra per la sopravvivenza.

I francesi, con l'aiuto degli inglesi, respinsero l’invasore: era la fine del piano Schlieffen.

Sul fronte orientale, intanto, i Russi avevano occupato parte della Prussia orientale, cuore del
Reich. I tedeschi dovettero richiamare alcune truppe dal fronte occidentale per intervenire contro i
russi ed li sconfissero in due grandi battaglie: Masuri e Tannenberg.

-ITALIA:
1914 → L’Italia si era dichiarate neutrale (Triplice Alleanza = era difensiva, e non aveva valore in
questo caso).

Contrari alla guerra:


• La maggioranza parlamentare che non pensava l’Italia fosse pronta ad
affrontare la guerra e che prospettava possibili vantaggi territoriali da parte dell’Austria-
Ungheria nel caso avesse mantenuto la neutralità;
• I cattolici che aderivano alle parole di pace di Papa Benedetto XV;
• I socialisti, che non fecero come i partiti fratelli allineandosi agli interessi
nazionali ma si dichiararono ostili alla guerra.

Favorevoli alla guerra:


• I vari movimenti di opinione che prospettavano un’alleanza con l’Intesa
(soprattutto giovani borghesi del ceto medio urbano che volevano sfuggire allo squallore del
vivere quotidiano);
• I partiti della destra nazionalisti, che vedevano nella guerra un’occasione
fortificazione nazionale. A livello mediatico facevano più scalpore gli slogan interventisti che
acquistarono sempre più seguito.

Benito Mussolini → Dirigente del partito socialista e direttore dell’Avanti, dopo aver condotto una
campagna per la neutralità, passò improvvisamente al fronte interventista e ciò gli costò
l’espulsione dal partito e la rimozione dall’incarico. Fondò un nuovo giornale “il Popolo d’Italia” che
si fece portavoce del fronte interventista.

Il Patto di Londra (1915) → Salandra firmò un accordo segreto, con le forze dell’Intesa, che
impegnava l’Italia ad andare in guerra.
Il re appoggiava questo indirizzo, le folle manifestavano in piazza a favore della guerra.

Scontri sui mari


I tedeschi, prima dello scoppio della guerra, avevano investito nella marina per eguagliare
l’Inghilterra nella sua potenza marittima.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

La battaglia dello Jutland (1916) → Gli inglesi decisero quindi di contenere i possibili attacchi
tedeschi e ci fu soltanto uno scontro navale, il più grande che si era mai visto, con 250 navi da
guerra. Entrambe le forze si attribuirono la vittoria, anche se i tedeschi avevano avuto più perdite.

I tedeschi decisero allora di mettere in difficoltà l’Inghilterra attraverso un blocco navale con i
sottomarini che affondassero le navi mercantili che rifornivano l’Inghilterra. La guerra sottomarina
era senza regole, non rispettava le leggi del mare (si avvertiva prima di affondare una nave
mercantile, in modo tale che l’equipaggio si mettesse in salvo). Nel 1915 fu affondata una nave
inglese con numerosi americani e l’episodio fece infiammare l’opinione pubblica americana. Ciò
suggerì alla Germania di sospendere gli attacchi.

Nelle colonie
In Africa, la guerra nelle colonie ebbe minor risalto. Il Togo tedesco cadde presto nelle mani inglesi,
mentre l'Africa sudorientale e il Senegal furono occupati. Soltanto la Tanzania resistette.

Nel Pacifico, la Germania perse, ad opera dei Giapponesi, le isole Marianne e Caroline acquistate
nel 1899.

L’Impero ottomano → Era in decomposizione da anni: durante l'Imperialismo (1880-1915), non


era riuscito a difendere i suoi territori, in Nord Africa, dagli europei. Ora, tentò di attaccare il canale
di Suez (aveva ancora il formale controllo dell’Egitto), ma nel frattempo gli inglesi detronizzarono il
viceré e imposero il protettorato sull’Egitto. Il sultano Maometto V proclamò la guerra santa contro
gli infedeli, sperando di coinvolgere i musulmani delle varie province dell’impero, ma non ebbe
molto successo: non tutti gli abitanti dell’impero ottomano erano musulmani e non tutti i musulmani
erano turchi.

Accordi Sykes-Picot (1916) → Sykes e Picot erano gli inviati, rispettivamente, del governo
inglese e francese, e si accordarono per spartirsi la zona Medio-Orientale (Siria, Iraq, Libano,
Palestina, Bassora etc.).

La Russia esce dalla guerra


Contro l’Impero ottomano si scagliarono anche i russi, attaccandoli e vincendoli lungo le montagne
del Caucaso. L’esercito russo contava circa 15 milioni di uomini, ed era il più grande mai visto,
tuttavia la Russia non aveva le strutture delle industrie e delle comunicazioni per sostenere una
mobilitazione di questa portata. Nel 1915, a causa di un'offensiva austro-tedesca, perse la Lituania,
la Galizia e la Polonia. Nel 1917 l’esercito raggiunse la cifra di 17 milioni di uomini (circa il 37%
della forza lavoro maschile) e il sistema collassò.

San Pietroburgo (1917) → L’inflazione, le penurie alimentari e la crisi produttiva portarono la città
a essere percorsa da colonne di manifestanti, soprattutto donne che protestavano contro il
caroviveri. L’agitazione dilagò, e furono assaltate le stazioni di polizia e liberati i prigionieri politici.
Le truppe si rifiutarono di sparare sulla folla, i parlamentari della Duma rifiutarono di sciogliersi,
disobbedendo all’ordine dello zar che decise di abdicare, ma nessuno volle prendere il suo posto. I
parlamentari formarono un governo provvisorio composto per lo più da liberali e socialisti.

Lenin → Era uno dei capi del partito bolscevico, in esilio dal 1900 in Svizzera. Fu aiutato a
rimpatriare dai tedeschi che volevano destabilizzare l’impero russo. Lenin aveva teorizzato che la
rivoluzione fosse possibile in Russia, anche se era un paese fortemente agricolo: attraverso
l’alleanza delle masse contadine e degli operai, guidate da un partito di rivoluzionari di professione,
era possibile la Rivoluzione e la demolizione del capitalismo saltando alcune fasi della teoria
marxista. La dottrina fu detta marxismo-leninismo.

Le Tesi di aprile - Lenin → Sostenne che la fase democratico-borghese della rivoluzione si era
conclusa e che bisognava abbattere il governo provvisorio per dare l’intero poter ai Soviet.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Considerato un irrealista e un visionario, alla fine convinse molti.

La Rivoluzione d'ottobre (novembre nel nostro calendario) - 1917 → Il Comitato rivoluzionario


militare (creato da Lenin) si impadronì delle stazioni, delle poste, dei ponti della città di Pietrogrado
(San Pietroburgo) ed espugnò il Palazzo d'inverno, senza combattimenti, luogo simbolo del potere.
Furono arrestati i membri del governo provvisorio.
La terra fu nazionalizzata e distribuita ai contadini che già se la stavano prendendo in un
crescendo di brutalità. Dopo 2 ore dall’arresto dei ministri fu proposto un armistizio immediato.

La Russia era uscita dalla guerra e, qualche mese più tardi, dovette firmare la dura Pace
separata, perdendo molti territori e dovendo riconoscere l'indipendenza ad altri.

CAPITOLO II
IL PRINCIPIO NAZIONALE

La strage di Caporetto (1917) → Sul fronte italiano, lungo il fiume Isonzo, le truppe austro-
tedesche ruppero alcune linee, penetrarono in profondità e aggirando le difese italiane per poi
attaccarle alle spalle. Molti soldati si ritirarono senza ricevere l’ordine di farlo, soprattutto per il
crollo morale. Il generale Cadorna teneva la disciplina militare con il controllo ferreo e con il terrore.
Dopo Caporetto, Cadorna fu rimosso dall’incarico e sostituito con Armando Diaz.

La “leva del ‘99” → Iniziarono a essere chiamati a combattere ragazzi di 17/18 anni: era il simbolo
di un estremo sforzo militare. Cambiò l’atteggiamento che si aveva nei confronti delle masse
chiamate a combattere: furono istituite politiche assistenziali che davano polizze assicurative per la
vita, concedevano esoneri agricoli, furono create le Case del soldato, centri assistenziali per le
truppe, venivano stampati giornali di frontiera dove operavano intellettuali che provvedevano a
tenere alto l’umore delle truppe, a coinvolgerli nello sforzo nazionale della guerra. Fu creato un
corpo scelto di truppe di assalto.

1918 → Con l’aiuto di truppe inglesi, francesi e poi americane gli italiani riuscirono a respingere
nuove offensive austriache sul Piave fino a che lo attraversarono penetrando nel territorio imperiale
e costringendo alla resa l’esercito nemico dopo la sconfitta presso Vittorio Veneto.
Gli austriaci firmarono la resa il 4 novembre 1918 che divenne festa nazionale, in memoria della
prima grande vittoria degli italiani.

Gli Stati Uniti


Gli americani entrarono in guerra nell’aprile del 1917, poco prima che la Russia ne uscisse.
Già coinvolti nella guerra erano i loro capitali e le loro industrie che guadagnavano sostenendo lo
sforzo bellico soprattutto dell’Intesa, e in parte anche degli imperi centrali.

I sottomarini tedeschi avevano affondato tre navi mercantili americane, ed era stato intercettato un
dispaccio tedesco che proponeva al Messico un’alleanza anti-americana con la prospettiva di fargli
riconquistare i territori del New Mexico, dell'Arizona, e del Texas.

Il contributo americano non fu soltanto di soldati, ma di soldati che non avevano vissuto la
logorante esperienza della trincea.

I 14 punti di Wilson → Il presidente americano, inizialmente neutralista, scelse di intervenire con


l’obiettivo di ottenere una pace che desse al mondo un assetto pacifico e stabile, da ottenere
attraverso l’adesione, da parte di tutte le potenze coinvolte nel conflitto, a norme e principi che
aveva elencato in 14 punti che, in linea generale, avrebbero prodotto i seguenti cambiamenti:
1) fine della diplomazia segreta;
2) libertà di commercio e navigazione;
3) autodeterminazione dei popoli;

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

4) riduzione degli armamenti.

Con gli Stati Uniti si unirono allo schieramento anche: la Grecia, Cuba, Panama, Siam, Liberia,
Cina, Brasile e, nel 1918, Guatemala, Nicaragua, Costa Rica.

Gli ultimi risvolti


• L’Impero ottomano firmò l’armistizio il 30 ottobre 1918;
• Il 4 novembre lo firmò l’Austria sul fronte italiano;
• L’Ungheria da tempo formalmente autonoma si affrancò dall’Impero;
• Serbi, croati, sloveni formarono un governo provvisorio degli Slavi del Sud, il
“regno di serbi, croati e slavi” che, nel 1929, divenne una dittatura e prese il nome di
Jugoslavia;
• Le ex province russe divennero stati autonomi e indipendenti di Polonia,
Estonia, Lettonia e Lituania, secondo il principio di Wilson dello sviluppo autonomo delle
nazionalità;
• I tedeschi si arresero il 28 novembre, dopo che si ammutinò una flotta nel
porto di Kiel e che il generale Ludendroff, ordinando di continuare a combattere, dovette
dare le dimissioni. Il Kaiser dovette nominare cancelliere il socialista Ebert, abdicò e
nessuno volle succedergli. La Germania era già una Repubblica.

CAPITOLO III
IL COMUNISMO IN RUSSIA

Guerra civile (1918-1921) → Le due fazioni erano:


1) Armata rossa - bolscevichi (Lenin). A capo dell'organizzazione militare c'era
Trockij (organizzazione e disciplina ferrea);
2) Armata bianca - menscevichi (resistenze provenienti dalla lealtà zarista).

Il colpo di stato (1917) → L'armata rossa ebbe la meglio e, con la presa del Palazzo d'inverno, i
dirigenti dell'esercito diventarono i dirigenti del partito.

Dittatura militare → Struttura del comando simile a quella delle gerarchie militari: i dirigenti
vengono nominati dall’alto, e vi è obbedienza passiva dei sottoposti. Nel regime bolscevico, a
dominare l’apparato statale era un solo partito, quello comunista, che doveva essere monolitico, ad
una voce sola, non frazionato.

Esautorare i soviet → Fu una delle prime operazioni del governo bolscevico, e puntava a
eliminare qualsiasi mediazione fra il potere verticale dello Stato e il popolo. Esautorare i soviet
significava spezzare il sogno di un contropotere dal basso, collegiale. La dittatura del proletariato,
per Lenin, doveva rappresentare un'autorità non impastoiata da alcuna legge, fondata direttamente
sulla forza.

Tra i vari cambiamenti, furono:


⁃ vietati gli scioperi;
⁃ sciolti i sindacati;
⁃ istituiti tribunali rivoluzionari;
⁃ cancellata la libertà di parola.

Entrava, nella storia del '900, la negazione del confronto politico e l'annientamento dell'avversario.

Ceka → Un servizio segreto istituito per la lotta alla controrivoluzione. Un decreto legittimò
l’esecuzione sul posto senza processo.

1918 → Vennero istituiti i campi di lavoro forzato, dove i nemici interni venivano forzatamente

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

traferiti.

Comunismo di guerra (1918-1921) → L'insieme di provvedimenti economici e sociali visti come


una necessaria reazione alla situazione critica in cui versava il paese (guerra civile, minaccia
dell'intervento straniero, economia disastrata dalla prima Guerra mondiale e dalla recente
rivoluzione). Sebbene, nella dottrina marxista, il socialismo necessitasse di una società con alla
base un'accomulazione di capitale, Lenin sperava di poterlo realizzare a pochi anni dalla presa del
potere. Lo stesso Lenin avrebbe riconosciuto l'errore nel 1921, anno di abbandono del comunismo
di guerra in favore della NEP (nuova politica economica).

Ambivalenze
Le resistenze interne al regime bolscevico provenivano soprattutto dai contadini e dalle minoranze
nazionali.

I contadini → Richiedevano forme di autogoverno, libera produzione, l’accesso al mercato.


L’atteggiamento del regime vide l’alternarsi di repressioni e concessioni. La repressione aveva
anche legittimazione ideologica in quanto, nella teoria marxista, le rivendicazioni democratiche o
socialiberali (tanto più provenienti da soggetti come contadini) erano considerati retrivi, feudali o
borghesi. Tuttavia la maggior parte della popolazione russa era contadina e furono fatte delle
concessioni.

La nazionalità → Anche nei confronti delle nazionalità la politica bolscevica fu ambivalente: da un


lato proclamava l’eguaglianza della lingua e della cultura dei vari popoli, dall’altra conduceva una
politica di denazionalizzazione e russificazione.

L'economia: il Gosplan (1921) → Questo ufficio venne fondato per la pianificazione di programmi
quinquennali, con lo scopo di controllare l'economia e risollevarla dall'iperinflazione (causa del
crollo dei salari), generata dalla nazionalizzazione delle industrie e delle banche e dal monopolio
dello Stato sul commercio estero.

NEP (1921) → Introdusse parziali liberalizzazioni dell’economia. Permise una graduale ripresa
dell’economia attraverso la denazionalizzazione di alcune imprese, la creazione di piccole imprese
private, il commercio interno liberalizzato.

URSS (1922) → Nacque dall'unione delle repubbliche socialiste sovietiche, dalla fusione della
Russia con l’Ucraina, la Bielorussia e la Transcaucasica.

Le ripercussioni in Occidente
La Germania - i Freikorps → Nel 1919, i comunisti aderenti alla Lega di Spartaco, guidati da
Rosa Luxenburg e Liebknecht, insorsero a Berlino dichiarando decaduto i governo Ebert, e in
aprile fu proclamata la Repubblica di Baviera. Furono creati, con l’appoggio del governo, i
Freikorps (Corpi Franchi), gruppi paramilitari che repressero nel sangue la rivolta di Berlino, e
misero fine alla Repubblica di Baviera. Luxemburg e Liebknecht furono trucidati.

L'Ungheria - Bela Kun → Si formarono consigli di operai e di soldati, che misero al potere il
socialista Bela Kun, obbligato poi a dare le dimissioni in seguito all’invasione dei rumeni e di cechi
sostenuti dall’Intesa. Fu proclamata allora una repubblica controrivoluzionaria.

L'Italia - il biennio rosso (1919-1921) → Si ebbe una serie continua di scioperi, spesso miranti al
rovesciamento degli ordinamenti liberali. Questo martellante attacco alle istituzioni borghesi, privo
di concreti sbocchi rivoluzionari, smosse l’opinione pubblica, la dura reazione padronale e la
politica che, poi, armò il fascismo. In Italia, il partito Comunista nacque nel 1921, durante il
Congresso del Partito socialista a Livorno, dove l’ala di estrema sinistra fra i cui membri vi erano
Gramsci, Togliatti, Tasca fuoriuscì dal partito per formare il PCI.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Comintern (1919) → La Terza Internazionale Comunista, che sostenne ovunque la formazione di


partiti comunisti (non socialisti) che dovevano anteporre gli interessi del proprio paese a quelli
dell’URSS seguendo le direttive dei dirigenti sovietici.

Lo spettro del comunismo era ora sostenuto da una potenza mondiale. Per competere con la sfida
rivoluzionaria, molte democrazie occidentali amplificarono le politiche sociali, adottando misure di
forte intervento statale nella vita economica e sociale. Da'altra pare, però, la minaccia del
comunismo coagulò le forze conservatrici.

Stalin
Lenin morì nel gennaio del 1924. Per la sua successione, si scontrarono diversi capi bolscevichi,
fra cui Trockij, Bucharin e Stalin.

Vinse Stalin, intimo di Lenin (anche se questi, nel suo testamento, aveva proposto di rimuoverlo
dalla carica di segretario dell’URSS ritenendo la sua politica troppo grossolana e brutale).

• Stalin → Dottrina del “Comunismo in un paese solo” (la rivoluzione può


realizzarsi in un solo paese);
• Trockij → Dottrina della “Rivoluzione permanente” (il comunismo si deve
realizzare attraverso la rivoluzione del proletariato mondiale).

Trockij fu espulso dal partito nel 1929 e fatto uccidere da un sicario di Stalin nel 1940 a Città del
Messico.

Stalin voleva rafforzare il regime comunista sovietico, obiettivo da raggiungersi con lo sviluppo
forzato, e diretto dallo Stato, dell’industria, in particolare quella militare. Così, venne ripreso il
Comunismo di Guerra (decisione politica, economica e militare nelle mani del Partito, che si
identificava con il leader. Qualsiasi opposizione veniva abbattuta con forza e violenza dallo Stato.

Sviluppo accelerato → Il Gosplan fissò gli obiettivi da raggiungere, e Stalin adottò una visione
teleologica (la realtà avrebbe dovuto adattarsi ai fini). Piani quinquennali si succedettero (1928,
1932 e 1937), pianificando un’economia che desse priorità allo sviluppo dell’industria pesante e
militare.

Holodomor - la lezione di Stalin → Tutte le risorse dovevano essere dirette a sostenere questo
sviluppo accelerato, e perciò era necessario uno sfruttamento estremo delle campagne. Ne seguì
una vera e propria guerra ai contadini, che furono deportati nei campi di lavoro forzato. I villaggi
affamati dell’Ucraina, del Kazakistan e del Caucaso, per ordine di Stalin, che voleva impartire una
lezione, furono isolati e lasciati morire di fame. I risultati di questa carestia artificiale furono
drammatici: milioni di morti, villaggi in miseria tanto che sono accertati casi di cannibalismo. In
Ucraina viene ricordata questa strage “Holodomor”. La stampa taceva.

Per gli europei → Agli occhi europei, male informati, l’incredibile e velocissimo sviluppo industriale
sovietico fomentava chi era deluso dalla democrazia e la sua mancanza di energie.

Il mito dell’operaio lavoratore → Una nuova immagine dell’operaio che accompagnava


l’industrializzazione forzata. Questo cambio d’immagine, tuttavia, non corrispondeva ad una
politica di assistenza agli operai, ma serviva piuttosto a un’occultamento dell’inasprimento delle
loro condizioni di vita.

1936 → Stalin proclamò una seconda costituzione.

I gulag e le grandi purghe → Il comunismo stava assumendo l’aspetto di un corpo ormai adulto

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

che doveva difendersi da elementi patogeni. Tra il 1936 e il 1938, si tennero dei processi giudiziari
diretti contro la classe dirigente sovietica, accusata di tradimento (molti erano anche quadri del
partito che ostacolavano Stalin). L’obiettivo di essi non era la ricerca di una verità giudiziaria, ma
mandare un monito di obbedienza. Stalin, con questo sistema, si liberò di tutte le sue spine nel
fianco, assumendo il potere indiscusso. Dietro le quinte dei processi che colpivano i quadri del
partito scomparivano nei gulag (campi di concentramento), silenziosamente, milioni di persone. I
gulag non avevano la finalità di puro sterminio, ma avevano la funzione di alimentare, con il lavoro
forzato, l’industrializzazione accelerata dell’URSS. Tuttavia, date le condizioni terribili ed inumane
in cui i deportati vivano nei gulag, si può anche pensare ad uno sterminio intenzionale.

Negli oltre 500 campi dell’arcipelago gulag, sarebbero state rinchiuse oltre 2 milioni di persone.

CAPITOLO IV
DEMOCRAZIA E ANTIDEMOCRAZIA

Trattati di pace
Prendevano a modello il programma dei 14 punti di Wilson che promuoveva l’autodeterminazione
delle nazionalità, il libero commercio e la libera navigazione, la riduzione degli armamenti e, per
controbilanciare il proliferare di sovranità autonome, l’istituzione di un “società generale delle
nazioni”.

La Società delle Nazioni (1920) → Fu fondata alla conferenza di Pace di Parigi (1919-1920). La
società, con sede a Ginevra, nella neutrale Svizzera, nasceva però debole, perché non ne
facevano parte gli Stati Uniti, la Russia rivoluzionaria e la sconfitta Germania.

Il Medio Oriente
I mandati → Ambigua formula istituzionale con cui venne frazionata l’area mediorientale. Si
vennero a formare, quindi, una serie di stati: nonostante gli fosse riconosciuta l’indipendenza
formale, questi erano posti sotto la tutela dei paesi occidentali. La formula del mandato si
conciliava con il principio wilsoniano dell’autodeterminazione dei popoli, secondo la visione per cui
in quelle aree vi erano popolazioni con un grado basso di civiltà, incapaci di reggersi da sé e,
pertanto, da porre sotto tutela dei progrediti stati occidentali.

Di fatto, però, i confini dei nuovi stati venivano disegnati con poco rispetto per la geografia e per la
storia, seguendo gli interessi delle potenze tutelanti (es: trattati Picot-Sykes). Iniziarono a nascere
movimenti panarabi, che prospettavano la costruzione di unico grande Stato Arabo.

Ai confini del Medio Oriente, vi erano l’Afghanistan e la Persia:


• Afghanistan → Separava l’India dalla Russia e, pertanto, era stato per anni
sotto la pressione inglese. La terza guerra anglo-afghana (1919) consigliò agli inglesi di
rinunciare alla loro ingerenza;
• Persia → Un paese a maggioranza islamico sciita, un ramo minoritario nel
mondo islamico, che aveva carattere identitario. Qui, il clero sciita era fortemente
conservatore, e vantava notevole forza politica, sebbene fosse disinteressato allo sviluppo
del paese, lasciando che paesi stranieri, soprattutto l’Inghilterra, si insediassero nei vari
settori dell’economia. Le proteste dei ceti mercantili portarono alla Rivoluzione
costituzionale (1905-1908), chiusasi con la fine del potere assoluto monarchico e la
concessione di una costituzione a stampo europeo. Nel 1921 Raza Shah fece un colpo di
Stato, distruggendo la nuova costituzione e stabilendo una dittatura militare. Avviò una serie
di riforme modernizzanti sul modello e ripristinò il nome di “Iran”.

Turchia e genocidio armeno


L’Impero ottomano, avendo perso quasi tutti i domini in Nord Africa e nei Balcani, restrinse
all’Anatolia lo “spazio nazionale”, e iniziò a nazionalizzarla estirpandone tutti gli elementi non

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

omogenei. Questo significava ridurre al silenzio le forti minoranze non turche che l’abitavano (es:
gli armeni).

Armeni → Erano apolidi (senza patria), privi di cittadinanza nazionale (una categoria prodotta
dalla contemporaneità, a partire dalla rivoluzione francese).

L’entrata in guerra fornì l’occasione per eseguire una politica di annientamento della minoranza
armena accusata di connivenza con il vicino nemico Russo, con cui condivideva la religiosità
cristiana ortodossa.

1915 → Una legge promosse la deportazione forzata della popolazione armena nel deserto
siriano, lungo la quale morirono per la fame, la sete, le torture e violenze dell’esercito circa un
milione e mezzo di persone.

Genocidio → Termine coniato nel 1944 dal giurista polacco Lemkin per parlare della Shoah. Si
riferisce agli atti compiuti con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale,
etnico o religioso.

Genocidio armeno e Shoah → Le principali differenze sono:


1) I numeri: la Shoah ha mietuto molte più vittime;
2) La modalità di sterminio: lo sterminio degli ebrei era pianificato, organizzato
da una potente macchina burocratica e industriale, prodotto dell’Occidente progredito.
Veniva studiata una modalità di uccisione meccanizzata, che minimizzasse l’impatto
emotivo (derivante, ad esempio, dalle fucilazioni), trasformando il massacro in pratica
amministrativa. Gli armeni, invece, morirono durante la devastante deportazione nel
deserto.

1920 → Kemal, militare di professione, aderente al movimento dei giovani turchi, prese il potere
abolendo il sultanato e avviando una rivoluzione di modernizzazione dello Stato sul modello
occidentale, che si fondava sulla secolarizzazione forzata (separazione della sfera religiosa da
quella politica). In ambito pubblico prevalsero le leggi dello Stato sulla sharia musulmana, e le
novità furono:
• l’eguaglianza di uomini e donne;
• il suffragio universale;
• Ankara capitale (prima era Costantinopoli).

Kemal operò una potente azione di disciplinamento e nazionalizzazione della Turchia che non fu
priva di violenza nei confronti delle minoranze nazionali, in particolare curda e armena (ormai
decimata dopo la deportazione).

India e l’idea di Pakistan


Gli inglesi non volevano governare davvero l’India, paese sterminato e multietnico, ma sfruttarlo
economicamente. Le differenze fra britannici e indiani assumevano veste legale.

Congresso Nazionale Indiano (1885) → Movimento progressista e modernizzante che pensava


ad una politicizzazione europea dell’India da raggiungere attraverso la collaborazione con gli
inglesi.

Gandhi → Agli inizi del ‘900, nacque un altro movimento quello non- violento, di opposizione
radicale al rapporto coloniale e ostile all’Occidente. Questo movimento, guidato da Gandhi, lanciò
varie campagne di non cooperazione con gli inglesi, con l’obiettivo di raggiungere l’indipendenza di
unica grande India.

Jinnah → Intanto, a Cambridge, partoriva l’idea di Pakistan, nazione formata dalle regioni indiane

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

a maggioranza musulmana. Questa idea si diffonderà fino a sfociare in guerra sanguinosa.

Irlanda
Storica l’insofferenza della grande maggioranza dell’Irlanda cattolica, salvo l’Irlanda settentrionale
dell’Ulster, nei confronti degli invasori britannici.

Act of Union (1801) → Con esso, gli inglesi avevano annesso i territori irlandesi ai propri.

1916 → L’I.R.A. era insorta, ma fu repressa.

1918 → I membri del movimento Sinn Fein riuscirono a ottenere la maggioranza dei seggi
irlandesi. Formarono un nuovo Parlamento irlandese, giurando fedeltà ad una nuova Repubblica
irlandese alla guida di De Valera.

1921 → Il trattato anglo-irlandese fra De Valera e Lloyd-George, primo ministro inglese, sanciva lo
status di “dominion” all’Irlanda (Ulster escluso), termine coniato per le colonie inglese indipendenti
ma comunque legate alla Corona e partecipanti al Commonwealth.

1937 → L’Irlanda si promosse stato sovrano democratico indipendente con una propria bandiera,
lingua ufficiale e con una speciale posizione riservata alla Chiesa cattolica.
Durante la guerra rimase neutrale e nel 1949 diventò una Repubblica uscendo dal Commonwealth.

Germania
Il trattato di pace con la Germania, firmato a Versailles, prevedeva:
• la restituzione dell’Alsazia e della Lorena alla Francia;
• la perdita di alcune province prussiane concesse alla rinata Polonia, a cui fu
garantito l’accesso al mare creando in territorio tedesco il cosiddetto “corridoio di Danzica”;
• sanzioni economiche pesantissime;
• un disarmo quasi completo e la cancellazione della leva (riammessa da
Hitler nel 1935).

Lord Keynes → Illustre economista britannico presente a Versailles. Dichiarò essere


profondamente pericolose le possibili conseguenze di tale pace “cartaginese” (ingiusta e
umiliante), carica di spirito di vendetta, che obbligava la Germania a riconoscersi, con i suoi alleati,
unica responsabile delle perdite dei vincitori.

La Repubblica di Weimar (1919) → La Germania era diventata una Repubblica democratica


dotata di una costituzione all’avanguardia che sanciva il suffragio universale maschile e femminile
ed attenta alle politiche sociali, con sede nella città di Weimar. Aveva adottato uno stadio avanzato
della democrazia parlamentare, ma secondo molti storici questa non era adatta a risolvere i
problemi in cui versava il paese, in quanto i principi democratici e liberali proclamati non
corrispondevano alla strutture economiche e sociali e alle sovrastrutture culturali del paese. Gli
agrari e gli industriali, saldamente al potere, non condividevano la svolta democratica.

I nemici della repubblica erano:


• l’estrema destra → Vedeva la Repubblica come figlia della resa e del
tradimento (vedevano anche gli ebrei come traditori, perché detentori di doppia identità
nazionale; chiamavano la repubblica “Repubblica degli ebrei”);
• i comunisti → La interpretavano come frutto del capitalismo.

Protocolli dei savi di sion → Documento che attribuiva al giudaismo internazionale la


responsabilità della guerra. Fu creato, in realtà, dalla polizia zarista di fine ‘800 per legittimare i
pogrom e le politiche antisemite di distruzione dei villaggi ebrei in Ucraina e Moldavia.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

1920 → L’estrema destra tenta un colpo di stato a Berlino, ma fallisce. Hitler fonda il Partito
nazionalsocialista.
1923 → Al secondo colpo di stato, tentato a Monaco, partecipò anche Hitler che, però, venne
arrestato.

Mein Kampf → Hitler lo scrisse in carcere. È un misto di biografia autocelebrativa, stesura


ideologica e manuale di agitazione. Uscito dal carcere, due anni dopo, capì che occorreva grande
consenso popolare e sostegno di un apparato militare. Per sovvertire il regime dall’interno era
necessario arrivare al potere per vie “legali”, come Mussolini in Italia. Ideò un nuovo partito dotato
di un corpo militare, le SA, e face abile uso della propaganda per trascinare la masse tramortite
dalla crisi economica.

1923 → Una grave inflazione portò alla sospensione delle sanzioni di guerra. In risposta a ciò la
Francia occupò la regione carbonifera della Ruhr. In quest’anno, Stresemann divenne cancelliere,
e mise fine all’inflazione sostituendo la moneta con il nuovo marco, e ridiede vitalità all’economia
grazie al “piano Dawes” (accordo per dei prestiti americani), riuscendo a trattare per un graduale
ritiro delle truppe francesi da Ruhr.

1925 → Ebert morì, e venne eletto presidente il vecchio feldmaresciallo von Hindemburg, proposto
dall’estrema destra ma che, all’inizio del suo mandato, agì con correttezza istituzionale.

Trattato di Locarno (1925) → Francia, Belgio e Germania definirono i propri limiti territoriali,
impegnandosi a non infrangerli.

1926 → La Germania entrava nella Società delle Nazioni, tornando protagonista della politica
internazionale.

1928 → A Parigi, Stati Uniti, Unione Sovietica e la maggior parte dei paesi europei e del mondo
firmarono un accordo che li impegnava a non risolvere con la guerra eventuali conflitti.

1929 → Il piano Young riduceva le sanzioni economiche per la Germania e rateizzava i debiti,
dilatati fino al 1988.

Fascismo
Fasci di combattimento (1919) → Fondati da Mussolini, erano un’associazione antisocialista,
antipolitica e nazionalista. Agivano in squadre armate, chiamando le loro scorrerie “spedizioni
punitive”. La violenza dei fascisti, rivolta ai socialisti, attirava il consenso di industriali, conservatori
e agrari, che cercavano un argine contro il potere sindacale e la minaccia rivoluzionaria del biennio
rosso.

Dopo la guerra:
• impopolari → i governi liberali erano incapaci di rivolgersi alle masse;
• popolari → il Partito Socialista e il nuovo Partito Popolare (fondato da Luigi
Sturzo. Con esso, per la prima volta, i cattolici parteciparono apertamente alla politica).

Ad avere maggior presa sulle masse erano quindi due partiti che avevano un orizzonte
internazionale. Ciò testimoniò che la debolezza dei governi liberali era nella loro incapacità di
rapportarsi alle masse e di nazionalizzarle.

Vittoria mutilata → Idea formulata da D’Annunzio in seguito al rifiuto, da parte delle altre potenze,
di riconoscere la città di Fiume all’Italia (non era menzionata nel Patto di Londra, e l’unico
argomento era l’alto numero di italiani presenti in città). Lo slogan di D’Annunzio raccolse ulteriore
sdegno popolare attorno ai partiti liberali.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

1919 → D’Annunzio marciò su Fiume e vi governò per 15 mesi. Si sperimentò la coreografia


eversiva del fascismo: dialoghi con la folla, canzoni strafottenti e annunci di ardite imprese.

Il trattato di Rapallo (1920) → Stipulato tra il governo italiano ed il Regno di Serbi, Croati e Slavi,
riconosceva all’Italia il dominio su Trieste, sulla Gorizia e sull’Istria, mentre Fiume venne dichiarata
“città libera”.

La Marcia su Roma (1922) → Fascisti in armi, con il tacito appoggio delle autorità militari,
occuparono piccole città lungo il percorso per poi convergere a Roma. Mussolini non era presente,
seguiva lo svolgersi degli eventi a Milano. Il governo era pronto a far firmare lo stato d’assedio, ma
il re Vittorio Emanuele II non lo firmò e, anzi, chiamò Mussolini, incaricandolo di formare il nuovo
governo.

Mussolini aveva formalmente raggiunto il potere per vie legali, ma sostanzialmente la cessione
dell’incarico avvenne sotto la minaccia dell’armata di piazza.

Discorso del bivacco → Mussolini, in Parlamento, dichiarò il governo di coalizione perché non
intendeva governare contro la Camera. Seppur scandalizzata, la maggioranza parlamentare
considerava la forza che avrebbe allontanato la minaccia della sinistra eversiva come il minore dei
mali. Così non fu. Il fascismo svuotò le istituzioni liberali dall’interno creando qualcosa di nuovo ed
inedito.

Legge Acerbo (1923) → Riforma elettorale per cui una lista nazionale che avesse avuto 1/4 dei
voti avrebbe ottenuto, sproporzionatamente, 2/3 dei seggi. La Camera votò la legge mentre, dalle
tribune, le camice nere ostentavano pistole e pugnali. L’anno dopo si tennero le prime elezioni con
questa riforma sotto il controllo della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale: la lista fascista
trionfò.

1924 → Il deputato Giacomo Matteotti denunciò i brogli e le violenze dei fascisti in Parlamento: fu
rapito e ucciso.

Ritiro sull’Aventino → L’omicidio di Matteotti tolse molto consenso parlamentare al fascismo, e


vide abbandonare il Parlamento da molti deputati in segno di protesta (gesto che ricordava
l’opposizione della plebe romana al governo gentilizio e il suo ritiro sul monte sacro dell’Aventino).
In questo modo, in realtà, Mussolini ebbe più spazio di manovra e, nel 1925, dichiarò propria la
responsabilità politica, morale e storica di quanto avvenuto, e che se il fascismo fosse stato una
banda a delinquere lui ne era il capo.

Nuova legge elettorale (1928) → Veniva creata un’unica lista di 400 deputati che i votanti
potevano solo approvare o respingere. Questo gesto voleva sollecitare un’adesione corale, una cui
eventuale mancanza nulla avrebbe cambiato.

Nel 1929 i fascisti ottennero il 98% di sì, mentre nel 1934 ottennero il 100%. Le istituzioni liberali
erano svuotate dall’interno e stravolte ma, formalmente, continuarono le elezioni, e le leggi
venivano approvate dalle Camera. Solo formalmente.

1939 → Fu abolita la Camera dei deputati ed istituita la Camera dei fasci, non elettiva.

1926 → Furono istituiti i Tribunali Speciali per la sicurezza dello Stato, che facevano crollare l’idea
liberale della separazione del potere giudiziario da quello legislativo ed esecutivo. Il fascio littorio
venne inserito nella bandiera nazionale.

1928 → Fu istituzionalizzato l’organo del “Gran consiglio del fascismo”, le cui funzioni non erano
chiare, ma comunque subordinato al volere del duce che lo convocava e ne fissava l’ordine del

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

giorno.

Patti Lateranensi (1929) → Veniva risolto il conflitto fra lo Stato italiano e la Chiesa irrisolto dal
1870. La Chiesa vedeva di buon occhio il potere autoritario e diffuso del fascismo, attraverso il
quale sperava di poter “ricristianizzare” la comunità. I Patti sancivano infatti che:
• La religione cattolica era la religione di Stato;
• L’insegnamento della religione cattolica era obbligatorio nelle scuole, e di
esclusiva pertinenza della Chiesa;
• Veniva formalmente costituito lo Stato della Città del Vaticano riconosciuto
come soggetto politico indipendente, soggetto al diritto internazionale.

Mussolini dovette quindi stemperare le componenti più laiche e rivoluzionarie del suo messaggio,
ciononostante costituiva una religione di Stato attraverso riti collettivi, la simbologia, il culto degli
eroi, della bandiera, della patria, nei giuramenti e nei riti di passaggio. I teorici stessi del fascismo
lo dichiararono: il fascismo è una religione di Stato, una politica integrale che non si distingueva
dalla morale, dalla religione o da qualsiasi concezione della vita. Il singolo assumeva senso solo
all’interno dell’ordine statuale, l’individuo era possibile solo entro lo Stato che lo forgiava.

Totalitarismo
Il regime totalitario è caratterizzato dal voler controllare capillarmente la società e tutti gli ambiti
della vita (pubblica, domestica, del tempo libero, eccetera) imponendo l’assimilazione di
un’ideologia: il partito unico che governa lo Stato non si limita ad imporre delle direttive, ma vuole
formare e mutare il modo di pensare e vivere della società intera, formando un uomo nuovo.

Hannah Arendt → Il fascismo non fu un vero e proprio totalitarismo, perché Mussolini salì al
potere legalmente, e perché la costruzione dell’uomo nuovo che esso si proponeva non passa per
l’eliminazione di ciò che da esso differiva.

Il totalitarismo utilizza strumenti per agire e penetrare nella società indottrinando milioni di individui
attraverso nuove tecniche di intervento massivo che prevedono in il controllo di tutti i mezzi di
comunicazione e della forza coercitiva.

I totalitarismi del Novecento nacquero tutti al di fuori del nucleo della civiltà liberale-borghese e si
proposero di edificare l’ordine nuovo proprio sulle ceneri dell’universo liberale, individualista,
democratico, egualitario, pragmatico e materialista.

Regimi di questo tipo si formarono in:


Romania, Polonia, Finlandia, Portogallo (1926), Germania (1933), Grecia (935), Spagna (1939),
Argentina (dopo seconda guerra mondiale).
Secondo alcuni studiosi numerosi regimi che ispirarono al fascismo non furono però dei
totalitarismi, ma degli Stati autoritari che si reggevano sulla conservazione di poteri passati, le
gerarchie sociali del passato (es: Spagna e Portogallo).

CAPITOLO V
FINO AGLI ANNI ’30

I ruggenti anni Venti negli Stati Uniti


Gli Stati Uniti uscirono dalla guerra soprattutto come creditori universali. La loro economia, a
differenza delle economie europee, non necessitava di essere totalmente riconvertita.

Isolazionismo → Nel 1920, l’America non ratificò né il trattato di Versailles, né l’adesione alla
Società delle Nazioni. Scaduto il mandato di Wilson, vinsero i repubblicani.

Si avviò una politica economica protezionistica, accompagnata dal proibizionismo (1919-1933),

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

che vietava la fabbricazione di alcolici.

I ruggenti anni ’20 → Vi fu un grande aumento della produzione che andava a fondare la società
dei consumi.

Taylorismo → L’aumento della produzione corrispondeva all’aumento della produttività ottenuto


con l’invenzione di metodi che acceleravano il processo produttivo suddividendolo in mansioni
semplici e meccaniche. Con il sistema della “catena di montaggio” il lavoro degli operai avveniva in
tempi parcellizzati e definiti. Diminuirono i tempi e i costi del processo produttivo: l’idea era che gli
stessi operai diventassero consumatori.

Il piano Dawes (1924) → Le eccedenze dei capitali portavano ad investire all’estero attraverso
programmi di finanziamenti, in modo da facilitare la ripresa delle economie europee. Ingenti
investimenti furono diretti alla sconfitta ed indebitatissima Germania attraverso il “piano Dawes”.

Sovrapproduzione: si produceva più di quanto si potesse acquistare. Tutta questa produttività e


ricchezza favoriva i ricchi, che si lanciavano in investimenti e operazioni economiche di dubbia
trasparenza, gonfiando l’attività della borsa.

Crisi del 1929 - La Grande depressione (1929-1933) → Nel ’29, quando i prezzi della borsa di
New York cominciavano a scendere, tutti si affrettarono a vendere i propri titoli, ma nessuno voleva
comprarli. Nel giro di poco, le quote sprofondarono. Ci fu una profonda crisi economica, con una
grave deflazione, il crollo dei prezzi, la stagnazione dell’economia, la sospensione del commercio
internazionale e la crescita della disoccupazione.

L’Europa → Rallentarono i finanziamenti degli Stati Uniti in Europa: furono ritirati molti capitali e
sospese le esportazioni. Le deboli economie europee si paralizzarono. La crisi si trasferì in Europa,
specialmente nei paesi che dipendevano di più dall’economia americana, prima fra tutte la
Germania.

L’onda d’urto della crisi


Francia → La crisi arrivò solo nel 1931, per via della solidità dell’economia francese ma, quando
arrivò, colpì duramente: banche e imprese fallirono, la disoccupazione crebbe molto. Si
succedettero governi deboli della sinistra radicale che, però, non seppero dare una risposta
concreta alla crisi. Nel 1934, a Place de la Concorde, ci furono disordini sociali e scontri con la
polizia, fomentati anche da movimenti di estrema destra che raccoglievano il malessere diffuso.

Inghilterra → Nel 1929 vinse le elezioni il Partito laburista, con a capo McDonald. Per fronteggiare
la crisi, aumentò le tasse e tagliò i salari. L’anno seguente lasciò il Partito laburista e non fu rieletto.
Il taglio dei salari portò ad uno dei rari ammutinamenti della storia britannica. Le serie difficoltà
dell’economia inglese costrinsero il governo a prendere una decisione storica: la sospensione della
convertibilità in oro della sterlina, cioè del Gold Standard, e di amministrare liberamente la sterlina
all’interno del Commonwealth, deprezzandola. La chiusura protezionistica aiutò l’Inghilterra, ma
vasti settori produttivi crollarono ugualmente, portando miseria diffusa in alcune zone
dell’Inghilterra (anche a Londra). Lo scenario di grande ricchezza da un lato e di estrema povertà
dall’altro faceva presagire la fine del capitalismo, aumentando la paura dello spettro del
comunismo, sicché Mosley fondò la British Union of Fascist (1934) per allontanare lo spettro.

Italia fascista → La svolta autoritaria aveva già anticipato le manovre con cui i paesi avevano
risposto alla crisi, come il protezionismo e la politica autarchica, diretta a raggiungere
l’autosufficienza nella produzione del grano (detta “battaglia del grano”). Lo stato fascista era
corporato: i corpi intermedi, le associazioni collettive, tanto rilevanti nelle società di massa (es:
sindacati, gruppi di interesse industriale), furono istituzionalizzate. L’iscrizione ai sindacati fascisti
era obbligatoria e le rappresentanze dei gruppi di interesse erano nominate dall’alto, e avevano il

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

compito di trovare un compromesso tra lavoratori e datori di lavoro, dato che entrambe le parti
erano subordinate all’interesse statale.

Germania → L’economia tedesca dipendeva fortemente quella americana così, quando la crisi
esplose negli USA, gli effetti in Germania furono devastanti: la disoccupazione schizzò alle stelle.l
La crisi e le notizie che arrivavano dalla Russia aumentarono il consenso dei nemici della
Repubblica: i comunisti (che la vedevano come frutto del capitalismo) e i nazisti (che la
giudicavano figlia degli ingiusti e umilianti tratti di Versailles). Nelle elezioni del 1930 i comunisti
ottennero un buon risultato, ma ancora di più il Partito nazionalsocialista di Hitler. Nel 1932
Hindemburg fu rieletto presidente della Repubblica, e nel 1933 incaricò Hitler cancelliere.

New Deal
Con la crisi economica del 1929 trasformò le relazioni fra politica ed economia.

Negli stati liberali borghesi cominciò a prendere concretezza l’idea che lo Stato dovesse intervenire
nell’economia, al fine di tutelare i soggetti più deboli di fronte agli andamenti ciclici dell’economia,
che erano in grado di produrre grandi ricchezze, ma anche di disintegrarle in breve tempo.

La messa in discussione del Laissez Faire era anche dovuta all’osservazione del grande e
rapidissimo sviluppo industriale nell’Unione sovietica, dove l’economia era completamente
statalizzata (ancora non si era a conoscenza dei campi di lavoro forzato, che accelerarono questo
processo).

Il New Deal (1933) → Piano economico proposto e avviato da Franklin Delano Roosevelt.
Prevedeva l’intervento diretto del governo federale nell’economia attraverso politiche
indirizzate a risollevare la parte della popolazione più colpita dalla crisi con, per esempio, la
creazione di posti di lavoro remunerati dallo Stato, in modo che tornassero soggetti economici in
grado di sostenere la domanda, riattivando così l’offerta.

La vita dei singoli cittadini diventa quindi rilevante per sostenere l’economia e il proprio potere: il
New Deal ha rilevanza bio-politica.

Il New Deal era in controtendenza con la tradizione economica americana, imperniata sul non
intervento della politica: ricevette alcune opposizioni, ma sopravvisse, e la figura di Roosevelt ne
uscì rafforzata.

Il Nazismo
1933 → Hitler diventa cancelliere, ma solo dopo due mesi riesce a far votale la legge che gli
conferisce i pieni poteri. Con quella legge inizia il Terzo Reich.

Gli industriali, inizialmente, sottovalutarono Hitler vedendo in lui la svolta autoritaria provvisoria,
utile a ridare ordine a un paese sconvolto.

Hitler aveva 44 anni, parlava un linguaggio incolto e non aveva competenze specifiche, così come i
suoi più fedeli collaboratori: Himmler era un allevatore di polli, Göring un ex-pilota da caccia e
cocainomane.

I campi di concentramento → Vi finirono tutti gli oppositori politi dopo essere stati arrestati.
Il campo di concentramento era un’istituzione inventata durante la Guerra anglo-boera
(1899-1902), e utilizzata durante la prima Guerra mondiale per detenere prigionieri e civili nemici.
Ora, nei primissimi mesi del regime, fu applicata agli oppositori politici e in seguito furono utilizzati
per deportare gli ebrei, che nel progetto razzista di Hitler erano razza impura che contaminava
quella tedesca, pura e ariana.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

La purificazione della razza, la deportazione e lo sterminio


Il progetto di Hitler era sostenuto dall’antisemitismo diffuso da tempo nella cultura tedesca, e più
in generale quella europea, che si basava sull’identificazione dell’ebreo come traditore della
nazione, in quanto detentore di un’identità internazionale ed una nazionale.

Hitler, però, diede razionalizzazione e burocratizzazione dell’antisemitismo, e questo, insieme


all’enorme numero delle vittime, (circa 6 milioni), è un elemento che rende la Shoah un fenomeno
unico nella storia, diverso dai pogrom (le precedenti persecuzioni russe). Soltanto il grande
sviluppo burocratico e tecnologico delle società occidentali rese possibile l’uccisione
scientificamente organizzata di 6 milioni di ebrei.

Mein Kampf → Hitler sosteneva la necessità della razza ariana di acquisire il suo spazio vitale
attraverso l’eliminazione degli elementi impuri: gli ebrei.

Lo sterminio degli ebrei è stato interpretato con due principali tesi:


Funzionalista → Lo sterminio aveva la funzione, seppur folle e spietata, di ridistribuire le
ricchezze (confiscate agli ebrei) alla popolazione tedesca e distogliere, durante la guerra,
l’attenzione dalle sconfitte a Oriente;
Intenzionalista → Lo sterminio non aveva uno scopo funzionale, ma era fin dalle origini nelle
intenzioni di Hitler.

Il confronto fra i lager tedeschi ed i gulag sovietici è inevitabile:


Gulag → Non avevano la finalità di puro sterminio, ma avevano la funzione di alimentare, con il
lavoro forzato, l’industrializzazione accelerata dell’URSS. Tuttavia, le condizioni terribili e inumane
in cui i deportati vivano nei gulag possono indicare uno sterminio intenzionale. Vi erano detenuti
soprattutto nemici politici, ma anche molte categorie sociali e social-nazionali (es: contadini
ucraini), pertanto anche in questo caso si raggiungono gli effetti di una pulizia etnica;

Lager → Vi erano imprigionati anche dei nemici politici ma, fondamentalmente, vi erano destinati
gli ebrei, considerati inferiori non per la religione, ma per la razza (concetto ottocentesco che
prevedeva una gerarchia, e che nacque in quegli stessi paesi che promuovevano l’universalità
dell’eguaglianza).

1933 → Fu formata la polizia segreta: la Gestapo.

Diritto discrezionale → Era legge solo la parola del Führer. Ciò, da un lato, “deresponsabilizzava”
tutti i funzionari di Hitler e, dall’altro, sottoponeva chiunque all’arbitrio del potere. Vi era quindi una
completa negazione del liberalismo egualitario borghese.

SA → Guidate da Röhm, considerandosi le depositarie dell’originario spirito socialisteggiante e


anti-capitalistico del nazionalsocialismo, vedevano di cattivo occhio il fatto che Hitler si
appoggiasse sempre di più agli industriali e all’esercito. Si arrivò addirittura a vociferare che le SA
organizzassero una “seconda rivoluzione”.

SS → Il corpo di guardia personale di Hitler. Erano guidate da Himmler, e avevano preso sempre
più potere controllando la polizia politica e i servizi segreti.

La Notte dei lunghi coltelli (1934) → Le SS organizzarono un attacco alle SA: A Berlino e
Monaco, ne vennero massacrati tutti i membri, Röhm incluso.

L’economia → Con l’aspettativa di rendere la Germania la più grande potenza militare mondiale e
la prospettiva di una dura guerra (contro nemici sia esterni che interni), Hitler varò un piano

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

quadriennale che, già nel 1936, aveva risollevato l’economia nazionale.

Leggi razziali → C’erano già dal 1933, ma non furono applicate scrupolosamente, mentre le
violenze contro gli ebrei venivano accettate. Le tre leggi di Norimberga (1935) sostenevano che:
1) la bandiera con la croce uncinata, già in uso dal ’33, era l’unica bandiera
tedesca;
2) i tedeschi non puri non avevano la cittadinanza;
3) erano vietati i matrimoni misti.

La Notte dei cristalli (1938) → La discriminazione contro gli ebrei crebbe accompagnata da
uccisioni, violenze e rapine, ed ebbe estrema espressione nel corso di una notte, quando un gran
numero di vetrine di negozi di ebrei furono rotte in tutta la Germania e nell’Austria (ormai nazista),
fra violenze, omicidi, requisizioni, incendi.

Nel 1941 tutti gli ebrei furono obbligati a portare sugli indumenti il segno distintivo della Stella di
Davide. i capi ebraici accettarono questa umiliazione pensando fosse il male minore che avrebbe
soddisfatto e quindi fermato l’antisemitismo che li stava colpendo.
-Chi non riusciva a scappare ed era ancora vivo fu deportato nei campi di concentramento.
-Foucault parla del Welfare Razziale tedesco: si escludeva dalla possibilità di accedere ai diritti
civili e sociali quei gruppi di persone definite esclusivamente dalla razza.

Chiesa cattolica e Nazismo


1933 → Pio XI firmò con Hitler un concordato: la Chiesa ebbe alcuni privilegi (es: l’insegnamento
nelle scuole) in cambio dello scioglimento del Partito cattolico tedesco dello Zentrum, e della
rinuncia da parte dei cattolici all’attività politica.

La Chiesa di Roma più volte protestò per la non applicazione del concordato e per le politiche
discriminatorie.

1937 → Pio XI, segretamente, mandò ai parroci tedeschi un’enciclica, scritta appositamente in
lingua tedesca, dove si esprimeva una condanna per l’idolatria pagana e per il razzismo. Le SS
reagirono confiscando l’enciclica e aumentando le vessazioni e gli arresti di sacerdoti cristiani, ma
senza del tutto combattere apertamente questi comportamenti di denuncia, che ci furono anche da
parte della Chiesa protestante.

CAPITOLO VI
TRE GUERRE

Guerra di Eritrea
Libia (1931) → Mussolini riprese il controllo sulla Libia e lo rafforzò imponendovi un dominio
diretto, e non il più comune indirect rule.

Guerra di Eritrea (1935-1936) → Passò all’obiettivo della conquista dell’Eritrea, antica rivale
(l’esercito italiano era stato sconfitto ad Adua nel 1896). L’Italia vinse la guerra e proclamò la
nascita dell’impero. Fu una guerra moderna e spietata che vide anche l’uso delle armi chimiche
(vietate dalla convenzione internazionale), deportazioni e massacri cruenti.

Debolezza Società delle Nazioni → L’Eritrea era membro della Società delle Nazioni e, pertanto,
l’Italia era venuta meno ai suoi impegni. In linea teorica, avrebbe dovuto essere esclusa dalla
società, ma così non fu. Furono imposte della sanzioni, ma molti paesi non le applicarono per le
più varie motivazioni.

L’Italia razzista → La Germania appoggiò l’Italia, stabilendo un’alleanza che più avanti si fece
ancora più stretta. È significativo che solo alla fine degli anni ’30, dopo l’avvicinamento con Hitler,

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Mussolini tolse la cittadinanza agli ebrei con la legislazione razziale del 1938 contro gli ebrei, in cui
molti videro una tragica imitazione del razzismo tedesco. Altri, tuttavia, sottolinearono che la guerra
coloniale aveva introdotto nuovi elementi di discriminazione razziale che convergevano in un
progetto di rafforzamento della stirpe e ciò portò alla legislazione antiebraica.

URSS: linee politiche


VI Congresso Comintern (1928) → Condanna dei socialfascisti: i socialisti che collaborano con le
democrazie liberali danno sostegno al fascismo e, pertanto, sono nemici del comunismo.

Con l’ascesa di Hitler, Stalin temeva un possibile accerchiamento da parte della Germania nazista
e del Giappone. Inoltre, la Russia aveva un patto di mutuo soccorso con la Francia.

1935 → L’URSS entra nella Società delle Nazioni.

VII Congresso Comintern (1935) → L’URSS stabilì che l’obiettivo era abbattere il fascismo, e in
vista di ciò era favorita qualsiasi alleanza con le forze democratiche. Era la linea politica dei “fronti
popolari”. La nuova politica URSS riguardava soprattutto la Francia e la Spagna dove forte erano i
movimenti di estrema destra.

Spagna
1923 → Un’insurrezione portò al potere Miguel I De Rivera, che instaurò una dittatura e rimase al
potere per 7 anni. Miguel fondò un partito fascista, la Falange spagnola, che, però, non ebbe mai
largo seguito.

La seconda repubblica (1930) → Si dotò di una costituzione democratica all’avanguardia che,


però, non rifletteva le strutture sociali ed economiche del paese. Inizialmente, governò una
coalizione di socialisti e repubblicani, che si oppose ai poteri tradizionali della Chiesa e dei
latifondisti: la laicizzazione dello Stato privava la Chiesa delle sue millenarie prerogative (es:
l’educazione, i matrimoni), ma non solo, fu sciolto l’ordine dei gesuiti, incamerati i suoi beni e
chiuse le scuole cattoliche; i latifondisti assenteisti venivano puniti con un esproprio totale della
proprietà.

1932 → Insurrezione contro la Repubblica. Fallisce.

1933 → La destra vinse le elezioni. Il governo di destra smantellò tutte le riforme del governo
socialista repubblicano dei primi due anni.

1936 → Vinse le elezioni il fronte popolare (raggruppamento di tutte le sinistre), in linea con le
direttive antifasciste del Comintern del 1935.

1936 → Insurrezione militare in Marocco: inizia la guerra civile.

Fransisco Franco → Un generale nominato Capo del Governo dai militari. Franco non era
fascista, così come non era d’ispirazione fascista l’insurrezione militare che, piuttosto, era rivolta
contro la repubblica, sentita come ostile ai valori tradizionali della nazione e della religione.
D’altronde un partito fascista già esisteva, ma con scarso seguito (la Falange spagnola).

1937 → Franco fonda un Partito unico che lega i falangisti e i tradizionalisti (carlisti), che
rappresentarono le due anime del futuro regime franchista durato circa 40 anni.

La Spagna divisa → Metà dell’esercito era fedele a Franco, l’altra metà alla Repubblica.

Gli altri paesi → Ad aiutare le truppe di Franco in Marocco a rientrare nella penisola agì un ponte
areo nazi-fascista. Ma, intanto, l’Unione sovietica armava i repubblicani. Le democrazie occidentali

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

di Francia e Inghilterra non entrarono nella vicenda perché temevano che ciò avrebbe portato allo
scoppio di una guerra europea, inoltre avvertivano come maggior pericolo il Comunismo Sovietico
piuttosto che il fascismo. Armare la resistenza repubblicana avrebbe significato, forse, aiutare i
comunisti a portare la rivoluzione in Europa. Ma non era questo il piano di Stalin e del Comintern
che, anzi, si oppose agli anarchici e ai comunisti trockijsti spagnoli, che vedevano nella guerra
l’unica possibilità per la rivoluzione.

Battaglia a Barcellona interna al fronte popolare (1937) → Vide schierarsi i comunisti fedeli alle
linee staliniane del Comintern (per cui bisognava vincere la guerra) a chi invece voleva fare la
rivoluzione (anarchici e comunisti di orientamento trockijsta). Stalin e Trockij si scontravano anche
in Spagna. Le fratture interne al fronte facilitarono l’avanzata Franchista.

Guernica (1937) → La Legione Condor dell’aviazione tedesca bombardò incessantemente


Guernica, città simbolo dell’indipendenza basca.

1938 → Gli aerei italiani bombardarono Barcellona.

Franchismo → La guerra civile vide una efferata violenza nei confronti degli ecclesiastici, non
motivata dall’imposizione di una nuova religione civile (come nella rivoluzione francese), ma figlia
dello stesso mondo della religiosità dell’antico regime. Il Franchismo si differenziò dagli altri regimi,
proprio perché si incaricò di un rinnovamento della trazione cattolica. Era un regime che si
poggiava apertamente su antichi poteri tradizionali e per questo motivo, per alcuni studiosi, non è
considerabile come un totalitarismo, laddove per totalitarismo s’intende, sinteticamente, una forma
di potere che pervade tutti gli ambiti della vita, religioso compreso.

1939 → L’avanzata franchista, grazie all’appoggio nazi-fascista e alle fratture interne al fronte
popolare, riuscì ad avanzare fino a Barcellona, dove si era spostato il governo repubblicano.
Franco annunciò la resa dell’esercito repubblicano.

La Spagna e l’asse → La Spagna aderì all’asse Italia, Germania, Giappone, ma non entrò in
guerra: dovette dedicarsi a consolidare il regime in una Spagna devastata dalla guerra civile, che
aveva causato 1 milione di morti.

Guerra civile in Cina


Repubblica cinese (1912) → Affrontava il problema di ridare coesione e unità al territorio cinese,
eroso dagli insediamenti occidentali e pressato dai giapponesi.

Mentre l’Europa era impegnata nella prima Guerra mondiale, il Giappone incalzò.

Trattato di Versailles (1919) → Riconobbe al Giappone i diritti sulle basi tedesche nello
Shandong, riconoscendo il Giappone come alleato e la Cina come dominio coloniale.

Movimento del 4 maggio (1919) → Contro le tendenze imperialistiche del dominio giapponese,
da Pechino si levò un vasto movimento di protesta (a cui partecipò anche Mao) che esprimeva
l’esigenza di un rinnovamento culturale e predicava l’eguaglianza: era modernizzante e allo stesso
tempo anti-occidentale e anti-imperialista. Movimenti modernizzanti anti-occidentali già si erano
formati nelle colonie europee africane e asiatiche, ma adesso avevano come riferimento la Russia
rivoluzionaria.

Partito Comunista Cinese (1921) → Appoggiato dai sovietici. Dichiarando l’impossibilità, al


momento, di una rivoluzione comunista in Cina, mirava a ottenere l’indipendenza del paese e a
una rivoluzione democratico-borghese.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Guomidang → Partito nazionalista fondato da Sun Yat-sen, primo presidente della Repubblica
Cinese. Anche questo partito si era riorganizzato sul modello bolscevico. Comunisti e membri del
Guomidang si allearono, e lottarono per l’indipendenza e l’unificazione del paese fino al 1925,
quando morì Sun Yat-sen.

Chiang Kai-shek → Successore di Sun Yat-sen. Dopo vari successi militari, nel 1927, con un
clamoroso voltafaccia, ruppe l’alleanza con i comunisti, fece arrestare i membri di sinistra dal
Guomidang ed espulse i consiglieri sovietici. Contro i comunisti eseguì una vera e propria
campagna di annientamento.

L’ammodernamento (1927-1937) → Chiang Kai-shek consolidò il suo potere ammodernando il


paese, per esempio uniformando i pesi e le misure, adottando il mandarino come lingua ufficiale,
estendendo i servizi ferroviari e stilando un moderno codici penale, civile e amministrativo.

Mao Zedong → A capo della leadership dei comunisti, puntava alla rivoluzione sfruttando la fame
e la richiesta di terra dei contadini (la Cina era un paese prevalentemente agricolo).

Repubblica sovietica cinese (1931-1934) → Proclamata da Mao nello Yangxi, alla fine dovette
cedere sotto le armate del Guomidang. L’esercito comunista fuggì all’accerchiamento, iniziando la
Lunga Marcia. Si trattò di un’impresa epica: durò un anno e vide l’esercito marciare per 12.000
chilometri in difficili condizioni (la maggior parte morì). Mao assunse un ruolo guida sicuro e,
quando fondò il regime comunista, rese questa Lunga Marcia un mito di fondazione.

Guerra sino-giapponese (1937-1945)


1931-1932 → I giapponesi invasero la Manciuria e sbarcarono a Shangai, favorendo la costruzione
di governi provvisori a loro favorevoli. La Società delle Nazioni condannò il Giappone per l’atto, ma
non ci furono gravi conseguenze.

1934 → Il ministro degli esteri giapponese dichiarava che il Giappone esigeva il monopolio
dell’influenza politica e militare sulla Cina.

1936 → Il Guomidang sospese la campagna di annientamento dei comunisti, e strinse un’alleanza


con il Partito Comunista in funzione anti-giapponese.

1937 → Il Giappone invase la Cina: iniziò ufficialmente lo scontro fra le due potenze. I giapponesi
espugnarono Shangai ed entrarono a Nanchino (allora la capitale). Fu un massacro: 260.000 civili
uccisi e 20.000 donne stuprate in poche settimane. Il governo comunque non cedette, e si ritirò
nell’interno.

Governo riformatore della Repubblica cinese (1940) → Formato da Jingwei, a Nanchino, era un
governo fantoccio, attraverso cui i giapponesi controllavano le risorse economiche del paese.

Comunismo tra le campagne → I giapponesi controllavano importanti nodi strategici, ma non


potevano controllare le sterminate campagne. Mao Zedong stava radicando il suo nuovo
comunismo fra le campagne.

CAPITOLO VII
PER UN NUOVO ORDINE - GUERRA TOTALE

La seconda Guerra mondiale


Il riarmo → Coinvolse tutte le potenze europee dalla metà degli anni Trenta. Particolarmente
feroce fu il riarmo tedesco.

Tensione internazionale → Gli sviluppi nell’Unione Sovietica e le guerre sopracitate produssero

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

una tensione internazionale a cui la Società delle Nazioni, creata nel 1919 proprio al fine
mantenere la stabilità e l’equilibrio mondiale, non seppe rispondere. La sua debolezza era palese
e, negli anni ’30, ne uscirono il Giappone, la Germania e l’Italia.

Anschluss (1938) → La Germania annetté l’Austria, ormai guidata da Inquart (esponente nazista).
Un referendum della popolazione austriaca approvò l’annessione con il 98% dei voti, me si tenne a
cose ormai fatte.

L’ultimatum di Hitler (1938) → Hitler pensava che, fra le iniquità del tratta di Versailles (1919), vi
fosse la creazione della Ceco-slovacchia: nella regione dei Sudeti vivevano circa 3 milioni di
tedeschi. Così, nell’estate del 1938 preparò l’azione militare e lanciò l’ultimatum.

Il Patto di Monaco (1938) → Così, a Monaco, si incontrarono Chamberlain, primo ministro inglese,
Daladier, presidente francese, Hitler e Mussolini. Il Patto regolò il trasferimento della regione dei
Sudeti dalla Ceco-slovacchia alla Germania.

La politica dell’appeasment → Condotta dalle democrazie europee consisteva nel “placare con
concessioni” ed era motivata non solo dalla volontà di evitare un guerra europea, ragione
preponderante, ma sostenuta da chi considerava positiva un’egemonia della Germania nell’est
Europeo per contrastare l’Unione Sovietica. Di fatto il Patto di Monaco (1938) era anti-sovietico.
Questa politica, però, distoglieva lo sguardo dalle rivendicazioni di Hitler nel Mein Kampf, che
parlavano di un dominio euroasiatico in cui la Germania sarebbe stata un potenza imperiale
globale.

Patto Molotov-Ribbentrop (1939) → Un patto di non-aggressione tra Germania e URSS: Hitler


desiderava che l’URSS rimanesse neutrale negli eventi che si sarebbero scatenati da lì a poco, e
Stalin pensava che da uno scontro interno all’Occidente, fra democrazie e nazifascismo, il
proletariato russo avrebbe tratto solo giovamento. Il patto, inoltre, avviava un intenso programma di
scambi economici, che vedeva la Russia rifornire la Germania di materie prime, e divideva l’Est
europeo in zone di influenza lungo una linea che Stalin riuscì a spostare verso ovest, includendo
anche la Lituania.

1° settembre 1939 → Germania e URSS aggredirono la Polonia, del tutto impreparata ad un


attacco ed invasione di tale portata.

L’Inghilterra e la Francia dichiararono subito guerra alla Germania ed esclusero l’URSS dalla
Società delle Nazioni.

L’URSS e la Germania si spartirono la Polonia: le regioni agricole andarono a Stalin, al quale


venne lasciata mano libera nel Baltico.

L’URSS → Impose ad Estonia e Lituania di cedergli le loro basi militari e nel frattempo invase la
Finlandia. Nel 1940 la Finlandia capitolò e i paesi baltici furono annessi all’URSS.

La denazionalizzazione degli ebrei


In Polonia, sovietici e nazisti proseguivano politiche parallele di snazionalizzazione, il loro intento
era che non potesse rinascere una nazione Polacca.

Campi di concentramento → In Polonia vivevano circa 3 milioni di ebrei ed Hitler cominciò a


deportarli in appositi campi di concentramento, dove venivano privati della loro dignità di esseri
umani attraverso interventi umilianti e disumani, e obbligati a lavorare forzatamente e
strenuamente fino alla morte. I più deboli venivano uccisi subito. Agli ebrei deportati furono
confiscate tutte le proprietà e ricchezze da parte dei nazisti.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

I campi di concentramento divennero campi di sterminio solo dopo il 1942, quando Hitler, alla
Conferenza di Wannsee, mise al corrente le alte cariche naziste della “soluzione finale”.

Ghetti → In un primo momento, evacuare milioni di persone nei campi appariva complicato, perciò,
nel frattempo, numerose aree urbane furono trasformate in ghetti, dove la popolazione ebraica era
costretta a vivere reclusa e in pessime condizioni. I ghetti sovraffollati vissero nella miseria, ma
ebbero una loro vita sociale, fatta di solidarietà e rassegnazione, e perfino di vivacità culturale e
artistica. Qui furono progettate insurrezioni e resistenze.

La “questione ebraica” → Secondo la Arendt lo sterminio era stato da sempre nelle intenzioni di
Hitler. Già prima della guerra Hitler aveva incaricato diversi capi nazisti di progettare un modo per
risolvere la cosiddetta “questione ebraica”. Questi pensarono ad emigrazioni forzate e, dopo la
caduta della Francia, Eichmann pensò a una deportazione in Madagascar, ma il piano era
inattuabile. La Polonia era vista come “contenitore di ebrei” e qui ci fu il maggior numero di campi
di concentramento.

1940 → I tedeschi conquistato facilmente la Danimarca per poi passare alla Norvegia: nonostante
l’intervento di truppe inglesi, francesi e polacche, la conquistarono.

La Francia
Linea Maginot (1928-1940) → Prevalse un atteggiamento difensivo: fu costruita un’imponente
muraglia al confine nord-occidentale. I tedeschi, nel ’40, la sfondarono e, a Nord, travolsero Olanda
e Belgio per aggirarla.

L’armistizio e il regime di Vichy → Il governo francese abbandonò Parigi e si trasferì a Bordeaux


per decidere cosa fare. Sotto la spinta di Petain, la Francia si arrese, e firmò un umiliante
armistizio. La Francia fu divisa in due zone:
1) Assedio tedesco: comprendeva Parigi ed era sotto il diretto controllo dei
tedeschi;
2) Regime di Vichy: l’area era sotto un governo amico che aveva residenza a
Vichy.

L’autoritarismo nazista esprimeva noti sentimenti reazionari da tempo diffusi in Francia, il regime
ebbe infatti il consenso di una parte della popolazione quindi non è considerabile un governo
fantoccio.

Maquis (macchia) → La resistenza francese che, per non combattere e non essere catturata dai
nazisti, si era data alla macchia.

Una strana disfatta → La Francia non organizzò mai un piano “anti-nazista” dallo scoppio della
guerra (1939) all’invasione (1940). A colpire di più fu la debolezza della democrazia francese.

De Gaulle → Un generale che fondò la Francia libera, che non aveva un esercito ma, attraverso la
retorica e le immagini, si appellava ai francesi, incoraggiandoli a non arrendersi.

L’Inghilterra
La sconfitta di Dunkerque → Presso la Manica, le truppe inglesi e francesi furono sconfitte, e
rimasero intrappolate sulla costa e bombardate dai tedeschi. Hitler dandole per spacciate non
mandò le corazzate.

Operazione Dynamo → La Royal Air Force combatté contro gli aerei nazisti riuscendo a farli
indietreggiare e rendendo possibile il salvataggio. Churchill, divenuto Primo ministro nel 1940, fece
requisire ogni nave, battello o peschereccio, per l’operazione. Fu un successo, ma Churchill stesso
avvisò che “le guerre non si vincono con le evacuazioni”.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

L’aviazione → La Germania avrebbe voluto invadere l’Inghilterra, ma al momento era impossibile.


Si limitò ad una serie di pesanti bombardamenti aerei, furono colpite molte città fra cui Londra. Gli
inglesi bombardarono Berlino e poi Monaco. I tedeschi risposero con un la devastazione di
Conventry.

L’Italia
Mussolini sapeva che il paese non era pronto per una guerra europea, e aveva dichiarato l’Italia
“non belligerante”.

Mussolini, però, non voleva apparire da meno di Hitler e, quando il führer invase la
Cecoslovacchia, Mussolini occupò l’Albania (1939), dove l’Italia esercitava da tempo un
protettorato.

Il Patto d’acciaio (1939) → Alleanza sia difensiva che aggressiva tra Italia e Germania. Mussolini
fece comunque intendere che l’Italia non era pronta alla guerra.

1940 → Hitler conseguiva rapidamente una serie di conquiste, e Mussolini, per non rimanere
tagliato fuori dal gioco, dichiarò guerra alla Francia, quando questa era già in gran parte occupata
dalle truppe naziste. Fu un attacco vile ad un paese già vinto che, di lì a poco, firmò l’armistizio.

Patto tripartito (1940) → Il Giappone di unì all’asse. Le tre potenze sognavano di imporre un
nuovo ordine mondiale.

Mussolini pensava di condurre una guerra parallela, non subalterna ad Hitler, immaginando
un’egemonia dell’Italia nell’Europa meridionale. C’erano, però, anche altri progetti che guardavano
al Nord Africa.

In Egitto (1940) → L’armata italiana partì dall’Etiopia e marciò verso l’Egitto, occupando la Somalia
inglese e francese. Gli inglesi contrastarono gli italiani e distrussero l’Impero etiope.

In Grecia (1940) → Mussolini lanciò un ultimatum alla Grecia: dovevano far entrare le truppe
italiane per contrastare l’Inghilterra. La Grecia si rifiutò. Partì l’attacco italiano che fu respinto
facilmente. Hitler, però, mandò le sue truppe a supporto, e la situazione cambiò.

La guerra parallela auspicata da Mussolini era finita, continuò quella subalterna ai tedeschi.

Guerra sui mari


La Gran Bretagna strinse in un blocco navale la Germania e ne abbatté le navi (erano quelle che
Hitler aveva requisito ai francesi).

Alla marina italiana spettava il controllo del Mediterraneo centrale, ma fu sconfitta. Infatti la
Gran Bretagna distrusse la flotta italiana prima nel porto di Taranto, con un attacco aereo, e poi a
capo Matapan nel Mar Ionio.

Essenziale per le guerre navali non erano tanto gli armamenti, quanto le comunicazioni radio, e
quindi i sistemi di criptazione e decriptazione. La macchina cifrante dei tedeschi era Enigma, gli
inglesi mettendo a lavoro degli scienziati, riuscirono a penetrarla.

Guerra sul deserto


I nazisti agirono nel 1941 in Nord Africa sotto Rommel. Nel 1942 furono definitivamente sconfitti da
truppe inglesi, francesi e anche americani (entrati in guerra nel 1941).

Attacco ad Est

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

1941 → I Nazisti colpirono e conquistarono la Jugoslavia e la Grecia.

L’attacco nei Balcani era il primo passo per una invasione dell’Unione Sovietica, a cui nazisti
stavano lavorando da tempo. Hitler, infatti, temeva un accerchiamento da parte di Inghilterra e
URSS. Inoltre l’attacco ai sovietici, che considerava barbari ed inferiori, era sempre stato un suo
obiettivo.

Stalin non pensava possibile che Hitler volesse combattere una guerra su due fronti e nessun
piano di difesa fu preparato.

Operazione Barbarossa → Il piano d’azione nazista. Prevedeva un attacco lungo tre direzioni:
1) Nord - verso Leningrado;
2) Centro - verso la Bielorussia;
3) Sud - verso Kiev.

1941 → I nazisti varcarono la frontiera sovietica. Inflissero una dura sconfitta all’aviazione russa e,
in breve tempo, conquistarono molto territorio.

Terra bruciata → I sovietici distrussero campi, strade e ogni cosa attorno agli invasori.
L’avanzamento tedesco ne risentì, ma gli invasori presero comunque Kiev, e strinsero l’assedio a
Leningrado, resistendovi per 900 giorni.

Mosca → La resistenza russa fece ripiegare i tedeschi.

Il fronte orientale → Dunque, qui i tedeschi combattevano una guerra di sterminio, considerando
le popolazioni slave, russe e ucraine subumane e inferiori. Furono stesi dei piani per una “riduzione
biologica della popolazione slava” (in sostanza, facendola morire di fame) e proseguirono massacri
contro gli ebrei.

Stalin riuscì a far trasferire molte industrie da Occidente (zona minacciata dai tedeschi) a Oriente, e
fece in modo che le spese militari assorbissero l’intera economia. Si formarono molti eserciti
volontari: la popolazione era coesa nell’odio anti-tedesco, più patriottico più che razzista.

1942 → Per tutto l’anno succedettero da entrambe le parti grandi offensive con ingenti perdite.

Stalingrado → I tedeschi procedettero verso Sud e presero il Don, lasciandovi le truppe italiane,
rumene, ungheresi per procedere verso Stalingrado (resistette per 7 mesi: si combatté casa per
casa e la città fu ridotta in macerie).

1943 → Poco più a Nord di Stalingrado, ci fu uno dei più grandi scontri di corazzate, e fu la prima
volta in cui i sovietici riuscirono a fermare i tedeschi prima che sfondassero le linee. Da qui iniziò la
controffensiva sovietica che, tra le altre cose, riuscì anche a far ritirare le truppe italiane.

Espansione Giapponese e ingresso degli Stati Uniti nella guerra dicembre 1941
Il Giappone era già da anni impegnato nella lotta per il controllo del Pacifico.

La Carta Atlantica (agosto 1941) → Roosvelet si incontrò con Churchill, per concordare i termini
del futuro assetto mondiale che prevedevano il disarmo, il perseguimento della pace e la
cooperazione economica internazionale. Nella Carta, erano contenute anche le basi dell’accordo
per l’organizzazione delle Nazioni Unite. Un mese dopo, la Carta venne firmata anche dall’URSS e
altri 14 paesi nemici dell’Asse.

Pearl Harbor (dicembre 1941) → Una base americana nelle isole Hawaii che, a sorpresa, venne
attaccata con forza dai giapponesi

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Gli Stati Uniti dichiararono subito guerra al Giappone. Italia e Germania, legate al Giappone dal
Patto tripartito dichiararono guerra agli Stati Uniti pochi giorni dopo.

1941 (dicembre) → Gli Stati Uniti entrarono in guerra, ed erano più che pronti ad affrontarla.

La battaglia nel mar dei Coralli (1942) → Fu la prima battaglia sostenuta dagli aerei da guerra
senza diretto contatto fra le unità navali. Le portaerei erano ormai subentrate alle navi corazzate.
Gli Stati Uniti affondarono 4 portaerei giapponesi vicino l’arcipelago Midway riuscendo finalmente a
frenare la loro avanzata. Da lì cominciò la controffensiva.

Gli USA diedero anche un concreto sostegno alle truppe alleate in Nord Africa.
All’inizio del 1943, a Casablanca (Marocco), le forze anti-naziste decisero che, dall’Asse,
avrebbero accettato solo una resa incondizionata.

L’URSS stava facendo uno sforzo immane per contrastare i tedeschi a Stalingrado, e Stalin
chiedeva l’apertura di un nuovo fronte europeo in Francia.

Le due anime dell’Italia


Gli Alleati non erano pronti a colpire in Francia, come avrebbe voluto Stalin, ma in Italia sì: la
penisola era l’anello debole dell’Asse, e il regime si stava sgretolando al suo interno.

Operazione Husky (1943) → 2500 imbarcazioni alleate sbarcarono in Sicilia e, in meno di un


mese, la conquistarono.

Hitler, nel frattempo, temendo che la risalita degli Alleati lungo la penisola non significasse solo la
scomparsa di un alleato, ma la comparsa di un nuovo nemico, mandò numerose truppe lungo tutta
l’Italia.*

Bombardamento su Roma (1943) → Ci furono oltre 3000 morti. Gli Alleati discussero molto se
bombardare o meno una città come Roma, città d’arte e sede del Papato.

Il regime in pezzi → Il Gran Consiglio del Fascismo mise in minoranza Mussolini che venne
arrestato (1943). Fu un modo “morbido” per fare un colpo di Stato con la parvenza di un voto di
sfiducia democratico, laddove le istituzioni democratiche erano state svuotate di senso dall’intero
regime fascista, di cui il Gran Consiglio del Fascismo era figlio.

Pietro Badoglio → Lo Statuto Albertino (1848) non era mai stato abrogato, e tanto meno l’autorità
del re, che nominò Badoglio nuovo capo del governo.-La situazione era caotica. Il governo italiano
non cambiò fronte, ma chiese agli Alleati di sbarcare a nord di Roma per proteggerli dalla vendetta
tedesca.

1943 → L’Italia firmo l’armistizio con gli alleati, ma dichiarò guerra alla Germania solo un mese
dopo. In generale, la situazione era caotica, gli ordini poco precisi, e molti soldati non sapevano più
cosa fare. Tutto ciò era un problema: l’Italia era ora in guerra con la Germania che, però, l’aveva
già invasa.*

Dopo la firma dell’armistizio, Badoglio re Vittorio Emanuele III fuggirono da Roma per ripararsi a
Bari, già in mano agli alleati.

Linea Gustav → La linea tedesca che tagliava il Centro Italia. Gli Alleati vi arrivarono da Sud nel
1943, ma poi dovettero assestarsi lì.

La Repubblica di Salò (1943) → Mussolini era stato liberato da un corpo di tedeschi. Fu indotto a

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

fondare il governo fantoccio della Repubblica di Salò, sul lago di Garda.

Le fosse ardeatine (1944) → Intanto, Roma era assediata dai tedeschi in una tesa convivenza fra
bande clandestine e azioni repressive. Un commando del GAP (gruppo di azione patriottica) uccise
33 nazisti. I tedeschi reagirono per rappresaglia fucilando 10 italiani per ogni tedesco: furono
fucilati 335 uomini, i cui corpi furono gettati in cave abbandonate e fatte franare per coprire il
delitto. I nazisti motivarono l’uccisione di massa sostenendo di aver dato l’ultimatum per cui, per
ogni tedesco ucciso, ci sarebbero stati 10 morti italiani, ma in realtà quest’ultimatum non era mai
esistito.

Roma liberata (1944) → Il 4 giugno, gli Alleati entrarono in città. Ma l’Italia doveva aspettare
perché, nel frattempo, gli Alleati avevano aperto un altro fronte europeo, come chiedeva da tempo
Stalin, precisamente nella regione francese della Normandia.

1944-1945 → Gli Alleati in direzione della Germania subirono molte perdite, ma nelle Ardenne,
regione boschiva fra Francia, Belgio, i tedeschi persero la loro ultima offensiva. Nel frattempo i
sovietici erano arrivati fino nella Prussia Orientale.

Togliatti e la “svolta di Salerno” → Il governo fu spostato da Bari a Salerno. Qui sbarcò Togliatti,
ex-dirigente del Partito comunista italiano (PCI), inaugurò la “svolta di Salerno” con cui portava
l’indicazione di accantonare i sentimenti anti-monarchici per combattere coesi contro il nazi-
fascismo. Il PCI rinunciava alla rivoluzione e riconosceva la propria appartenenza al blocco
occidentale.

Il Comitato di liberazione nazionale (CLN) → Era nato ufficialmente nei palazzi del Vaticano nel
1943, ed era composto da tutti i rappresentanti dei maggiori partiti politici anti-fascisti che si
andavano riorganizzando (partito comunista, partito socialista, democrazia cristiana, partito
d’azione, partito del lavoro). Bonomi, presidente del CLN, sostituì Badoglio e il figlio del re Umberto
prese il suo posto.

Pavone → Uno storico che sostenne che l’Italia doveva combattere 3 guerre:
1) Guerra tra stati: contro la Germania;
2) Guerra di classe: i fascisti, che continuavano a dare manforte ai nazisti,
erano, per la maggior parte, appartenenti a classi medio-alte;
3) Guerra civile: partigiani e fascisti, si affrontavano da italiano a italiano.

Linea gotica (1944) → La linea tedesca, dopo che gli Alleati arrivarono a Firenze, si spostò nel
Nord Italia.

Strage di Marzabotto (1944) → A ogni insidia dei partigiani, i nazisti facevano delle stragi.
A Marzabotto vennero uccisi 800 civili.

La fine di Mussolini (1945) → Dopo aver liberato Firenze (1944), gli Alleati dovettero aspettare
che finisse l’inverno per poter riprendere l’avanzata: il 25 aprile 1945 entrarono a Milano. La
Repubblica di Salò era finita. Mussolini, travestito da nazista, tentò di scappare su un camion di
tedeschi, ma fu riconosciuto e fucilato sotto ordine del CLN. Il suo corpo, insieme a quello della
moglie, fu esposto a testa rovesciata a piazzale Loreto.

L’Italia liberata → L’Italia ufficiale si identificò con quella parte del paese che aveva vinto, e
pertanto identificava nel fascista un nemico, quasi un non-italiano. Sull’onda dell’entusiasmo fu
dimenticato il sostegno e la passiva accettazione che molti italiani avevano dato al fascismo, e
soprattutto furono dimenticate volutamente le violenze degli eserciti italiani (questo contribuì a
formare il mito di “italiani brava gente” al confronto con le barbarie tedesche).

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Sbarco in Normandia
Conferenza di Theran (1943) → Churchill, Roosvelet e Stalin decisero per lo sbarco in
Normandia.

Overlord (1944) → La missione, sotto al comando del generale americano Eisenhower, iniziava il
6 giugno: 3 milioni di uomini, oltre la metà americani, ma anche inglesi, polacchi, cecoslovacchi,
belgi, francesi e canadesi, formavano l’esercito degli Alleati. La resistenza nazista fu molto forte
ma, nel giro di 1 mese, 1 milione di uomini era riuscito a sbarcare. Il 25 agosto le truppe entrarono
a Parigi, dove De Gaulle instaurò un governo provvisorio.

Scacco matto alla Germania


Conferenza di Jalta (1945) → Roosevelt, stanco e malato (sarebbe morto poco dopo, il 12 aprile,
e gli successe Truman), Churchill e Stalin si incontrarono nuovamente, questa volta in Crimea.
Discussero sulle sorti dell’Europa liberata e della Germania:
• la Germania sarebbe stata spartita tra i vincitori a guerra finita;
• l’Europa sarebbe invece stata divisa in zone d’influenza.

Varsavia (1944) → Quando l’Armata Rossa era vicina, esplose un’insurrezione anti-tedesca che
durò per 64 giorni. I polacchi volevano mostrare il loro orgoglio nazionale prima che arrivassero i
liberatori (era accaduto anche in Italia e altrove). L’URSS, però, non si mosse, e lasciò che fossero
i tedeschi a sterminare la fiera classe dirigente polacca, e gli Alleati non poterono fare nulla per
sollecitarli all’azione. Era una delle conseguenze più terribili della spartizione del mondo in zone di
influenza: ognuno aveva arbitrio indiscusso nella propria sfera.

1°maggio 1945 → Le truppe sovietiche arrivarono a Berlino.

La Germania nazista firmò la resa incondizionata. Hitler si suicidò nel suo bunker berlinese.

Il Giappone, però, era ancora in guerra.

Stati Uniti vs Giappone


La controffensiva Statunitense nell’Oceano Pacifico ebbe inizio dopo la vittoria alle Midway
nell’agosto del 1942.

Isola Guadalcanal → Isola intorno a cui si concentrarono i successivi combattimenti, e che gli
USA vinsero nel novembre del 1942. Dopo di allora strapparono al Giappone un’isola dietro l’altra.
Tokyo venne rasa al suolo, ma il Giappone non cedeva.

Progetto Manhattan (1942) → Nel ’39, Einstein si rivolse a Roosevelt, dicendogli che esisteva il
pericolo che i tedeschi stessero studiando una bomba a scissione nucleare, un’arma con una
potenza distruttiva mai vista prima, consigliandogli di avviare un programma di ricerche. Il progetto
fu finanziato con 2 miliardi di dollari.

6 agosto 1945 → Truman ordina di scagliare la bomba su Hiroshima. La città fu polverizzata: si


levò una nube a forma di fungo alta 13000 metri e visibile da 500 chilometri di distanza. Il
Giappone ancora non capitolava.

9 agosto 1945 → Un’altra bomba nucleare, più potente di quella scagliata su Hiroshima, distrusse
Nagasaki.

Una settimana dopo, l’imperatore giapponese, firmò la resa incondizionata.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Dopo la guerra: un mondo diviso


ONU (1945)→ Incarna i principi della Carta Atlantica (1941). La Carta delle Nazioni Unite è stata
sottoscritta da 50 paesi. Gli organi principali dell’ONU sarebbero stati:
1) l’Assemblea di tutti gli Stati membri in posizione di parità;
2) il Consiglio di Sicurezza formato da 7 membri, 5 dei quali permanenti (Stati
Uniti, Inghilterra, Francia, URSS e Cina). Le decisioni approvate erano quelle che
ricevevano dal Consiglio la maggioranza dei voti a patto che i 5 membri permanenti fossero
unanimi: in questo modo ai 5 paesi si attribuiva potere di veto.

Trattative di pace → i tennero a Londra, Mosca e Parigi fra il 1945 e il 1947 (il trattato di pace con
l’Austria sarebbe stato firmato solo nel 1955).

Piano Marshall (1947-1951) → Un piano politico-economico degli USA per la ricostruzione


dell’Europa dopo la seconda Guerra mondiale.

Conferenza di Postdam (1945) → Venne definito lo smembramento della Germania, divisa in 4


zone controllate da Stati Uniti, Inghilterra, Francia e URSS. Le zone occidentali si sarebbero unite
fra il 47 e il 48 formando una Repubblica federale (Berlino Ovest). La Germania ne risultò
ulteriormente divisa, riflettendo la divisione del mondo in due blocchi. Nel 1949 venne fondata la
Repubblica Democratica tedesca, la DDR (Berlino Est), con capitale Pankow.

Guerra Fredda → Il mondo era diviso in due blocchi con due ideologie antitetiche: occidentale e
sovietico, e ognuno poteva muoversi come preferiva nella sua sfera di influenza. Partì dunque un
susseguirsi di scontri (diplomatici, provocazioni, manifestazioni di forza, accuse e spionaggio) al
limite delle ostilità calde. Un’esponenziale crescita agli armamenti segnò gli assetti economici dei
due blocchi (1949 = NATO; 1955 = Patto di Varsavia ➤ Formalizzava l’unione militare tra URSS e
Stati satellite). Vennero elaborati concreti piani di invasione, e studiate armi sempre più distruttive.
In entrambi i blocchi si temevano le infiltrazioni nemiche: nell’URSS la STASI era ovunque, e negli
Stati Uniti gli aderenti al piccolo Partito comunista vennero perseguitati. Nel 1950, la campagna
anti-comunista di McCarthy diede nome al fenomeno del maccartismo (anti-comunismo ossessivo
e ideologia dell’intolleranza reazionaria).

Il blocco sovietico
Gli Stati satellite dell’URSS erano: Polonia, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Ungheria, Romania,
Bulgaria, Albania e Germania dell’est.

1947 → Stalin interpretò il piano Marshall come uno strumento di penetrazione e controllo
occidentale nella sua area di influenza, e reagì imponendo ai paesi satelliti di rifiutare gli aiuti,
esprimendo un forte autoritarismo.

il modello che Stalin impose in questi Stati satellite comportò:


• Collettivizzazione delle terre,
• Industrializzazione forzata, che portò allo sviluppo di alcune economie
(sempre subordinate all’interesse dello Stato guida).
• Rimodulazione etnica diretta da istituti statali che tentavano di
omogeneizzare i vari stati attraverso trasferimenti, espropri e deportazioni (portò alla
lacerazione del tessuto sociale del paese).

La Jugoslavia di Tito → Unico paese comunista non completamente subordinato all’URSS. Tito
era comunista, e aveva guidato la Resistenza slava fino a liberare il paese senza aiuti esterni. Nel
1945 venne proclamata la Repubblica federale di Jugoslavia (Croazia, Serbia, Slovenia,
Macedonia, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina). Tito, che non si subordinava all’URSS, venne
accusato di tradimento (titoismo ➤ accusa mossa di frequente dall’URSS ai capi capaci degli Stati
satellite, in modo da sostituirli con uomini subordinati per la paura).

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Il comunismo di Tito ebbe successo perché:


• Aveva carattere multietnico, e ostacolava gli scontri etnici fornendo
un’identità comune);
• Era autoritario;
• Non collettivizzò le terre, quindi non si subordinò alle direttive dell’URSS,
ottenendo il sostegno dei contadini.

Nikita Chruščev
Il 5 marzo 1953 morì Stalin, e gli succedette Nikita Chruščev, figlio del partito e uomo di Stalin. Fu
al potere dal 1953 al 1964.
Gli anni di Chruščev furono caratterizzati da:
controllata liberalizzazione in campo economico e culturale:
• Fu smantellato il sistema concentrazionario e liberati 1 milione di detenuti;
• Furono fatte riforme che migliorassero le condizioni di vita della popolazione
(aumento salari, riduzione lavoro, sistema pensionistico), tuttavia, ciò condusse a un
eccesso della domanda di fronte la scarsità dei beni: il sistema sovietico era in uno stato di
guerra che non consentiva riconversione (la liberalizzazione venne smentita
continuamente).
• La cultura fu meno imbrigliata, ma non del tutto sottratta, al controllo del
partito (es: censura).

destalinizzazione:
• Chruščev informò i delegati del partito di un documento che rivelava la realtà
dei gulag, e del fatto che, fra il ’37 e il ’38, circa il 70% dei dirigenti comunisti erano stai
arrestati e fucilati sotto la falsa accusa di essere anti-rivoluzionari. Il mito di Stalin cominciò
a essere eroso, a differenza di quello di Lenin.
• Non vennero indagate le responsabilità degli altri dirigenti comunisti,
Chruščev compreso, e le efferatezze vennero identificate nella figura di Stalin.
• La distruzione del mito di Stalin era un parricidio simbolico di auto-
purificazione, volta a rafforzare il partito e ribadire il comunismo nella sua versione
leniniana.

distensione:
Chruščev inaugurò, in politica estera, una fase di distensione, soprattutto diplomatica, verso
l’Occidente: incontrò a Ginevra i capi di Stato occidentali (per la prima volta dal ’45), e andò negli
USA nel ’59. La dottrina adottata da Chruščev era di “coesistenza pacifica”.

1964 → Chruščev fu destituito. Al suo posto fu posto Breznev, ucraino russo di quasi 60 anni, di
formazione tecnica, scampato alle purghe staliniane.

La guerra fredda continua → Parallelamente alla distensione diplomatica vi era una gara
tecnologica contro gli USA: al primo uomo nello spazio, gli americani risposero con il primo uomo
sulla Luna nel (1969).

Muro di Berlino (1961-1989) → Per rimarcare la separazione della DDR dalla Repubblica federale
e impedire le continue fughe verso Ovest. I soldati erano incaricati di sparare su chiunque tentasse
una fuga. Il muro fu abbattuto il 9 novembre 1989, dopo avere portato a dolore e sangue.

Guerra di Corea (1950-1953)


Il Comunismo sovietico venne assunto come modello da molte classi dirigenti di paesi di nuova
formazione, in quanto rappresentava la capacità di fondere insieme dinamismo economico e
disciplinamento statale, liberazione dal capitalismo e veloce sviluppo industriale. Tra questo paesi
ci fu la Cina.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

1945 → Il Giappone si arrese e terminò la seconda guerra sino-giapponese, ma riprese quella


civile fra il Guomidang, partito nazionalista sostenuto dall’ONU e l’armata comunista guidata da
Mao Zedong. L’indebolimento del regime durante l’occupazione giapponese lo portarono a cedere
nonostante i sostegni da parte di USA e URSS.

Repubblica popolare cinese (1949) → Proclamata da Mao Zedong, unificò quasi completamente
il paese. La Repubblica prese come modello l’Unione Sovietica.

Stalin inizialmente non appoggiò Mao Zedong ma, dopo che quest’ultimo ottenne il potere, la Cina
entrò nel blocco anti-occidentale e anti-capitalistico. La vicinanza fra l’URSS e la Cina di Mao si
saldò nella Guerra di Corea (1950-1953). La Cina, in seguito, dichiarò di essere stata obbligata a
quella guerra dell’URSS, che voleva espandersi senza scontrarsi direttamente con gli USA.

Guerra di Corea (1950-1953) → Nel 1910, l’URSS aveva annesso la Corea, occupandone il Nord,
mente il Sud era stato occupato dagli USA. Il confine era il 38° parallelo. Nel 1950, un’armata
nordcoreana, addestrata e armata dai sovietici, attaccò di sorpresa la Corea del Sud. L’ONU
condannò l’aggressione, e consentì agli americani di intervenire. Gli USA riconquistarono il Sud e
andarono verso il Nord. L’URSS, allora, spinse Mao ad intervenire, e i cinesi travolsero l’esercito
sudcoreano e le truppe americane. La controffensiva americana riprese, e la situazione tornò
quella iniziale (38° parallelo). Truman non acconsentì alle richieste del generale MacArthur di usare
la bomba atomica: sarebbe scoppiata di nuovo la guerra. Nel 1953 fu firmato l’armistizio, un
armistizio che mai divenne pace. I due stati coreani divennero vetrina di due diverse società:
1) Corea del Sud → Opulenta società dei costumi, capitalista;
2) Corea del Nord → Austera e povera, vi fu posto Kim Il-Sung come dittatore.

Cina di Mao Zedong


Rottura tra URSS e Cina → Quando al governo dei due paesi si trovarono Chruščev e Mao, i
legami si ruppero: Chruščev aveva rovinato il mito di Stalin e avviato una politica di distensione
verso l’Occidente, e Mao capì che non avrebbe mai appoggiato il suo dispotismo o condiviso le
sue prospettive di una guerra termonucleare.

Ammodernamento e uno sviluppo dell’industria cinese. Il Partito era presente in tutte le


amministrazioni e le aziende dirigendo le strutture dello Stato.

La nuova democrazia cinese era basata sulla dottrina del fronte unito per cui gli 8 partiti presenti
convergevano nelle decisioni da prendere ma, in realtà, era Mao il capo assoluto.

Campagna dei 100 fiori (1956-1957) → Mao incoraggiò la libertà di parola e di espressione.
Quando, però, la libertà di parola era critica nei confronti del regime allora si manifestò la
repressione: in molti furono arrestati e isolati.

Grande balzo in avanti (1958) → Mao fissò degli obiettivi da raggiungere nel campo
dell’agricoltura e dell’industria pesante esorbitanti: 450 milioni di tonnellate di cereali e il
raddoppiamento della produzione dell’acciaio rispetto l’anno precedente. Le campagne furono
quasi completamente collettivizzate, e i contadini ridotti alla miseria e senza energie. Trascurarono
la manutenzione degli impianti idrici, e ciò portò a una forte carestia che distrusse i risultati ottenuti.
Gli obiettivi folli e la carestia portarono a 13 milioni di morti e povertà diffusa, che vide anche il
verificarsi di episodi di cannibalismo. Gli investimenti spropositati paralizzarono l’economia.

L’ideologia ruralista → Mao era avverso alla forza corruttiva delle metropoli, così impiegò delle
politiche anti-urbane che vincolavano i lavoratori alla località di provenienza, impedendo
spostamenti e trasferimenti senza permesso.

La Rivoluzione culturale di Mao (1966-1969) → Temendo una rinascita borghese/capitalista

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

all’interno del partito stesso, Mao indisse la rivoluzione: il corpo armato delle Guardie rosse arrivò a
Pechino con 1 miliardo di libretti rossi contenenti le citazioni di Mao. Saccheggiarono, devastarono,
processarono sommariamente, uccisero e mandarono nei campi di rieducazione tutti i presunti
moderati fra cui molti intellettuali e studenti. Furono chiuse le università, le biblioteche, le scuole, i
musei e i giardini. Fu accusata delle violenze la Banda dei 4 (4 politici che, pur avendo fatto parte
del movimento, non ne erano né gli ispiratori né i dirigenti).

1976 → Mao morì. Il PCC poté tornare a controllare la Repubblica Popolare Cinese.

Welfare State
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948) → Promulgata dall’ONU, riaffermava i diritti
civili della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1789) ma, in più, stabiliva anche i diritti
sociali (tenore di vita sufficiente) e i diritti politici. I principi di questa Dichiarazione (eguaglianza,
libertà, pace e democrazia), diventarono l’emblema dell’Occidente in lotta con il comunismo.

Capitalismo organizzato e socialdemocrazia → Garantire i diritti sociali significava soprattutto


una cosa: l’intervento dello Stato nell’economia (soprattutto nelle gravi condizioni sociali
dell’Europa post-bellica).

Welfare state (stato di benessere) → Si intendono le politiche sociali, come quelle che
garantiscono l’istruzione, la sanità, la vecchiaia, al fine di garantire ai cittadini una vita dignitosa.
L’espressione venne coniata durante la seconda Guerra mondiale, in opposizione al “werfare state”
lo spirito militare degli stati totalitari. Venne estesa generalmente anche alle politiche sociali di fine
Ottocento, nell’ottica in cui le si considerava come preannunci del welfare state. Il welfare state
puntava l’eguaglianza di partenza per tutti i cittadini, non all’eguaglianza dei risultati (che dipende
dalle abilità individuali dei singoli): per questo era pienamente compatibile con l’universo liberale.
L’eguaglianza dei risultati era un valore proprio di tutti i movimenti socialisti che ponevano
l’eguaglianza collettiva come superiore alle libertà individuali.

Democrazia sostanziale → L’universo ideologico comunista, ponendo come superiori le finalità


collettive rispetto i diritti individuali, proponeva la sua idea di democrazia sostanziale per cui la
democrazia si definisce non dalle procedure che la strutturano, ma dal fine che si propone, che
soltanto la leadership politica è in grado di indicare.

Democrazia procedurale → Non è definita dal fine che si propone, ma dalle procedure, le regole,
i diritti che la strutturano, che sono le elezioni libere e competitive e ricorrenti, il suffragio universale
con voto segreto, il riciclo della classe dirigente e l’alternanza dei partiti al potere; presupposto
della libera competizione elettorale è la libertà di parola, di opinione, la presenza di più partiti
politici e di diverse fonti di informazione. È quindi necessaria una “pubblica opinione”, quel tessuto
sociale che l’Europa aveva costruito attorno le sue borghesie e ai suoi ceti medi. Non sempre i
paesi in cui le forme democratiche europee si estesero erano fatti di quel tessuto, e ciò comporterà
nella storia diversi problemi.

Giustizia ed economia internazionale


Il dollaro divenne la nuova moneta al centro degli scambi internazionali.

1944 → Fondati il Fondo monetario internazionale e la Banca internazionale.

1945-1947 → Truman cede all’isolazionismo, ma poi vedendo la stretta egemonica che Stalin
stava facendo sugli stati delle sua sfera di influenza, decise di intervenire per consolidare le
economie e le politiche europee: piano Marshall.

1945 → A Norimberga, si stabilisce il Tribunale internazionale crimini di guerra.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Odessa → Associazione segreta che nasconde nazisti (soprattutto in America Latina). Vennero
comunque scovati oltre 1000 capi nazisti nascosti, fra cui Eichmann.

Le foibe (1945) → Colpiti i partigiani e la popolazione comune italiana da parte dell’esercito


jugoslavo di Tito, che stava operando in quei territori una denazionalizzazione saldata all’anti-
fascismo.

1950 nasce Convenzione Europea per i diritti universali


Coesione delle democrazie europee occidentali, ma diversificazione rispetto Est.

1951 → Nacque la Comunità europea del carbone e dell’acciaio.

1957 → I Trattati di Roma videro nascere la Comunità Economica Europea e la Comunità Europea
per l’Energia Atomica.

L’Italia
Il difetto di coesione → Il Mezzogiorno non conobbe una mobilitazione anti-fascista perché fu
liberato dagli Alleati (salvo le Quattro Giornate di Napoli e altri rari casi). Si diffuse così il
Qualunquismo: diffusa mentalità anti-intellettuale e anti-politica, insofferente nei confronti della
retorica, con un interesse per il solo tornaconto individuale.

Al centro-nord invece era stata coinvolgente la mobilitazione partigiana, aveva visto collaborare
fra loro parti politiche diverse (monarchici, comunisti, socialisti e liberali).

1946 → Elezioni a suffragio universale maschile e femminile per l’elezione di un’assemblea


costituente e per il referendum tra monarchia e repubblica. L’Italia divenne una Repubblica, e vinse
le elezioni la Democrazia Cristiana (fondata nel 1942), e ottennero buoni successi i partiti di
Sinistra.

1948 → Venne emanata la Costituzione, venne definita la forma di governo: una democrazia
parlamentare con due camere elettive: la Camera dei deputati e il Senato. Il parlamentarismo, che
fin dall’età liberale aveva causato la debolezza dell’esecutivo e quindi rallentato l’azione di governo
che doveva patteggiare con le maggioranze, portò agli stessi problemi.

1947 → De Gasperi, capo del governo e leader di Democrazia cristiana, andò negli USA, dove si
procurò un grande prestito e le preoccupazioni degli americani per la presenza delle sinistre nel
suo governo. A giugno escluse i comunisti e i socialisti dal suo quarto ministero.

Intanto, il mondo della Sinistra si andava fratturando in diversi partiti.

1948 → Elezioni del primo Parlamento italiano: gli americani, preda del “terrore rosso”, avvertirono
che, nel caso di una vittoria delle sinistre, avrebbero ritirato i finanziamenti. Le sinistre non vinsero
e, anzi, rimasero all’opposizione fino al ’92, ma comunque, per il momento, la tensione non si
placò. Togliatti denunciò il Piano Marshall come resa agli imperialisti americani, e quando fu ferito
in un attentato per tre giorni una reazione popolare scosse il paese.

De Gasperi rimase al potere fino alla morte nel 1953. La debolezza del governo era resa palese
dall’insuccesso di un tentativo di riforma elettorale nello stesso anno.

Dal 1956 → Con la sempre maggiore divisione fra socialisti e comunisti e la crescita economica, fu
possibile iniziare nuove riforme con l’allargamento a sinistra della maggioranza governativa.

La Francia

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

1944 → De Gaulle aveva formato un governo provvisorio quando la guerra non era ancora finita.

1945 → Furono votate le elezioni per l’Assemblea costituente, che fu equamente divisa fra varie
forze politiche. De Gaulle si ritirò.

La Quarta Repubblica (1946) → Fu approvata con un referendum, ed era molto simile alla Terza,
con simili difetti nella debolezza dell’esecutivo.

La Francia venne sconfitta nella Guerra d’Algeria, e il sistema politico stava per collassare: fu
richiamato De Gaulle, l’unico che si riteneva potesse unire di nuovo il paese.

Quinta Repubblica (1958) → Istituita da De Gaulle, aveva carattere presidenziale, o semi-


presidenziale. Gli anni a seguire furono connotati dalla centralità del partito gollista.

1966 → La Francia si ritirò dalla NATO, adottando un’autonoma politica militare. Esisteva il
desiderio di svincolarsi dall’egemonia americana, ma il pericolo del comunismo sovietico non lo
rendeva possibile.

1969 → De Gaulle si ritirò quando vide bocciata una riforma per il Senato.

1954 → La Francia si ritirò dall’Indocina (vedi più avanti), e concesse l’autonomia alla Tunisia e al
Marocco.

La Guerra Algeria (1954-1962) → Nonostante le altre concessioni, la Francia trovava impensabile


riconoscere l’indipendenza dell’Algeria, colonia da oltre 120 anni, dove vivevano circa 1 milione di
persone di origine europea. Il governo coloniale francese esercitava un forte malsano dominio: gli
algerini, a scuola, imparavano che la cultura araba era inferiore, e gli erano negate la libertà e
l’eguaglianza. Forte e diffuso era, fra gli algerini, un sentimento anti-francese. La guerra si
combatté tra l’esercito francese e il clandestino Fronte di Liberazione Nazionale (FLN). La
repressione francese fu durissima, mentre FLN organizzava ripetuti attentati: si gettavano le basi
del moderno terrorismo come guerra di resistenza dei popoli oppressi. Le pressioni degli USA e
dell’URSS costrinsero il governo francese a negoziare: nel 1962 il governo francese riconosceva la
piena sovranità dello Stato Algerino.

Età dell’oro (1945-1970)


Il “boom” economico → Dopo la seconda Guerra mondiale, in Occidente, ci fu un forte slancio
economico dovuto ad una convergenza di diversi fattori: alte esportazioni, aumento della
produzione, pieno impegno, crescita dei salari, tutele sociali e dei consumi. La prosperità si
accompagnò ad una crescente americanizzazione dei costumi, delle mentalità e dei modelli
comportamentali, che divennero senso comune su entrambe le sponde dell’Atlantico.

Il crollo del sistema coloniale (NON la fine dell’Imperialismo)


È una delle conseguenze della seconda Guerra mondiale.

Non crollò l’Imperialismo (fenomeno di penetrazione delle maggiori potenze nei grandi spazi
extraeuropei, lo sfruttamento delle loro risorse, l’imposizione di valori etc.), bensì il sistema
coloniale (forme di dominio possessivo specifiche che aveva investito Africa e Asia negli ultimi anni
dell’Ottocento, e che si era attenuata già con la prima Guerra mondiale).

Vari fattori portarono a questo crollo:


1) la supremazia di potenze come l’URSS e gli USA, che non possedevano
colonie e, per motivi diversi, erano portatrici di ideologie anti-coloniali;
2) il contributo dato da molto paesi coloniali in uomini e risorse alla guerra, che
ne avrebbe valso l’emancipazione: i cittadini in armi non potevano retrocedere a sudditi

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

coloniali;
3) la guerra stessa portò alcune colonie a distaccarsi dalla madrepatria, con il
diffondersi di ideologie anti-occidentali, elaborate politicamente (sullo stesso piano degli
europei).

La fine della seconda Guerra mondiale fece, dunque, precipitare la situazione portando a
maturazione processi di indipendenza già a lungo preparati in alcuni casi, e favorendo ribellioni e
guerre (che coinvolsero i nazionalisti locali contro le comunità bianche e gli interessi coloniali) in
altri.

Soltanto nel 1960 il colonialismo fu dichiarato contrario alla carta dell’ONU.

India e Pakistan
Durante la seconda guerra mondiale, l'India si affiancò la Gran Bretagna, dando un importante
contributo in uomini e risorse, con lo scopo di vedersi riconosciuta l'indipendenza.

1947 → Attlee, Primo ministro inglese, proclamò l'indipendenza dell'India e la nascita del nuovo
Stato del Pakistan, che comprendeva province del Nord a prevalenza islamica, e non aveva
continuità territoriale. Le frontiere erano state delineate su base censuaria, lacerando i circuiti
economici: per esempio al Pakistan spettò la regione definita “granaio dell’India”, e questo provocò
delle crisi alimentari molto forti nel territorio indiano.

Guerra del Kashmir (1947) → India e Pakistan si scontrarono per il controllo della regione
dichiarata autonoma del Kashmir: intervenne l’ONU, che sospese la guerra e divise in due la
regione attribuendone a ogni stato una parte.

In India, andò al governo il socialista Nehru che vedeva il riscatto dell’India in un progresso
occidentalizzante.

1950 → Fu varata un’elaborata costituzione che stabiliva uno Stato laico e garantiva i diritti
individuali. L’India divenne uno stato federale e una democrazia parlamentare.

1952 → Furono svolte le prime elezioni a suffragio universale. Per anni, fino al 2014, rimasero al
potere membri della famiglia di Nehru.

Guerra di frontiera (1962) → Pakistan e India entrarono in una veloce guerra di frontiera: qui gli
indiani chiesero l’aiuto americano, ma non lo ottennero, perciò si avvicinarono all’URSS con cui,
nel 1971, stipularono un Trattato d’amicizia.

La reazione degli USA → Vedendo l'India avvicinarsi all’URSS, gli americani iniziarono una
collaborazione con il Pakistan. Il Pakistan, però, erano stato islamico, molto lontano dai precetti del
costituzionalismo classico.

Il Bangladesh → nel 1971, l'esercito pakistano represso duramente un'insurrezione nelle sue
province orientali: gli insorti si rifugiarono in India, che diede loro sostegno e mosse guerra
Pakistan, riuscendo a sostenere l’edificazione della loro indipendenza: nacque il Bangladesh.
Questo, vicino agli USA, andava già ad avviare un programma nucleare.

Indocina
Durante la guerra l’Indocina, colonia francese, venne occupata dai giapponesi, che vi diffusero
sentimenti e mentalità anti-occidentali, e che dichiararono un’effimera indipendenza a: Vietnam,
Cambogia e Laos.

Repubblica democratica del Vietnam (1945) → Fu proclamata alla fine della guerra.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Il compromesso di De Gaulle → Egli voleva riprendere la colonia, quindi propose di riconoscere


la Repubblica a patto che questa entrasse nell’”Unione Francese”, costituita nel 1946.
Il compromesso non accontentava né la sinistra vietnamita né i francesi, che tentarono di stabilire
un governo filo-francese guidato dall’ex-imperatore Bao Dai.

Conferenza internazionale di Ginevra (1954) → Fu riconosciuta l’indipendenza del Laos e della


Cambogia, e fu decisa la divisione del Vietnam al 17° parallelo:
• Nord: Repubblica Vietnamita (influenza di URSS e Cina);
• Sud: Regno di Bao Dai (influenza degli USA).
Lo Stato del Sud era però instabile soprattutto quando i “vietcong” (comunisti vietnamiti) formarono
un Fronte per la Liberazione nazionale.

La guerra del Vietnem (1955-1975) → Fu guerra. Al fianco dei francesi vennero gli americani che
volevano fare del Vietnam un bastione anti-comunista in Asia, assieme al Taiwan e alla Corea del
Sud, secondo la dottrina del contenimento (contenere il comunismo). Al fianco dei vietnamiti,
invece, si schierarono l’URSS e la Cina, che contribuirono con importanti finanziamenti.

1962 → Kennedy mandò finanziamenti, armi, militari e consiglieri in Vietnam e istituì un comando
americano sul posto: Il Vietnam del Nord fu sottoposto a incursioni, omicidi e all’uso di armi
chimiche, ma resistette.

L’offensiva del Tet (1968) → Spense la fiducia dell’opinione pubblica americana. L’opposizione
interna crebbe. Nixon, allora, annunciò il disimpegno che fu completato nel 1973.

1975 → La guerra terminò: il Vietnam, del Nord e del Sud, si riunificò sotto un regime comunista.
Fu una guerra di liberazione post-coloniale, ma recò anche i segni delle contrapposizioni più
profonde fra lo squilibrio tecnologico e la civiltà contadina, tra capitalismo e comunismo, Est ed
Ovest.

Lo Stato di Israele
Sionismo → Movimento politico-religioso, sviluppatosi alla fine del sec. XIX in seguito all'inasprirsi
dell'antisemitismo in Europa, inteso a ricostituire in Palestina uno stato che offrisse agli Ebrei
dispersi nel mondo una patria comune e, dopo la proclamazione dello stato di Israele (15 maggio
1948), al suo consolidamento.

Tra le due guerre, il sionismo vide molte adesioni (grande emigrazione in Palestina). La comunità
ebraica, ritenendo quella la loro terra, creò proprie istituzioni, che li separarono dai palestinesi,
costretti ad una crescente condizione di subalternità. In questo contesto, nacque un nazionalismo
palestinese che trovò una comune identità nella religione islamica.

1935-1938 → Rivolta antiebraica sostenuta dai “mujahidin” (combattenti arabi) che venne sedata
dai britannici, i quali dalla fine della prima Guerra mondiale avevano il protettorato sulla Palestina.

1946 → Un gruppo clandestino di ebrei, armato e radicale, compì un attentato contro gli inglesi.

ONU → Decise di costituire due Stati indipendenti nella Palestina, a patto che gli inglesi la
lasciassero non prima del 1°agosto 1948.

14 maggio 1948 → Gli ebrei già proclamavano l’indipendenza, ottenendo un rapido


riconoscimento dagli USA e dall'URSS, ma non degli stati arabi costituenti la Lega araba.

La Lega araba → Composta da Egitto, Arabia Saudita, Giordania, Iraq, Libano e Siria, dichiarò
guerra a Israele.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

L'armistizio (1949) → L’ONU riuscì a negoziare un armistizio, ma ormai Israele si era estesa sul
doppio del territorio previsto. Quello che restava dello Stato palestinese fu annesso all’Egitto e alla
Transgiordania. I palestinesi erano un nuovo popolo senza patria, espulsi da Israele non vennero
accolti dagli altri Stati arabi (avrebbe significato legittimare la loro espulsione). L’ONU costruì campi
di lavoro e di accoglienza in Giordania, Libano e Siria, ma solo la prima riconobbe loro la
cittadinanza.

Israele: un nuovo stato → Lo Stato di Israele era un regime democratico-parlamentare, alla cui
guida fu Ben Gurion per 15 anni. Egli doveva costruire il nuovo stato fornendo a questo istituzioni,
lavori pubblici e simboli. La Shoah divenne un altro elemento identificativo della nuova nazione, e
ciò fu esemplare al processo di Adolf Eichmann che, più che di giudicare l'imputato, si occupò di
mostrare la forza dello Stato Israeliano e il ritrovato orgoglio ebraico. Forte del legame con gli Stati
Uniti divenne avamposto dell’Occidente fra gli arabi.

Egitto di Nasser
1948 → Faruk I d’Egitto condusse la guerra fallita contro Israele.

1952 → Nasser, a capo di un gruppo di ufficiali liberi, destituisce Faruk I. Nasser era ostile
all’imperialismo e determinato a restaurare la giustizia nel nome dell’Islam. Sciolse i partiti e dettò
una nuova Costituzione che proclamava la giustizia sociale, la lotta all’imperialismo e il carattere
arabo e islamico della nazione. Voleva nazionalizzare il Canale di Suez (all'epoca sotto gli inglesi).

L'Egitto era dunque in rapporti tesi con inglesi, israeliani e francesi (Nasser stava appoggiando i
nazionalisti algerini).

1956 → I nemici di Nasser organizzarono un attacco: gli israeliani occuparono il Sinai, mentre navi
francesi e inglesi occuparono il Canale di Suez. Soltanto l’immediato e deciso intervento degli USA
costrinse gli attaccanti al ritiro. Nasser trasse molto vigore e successo dall'episodio militare, che
divenne, in realtà, un trionfo politico.

Nasserismo → Una visione socialista e panaraba che si diffuse in tutto lo scacchiere


mediorientale in chiave anti-occidentale.

Iran
1941 → Gli occidentali favorirono Pahlavi al trono imperiale (era riuscito a difendere lo Stato dalla
pressione dell’URSS).

Si formarono molte correnti, laiche e religiose, ostili all’egemonia straniera che trovarono il proprio
leader in Mossadeq.

1951 → Mossadeq divenne Primo ministro, e promosse la nazionalizzazione dei giacimenti


petroliferi, la cui ricchezza, all'epoca, era sfruttata soprattutto dagli inglesi.

La crisi → La reazione britannica fu ostile: bloccarono la produzione ritirando i loro tecnici e poi
boicottarono il mercato. Seguì una crisi economica che corrispose ad una radicalizzazione politica.
Il re tentò di sostituire il Primo ministro, ma non ci riuscì e fuggì a Roma, ma tornò presto in patria.

Colpo di stato → Gli USA e la Gran Bretagna organizzarono un colpo di stato, con il quale
cacciarono Mossadeq e ristabilirono il re: l’obiettivo era quello di creare una rete di alleanze anti-
sovietiche, non di recuperare alla tracotanza inglese i giacimenti petroliferi, che rimasero
nazionalizzati. Iran divenne uno degli avamposti occidentali contro il comunismo in Medio Oriente.

Patto di Baghdad (1955) → Eisenhower teorizzava che gli USA avrebbero aiutato qualsiasi paese

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

che avrebbe chiesto aiuto contro il comunismo. In quest’ottica, il Patto di Baghdad venne firmato
da USA, Gran Bretagna, Iran, Iraq, Arabia Saudita, Turchia, Iraq e Pakistan.

Guerre fra arabi e israeliani


1967 → L’URSS fece pervenire a Nasser la falsa notizia che Israele si stava armando lungo il
confine siriano. Nasser proclamò lo stato di allerta e mobilitò l’esercito: Israele lo interoretò come
un atto di guerra e, pertanto, attaccò per primo. Gli aerei da guerra israeliani (fabbricazione
francese) abbatterono quelli egiziani (fabbricazione sovietica), e la guerra finì in soli sei giorni.

Ciò portò ad un avvicinamento degli USA a Israele e alla perdita di fiducia nel “nasserismo” come
rivalsa araba sull’Occidente.

Gli Israeliani occuparono i territori vinti: Gaza, Cisgiordania e Sinai, cacciandone i palestinesi (solo
nel 1973 il Sinai sarà restituito all’Egitto, e nel 1977 demilitarizzato). Molti palestinesi emigrarono in
Giordania formando una nazione nella nazione, che causò instabilità e violenza, spingendo re
Hussein ad assalire le roccaforti palestinesi.

OLP (1964) → Gruppo nazionalista palestinesi (nato su iniziativa di Nasser) di cui prese la guida
Arafat. Obiettivo: vincere la Guerra santa in modo da liberare la Palestina, cancellare lo stato di
Israele e fondare un nuovo Stato islamico palestinese.

1973 → Il nuovo capo egiziano Sadat e il presidente siriano Assad decisero di attaccare Israele su
due fronti. Israele fu colto di sorpresa ed ebbe notevoli perdite. Grazie al sostegno americano si
riprese, ma nel frattempo l’URSS diede il suo appoggio militare a Sadat e Assad. La guerra fu
interrotta quando Sadat fu convinto a cessare il fuoco in cambio di una conferenza internazionale
in cui fosse discussa la questione della Palestina.

La conferenza (1973) → L’ONU ripristinò la situazione del 1967 con la restituzione del Sinai, ma
non di Gaza, all’Egitto. Per la prima volta si incontrarono i rappresentanti di Egitto, Israele e
Giordania (la Siria non partecipò alla conferenza perché la riteneva ostile).

Sadat abbandonò l’alleanza con i sovietici e si avvicinò agli Stati Uniti.

1978 → Carter (presidente USA) svolse un'incredibile operazione diplomatica, riuscendo a far
trovare un accordo tra Israele ed Egitto: il Sinai sarebbe stato smilitarizzato dagli israeliani, e lo
stretto di Tiran e il golfo di Aqaba sarebbero divenuti acque internazionali. Per la prima volta, uno
stato arabo riconosceva Israele.

L’Egitto fu estromesso dalla Lega araba, e Sadat fu assassinato da un gruppo terroristico islamico.

I non allineati e il terzo mondo


Dopo la decolonizzazione, i nuovi stati erano accomunati dalla volontà di distanziarsi il più
possibile dai modi e dalle forme dell'Occidente.

Conferenza di Bandung (1955) → Paesi aisatici e africani stabilirono una strategia comune e un
collegamento anti-coloniale. Si Affermarono principi fondamentali che riprendevano il sostrato di
quelli universali.

1961 → Questi paesi dettero vita al movimento dei “non allineati”: l’equidistanza fra i due blocchi,
più che i principi comuni, era il loro obiettivo.

Si può dire che i paesi riuniti a Bandung costituissero il “terzo mondo”, espressione che cominciava
a circolare in Europa e che era stata coniata in Francia, con riferimento al terzo stato. Così intesa,
l’espressione non aveva connotazioni gerarchiche (in Francia, “tries” si riferisce alla “terza parte di

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

un tutto”), a differenza di altri termini che, invece, definiscono una subordinazione. Ciononostante
l’ambiguità rimase. Quei paesi venivano spesso definiti come “in via di sviluppo”, categoria che si
viene ad affermare in economia proprio in questo periodo, che significava che, nell’ordine globale,
certi paesi fossero più distanti da una condizione che si reputava desiderabile per tutti.

Africa Subsahariana
1957 → Iniziò una rapida decolonizzazione.

Nacquero i nuovi stati, privi di guida e controllo. Intanto, USA e URSS miravano ad attirarli nella
propria orbita.

Prima conferenza dell’Organizzazione africana (1963) → Fu deciso di mantenere confini


coloniali (decisi a Berlino nel 1885).

Molti stati presentavano forme amministrative e governative simili a quelle occidentali, quasi
ovunque democratiche. Il punto, però, era che mancava il substrato socio-economico per far
funzionare la democrazia. Infatti, i primi regimi indipendenti si svilupparono in senso dittatoriale e
autoritario. Su questi regimi, si innestarono varianti afro-marxiste (Somalia, Etiopia). Molte rivolte,
disordini e guerre civili insanguinarono i nuovi ed instabili stati africani, da cui trassero grandi
guadagni le industrie di armi.

Nord Africa
1963 → In Algeria, viene deposto Ben Bella. Parte una forma autoritaria di governo e la
nazionalizzazione delle industrie.

Iraq
1958 → Cade il regime hascemita, e si instaura un governo nazionalista.
1968 → Cade il governo nazionalista a causa delle troppe divisioni: curdi, sciiti e sunniti. Prende il
potere il Partito baatista con Saddam Hussein.

Siria
1966 → Si instaura un governo sciita, con una visione arabo-socialista.

Libia
1969 → colpo di stato di Gheddafi contro la monarchia del re Idris. Gheddafi nazionalizza
l’industria del petrolio (scoperto nel '59) con cui finanzia politiche sociali e soprattutto militari.
Espulse gli italiani e finanziò movimenti di liberazione e gruppi terroristici in Siria, Palestina e
Namibia.

L'Islam → Gheddafi lo dichiarò "religione di stato", ma non riferendosi alla tradizione islamica,
bensì direttamente al Corano. Significativo fu il suo sostegno per l'emancipazione femminile.
Criticato da sacerdoti tradizionalisti reagì con la violenza.

Libro Verde → Manifesto della dottrina del socialismo coranico, chiaramente ostile all'Occidente.

Il Sudafrica
1910 → Viene costituita l'Unione Sudafricana.
1914 → L'Unione entra nel Commonwealth, riconosciuta come paese indipendente.

Gli anglo-boeri → A governare il paese erano le etnie bianche di origine olandese e inglese, i cui
insediamenti risalivano a un epoca precedente la colonizzazione di fine '800: erano più numerose e
radicate rispetto le etnie bianche di altri paesi.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

L'Apartheid (1948-1993) → Gli altri paesi africani cominciavano a ottenere l'indipendenza, e le


rivendicazioni in Sudafrica si fecero più forti. La risposta del governo fu una politica di
segregazione razziale. Proposto dal Partito nazionalista (aveva vinto le elezioni del ’48) l’Apartheid
consisteva in politiche di emarginazione e sfruttamento della popolazione nera, che ne veniva
umiliata e costretta a vivere in ghetti senza servizi, assistenza e attività produttive. I neri potevano
uscire dai ghetti per lavorare nelle "zone bianche", ma molti vi rimasero, finendo a vivere in
sobborghi putridi.

1961 → L’ONU dichiarò l’Apartheid un crimine contro l’umanità, e iniziò una campagna di sanzioni
che, però, non furono rispettate dal Sudafrica. Al governo fu tolto il protettorato sulla Namibia, ed
esso reagì occupandola.

1970 → La popolazione nera che viveva nelle "zone bianche" venne privata della cittadinanza.

African Nation Congress → Vi aderirono i partiti e diverse etnie africane, che protestavano per
l’eliminazione dell’Apartheid, chiedendo diritti ed eguaglianza. Numerose furono le loro
manifestazioni di protesta, tutte represse dalla polizia, fra uccisioni ed arresti. Venne arrestato
anche Nelson Mandela, condannato all’ergastolo. Mandela fece della tribuna del suo processo una
lotta contro il razzismo, e divenne noto in tutto il mondo per la sua fermezza di ideali. Rimase in
carcere 27 anni, quando ne uscì diventò il primo presidente ad essere eletto dopo l’eliminazione
dell’Apartheid, nel 1993.

Namibia → Ottenne l’indipendenza nel 1989, ultimo paese africano ad ottenerla.

Cuba
1889 → Cuba diventa formalmente indipendente dopo la guerra ispano-americana ma, di fatto, era
soggetta all’egemonia americana. Gli americani avevano forti interessi nelle piantagioni di
zucchero e tabacco.

1952 → Prese il potere l’ennesimo uomo degli americani: Batista y Zaldivar.

Fidel Castro → Giovane avvocato, denunciò Batista y Zaldivar, ma le sue accuse vennero fatte
cadere. Organizzò allora, con amici e parenti, un attacco armato a una caserma (26/07/1953).

Movimento del 26 luglio → Fidel Castro fece diventare il suo processo un manifesto
rivoluzionario anti-imperialista e anti-americano. Il movimento richiedeva un radicale cambiamento
in difesa degli umili, e una guerra totale alla tirannia.

1959 → Batista y Zaldivar scappò, e Fidel Castro riuscì a prendere il potere. Inizialmente, la sua
rivoluzione era populista e libertaria, non comunista, anche se nazionalizzò le industrie.
Eisenhower dichiarò Cuba un “regime dominato dal comunismo internazionale”.

L'URSS → Volle allacciare rapporti con Cuba: si offrì di comprare lo zucchero cubano, e Cuba
divenne lo “zuccherificio dell’URSS”, inoltre Chruščev garantì a Cuba la protezione missilistica.

Alleanza per il progresso (1961) → Kennedy propose ai paesi dell’America Latina “l’alleanza per
il progresso”, una sorta di Piano Marshall per l’America Latina. L'obiettivo era quello di creare un
circolo virtuoso di alleanze economiche che ponessero le basi per la maturazione della
democrazia, e quindi di forze alleate anti-comuniste. Fu un fallimento perché stabiliva un'equazione
fra progresso economico e sviluppo democratico che, nella maggior parte dei paesi dell'America
Latina, non era possibile: non esisteva la classe media, e il potere era nelle mani di tradizionali
oligarchie.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

1961 → Kennedy (presidente USA) progettò un attacco a Cuba, sperando nel sobillamento di una
rivolta popolare. Fallì.

1962 → Cuba ottenne da Mosca l’installazione di missili nucleari sul suo territorio. Degli arei-spia
americani lo scoprirono, e USA imposero il blocco navale dell’isola. Una flotta sovietica in direzione
di Cuba fu intercettata dagli americani. Venne sfiorata la guerra. La tensione era alta, ma la
questione si risolse dopo pochi giorni di concitati colloqui: Chruščev non avrebbe imposto alcuna
base missilistica nucleare, e gli USA, oltre a riconoscere l’indipendenza dell’isola, ritirarono le loro
basi nucleari in Turchia.

Che Guevara → Uomo della rivoluzione cubana, si staccò da Cuba dopo la sua alleanza con i
sovietici, andando a perorare la causa rivoluzionaria (intesa come liberazione dei popoli umili e
degli oppressi) altrove. Partecipò a molte guerriglie, morendo in una di questa (Bolivia, 8 ottobre
1967).

1966 → A Cuba, si incontrò la Tricontinentale. Si trattava di un'Internazionale terzomondista, che


puntava a collegare Asia, Africa e America Latina nella lotta globale all’imperialismo.

Regimi dittatoriali nell’America Latina:


Vargas - Brasile (1930-1954);
Peron - Argentina poi Videla (violenza di Stato desaparesidos) ;
Pinochet - Cile – Colpo di stato nel 1973;

Genocidio in Cambogia (1975-1979)


Saloth Sar → Aveva studiato a Parigi e qui era divenuto comunista. Proveniva dalla Cambogia,
colonia francese dal 1886.

1967 → Saloth, tornato in Cambogia, fondò un'organizzazione rivoluzionaria: l'Angkar. Alla guida
dei "khmer rossi" (comunisti cambogiani), diede inizio alla guerra contro la monarchia.

1975 → Saloth prese il potere. La Cambogia fu rinominata “Kampuchea democratica” e Saloth Sar
prese il nome di Pol Pot. Perseguì l’obiettivo di fondare una società socialista avanzatissima, in
vista della quale si impegnò a cancellare qualsiasi forma di modernità: la popolazione fu trasferita
di forza nelle campagne, fu eliminata la proprietà privata, il denaro e i centri religiosi, e i figli
venivano sottratti ai genitori ed educati dal regime.

Lo sterminio → Furono sterminati intellettuali, studenti, ceti medi, professionisti e in seguito anche
quadri del partito in cui Pol Pot riteneva ci fossero i germi del capitalismo: fu un massacro in cui
morirono circa 2 milioni di persone (in un paese che ne contava 7).

Di ciò che accadeva nel regime il mondo non sapeva nulla, perché agli stranieri era vietato entrare
e proclamavano la piena autosufficienza.

1978 → Il Vietnam, sotto la spinta dell’URSS, attaccò la Kampuchea, che era filocinese. La Cina
rispose contro il Vietnam che arretrò, ma non si ritirò. Alla fine, furono i cinesi a ritirarsi. Intanto, Pol
Pot era fuggito.

Il Vietnam fu sanzionato e precipitò nella crisi finanziaria.

1996 → Fu ricostituita la monarchia e dichiarata l’amnistia per gli khmer rossi. Il movimento fu
sciolto e, due anni dopo, Pol Pot morì senza mai essere stato processato.

2003 → L’ONU istituì un Tribunale straordinario per il processo ai khmer rossi per il genocidio in
Cambogia.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

La nuove generazioni: Kennedy e Johnson


1961 → Viene eletto presidente il democratico John F. Kennedy: primo presidente nato nel
Novecento, il più giovane della storia del paese (aveva 43 anni) e il primo a essere cattolico.

"Nuova frontiera" → Politica lanciata da Kennedy, che intendeva lottare per eliminare la povertà e
le discriminazioni di qualsiasi tipo (razziali, di genere e di religione) e, dunque, battersi per i diritti
civili.

In particolare, i neri negli stati americani del Sud vivevano in pesanti condizioni di discriminazione
razziale: avevano il diritto di voto, ma un bianco doveva garantire per loro, e avevano scuole,
ospedali, fontane, posti a sedere nei bus, separati da quelli dei bianchi.

Civil Rights Act (1963) → Kennedy impegnò il Congresso a votare questa serie di leggi sui diritti
civili per combattere qualsiasi tipo di discriminazione.

L'assassinio (1963) → Kennedy fu assassinato nella limousine presidenziale. L’attentatore era un


ex-marine comunista Lee Harvey Oswald, che fu subito arrestato e, due giorni dopo, ucciso dalla
polizia.

Lyndon Johnson → Prese il posto di Kennedy e rilanciò i temi della Nuova frontiera nella
campagna “Great Society”, che promuoveva una grande società di liberi ed uguali, senza povertà e
ingiustizie. Oltre che la fine delle discriminazioni, promuoveva anche assistenze sanitarie per gli
indigenti e gli anziani, edilizia pubblica, borse di studio, riqualificazione dei disoccupati.

Grande carica ideologica:


Rosa Parks (1955) → Donna di colore che non cedette il posto sul bus a un bianco e, per questo,
fu condannata. Venne poi assolta e vide dichiarata incostituzionale la segregazione sugli autobus.
Martin Luther King (1963) → In una marcia su Washington, il predicatore tenne il suo celebre
discorso “I have a dream”, che promuoveva la fratellanza fra neri e bianchi e la fine della violenza.

Ma la pacificazione e la non violenza predicati da Martin Luther King non riuscivano a coinvolgere i
neri più emarginati e in condizioni di estrema povertà. Molti di questi cercavano una radicale
identità anti-bianca: ritrovandola per esempio nell’Islam: Malcom X che aveva dato origine alla “the
Nation Of Islam” (NOI). Venne assassinato nel 1965.

L'emancipazione e la ricerca di nuove identità, però, non riguardava soltanto i neri:


• Donne → Si erano emancipate dal ruolo che le relegava alla riproduzione,
grazie alla legalizzazione dell’aborto, alle politiche del divorzio e alla possibilità di
controllare la propria fertilità (1960 = legalizzazione della pillola negli USA);
• Omossessuali → Uscirono dalla loro condizione di segretezza, e si
chiamarono fieramente “gay”, se uomini, e “lesbiche”, se donne.

Cultura della liberazione → Una controcultura generata dalla generazione di studenti di quegli
anni, che si ponevano in opposizione con i costumi paterni e la standardizzazione dei consumi che
causava l'omologazione, la guerra e la prevaricazione. Questi giovani erano il prodotto degli anni
post-bellici della grande fioritura economica, e non si ponevano in contrasto con il mondo delle
merci per rifiutarlo, quanto per deciderne liberamente l’uso. Questa controcultura era connotata
anche da un forte “esotismo” (attrazione verso culture diverse dalla propria) che portava i giovani a
sperimentare e amare la cucina etnica, a tatuarsi ideogrammi aborigeni, a indossare abiti tipici, a
sperimentare uno spiritualismo orientaleggiante e nutrire un forte amore antropologico verso
popolazioni come gli indiani d’ America, che fino ad allora erano rappresentati come rozzi e ottusi
primitivi.

La politica → Tale controcultura, però, non si concretizzò mai in una forza politica, perché la

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

dimensione razionale e cartesiana, propria del mondo in cui era nata e a cui si opponeva, era
troppo forte.

Il sogno infranto → Inizialmente questi movimenti studenteschi erano in sintonia con i progetti
kennediani, ma l'assassinio di Kennedy, la guerra del Vietnam (65-75) e l’uccisione di Marthin
Luther King (1968) furono un'enorme fonte di disillusione.

XIX Giochi olimpici - Città del Messico (1968) → I movimenti studenteschi vi videro un grande
potenziale di visibilità. Fin da luglio ci furono manifestazioni, scontri e morti. A Piazza delle Tre
Culture, i manifestanti vennero chiusi dalla polizia e dall’esercito che aprì il fuoco: caddero in 400.

In Europa
Fine anni ’70 → La mobilitazione americana raggiunse l’Europa, dove anche era cresciuto il
numero degli studenti universitari, e dove il benessere del miracolo economico cominciava a
mostrare le sue tensioni interne.

Francia → Il movimento del 22 marzo era formato da giovani che, nel 1968, occuparono
l’università di Nanterre. Il movimento era anti-autoritario, e recepiva dai movimenti americani la
dedizione alla lotta per i diritti civili, l’emancipazione delle donne e l’opposizione all’autoritarismo,
ed elaborava a suo modo le componenti anti-americane, che si esprimevano nella critica alla
società dei consumi e alla guerra nel Vietnam. Così come i movimenti studenteschi americani, il
movimento francese scuoteva il paese con manifestazioni e occupazioni, ma non proponeva un
progetto politico alternativo essendo il suo motto “vietato vietare”. La Sorbona venne chiusa per
volere delle autorità, e la protesta dilagò: a Parigi tornarono le barricate, e la polizia fu
violentemente repressiva.

I movimenti di questo tipo che si svilupparono in Europa negli ultimi anni ’70, diedero anche un
linguaggio alle rivendicazioni della nuova generazione degli operai, spesso immigrati (perciò meno
garantiti), i quali avevano bisogni e stili di vita della società dei consumi, e non si identificavano più
nella “condizione operaia” difesa dai sindacati. Dunque, si trovarono alleati dei movimenti
studenteschi: scuole e fabbriche furono occupate. Tutte le città universitarie europee furono scosse
da manifestazioni e proteste, promosse da movimenti studenteschi anti-autoritari che coinvolsero
anche i movimenti operai.

Rudi Dutshke → Leader studentesco a Berlino. Elaborò un marxismo critico che, rifacendosi a
Rosa Luxemburg, Antonio Gramsci e alle tre M (Marx, Mao, Marcuse), vedeva in Gesù Cristo il più
grande rivoluzionario.

Daniel Cohn-Bendit → Diede vita al movimento ecologista europeo dei Verdi.

Revisioni del marxismo → Questi movimenti sollecitarono nuove revisioni del marxismo che
portano all’elaborazioni di complesse teorie sul neocapitalismo e sul capitalismo imperialistico.

Unione Sovietica → La “Primavera di Praga” (1968) indica la liberalizzazione politica avvenuta in


Cecoslovacchia. Alexander Dubcek, comunista moderato, divenne capo del partito, e concesse la
libertà di stampa. Egli cercò consensi anche in altri paesi aderenti al Patto di Varsavia (1955). Poi,
Tito e il rumeno Ceausescu vennero a Praga accolti da una folla entusiasta e acclamante.
I sovietici non lo tollerarono e il 20 agosto le truppe del Patto di Varsavia varcarono la frontiera.
Mosca ottenne il ritiro delle riforme e Dubcek che fu sostituito. Un gruppo di studenti decise che la
protesta si sarebbe espressa con un gesto estremo di uno di loro, estratto a sorte. Toccò a Jan
Palach (20 anni): nel 1969 scese in Piazza Venceslao e si diede fuoco per protesta. In Occidente,
però, i movimenti di protesta cechi non ebbero grande risonanza.

Giappone → L’ostilità verso l’URSS, riaccesa dopo i fatti di Praga, si unì alla protesta per la

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

presenza americana nel paese, mossa soprattutto dall’associazione studentesca Zengakuren. Ciò
portò a guardare con simpatia ai comunismi devianti come Cina e Albania. Gli ambienti di protesta
che si accesero in tutta l’Europa diedero solidarietà ai movimenti che avevano rivendicazioni
indipendentiste a forti tinte rivoluzionarie, i quali presero sempre di più la via della violenza armata.

Spagna → Il regime di Franco soffocava qualsiasi libertà di espressione. Nel marzo 1968 le
autorità chiusero l’Università di Madrid, ma in quello stesso anno iniziarono gli attentati dell’ETA
(movimento indipendentista basco di ispirazione marxista-leninista).

Irlanda → Dopo la divisione dell’Irlanda, l’IRA (Irish Republican Army) era diventata l’ala armata
del movimento indipendentista irlandese nell’Ulster britannico, dove le minoranze cattoliche
irlandesi subivano discriminazioni da parte dei protestanti inglesi. L’IRA mostrava una doppia
anima: marxista-leninista (IRA official) e rapubblicana-nazionalista (IRA provisional). L’IRA lanciò
una campagna di attentati contro l’esercito, con anche l’obiettivo di impressionare la popolazione
civile. Nel 1969 ci furono molti attentati (venne colpita perfino Londra), chiamati mistificatoriamente
dal governo inglese “troubles” (disordini). Il contrattacco militare inglese fu accompagnato da una
legislazione di emergenza, con cui venivano sospesi fra i più elementari diritti civili. Nel ’72,
durante una manifestazione nell’Ulster cattolico, l’esercito sparò sulla folla causando 13 vittime,
tutte disarmate. Fu la cosiddetta “Bloody Sunday”, oggetto di indagini politico-giudiziarie solo tra il
1998 e il 2002.

Il Caso italiano
1947 → De Gasperi formò il suo quarto ministero escludendo i comunisti e i socialisti,
assecondando le richieste degli USA in cambio di un prestito.

L’importanza strategica → L’Italia era un tassello importante nello scenario bipolare della Guerra
fredda, per via della sua posizione geografica (confinante con la Jugoslavia comunista). Inoltre, il
Partito comunista italiano (PCI) era uno dei più grandi e forti d’Europa. La Guerra fredda motiva
quindi le vicende della politica interna italiana.

PCI → Nel clima bipolare, si fece più vicino all’URSS.

PSIUP → Nel mondo socialista, invece, si generò una frattura in merito alla questione della fedeltà
all’URSS, e il partito si divise in:
1) PSDI (Partito socialdemocratico italiano) - guidato da Saragat, era critico
verso il socialismo sovietico;
2) PSI (Partito socialista italiano) - restò vicino all’URSS. Il PSI era minoritario e
non aveva una politica definita, apparteneva al blocco di sinistra e, in quanto tale, era sotto
l’egemonia del PCI.

1956 → La situazione del PSI cambia in seguito a due importanti eventi riguardanti l’URSS:
1) Chruščev denuncia i crimini di Stalin, demolendone il mito. Egli smise di
essere il punto di riferimento delle politiche di sinistra che, inoltre, iniziarono a credere che
la struttura dell’URSS fosse riformabile;
2) Quest’ultimo pensiero venne negato nello stesso anno, quando Chruščev
mando dei carri armati in Ungheria, per reprimere le nuove rivendicazioni democratiche
motivate dalle speranze di riformabilità del sistema (vedi punto 1).

A seguito di questi due eventi, molti intellettuali e membri del PCI lo abbandonarono, confluendo
nel PSI, che cominciò ad assumere una propria identità politica, separata dal PCI e dall’URSS, e
nel giro di 6 anni entrò nella coalizione del governo.

Anni ’60 → Si ebbe una graduale apertura del partito dominante, la Democrazia Cristiana, al
Partito Socialista. Cominciò in Italia una stagione di riforme, definite dal nuovo governo di

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

centrosinistra.

Le riforme riguardavano:
1) Parità tra i sessi (divieto del licenziamento delle donne in gravidanza,
apertura di posti di lavoro pubblici per le donne ed eguale retribuzione);
2) Nazionalizzazione dell’ energia elettrica (creazione dell’ENEL);
3) Scuola (innalzamento dell’obbligo scolastico ai 14 anni, con unificazione
della scuola media).

L’incisività di queste riforme, e la presenza di un Partito Comunista ancora forte e ancora vicino a
Mosca, portarono alla resistenza degli ambienti più conservatori:
• 1964 → Il generale Giovanni De Lorenzo pianificò il colpo di stato, ma fu mai
effettuato (soltanto più tardi si scoprì il suo piano);
• 1970 → Gruppi dell’estrema destra e dei reparti militari erano pronti a
effettuare il colpo di stato organizzato da Borghese, il quale però lo annullò durante
l’esecuzione.

I movimenti studenteschi → Ripresero i temi dell’anti-fascismo militante, scontrandosi con i


gruppi neofascisti (che spesso godevano della protezione della forza pubblica) e dirigendo l’anti-
autoritarismo contro le istituzioni.

I lavoratori → Sullo sfondo di un’urbanizzazione crescente (derivante anche da boom economico


e conseguente l’immigrazione), la lotta contro le rigidità padronali si inasprì. I lavoratori si
differenziarono dai movimenti studenteschi sia per forme che per linguaggi di protesta. Si sentivano
più affini con gli studenti per il fatto di non identificarsi più con le rispettive istituzioni: i sindacati
rappresentavano una classe operaia ormai estinta, ben diversa loro, che aveva aspettative e
bisogni propri della società dei consumi, la quale, ormai, li coinvolgeva.

“L’autunno caldo” (1969) → Ci fu un susseguirsi di grandi scioperi, occupazioni di fabbriche e


scontri con la polizia. Questi eventi diedero forte connotazione politica al percorso riformatore
iniziato dai governi di centrosinistra: furono migliorate le condizioni pensionistiche, abolite le
“gabbie salariali” (legavano il salario al costo della vita nelle diverse regioni) e fu emanato uno
“Statuto dei lavoratori” (1970) che limitava il controllo padronale sugli operai, garantendo ai
lavoratori diritti e libertà sindacali.

“Fine dell’innocenza” (1969) → “L’autunno caldo”, però, aggravò anche la tensione politica, e
segnò la cosiddetta “fine dell’innocenza” dei movimenti di sinistra, che compresero che lo Stato
usava mezzi violenti per contrastare le politiche rivoluzionarie. Una serie di attentati, che
insanguinarono l’Italia degli anni ’70, sono stati interpretati come “Strategia della Tensione”: serie
preordinata di atti terroristici, volti a creare uno stato di tensione e di paura diffusa nella
popolazione, tali da far auspicare svolte politiche di stampo autoritario e conservatore.

Attentati terroristici:
• 1969 Piazza Fontana Milano → 27 vittime;
• 1972 Peteano → Tre carabinieri vennero uccisi in un attentato neofascista;
• 1974 Piazza della Loggia di Brescia → Durante una manifestazione anti-
fascista esplose una bomba e morirono 8 persone (102 ferite);
• 1974 Treno (Roma-Monaco) → Una bomba uccise 12 persone e ne ferì 44;
• 1980 → Nella sala d’attesa della stazione di Bologna una valigia di esplosivo
mieté 85 vittime.

Salvo Peteano (1972), per cui fu incriminato un neofascista, nessuna di queste stragi ha
responsabili individuati e condannati con certezza, nonostante interminabili processi e indagini.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Gruppi armati clandestini attivi erano una realtà nell’Italia degli anni Settanta, sia di sinistra che
di destra. Fino al 1975, la prevalenza della violenza è ascrivibile ai gruppi di estrema destra, dopo
a quelli di estrema sinistra.

“Anni di piombo” (’70) → Sorsero gruppi marxisti-leninisti, trockisti o maoisti e, insieme a essi, gli
ideali della lotta continua, dell’avanguardia operaia e del servire il popolo. Ci furono diversi omicidi
politici che, assieme agli attentati, definirono gli “anni di piombo”. Il più eclatante fu il rapimento e
l’uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse (gruppo armato e clandestino di estrema
destra). Aldo Moro fu rapito nel 1978, e il suo corpo privo di vita fu ritrovato nel cuore di Roma. La
mortificazione dell’esponente politico fu il simbolo dell’impotenza dello Stato. L’omicidio politico
richiedeva la disumanizzazione della vittima da parte dei suoi carnefici, per cui la vittima cessava di
essere una persona per diventare il simbolo di ciò che si voleva abbattere: questa logica è figlia
dell’ideologia dualistica dell’amico-nemico, ereditata dalla prima Guerra mondiale.

Le formazioni armate che emersero in Italia, nacquero da due grandi culture politiche italiane:
1) Comunista → Il mito della Rivoluzione tradita, mito che nasce quando
Togliatti concede, nel 1946, l’amnistia per i reati comuni e politici di collaborazione con il
nemico, amnistia che aveva il fine della pacificazione nazionale;
2) Cattolica → Legittimazione della violenza se diretta contro un’ingiustizia:
questa concezione troverà espressione soprattutto nei movimenti indipendentisti.

L’amnistia del 1946 → È simbolo di una problematica molto discussa, cioè della continuità e della
discontinuità della Repubblica Italiana con il Fascismo.

Fasi della storia repubblica italiana → Sono fondamentalmente quattro:


48-57 Il baricentro dei governi è DC, centrista, d’ispirazione cattolica, che copre aree politiche
opposte: ala destra, che dialoga con neofascismo, e ala sinistra che dialogo con il Partito socialista
e comunista;

57-60 → Spostamento a destra: anche con appoggio esterno del Movimento Sociale Italiano;

Anni ’60 → Spostamento a sinistra: apertura al Partito socialista;

’60-1994 → Si conclude prima repubblica e vanno al governo forze di centrodestra.

Il Welfare in crisi (anni ’70)


Il Welfare andò in crisi agli inizi degli anni ’70 per tre fondamentali ragioni:
1) La crisi petrolifera → Aumentarono i costi del petrolio;
2) Trasformazioni sociali degli ultimi 30 anni → Avevano portato a un
maggiore bisogno di assistenza;
3) Decolonizzazione e dislocazione industriale → Il lavoro nei paesi
occidentali era divenuto particolarmente tutelato, dunque la produzione costava meno
all’estero. Le conseguenze della dislocazione industriale furono:
• Aumento delle crisi;
• Riduzione della capacità fiscale dei cittadini e, quindi, la messa in crisi del
sistema del Welfare, che non vedeva supportate le proprie pretese di universalità da parte
delle esigenze economiche;
• La conseguente introduzione di strumenti attraverso cui calibrare i diritti in
proporzione alle capacità economiche dei singoli (es: i ticket sanitari corrispondenti alla
capacità economica dell’individuo).

Chiesa, religioni e valori in Occidente


La laicizzazione → La promozione di leggi laiche contrarie ai principi della Chiesa (es:

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

legalizzazione dell’aborto e del divorzio) portarono la Chiesa cristiana d’Occidente, in particolare


quella di Roma, a perdere protagonismo e partecipazione. Inoltre, l’urbanizzazione crescente
indebolì la società rurale e con questa la vocazione ai sacerdozi.

Chiesa e modernità → Si trattò inizialmente di un confronto agguerrito, appoggiato da


associazioni come Azione cattolica (1905) e Opus dei (1928), la cui missione era quella di
incoraggiare i laici a vivere una vita pienamente cristiana.

Preti operai → La ricerca di una maggiore partecipazione nel mondo del lavoro portò molti
sacerdoti a diventare rappresentanti sindacali, detti, appunto, “preti operai”. Nel clima della Guerra
fredda, Pio XII vi mise fine nel 1954.

Pio XII (p: 1939-1958)→ Condannava al bolscevismo laico. Fu criticato per non aver combattuto la
Shoah in modo deciso. Forse condivideva l’idea del tempo per cui il fascismo fosse il male minore
rispetto al bolscevismo, e che bisognava proteggere i cristiani dallo sterminio che riguardava gli
ebrei. Nel 1949 scomunicò tutti coloro iscritti al Partito comunista, e sostenne i regimi politici più
conservatori fino al 1958. La Chiesa era in netta opposizione alla modernità, non dialogava con
essa e, anche per questo, aveva gradualmente perso la sua capacità di attrarre nuovi fedeli e
allentato la presa sulle popolazioni di tradizione cristiana.

Le sette → Il bisogno del sacro e dei significati, invece, era sentito sempre di più dopo la guerra. A
questo va connessa la ricerca di nuove fedi e il fiorire, nella seconda metà del ‘900, di sette
religiose nate, in genere, per l’iniziativa di singoli personaggi carismatici:
• Hare Krishna (1966 India);
• Arancioni (1966 India);
• Rastafarianesimo (anni ’30: il re Etiope Ras Tafari era considerato la
reincarnazione di Gesù).
Tutte queste sette avevano in comune la predicazione di uno stile di vita austero e semplice, in
opposizione all’opulenza della società dei costumi e al suo materialismo. Erano anche pervase da
un messianismo apocalittico (attendevano come imminente la fine de mondo). Alcune di queste
sette, però, utilizzavano le nuove tecnologie, come i mezzi di comunicazione di massa.

Giovanni XXIII (p: 1958-1963) → Portò a un vero e proprio rinnovamento della Chiesa cristiana,
grazie alla sua grande semplicità e capacità comunicativa. Convocò un Concilio Ecumenico.
Storicamente, i Concili ecumenici (riunioni dei rappresentanti delle più importanti Chiese nel
mondo) venivano convocati per respingere e condannare eterodossie o per far fronte ad esigenze
specifiche, ma questi non erano gli obiettivi di Giovanni XXIII. Egli intendeva rinnovare la Chiesa,
aprendola gradualmente e cautamente ai nuovi scenari della modernità per dare coesione alla
cristianità. Il Concilio, rinominato Concilio Vaticano II, durò dal ’62 al ’65, e si svolse nella Basilica
di S. Pietro, e coinvolse anche altre Chiese cristiane (scismatiche ortodosse, protestanti e quella
anglicana). Fu tematizzata la necessità di maggiore vicinanza con i fedeli e, in questa prospettiva,
si decise di tenere la messa nelle lingue nazionali e non più in latino. Venne riconosciuta la libertà
religiosa e riconosciute tutte le religioni. Giovanni XXIII sosteneva la necessità di incontro fra
cristiani e non cristiani, in quanto tutti appartenenti a una comune unità spirituale, a cui venivano
ricondotti anche i diritti politici, economici e sociali.

Paolo VI (p: 1965-1978) → Concluse il Concilio ecumenico seguendo le linee stabilite da Giovanni
XXIII. Fu il primo Papa a prendere l’aereo per spostarsi fuori dall’Europa: nel 1965 si recò in
Terrasanta, e nello stesso anno parlò all’ONU, dando una ratifica morale e solenne all’istituzione di
cui celebrava la missione di pace.

Giovanni Paolo II (p: 1978-2005) → Durante il suo pontificato, si accentuò ancora di più l’apertura
universalistica della Chiesa e la sua “deoccidentalizzazione”. Visitò 127 paesi rivolgendosi
soprattutto ai giovani delle popolazioni non occidentali. Il distacco della Chiesa dall’universo

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

eurocentrico favorì grandi adesioni al cristianesimo che si diffuse ampiamente nel mondo. Nel 1968
fu il primo Papa ad entrare in una Sinagoga, quella di Roma. Nel 2001 entrò nella Moschea di
Damasco.

Benedetto XVI (p: 2005-2013) → A questa apertura al mondo corrispose una revisione degli errori
della Chiesa, presentati nel documento letto in mondovisione da Ratzinger “Memoria e
riconciliazione: la Chiesa e gli errori del passato”, ma anche un ritorno a un’ortodossia conservativa
che condannava il divorzio, l’aborto, i dogmi del celibato dei preti e il rifiuto del sacerdozio
femminile. Nel 2013 si dimese.

Francesco I (p: 2013)→ Nel 2013 sarà eletto il primo Papa non europeo, l’argentino Jorge Mario
Bergoglio, il primo a prendere il nome di Francesco.

Desecolarizzazione → Fenomeno per cui si torna a cercare il fondamento dell’ordine sociale


all’interno della sacralità. Nel mondo occidentale, infatti, la separazione tra Chiesa e Stato era stata
concepita in un mondo in cui le leggi non si occupavano della sfera privata dei cittadini. Ma la
scienza e le tecnologie si sono sviluppate in modo tale da entrare nella vita privata dei singoli (es:
controllo della fertilità, aborto, eutanasia, trapianto d’organi etc.), e lo Stato ha dovuto legiferare su
quei settori. Ma la penetrazione dello Stato in tali sfere doveva confrontarsi con i valori secondo i
quali gli individui nella loro sfera intima conducevano la loro vita: in questo senso con la Chiesa
cristiana, non più in guerra con la scienza, ha focalizzato il problema sull’uomo e sulla sua scelta
morale.

Lo Spartiacque degli anni ’70


La Guerra fredda andò avanti fino alla fine degli anni '80, quando si sgretolò l’URSS.
Nel frattempo, però, la mondializzazione del sistema indebolì la capacità di esercitare l'egemonia di
entrambi i blocchi:
• Blocco sovietico → Era ostacolato dalla nascita della Repubblica Popolare
Cinese, dal proliferare di nuovi stati comunisti, dall’insurrezione ungherese (1956) e dalle
riforme di Praga (1968);
• Blocco occidentale → La coesione era indebolita dalla ripresa economica
dei paesi europei e la loro conseguente rivendicazione di maggiore autonomia. Inoltre, gli
USA vivevano difficoltà interne per la guerra del Vietnam e le proteste dei movimenti
studenteschi.
• Decolonizzazione → Portò alla nascita di nuovi Stati indipendenti,
soprattutto in Africa e Asia, che diedero origine al "Movimento dei non allineati", aspirando a
non essere oggetto delle penetrazioni di entrambi i blocchi.

1960-1970 → USA e URSS tornarono a parlare di “distensione”, soprattutto sulla base del
reciproco interesse a evitare il disastro nucleare.
Seguirono, infatti, accordi sul nucleare:
• 1963 → USA, URSS e Gran Bretagna si impegnarono a non effettuare
esperimenti nucleari nello spazio;
• 1968 → Nell’ambito delle Nazioni Unite, fu stipulato un trattato di non
proliferazione nucleare, che impegnava i paesi possessori di armi atomiche a non trasferirle
a chi non ne possedeva, e impegnava chi non ne possedeva a rinunciarvi;
• 1972 → Furono accettati dai sovietici gli accordi proposti da Johnson nel '68
sulla limitazione degli armamenti nucelari, ovvero la SALT ( Strategic Armaments Limitation
Talks), che riguardavano i missili di lunga gittata e le difese anti-missile;
• 1974-1979 → Nuovi accordi sulla limitazione degli armamenti nucleari (SALT
2).

Nixon (p: 1968-1974)


A riprendere la “distensione” fu il pragmatismo repubblicano di Nixon, la cui memoria venne

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

offuscata dallo scandalo che, nel 1974, lo costrinse alle dimissioni: il “Watergate”.

New Economy Policy (1971) → Il dollaro non sarebbe più stato convertibile in oro. Ciò segnava la
fine della centralità economica mondiale degli USA e, affermando la pluricentralità del sistema
economico mondiale, basato su un’alta mobilità di capitali. Gli investimenti nei paesi europei, gli
aiuti economici ai paesi del terzo mondo, il costo della Great Society di Johnson e le spese militari
della guerra del Vietnam, avevano messo in sofferenza le finanze americane. Usciva più denaro di
quanto ne entrasse. Al fine tutelare l’economia americana, era necessario deprezzare il dollaro,
dunque scardinandolo dal cambio fisso. Vennero anche tagliati i salari e la spesa pubblica.

Viaggio in Cina (1972) → Annunciò che si sarebbe recato a Pechino. L’apertura alla Cina portò
alla rinuncia americana del veto per l’entrata della Cina nell’ONU. Le intese fra Cina e USA si
basavano su reciproci interessi. La Cina ottenne di uscire dall’isolamento internazionale, aggravato
anche dallo scontro con l’URSS nel sul fiume Ussuri (1969); Gli USA revisionavano la loro dottrina
del contenimento, poiché la Cina, da sola, bastava a contrastare un potenziale ed eccesivo
espansionismo sovietico. Inoltre, USA e Cina si accordarono nel non perseguire l’egemonia
nell’Asia centrale, sancendo di ostacolare altri che avessero tentato di fare ciò (riferimento esplicito
all'URSS).

L'URSS → I sovietici, nel frattempo, approfittarono della debolezza degli USA per portare avanti
accordi con l’India, e ripresero l’espansione militare del “terzomondismo sovietico” che, mediante
l'intervento di truppe armate laddove era utile sedare una guerra civile o sventare un colpo di stato,
mirava a fare degli stati emergenti dei satelliti e degli alleati dell’URSS.

Il primo nucleo dell'Unione Europea


Francia → Voleva svincolarsi dall’egemonia americana e stringere maggiori rapporti con la storica
rivale: la Germania (occidentale), nella consapevolezza di poter far fronte alla minaccia sovietica
soltanto da alleati.

Comunità europea difensiva - CED (1952) → C'erano le basi per una maggiore cooperazione
europea. Fu varato il progetto CED che, accolto anche dalla NATO. Venne respinto dall’Assemblea
nazionale francese: in Francia si cominciava a pensare a un altro tipo di collaborazione europea:
una collaborazione economica europea, che anche avrebbe reso più autonomi i paesi europei
dall’egemonia americana.

Jean Monnet → Un finanziere che sottopose a Schuman (Ministro degli esteri francese) un nuovo
progetto, che prevedeva la messa in comune della produzione del carbone e dell’acciaio di Francia
e Germania. Schuman annunciò questo in una solenne dichiarazione il 9 maggio 1950 dando vita
ad una Federazione europea, aperta a tutti i paesi che avrebbero voluto aderirvi.

9 maggio 1950 → È considerata la data di nascita dell’unione europea ed è festeggiata come


Festa dell’Europa.

1951 → Nacque la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, la CECA.

Trattati di Roma (1957) → Firmati tra Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo,
sancivano:
• La nascita della CEE (Comunità Economica Europea), con l’obiettivo di
creare un mercato comune;
• La nascita dell'EURATOM (Comunità europea per l’energia atomica).
Erano trattati tra nazioni sovrane, e ogni atto o trattato richiedeva la ratifica degli stati aderenti.

La distensione e il rafforzamento dell’Europa


Trattati dellEsileo (1963) → De Gaulle e Adenauer sottoscrissero una più stretta collaborazione

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

politica, economica e culturale tra Francia e Germania. De Gaulle pose il veto alla domanda di
adesione ai trattati della Gran Bretagna perché questa aveva contatti troppo stretti con gli USA, e
De Gaulle voleva che l'Europa si svincolasse dall’egemonia statunitense.

Brandt e la Ostpolitik → Il cancelliere socialdemocratico avviò un'importante processo di apertura


verso la Germania orientale (DDR) e l'Europa dell'Est: furono firmati dei trattati di amicizia tra la
Germania occidentale e l'URSS, la DDR e la Polonia (dove Brandt si inginocchiò dinnanzi al
memoriale delle vittime di Varsavia, vincendo il Nobel per la pace).

1972 → Germania occidentale e DDR si riconobbero due stati sovrani e un’unica nazione tedesca,
cosicché, entrambe, furono ammesse alle Nazioni Unite.

Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (Helsinki, 1972-1975) → Parteciparono


33 paesi europei (tra cui anche la Santa sede). La conferenza si concluse con la firma dell'Atto
finale: tutti i paesi riconobbero gli assetti politici come inviolabili (non immodificabili) e spostarono
l’accento sulla cooperazione e la tutela dei diritti umani.

L’avvicinamento fra paesi europei contribuì all’instaurazione di regimi democratici in Spagna,


Portogallo e Grecia.

Spagna
Senza scosse politiche, il regime franchista si andò a modificare grazie a tre elementi:
1) l’integrazione dell’economia con l’Europa;
2) la secolarizzazione che indeboliva la presenza della Chiesa;
3) l’esercito indebolito e ridotto ad avere carattere meramente cerimoniale non
essendovi da tempo guerre da combattere.

1975 → Franco morì. Juan Carlos fu proclamato "re di Spagna", fu restaurata la monarchia, e
furono riammessi i partiti storici.

La nuova costituzione (1978) → Monarchia costituzionale classica, con un Parlamento


bicamerale. Prevedeva il suffragio universale (18 anni), l'abolizione della pena di morte e della
religione ufficiale. Concesse larghe autonomie ai Paesi Baschi, Catalogna e Galizia. Ma all’ETA*
non bastava: un grande sciopero paralizzò il paese.

ETA* → Organizzazione terroristica basca, nazionalista e separatista d'ispirazione marxista-


leninista, oggi disarmata, il cui scopo era l'indipendenza del popolo basco

Con il paese paralizzato dallo sciopero, il colonnello Molina tentò un colpo di Stato, ma fallì. I
nostalgici confluirono nel partito conservatore Alleanza Popolare.

1982 → Il Partito socialista spagnolo ottenne la maggioranza assoluta nelle elezioni, e Marquez
(leader del partito) divenne primo ministro.

1986 → La Spagna entrò nella Comunità Europea.

Portogallo
Estado Novo (1926) → Si tratta di un regime dittatoriale instaurato da Salazar. Era caratterizzato
da una chiusura economica e da differenze sociali ormai arcaiche, con ricchi latifondisti e diffusa
povertà.

Il Portogallo aveva vasti possedimenti coloniali (Goa, Capoverde, Angola, e Mozambico), dove
impegnava investimenti in denaro e uomini, nonostante fosse il paese più povero d’Europa.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

1968 → Salazar morì. Gli successe Caetano, che allentò l’autarchia, aprì il paese a prestiti e
investimenti esteri.

Un breve "boom" → Caetano portò il paese a fiorire, ma tale processo fu interrotto da:
• Crisi petrolifera (1973);
• Rivoluzione dei garofani (1974): un colpo di Stato guidato dall’ala
progressista dell’esercito.

Liberalizzazione → Caetano fu mandato in esilio e si aprì una fase di liberalizzazione: furono


riammessi i partiti, anche quello comunista, liberati i detenuti politici, eliminata la polizia segreta.
Nel giro di un anno le colonie furono rese indipendenti e 750.000 portoghesi rimpatriarono.

1975 → I socialisti, con Soares, vinsero le elezioni, e l’esercito divenne sempre meno preminente
nella guida del paese.

1986 → Il Portogallo entrò nella Comunità europea al fianco della Spagna.

Grecia
La guerra civile → Arrivo subito dopo la prima Guerra mondiale. Il Partito comunista, di forte
ispirazione sovietica, ne uscì sconfitto, e venne instaurata una monarchia con regnanti tedeschi.

1946 → Finita l'occupazione tedesca, Giorgio II si reinsediò al potere dopo un discusso


referendum.

1964 → Prese il potere il figlio Costantino. Alle elezioni, un partito di centrosinistra ottenne la
maggioranza, ma l’opposizione degli ambienti conservatori e della corona portò leader alle
dimissioni, portando alla paralisi del paese.

Il regime dei colonnelli (1967) → Alle nuove elezioni, prese il potere un gruppo di ufficiali guidati
da Papadopoulos, colonnello anti-comunista ed ex-agente della CIA. Immobilizzarono il paese con
politiche autarchiche, ordine, terrore e repressione.

1969 → La Grecia venne espulsa dalla Comunità Europea.

1973 → Gli studenti dell’Università di Atene protestarono contro il regime, e il governo, per distrarre
l’opinione pubblica, lanciò l’iniziativa di conquistare Cipro, perché abitata da una maggioranza
greca. Cipro era una repubblica indipendente dal 1960, controllata da una giunta di inglesi, greci e
turchi. I greci sbarcarono ma, nel frattempo, i turchi avevano preso la maggioranza dell’isola,
dunque non se ne fece niente.

I militari richiamarono Karamanlis (un politico esiliato tempo prima) per ristabilire l’ordine.

1981 → La Grecia venne riammessa nella Comunità europea.

Il petrolio
'800 → Partirono l’estrazione, la raffinazione e il consumo del petrolio.
'900 → Il petrolio iniziò a essere impiegato come fonte di energia. In secondo luogo, era usato
anche per la creazione di bitumi, fertilizzanti, asfalti e coloranti.

Il miracolo economico europeo → Dagli anni '20 agli anni '70, il prezzo del petrolio rimase basso,
rendendolo una risorsa decisiva per tutto il processo di industrializzazione. Dopo la seconda
Guerra mondiale, però, il suo consumo si impennò. Nelle economie avanzate, insieme al gas e
all’energia elettrica, sostituì il carbone.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

1950-1956 → Il consumo di petrolio triplicò negli USA (meno nel resto del mondo). All'inizio degli
anni '70, gli USA avevano la forte necessità di importare petrolio.

Petrolio e potere → Dunque, il petrolio è protagonista della storia contemporanea, e attorno a


esso si sviluppò il capitalismo corporativo, nel quale gli stati cercavano sempre di più di
nazionalizzare o controllare le attività private che si occupavano del petrolio. Queste a loro volta
assumevano il rango di potenze autonome in grado di influenzare la politica internazionale.

Le sette sorelle: l'invadenza pos-coloniale → I maggiori giacimenti petroliferi erano nelle aree
del mondo meno industrializzate (60% delle risorse in Medioriente). Molti dei paesi ricchi di
petrolio, però, non avevano le strutture statali, economiche o umane per rendersi autonomi dai
paesi occidentali, che avevano invece le capacità tecniche e gli investimenti necessari per estrarlo,
raffinarlo e trasportarlo. Da questo deriva la nuova invadenza dei paesi occidentali con le loro
compagnie petrolifere (sette sorelle).

I maggiori giacimenti si trovavano in:


• Arabia Saudita → Il regno saudita wahabita i caratterizzò per una nuova
forma di modernità, dove le grandissime ricchezze erano nella mani di pochi e la povertà
estremamente diffusa;
• Iran → Deposto Mossadeq (1952), gli USA crearono un consorzio di varie
compagnie occidentali, in modo da gestire la commercializzazione del petrolio iranico;
• Iraq.

OPEC (1960) → I maggiori paesi produttori di petrolio si riunirono: Iran, Iraq, Arabia Saudita,
Kuwait, Venezuela, Emirati Arabi Uniti, Libia, Gabon, Qatar, Algeria, Nigeria, Indonesia e Ecuador.

La crisi petrolifera (1973) → Con la Guerra del Kippur, la Siria e l'Egitto invasero Israele. Gli USA
intervenirono a favore di Israele, e la guerra finì dietro all'imposizione dell'ONU. I membri arabi
dell'OPEC (tra cui Siria ed Egitto), decisero allora di danneggiare gli USA riducendo la produzione
di petrolio e quadruplicandone i prezzi: nel '73, il petrolio salì da 3 a 12 dollari al barile. La Crisi
petrolifera creò una grave recessione dei paesi industrializzati.

La disillusione del progresso → In questo momento viene realmente messo in discussione la


concezione della modernità vista come progresso, come un miglioramento che si sviluppa man
mano nel tempo (concezione radicata nella mentalità occidentale dall’Ottocento e, per buona parte,
del Novecento). Due sono le argomentazioni che sostengono la disillusione dal progresso:

1) Il modello economico del progresso è fragile, perché si basa su risorse


limitate possedute da pochi;
2) Tale modello porta al deperimento dell’ambiente dove vive la collettività,
danneggiando i suoi membri e causando, così, un danno allo stesso ciclo produttivo che
necessita di lavoratori non danneggiati.

1979 → Si ebbe un ulteriore raddoppio dei prezzi del petrolio. In quest'anno, l’Iran, bastione degli
interessi americani, cambiò fronte.

Rivoluzione in Iran (anni '70)


Reza Pahlavi → Era il re. Venne poco apprezzato per via della sua sudditanza nei confronti degli
USA e per il suo laicismo modernizzante. A schierarsi contro il re (shah), erano:
• Baazari → Fiorente ceto borghese, mercantile;
• Gerarchie ecclesiastiche → Avevano perso i loro privilegi economici (in Iran,
secondo la tradizione sciita, le gerarchie ecclesiastiche avevano grande potere ed
autorevolezza).

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Il paese versava in gravi difficoltà economiche e forti tensioni sociali.

L’Islam → La religione è una sola, ma ci sono diverse interpretazioni delle scritture sacre. Queste
diverse scuole, prevalendo in determinate aree geografiche, hanno finito con l’identificarsi con le
diverse realtà locali, agendo come ideologie identitarie. Vi sono due correnti interne all’Islam:
Sunnismo → È quella prevalente. Il califfo è colui che ha la forza di fare eseguire le leggi, perciò
non esiste un clero organizzato.
Sciismo → Gli unici ad avere conoscenza della legge divina sono i membri del clero. Per gli sciiti,
infatti, solo i discendenti di Maometto possono guidare la comunità, e dell’ultimo di loro (morto nel
870) si attende il ritorno. Egli è il cosiddetto “Imam nascosto”, e nell’attesa del suo arrivo soltanto il
clero può guidare la comunità. All'interno dello sciismo, si genera poi un'altra biforcazione:
1) Favorevoli al quietismo politico → Il clero può collaborare con qualsiasi
governo durante l’attesa dell’Imam nascosto;
2) Contrari al quietismo politico → Vogliono un impegno attivo del clero in
politica. Uno dei leader di queste correnti sciite era Ruhollah Khomeini che sosteneva le
sue idee nel libro manifesto “lo Stato islamico” (1971). Protagonista di molte proteste in
Iran, venne esiliato prima in Iraq poi a Parigi, da dove continuò lanciare i suoi messaggi.
Riuscì a ottenere un grande sostegno popolare.

1979 → Pahlavi fugge per le proteste sempre più forti. Khomeini prese il potere, e instaurò una
teocrazia: con un grande sostegno popolare, egli proponeva il ritorno a un Islam delle origini, puro,
non contaminato dalla tradizione degli usurpatori e dall’Occidente.

Lo Stato islamico → Nacque una “repubblica islamica” (differente dal Pakistan, dove la
costituzione vedeva i principi islamici sovrapposti al costituzionalismo occidentale).Era uno “stato
duale” dove gli organi politici, il Parlamento e il Presidente della repubblica, erano dominati da una
rete di organismi religiosi, a cominciare dal “Consiglio dei guardiani della Religione” e soprattutto
dall’ ayatollah: Khomeini. Fu redatta una Costituzione teocratica, dove i poteri erano consegnati
nella mani del clero. Era così rovesciata la tradizione costituzionalista occidentale iniziata nel 1789
dove era messo per iscritto che i poteri dovevano essere divisi.

Jihad → Questa dura opposizione con l'Occidente (in particolare con gli USA) portò ad una
radicalizzazione dell’identità islamica, che inaspriva la lotta interna al mondo arabo, ignorando il
principio della moderazione e del compromesso in favore dello “jihad” (guerra santa). In questo
contesto, il Corano veniva letto in chiave semplificata, riducendo un'intera religione a un’ideologia.

L'opposizione → L'opposizione khomeinista (interna all'Islam) si sviluppò in Iran come in altri


paesi arabi, ad esempio in Arabia Saudita, dove un commando terrorista assaltò la Moschea di La
Mecca, e in Sudan.

L'Occidente → Sentendo la perdita di una forza filo-occidentale come l'Iran, si pensò di sostiuirla
con l'Iraq di Saddam Hussein.

Guerra Iraq-Iran (1980-1988) → Saddam Hussein invase l’Iran per una disputa di confine. Fu una
guerra lunga e sanguinosa, che finì con la vittoria dell’Iraq.

1990 → Per sostenere la guerra contro l'Iran, Saddam Hussein si era indebitato con il Kuwait. In un
primo momento tentò di rinegoziare il debito, ma poi decise per l’invasione e, nel 1990, il Kuwait fu
occupato. Fu uno scandalo agli occhi del mondo occidentale e non solo. Saddam Hussein decise
di firmare la pace con l’Iran, restituendo i territori conquistati.

OLP, terrorismo, islamismo


1964 → Nasser (leader egiziano) aveva coordinato i diversi movimenti che promuovevano il
nazionalismo palestinese e l’opposizione a Israele nell’OLP, guidato da Arafat. L’obiettivo era quello

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

di eliminare radicalmente Israele e il sionismo, e di fondare uno Stato Palestinese. L’OLP agiva
attraverso operazioni di guerriglia ed attacchi terroristici.

Giordania (1970) → Qui l’OLP aveva la sua base operativa (solo la Giordania aveva accolto i
palestinesi, gli altri paesi arabi non volevano dare legittimità a Israele), e iniziò una serie azioni di
guerriglia finalizzate a rovesciare la monarchia di Hussein. Questo agì attaccando l’organizzazione,
anche a discapito dei civili (“settembre nero”). L’OLP allora trasferì la sua sede in Libano, dove
l’affluenza di 300.000 palestinesi portò a forti tensioni sociali, che culminarono in una guerra civile
(1975-1976) tra cristiani (falangisti) OLP.

Israele → Nel 1978, Israele invase la parte meridionale del Libano (per scovare l'OLP), e iniziò una
guerra che, però, fu subito interrotta dalle forze internazionali.

1982 → Israele riprese l’invasione del Libano, e arrivò a invadere fino a metà paese, devastando
Beirut (bombardata per 88 giorni). Le milizie cristiano-falangiste attaccarono i campi profughi
palestinesi, mietendo circa 2500 vittime.Un cessate il fuoco dell’ONU fece terminare la guerra in
seguito alla quale l’OLP dovette abbandonare il paese e trasferirsi a Tunisi.

Hezbollah (il partito di Dio) → Dalle ceneri della guerra, nacque in Libano un corpo guerrigliero
anti-israeliano, di formazione sciita.

Anche in altre zone, nacquero nuovi movimenti palestinesi nazionalisti e islamici, come Hamas
che, a differenza dell’OLP (e di tutti gli altri gruppi che dichiaravano un nazionalismo palestinese
laico), caricava il nazionalismo di senso religioso, riducendo l’Islam a un’ideologia.

L’OLP → Arafat (leader), si era recato a un congresso delle Nazioni Unite nel 1974, e aveva
accettato l'idea di creare due stati indipendenti: uno israeliano e uno palestinese. Così facendo,
però, egli dimostrò di abbandonare l'obiettivo primario dell'OLP (estinguere totalmente Israele e il
sionismo), che perse parecchia coesione. La mancanza di coesione dell’OLP fece sì che si
costituissero gruppi diversi che conducevano parallelamente la guerriglia: attacchi terroristici ben
studiati, quasi sempre miranti alle persone e ai luoghi simbolo di ciò che si voleva abbattere e
colpendo anche persone innocenti. La strategia terroristica, resa popolare e quasi legittimata dalle
lotte di liberazione nazionale (come ad esempio in Algeria), era condotta da guerriglieri, che
sfruttavano l'effetto mediatico per dare visibilità alla causa, mostrare la debolezza del nemico ed
esasperare il conflitto.

L'Intifada delle pietre (1987-1992) → I palestinesi vivevano discriminati in un regime semi-


coloniale. Dopo che un carro militare israeliano si scontrò con un carro di lavoratori palestinesi,
uccidendone 4, iniziò la rivolta (detta “intifada delle Pietre”).

Il ritorno al mercato
Stagflazione → Accumulo degli effetti negativi dell’inflazione e della stagnazione economica,
derivate dalla crisi petrolifera iniziata negli anni ’70.

Critica alla spesa statale nel sociale → Vennero elaborate teorie economiche alternative a quelle
keynesiane (per cui lo Stato nei momenti di crisi economica avrebbe dovuto sostenere la
domanda).

Deregolamentazione dell’economia → Un insieme di dottrine elaborate da economisti come


Hayek e Fredman. Secondo tali dottrine, lo Stato non avrebbe dovuto sostenere la domanda, bensì
l’offerta, favorendo gli investimenti e riducendo il prelievo per dare nuovo dinamismo all’economia,
da cui lo Stato stesso avrebbe tratto vantaggio. Cominciavano a venir messo in discussione il ciclo
storico di intervento statale nell’economia (apertosi dopo il 1929).

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Gran Bretagna
Qui la crisi petrolifera colpì un’economia già vacillante, gravata dai costi dello Stato sociale e dal
forte potere contrattuale dei sindacati. Negli anni ’70, si alternarono governi laburisti e governi
conservatori che, però, non riuscirono a cambiare la situazione.

1979 → Margaret Thatcher divenne Primo ministro (prima e per ora l’unica donna Primo ministro in
Inghilterra, e anche il primo leader a venire eletto per tre volte consecutivamente). Liberalizzò il
settore privato dalle ingerenze statali, ridusse le tasse e tagliò la spesa pubblica. In un primo
momento questo aumentò la disoccupazione e la crisi, anche se successivamente l’economia
inglese avrebbe dato segni di ripresa. Se le politiche economiche la resero impopolare, la sua
politica estera fece il contrario.

Le isole Falkland → Nel Sud dell’Atlantico, erano colonie inglesi da 150 anni circa, ed erano
abitate da qualche migliaia di inglesi allevatori. Il governo argentino rivendicava la sovranità su
queste isole, che chiamava “Malvinas”, e nell’aprile del 1982 le occupò per creare un diversivo
durante una grave crisi economica. Gli inglesi videro con grande scandalo questo evento, dunque
la Thatcher decise di inviare navi militari e civili per riconquistarle, e riuscì nell’impresa.

I sindacati → Decisiva era poi la lotta ai sindacati, che avevano grande potere contrattuale. Quello
più importante era il sindacato dei minatori che difendeva un settore in crisi, quello del carbone,
sostituito ormai dal petrolio. Nel 1984, in occasione della chiusura di una miniera, iniziò un lungo
sciopero contro lo smantellamento delle miniere improduttive, ma la sua adesione decrebbe fino al
1985, quando fu annullato.

Stati Uniti
1980 → Ronald Reagan diviene presidente. Era un repubblicano che esprimeva a modo suo i
valori della gente comune, con un certo piglio anti-intellettuale.

La privatizzazione delle industrie non ebbe grandi effetti, perché negli USA non c’era molto da
privatizzare, ma grande impatto ebbe la decurtazione dei finanziamenti allo Stato sociale che,
inizialmente, anche qui come in Gran Bretagna, fece aumentare la disoccupazione, ma in un
secondo momento favorì una ripresa dell’economia.

1988 → Reagan era già stato eletto due volte, e la Costituzione vieta il terzo mandato, così venne
eletto il suo vicepresidente: George Bush. Bush proseguì la politica di Reagan.

1992 → Le divisioni interne al blocco repubblicano e le opposizioni del Congresso, sempre più
dominato dai democratici, portarono alla sconfitta di Bush e alla vittoria del democratico Clinton.
Egli ripristinò alcune politiche sociali (assistenza sanitaria per bambini poveri, ridotto prelievo su
redditi minori), ma proseguì la strada della “deregulation” affermandosi come “new democrat”.

Francia
1962 → Pompidou succede al Primo ministro De Gaulle. Era un gollista moderato, e permise alla
Gran Bretagna di entrare nella Comunità Europea.

1974 → D’Estaing, un liberale conservatore staccato dai gollisti, vinse le elezioni e fece alcune
riforme care alle sinistre.

1981 → Mitterand vinse le elezioni, e inaugurò un programma in controtendenza rispetto alla


deregolamentazione. Si trattava di un programma “anti-capitalistico”, che vedeva congelati i prezzi
e i salari, tagliata la spesa pubblica, nazionalizzate imprese e banche, un reddito minimo ai
giovani. Rimosse tutti i ministri comunisti.

1995 → Mitterrand venne sostituito da Chirac, un conservatore.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

2012 → Fu rieletto un altro presidente socialista: Hollande.

Spagna
1982 → Il governo socialista propose un programma di politiche sociali e la fuoriuscita della
Spagna dalla NATO. Non andò così e, addirittura, vennero adottate politiche di privatizzazioni e un
forte impegno nel referendum a favore della NATO.

1996 → Furono al governo i conservatori.

2004 → Tornarono al governo i socialisti moderati che, con Zapatero, ottennero riforme sociali
avanzate (es: matrimoni omosessuali, innalzamento del salario minimo etc.).

2011 → Tornarono i conservatori.

L’alternanza democratica funzionava.

Italia
La democrazia italiana → Diversamente dalle democrazie europee, non era caratterizzata
dall’alternanza dei partiti al governo, ma da un “bipartitismo politico” con al governo un blocco
imperniato sulla Democrazia Cristiana, che isolava le ali di estrema destra e sinistra.

Anni ’60 → Democrazia Cristiana spostò il suo baricentro a sinistra, aprendosi al Partito socialista,
che dal ’56 aveva assunto una sua identità politica, sottraendosi all’egemonia del Partito
comunista. Il blocco del “centrosinistra” resse il governo del paese per un trentennio.

Nonostante una certa alternanza di presidenti, non ci furono mutamenti nelle politiche economiche
del paese:
1964: Saragat, socialdemocratico (Presidente della repubblica);
1978: Sandro Pertini, socialista ed ex-capo partigiano (Presidente della repubblica);
1981: Spadolini, un cattolico (Presidente del consiglio);
1983-1986: Bettino Craxi (Presidente del consiglio);
1999: D’Alema, ex-comunista (Presidente del consiglio).

Furono istituite commissioni per modificare la costituzione e dare maggiore potenza all’esecutivo,
ma senza alcun risultato. Mutamenti indiretti si ebbero soltanto con il referendum: arma politica che
permetteva l’abrogazione di una legge. In questo modo vennero leggermente modificate le leggi
elettorali.

La seconda Repubblica (anni ’90) → Scomparvero i maggiori partiti protagonisti della Repubblica,
e apparvero partiti che erano espressione di nuove forze politiche. Fu un cambiamento radicale,
anche se non intervenne alcuna modifica costituzionale. Ecco cosa successe:
• 1991 → Cadde l’URSS e il Partito comunista italiano si sciolse;
• “Mani pulite” (1994) → Si dissolsero anche Democrazia Cristiana e il Partito
socialista italiano in seguito ad una serie di inchieste giudiziarie e arresti. Vennero alla luce
un sistema di tangenti e finanziamenti illeciti, di cui furono accusati alcuni tra i maggiori
esponenti politici (es: Craxi che, condannato, si sottrasse all’arresto scappando in Tunisia,
dove morì nel 2000).

1994 → Silvio Berlusconi formò il partito Forza Italia, con cui riuscì a formare un governo insieme
alla Lega Nord e ad Alleanza Nazionale (nome preso dal movimento sociale italiano, le forze di
estrema destra post-fasciste, nel 95). Cadde nel ’96 per il mancato sostegno della Lega Nord, che
non vedeva prese in considerazione le proprie richieste.

1996-2001 → Seguirono governi di sinistra guidati da Romano Prodi, poi D’Alema e Amato.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

2001 → Silvio Berlusconi riguadagnò l’alleanza con la Lega e vinse le elezioni. Fu il più lungo
governo della storia della Repubblica italiana, durato l’intera legislatura (2001-2006).

2006-2008 → Venne eletto Prodi (sinistra).

2008 → Vinse di nuovo Berlusconi. Questi anni furono caratterizzati da schieramenti non dialoganti
fra loro, senza che venisse fatta alcuna riforma annunciata. L’Italia, così, si ritrovò con un altissimo
debito pubblico, con una spesa fuori controllo e una congenita incapacità di rinnovarsi.

I non eletti → Ciò ha portato, dal 2011 (dopo le dimissioni di Berlusconi) ad oggi, al susseguirsi di
tre governi non eletti, ma sostenuti da larghe intese parlamentari tra schieramenti diversi: Monti,
Letta e Renzi.

New economy
New economy (anni ’80) → È il nome che, negli anni ’80, prese il sistema produttivo, dopo essere
stato completamente trasformato dalle politiche di deregolamentazione dell’economia della
Thatcher, di Reagan e dei loro successori.

Disindustrializzazione → Fenomeno che si accompagnò alla New economy: riguardò le aree più
sviluppate, che delocalizzarono il settore secondario in aree del mondo dove:
• l’elevato impiego di manodopera non specializzata era meno costoso;
• i sindacati o non vi erano o avevano meno potere contrattuale;
• le grandi imprese potevano contare su rapporti privilegiati con le banche e gli
stati.

1960-2000 → I paesi più sviluppati videro decrescere il settore primario e secondario, ma crescere
quello terziario, che copriva diverse mansioni nei servizi, nelle attività impiegatizie, nella
ristorazione e negli alberghi.

Le multinazionali → Imprese nate nell’800 ma che, da questo momento in poi, furono dominanti.
La struttura produttiva era transnazionale, ma il centro delle varie imprese, dove si svolgevano le
attività di marketing, ricerca e coordinamento, rimaneva nei paesi d’origine.
Per il coordinamento delle diverse aree produttive delocalizzate, furono decisive le comunicazioni
elettroniche (in primo piano internet) definite nel loro insieme come Information and
Communication Technlogies (ITC).

La New Economy riguardò in primo luogo gli USA e l’Europa: qui si ruppe l’equazione fra
capitalismo e welfare state, in cui era possibile combinare aumenti della produzione con tutele
sociali e alti salari. In Europa, l’attacco al Welfare incontrò maggiori resistenze che negli USA.

URSS e Afghanistan in guerra (1979-1989)


1978 → In Afghanistan si instaurò un governo filo-comunista di una fazione invisa a Mosca.

1979 → La notte di Natale, fingendo di essere stati chiamati in aiuto dagli afghani, i sovietici
invasero il paese.

I sovietici temevano che l’Afghanistan divenisse luogo fertile per saldare l’alleanza fra USA e Cina,
mentre gli Stati Uniti temevano che il paese divenisse il ponte di comunicazione fra l’URSS e l’India
socialista.

1979 → Carter (presidente degli USA) dichiarò che ogni tentativo di prendere il controllo dell’area
attorno al golfo Persico sarebbe stato considerato un attacco agli interessi vitali degli USA.
Congelò gli accordi sul nucleare con l’URSS (SALT 2), decise l’embargo sulle vendite del grano e

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

delle tecnologie all’URSS e rafforzò gli aiuti militari in Pakistan.

1981 → Venne eletto il repubblicano Ronald Reagan, che decise una linea più battagliera.
Dunque ebbe iniziò una “nuova Guerra fredda”, durante la quale gli americani armarono e
addestrarono in funzione anti-sovietica i mujahidin (“combattenti per la fede”), i ribelli afghani, e
tesserono una rete logistica imperniata su Pakistan e Arabia Saudita.

1989 → Dopo una guerra sanguinosa e violenta, i sovietici si ritirarono.

Gorbacev e la perestroika
1964-1982 → Furono di tranquilla mediocrità, con qualche miglioramento delle condizioni di vita
della popolazione, ma nulla in confronto con il mondo occidentale.

1985 → Gorbacev divenne Segretario del partito, e annunciò la “perestroika” (rinnovamento)


dell’URSS, che fra i primi obiettivi aveva quello di migliorare le condizioni di vita della popolazione
e le relazioni fra USA e URSS, a partire da accordi sul nucleare.

Missione impossibile → Gli obiettivi di Gorbacev erano difficilmente raggiungibili:


• l’URSS non aveva un mercato, in quanto l’economia era quasi
completamente pianificata;
• il paese dipendeva dalle importazioni dall’estero perché, per sfamare la
popolazione, mancavano i macchinari e i fertilizzanti atti ad aumentare la produttività dei
terreni;
• l’alcolismo: ill consumo di vodka era una piaga, che Gorbacev intese
combattere giocando la carta del proibizionismo;
• la tecnologia, nell’URSS, era rimasta ferma agli anni’50 (es: Cernobyl).

Il disastro di Cernobyl (1986) → Ucraina. Fu causato, oltre che dalla tecnologia obsoleta, anche
da una serie di inefficienze ed errori. Un reattore nucleare fece saltare il coperchio in cui stava, e
l’esplosione si propagò all’esterno. La nube, radioattiva e tossica, arrivò fino al Giappone.
Inizialmente non furono diffuse informazioni chiare sull’accaduto, come solitamente accadeva nei
regimi dittatoriali, dove l’informazione era soggetta a distorsioni e oscuramenti: il direttore della
centrale rassicurò Mosca, non avvisò la popolazione e tagliò le linee telefoniche. Ben presto, però,
le notizie sulla portata dell’evento cominciarono a circolare.

Gorbacev, dopo aver punito l’incompetenza dei tecnici e dei burocrati, invitò tutti gli intellettuali alla
chiarezza, alla libertà della circolazione delle idee e delle informazioni.

Perestroika → Prevedeva:
1) Libertà di espressione;
2) Trasparenza → Portava con sé, però, la decostruzione del sistema, la critica
aperta di questo;
3) Riforme istituzionali → Nel 1988 fu creato il Congresso dei deputati del
popolo (2250 membri). 750 seggi spettavano comunque al partito, che manteneva un forte
potere, ma i restanti erano selezionati con un sistema misto di nomina ed elezione: fu la
prima volta, dal 1917, che agli elettori sovietici era lasciata libertà di scelta. Al Congresso
spettava l’elezione del Soviet Supremo (544 membri);
4) Liberalizzazione economica → Le imprese liberalizzate cominciarono a
produrre per chi poteva comprare, quindi non si dedicarono alla produzione di beni di prima
necessità, per i quali si ripetevano le file;
5) Non agire con la forza e con la repressione militare.

Le repubbliche “sorelle” → Vista la decisione di Gorbacev di non agire con la repressione


militare, e dato il nuovo clima di liberalizzazione economica e libertà di parola, cominciarono a

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

rivendicare l’indipendenza dall’URSS, rivalutando lingue, tradizioni e memoria condivisa anche


laddove nazioni vere e proprie non c’erano mai state. Nella stessa Russia riapparve un
nazionalismo cattolico-ortodosso in opposizione al comunismo sovietico.

Gli stati satelliti nell’Europa dell’Est furono scossi dalla crisi economica, dall’indebitamento con
l’Occidente, dalle manifestazioni popolari e dalle idee di riforma provenienti proprio dalla stessa
URSS, e si mossero per svincolarsi dall’egemonia sovietica.

Una nuova era (1989) → Dopo la caduta del muro, a bordo di una nave da guerra vicino Malta,
luogo scelto per la sua equidistanza dai due blocchi, Gorbacev e George Bush si incontrarono, e
decisero che tra i due paesi sarebbe iniziata una nuova era di collaborazione.

Polonia (anni ’70) → Fu scossa da molti scioperi. Un grande sciopero, nell’80, fu guidato da
Walesa, un rivoluzionario leader di un sindacato chiamato “Solidarietà”, di stampo socialista-
cattolico. Per evitare la reazione militare sovietica, il Ministro della difesa, Jaruzelski, decapitò il
movimento e fece arrestare Walesa. Tuttavia, gli scioperi proseguirono, e Jaruzelski, nel 1989,
dovette trovare un accordo con Solidarietà: in quest’anno venne eletto Primo ministro un cattolico
non comunista, il primo dei paesi dell’orbita sovietica.

Ungheria (1989) → Venne riabilitata la memoria di Nagy, vittima della repressione del ’56, e molte
folle scesero in piazza inneggiando a lui e all’indipendenza dall’URSS. Il Partito prese la
denominazione di Partito Socialista, la Repubblica Popolare venne chiamata Repubblica di
Ungheria, e vennero aperte le frontiere con l’Austria. Qui giunsero numerosissimi tedeschi della
DDR con la speranza di accedere alle Germania Occidentale.

DDR
1971 → Honecker andò alla guida del paese. Quando l’Ungheria aprì le frontiere, Honecker vietò il
viaggio verso i “fratelli socialisti”, continuando a imprigionare i tedeschi orientali nei confini dello
stato.

La protesta → Movimenti di opinione e di protesta, sostenevano la necessità di un rinnovamento,


e acclamarono Gorbacev (andò a Berlino per il 40° anniversario della fondazione delle
Repubblica). Quando Gorbacev se ne fu andato, Honecker ordinò la repressione, ma l’opposizione
era incontenibile e questi venne sostituito con una figura più conciliante.

L’economia → Le condizioni di vita nella DDR erano migliori rispetto agli altri paesi del blocco
sovietico, ma nulla in confronto con l’Occidente. Al fine di far fronte ai problemi dell’economia, la
DDR arrivò a riesportare il petrolio proveniente dall’URSS e quest’ultima rispose aumentando i
prezzi e ridimensionando le forniture, pertanto si dovette ricorrere ai prestiti degli Occidentali.

Il crollo del muro (9/11/1989) → Il sostituto di Honecker promise dei “visti” per recarsi all’estero, e
quando a uno dei funzionari dello Stato venne chiesto quando ciò sarebbe accaduto questi rispose
“immediatamente”. Le guardie alla frontiera, prese alla sprovvista, aprirono i cancelli, e folle festanti
assalirono il muro. Il crollo del muro di Berlino fu il simbolo della dissoluzione dell’Unione Sovietica.

1990 → Si tennero le elezioni nella Germania Est, e la stragrande maggioranza votò per
l’integrazione nella Germania Ovest. La Germania venne ufficialmente.

Similmente accadde negli altri stati comunisti dell’Europa dell’Est: Ungheria, Polonia,
Cecoslovacchia che si divise in Repubblica Ceca e Slovacchia, Romania e Bulgaria dove il crollo o
la transizione dal comunismo alla democrazia furono gestite dalle stesse dirigenze comuniste.

Il crollo del muro di Berlino (1989) sollecitò le proteste e le rivendicazioni di indipendenza delle
repubbliche “sorelle” dell’Unione Sovietica. Gorbacev era deciso a combattere queste spinte

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

centrifughe, ma senza renare la perestroika, che aveva il fine di ridare legittimità al partito.

XXVIII Congresso PCUS (1990) → Fu l’ultimo. Gorbacev dichiarò la rottura con il bolscevismo
identificato come totalitarismo, e la sua fedeltà alla democrazia e l’umanismo. Ciò portò al
pluralismo politico, ed Eltsin, come altri membri del Congresso dei deputati del popolo, creò un suo
partito.

1990 → Eltsin venne eletto Presidente del Soviet Supremo russo. Di fatto vi erano due sovranità,
una sovietica e una russa, che entrarono in una sorta di guerra legislativa.

1991 → Colpo di Stato: un comitato di emergenza, composto da membri del PCUS, svegliò
Gorbacev in piena notte per invitarlo a trasferire i poteri a tale comitato, ma Gorbacev rifiutò. Il
colpo di Stato fallì.

L’indipendenza → Nonostante il disastroso tentativo del colpo di Stato, gli apparati del Partito e
dello Stato che avevano appoggiato il golpe o se ne erano disinteressati si sfaldarono, e le
repubbliche sovietiche, nell’arco di pochi mesi, dichiararono la loro indipendenza (repubbliche
Baltiche, l’Ucraina, la Georgia, la Bielorussia, Moldavia, Azerbaigian, Uzbekistan,
Kirghizistan,Tagikistan, Armenia, Turkmenistan e Kazakistan).

L’adattamento → Queste repubbliche, però, non avevano una tradizione democratica alla quale
tornare (come i paesi dell’Europa dell’Est), e qui il comunismo sovietico non aveva lasciato
materiale con il quale gestire la transizione alla democrazia e al mercato. Le varie repubbliche
tentarono di adattarsi, con modi e tempi diversi, al mercato.

1991 → Il Soviet supremo russo sciolse formalmente l’Unione Sovietica. Gorbacev diede le
dimissioni.

Comunità degli stati indipendenti → Creata da 12 repubbliche, sostituì la bandiera rossa


comunista con il tricolore russo.

Capitalismo mafioso → Eltsin avviò una politica di liberalizzazione e privatizzazione, vendendo


tutto e subito (abitazioni, petrolio, gas, etc.). A impadronirsene furono i dirigenti del partito più
scaltri. Nacque un capitalismo privo di cornice legale, un capitalismo “mafioso”. I prestiti provenienti
dall’Occidente finirono nelle tasche di pochi oligarchi. Ne derivò una depressione a cui Eltsin
rispose aumentando l’emissione di moneta, e ciò portò ad un’inflazione del 100%.

Eltsin si scontrò con una parte del Congresso dei deputati del popolo, che lo accusò di “genocidio
economico”, mentre egli li accusò di essere “fascisti-comunisti”. Lo scontro culminò nelle piazze
con molte vittime nel 1993, e Eltsin ne uscì vincitore. Redasse una nuova costituzione che istituiva
un regime fortemente presidenziale e un Parlamento bicamerale di durata biennale con poteri
limitati.

1996 → Fu rieletto Eltsin, ma fu un disastro: era malato e alcolizzato. Nel 99 diede le dimissioni.

La presidenza fu presa dal Primo ministro: Vlamidir Putin. Questi consolidò un capitalismo illiberale
e nazionale riuscendo a sollevare il paese dalla depressione, e vendendo ad alti prezzi il petrolio e
il gas, con un’attiva presenza in Medio Oriente e una contrapposizione agli USA.

La guerra in Jugoslavia
1920 → Dall’unione di sei componenti si forma la Jugoslavia:
• Carattere nazionale → Slovenia, Croazia, Montenegro, Macedonia e Seribia
(con le province del Koskovo e della Vojvodina, in cui vivevano molti albanesi e ungheresi);
• Carattere storico → Bosnia-Erzegovina (ospitava serbi, croati e musulmani).

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Questa diversità, entica, culturale e linguistica, era stata tenuta insieme soltanto dal potere
autoritario, prima della dittatura monarchica e poi della dittatura comunista di Tito (dopo la seconda
Guerra mondiale).

1980 → Tito morì, e con lui venne meno il pugno di ferro che teneva assieme la Jugoslavia, dove i
nazionalismi presero il sopravvento. Tito aveva immaginato aveva immaginato questi risvolti, e
decise che, dopo la sua morte, il presidente della federazione sarebbe stato eletto a turno da
ciascuno stato, ma i fatti andarono in un altro modo.

Milosevic → Presidente della Serbia, che si dichiarò favorevole a una Jugoslavia unita, ma
intendendola sotto l’egemonia della Serbia. Questi riuscì a reprimere le rivendicazioni accesesi nel
Kosovo, a maggioranza albanese, già nel 1981.

1990 → Slovenia e Croazia indissero, sfidando la Serbia, libere elezioni.

1991 → Macedonia, Slovenia e Croazia si dichiararono indipendenti.

Croazia e Serbia → In Croazia, vinse le elezioni Tudjman, a capo di un gruppo pancroato,


nazionalista e anti-serbo che per, la bandiera nazionale, riprese i colori rosso e bianco degli
ustascia-fascisti. Tudjman voleva unire tutti i croati della Jugoslavia nella Croazia indipendente,
mentre Milosevic (Serbia) voleva riunire tutti i serbi. Milosevic possedeva l’esercito, mentre
Tudjman poteva contare sulle forze di polizia locali e comprare armi dall’estero. Fu la guerra.

Guerra serbo-croata (1991-1993)


Nelle province croate a maggioranza serba Milosevic agì con violenza, deportazioni e uccisioni di
massa rendendole province serbe.

1992 → Le truppe dell’ONU sollecitarono il “cessate il fuoco”, e ratificarono quanto accaduto.

1993 → Slovenia, Croazia e Macedonia ottennero il riconoscimento della loro indipendenza.

La Jugoslavia rimaneva l’unione di Serbia, Montenegro, e Bosnia-Erzegovina. Ma l’idea di un


nazionalismo, declinato in senso di “pulizia etnica”, rimaneva nella mente di alcuni capi serbi e
serbo-bosniaci.

Bosnia → Era luogo multietnico di convivenza fra serbi, croati e musulmani. Alla guida di Karadzic
cominciarono, da parte dei serbo-bosniaci, delle efferatissime violenze contro i non-serbi abitanti in
Bosnia, soprattutto musulmani. Deportazioni, uccisioni di massa, stupri, campi di lavori forzati
macchiarono quegli anni, e Sarajevo (capitale della Bosnia) venne bombardata, assediata,
saccheggiata dal 1992 al 1996.

L’impotenza di agire → L’Unione Europea (fondata ufficialmente nel 1993) non aveva
coordinazione militare, le truppe ONU erano strutturalmente prive di possibilità operative (avevano
l’obbligo di proteggere i convogli umanitari, non avevano l’autorizzazione a usare la forza militare).
Inoltre, vigeva lo stereotipo secondo cui gli slavi erano violenti a “livello naturale”.

Srebrenica → Dal 1993, vi erano stanziate le truppe ONU, ed era stata dichiarata zona sicura,
luogo dove si rifugiarono molti fuggiaschi musulmani. Nel 1995, venne distrutta da serbi e serbo-
bosniaci, che travolsero le truppe ONU.

1996 → Vennero inviate le truppe della NATO, che fecero ritirare i serbi e i bosniaci facendoli dai
territori conquistati.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

I rappresentanti di Bosnia, Serbia e Croazia furono costrette a trovare un accordo:


• la Bosnia sarebbe stata un paese indipendente, guidato da serbo-bosniaci e
croati-musulmani;
• Milosevic, che si era distaccato dalle ultime violenze serbo-bosniache, fu
legittimato a diventare Presidente della Repubblica Jugoslava, composta da Serbia, Kosovo
e Montenegro.

Kosovo
Furono ignorate le rivendicazioni di indipendenza del Kosovo, provincia serba a maggioranza
albanese.

Milosevic applicò lo schema già utilizzato nelle province croate a maggioranza serba e in Bosnia:
pulizia etnica attraverso deportazioni e massacri dei non-serbi.

La NATO convocò a Parigi le parti, ma Milosevic non volle piegarsi nemmeno dietro la minaccia di
un attacco militare.

1999 → Iniziarono i bombardamenti della NATO sulla Serbia: Milosevic decise di ritirarsi e far
ritornare i profughi. Il Kosovo divenne un piccolo paese controllato e finanziato dalla NATO.

Tribunale penale internazionale (1993) → Fu il primo dopo Norimberga, e venne creato per i
crimini nella ex-Jugoslavia. Processò Milosevic che, però, morì prima della fine del processo.
Vennero processati anche i leader delle violenze serbo-bosniache in Bosnia.

2008 → Fu dichiarata l’indipendenza del Kosovo: questa non venne riconosciuta dalla Serbia, ma
poco dopo venne ratificata dagli USA e da altri 66 paesi; a non approvarla furono Russia, Cina,
Spagna, Grecia, Slovacchia e Cipro, altri paesi che avevano rivendicazioni separatiste al loro
interno. Tutt’ora è ambigua la situazione del Kosovo che è sotto la sovranità serba ma semi-
indipendente.

Simili situazioni sconvolgevano altre parti del mondo come ad esempio la Cecenia in Russia, lo
Xinjiang in Cina, la Catalogna e il Paese Basco in Spagna.

La Cecenia
1991 → Dudaev dichiarò l’indipendenza della Cecenia, fino a quel momento repubblica
meridionale dell’URSS.

1994 → Il territorio era di grande importanza per gli interessi russi poiché vi passavano i gasdotti,
oleodotti e giacimenti petroliferi. La Cecenia non accettò di aderire alla Comunità federativa russa
e, nel 1994, le truppe di Eltsin invasero il paese: in due anni presero ed uccisero Duadev.

Tuttavia, le forze separatiste di ispirazione islamica radicale continuarono a combattere compiendo


anche atti terroristici a cui Putin rispose con violenza. Ci furono due attentati molto gravi:
1) 2002 → Al teatro di Mosca gli attentatori tenevano 800 ostaggi, e Putin
rispose mandando gas velenoso nelle tubature dell’aria, colpendo anche gli ostaggi;
2) 2006 → Gli attentatori separatisti attaccarono una scuola, e morirono molti
bambini.

Cina postmaoista
1976 → Mao morì. Due erano le linee politiche all’interno del partito:
1) Ideologia maoista: erede della rivoluzione culturale e incarnata nella Banda
dei Quattro (guidata dalla moglie di Mao);
2) Pragmatismo riformista: identificabile nelle posizioni di Deng Xiaoping.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

La salma di Mao venne esposta in un mausoleo, e le sue azioni furono dichiarate al 70% giuste e
al 30% sbagliate.

Hua Guofeng → Successore di Mao. Sosteneva la politica dei “due qualsiasi”: difendere qualsiasi
politica di Mao, portare avanti qualsiasi iniziativa di Mao. Fece arrestare la Banda dei Quattro, per
un formale ripristino della legalità. Il processo fu pubblico, e terminò con la condanna a morte della
moglie di Mao che non fu mai applicata (morì suicida nel 1991).

Deng Xiaoping → Ottenne il potere, e fu capo assoluto della Cina dal 1978 al 1992. Promosse le
“quattro modernizzazioni”: agricoltura, industria, tecnologia e difesa. Si pose in discontinuità con
l’ideologia di Mao, prendendo decisioni politiche pragmatiche, ma non demolì il mito della memoria
di Mao, che rimase coesivo e identificativo per la Cina. Fece votare una nuova Costituzione che
garantiva:
• libertà di sciopero;
• libertà di parola (annullata poco dopo per via delle crescenti critiche al
regime maoista e alla rivoluzione culturale).

L’economia → Promosse l’abbandono dell’industria pesante, e un abbandono graduale della


collettivizzazione delle campagne in favore della privatizzazione: migliorarono la produttività e le
condizioni di vita delle campagne. Questo, però, era un modo per ridistribuire equamente le
risorse, quindi la loro mancanza generò nuove differenze sociali: in molti, ridotti in povertà,
scapparono dalle campagne per inurbarsi, e questa situazione riportò alla pratica dell’infanticidio
femminile, incentivata dopo la norma degli anni ’70 che permetteva di avere un solo figlio.

2001 → La Cina, grazie alle riforme, era entrata nell’economia mondiale. Entrò nel WTO
(organizzazione mondiale del commercio).

1989 → In Piazza Tienanmen, gli studenti manifestarono contro le diseguaglianze sociali, e


rivendicarono la democrazia e la libertà, attuando lo sciopero della fame. In quei giorni venne
Gorbacev, acclamato dai giovani studenti accampati nella piazza. Dopo giorni di silenzio, nel giro di
una notte la piazza venne sgomberata dai carri armati, e morirono molti ragazzi.

L’Occidente → La violenta repressione rallentò gli investimenti occidentali in Cina, ma Deng


aveva le idee chiare: non poteva permettere forme democratiche occidentali altrimenti sarebbe
stato il caos.

1992 → Deng si ritirò dalla politica, e gli successe Jiang Zemin, capo del partito fino al 2003.
Zemin sostenne che la sintesi delle diverse posizioni non si raggiungesse attraverso il libero
confronto delle forze politiche (come accade in occidente), ma attraverso un autoritarismo
consociativo guidato dal Partito Comunista. Il Partito rimase fonte di tutte le decisioni.

In Cina si ha quindi un esempio di dissociazione di tre componenti che negli stati occidentali
vengono pensate come parti di un unico sistema: mercato, società civile e democrazia.

2002 → Il partito adottò il sistema delle tre rappresentanze: non solo della classe operaia, ma
anche delle forze produttive e intellettuali.

Le strutture del partito hanno portato a uno sviluppo economico molto elevato, che ha fatto della
Cina una delle più grandi potenze economiche del mondo. Tuttavia, il reddito medio della
popolazione resta molto basso. Rimane il rifiuto per le forme occidentali di libertà, parola e
pensiero.

Salvare l’ambiente → Per la Cina vale la Curva di Kuznets: più un paese è ricco, e più può
investire nella riduzione dell’inquinamento. Nel ’98, la Cina ha costituito un organo per la

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

protezione ambientale e, nel 2002, ha aderito ai protocolli di Kyoto, mettendo in cantiere importanti
progetti di risistemazione del territorio. Secondo consumatore mondiale di petrolio per cui dipende
soprattutto dal Medio Oriente, ha iniziato politiche energetiche alternative costruendo centrali
nucleari.

La globalizzazione (1989)
Si tratta di un’eterogeneità di fenomeni, che sono diversi e legati fra loro da più punti di vista.
Con globalizzazione ci si riferisce a:
1)* L’internazionalizzazione della produzione e dei consumi e l’intensificarsi degli
scambi commerciali fra paesi del mondo;
2)** L’interdipendenza fra politiche statali, legate fra loro da accordi politici,
militari e commerciali e che portano gli stati a unirsi in organismi transazionali, e a
influenzarsi nelle loro decisioni politiche. La politica non è influenzata solo da soggetti
istituzionali, ma anche privati (es: multinazionali, organismi governativi internazionali, ONG
etc.).

Dunque, con globalizzazione ci riferisce all’affermazione della “governance” come forma di potere,
di co-decisione alla quale sono chiamati non solo soggetti istituzionali, ma anche privati, come
multinazionali o soggetti espressioni della società civile globale: forme di co-decisione di stati che
governano su territori definiti, e di nuove forme di autorità che non hanno proiezione territoriale
precisa, così come non hanno limiti precisi i fenomeni di cui si occupano.

Governance → Indica pratiche e accordi che, aldilà delle rigide competenze istituzionali,
permettono di arrivare al risultato voluto. È una forma di potere in cui la decisione è presa non solo
da istituzioni, ma anche da organismi privati, come le grandi multinazionali o le ONG, che formano
una sorta di “società civile globale”.

Punto 1*
‘800 → La prima Rivoluzione industriale accompagna la prima fase di questo fenomeno
(evoluzione dei trasporti e delle comunicazioni), e l’Imperialismo lo fa espandere ancora di più.

‘900 → Subisce un contraccolpo con le due Guerre mondiali, per riprendere in modo dominante
dopo la guerra. Nei decenni postbellici, le tecnologie avanzate di trasporto, conservazione delle
merci (es: container, celle frigorifero), e delle comunicazioni, soprattutto quelle telematiche (World
Wide Web - 1989 - primo sistema di comunicazione interattiva globale) permisero all’interscambio
commerciale uno sviluppo crescente e il dominio sul mondo contemporaneo.

Consumo globalizzato → Parimenti globalizzato divenne il consumo con l’abbattimento dei costi
di produzione e la velocità dei trasferimenti. Le merci che si internazionalizzarono furono
soprattutto quelle che rispecchiavano stili di vita delle società occidentali dell’Occidente. Queste
merci si diffusero in tutto il mondo, provocando omologazione, ma anche ibridazione, modellandosi
sui gusti locali.

Punto 2**
Era già un punto della Carta delle Nazioni Unite quello di creare un mercato internazionale
comune.

GATT (1947) → Fu firmato allo scopo di discutere e facilitare gli scambi commerciali, abolendo o
riducendo le barriere doganali.

WTO (1995) → Il GATT lasciò il posto al WTO (World Trade Organizzation) che, a differenza del
primo, ha una struttura organizzativa permanente, similmente all’ONU.

Organizzazioni transnazionali create al fine di favorire e controllare i commerci, coordinare le

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

politiche economiche, condividere dati raccolti da istituti statistici furono moltissime. A livello
formale, tutti questi organismi transnazionali derivavano la propria sovranità dalla delega dei vari
stati membri, ma in realtà erano dotati di uffici propri, che gli permettevano di prendere decisioni
autonome, espresse sotto forma di consiglio ai vari stati membri. Dunque, erano in grado di svolger
una funzione di governo sovranazionale.

ONG → Organizzazioni Non Governative senza fini di lucro, che esercitano pressione politica sui
governi, spesso in opposizione con le politiche ufficiali di questi, soprattutto per quanto riguarda
l’ambito dei diritti umani, della protezione dell’ambiente e della pace. Grazie alle loro competenze,
a volte, svolgono anche delle attività ufficiali, affiancate e sovvenzionate dagli stessi stati (in questi
casi si usa l’acronimo GONGO: government organization non-governamental organizations).
Alcune di queste ONG sono: Amnesty internetional (1961), Medici senza frontiere (1971),
Greenpace.

Finanza e crisi economica mondiale (2007)


Capitalismo finanziario → La progressiva deregolamentazione dei flussi finanziari portò allo
spostamento dell’intera economia dallo scambio di merci allo scambio di capitali finanziari. La
massa di capitali di alcuni investitori privati era diventata superiore al PIL di alcuni paesi.

In uno scenario del genere, con un interscambio internazionalizzato, le crisi economiche si


diffondevano in poche ore, e così fu per la crisi economica mondiale iniziata nel 2007, negli USA.

La crisi: le bolle immobiliari → Qui il benessere diffuso sospinse in alto il settore delle abitazioni.
Negli USA, la mentalità consumistica aveva portato al tipico sistema dell’indebitamento (acquisti a
rate per qualsiasi prodotto, dalla televisione alle abitazioni). L’interesse speculativo portò molte
banche a concedere mutui anche a soggetti di cui si sospettava l’insolvenza (detti “subprime”).
Negli anni ’90, molte banche americane concessero massicciamente questo tipo di mutui, fino a
che, nei primi anni 2000, i debitori, incapaci di pagare, portarono al fallimento molti istituti di credito
o imprese, che avevano comprato quei “crediti” convinte, per le certificazione delle agenzie di
rating, che si trattasse di un buon affare.

Agenzie di rating → Avevano il compito di certificare come sicuri i crediti e i titoli. Avevano di fatto
certificato come sicuri titoli in realtà tossici, che erano stati acquistati da altri, i quali li avevano
immessi in altri titoli fino a che, con l’insolvenza dei debitori, la bolla esplose e la crisi ebbe inizio.

Le banche cominciarono a ridurre il credito, e il mondo del lavoro, insieme alla produzione stessa,
ne risentì. Dal 2008 al 2010, 37 milioni di persone hanno perso il lavoro.

Macro squilibri sanitari, demografici e ambientali della globalizzazione.


L’interscambio globale portò anche alla globalizzazione delle malattie e delle loro cure.

La batteriologia → I progressi della medicina, in particolare con la scoperta della batteriologia,


portarono a sconfiggere molte malattie classiche attraverso la creazione di antibiotici e vaccini.
Questi progressi tecnologici si unirono, nella seconda metà del ‘900, alle politiche sociali del
Welfare: Nel 1953, per esempio, venne scoperto un vaccino per la poliomielite, e la di vaccinazione
di massa fu promossa dagli USA. La malattia venne estirpata.

Nuovi squilibri sanitari → I progressi della medicina, però, non debellarono tutte le malattie che si
diffondevano rapidamente nel nuovo scenario globale: le malattie diffuse, soprattutto nelle aree più
povere del mondo, come l’AIDS, rappresentavano un vero e proprio mercato per i farmaci
occidentali. Soltanto gradualmente i farmaci vennero prodotti anche dai paesi del terzo mondo. I
progressi della medicina quindi sono connessi a nuovi squilibri sanitari, che aprono anche la
questione degli interessi economici a questi connessi.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Squilibri demografici → Le scoperte della medicina allungarono la vita, e portarono alla rottura
dell’inquietante equilibrio malthusiano (gli aumenti della popolazione in seguito a buoni raccolti
venivano sempre riequilibrati da carestie o epidemie). La popolazione mondiale, infatti, subì un
grande aumento demografico:
• Paesi più sviluppati → L’allungamento della vita venne equilibrato
dall’abbassamento delle nascite. Questo secondo fenomeno derivò da cambiamenti
culturali, di mentalità e scientifici (i metodi contraccettivi);
• Paesi meno sviluppati → L’allungamento della vita, non venne equilibrato
dall’abbassamento delle nascite, provocando un drastico aumento della popolazione, fino al
sovraffollamento.

1956 → India e Pakistan furono i primi paesi ad avviare politiche di controllo demografico:
• India: Indira Gandhi iniziò un programma brutale di sterilizzazione su milioni
di persone, una sterilizzazione spesso forzata, e attuata in condizioni igieniche estreme;
• Cina: Deng Xiaoping stabilì la norma del figlio unico.

Squilibri ambientali → Gli studi di Simon Kuznets, economista americano (Nobel nel 1971),
mostravano come i paesi con il reddito pro-capite più alto fossero quelli che producevano più
inquinamento, fino a un punto in cui, mantenendosi alto il reddito, l’inquinamento decresceva
poiché erano state investite più risorse per combatterlo.
• Vero per i paesi di prima industrializzazione:
1952 → A Londra, si alzò una fitta nebbia di fumo (“smog” = “smoke” + “fog”),
che uccise circa 12.000 persone e causò 100.000 malati. L’obiettivo dell’ “aria pulita”
divenne preminente per le autorità britanniche. Similmente ciò accadde negli USA e in
Europa;

• Falso per i paesi di seconda industrializzazione:


Alcuni paesi, come l’URSS ad esempio, hanno anteposto a qualsiasi
considerazione ambientale la necessità impellente dello sviluppo accelerato. Il Lago Aral
(quarto mare interno del pianeta) venne prosciugato dalle politiche agricole di Chruščev
(L’ONU lo definì il più grande danno ecologico mai prodotto dall’essere umano”). Anche
India e Cina furono a lungo insensibili all’inquinamento.

Il protocollo di Kyoto (1997) → Grave inquinamento era causato dallo smog e dai pesticidi come
il DDT, che andavano ad assottigliare l’ozono nell’atmosfera. Per regolare queste emissioni, a
Kyoto, in Giappone, furono firmati dei trattati per la tutela ecologica dell’ambiente, che dovevano
essere firmati da almeno 55 paesi, responsabili del 55% delle emissioni inquinanti. Entrò in vigore
nel 2005, quando la Russia firmò. Non firmarono gli USA, poiché le loro emissioni inquinanti erano
inferiori al 55%, e ne furono esonerati la Cina e l’India poiché non ritenute responsabili dei danni
della prima Rivoluzione industriale. La tutela dell’ambiente, divenuta questione politica, portò le
industrie a delocalizzare le proprie sedi in aree del mondo dove queste norme erano assenti.

Diseguaglianze economiche fra paesi del mondo e interne ai singoli stati


Nel 2012, il numero di dispositivi mobili, computer o telefoni, che vanno sul web ha superato la
popolazione mondiale. Il sociologo Marshall McLuhan ha parlato di “villaggio globale”, suggerendo
l’idea di un ritorno a una dimensione orale della comunicazione grazie alle tecnologie, che sono da
intendersi come un’estensione dei nostri sensi. il sociologo Morin ha parlato di “patria globale”.

L’interconnessione fra gli individui nel mondo, però, non li ha avvicinati dal punto di vista
economico. Grandi diseguaglianze economiche si registrano fra i vari stati e anche fra le varie
componenti negli stati stessi (le ricchezze, spesso, non sono distribuite in maniera omogenea).

I grandi capitali dei paesi produttori di petrolio non sono andati a vantaggio dello sviluppo dei paesi
più arretrati, ma sono stati investiti nei mercati di capitali americani ed europei, andando a

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

finanziare prestiti a paesi terzi, che spesso li utilizzano per comprare o fabbricare armi, andando ad
aumentare il loro debito pubblico e generando crisi senza preoccuparsi di porvi rimedio.

Inoltre, altra fonte di squilibri economici, sono gli investimenti delle multinazionali in paesi dove
erano assenti la stabilità politica e il sistema educativo necessari per evitare lo sfruttamento della
manodopera e delle risorse.

Risorse limitate e risorse sostenibili → Se lo sviluppo si basa sullo sfruttamento di risorse finite,
che causano gravi danni all’ambiente e all’uomo, ne risente la stessa catena produttiva di cui
l’uomo è protagonista. Dagli anni ’80, si cominciò a elaborare l’idea di uno “sviluppo sostenibile”,
che si sarebbe dovuto fondare su risorse rinnovabili e non nocive per l’ambiente in cui l’uomo
abita.

Indice Gini → Applicato dalla Banca Mondiale, serve a misurare l’andamento delle disuguaglianze
nel mondo: 0 corrisponde a un’ipotetica situazione in cui tutti hanno lo stesso reddito, e 100 a una
situazione in cui tutto la ricchezza è concentrata in un solo paese. Tra gli anni ’80 e 2000, tale
indice è arrivato a 70.

Diseguaglianza di ricchezze interna a singoli stati → Lo spostamento dall’economia reale, che


produce beni e servizi, all’economia finanziaria, che produce rendite speculative non reinvestite
nella produzione, ha limitato la mobilità sociale tipica delle società occidentali.

Stato sovrano: il potere pubblico contaminato e lo Stato post-moderno


Le strutture inter-sovra-trans- e multinazionali hanno diminuito la sovranità degli stati e, infatti, in
questo nuovo contesto globalizzato si parla di “governance”. Le crisi economiche, però, fanno
venire meno la fiducia nell’autoregolamentazione del mercato, portando gli stati a dover iniettare
risorse nelle aziende, a volte nazionalizzandole, spostando il rischio del fallimento dal privato al
bilancio statale. Per questo aspetto il ruolo pubblico dello Stato rimane centrale.

Ma anche i concetti di “pubblico” e “privato” subiscono delle contaminazioni: nei paesi più
sviluppati, spesso, funzioni tradizionalmente pubbliche vengono svolte da enti privati (es: scuola,
sanità, etc.).

Alcuni hanno parlato di “neomedievalismo” per riferirsi a sistemi di poteri non territoriali, di autorità
ed identità multiple in questa prospettiva raffigurando lo Stato “post-moderno” come uno Stato
“pre-moderno”.

Europa
1965 → Gli esecutivi della CECA (1951), EURATOM e CEE (1957) vennero unificati. Tuttavia, le
tre comunità rimasero formalmente distinte, per garantire ai singoli stati membri che avrebbero
mantenuto la loro autonoma sovranità

La Francia in particolare era favorevole a una forma di collaborazione europea che non si
sovrapponesse alla sovranità dello stato, e che fosse sotto l’egemonia franco-tedesca. In questa
prospettiva, nel 1963 aveva messo il veto all’entrata della Gran Bretagna nella comunità (vi entrerà
nel 1973).

Comunità Europea (CE) - Maastricht, 1992 → La CEE venne denominata Comunità Europea
(CE), e fu data vita all’Unione Europea. Fu un atto di grande valore simbolico.

Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (2007) → Un primo tentativo di stesura ci fu
già nel 2000, ma non entrò in vigore perché due paesi non ratificarono. La seconda versione,
redatta a Lisbona nel 2007, entrò in vigore nel 2009.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

I principali organi dell’UE, che esistevano anche prima della sua formale nascita, nel ’92, sono:

• Commissione Europea → Rappresenta l’erede dell’Alta Autorità della


CECA, i cui membri agiscono nell’interesse non dello stato proveniente, ma dell’Unione;
hanno poteri di controllo, proposta, negoziato internazionale, esecuzione delle decisioni e
gestiscono il bilancio dell’Unione con un’estesa burocrazia.

• Consiglio dei Ministri → Funzione legislativa ed esecutiva. I più importanti


sono il Consiglio dei Ministri degli Esteri e il Consiglio dei Ministri dell’Economia (ECOFIN).

• Consiglio Europeo → Formato dai primi ministri dei diversi stati membri.
Guida gli indirizzi del Consiglio dei Ministri se questo non riesce a prendere una decisione.

• Parlamento Europeo → Eletto direttamente dai cittadini degli stati membri,


ha poteri limitati di co-decisione con il Consiglio, di cooperazione, consulenza e decisioni
relative al bilancio dell’Unione, formato dal 1,2% dei PIL di ciascun stato membro e
destinato a finanziare tre organi: Banca Europea per gli investimenti, Fondo Sociale, Fondo
per lo Sviluppo.

• Corte di Giustizia Europea → Sede a Lussemburgo. Interviene sul ricorso


degli stati e, con le sue sentenze, ha contribuito a fondare un nuovo ordine, introducendo il
principio per cui le leggi comunitarie hanno supremazia su quelle nazionali.

• Il Governo dell’Unione → Non ha base parlamentare, ma è formato da un


insieme di istituzioni che condividono alcuni poteri decisionali; si tratta di un processo
decisionale in cui nessuno ha un controllo monopolistico.

Restano completamente nazionali la difesa, la politica estera, le politiche sociali e quelle fiscali.

Principio di sussidiarietà → Le competenze dell’Unione Europea entrano in vigore quando le


autorità dei vari stati non sono in grado di farlo, per esempio per quanto riguarda la realizzazione di
un determinato obiettivo. La sussidiarietà è un principio ordinatore che travalica gli stati.

Ha qui senso parlare di “governance” con cui si intende l’insieme delle procedure, degli accordi che
scavalcano le rigide competenze istituzionali e attengono piuttosto ai principi di apertura e
partecipazione alla decisione, a cui sono chiamati a rispondere sì le varie autorità statali, ma anche
ONG, sindacati, associazioni, gruppi produttivi e Chiese, insomma la “società civile” e gli interessi
diversamente organizzati.

La democraticità dell’Unione Europea


L’ispirazione ai principi democratici dell’Unione Europea era chiara e dichiarata, ma alcuni hanno
criticato le istituzioni europee di un deficit democratico (es: il Parlamento europeo è elettivo, ma ha
poteri limitati). L’UE, però, di fatto non è uno stato e non ha un demos.

L’idea di “democrazia” è infatti connessa strettamente a quella di Stato moderno. Nei diversi stati,
si possono trovare svariate forme di democrazia, e l’Unione Europea non avrebbe potuto essere
una sintesi di queste.

L’UE è un sistema politico di natura intrinsecamente democratica, non statuale, non nazionale e
non gerarchico, poiché non si può istituire gerarchia fra le sue istituzioni.

Unione Monetaria
Accordi di Schengen (1990) → Abolizione delle frontiere (firmati nel 1985).

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Un’unica moneta (1992) → A Maastricht, quando venne fondata l’UE, fu anche decisa la
creazione di una moneta unica europea. Dapprima fu creato un sistema di cambi fisso, con una
unità di conto, la ECU (european currency unit), e poi fu creata l’UEM (Unione Economica
Monetaria). Nel 1999 l’euro entrò in vigore come moneta scritturale, e nel 2002 come moneta
circolante.

Con l’euro, fu stabilito che gli stati membri rispettassero le seguenti regole:
1) Tasso d’interesse non superiore al 2% della media dei tre paesi più virtuosi;
2) Il deficit non superiore al 3% del PIL;
3) Debito pubblico non superiore al 60%.

Questi parametri furono superati più volte dagli stati con le economie più forti come Francia e
Germania, senza che venissero sanzionati per questo. Infatti, questi criteri erano indirizzati
soprattutto a stati con economie deboli, per impedire che si lanciassero in spese poco sicure ma, di
fatto, limitando le loro economie.

L’UE aveva tolto agli stati membri gli strumenti classici di manovra economica (es: controllo dei
cambi e dei tassi di interesse), ma senza avere gli strumenti idonei per intervenire a livello
europeo: la Banca Centrale Europea, istituita nel ’98, non poteva fare prestiti ai singoli stati o
salvare delle banche. Provvedimenti del genere vennero adottati durante la crisi, entro limiti ben
definiti.

Spread (scarto) → Si usa per misurare la distanza tra le economie europee, lo scarto tra i valori
dei diversi titoli nazionali. I paesi più distanti dai valori previsti sono: Portogallo, Irlanda, Spagna,
Grecia (PIGS e, se ci si aggiunge l’Italia, PIIGS).

Richieste di adesione
A cavallo tra gli anni ’90 e 2000, ci furono molte richieste, soprattutto da parte dei paesi dell’Est, di
adesione all’UE.

Le economie di questi paesi, però, erano spesso più arretrate di quelle europee, e la loro entrata
nell’UE avrebbe portato a nuovi flussi migratori e, forse, a nuove egemonie interne all’UE.

In questa prospettiva, si voleva elaborare una costituzione per l’UE, che ne definisse i valori e gli
obiettivi:
2000 → Venne firmata e proclamata una Carta dei diritti fondamentali dell’UE, a Nizza. Nel 2005,
però, questa Carta venne rifiutata da Francia e Olanda (nel frattempo il numero degli stati membri
era passato da 15 a 25);
2007 → Fu elaborata, a Lisbona, una nuova Carta, che entrò in vigore, non senza difficoltà, nel
2009.

I diritti dell’uomo
Dichiarazione universale dei diritti umani (1948) → Ribadiva e arricchiva i diritti dell’individuo,
assolutizzando la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1789).

I diritti sono cultura → Alcuni paesi avevano confutato l’universalismo di quei diritti, sostenendo
che, in realtà, fossero il prodotto di una parzialità: l’Occidente cristiano. In questa prospettiva, la
Dichiarazione non venne firmata dall’Arabia Saudita, e l’Egitto la firmò solo nel ’69.

1981 → All’ONU, un rappresentante iraniano dichiarò che la Dichiarazione (1948) era


un’interpretazione laica della tradizione giudaico-cristiana, e perciò non applicabile ai musulmani.
In quell’anno fu dunque proclamata una

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Dichiarazione islamica dei diritti umani (1981) → Iniziò quindi la stesura di una Dichiarazione
islamica, poi sviluppata e rielaborata dall’Organizzazione della conferenza islamica, che la dichiarò
al Cairo nel 1990. Sosteneva che i diritti e le libertà fossero comandamenti divini, scritti nella
Shari’a, unico strumento in grado di limitarli. Erano tali l’eguaglianza fra tutti gli uomini, il giusto
processo, la libertà religiosa, l’eguale salario fra uomo e donna e il diritto alla partecipazione
nell’amministrazione politica.

Carta africana dei diritti dell’uomo (1981) → Stilata dall’Organizzazione dell’unità africana, era
quasi un ricalco della Dichiarazione del ’48.

L’ONU → Nel 1990, recependo queste riformulazioni, l’ONU promosse tre conferenze, con lo
scopo di far confluire le varie dichiarazioni sui diritti dell’uomo in un testo unificato:
1) Bangkok (paesi asiatici): Si discostarono dall’enunciato dell’ONU, dando più
importanza ai diritti collettivi (doveri verso la famiglia, la società e lo Stato) che a individuali;
2) Tunisi (paesi africani): Si discostarono dall’enunciato dell’ONU, dando più
importanza ai diritti collettivi (doveri verso la famiglia, la società e lo Stato) che a individuali;
3) San José (America latina): Non si discostarono dall’enunciato dell’ONU.

Democrazie, cambiamenti e potere post-politico


Nella Carta (1948) dell’ONU, i diritti politici degli individui di partecipare alla politica del proprio
paese erano dichiarati assieme alle procedure attraverso le quali tale partecipazione doveva
avvenire. Erano procedure che andavano a definire la democrazia, regime della contemporaneità.

Vi sono due principali democrazie:


1) Sistema elettorale maggioritario → Tipica del mondo inglese. Il partito
vincitore va al governo, mentre la minoranza, sconfitta, rimane all’opposizione, pronta ad
alternarsi al governo. È il “modello Westminster”, tipico di un paese come la Gran Bretagna,
dove l’omogenea cultura politica fa contrapporre i partiti sui modi e sui programmi, e non sui
valori;
2) Sistema elettorale consensuale → In paesi con maggiori fratture sociali, la
democrazia non si basa sulla dialettica degli opposti, ma sulla loro convergenza, mirando
alla massima inclusione. Spesso, in questo tipo di democrazia, l’aggregazione degli
interessi dà luogo a pratiche di tipo pattizio, clientelari e spesso truffaldine (es: il
trasformismo italiano).

La democrazia esportata
Africa → La democrazia esportata negli ex-paesi coloniali non portò a ottimi risultati: andarono
spesso al potere capi carismatici e populisti, per esempio in Africa:
Zimbabwe → Mugabe (1980-2014);
Camerun → Biya (1982-in corso);
Angola → Eduardo (1979-in corso);
Gheddafi → Libia (1969-2011).

L’eccezzione del Sudafrica → Nel 1990, Frederik de Klerk, ultimo presidente bianco, avviò
riforme molto coraggiose:
• Legalizzò l’African national college;
• Liberò Mandela (in carcere da 27 anni);
• Smantellò l’apartheid.
Nel 1994, ci furono le prime elezioni a suffragio universale e le vinse Mandela, che rimase
presidente fino al 1999. Mandela avviò la Commissione per la verità e per la riconciliazione, ma in
realtà la pacificazione fallì: il paese è dominato dalla violenza (neri contro i bianchi), dalla povertà,
dall’AIDS e da gravi diseguaglianze sociali.

Argentina → Dittatura di Videla dal 1976 al 1981.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Cile → Nel 1973 Pinochet aveva preso il potere con un colpo di Stato (fece esplodere il palazzo
del governo uccidendo anche Allende). Il suo regime durò dal 1973 al 1988, quando un referendum
non lo confermò. Il referendum era stato introdotto con la Costituzione emanata nell’81 per le
pressioni dell’ONU. Non riconfermato Pinochet rimase capo dell’esercito, finché solo molto più tardi
fu incriminato e raggiunto da un mandato di cattura. Nel 2006 morì senza mai essere stato
condannato. Dopo di lui iniziò un regime democratico.

Democratizzazione → È un processo necessariamente tortuoso, perché la democrazia stessa,


per natura, è un sistema in continuo mutamento: la fine del comunismo e le politiche sociali del
Welfare, ad esempio, da un lato, segnano la perdita dei referenti classici della sinistra e, dall’altro,
la realizzazione delle sue storiche rivendicazioni.

Potere post-politico → Non era solo la democrazia a cambiare, ma la struttura stessa del potere,
che non risiedeva più solo nelle istituzioni politiche, ma anche nei media, negli interessi delle
grandi multinazionali e degli organismi sovra-statali.

Populismo
È sempre stato evidente il rischio che presenta la democrazia: la possibilità che, attraverso il
suffragio universale, un leader carismatico prenda il potere, instaurando un rapporto intimo ed
emotivo con le masse, rapporto utile a scavalcare le istituzioni che limitano il potere (es: Mussolini,
Hitler). Marx per primo chiamò questa forma di potere “bonapartismo” o “cesarismo”.

Ostrogorski → Uno studioso russo. Notò che la fedeltà degli elettori, in democrazia, non va ai
partiti, bensì ai loro leader, con i quali instaurano un contatto privato, emotivo e intimo grazie ai
media.

Populismo → Il leader che instaura con le masse un rapporto privato e forte si rivolge a esse
come un ente unico, con il quale mostra di condividere valori e frustrazioni, andando a criticare gli
aspetti ritenuti deteriori della democrazia: il pluralismo che è inteso come insopportabile strumento
di rottura della società, la corruzione e l’egoismo dei potenti che fanno i loro interessi.

Populismo in Italia → Nel 1994, Berlusconi si affermò in politica anche grazie alla campagna
pubblicitaria di Forza Italia, che non si era mai curato del dialogo con le forza sociali, affidandosi
invece a messaggi televisivi unidirezionali e dal grande impatto emotivo.
Berlusconi ha trasformato la struttura stessa della sistema politico italiano: da consociativo a
maggioritario bipolare. Tale un bipolarismo, però, esprime solo una visione dicotomica della realtà,
e non genera una collaborazione dialettica, come quello inglese. Dal canto loro le sinistre italiane,
avendo perso i loro referenti storici e vedendo molte delle loro rivendicazioni tradizionali
realizzatesi nel Welfare, hanno perso identità, e hanno ovviato al loro smarrimento ideologico con
l’anti-berlusconismo.

E-democracy
Movimento cinque stelle → Conduce un discorso populista dicotomico, laddove i nemici sono
identificati con i poteri forti e i media e a essere buono è il “popolo”. Beppe Grillo, leader del
movimento, utilizza la mimica esasperata e il linguaggio urlato, simboli della rabbia del popolo.
Parte del populismo sono l’opposizione a certe idee politiche, ai politici stessi identificati come
casta, ma anche alle procedure stesse della politica, della democrazia.

E-democracy → Il Movimento cinque stelle si è aperto a queste forme elettroniche di democrazia


(es: votazioni e discussioni sul web), che esprimono l’aspirazione a una democrazia diretta, senza
l’artificio della delega.

Glocal

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Democrazia partecipativa → Ne è un esempio Porto Alegre, città brasiliana dove, nel 1988, è
stata avviata un’esperienza di “bilancio partecipativo”, dove assemblee cittadine e comitati di
quartiere partecipano alla gestione delle risorse pubbliche, fino a gestire il 20% del bilancio
comunale.

Democrazia deliberativa → Pratiche complementari di partecipazione e delibera, dove le


procedure delle democrazia rappresentativa si incontrano con quelle della democrazia
partecipativa, al fine di prendere decisioni il più vicino possibile ai cittadini.

Movimenti glocal → Spesso, criticano le forme democratiche, rivendicando temi di natura globale,
come sanità, ambiente o pace, concentrando però il proprio sguardo sui territori, le località definite
delle comunità, dove si manifestano le conseguenze dei grandi cambiamenti globali.
Spesso i movimenti di protesta “glocali” hanno natura conflittuale in quanto eredi dei movimenti di
protesta giovanili degli anni ’60-’70, che promuovevano critiche al sistema senza però proporre
concreti disegni alternativi. Il reticolo delle associazioni no-global si batte per un’alternativa al
sistema capitalista, ritenuto responsabile dei mali del mondo, opponendosi alla cosiddetta “cultura
Davos”, dal nome di una città svizzera dove ha luogo annualmente il Wolrd Economic Forum
(associazione indipendente di imprenditori, politici e intellettuali che si occupano di temi globali).

Guerra del golfo (1990-1991)


1990 → L’Iraq invase il Kuwait. L’attacco venne condannato dall’ONU, e Bush ripeté l’avvertimento
del ’79 (quando i sovietici invasero l’Afghanistan): ogni attacco al golfo Persico sarebbe stato
considerato un attacco agli interessi vitali degli Stati Uniti.

L’ONU → Si votò per il ricorso all’intervento armato: Yemen e Cuba furono contrati, e la Cina si
astenne, ma tutti gli altri membri furono favorevoli. Bush parlò di “nuovo ordine mondiale”,
espressione che ad alcuni sembrava adombrare un disegno di dominio planetario.

La prima Guerra del golfo (1991) → Cominciò l’operazione “Desert storm”. La coalizione era
tanto ampia da far parlare di “prima Guerra globale”. Gli iracheni furono attaccati via aerea (anche
con nuove armi) e via terra, fino a che, dopo circa tre mesi, si ritirarono. La prima Guerra del golfo
fu la prima guerra a essere seguita e trasmessa, con notevole e meditata censura, dai media in
tutto il mondo.

Sapendo che Saddam Hussein aveva usato armi chimiche contro curdi e persiani, l’ONU pressò
l’Iraq affinché aderisse alle convenzioni internazionali sulle armi chimiche e accettasse le ispezioni
dell’ONU, ma gli ostacoli posti alle ispezioni sarebbero stati poi la causa di un nuovo intervento.

Quasi tutti i paesi musulmani si erano posti dalla parte della coalizione contro Saddam Hussein,
ma la maggiore presenza americana in Arabia Saudita portò le opinioni pubbliche di questi paesi a
simpatizzare con chi aveva sfidato l’Occidente: iniziarono le manifestazioni contro i governi e
l’identificazione, in Saddam Hussein, di un paladino dell’identità islamica (sebbene lui avesse
promosso un regime laico).

Multilateralismo e Operazioni ONU


Multilateralismo → Orientamento ad assumere politiche comuni e coordinate, sostenuta
fortemente dal presidente americano Bill Clinton (1993-2001) per via dell’interdipendenza tra le
politiche degli stati che si faceva sempre più forte.

Operazioni delle forze ONU → Crebbero di numero, ma non sempre ebbero buon fine:
• Somalia: operazione “Restore Hope”
La Somalia, oltre a essere in piena guerra civile, era teatro di guerra contro Eritrea ed
Etiopia. Nel 1992 fu autorizzata l’operazione dell’ONU ma, dopo dei contrattacchi
particolarmente cruenti, fu deciso il ritiro delle truppe.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

• Ruanda: il genocidio
Vi erano forti tensioni, etniche e sociali, derivanti dalla gerarchia sociale instaurata dai
colonizzatori (tutsi = dominante; hutu = subordinata). Dopo la decolonizzazione, anche se
entrambi i gruppi avevano rappresentanza politica, era rimasta una certa tensione. Nel
1994, un missile fece cadere l’aereo su cui viaggiava il presidente hutu: gli hutu incolparono
i tutsi, e i tutsi incolparono gli hutu di essersi procurati un pretesto per scatenarsi su di loro.
Non si è mai saputo chi avesse ragione. Gli hutu organizzarono un massacro contro i tutsi
(diecimila morti al giorno). Le truppe ONU, dopo aver subito un attacco, lasciarono il paese.
Riuscì poi a prendere il potere Kagame a che instaurò un governo autoritario tutsi. Solo a
questo punto l’ONU compì uno sforzo umanitario instaurando un Tribunale internazionale
per i crimini commessi in Ruanda.

Affermazione dell’Islamismo
La Guerra fredda dava un ordine alle diverse guerre locali, guerre a bassa intensità, combattute
spesso per l’influenza di uno dei due fronti. Con il crollo del blocco sovietico, lo scenario
internazionale tornava all’anarchia, alle tensioni economiche, alle competizioni per le risorse
energetiche, ai nazionalismi e ai terrorismi.

La scomparsa del comunismo → Se, da un lato, eliminò un comune nemico dell’Occidente e dei
paesi musulmani, dall’altro, significò il tramonto di un modello di modernità anti-occidentale, fatto
che rafforzò l’identità islamica dei diversi paesi musulmani, aumentando la percezione di essere in
opposizione all’Occidente.

Desecolarizzazione islamica → L’islamismo che si andava ad affermare proponeva una


islamizzazione della modernità, un rinnovamento morale che si contrapponeva radicalmente ai
valori e alla razionalità occidentale, vista come irreligiosa. Questa rinascita islamica avvenne anche
in quei paesi musulmani che si erano modernizzati seguendo il modello kemalista che promuoveva
una modernizzazione laica e secolarizzante, pertanto ci si può riferire a essa come ad un processo
di “desecolarizzazione”, di un ritorno del bisogno del sacro (fenomeno proprio della storia recente
anche in Occidente, dove proliferano sette religiose e dove il cristianesimo torna a coinvolgere le
masse grazie al rinnovamento della Chiesa avviato all’inizio degli anni ’60 da Giovanni Paolo
XXIII).

Algeria
Le tensioni sociali ed economiche esplosero in una serie di violente manifestazioni popolari,
seguite da altrettanto dure repressioni.

Nuova costituzione (1988) → Ciò portò il presidente Bendjedid a introdurre una nuova
costituzione che introducesse il pluripartitismo.

1991 → Alle prime elezioni, si affermò il fronte islamico. Per evitare che gli islamisti radicali
prendessero massimo potere, Bendjedid diede le dimissioni e i militari annullarono il secondo turno
delle elezioni politiche.

Guerra civile → Il nuovo presidente venne ucciso dai militanti del FIS, e da quel momento il paese
entrò in una sanguinosissima guerra civile condotta fra l’Armata islamica di salvezza e il Gruppo
islamico armato. Solo nel ’99 il nuovo presidente pacificò la situazione.

Turchia
Le vicende della democrazia parlamentare turca vennero interrotte da diversi colpi di stato militari,
con pesanti interventi delle gerarchie militari nella politica.

1997 → I militari allontanarono il Primo ministro Erbakan, il cui partito propugnava valori islamici.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Le gerarchie militari erano colonne portanti del laicismo kemalista, ma negli anni andarono ad
ammorbidire la loro durezza permettendo, ad esempio, l’insegnamento della religione nelle scuole,
la costruzione di moschee e le messe in arabo.

1987 → La Turchia chiese, senza successo, di entrare nell’UE, la quale non la accettò per il basso
livello economico e per lo scarso rispetto dei diritti umani, ma anche per la natura islamica del
paese.

Con la fine dell’URSS, storica nemica, si propose di creare una rete egemonica turco-islamica
(identità diversa da quella iraniana-islamica), presso le ex-repubbliche sovietiche di Turkmenistan,
Kazakistan, Uzbekistan, Kirghizistan, ma il progetto non diede i risultati sperati per l’egemonia
russa nella zona.

Guerra in Afghanistan (1979-1989) → L’epicentro di questi scontri per l’egemonia fu


l’Afghanistan, che vide contrapposte le forze armate della Repubblica democratica dell'Afghanistan
(RDA), sostenute dalle truppe terrestri e aeree dell'URSS, e da vari raggruppamenti di guerriglieri
afghani collettivamente noti come mujaheddin, appoggiati da un gran numero di nazioni estere; il
conflitto viene considerato parte della Guerra fredda, nonché prima fase della più ampia Guerra
civile afghana. Il conflitto ebbe inizio con l'invasione del paese a opera dell’URSS, intenzionata a
deporre il presidente della RDA, Hafizullah Amin, per rimpiazzarlo con Babrak Karmal; l'intervento
dell'URSS provocò una recrudescenza della guerriglia afghana contro il regime della RDA, già da
tempo molto estesa nel paese: i combattenti mujaheddin, divisi in più schieramenti e partiti (mai nel
corso del conflitto ebbero una guida unitaria), intrapresero quindi una lunga campagna di guerriglia
a danno delle forze sovietico-afghane, spalleggiati da USA, Pakistan, Iran, Arabia Saudita, Cina e
Regno Unito. Dopo più di nove anni di guerra, i sovietici si ritirarono, e vennero firmati gli accordi di
Ginevra tra RDA e Pakistan; gli scontri tra mujaheddin e truppe governative proseguirono
nell'ambito della Guerra civile afghana, fino alla caduta del governo della RDA nel 1992.

Al-Qaida (1995) → Fondata da Osama Bin Laden, significa “base”, poiché in origine era una base
di addestramento per soldati in funzione anti-sovietica. Al-Qaida divenne la palestra per il
terrorismo mondiale e il simbolo della lotta radicale contro l’Occidente.

1996-1998 → Al-Qaida emanò due editti che interpretavano a loro modo la legge coranica:
1) Dichiarava guerra agli americani occupanti i territori sacri in Arabia Saudita;
2) Dichiarava guerra a ebrei e “crociati”, facendo riferimento alla cristianità.

Tale islamismo, per propagarsi, utilizzava forme tecnologiche molto moderne e propugnava il rifiuto
di qualsiasi cultura sentita come diversa o impura, facendo anche riferimento ad alcune correnti
islamiche, infatti furono molti gli attentati nei paesi musulmani.

Kamikaze → Gli attentati avevano anche la nuova forma degli attacchi suicidi (dall’esempio dei
“kamikaze” giapponesi, aviatori mandati a morire contro le navi straniere). L’attacco kamikaze
intendeva esprimere una testimonianza di sacrificio nobilitante, ed era spesso effettuata da giovani
istruiti, e non alieni ai contatti con il mondo occidentale.

Guerra globale
11 settembre 2001 → 19 militanti islamici, guidati dall’egiziano Muhammad Atta, si imbarcarono su
quattro aerei di linea americani e li dirottarono su centri nevralgici degli USA: Il Congresso, il
Pentagono a Washington e le Torri Gemelle a New York. Il Congresso non fu raggiunto, il
Pentagono fu solo danneggiato, mentre le Torri Gemelle furono colpite da due aerei e crollarono tra
le fiamme. I morti accertati furono quasi 3000.
Era il primo attacco della storia sul suolo degli USA, che furono colpiti in luoghi simbolo dell’identità
americana.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

La reazione americana → Il presidente eletto quell’anno era George W. Bush, figlio di George
H.W. Bush. I suoi provvedimenti furono:
• Interni
⁃ Patriot Act: fece emanò una legislazione anti-terroristica d’emergenza che andò a incidere
nella sfera dei diritti fondamentali, della libertà e dello Stato di diritto, estendendo i poteri di
ricerca d’informazione, intercettazione e ispezione dell’intelligence.
⁃ Guantanamo: base americana a Cuba, dove vennero rinchiusi, senza regolare processo, in
condizioni particolarmente dure e umilianti, alcune centinaia di persone prelevate dai paesi
arabi, sospette di attività terroristiche. Per questi prigionieri fu creata una categoria nuova
intermedia a quella di “combattenti” e “civili”, ovvero “combattenti illegali nemici” a cui
vennero sospesi i diritti alla difesa, ed estorte informazioni con la tortura. Era forse la
negazione massima dell’Habeas Corpus, e fu oggetto di denunce e contestazioni. Barack
Obama, eletto nel 2008, promise di chiuderlo, ma rimase attivo per le difficoltà a liberare i
detenuti.

• Esterni
⁃ Enduring Freedom: operazione che prevedeva attacchi aerei contro le basi, all’interno
dell’Afghanistan talebano, sospettate di attività terroristiche, e anche altre operazioni dirette
nelle Filippine, nel Corno d’Africa, nella Georgia, nei Caraibi e nel Centro America (erano 6
operazioni).

Le organizzazioni terroristiche continuarono ad effettuare attentati, i maggiori contro paesi


musulmani. Alla guerra contro l’Occidente si sovrapponevano anche rivalità religiose, identitarie, di
fazione e territoriali. Attentati colpirono anche città Europee (es: Madrid nel 2004 e Londra nel
2005).

La guerra globale → La guerra era senza definiti campi di battaglia, senza regole proprie,
dominata da armi tecnologiche che distruggevano città e uccidevano civili e da azioni terroristiche
con gli ostaggi ripresi dalle telecamere. Era un guerra diffusa e globale.

ISAF → Parallelamente al lancio dell’“Enduring Freedom”, l’ONU creò un corpo della NATO, l’ISAF,
che, costretti i talebani alla resa, doveva assistere le forze di sicurezza afghane nella gestione del
territorio. Erano comandate da Karzai, uomo dell’Alleanza del Nord, la resistenza ai talebani
nell’Afghanistan del Nord.

Iraq
L’Iraq ostacolava le ispezioni dell’ONU per verificare se possedeva armi chimiche e nucleari.
Questo portò il segretario americano Powell a sostenere, a una riunione ONU, che l’Iraq, oltre a
sottrarsi ai controlli, preparava uranio arricchito. Le prove di Powell non erano convincenti, e
successivamente il Senato Americano dichiarò falsate e inattendibili le notizie dell’intelligence
americana.

2003 → Ciononostante, USA e Gran Bretagna invasero l’Iraq. Poco dopo, Bush dichiarò la vittoria
e fu istituita un’autorità provvisoria di governo.

2006 → Saddam Hussein fu ritrovato in un nascondiglio, condannato a morte e impiccato.

Fu instaurato in Iraq un regime rappresentativo che, però, codificava le distinzioni fra sciiti, sunniti
e curdi che, prima di allora, erano compresse dall’autoritarismo laico di Saddam Hussein.

La presenza degli occidentali in Afghanistan e in Iraq portò l’islamismo jihadista a presentarsi come
movimento liberatore dall’oppressore straniero, infatti il paese fu sottoposto a continui attentati,
soprattutto quelli kamikaze che qui si concentrarono.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Osama Bin Laden


Al- Qaida aveva nel frattempo spostato il suo centro operativo nella zona montuosa
dell’Afghanistan, al confine con il Pakistan, continuando a organizzare attentati. Molti attentati
furono organizzati, però, da gruppi affiliati o anche da “lupi solitari”, che agivano di propria
iniziativa, spesso immigrati assimilati in Occidente.

2006 → Venne ucciso Al-Zarqawi (aiutante di Bin Laden), individuato con un’operazione
dell’intelligence giordano-americana.

2011 → I corpi speciali americani trovarono Osama Bin Laden e lo uccisero.

Iran
Alla guerra di civiltà contro l’Occidente, si sovrapponevano conflitti inter-islamici, scontri etnici,
territoriali e di fazioni, tra cui lo scontro fra sciiti e sunniti.

Sciiti → Maggioritari, non avevano tollerato la sfida di Khomeini, che si faceva promotore di un
Islam universale. Khomeini governò dal 1979 al 1981.
I suoi successori, Khamenei (81-89) e Rafsanjani (89-97), avevano minore carisma di Khomeini,
ma tentarono in modi diversi di portare avanti la rivoluzione da lui avviata.

1997 → Si aprì una nuova fase politica con Khatami, che si aprì a un certo pluralismo culturale, ma
dovette cedere a un irrigidimento dei costumi per l’opposizione conservatrice.

Ahmadinejad → Divenne presidente nel 2005: sosteneva che la grande rivoluzione spettasse al
partito, e non al clero. Irrigidì i costumi e l’ostilità verso gli USA e Israele.

Rouhani → Prese il potere dopo Ahmadinejad, nel 2013. Annunciò grandi cambiamenti a partire
dalla minore repressione e l’apertura agli USA e all’Occidente, intenzionato a far riguadagnare
all’Iran la fiducia internazionale.

Israele
1988 → Arafat aveva riconosciuto a nome dell’OLP la risoluzione n.242 dell’ONU, per la divisione
di due stati:
1) Israele;
2) Stato Palestinese (in Cisgiordania e Gaza).

1993 → Arafat e Rabin, Primo ministro israeliano, si incontrarono a Oslo per le trattative. Attacchi
terroristici organizzati da Hezbollah contro Israele, però, ostacolarono la pace, e la vittoria del
partito di destra Likud (1996), con Primo ministro Netanyahu, interruppe le trattative.

1999 → Ripreso il governo i laburisti, e ricominciarono le trattative.

2000 → Cominciò, tuttavia, una seconda intifada (fino al 2005) a seguito di una palese
provocazione di Sharon, del partito Likud, che fece una plateale visita al luogo sacro di entrambe le
religioni al Monte del Tempio.

2001 → Sharon divenne Primo ministro.

2004 → Arafat morì, e prese il suo posto Mazen. Intanto, sul confine libanese, Hezbollah uccise tre
soldati israeliani, e Israele reagì con 33 giorni di bombardamenti, blocco navale e invasione del
Sud del Libano.

Piombo fuso (2008) → Una campagna militare israeliana, lanciata sulla striscia di Gaza, dove

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

ormai dominava Hamas, che lanciava missili contro Israele. Gaza venne bombardata
incessantemente. L’ONU intervenne, e Israele cessò il fuoco.

Solidarietà con Gaza → La devastazione a Gaza portò alla formazione di questo movimento che,
nel 2010, organizzò una piccola flotta per aggirare il blocco navale israeliano e portare aiuti a
Gaza. 9 attivisti furono uccisi dalle forze israeliane, quando ancora si trovavano nelle acque
internazionali. Erano tutti turchi e l’episodio incrinò i rapporti, da sempre buoni, fra Turchia e
Israele.

La Turchia di Erdogan
In Turchia cresceva l’opinione islamica, e lo testimoniò il grande successo alle elezioni del 2002 del
Partito della giustizia e dello sviluppo, guidato da Erdogan che promuoveva valori islamici, anche
se il suo partito batté quello islamico. Erdogan puntava a far acquistare alla Turchia un ruolo di
maggiore rilevanza nell’area islamica. Delineò un nuovo asse di potere con l’Egitto, fece accordi
con Iran e Brasile sul nucleare, e iniziò una penetrazione economica in Africa.

Primavere arabe
2009 → Insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca. Egli annunciò una svolta in politica
estera, con l’obiettivo di stabilire nuovi rapporti con il mondo islamico, il disimpegno
nell’Afghanistan e in Iraq e il sostegno a Israele, ma denunciò le condizioni dei palestinesi nei
campi profughi, sostenendo il loro diritto ad avere una patria.

La nuova politica americana presentava delle soluzioni nuove all’opinione pubblica araba,
impoverita dalla crisi economica, stanca della corruzione e dell’autoritarismo degli stati in cui
vivevano.

Primavere arabe (2011) → Questa società civile islamica promosse delle manifestazioni di
protesta in tutti i paesi del Nord Africa, ma anche nello Yemen, in Siria e in Iran, chiedendo
maggiori libertà. La stampa occidentale chiamò queste proteste “Primavere arabe” interpretandole
come richieste democratiche in regimi autoritari. Tuttavia, la società civile che si stava mobilitando
aveva una forte identità islamica, che opponeva ai regimi laici autoritari imposti con la
decolonizzazione. Pertanto, le nuove “istituzioni” che uscirono dalle cosiddette Primavere arabe
introdussero norme islamiche, in alcuni casi contrarie ai valori democratici.

Tunisia
Rivoluzione dei gelsomini → Nel 2010, un uomo di 27 anni si diede fuoco per protestare contro
la repressione poliziesca. Seguirono manifestazioni e disordini in seguito ai quali il Ben Alì, da 23
anni al potere, diede le dimissioni. Scappò in Arabia Saudita e fu in seguito condannato.

Qualcosa di simile accadde in Yemen, Libia ed Egitto, mentre in Giordania e Marocco le monarchie
ressero concedendo nuove costituzioni.

In Siria, Bashar Al-Assad rispose alle proteste con violente repressioni.

Libia
2011 → Esplodono le manifestazioni contro il potere dittatoriale, e si formò un Consiglio nazionale
di transizione. Gheddafi, da più di quarant’anni al potere, reagì con la repressione bombardando gli
insorti.

L’ONU → Condannò la repressione, e delle truppe NATO bombardarono le truppe governative,


dando sostegno ai ribelli. Gheddafi fu catturato e ucciso dai ribelli.

La Libia in pezzi → In Libia fu instaurato un governo provvisorio, ma il paese cadde in preda alle
diverse fazioni. Il paese era una creazione italiana dall’unione di tre zone: Tripolitania, Cirenaica e

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)


lOMoARcPSD|11231298

Fezzan. Queste identità erano state compresse dall’autoritarismo di Gheddafi, ma esplosero di


nuovo ora che il paese era armato fino ai denti ed era venuto meno il potere dittatoriale. Ciascun
gruppo aveva le sue rivendicazioni, e faceva leva sul controllo del gas e del petrolio.

Egitto
1981 → Sadat venne assassinato.

Mubarak → Prese il potere dopo Sadat, e instaurò un governo autoritario che durò per 30 anni.

2011 → Si levarono manifestazioni e scontri contro Mubarak, che durarono per 17 giorni e si
concentrarono al Cairo. Mubarak dette le dimissioni, fu poi arrestato e condannato.

2012 → Si tennero nuove elezioni indette da una giunta militare. Erano le prime votazioni
democratiche in Egitto e le vinse Morsi, proveniente da un partito che era un’emanazione dei
Fratelli Musulmani.

Morsi → Introdusse nella costituzione numerose norme islamiche, e sfidò i poteri tradizionalmente
laici dello Stato: la magistratura (che per protesta proclamò uno sciopero) e l’esercito. Sostituì
Tantawi, capo dell’esercito, con il generale Al-Sisi.

2013 → Al-Sisi guidò un colpo di stato, presentato come una difesa della democrazia, ed ebbe la
simpatia dei governi occidentali. Morsi fu mandato agli arresti domiciliari, e molti dirigenti e militanti
della Fratellanza Musulmana vennero arrestati.

Siria
2000 → Bashar al-Assad prese il potere alla morte del padre. Apparteneva al partito Ba’ath, ed era
di famiglia alawita, un ramo sciita dell’Islam.

La Guerra civile → Le manifestazioni della primavera furono represse duramente.


I movimenti di protesta, però, si armarono in fretta, formando degli “eserciti di liberazione”. Iniziò
una vera e propria guerra civile. Assad mantenne il controllo dell’apparato politico e militare, di
maggioranza alawita.

I ribelli sunniti ebbero sostegno dei paesi arabi fra cui anche l’Arabia Saudita, che procurò loro il
sostegno degli USA e, quindi, degli occidentali che li finanziavano.

Tra i ribelli, si formarono fazioni filoccidentali e fazioni più vicine ad Al-Qaida.

I qadisti siriani, unendosi a quelli iracheni, miravano a unire le aree sunnite in un solo “Stato
islamico dell’Iraq e del Levante”.

Assad era invece appoggiato dall’Iran sciita e dalla Russia: l’unico porto russo sul Mediterraneo
era il porto siriano di Tartus, e a Damasco vi erano i maggiori centri di ascolto dei servizi segreti
russi in Medio Oriente. Anche la Cina era vicina ad Assad. Russia e Cina ostacolarono gli interventi
delle Nazioni Unite.

Scaricato da Nicolo Verde (nicoloverde727@gmail.com)

Potrebbero piacerti anche