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L’Italia dalla neutralità all’entrata nel primo conflitto mondiale

Contesto Storico: Le principali cause del primo conflitto mondiale vanno ricercate in queste
situazioni:
-il contrasto austro-russo per l'egemonia nei Balcani (vittoria dell'Austria nel Congresso di Berlino
del 1878; annessione, da parte dell'Austria, della Bosnia e dell'Erzegovina nel 1908; costituzione di
un grande stato serbo per opera della Russia durante le due guerre balcaniche, ecc.);
-il contrasto franco-tedesco (vittoria prussiana del 1870 ed acceso sentimento di revanche da parte
francese; interventi tedeschi nella questione marocchina);
-il contrasto anglo-tedesco (crescente potenza politica ed economica della Germania nel mondo)
gli irredentismi, come nel caso dell'Italia che aspirava a Trento e Trieste; e della Serbia che aspirava
alla Bosnia e all'Erzegovina;
-contrasti politici fra gli Stati europei e la corsa agli armamenti;
La corsa agli armamenti sempre più veloce dai primi del Novecento, non si limita a Gran Bretagna e
Germania. Si estende presto al resto d'Europa, con tutte le principali potenze impegnate nello
sviluppo della produzione industriale finalizzata alla costruzione di equipaggiamenti e armi
necessari ad un ipotetico conflitto generale. Secondo le statistiche tra il 1908 e il 1913 le spese
militari delle potenze europee aumentano del 50%, mentre sia la Francia che la Germania nel 1913
estendono il servizio militare di leva per un periodo di 3 anni. In Germania, nel 1911 Alfred Von
Tirpitz divenne Grand'Ammiraglio. Nonostante il programma di nuove costruzioni sentì che la
guerra sarebbe giunta troppo presto per un confronto vittorioso con la Royal Navy, giacché la legge
navale del 1900 aveva previsto un arco temporale di diciassette anni per il pieno sviluppo. Incapace
di influenzare le operazioni navali dalla sua posizione puramente amministrativa, Tirpitz divenne il
portavoce della Guerra sottomarina indiscriminata per mezzo degli U-Boote (i nuovi sommergibili
tedeschi che saranno poi utilizzati e perfezionati nel secondo conflitto mondiale), che egli
immaginava avrebbero potuto spezzare la morsa britannica sulle linee di comunicazione marittima
della Germania. Tirpitz seguì questa politica in quanto sapeva di trovarsi davanti a un nemico
nettamente più forte, la Royal Navi Inglese, che negli anni precedenti alla guerra creò la prima
monocalibro corazzata da guerra. Il concetto di una nave da guerra armata solo di cannoni di grande
calibro (detta perciò monocalibro) in grado di sparare a grandi distanze sembra essere emerso con
l'aumento della potenza dei siluri. Ci fu inoltre la partecipazione dell'architetto
navale italiano Vittorio Cuniberti (Colonnello del Genio della Regia Marina) che articolò per primo
il concetto di una nave da battaglia armata solo di cannoni di grande calibro nel 1903. Quando
la Regia Marina non perseguì la sua idea, Cuniberti scrisse un articolo propagandando il suo
concetto e propose una futura ideale nave da battaglia britannica. Da qui, nacque l'HMS
Dreadnought (1906). L’Italia vive gli anni a cavallo tra i due secoli in maniera frenetica. Si assiste al
predominio di Giovanni Giolitti, contrastato dall’avanzata del partito socialista. Si consumano
nuovi tentativi di espansione coloniale in Africa e si afferma una forma di nazionalismo, che si
organizza in movimento politico nel 1910. (MM)La Regia Marina però realizza nuovi mezzi, i
MAS. Il MAS (Motoscafo Anti Sommergibile) è un’unità leggera, veloce, equipaggiata con una
mitragliera pesante, due siluri e bombe anti-sommergibile, che, per le sue ridotte dimensioni, può
cogliere di sorpresa le navi avversarie e può effettuare azioni anche in acque ristrette, con una
velocità massima di 32 nodi.

Fatto in sé: Il 7 marzo del 1914 il presidente del consiglio Giovanni Giolitti, constatato che era
venuto a mancare l'appoggio parlamentare dei radicali, diede le dimissioni. Il sovrano incaricò,
dietro suggerimento dello stesso Giolitti, Antonio Salandra che diede vita al nuovo ministero a
partire dal 21 marzo dello stesso anno. Il nuovo governo era nato adottando un programma di
continuità con il precedente gabinetto ma ben presto, anche perché incalzato dagli avvenimenti
europei che stavano conducendo il vecchio continente verso un conflitto generalizzato, dovette
adottare una visione politica autonoma. Il principale punto di contrasto tra Giolitti e Antonio
Salandra (e il suo ministro degli esteri Sidney Sonnino) riguardava proprio la collocazione del paese
nei confronti delle potenze belligeranti. Giolitti e il gruppo parlamentare che in lui si riconosceva
era neutralista, mentre Salandra e Sonnino erano orientati verso l'intervento a fianco delle potenze
dell'Intesa (Gran Bretagna, Francia e Russia) Bisogna ricordare che, parlando di interventisti e
neutralisti, va esclusa la classe contadina (più della metà della popolazione) che godeva del diritto
di voto, ma che non faceva realmente parte dell'opinione pubblica; la politica era accessibile in
Italia nei limiti in cui vi penetravano le ferrovie, la popolazione che abitava lontano dalle stazioni
ferroviarie era praticamente isolata e fuori dal contesto socio-politico della nazione. Il casus belli
che scatenò il conflitto fu l'eccidio di Sarajevo, 28 giugno 1914, in cui trovarono la morte l'arciduca
ereditario d'Austria Francesco Ferdinando e la moglie, per opera di uno studente irredentista serbo,
Gavrilov Princip. l’Austria dichiarò guerra alla Serbia; la Russia mobilitò l’esercito; la Germania
diede inizio alle ostilità con la Francia e la Russia, alle quali si unirono Inghilterra e Giappone. A
fianco dei Tedeschi entrò in guerra l’impero ottomano, e la guerra assunse dimensioni mondiali.
L'Italia poté proclamare la neutralità interpretando alla lettera la Triplice Alleanza che era un patto a
carattere difensivo. Del resto, i rapporti con Vienna non erano affatto buoni sia per la questione
delle terre irredente (il Trentino, la Venezia Giulia, l'Istria, la Dalmazia in cui la maggioranza
italiana reclamava l'annessione alla madrepatria) che per contrasti nei Balcani. Nel paese il dibattito
sull'opportunità di un intervento fu subito molto vivace. All'inizio del conflitto
i neutralisti sembravano la grande maggioranza (erano liberali giolittiani, socialisti, cattolici). Un
piccolo gruppo di accesi interventisti (democratici, sindacalisti rivoluzionari, liberali antigiolittiani e
nazionalisti di destra), riuscì, però, a portare il paese in guerra. Passo decisivo in questa direzione fu
la firma di un accordo segreto (Patto di Londra, 26 apr. 1915) che prevedeva l'ingresso dell'Italia in
guerra al fianco dell'Intesa con la promessa di ottenere, finite le ostilità, il Trentino, il Tirolo
Cisalpino, Trieste, Gorizia, l'Istria fino al Quarnaro esclusa Fiume, la Dalmazia, Valona in Albania
e il protettorato sull'Albania, le isole del Dodecaneso, il bacino carbonifero di Adalia e altri
compensi coloniali. Vi erano 30 giorni per creare il consenso popolare. In breve fu organizzata una
campagna senza precedenti in favore della guerra: Gabriele d'Annunzio e l'ex-socialista Benito
Mussolini (il futuro leader fascista che, espulso dal PSI e allontanato dalla direzione dell'“Avanti!”
per il suo passaggio all'interventismo, fondò poco dopo “Il popolo d'Italia”) ebbero in essa un ruolo
fondamentale. Dopo le manifestazioni delle radiose giornate di maggio che appoggiavano un
intervento già deciso, l'Italia entrò in guerra contro l'Austria il 24 maggio del 1915.

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