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Il Patto di Londra

Contesto Storico: Allo scoppio del primo conflitto mondiale l'Italia era legata alla Germania e
all'Austria-Ungheria dalla Triplice Alleanza: un patto militare difensivo stretto nel 1882 e via via
rinnovato, che si contrapponeva al sistema di alleanze anglo-franco-russo della Triplice Intesa.
Nonostante i legami diplomatici, molte rimanevano le differenze tra l'Italia e gli imperi centrali:
mentre questi ultimi erano nazioni militarmente e politicamente influenti, avanzate dal punto di
vista economico, l'Italia era uno stato sostanzialmente non ancora unificato, in gran parte povero e
arretrato, che faticava a trovare l'anelato riconoscimento tra le principali potenze europee.
Nei confronti dell'Austria-Ungheria vi era poi un contenzioso latente, relativo all'irredentismo di
molti settori dell'opinione pubblica e anche di parte del Parlamento: espressioni che, spinte da un
numero sempre maggiore di patrioti e interventisti, il governo faticava a controllare. Fu così che,
quando l'Austria e la Germania dichiararono guerra alla Serbia innescando la prima guerra
mondiale, l'Italia rimase al di fuori del conflitto basandosi sulla natura difensiva della Triplice
Alleanza che non impegnava gli stati membri nel caso di una iniziativa aggressiva. Nei successivi
mesi della neutralità italiana, che vedeva la nazione contrapposta in due schieramenti (per un
intervento si pronunziarono i nazionalisti, la destra conservatrice, il centro sinistra repubblicano e
radicale, il socialismo riformista e l'anarco-sindacalismo. Contro la guerra si schierarono invece i
ceti borghesi, col loro leader Giovanni Giolitti, il mondo cattolico fedele alle tendenze politiche
del Vaticano, e i socialisti) stante il sostanziale equilibrio delle forze schierate in campo, divenne
chiaro che l'Italia poteva giocare un ruolo importante se non decisivo sull'esito del conflitto e perciò
il governo intavolò una serie di trattative con i partner della Triplice Alleanza, nonché segretamente
con i membri dell'Intesa, per stabilire le compensazioni per l'intervento italiano nella guerra o per il
mantenimento del suo stato di non belligeranza. Fu subito chiaro che l'Intesa poteva promettere
all'Italia ben più di quello che volevano offrire gli Imperi Centrali, dato che gli incrementi
territoriali ai quali l'Italia era interessata riguardavano soprattutto l'Austria-Ungheria, e che questo
impero era restio a fare concessioni a proprie spese.
Fatto in sé: Il trattato di Londra fu stipulato nella capitale britannica il 26 aprile 1915 e firmato dal
marchese Guglielmo Imperiali, ambasciatore a Londra in rappresentanza del governo italiano, Sir
Edward Grey per il Regno Unito, Jules Cambon per la Francia e dal conte Alexander Benckendorff
per l'Impero russo. Il trattato fu firmato in tutta segretezza per incarico del governo Salandra senza
che il Parlamento, in maggioranza neutralista, ne fosse informato. Il patto prevedeva che l'Italia
entrasse in guerra al fianco dell'Intesa entro un mese, quindi vi erano 30 giorni per creare il
consenso popolare. In breve fu organizzata una campagna senza precedenti in favore della guerra da
Gabriele d'Annunzio e l'ex-socialista Benito Mussolini. In cambio avrebbe ottenuto, in caso di
vittoria, il Trentino, il Tirolo meridionale, la Venezia Giulia, l'intera penisola istriana con
l'esclusione di Fiume, una parte della Dalmazia, numerose isole dell'Adriatico, Valona e Saseno in
Albania e il bacino carbonifero di Adalia in Turchia, oltre alla conferma della sovranità su Libia e
Dodecaneso. L'azione del governo di aderire fu fatta all'insaputa del Parlamento e ciò andava contro
la consolidata prassi parlamentare che si era affermata fin dai tempi di Cavour. Per evitare la crisi
istituzionale, considerando anche la posizione favorevole alla guerra del Re Vittorio Emanuele III,
la Camera approvò, col voto contrario dei soli socialisti, la concessione dei pieni poteri al governo,
che la sera del 23 maggio dichiarava guerra all'Impero Austro-Ungarico. Tuttavia, l'esistenza stessa
del trattato non fu comunicata, e questo rimase segreto fino alla sua pubblicazione da parte del
governo bolscevico. Il giorno seguente alla concessione dei pieni poteri al governo da parte del
Parlamento italiano, ebbero inizio le operazioni militari.
Conseguenze: Il patto restò segreto sino alla sua inattesa pubblicazione, alla fine del 1917, da parte
dei bolscevichi, appena giunti al potere in seguito alla Rivoluzione russa. Il governo rivoluzionario,
infatti, diede immediata e massima pubblicità ai patti diplomatici segreti rinvenuti negli archivi
zaristi, e tra essi il "Patto di Londra". La pubblicazione ebbe vasta risonanza internazionale e causò
grave imbarazzo alle potenze firmatarie, suscitando inquietudine presso l'opinione pubblica
mondiale e ponendo in scacco il metodo della "diplomazia segreta", seguito da decenni dalle
potenze europee. L'emergere del Patto di Londra diede il via ad una modifica degli orientamenti
politici internazionali che influì notevolmente sulla sua non completa implementazione a guerra
finita. La risoluta opposizione alla diplomazia segreta, e la sua denuncia quale metodo inaccettabile
nelle relazioni internazionali, fu uno dei principali motivi ispiratori della stesura, da parte del
presidente degli Stati Uniti, Woodrow Wilson, dei suoi celebri Quattordici punti e, non a caso, il
presidente statunitense si oppose risolutamente alla completa realizzazione delle rivendicazioni
territoriali italiane basate sul Patto di Londra (per altro mai firmato dagli Stati Uniti) non
riconoscendo ad esso, come ad accordi similari con altri paesi, alcuna validità. La non completa
realizzazione del Patto causò grave malcontento ed agitazione in Italia, facendo sorgere il mito della
"Vittoria mutilata", strumento politico che contribuì in modo decisivo alla crisi del governo liberale
e alla nascita ed avvento del fascismo.

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