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Fra l’Agosto e il Settembre del 1914 la guerra si combatté anche sul fronte
orientale, dove le armate tedesche ottennero importanti vittorie presso
nelle battaglie di Tannenberg e dei laghi Masuri, che misero in luce le
gravi debolezze dell’esercito russo.
Nei mesi successivi, tra l’autunno del 1914 e la primavera del 1915 il
conflitto si allargò con il coinvolgimento di altre nazioni, fra le quali la
Turchia, alleatasi con gli imperi centrali, e l’Italia, scesa in campo nel
maggio del 1915 a fianco dell’Intesa.
Perciò, per ciascuno dei governi dei Paesi implicati nel conflitto fu
necessario ottenere il più vasto consenso e il più ampio sostegno possibile
da parte dell’opinione pubblica nazionale, presentando la guerra come una
guerra combattuta dalla propria nazione nel nome della libertà, della
giustizia e della civiltà contro la barbarie rappresentata dalle potenze
nemiche. In Francia si parlò di “unione sacra” di tutte le forze della
società contro il brutale aggressore tedesco.
Anche i partiti socialisti e di sinistra dei diversi Paesi finirono – in genere -
con lo schierarsi con i rispettivi governi: i socialisti francesi sostennero la
guerra della Francia contro la Germania; altrettanto fecero i laburisti
inglesi; analogamente, i socialdemocratici tedeschi e austriaci
spalleggiarono i governi tedesco e austriaco nella loro scelta di dichiarare
guerra all’Intesa.
LA NEUTRALITÀ DELL’ITALIA
Cesare Battisti
Una particolare corrente all’interno dell’interventismo di sinistra era
rappresentata dall’interventismo rivoluzionario, che vedeva nella
guerra la possibilità di innescare una rivoluzione sociale.
I neutralisti (o pacifisti)
Solo una piccola parte del mondo socialista italiano ( i socialisti più
moderati e i seguaci di Mussolini), si pronunciò a favore dell’intervento
italiano in guerra.
Inoltre, Giolitti era convinto che l’Austria, pur di non dover combattere
anche contro l’Italia, avrebbe accolto una parte consistente delle richieste
italiane relative alle terre irredente.