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Italiani: vittime o
carnefici?
8 settembre 1943
Il prezzo e il peso che l’Italia ha pagato dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945
Le Leggi Razziali
Adolf Hitler nel maggio del 1938 si recò in visita a Roma. Storici come Meir Michaelis e
Renzo De Felice hanno voluto sottolineare che non abbiamo prove di pressione diretta
da parte tedesca nell'avvio della campagna razzista del fascismo italiano che partì
ufficialmente il 15 luglio 1938, quando venne pubblicato il Manifesto della razza
firmato da noti professori fra cui Nicola Pende. Galeazzo Ciano riporta nel suo diario
per la giornata del 14 luglio 1938: «Il Duce mi annuncia la pubblicazione da parte del
Giornale d'Italia di uno statement sulle questioni della razza. Figura scritto da un
gruppo di studiosi, sotto l'egida della Cultura Popolare. Mi dice che in realtà l'ha quasi
completamente redatto lui». Quanto sopra apparve il 15 luglio 1938 come articolo
anonimo nella prima pagina del giornale citato sotto il titolo: «Il Fascismo e i problemi
della razza».
Nella sostanza, si precisava che «la razza italiana è prettamente ariana, e va difesa da
contaminazioni». Gli ebrei – sempre stando al documento – «sono estranei e pericolosi
per il popolo italiano».
Immediatamente l'ufficio demografico del Ministero dell'Interno diventa Direzione
generale per la demografia e la Razza.
Ci fu un certo consenso e un vasto colpevole silenzio fra gli intellettuali, che si erano in
vari modi ampiamente legati al regime divenuto ormai pervasivo; gli oppositori, (non
erano pochi) o erano al confino, o in carcere, o eliminati.
Gli unici a manifestare apertamente di non approvare l'atteggiamento anti ebraico
furono Giovanni Gentile, Massimo Bontempelli e Tommaso Marinetti, ideatore del
Futurismo. Anche Giorgio La Pira levò una voce di protesta in quanto gli ambienti
cattolici non videro di buon occhio il lato pagano che stava prendendo l'antisemitismo.
A settembre venne emanata la prima "legge razziale" secondo la quale tutti gli ebrei
italiani venivano banditi della vita pubblica. Persino la frequentazione delle scuole
pubbliche venne vietata ai giovani appartenenti a famiglie ebraiche. Fra i fascisti
manifestò una certa prudente opposizione Italo Balbo. L'obbligo di registrazione presso
le questure sarà particolarmente utile per l'organizzazione delle retate da parte dei
nazisti e delle milizie durante il periodo di Salò. Come fu dimostrato per il caso della
Francia durante il processo Papon, anche in Italia le retate furono possibili grazie al
lavoro di numerosi funzionari che non furono mai processati dopo la guerra.
Secondo le ricostruzioni di diversi storici, il fascismo, durante il periodo
immediatamente successivo all'emanazione delle leggi razziali, cercò comunque da
una parte di distinguersi dal nazismo e dal suo anti-ebraismo biologico, e dall'altra di
dare rassicurazioni a quella parte degli ebrei italiani che avevano appoggiato prima il
movimento e poi la dittatura. Lo stesso Mussolini elaborò lo slogan "Discriminare e non
perseguitare" per indicare la prevista (o pubblicizzata come tale) filosofia che sarebbe
stata adottata nell'applicazione delle leggi razziali e, in un discorso tenuto a Trieste nel
settembre 1938, affermò esplicitamente che "gli ebrei che hanno indiscutibili titoli di
benemerenze militari e civili troveranno la giusta comprensione del Regime".
L'applicazione delle leggi e la diffusa propaganda anti-ebraica di quel periodo
causarono comunque una crescente perdita di diritti da parte dei cittadini italiani di
origine e/o religione ebraica, e crearono condizioni (come la diffusione di un generico
sentimento antisemita nell'opinione pubblica) che facilitarono poi le azioni ben più
repressive messe in atto alcuni anni dopo dai nazi-fascisti durante la Repubblica
Sociale.
Sinteticamente vengono qui riportati i principali dati della persecuzioni causate dalle
"leggi razziali" in vigore in Italia dal 1938 al 1943 (la fonte è uno scritto di Michele
Sarfatti, massimo studioso del problema):
Vennero assoggettate alla persecuzione circa cinquantunmila persone
(quarantaseimila ebrei e circa quattromilacinquecento persone non esattamente
«classificate» come aderenti all'ebraismo), ovvero circa l'uno per mille della
popolazione italiana del tempo.
In un anno, dei circa diecimila ebrei stranieri presenti in Italia,
seimilaquattrocentottanta furono costretti a lasciare il Paese; novantasei professori
universitari, centotrentatrè assistenti universitari, duecentosettantanove presidi e
professori di scuola media, un centinaio di maestri elementari, duecento liberi docenti,
duecento studenti universitari, mille studenti delle medie e quattromilaquattrocento
delle elementari vennero scacciati dalle scuole pubbliche del Regno.
A Tullio Levi Civita, allievo e collaboratore di Gregorio Ricci-Curbastro, autore di studi
sul calcolo tensoriale, base della costruzione del modello matematico della teoria della
relatività poi elaborata da Albert Einstein, venne vietato da parte del nuovo direttore
Francesco Severi l'accesso alla biblioteca del suo Istituto di Matematica dell'Università
di Roma.
Inoltre quattrocento dipendenti pubblici, cinquecento dipendenti di aziende private,
centocinquanta militari e duemilacinquecento professionisti persero il posto di lavoro
restando senza alcun sostentamento.
Contestualmente, anche se limitati nel numero, si verificarono casi di violenza
squadrista esplicita specialmente nelle città di Roma, Trieste, Ferrara, Ancona e
Livorno).
Hitler sta discutendo un ordine promosso dal generale Jodl riguardante misure
militari in territorio italiano.
(…)
Jodl: ‘elevato stato d’allerta’. È probabile che queste misure siano state prese
in previsione della comparsa di truppe aerotrasportate o di partigiani.
1
Vittorio Emanuele III di Savoia, 1869-1947, Re d’Italia 1900-1946
2
Pietro Badoglio, 1871-1956, Maresciallo d’Italia, nel 1943 nominato capo del governo italiano.
Hitler: Allora è collegato a questo. Questa gente ha preparato
sistematicamente il tradimento3.
Jodl: Lo suppongo anche io. Poi c’è un altro messaggio del comandante
supremo del sud: secondo quanto comunicato dal generale Roatta4, il Duce
dopo il rapporto – questo naturalmente risale a molto prima – ha rinunciato a
trasferire la 3^ Divisione Corazzata Granatieri nei pressi di Roma, come invece
desiderava. – ‘Secondo quanto comunicato dal generale Roatta!’ Non si sa se
tutto questo sia vero.
Hitler: non credo che Roatta sia in combutta con gli altri. Quelli si odiano,
Roatta e Badoglio.
Nonostante fosse solo il 25 luglio 1943 i tedeschi avevano capito tutto della
situazione italiana. Forse avevano previsto l’armistizio con gli Alleati loro ancor
prima dello stesso Badoglio. Il movimento delle forze tedesche presenti in Italia
è l’argomento principale. I generali tedeschi in Italia devono essere a
conoscenza della situazione. Hitler opta però per una linea di non reazione
verso gli italiani. Il governo italiano e tutte le FFAA abboccheranno come pesci
all’esca che Hitler gli ha lanciato. Questa pesante distrazione del servizio di
informazione italiano ha permesso ai tedeschi di avere campo libero in Italia
dopo l’8 settembre.
(…)
Jodl: Ora l’altra questione è: non si dovrebbero fermare almeno i viaggi per
l’Italia, le comunicazione private?
Hitler: Per il momento non farei nemmeno questo.
Keitel: No, non ancora!
Hitler: Tutte le personalità importanti devono comunque prendere congedo,
quelle non avranno più alcune permesso.
Jodl: Poi ho parlato con Kesselring5. Ora, dato che sentito l’appello, ma nessuno
si è messo in contatto con lui anche se in effetti ora ci sono un nuovo
comandante supremo ed un nuovo capo del del governo, vuole prendere
contatto con il re o con Badoglio, cosa deve comunque fare?
Hitle: Deve!?! Si, deve farlo!
Jodl: Lo farà domani mattina, anche solo per sondare la situazione.
Hitler: Il buon Hube con la sua opinione: ‘Qui sono tutti fidati’!
Keitel: Hube non sapeva nulla, ha solo mandato avanti quello che --
Hitler: Vede come è pericoloso per ‘generali impolitici’ arrivare in un’atmosfera
così politica.
3
Hitler si riferisce al popolo italiano con un chiaro riferimento alle vicende belliche e politiche
precedenti la Grande Guerra.
4
Generale di Corpo d’Armata Mario Roatta (1887-1968) condannato all’ergastolo per la
mancata difesa di Roma
5
Feldmaresciallo Albert Kesselring, comandante della forza aerea su più fronti della guerra. Al
25 luglio era il comandante in capo tedesco della controffensiva Italo-tedesca contro gli Alleati
in Italia. Accusato di crimini di guerra e condannato a morte, accusa, mutata in ergastolo.
eventuali rapporti con il Vaticano. Lo sprovveduto (e forse timorato) gheneral
Hewel propone al Fuhrer di ostruire gli ingressi e le uscite dello Stato Vaticano.
(…)
Hewel: Non dovremmo dire di occupare le uscite del Vaticano?
Hitler: è del tutto indifferente, in Vaticano ci entro subito6. Crede che abbia
soggezione del Vaticano? Quello7 lo prendiamo subito. In primo luogo là
dentro c’è tutto il corpo diplomatico. Me ne infischio. La gentaglia è la e noi
tireremo fuori tutto quel branco di porci. … Che cosa è già … Poi in un
secondo momento ci scusiamo8, questo non ci importa. Là facciamo una
guerra…
La situazione era tesa. Badoglio, il Re, lo Stato Maggiore, tutto era confuso. Il 3
settembre 1943 la missione del generale Castelleno9, inviato dal Maresciallo Badoglio
per concordare un armistizio con gli Alleati, dà i suoi frutti positivi. A Badoglio restava
solo il difficile compito di gestire gli eventi successivi all’annuncio alla nazione
dell’armistizio. I tempi si protrassero fino alla sera dell’8 settembre quando, il
Maresciallo Badoglio, prese la decisione di rifugiarsi in territorio alleato prevedendo la
dura reazione tedesca. Quasi all’unanimità tutti gli ufficiali superiori e ufficiali generali
presenti a Roma in quei giorni seguirono il Maresciallo Badoglio. L’anziano Vittorio
Emanuele III, atrofizzato da venti anni di regime fascista, si unì a Badoglio
costringendo il principe ereditario Umberto a seguirlo.
Così come Cesare varcò il Rubicone, alle 19.42 di quel 8 settembre, Badoglio
proclamò all’Italia e al mondo l’avvenuta firma dell’armistizio tra Italia ed Alleati.
Parole vaghe che facevano intendere bene solamente che la guerra era finita. Al
termine del proclama fu dato un ordine così striminzito e così vago che in pochi ne
capirono il significato: “Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-
americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però
reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”.
Quale poteva essere questa “qualsiasi altra provenienza”? Ben presto le truppe
capirono contro chi avrebbero dovuto combattere (o meglio, a chi avrebbero dovuto
consegnare le armi). Così, mentre la Divisione Acqui rifiutava di arrendersi ai tedeschi,
6
Pesante affermazione che dimostra quanto Hitler vedesse il Vaticano come un ostacolo.
7
Con la parola “Quello”, Hitler, indica il pontefice Pio XII.
8
Il consenso popolare è vitale per le ambizioni di Hitler, un attacco così pesante al Vaticano
non può passare certo inosservato, le scuse sono un palliativo mirato ad affievolire gli animi.
9
Generale di Corpo d’Armata Giuseppe Castellano 1893-1977
il Maresciallo Badoglio, l’anziano Re Vittorio e altri petti colmi di decorazioni
immeritate fuggivano verso Brindisi protetti ed accuditi dagli Alleati, che fino al giorno
prima erano stati loro nemici.
Roma fu difesa per qualche ora dal solo generale Raffaele Cadorna jr comandante la
divisione corazzata Ariete. La difesa fu relativamente breve, ma intensa ed aspra; vi
parteciparono ufficiali, sottoufficiali e truppe provenienti da diversi Corpi che avevano
deciso di resistere. Dopo alcune ore di resistenza alle porte di Roma il generale
Cadorna rese la città.10
Divisioni di fanteria di linea, SS, corazzate e di fanteria alpina imperversarono e
dilagarono in tutto il Nord Italia dando inizio alla tragedia che sconvolgerà il paese per
due anni.
10
Testimonianza del tenente Mario Maffioli, ufficiale di Stato Maggiore partecipante alla difesa
di Roma
Sbandati
Quella sera dell’8 settembre 1943 nessuno si sarebbe aspettato di sentire il
comunicato di Badoglio. A partire dalle 19.42 di quella sera la situazione bellica
si capovolse completamente. Le divisioni tedesche in Italia raggiunsero ogni
caserma e presidio militare dando l’ultimatum di consegnare le armi. Molti
ufficiali, completamente ignari dell’armistizio, consegnarono senza vacillare le
armi. Altri più informati o semplicemente coraggiosi cercarono di difendersi
disperatamente. La macchina bellica tedesca era di gran lunga superiore a
quella italiana. Nel giro di poche ore le caserme e i presidi italiani attaccati
furono sbaragliati. Presto tra reggimento e reggimento si diffuse la notizia che
gli ex alleati tedeschi avevano attaccato le batterie costiere e le caserme
sparse sul territorio. Ci fu un fuggi fuggi generale spontaneo tra la truppa. Solo
in pochi rimasero ad aspettare (e fronteggiare) i tedeschi. Gli aeroporti furono
bloccati immediatamente, molti piloti riuscirono a fuggire sfidando la
contraerea tedesca. In altri casi gli eroici avieri imbracciarono il fucile e
difesero la propria base fino all’ultimo uomo.
I tenenti e i capitani cercarono di raggiungere i comandi di battaglione, i
maggiori i comandi di reggimento e i colonnelli i comandi di brigata e divisione.
Ogni ufficiale cercava ragguagli dal proprio superiore ma non c’era maggiore o
colonnello alcuno (generali di brigata e divisione inclusi) che avesse un quadro
chiaro della situazione. Solo i comandi di armata e lo Stato Maggiore erano
perfettamente informati della situazione. Ma questi importanti generali
(Raffaele Cadorna escluso) la sera dell’8 settembre erano già al sicuro a
Brindisi al seguito del re.
In questo clima di confusione generale ognuno pensò per sè. Dismessa la divisa
e indossati bislacchi abiti di taglie decisamente superiori o inferiori a seconda
del caso, le centinaia di soldati fecero ritorno a casa propria. Chi poteva faceva
ritorno al proprio paese, chi invece era troppo distante perché di stanza al nord
preferiva la Svizzera. Così intere compagnie di finanzieri e di carabinieri
saltarono la sbarra con l’uniforme addosso11.
La disorganizzazione regnava sovrana. E i tedeschi se ne approfittarono. Se
solo Badoglio avesse dato un ordine in più in quel comunicato, 600.000 militari
italiani non sarebbero andati in pasto al nemico, anzi, lo avrebbero rallentato.
11
Indossare l’uniforme regolamentare era l’unico modo per farsi accettare dalle autorità
Svizzere.
12
Esercito regolare tedesco
13
SS- schutzstaffel tedesche
Chi resisteva o si rifiutava di consegnare le armi (persino l’innocua Beretta M34
in dotazione agli ufficiali) veniva passato per le armi. I gerarchi fascisti e i militi
della Milizia rispolverarono le vecchie camicie nere e ritornarono ad appuntarsi
i fascetti sul bavero. La popolazione ebraica italiana, che dal 1938 era soggetta
a leggi razziali, rimase tranquilla per qualche giorno, molti si illusero che la
guerra non li avrebbe toccati, altri invece si prepararono ad affrontare il
peggio.
Il lago insanguinato
15 settembre 1943
Mafalda Di Savoia
14
Carlo Armanini, testimonianza
Una nostra Sorella Italiana
15
Testimonianza di Antonio Armanini, classe 1924, arruolato il 16 Agosto 1943 nel R. Esercito,
catturato nei pressi di Cuneo il 9 settembre 1943 e deportato in Germania.
Dal settembre 1943 alla primavera del 1945 perirono circa 50.000 Internati. Di
questi: 23.300 morti per inedia e malattie, 4600 uccisi dai nazisti, 2700 periti
sotto i bombardamenti, 10.000 deceduti per cause varie legate al lavoro
forzato e circa 5.000 periti per mano sovietica sul fronte orientale.
Il rientro in patria fu altrettanto drammatico; affamati e distrutti da due anni di
internamento, gli Internati affrontarono lunghissime marce per il rientro in
Italia. Più fortunati furono quegli Internati Militari Liberati dall’armata alleata,
curati e nutriti iniziarono il rientro nel settembre ’45 per mezzo treno. Circa
7000 Internati Militari liberati dai sovietici furono inviati in Siberia nuovamente
come prigionieri. Di questi ne fecero ritorno negli anni ’50 circa 1500/2000.
Quello degli Internati Militari Italiani non fu un vano olocausto. In termini
militari gli IMI sottrassero volontariamente oltre 600.000 soldati ai nazi-fascisti
evitando così di prolungare il conflitto.
650.000 Internati Militari Italiani scelsero le stellette e la fedeltà alla propria
Patria dimostrando di essere parte attiva della Resistenza.
Gli Internati Militari scelsero la libertà.
Lavoratori coatti
16
Cesare Moretti, classe 1926, studente internato nel 1944
Il Lavoratore coatto era una figura del tutto simile a quella dell’Internato
Militare. L’unica differenza stava nella mancanza di stellette al bavero del
pastrano.
I Lavoratori coatti furono circa 40.000. Quarantamila schiavi di Hitler che con la
loro scelta si dimostrarono uomini liberi.
La tradizione popolare vuole che i soldati Italiani sul fronte Russo siano stati
ribattezzati “brava gente”. Già spostandosi di qualche chilometro a sud ovest,
sul fronte Greco Albanese, la reputazione del nostro popolo varia di molto in
peggio.
Nella partecipazione alla Shoah quale ruolo assunse il nostro popolo? Come
reagirono gli italiani?
La grandezza dei Giusti risalta in confronto con l’atteggiamento più comune:
deportazioni e retate non videro gli italiani come semplici spettatori attoniti e
impotenti di fronte al crimine tedesco. Quel crimine fu anche italiano. Tutto
ebbe inizio nel 1938, Mussolini emanò, quasi completamente di propria
iniziativa, le leggi razziali. La nazione era troppo ubriaca per la vittoria
imperiale di Addis Abeba da non accorgersi della reale gravità delle leggi
emanate. Re Vittorio era troppo insignificante per poter difendere i suoi italiani
di stirpe ebraica. Nemmeno il fascistissimo quadrumviro Italo Balbo che si
pronunciò in un ardimentoso ed infuocato discorso in sede di Gran Consiglio
riuscì a preservare la popolazione ebraica dalle leggi razziali.
Numeri
Dopo l’armistizio l’Italia si spaccò in due blocchi, da quella data il suolo italiano
e la popolazione conobbe il vero significato della guerra.
• Circa 8.000 persone di stirpe ebraica
• Circa 600.000 Militari Italiani sbandati
• Circa 40.000 civili sottoposti a lavoro coatto
• Circa 30.000 Italiani effettivi nelle Brigate Nere nella primavera 1945
• Circa 15.000 volontari Italiani nei reparti di SS Italiane
• Circa 558.000 Italiani aderirono alle FFAA della RSI dal 1943 al 1945
• Furono formate circa 1152 unità partigiane legate al CLN
• Circa 22.000 uomini entrarono nel Corpo Italiano di Liberazione
17
Marilena Pavan, testimonianza
• Retata a Trieste (20 gennaio 1944)
• Eccidio delle Fosse Ardeatine (24 marzo 1944). 75 delle 335 vittime della
rappresaglia erano ebrei.
• Eccidio di Casa Pardo Roques (Pisa, 1 agosto 1944). 7 delle 12 vittime
erano ebrei, incluso Giuseppe Pardo Roques.
• Strage di Rignano (3 agosto 1944). Nella Villa del Focardo, nel comune di
Rignano sull'Arno, milizie naziste uccisero la moglie e le due figlie di
Robert Einstein, cugino di Albert Einstein.
• Seconda retata al ghetto di Venezia (17 agosto 1944).
• Strage di Cuneo (25 aprile 1945). 6 profughi ebrei fucilati dalle Brigate
Nere in fuga.
- Roberto Beretta “Italiani nei lager: fu vera Resistenza”, Avvenire 12 ottobre 2009