Tra gli altri neutralisti troviamo anche i socialisti. Gli italiani socialisti
sono contrari alla guerra e nel 1914 hanno fatto anche manifestazioni.
Sono contrari perché è la guerra della borghesia che manda a morire i
proletari, gli operai, i contadini. È la guerra della macelleria sociale. Ma,
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pur essendo contrari, i socialisti moderano la propria posizione contro
la guerra, nasce, infatti, tra di loro, il motto “non boicottiamo né
appoggiamo”.
In ne, tra gli interventisti, troviamo la Chiesa, contraria alla guerra sia
perché mossa da idealità, dato che questa, molto probabilmente, sarà
un massacro e porterà a una drammaticità sociale che sconvolgerà
l’Europa, sia per motivazioni pragmatiche: l’idea di uno schieramento a
favore dell’Intesa, con i russi, ortodossi, gli inglesi, anglicani,
parlamentaristici e liberali, e i francesi, laici, illuministi e tecnologici, non
fa impazzire la conservatrice Chiesa Cattolica; che, per di più, non
vuole schierarsi contro l’Impero Asburgico, l’ultimo grande impero
cattolico del mondo. In aggiunta, con questa guerra ci sarà confusione,
disastro sociale, e potrebbe avanzare una nuova forza in Europa,
tramite i socialisti e i comunisti, i quali vogliono la repubblica, lo stato
ateo-materialista. Il comunismo è il grande nuovo nemico della Chiesa
Cattolica. I cattolici sono, quindi, contrari alla guerra. “Fermate
quest’inutile strage” Benedetto XV.
Tra gli interventisti troviamo anche molti intellettuali, tra cui spiccano
Salvemini, il quale, spinto dall’ideologia democratica, sostiene la guerra
contro gli imperi centrali (Germania e Austria), in quanto regimi
conservatori, autocratici e antidemocratici, e D’Annunzio, il quale reputa
che la guerra sia liberatoria, energetica, che farà la storia dell’Italia, che
porterà indipendenza, sovranità e grandezza all’Italia.
Poi ci sono i futuristi, i quali credono che la guerra sia ciò che svecchia
la storia, ciò che fa sì che i popoli non si addormentino. La guerra è
velocità e modernità. Marinetti descrive la mitragliatrice come una
“dama capricciosa”, la trincea come un luogo d’amore.
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Tra gli altri interventisti troviamo anche i socialisti massimalisti, i quali
vogliono la guerra in quanto è quell’evento che può svecchiare l’Italia e
abbattere il vecchio regime liberale parlamentare uscito dal
Risorgimento, vedono la guerra come elemento di rivoluzione, che
spazzerà via i vecchi equilibri. Tra questi spicca la gura importante di
Benito Mussolini, che per questa posizione viene espulso dal partito
socialista, di cui era il direttore del giornale (“Avanti!”).
In ne, tra gli interventisti, troviamo molti giornali di spicco, tra cui il Sole
(che anni dopo sarebbe diventato il Sole 24 Ore) e il Corriere della Sera.
Tutto ciò porta nel 1915 ad avere un Italia delle grandi manifestazioni
pro guerra: piazze piene e tricolori; le “giornate radiose” di maggio.