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La Germania cambia tattica

Ad un anno dal suo inizio, la guerra aveva già portato via migliaia e migliaia di vittime, soprattutto russe e francesi.
Sfruttando il vantaggio degli Imperi Centrali, nel 1916 la Germania decise di cambiare tattica nelle offensive,
stabilendo una tattica “ad usura”, che prevedeva che la guerra non si combattesse più su larghi fronti ma che il
nemico venisse ridotto ad uno spazio minimo di combattimento. La prima sperimentazione di questa tattica si ebbe
nella battaglia di Verdun contro i francesi, in cui i tanti morti resero noto quanto fosse una tattica del tutto sbagliata.
La vendetta dei francesi si ebbe nella battaglia della Somme, fatta in alleanza con gli inglesi contro la Germania.
Questa è ricordata come una delle battaglie più sanguinose della storia. Il bilancio fu infatti spaventoso: più di un
milione di morti, con i francesi che non riuscirono neppure a sfondare il fronte tedesco.

Il fronte italiano

L’Italia entrò in guerra combattendo una guerra di posizione contro le truppe austriache sul fronte orientale. Queste
battaglie furono al limite del disumano e dell’ignoranza militare: i militari rimanevano riparati nelle trincee
aspettando l’ordine dei generali di avanzare. Mentre avanzavano per loro era inevitabile la morte, in quanto
completamente indifesi e scoperti.

Le offensive del generale Cadorna

A partire dal 1915 Luigi Cadorna, il capo dell’esercito italiano, ordinò ben quattro offensive contro gli austriaci sul
fiume Isonzo, che si rivelarono inutili e devastanti in termini di perdite di vite umane. Nonostante le continue
sconfitte, decise di effettuare una quinta di queste spedizioni. Anche questa volta gli italiani vennero respinti, ma
non solo: gli austriaci organizzarono una spedizione punitiva (Strafexpedition) per punire l’Italia per aver violato gli
accordi della Triplice Alleanza, distaccandosi dalla stessa Austria e dalla Germania. L’Italia fu salvata solamente grazie
ad un intervento di aiuto delle truppe russe, che dilaniarono gli austriaci. Dopo questi continui fallimenti, cadde il
governo Salandra, il quale venne sostituito da Paolo Boselli.

Il bilancio del 1916: massacri ma un nulla di fatto militare

Le battaglie combattute nel 1916 furono quelle che portarono via più vite e che resero tutti consapevoli di una
concezione molto diffusa in ambito militare in questo periodo: la vita dei militari non valeva nulla, i loro sforzi erano
completamente inutili. La conseguenza fu che molti soldati, in particolare i fanti francesi, decisero di ritirarsi o di non
seguire gli ordini, attraverso ammutinamenti o ribellioni.

Il travaglio del pacifismo

Quando nel 1914 ci si confrontò sull’entrare o meno in guerra, praticamente tutti i partiti socialisti europei, fatta
eccezione per quello italiano, misero da parte i propri ideali pacifisti, considerando giusta l’entrata in guerra in nome
del patriottismo. I massacri nel 1916 avevano spinto Papa Benedetto XV a supplicare i governanti dei paesi europei
di porre fine alla guerra, e questo appello fu seguito dai socialisti, i quali cambiarono idea ritornando ad una
posizione di tipo pacifista e bocciando la guerra.

Le popolazioni civili: fame, miseria e repressione delle proteste

Volendo completamente isolare gli Imperi Centrali, nel 1916 la flotta inglese cominciò a bloccare tutte le navi
tedesche che circolavano nei mari. La Germania risposta con una vera e propria guerra sottomarina. Le conseguenze
colpirono soprattutto i civili, in quanto con le guerre sottomarine veniva meno il commercio e dunque nelle singole
città non arrivavano più beni di prima necessità. Dunque i cittadini organizzarono veri e propri scioperi e
manifestazioni, che vennero repressi molto violentemente.

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