Sei sulla pagina 1di 3

Lo svolgimento del conflitto e la vittoria dell’Intesa

L’illusione di una guerra rapida e vittoriosa si era dissolto nella quotidianità


della guerra di trincea, essenzialmente difensiva, dominata dall’artiglieria.
Decine di migliaia di uomini cadevano per conquistare pochi chilometri di
terreno che poi sarebbe stati persi con un sacrificio altrettanto grandi. La
situazione rimase così bloccata per anni con enormi costi umani ed
economici, mentre i soldati nelle trincee (v. battaglie della Marna) erano
sottoposti ad uno sfibrante logoramento fisico e morale.

Tra il 1915 e il 1916 si completarono gli schieramenti delle alleanze con


l’entrata in guerra degli Stati balcanici: Serbia, Montenegro, Grecia e
Romania al fianco dell’Intesa; la Bulgaria con Austria e Germania. Grazie a
quest’accordo, l’Austria conquistò la Serbia. I Paesi neutrali rimasero
Olanda, Spagna, Scandinavia e Svizzera. Gli imperi centrali (Austria e
Germania) in questa situazione militare bloccata, avevano tutto da perdere:
inferiori numericamente, avevano difficoltà a rifornirsi a causa del blocco
navale attuato dalla marina britannica nel Mare del Nord. Per questo, nel
febbraio 1916 tentarono una grande offensiva sul fronte occidentale a
Verdun, ma dopo sei mesi di battaglia capitolarono. Si contarono oltre
settecentomila caduti. Anche la controffensiva anglo-francese sul fiume
Somme, che mieté un milione di vittime, si rivelò inutile.

Sul fronte italiano il generale Luigi Cadorna lanciò l’offensiva per sfondare
le linee austriache sul fiume Isonzo, sull’altopiano del Carso. Unico risultato,
la presa di Gorizia (agosto 1916) dopo una logorante guerra di trincea.

Per forzare il blocco navale britannico i tedeschi spostarono la guerra sul


mare, sconfitti nello Jutland, intensificarono la guerra sottomarina illimitata
(U-Boot) attaccando con siluri le navi di qualunque nazionalità, anche non
militari, in rotta da e per la Gran Bretagna. Il 1917 fu un anno cruciale per
le sorti del conflitto. Sul fronte orientale l’esercito russo cedette in più punti
mentre le truppe disertavano in massa. La Russia subiva un tracollo
economico e militare che divenne anche politico in seguito alla rivoluzione
che nel febbraio 1917 portò all’abdicazione dello zar Nicola II e alla
rivoluzione bolscevica dell’ottobre 1917. Questi eventi condussero al ritiro
della Russia dalla guerra, che permise così ai tedeschi di concentrare le forze
sul fronte occidentale e su quello italiano, dove austriaci e tedeschi (24
ottobre 1917) riportarono una gloriosa vittoria a Caporetto e stabilirono la
nuova linea del fronte sul fiume Piave, che divenne luogo dei sanguinosi
scontri che si protrassero sino al 25 dicembre 1917.

In tutti gli eserciti ormai dilagava un clima di sfiducia e di rivolta tra le truppe,
che alla fine della guerra contarono oltre otto milioni di morti, mentre
anche le popolazioni civili dei Paesi impegnati nel conflitto erano piagate da
denutrizione ed epidemie. In Francia, Germania e Italia si scatenarono
scioperi e sommosse contro la guerra: i socialisti e il Papa Benedetto XV
chiedevano di porre fine all’inutile strage.

In questo clima il Presidente degli Stati Uniti Wilson decise di intervenire


per spostare l’equilibrio bellico a favore dell’Intesa. La svolta si ebbe nel
marzo del 1918, quando i tedeschi lanciarono una nuova grande offensiva
sul fronte occidentale giungendo a 60 km da Parigi ma le truppe alleate,
sotto il comando del generale francese Foch, sfondarono le linee nemiche
ad Amiens (8 agosto).

La fine del conflitto si stava delineando. In Italia,


Cadorna era stato sostituito dal generale Armando Diaz. Dopo Caporetto fu
riorganizzato l’esercito chiamando anche i giovani nati nel 1899 (“i ragazzi
del ’99“). Furono promessi premi e terre ai soldati, e la corrente (disfattista)
diffusa fra i socialisti lasciò il posto al patriottismo. Gli sforzi non furono vani:
gli austriaci vennero fermati durante la seconda battaglia del Piave (15-23
giugno). Tra il 24 ottobre e il 3 novembre 1918, le truppe italiane, unite a
divisioni inglesi, francesi e americane, avanzarono verso Vittorio Veneto
(terza battaglia del Piave) e, disgregando le forze nemiche, giunsero a
conquistare Trento e Trieste.

L’armistizio venne firmato dall’Impero austro-ungarico il giorno seguente,


4 novembre 1918. Anche la Germania, stremata militarmente ed
economicamente, chiese all’Intesa l’armistizio che, in data 11 novembre
1918, decretò la fine del conflitto.

Potrebbero piacerti anche