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Introduzione
La Grande Guerra è stata l’evento più importante del XX secolo e
ha dato forma al mondo in cui viviamo oggi. Ciononostante, è
spesso considerata una guerra inutile, un errore catastrofico che ha
portato a combattere per ragioni ridicole o inesistenti. Gli storici, i
politici e gli economisti possono testimoniare che è vero il contrario,
eppure la gente comune rimane ferma nella sua convinzione: è
stato tutto inutile. Com’è possibile? Si è trattato di un caso di follia
collettiva? O forse la posta in gioco era davvero alta in questa
collisione frontale tra potenze la cui visione dell’Europa e del mondo
non poteva più coesistere pacificamente? Nel 1914 nessuno
statista dei fronti contrapposti fece alcun tentativo di risolvere le
difficoltà con il compromesso e il negoziato, tanto che lo scontro
armato divenne inevitabile. Una volta iniziata, la Grande Guerra
dovette essere combattuta fino in fondo, perché nessuno dei
belligeranti poteva permettersi una sconfitta che avrebbe segnato la
fine del suo potere economico, politico e militare, e delle sue
ambizioni imperialistiche. Non si trattò tanto di una “guerra per
porre fine alle guerre”, quanto di un tentativo di risolvere i principali
problemi dell’epoca in un colpo solo. Quando gli Stati nazionali
industrializzati ricorsero al conflitto armato, generarono una
mostruosa capacità di morte e distruzione, mentre la densità delle
loro popolazioni significò che tante persone avrebbero perso la vita
prima che potesse essere proclamata la vittoria. Questo conflitto
sovvertì le regole di guerra conosciute fino a quel momento,
risucchiando nel vortice degli scontri i civili che, almeno in parte,
erano stati risparmiati. Di certo non era la prima volta che un
conflitto armato si discostava dalle regole canoniche, ma la Grande
Guerra si distinse per la gravità di queste trasgressioni. Si trattò di
un conflitto di vastissima portata, che coinvolse tutti i continenti,
durante il quale furono impiegate per la prima volta armi nuove e
micidiali, e messi in campo nuovi metodi di sterminio di massa. In
passato, la guerra dei Trent’anni, la guerra dei Sette anni, le guerre
napoleoniche e la guerra civile americana avevano rappresentato la
pietra di paragone per gli orrori bellici, ma non furono niente a
confronto con i lunghi anni di folle caos che dall’agosto del 1914 si
protrassero fino al novembre del 1918.
Il conflitto si estende
Nel corso della seconda battaglia di Ypres (22 aprile-25 maggio),
fecero la loro prima comparsa, come armi chimiche, i gas, nella
fattispecie i gas a base di cloro. In realtà, i gas furono utilizzati mesi
prima, nel gennaio del 1915 durante la battaglia di Bolimòw, sul
fronte orientale, ma i risultati ottenuti furono talmente deboli, infatti,
il gas all’interno dei proiettili non evaporò a causa del freddo, non
infliggendo perdite ai russi. Nella seconda battaglia di Ypres,
invece, i gas, nella fattispecie Iprite, ebbero effetti devastanti,
difatti, causarono 5.000 morti e danneggiarono polmoni e occhi dei
soldati, in alcuni casi facendo danni irreversibili.
Nel frattempo, in Italia l’opinione pubblica si spaccò in due tronconi:
gli Interventisti, favorevoli all’entrata in guerra e composti da
liberal-conservatori, nazionalisti, radicali, repubblicani e irredentisti,
e i Neutralisti, favorevoli alla neutralità italiana e composti da
cattolici, liberali giolittiani e socialisti (con l’eccezione di Mussolini).
Dopo un’iniziale vittoria dei Neutralisti, il re si accordò con gli stati
dell’Intesa con il Patto di Londra, il 23 aprile 1915, facendo,
ufficiosamente, entrare l’Italia in guerra.
Il 24 maggio del 1915, quindi, l’Italia entrò ufficialmente in guerra
contro gli Imperi Centrali, allargando il fronte. L’esercito italiano,
sotto il comando di Luigi Cadorna, sferrò, tra il giugno e il dicembre
del 1915, le prime quattro offensive dell’Isonzo, conclusesi con un
nulla di fatto e al prezzo di 250.000 vite umane.
La grande strage
Durante il 1916 si combatterono le battaglie più sanguinose della
guerra, la Battaglia di Verdun e la Battaglia della Somme. La
prima fu un attacco tedesco, nel tentativo di sfondare le linee
francesi e di dissanguare l’esercito francese, durò dal 21 febbraio
1916 al 19 dicembre dello stesso anno. Nonostante il successo
iniziale tedesco, i francesi riuscirono a riorganizzare le difese e a
riconquistare il territorio occupato, a prezzo di tantissime perdite
(alla fine della battaglia si registreranno quasi 600.000 caduti). La
seconda fu la risposta inglese alla Germania e un’azione di tentato
allentamento dell’azione tedesca a Verdun e durò dal 1° luglio 1916
al 18 novembre dello stesso anno. Per la prima volta si vide sul
campo di battaglia il carro armato, utilizzato dagli inglesi, ma non
fu influente ai fini del risultato. Anche qui ci fu un susseguirsi di
conquiste e riconquiste di territorio, al prezzo di più di un milione di
morti. Sul fronte italiano, invece, gli austro-ungarici attuarono, tra il
maggio e il giugno del 1916, la cosiddetta Strafexpedition,
conosciuta anche come la Battaglia degli Altipiani, ovvero una
sorta di spedizione punitiva nei confronti dell’antico alleato, ora
traditore. Gli italiani riuscirono a contenere l’attacco austriaco, a
prezzo di moltissime perdite, e persero le principali figure
dell’irredentismo italiano, su tutti Cesare Battisti. Ciò determinò la
caduta del governo Salandra e al suo posto andò al potere una
coalizione con a capo Paolo Boselli. Nello stesso periodo si
combatterà, nel Mare del Nord, tra il 31 maggio e il 1° giugno 1916,
la Battaglia dello Jutland, scontro marittimo che può essere
considerata l’ultima grande battaglia navale della prima guerra
mondiale. In questa battaglia, il cui obbiettivo era lo sfondamento
del blocco navale attuato dagli inglesi nei confronti della Germania,
le navi tedesche, inferiori per numero e per armamenti, ottennero
un’insperata vittoria contro la Grand Fleet, infliggendole pesanti
danni.
Venti di cambiamento
Il 1917 fu un anno decisivo per le sorti della guerra. La Russia,
sventrata dai prodromi della Rivoluzione Russa, cessò di fornire
qualsiasi contributo apprezzabile agli alleati, lasciando un vuoto
all’interno dell’Intesa. Ciò permise alle truppe tedesche di stanza sul
fronte orientale di spostarsi e unirsi a quelle austro-ungariche sul
fronte italiano. Le truppe austro-tedesche appena formate, il 24
ottobre sferrarono un attacco nei pressi di Caporetto, sfondando le
linee italiane e costringendo le truppe italiane a ritirarsi. La ritirata
lasciò in mano ai nemici 10.000 km2, 300.000 prigionieri e una
quantità impressionante di armi e vettovaglie. Due settimane dopo,
un esercito dimezzato riuscì ad assestarsi lungo la linea del Piave.
Caporetto determinò la fine di Cadorna, sostituito al comando da
Armando Diaz, e del governo Boselli, il quale cadde e fu costituito
un nuovo governo di coalizione con a capo Orlando. Nel frattempo,
gli Stati Uniti, il 6 aprile 1917, decisero di intervenire a fianco
dell’Intesa, riempiendo il vuoto lasciato dalla Russia, contro gli
Imperi Centrali. Decisero di intervenire perché se avesse perso
l'Intesa, le industrie americane avrebbero perso floridi mercati per
l'esportazione, come Inghilterra e Francia, e le banche americane
non sarebbero rientrate dei prestiti fatti alle potenze europee
occidentali. Il casus belli fu l’affondamento di navi passeggeri da
parte dei tedeschi, con conseguenti vittime americane (ad esempio
il Lusitania). Lungo il fronte occidentale, verranno utilizzati con
successo i carri armati, già apparsi durante la battaglia della
Somme, durante la Battaglia di Cambrai (20 novembre- 3
dicembre 1917). Nel corso del 1917, ci furono alcuni tentativi di
pace, da parte del papa Benedetto XV e da parte del neo-
imperatore Carlo I, durante i quali il pontefice, definendo la guerra
“un’inutile strage”, invitò i governi a terminare la guerra, offrendo
come soluzione una pace senza annessioni. L’imperatore, invece,
avviò trattative segrete in vista di una pace separata, ma i suoi
tentativi vennero respinti.
I trattati di pace
Con la cessazione delle ostilità, si indisse una conferenza di pace a
Parigi, la Conferenza di Versailles, che cominciò il 18 gennaio
1919 e si protrasse per più di un anno e mezzo. Le trattative di
pace vennero discusse tra i capi di governo delle potenze vincitrici:
l’americano Wilson, l’inglese Lloyd George, il francese
Clemenceau e l’italiano Orlando, il quale ricoprì un ruolo
marginale. L’obbiettivo della conferenza era l’impedire alla
Germania di riprendere la posizione di grande potenza nazionale.
Ciò fu attuato con il Trattato di Versailles, firmato il 28 giugno
1919, definito Diktat. Dal punto di vista territoriale, la Germania
perse l’Alsazia e la Lorena, restituite alla Francia, cedette l’Alta
Slesia, la Posnania, una parte della Pomerania e il porto di
Danzica alla neonata Polonia e fu privata di tutte le colonie, spartite
tra Gran Bretagna, Francia e Giappone. Ma la parte più pesante del
trattato fu sotto il punto di vista economico e sociale, infatti, dovette
ripagare i danni di guerra alle potenze vincitrici, fu costretta a
rinunciare alla marina, ad abolire il servizio di leva, a ridurre
l’esercito a 100.000 unità e a lasciare “smilitarizzata” la valle del
Reno per 15 anni. Gli altri Imperi perdenti ebbero problemi di altro
genere, infatti, sia l’Impero Asburgico sia l’Impero Ottomano si
disgregarono, dando vita a tante nuove nazioni. Dalle ceneri
dell’Impero Austro-Ungarico, nacquero la Repubblica d’Austria,
l’Ungheria, la Cecoslovacchia e la Jugoslavia, mentre
dall’Impero Turco, privato dei territori arabi, nacque lo Stato Libero
di Turchia. Per quanto riguarda la Russia, le potenze vincitrici
considerarono i russi dei traditori, e cercarono in ogni modo di
osteggiare la repubblica socialista, rifiutando il trattato di Brest-
Litovsk e riconoscendo e proteggendo nazioni confinanti con l’Urss,
come la Finlandia, la Lettonia, l’Estonia e la Lituania. Si ebbero
rinnovamenti anche dalla parte degli alleati, infatti, nel 1921,
nacque lo Stato Libero d’Irlanda. Ad assicurare il rispetto e la
salvaguardia della pace tra gli Stati nacque la Società delle
Nazioni, la cui istituzione fu accettata da tutti i partecipanti della
conferenza. La Società delle Nazioni, a causa della mancata
adesione degli Stati Uniti, finì per essere egemonizzata da Francia
e Gran Bretagna e non fu in grado di prevenire le tensioni
internazionali che costellarono gli anni tra le due guerre mondiali.
Un fatto curioso riguardo la conferenza di Versailles fu che la
nazione di Andorra entrò in guerra contro la Germania ma non
partecipò alla conferenza e quindi rimase, sulla carta, in guerra
contro la Germania fino al 1939.