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PREPARATIVI DI GUERRA

LA CRISI SPAGNOLA
La marcia dell’Europa verso la catastrofe avveni con la grave crisi in Spagna. All’inizio del secolo questo
Paese non conservava più nulla dell’antica grandezza. Il suo impero si era dissolto e la popolazione viveva in
una condizione di gravissima arretratezza economica: un ceto di latifondisti sostenuto dalla Chiesa e
dall’esercito si contrapponeva a un proletariato poverissimo e caratterizzato dagli anarchici.

Due milioni di braccianti non avevano terra da coltivare, mentre 50.000 proletariati possedevano la metà
del territorio spagnolo. La Chiesa possedeva 1.100 aziende agricole e aveva enormi capitali con i quali
controllava il mondo della finanza. Tra il 1923 e il 1930 gli Spagnoli erano stati governati da Miguel Primo
de Rivera, con un regime militare: un re esautorato di quasi tutti i poteri e un dittatore che puntava alla
ripresa industriale e reprimeva le opposizioni di sinistra.

La crisi del ’29, dopo numerosi scioperi contro il regime, aveva indotto il re a stabilire un governo
costituzionale, poi nel 1931, lo avevano costretto ad abdicare lasciando il posto a una repubblica
democratica sostenuta dai socialisti.

Dal 1931 al 1934 governarono le sinistre mentre dal 1934 al 1936 ci furono le destre.

Nel 1936 le elezioni furono vinte dalla sinistra coalizzati nel Fronte popolare, che volevano tutto e subito:
distribuirono le terre ai contadini, danneggiando gli interessi dei proprietari e della Chiesa, e tentarono una
riforma dell’esercito che mise in allarme i militari. Si scatenò quindi la reazione delle forze conservatrici, che
finanziarono un movimento di destra di ispirazione fascista chiamato Falange.

GUERRA DI SPAGNA
Prima la Falange agì con la violenza squadristica, come in Italia e Germania, alla quale la collera popolare,
guidata dalle sinistre estreme e dagli anarchici, rispose con altrettanta violenza incendiando le chiese e i
palazzi dei notabili.

Poi effettuò un pronunciamineto, colpo di Stato militare preparato dai generali che comandavano le truppe
in Marocco, una colonia spagnola. Il loro capo, il generale Francisco Franco, sbarcò con l’esercito in Spagna
e cominciò ad avanzare verso Madrid, mentre il Fronte popolare organizzava la resistenza. Tra il 1936 al
1939 in Spagna ci fu la Guerra civile; con il Fronte popolare si schierò soltanto l’Unione Sovietica che,
attraverso la Terza Internazionale, organizzò le Brigate internazionali, composte da volontari di tutto il
mondo.

Nessun aiuto venne dalle potenze democratiche. Inghilterra e Francia mantennero una posizione di rigida
neutralità che nascondeva una certa simpatia per i nazionalisti.

Franco ricevette l’aiuto rilevante di reparti regolari italiani e tedeschi. Mussolini fornì 50.000 uomini, 750
aerei, 2.000 cannoni, 8.000 automezzi e 90 unità della marina. Per Hitler questa fu l’occasione per
sperimentare la potenza della sua nuova aviazione, la Luftwaffe, e le tecniche di bombardamento
elaborate dai suoi generali. Tra le cavie di Hitler ci fu la città di Guernica, che fu rasa al suolo.

Nonostante la resistenza opposta dai repubblicani, Franco vinse la guerra e instaurò una dittatura di tipo
fascista, e diventò il caudillo (duce).

La Guerra civile spagnola vide contrapporsi i fascisti e gli antifascisti. Ormai in Europa, nella seconda metà
degli anni Trenta, gli elementi di tensione prevalevano sulle speranze di una pacifica convivenza tra nazioni.
AUSTRIA, ETIOPIA, SPAGNA: elementi di instabilità
Hitler omaggiò tanto Mussolini, ma fino al 1936 erano stati molto distanti. Dopo la soddisfazione del duce
per l’esportazione del suo modello, Mussolini si preoccupò per la potenza nazista e ebbe una avversione
personale nei confronti di Hitler. Nel 1934, dopo averlo incontrato a Stra, in Veneto, Mussolini ebbe una
repulsione fisica nei confronti di Hitler.

Nel 1934, i nazisti austriaci fecero un colpo di Stato nei confronti del cancelliere Dollfuss, amico del duce
che infatti si iniziò a preoccupare per un’alleanza con Hitler e difese il Brennero, il confine tra Austria e
Italia.

Mussolini attaccò l’Etiopia chiedendo ai francesi e agli inglesi di approvare l’operazione in cambio di aiuto in
caso di avanzamento tedesco. Ma il rifiuto da parte degli Alleati fece andare in rottura quest’ultimi e il
duce.

Mentre, attraverso la Società delle Nazioni, gli Anglo-Francesi condannavano l’Italia, Hitler appoggiò
Mussolini nella creazione dell’Impero. In Francia salì un governo comunista guidato da Léon Blum, che
schifò il fascismo. Mussolini si convinse che l’Europa era separata da regimi democratici-socialisti e regimi
dittatoriali-fascisti e si schierò con Hitler e Franco. E nel 1936 ci fu il patto di amicizia ovvero l’asse Roma-
Berlino.

LA SVOLTA DEL ’38: MUSSOLINI vassallo al FUHRER


Nel 1937 il duce fu invitato in Germania e rimase sorpreso dal lavoro fatto da Hitler in quegl’anni: il suo
treno fu salutato durante il percorso e dopo un po' fu affiancato dal treno di Hitler per simboleggiare “il
parallelismo delle due rivoluzioni”; l’ospitalità fu elegante, ma l’apoteosi avvenne con la cerimonia oceanica
nello stadio olimpico di Berlino, dove 800.000 persone acclamarono i due dittatori.

Mussolini disse in quel discorso: “Quando il fascismo ha un amico, esso marcia con questo amico fino alla
fine”. Nel 1938 Hitler si recò a Roma e fu accolto dal re Vittorio Emanuele III che lo portò a visitare il
Quirinale. A Mussolini non andò bene questo e fece leggi per stare allo stesso livello di Hitler e per portare
l’Italia sul tetto del mondo.

Nel 1938 il duce emanò le Lezzi razziali, come in Germania. Con esse gli ebrei furono esclusi da tutti gli uffici
pubblici, furono proibiti i matrimoni misti e gli alunni ebrei furono espulsi dalle scuole statali. Il duce
avrebbe dovuto esportare tutti gli ebrei in Etiopia per far convivere la razza negra e quella ebraica.

L’amicizia con Hitler e le Leggi razziali non furono gradite dagli italiani. Da quel momento il consenso si
incrinò. I capi fascisti e addirittura suo genero, Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri, pensavano che il duce
fosse diventato un vassallo del Fuhrer.

L’INERZIA DELLE DEMOCRAZIE


Hitler, dopo la neutralità dell’Inghilterra e della Francia, dopo la conquista della Renania (1936), penso che
potesse procedere più velocemente alla realizzazione dei suoi piani.

La prima tappa era quella di abolire il Trattato di Versailles con la riunione della Grande Germania. Poi la
Wehrmacht, il nuovo esercito tedesco, sarebbe avanzata verso la Russia.

Hitler non voleva fare guerre con i Paesi occidentali anzi lui ammirava l’Inghilterra, grazie ai suoi
sostenitori, e perciò lui sperava che i francesi e gli inglesi gli lasciassero invadere la Russia, che aveva tutti
contro.
Nelle elezioni del 1937 nelle quali salì al potere Neville Chamberlain, che ammirava il Fuhrer, e perciò gli
lasciò continuare i suoi piani che avrebbero risarcito la Germania dopo i danni ricevuti con il trattato di
Versailles.

La Francia odiava i Tedeschi e non volevano un’altra guerra come la prima dove ebbero il più alto numero
di vittime e dove subirono numerosi terrori. La Francia però volle difendere la Russia perché al confine con
la Germania avevano creato una linea difensiva, la Linea Maginot, e restava in attesa di eventi.

L’ANSCHLUSS dell’AUSTRIA – CONFERENZA DI MONACO


Il primo passo di Hitler fu quello dell’Anschluss dell’Austria, in cui 8 milioni di austriaci entrarono a far
parte del Reich. L’11 Marzo 1938, il capo dei nazisti austriaci aveva chiesto a Hitler di salvare il paese dal
caos. Mussolini provò a fermare l’avanzata facendo avanzare le divisioni del Brennero, ma ci ripensò.

Hitler, successivamente, rivendicò i Sudeti, la parte di confine che il Trattato del 1919 aveva ceduto alla
Cecoslovacchia. Chamberlain provò a fermarlo ma senza successo.

Nel settembre del 1938 si tenne la Conferenza di Monaco in cui parteciparono Hitler, Mussolini,
Chamberlain e il francese Daladier dove si parlò della situazione. Tutti accolsero le pretese di Hitler purché
fosse l’ultima e i Sudeti passarono alla Germania senza consultazione della Cecoslovacchia.

Quando Mussolini tornò in Italia fu acclamato come “l’angelo della pace” e la folla si inginocchiò al suo
treno urlando Duce e Pace. Il fondatore del fascismo fu mortificato perché voleva un’Italia guerriera e non
un’Italia pacifista.

POLONIA – PATTO MOLOTOV - VON RIBBENTROP


L’unico oppositore di Hitler era Winston Churchill, deputato conservatore inglese. Quando tornò
Chamberlain dicendo che la pace era salva, Churchill disse alla camera che gli inglesi e i francesi potevano
scegliere tra la guerra e il disonore e hanno scelto il disonore e avranno la guerra.

L’opinione di Churchill fu confermata perché si sapeva che Hitler avrebbe attaccato la Polonia per
riprendersi il corridoio di Danzica (che divideva il Reich e la Prussia orientale), che fu tolto alla Germania
con il Trattato di Versailles. Quindi i francesi e gli inglesi andarono contro Hitler stringendo un patto con il
governo polacco di difensione.

Hitler però aveva già pensato a tutto e prevedeva in caso di guerra di attaccare la Francia e la Polonia
generando una “guerra-lampo”.

Dovendo combattere su due fronti, Hitler si cautelò assicurandosi la neutralità dell’Unione Sovietica.
Nell’agosto del 1939 si firmò il patto Molotov-von Ribbentrop che fu un patto di non aggressione secondo
il quale la Russia avrebbe dovuto lasciare stare la Germania durante l’invasione della Polonia.

Nel frattempo, il duce invase l’Albania nell’aprile del 1939. A maggio si creò il Patto d’acciaio tra Roma e
Berlino al quale poco dopo si unì il Giappone.

FASCISMI e AUTORITARISMI
Gli anni Venti e Trenta furono caratterizzati da una profonda crisi della democrazia e da un dilagamento di
regimi dittatoriali e di governi reazionari che trassero dal fascismo numerosi motivi di ispirazione. Sotto la
dittatura i popoli persero ogni possibilità di difendere i loro diritti e di esprimere liberamente le proprie
ispirazioni.

Il regime totalitario nazi-fascista fu applicato in Germania, Italia, Spagna, Portogallo e in Giappone. Qui la
casta dei militari appoggiata dai maggiori gruppi economici instaurò un ferreo regime totalitario, al cui
vertice c’era l’imperatore e il cui scopo era l’espansione territoriale in Asia.

Dittature e governi autoritari, retti dai militari e appoggiati dai proprietari terrieri e dalle Chiese locali,
nacquero invece nell’Europa centro-orientale (Ungheria e Polonia), negli Stati balcanici (Grecia, Romania,
Bulgaria, Iugoslavia, Albania) e nei Paesi baltici (Estonia, Lettonia, Lituania). Regimi analoghi si affermarono
in molti stati dell’America centrale e Meridionale, rovinati dalla crisi del ’29 grazie al legame statunitense.

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