Sei sulla pagina 1di 8

NAZISMO

TRATTATO DI VERSAILLES
Come lo stalinismo e il fascismo, anche il nazismo fonda le sue radici nella Prima guerra mondiale e nei
conseguenti trattati di pace. Il trattato di pace stipulato a Versailles con la Germania nel 1919 conteneva
alcuni punti che rendevano le sue condizioni una “pace vendicativa” intesa a realizzare due scopi:

 Impedire la ripresa economica della Germania;


 Umiliare il popolo tedesco.

Il Trattato si può dividere in 3 sezioni:

 NORMALI PENALIZZAZIONI DI UNA NAZIONE VINTA:


o La Germania dovette restituire alla Francia l’Alsazia e la Lorena, le regioni conquistate nel
1871, dopo la Guerra franco-prussiana.
o Perse tutte le sue colonie in Africa e in Asia.
o Dovette ridurre drasticamente l’esercito, consegnare la flotta, rinunciare all’aviazione e
distruggere qualsiasi tipo di armamento pesante.
o Le fu vietata l’unificazione con l’Austria, che avrebbe pericolosamente realizzato parte
delle ambizioni del Kaiser Guglielmo II relative alla “Grande Germania”.

 PENALIZZAZIONI TERRITORIALI PARTICOLARMENTE DURE:


o La Germania fu costretta ad accettare l’occupazione della riva sinistra del Reno per 15
anni, sotto il controllo della Società delle Nazioni, e la smilitarizzazione della riva destra
per una profondità di 50 km, in modo che non potesse invadere la Francia e il Belgio come
aveva già fatto 2 volte.
o Fu obbligata a restituire alla Danimarca lo Schleswig-Holstein.

 PENALIZZAZIONI INUTILMENTE PUNITIVE:


o La Germania dovette cedere alla Polonia la zona intorno alla città di Dànzica, cioè tutta la
Prussia occidentale. Si creò così il cosiddetto “corridoio di Dànzica”, che isolò la Prussia
orientale dal resto della nazione tedesca.
o Fu condannata al pagamento delle riparazioni di guerra: 132 miliardi di marchi-oro da
pagare alla Francia in 42 annualità.
o A garanzia del debito dovette cedere alla Francia per 15 anni lo sfruttamento delle miniere
di carbone della Saar, perdendo così le sue principali fonti di combustibile per l’industria.
o Le fu richiesto di consegnare una serie di alti ufficiali dichiarati criminali di guerra, a partire
dal Kaiser Guglielmo II (ormai in esilio).
o Infine, la Germania fu considerata la vera responsabile della guerra e costretta a firmare
una “dichiarazione di colpevolezza”: una pretesa inaudita, perché nessun Paese era mai
stato ritenuto colpevole per aver dichiarato una guerra.

IL PESO DELLA “PACE INFAME” ricade SUL GOVERNO SOCIALDEMOCRATICO


Le condizioni di pace furono trattate dai socialdemocratici, che avevano spodestato il potere del Kaiser e
che ora guidavano un governo provvisorio.
I socialdemocratici erano i membri e simpatizzanti di un partito marxista che però aveva rinunciato alla
rivoluzione e intrapreso la strada delle riforme.

Per convincere le potenze vincitrici repressero nel sangue qualsiasi tentativo di ribellione. Il più grave era
stato, nel 1919, la cosiddetta “rivolta spartachista”, tentata da un piccolo gruppo di comunisti guidati da
Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, che, dopo la dispersione del movimento furono vigliaccamente
assassinati dai Freikorps, formazioni paramilitari nazionaliste.

In cambio di questo bagno di sangue, il governo aveva garantito alla popolazione una “pace onorevole”,
offrendo l’immagine di un popolo pacifista che aveva rinnegato e scacciato il “partito della guerra”
capeggiato dal Kaiser, ma le cose non andarono così.

A Versailles, trattati con disprezzo, fu loro negato il diritto di parlare e furono costretti a firmare quello che i
Tedeschi chiamarono la “pace infame”. A causa di ciò, essi persero il favore di una cospicua parte
dell’opinione pubblica.

REPUBBLICA DI WEIMAR
Il governo provvisorio socialdemocratico proclamò la Repubblica e indisse le elezioni, a suffragio universale
(comprese le donne), per un’Assemblea costituente che desse vita alle strutture del nuovo Stato. I
socialdemocratici ottennero la maggioranza e formarono il governo.

L’Assemblea si riunì nella città di Weimar e varò una Costituzione molto avanzata (settembre 1919), che
fece della Germania una democrazia parlamentare: oltre all’introduzione del suffragio universale, venne
decisa la creazione di una repubblica federale basata sul Reichstag, la Camera elettiva, e il Reichsrat, la
Camera federale. Il cancelliere era responsabile di fronte al Parlamento, a differenza di quanto avveniva nel
Secondo Reich, quando dipendeva dalla fiducia del Kaiser.

I governi della Repubblica di Weimar si trovarono ad affrontare problemi e tensioni gravi, relativi alla
ripresa economica e all’umiliante pace che la Germania aveva dovuto subire. Ne seguirono periodi di forte
instabilità politica, che si alternarono a fasi più stabili, legate alla ripresa economica.

GERMANIA PRECIPITA NELLA MISERIA


La pace infame fu lo slogan delle Destre nazionaliste contro il governo, che esse accusarono di tradimento
sostenendo che la guerra avrebbe dovuto essere combattuta ad oltranza. E più la popolazione toccava con
mano le conseguenze materiali del Trattato di Versailles più le loro accuse trovavano un terreno fertile.

La perdita della miniera della Saar causò il crollo della disponibilità di carbone che determinò la chiusura di
molte fabbriche. La prima parte del debito di guerra vuotò le casse dello Stato. E di conseguenza, nel giro di
poco, la disoccupazione divenne altissima e il valore del marco crollò (1 sterlina valeva 18.000 miliardi di
marchi).

Questa inflazione (quando il livello generale dei prezzi di beni di consumo e servizi si alza, mentre quello
degli stipendi resta quello, generando una diminuzione del potere d’acquisto della moneta) di dimensioni
paurosi rovinò il ceto medio, azzerando i suoi risparmi, e ridusse alla fame il proletariato. Nelle strade
tedesche, chi aveva ancora uno stipendio poteva comparsi un po' di patate portandosi una carriola piena di
marchi, mentre reduci e mutilati chiedevano l’elemosina nelle strade.

In Germania scoppiò un Biennio rosso, che durò dal 1919 al 1920. A Monaco e a Berlino gli operai
comunisti occuparono fabbriche ed edifici pubblici mirando a scatenare una rivoluzione europea di
ispirazione sovietica insieme ai compagni italiani, austriaci e ungheresi.
Il governo socialdemocratico inviò contro di loro, oltre all’esercito, i Freikorps e lasciò che essi spegnessero
nel sangue i tentativi rivoluzionari.

In quegli anni vennero create le SA (reparti d’assalto) o Camicie brune, una formazione simile alle Camicie
nere di Mussolini, che assorbì i Freikorps. Il loro capo si chiamava Ernst Rohm ed era compagno e amico di
un altro futuro protagonista di questi anni: Adolf Hitler.

Hitler era stato caporale durante la Prima guerra mondiale, ammirava Mussolini e, come lui, trovava nel
ceto medio i suoi sostenitori.

Nel 1923, spalleggiato dalle SA, Hitler organizzò un Putsch, ovvero un colpo di stato, a Monaco, con
l’obiettivo di radunare tutti i suoi sostenitori e di farli marciare su Berlino (come Mussolini). Questa volta,
però, il governo bloccò l’impresa sul nascere e Hitler finì in prigione insieme a un suo fedelissimo, Rudolf
Hess. La pena fu quasi subito ridotta a pochi mesi di reclusione, e in carcere Hitler dettò a Hess il
programma che avrebbe poi seguito punto per punto.

HITLER: PROGRAMMA POLITICO


Il programma elaborato da Hitler in carcere divenne un libro, Mein Kampf, “La mia battaglia”, pubblicato
nel 1925. Hitler aveva poche idee ma, ripetendole ossessivamente e ricamandoci sopra all’infinito, su di
esse riuscì a scrivere un’opera di centinaia di pagine.

Essa era incentrata su un tema di fondo: il razzismo. Hitler vi sosteneva la presunta superiorità di una
inesistente razza ariana, formata dai popoli che parlano lingue indoeuropee, poi all’interno di essa, la
superiorità dei Tedeschi, di un terzo di essi: un gruppo di eroi di razza purissima destinata a dominare il
mondo.

Tale superiorità dava a tutte le genti di lingua tedesca sparse per l’Europa il diritto di essere riunite in
un’unica patria: la Grande Germania già sognata dal kaiser Guglielmo II.

A questi gloriosi destini, secondo Hitler, si opponevano gli ebrei, appartenenti alla razza semitica, essere
abietti e pericolosi perché privi di una patria.

Secondo lui, essi si vendicavano tessendo un complotto internazionale che univa gli ebrei comunisti russi
(gran parte dell’élite rivoluzionaria sovietica era composta da ebrei) ai banchieri capitalisti americani; lo
scopo: la distruzione delle nazioni. Il programma elaborato da Hitler in quegli anni prevedeva di separare
fisicamente gli ebrei dai Tedeschi perché non li contaminassero e di deportarli in zone abbandonate della
Terra.

Mentre degli ebrei aveva un autentico terrore, l’autore di Mein Kampf nutriva soltanto disprezzo per gli
Slavi. Come provava il loro nome, essi sarebbero nati per essere schiavi e tali li avrebbe fatti diventare. Gli
Slavi rientravano infatti in un grandioso progetto di conquista delle regioni a est della Germania, in base al
quale i Tedeschi avrebbero avuto a disposizione il proprio “spazio vitale”: uno spazio da cui trarre materie
prime e alimenti essenziali (petrolio, carbone, grano) grazie al lavoro a costo zero degli schiavi slavi.

Intorno al razzismo si svolgevano altri argomenti a questo collegati:

 L’esaltazione della bellezza purificatrice della guerra che aveva portato alla luce un nuovo tipo di
eroi, “i combattenti d’assalto”, i mitraglieri, gli aviatori, gente che non marciva nelle trincee come
“una mandria destinata al macello”, ma si distingueva in azioni arditi e individuali.
 Il disprezzo per la società di massa, accusata di avere condannato l’uomo alla solitudine.
 L’anticomunismo;
 Il disprezzo verso il sistema parlamentare, al quale doveva sostituirsi il principio del capo, cioè la
costruzione di una società a piramide in cui ciascuno obbediva ciecamente al proprio capo, e i capi
al proprio capo, su su, fino al capo supremo: lui.

La sua missione era quella di rifondare la società grazie a una rivoluzione di destra che avrebbe stabilito un
“Nuovo Ordine”, sostituendo la vecchia e antiquata classe politica liberale e democratica con nuovi leader,
giovani e proiettati verso il futuro, il cui primissimo obiettivo doveva essere lavare l’onta di Versailles.

Uscito di prigione, Hitler riorganizzò il Partito nazista (da nazionalsocialista), di cui sin dal 1921 era il
leader, affiancando alle SA le SS (Squadre di difesa), destinate alla sua protezione. Il partito iniziò ad avere
dimensioni nazionali e alle elezioni del 1924 ottenne un insperato successo; poi però subì una flessione,
fino a crollare ai minimi livelli nel 1928.

HITELER VINCE LE ELEZIONI


La perdita dei voti dei nazisti nelle elezioni del 1928 fu dovuta alla ripresa economica della Germania: i
partiti estremisti guadagnano sempre in condizioni di grave crisi, quando un popolo terrorizzato ha bisogno
di violenza e di capri espiatori; perdono, invece, quando le buone condizioni economiche ridanno serenità,
fiducia e desiderio di una vita tranquilla.

Dal 1924 in poi, la situazione economica era migliorata grazie agli aiuti concessi degli USA, la nazione che
più di tutte aveva tentato di moderare la punizione inflitta ai Tedeschi. Il governo socialdemocratico riuscì
pertanto a far scendere l’inflazione, a far ripartire lentamente l’economia e a pagare alcune rate delle
riparazioni di guerra.

Hitler prima della crisi del ‘29, pensava che il suo progetto potesse fallire. Essa si abbatté come una valanga
sulla Germania perché gli USA bloccarono gli aiuti alla Repubblica di Weimar e pretesero il pagamento
immediato degli interessi su tutto il denaro prestato.

Nel 1930 l’economia tedesca ricominciò a precipitare e Hitler ottenne il 18,3% dei voti. Nel 1932 i
disoccupati salirono a 6 milioni, il che significava che metà delle famiglie tedesche era senza lavoro. Tornò
l’inflazione e il Paese si ritrovò a fare i conti con gli operai in sciopero. Nello stesso anno, i nazisti ottennero
il 37,4% dei voti, mentre crescevano anche i voti dei comunisti, altra forza politica estremista. La Germania
si radicalizzava sempre di più.

IL CAPO DELLO STATO NOMINA HITLER CANCELLIERE


Le file del Partito nazista continuarono a ingrossarsi. I reparti delle SA e delle SS marciavano impunemente
per le strade e molti applaudivano, incantati dalla loro giovane età, dalle divise stirate e dal portamento
marziale.

Di giorni i militanti aiutavano le donne anziane ad attraversare la strada, organizzavano collette e


commuovevano i buoni borghesi intonando nei caffè le vecchie canzoni popolari. La sera organizzavano
spedizioni punitive e andavano a bastonare comunisti ed ebrei cantando “Il sangue ebraico zampilla sul
coltello”.

L’idea delle spedizioni Hitler l’aveva presa da Mussolini, che riteneva un “maestro”. Anche in Germania le
squadre di picchiatori furono sostenute da industriali, agrari, polizia e magistratura che ritennero le
“Camicie brune” dei tutori dell’ordine invece che le responsabili dell’illegalità che devastava il Paese. Nel
1933 il Partito nazista si affermò come il primo partito tedesco e i gruppi conservatori si convinsero che
senza di esso era impossibile governare.
Di conseguenza, il presidente della Repubblica Hindenburg si avvalse di un particolare articolo della
Costituzione di Weimar per nominare Hitler cancelliere, cioè presidente del Consiglio, proprio come aveva
fatto il re italiano con Mussolini, ma con un’autorità legale ancora maggiore.

L’articolo 48 della Costituzione diceva “qualora l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini del Reich
tedesco siano gravemente turbati o messi in pericolo, il presidente del Reich ha la facoltà di prendere tutte
le misure necessarie per il ripristino dell’ordine e della sicurezza pubblici, se necessario facendo ricorso
anche alla forza militare”. E proseguiva autorizzando il presidente a sospendere, contestualmente, una
serie di articoli della Costituzione.

Posto che il presidente del Reich era eletto a suffragio universale diretto, il sistema costituzionale
weimeriano era caratterizzato da un duplice sistema di sovranità; esisteva cioè un sovrano per i tempi
“normali” (il Parlamento), e un sovrano per i momenti di “eccezionalità” (il presidente). Anche questa volta
un uomo che aveva costruito la sua notorietà con l’illegalità e la violenza riceveva il potere legalmente, da
una classe dirigente incapace di far funzionare la democrazia.

LEGGI ECCEZIONALI e la NAZIFICAZIONE DELLA GERMANIA


Nel 1933 avvenne l’incendio del Reichstag, la sede del Parlamento. Il fuoco fu appiccato dai nazisti, ma la
polizia incolpò un comunista e questo dà ad Hitler due occasioni:

 La caccia ai comunisti, che vennero messi nei Lager;


 Dichiarare la fine dell’attività parlamentare.

Nel frattempo, Hitler varò le Leggi eccezionali che nazificarono la Germania trasformandola in Stato
totalitario:

 I sindacati furono sostituiti da un Fronte del lavoro, come le Corporazioni;


 Il partito nazista divenne il partito unico;
 Fu imposta la censura. Le intere comunicazioni furono sottoposte al Ministero della Propaganda,
ovvero da Joseph Goebbels che ne fece il più potente strumento di indottrinamento delle masse
mai viste in Europa.
 Furono creati due corpi di polizia: quello militare, SS, composto da 60.000 ariani di purissima razza,
e quello civile della Gestapo, la polizia segreta, che obbediva alla SS. Entrambi ebbero poteri di vita
e di morte su tutti i Tedeschi e uccisero o internarono nei Lager anche i dirigenti socialdemocratico
e altri oppositori. Il fondatore delle SS, Heinrich Himmler, divenne ben presto l’uomo più potente
del Reich.

A Hitler, il Fuhrer (guida), bastarono pochi mesi per fare ciò che fece Mussolini in diversi anni. La posizione
del nazismo si rafforzò nel 1934 quando ci fu l’assassinio dei capi delle SA che ormai esibivano senza pudore
la loro volgarità e la loro violenza suscitando lo sdegno dell’esercito. Furono le SS a fare ciò nella notte dei
lunghi coltelli, in cui furono uccise 100 persone. Poco dopo le SA furono sciolte.

TERZO REICH, COMUNITA’ DI POPOLO DELLA RAZZA ARIANA


Hitler proclamò la nascita del Terzo Reich, dopo il Sacro Romano Impero, fondato da Ottone I nel
Medioevo, e il Secondo Reich, fondato nel 1870 da Guglielmo II.

Il Terzo Reich era una comunità di popolo della razza ariana, quindi escludeva ebre, zingari e Slavi. Era
guidato dai giovani, i cui rappresentanti più puri erano i membri delle SS, e costituiva un legame tra il
passato e il futuro: da una parte, esso resuscitava i miti guerrieri dei Germani che avevano combattuto
Roma e l’avevano sconfitta, dall’altra avrebbe costruito una società moderna e industrializzata.
Era uno Stato dinamico, azione e combattimento, ma era anche uno Stato borghese, fondato sulle
tradizioni, sulla famiglia e sul culto del lavoro e della terra.

La maggioranza dei Tedeschi era ormai dalla parte di Hitler, perché i valori non erano tradizionali e
l’antisemitismo non indignava nessuno, sia perché era condiviso dalla popolazione sia perché appariva
soltanto l’espressione del sentimento comune e veniva ritenuto privo di conseguenze pratiche. Anche gli
ebrei erano con Hitler, pensando che fosse una semplice propaganda.

POLITICA ECONOMICA DEL NAZISMO


Il programma ideologico e sociale di Hitler fu accompagnato da una ristrutturazione dell’economia,
essenziale sia per i Tedeschi sia per aggirare l’ostilità delle altre nazioni e procedere al riarmo della
Germania, vietato dal Trattato di Versailles. Le condizioni della Germania all’eredità di Hitler:

 Disoccupazione al 20%;
 L’inflazione galoppava;
 Le rendite fiscali erano in caduta libera;
 Gli USA, causa la Grande Depressione, esigevano la restituzione immediata dei prestiti;
 Il debito era di 33 miliardi di dollari-oro da pagare entro il 1961, cifra impossibile da risarcire.

Perciò Hitler si affidò a un genio della finanza, Hjalmar Schacht, ministro dell’Economia, del Tesoro e
Plenipotenziario per l’economia bellica. Schacht inventò un originale sistema di finanziamento delle aziende
che in poco tempo consentì la totale ricostruzione industriale della nazione, la ripresa del mercato interno
e la spesa esponenziale per il riarmo. Questo fu possibile grazie a questi provvedimenti presi da Hitler:

 L’abolizione del diritto di sciopero;


 La produzione autarchica di beni di consumo a favore del mercato interno;
 La minaccia agli industriali di nazionalizzazione a costo zero, nel caso siano stati contrari al
programma economico;
 L’obbligatorietà per tutti i giovani in età scolare di due mesi estivi (luglio-settembre) di lavoro non
retribuito al termine dell’anno scolastico.

CONSENSO DEI TEDESCHI


Con queste iniziative Hitler abbatté la disoccupazione: non aumentò i salari, però costrinse gli imprenditori
a rendere più salubri le fabbriche e più accogliente l’ambiente di lavoro; estese anche ai pensionati
l’assistenza ospedaliera gratuita come gli operai.

Non si guadagnava di più, ma in famiglia c’era un lavoratore. Migliorarono le condizioni di vita degli operai,
che potevano viaggiare in treno a basso costo e iscrivere i propri figli all’università: caddero le barriere tra
le classi.

Hitler si guadagnò il consenso del proletariato, convertendo i socialisti. All’estero si parlava di miracolo
tedesco.

L’ATTEGGIMENTO DELLE CHIESE


Per Hitler fu fondamentale l’atteggiamento delle Chiese. La Chiesa protestante, che raccoglieva la
stragrande maggioranza della popolazione, oppose un debole resistenza al regime. Quanto alla Chiesa
cattolica romana, rappresenta dai Bavaresi, essa firmò nel 1933 un Concordato con il quale si assicurò la
libertà di culto e di organizzazione, impegnandosi in cambio di non rivolgere critiche al governo.

I nazisti ostentavano, però, al paganesimo.

HITLER vara le LEGGI DI NORIMBERGA


Nel 1933 Hitler varò le leggi volte a conservare la purezza della razza. Il 7 aprile fu emanata la legge
antiebraica che al paragrafo 3, definito Paragrafo ariano, stabiliva che gli impiegati di origine non ariana
non avevano diritto alla pensione. Un altro, sui funzionari pubblici, espulse tutti gli ebrei dagli impieghi
stabili, proibì a loro di fare l’avvocato e il medico e limitò all’1,5% della popolazione scolastica l’iscrizione di
studenti ebrei nelle scuole.

Sempre nello stesso anno furono sterilizzati tutti i portatori ariani di malattie ereditarie e fu tolta
l’assistenza ai portatori di handicap per accelerarne la morte.

Nel 1935 ci furono le Leggi di Norimberga che imponevano agli ebrei una vasta serie di divieti (vietò i
matrimoni misti), tutti riassumibili nella legge che toglieva loro la cittadinanza del Reich e quindi tutti i
diritti civili e politici. Queste discriminazioni furono ritenute blande nel mondo e non tali da preoccupare.

Alla discriminazione legale degli ebrei si aggiungeva una crescente emarginazione della vita sociale creata
spontaneamente dai cittadini: molti commercianti vietarono loro l’ingresso nei bar e nei negozi: elettricisti,
falegnami, idraulici ebrei persero la loro clientela; gli artisti non trovarono più ingaggi per esibirsi in
pubblico.

LA NOTTE DEI CRISTALLI


Il 1938 fu l’anno della svolta. Hitler ordinò alle SS di organizzare in tutta la Germania una gigantesca
rappresaglia contro gli ebrei. Essa fu chiamata la notte dei cristalli per via delle molte vetrine di negozi
israeliti infrante dalla furia dei dimostranti, ma le sue conseguenze furono ben più gravi della devastazione
di qualche migliaio di esercizi commerciali: ci furono sinagoghe distrutte, abitazioni devastate, 100 ebrei
uccisi e 30.000 deportati nei campi di concentramento.

Come beffa finale, gli ebrei furono condannati a riparare i danni a proprie spese e poi a svendere a prezzi
stracciati le loro attività ad acquirenti ariani. Da quel momento nessun ebreo riuscì a uscire legalmente dalla
Germania perché il governo emanò un divieto generale di espatrio: i vertici nazisti cercavano una soluzione
del problema ebraico.

Gli indesiderati diventarono oltre agli ebrei, i comunisti, socialisti, israeliti anche gli zingari, seguiti da
omosessuali, prostitute, alcolisti barboni, malati di mente, disabili. Queste ultime categorie non furono
mai internate nei Lager, ma allontanati dalla famiglia e uccisi con un’iniezione perché potevano
contaminare la massa.

HITLER INSTAURA IL TERRORE IN GERMANIA


Le due polizie oltre a incutere terrore agli oppositori, lo fece anche a tutta la popolazione instaurando il
regime del Terrore. Le SS e la Gestapo cominciarono a irrompere nelle case dei buoni cittadini tedeschi alla
ricerca di materiale sospetto; i bambini, inquadrati in organizzazioni paramilitari e indottrinati al culto del
Fuhrer, venivano interrogati per scoprire se i loro genitori erano davvero fedeli al Reich e spesso li
denunciarono; tutti furono incoraggiati alla delazione.

Le leggi razziali e il Terrore avevano un’unica chiave di lettura: Hitler stava ripulendo la Germania da tutti i
suoi presunti nemici interni perché stava preparandosi a una guerra.

Potrebbero piacerti anche