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1.

dottrina della geopolitica


GEOPOLITICA E LOTTA DI LIBERAZIONE
GEOPOLITICA! Un termine che praticamente fino a dieci, dodici anni orsono era assolutamente criminalizzato in tutta Europa. Si accusava la Dottrina geopolitica di esser stata una "pseudoscienza nazista" utilizzata dal III Reich per giustificare le conquista europee; un vero assurdo storico, anche in considerazione del fatto che Hitler condusse la guerra (si pensi all'invasione della Russia) in assoluto dispregio delle direttive geopolitiche e strategiche, delineate dalla scuola geopolitica tedesca di Haushofer e del suo protettore Rudolf Hess. Del resto gli Stati Uniti, che vantavano una tradizione di studi in materia gi dall'800 con l'Ammiraglio Mahan, hanno proseguito dal dopoguerra ad oggi lo studio della geopolitica e delle dottrine collegate, mettendone in pratica gli insegnamenti nella loro conquista metodica del pianeta. La studio della Geopolitica infatti, se da una parte pu rappresentare l'avvio per una presa di coscienza che porti alla liberazione dei popoli sottomessi, dall'altra indiscutibilmente uno strumento privilegiato di dominazione imperialista. In particolare, nel mondo contemporaneo, dell'egemonismo nord-americano , essendo gli USA l'unica superpotenza rimasta a livello globale, dopo il crollo dell'Urss, di cui tratteremo poi. Non staremo qui, ch non il luogo n l'occasione adatta, a tenere una lezioncina sull'origine di questo settore della geografia antropica, sui suoi autori o sulle loro elaborazioni dottrinarie. Ricordiamo molto semplicemente, per cominciare, che come dice anche il nome la GEOPOLITICA unifica due fattori: Geografia e Politica. Cio il dato oggettivo, stabile (relativamente) nel tempo, ed il fattore volitivo, umano, sintetizzabile nel celeberrimo motto di Guglielmo d'Orange "Dove c' una Volont c' una Via". Gi in Erodoto si possono cogliere i primi germi di un interesse storico-geografico combinati; ma nel secolo scorso che si gettano le basi di uno studio organico delle relazioni tra lo SPAZIO e la POSIZIONE geografici e la vita e l'espansione di popoli, nazioni, imperi. Oltre il succitato Alfred Mahan, ricorderemo solo il Vidal de La Blache, Kjelln, Ratzel; mentre con Mackinder, Spykman e Karl Haushofer siamo gi in pieno XX secolo. La Geopolitica, affrontando lo studio del mondo con un approccio organico e non deterministico, rivoluziona la percezione stessa del globo terracqueo, almeno quella che ci stata imposta a scuola, con i "5 continentimasse di terra emersa, circondate da mari ed oceani. I cinque cerchi colorati della bandiera olimpica, dove ad ogni colore corrisponderebbe la razza che lo popola, ne sono la rappresentazione idealizzata e stereotipata. Per inciso: le Olimpiadi fraudolentemente vinte dall'australiana Sidney, sono l'indicatore di uno spostamento progressivo dell'asse geopolitico anglofono nell'area del Pacifico, che il naturale sbocco della "marcia ad Ovest" statunitense. La Geopolitica ridisegna le carte geografiche in base alla reale suddivisione delle masse continentali, che hanno determinato nella Storia il compattamento di aree Culturali (in senso lato), etno-linguistiche, religiose ecc Un solo esempio: l'Europa. L'Europa dall'Atlantico agli Urali, da Capo Nord al Mediterraneo, veramente un "continente", nella definizione scolastica del termine? Certamente NO! Bench circondata da un oceano e dai suoi mari interni, vista da Est l'Europa non altro che una propaggine, una grossa penisola della massa territoriale asiatica, la pi estesa del globo. Gli Urali sono poco pi che colline che non hanno mai rappresentato una barriera per i popoli che da est o da ovest hanno sempre "corso" la pianura Sarmatica, la cui estrema propaggine arriva a Calais ed oltre, a bagnarsi nelle acque oceaniche. Per la Geopolitica la vera unit continentale l' EURASIA= L'Europa + l'intera Siberia, fino all'altro oceano, il Pacifico. Anche sul piano storico e culturale, come ci ha ricordato qui ora il console serbo, non si pu parlare

veramente di Europa senza considerare tutto il mondo slavo e ortodosso. E tutto il mondo slavo-ortodosso vuole dire anche Russia! Quindi quando i geopolitici parlano di EURASIA, intendono appunto l'Europa tutta, compresa la Federazione russa fino al Pacifico; l'Europa da Reykjavik a Vladivostok, la "capitale" europea d'Oriente. Al di sotto c' l'Asia "gialla", la Cina, la Mongolia, ed in mezzo i grandi altopiani desertici, le alte catene di montagne, fino al naturale confine fluviale dell'Amur-Ussuri, sulle cui opposte sponde russi e cinesi si confrontano da secoli. La conformazione stessa della Siberia spiega, per i geopolitici, come mai i russi siano a Vladivostok e non i cinesi a Parigi (immigrazione recente a parte)! E poi abbiamo il "subcontinente indiano" ben distinto tra montagne oceano e grandi fiumi, abbiamo l'Australasia, le Americhe ecc Anche il bacino del Mediterraneo, con il suo stesso nome che il suo Destino, rappresenta un'UNITA' GEOPOLITICA ben delineata dalla geografia e dalla storia. Fin dalla pi remota antichit questo, come gli altri "due mediterranei" (Mare Cinese e Golfo del Messico - Caraibi), furono fattore di unit, di commerci, di incontri e scontri per le popolazioni rivierasche: in una parola, fattore di CIVILTA'. La qual considerazione implica che la Geopolitica non divide il mondo su linee nette, tracciate col righello, ma in "aree geopolitiche pluricontinentali" ( o meglio, in continenti reali) che possono includere terre appartenenti a pi unit geopolitiche. L'Italia in particolare, pur facendo parte integrante dell'Europa anche il baricentro stesso del Mediterraneo, il ponte naturale tra il nord europeo, il sud nordafricano e l'Est Mediorientale asiatico. Eppure oggi anche questo nostro mare interno, che fu unificato da Roma, non appartiene veramente a nessuno dei suoi popoli rivieraschi, ma dominio incontrastato della VI flotta americana, che ne domina buona parte delle coste, delle isole, delle basi aereonavali strategiche, in collaborazione con l'entit sionista di Israele. L'interesse geostrategico del vincitore si impone su quello di chi ci vive da millenni. Un'America yankee che deve la sua potenza anche al completo dominio del suo continente da polo a polo. E che, attraverso l'alleanza anglofona, proietta i suoi tentacoli sugli oceani, in Europa con la Gran Bretagna, a nord con il Canada, nel Pacifico e nell'Oceano Indiano con l'Australia e Nuova Zelanda. Proprio l'Australia sta oggi guadagnando un ruolo geopolitico notevole, a danni dell'Indonesia, uscendo da secolare isolamento per porre un'ipoteca futura su tutto il sud dell'Asia (ieri Timor Est, domani l'Irian-Nuova Guinea, le Filippine e via elencando. E notiamo per inciso come nell'epoca della globalizzazione planetaria tutti i fronti siano tra loro collegati ed interdipendenti. Altro elemento fondante della Geopolitica lo scontro tra la TERRA ed il MARE (due categorie mentali e spirituali oltrech fisiche), tanto magistralmente descritto nell'omonima opera di Carl Schmitt. Nel XX secolo abbiamo avuto la netta PERCEZIONE DI QUESTO ETERNO SCONTRO, NEI DUE CONFLITTI MONDIALI. La potenza marittime angloamericana ha sconfitto la Germania e l'Europa intera, cio la potenza terrestre. Ed alla fine riuscita a distruggere nella "III Guerra Mondiale", la cosidetta "guerra fredda", l'ultima potenza "terrestre" rimasta, la Russia-URSS, che aveva combattuto le due guerre mondiali in un ruolo esattamente contrario ai propri interessi geopolitici. Il non aver compreso il proprio ruolo e destino geopolitico, ha fatto la differenza tra vittoria e sconfitta del nostro continente, tra libert ed asservimento di TUTTI i popoli europei, su qualunque fronte fossero schierati. Prenderne atto sar il primo, indispensabile passo per la loro Liberazione. Mentre l'Impero Britannico ha abdicato al suo ruolo nel mondo in favore dei "cugini marittimi" statunitensi, la Germania che il cuore stesso della penisola europea fu divisa fino nella sua capitale, e con essa l'Europa stessa; per poi essere riunificata sotto un unico dominatore, nel momento in cui l'impero continentale concorrente andava letteralmente in frantumi. Gli imperi coloniali europei sono scomparsi da tempo, sostituiti dal neo-colonialismo USA che li ha soppiantati quasi ovunque (recenti i casi di Uganda, Ruanda, Congo). Dall'altra parte della Terra, il "Far West", cio il "Lontano Ovest" dell'espansionismo americano, tra guerre e genocidi, proseguito ben oltre le praterie, oltre la California; si trasferito gi dal secolo XIX sull'oceano, per assicurarsi il controllo di isole e penisole prospicenti le proprie acque. Una specie di neo-impero romano (paragone dell'ebreo americano Luttwak), in proiezione verticale ed oceanica. Perch proprio questa la caratteristica delle Potenze Marittime in fase espansiva: fare dei mari su sui si bagnano laghi interni al proprio controllo, occupandone i punti strategici, gli stretti, le isole e penisole, per poi "correrli" in

assoluta libert militare e commerciale. Ad Est la NATO (North Atlantic Treaty Organisation= Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord; che gi nel nome dice tutto) avanza quasi incontrastata, passando sulla Serbia martire, e punta all'Heartland, al CUORE continentale d'Eurasia, secondo le direttrici esposte dal britannico Mackinder gi ad inizio secolo. L'Europa sparita dalla Storia come Soggetto politico indipendente nel rogo di Berlino del 1945. Da allora una colonia americana, prima nella sua parte occidentale ed ora quasi per intero. La Guerra Mondiale fu certo anche guerra ideologica, politica, economica; ma io credo che fu soprattutto guerra geopolitica per il dominio mondiale: in primis contro l'altra potenza oceanica direttamente avversaria, l'Impero Nipponico, poi contro l'Europa, infine contro Russia e Cina, cio Eurasia ed Asia intera. Il "Nuovo Mondo" contro l'Antico! La verit si fa palese guardando su una carta politica la disposizione degli stati facenti parte della "Alleanza Atlantica" (in realt subordinazione europea agli USA). Oltre Stati Uniti e Canada, Islanda, Gran Bretagna, Norvegia, Danimarca, Benelux, Francia, Portogallo, Spagna dall'82, Italia, Grecia e Turchia. Per non dire del ruolo tutto particolare di Israele. Un anello d'acciaio, di missili e bombe atomiche a circondare l'impero terrestre russo e i suoi satelliti. Una "Fascia Marginale Esterna", per dirla con i geopolitici, che si prolungava in Medio Oriente nell'ex patto C.E.N.T.O., nella SEATO in Estremo Oriente, per completarsi nel Patto ANZUS (Australia-Nuova Zelanda-United States) nel Pacifico. In Europa, guarda caso, gli unici due stati comunisti affacciantisi sul Mediterraneo, Yugoslavia ed Albania, non hanno mai fatto parte del Trattato di Varsavia. La prima in specie dopo la rottura Tito-Stalin, stata ampiamente foraggiata dall'occidente, per poi essere mandata al macello ed alla frantumazione, in quanto creazione artificiale della I Guerra Mondiale in funzione antigermanica ed antitaliana. Rovesciando le prospettive, la Serbia che era servita agli USA perch i cingoli dei carri armati russi non si bagnassero nelle acque calde del Mediterraneo ed oltre, diventata oggi la punta avanzata, l'antemurale della Russia verso occidente; lembo di terra ancor libero circondato dai paesi NATO e da quelli che ambiscono farne parte. Come certo avrete notato le direttrici geopolitiche sono sempre le stesse, in ogni tempo e sotto ogni regime. Cos anche per la Russia, sia quella degli Zar sia quella rossa di Stalin, il "nuovo zar" sovietico. E cos sar domani, pena la scomparsa stessa della Russia come stato e il suo ridursi al Principato di Moscovia o poco pi. A questo punto dovremmo anche parlare del comunismo russo, dello scontro Trotskij Stalin e delle sue vere motivazioni storiche e politiche, delle "anime, mondialista e nazional-populista del bolscevismo come della sintesi Nazionalcomunista odierna. Ma oltrepasseremmo di molto lo spazio ed il tema che ci siamo imposti. Aggiungeremo solo che uno dei motivi dell'implosione sovietica, fatto quasi unico nella Storia, oltre che al fallimento di un regime innaturale imposto da elementi estranei allo spirito russo (apolidi internazionalisti esecutori di un piano millenario), si scatenata dopo il fallimento dell'occupazione dell'Afghanistan, primo passo per arrivare all'Oceano Indiano. Bench questa entit plurietnica "cuscinetto" non abbia uno sbocco al mare, esso rappresentava il punto debole, il "ventre molle", del sistema di accerchiamento americano dell'Asia. Il passo successivo sarebbe stato il Belucistan abitato da un'etnia divisa fra tre stati, tra cui quell'Iran che proprio nel 1979 aveva cacciato il regime fantoccio degli statunitensi attuando la Rivoluzione Islamica sotto la guida dell'Imam Khomeini. Facendo perno sugli alleati del Corno d'Africa e dell'Indocina, la flotta e l'aviazione russa avrebbero potuto attuare, nel medio periodo, un contro-accerchiamento strategico da sud dell'Europa e dell'Asia; controllando per di pi da vicinissimo le rotte petrolifere del Golfo Persico, in alleanza con i paesi arabi nazionalrivoluzionari ed islamisti. Fallita l'avventura afghana la Russia ha subito il contraccolpo frantumandosi sulle linee di divisione etnonazionale interne all'URSS, con tutto quello che ne conseguito. La fine del Bipolarismo mondiale ha determinato una situazione UNICA NELLA STORIA conosciuta. Per la prima volta nel mondo UNA ed UNA SOLA potenza si arroga il diritto della forza di intervenire a suo insindacabile giudizio in qualsiasi parte del globo per colpire governi e popoli che, in qualche modo, siano di ostacolo alle direttive di un dominio totale sulla Terra.

Gli Stati Uniti d'America dominano militarmente i cieli, i mari, gli oceani e buona parte delle terre in tutti i continenti. Ed anche lo spazio esterno al pianeta, la nuova dimensione "in verticale" della geopolitica che diviene "cosmica"! Sembrerebbe il trionfo definitivo del Mare sulla Terra; il grande Leviatano, la "Bestia Apocalittica" che sorge dal mare. L'America ha imposto il Nuovo Ordine Mondiale. E' il coronamento della ideologia biblico-protestante dei W.AS.P. che sceglie nell'avversario di turno il suo Nemico Assoluto. Non quello da combattere e vincere, com'era al tempo delle guerre tra stati; bens quello da annientare e criminalizzare come accade nei cosiddetti "interventi umanitari"!!! E chi non si sottomette alle bombe o ai dollari, viene annientato come fu per i "pellerossa", ridotto letteralmente in atomi, come successe ai giapponesi oramai vinti, annichilito dai bombardamenti e dalla propaganda come fu per i tedeschi e gli europei tutti, schiacciati tutt'oggi sotto il tallone della mitologia olocaustica. E' tipico degli imperialismi marittimi, commerciali, mercantilistici, inglobare nel proprio sistema i popoli sottomessi ed eliminare con etnocidio e/o genocidio quelli incompatibili (per volont propria o meno, poco importa) con il proprio sistema di valori; salvo poi scaricare sui vinti le ignominie commesse dai vincitori. Non si annientano solo i popoli. Si annienta la loro Storia e con essa la Verit. Come nella Bibbia quando si invita a uccidere tutti, uomini, donne, vecchi e bambini, ma anche il bestiame, radere al suolo le case, tagliare gli alberi e fare un deserto, addossandone la responsabilit alle vittime, accusate di ogni abominio umano e divino. E chi pensa che questa sia storia di un lontano passato, non ha che da volgere l'attenzione alla martoriata Palestina dei nostri giorni. L'America, o meglio lo Stato Imperialista delle Multinazionali stanziato nel continente nordamericano, si arrogata il diritto non solo di essere la Superpotenza inattaccabile, arbitra dei destini dei popoli, ma anche il Poliziotto Mondiale, il Giudice Mondiale, il Carceriere del Mondo; ed ovviamente il suo Creditore. Tribunali internazionali per i vinti li avevamo gi visti all'opera a Norimberga e Tokio dopo il '45. Ma oggi la procedura si istituzionalizzata: vedi tribunale dell'Aja. E sono i capi degli USA a stabilire CHI criminale e chi no, chi vittima e chi invecese l' voluta! E' mutato il concetto stesso alla base della Polemologia. Una volta c'era la guerra: due stati se la dichiaravano, la combattevano, uno vinceva l'altro e gli imponeva onerosi trattati e perdite di territorio. Poi col tempo si potevano capovolgere le sorti e la Storia andava avanti. Oggi non pi! Oggi, l'abbiamo gi detto, ci sono solo"interventi umanitari". Oggi non si va a combattere quel popolo, si va a salvarlo! Tuttalpi a liberarlo "democraticamente" dai propri governanti. C' sempre, ce lo dicono i media, "un nuovo Hitler" che vuol conquistare il mondo! E sono proprio gli americani e i loro collaborazionisti a dirlo: Khomeini, Gheddafi, Saddam Hussein, Milosevic. Alfine, raschiato il fondo, i nuovi pericoli per l'Europa sono Haider e Bossi! Ovvero dalla tragedia alla farsa. E l'Europa? Questa entit misteriosa: l'Europa dei Dieci, dei Dodici, dei Quindici e via contando? L'Europa signori NON ESISTE! Non raccontiamoci barzellette. L'Europa non esiste se non come espressione geografica, mutila del suo braccio d'Oriente. L'Europa morta! Non diciamo che sia sepolta per sempre, perch crediamo fermamente nella sua resurrezione. L'Europa dall'Islanda allo stretto di Bering (ri)sorger; ma oggi essa in coma profondo, almeno dal 1945 in poi. Ed inutile starci a raccontare che a Strasburgo o Bruxelles stiamo creando l'Europa Unita, dal momento in cui tutti i membri di questa entit economica sono a loro volta colonie di una potenza extra-europea. Che come tale, ovviamente, persegue i propri interessi geopolitici, economici, strategici, non certo i nostri. L'Europa oggi poco pi di un'unione doganale e domani di una moneta unitaria gi defunta anch'essa prima ancora di nascere. Una moneta che in ogni caso non preoccupa affatto gli Stati Uniti , dato che l'Euro non altro che il neo-Dollaro di questa parte dell'Atlantico, in attesa di un riassetto paritario che dar vita alla Moneta Unica dell'economia globalizzata del Progetto Mondialista delle multinazionali. L'Europa non esiste. L'Europa pu essere solo una speranza del prossimo secolo, mentre oggi terra di colonia, sottomessa ed impotente. E lo ha dimostrato pi di una volta, ultimamente nell'aggressione americana alla Serbia.

Non solo. All'interno dei vari paesi europei tutti i partiti e gli uomini politici, almeno quelli che contano qualcosa a livello locale, non sono altro che strumenti del collaborazionismo con la forza occupante. Che stiano a destra o a sinistra o al centro, sopra o sotto. La crisi dei Balcani ha rappresentato l'ennesima cartina di tornasole di tale situazione di fatto. Prima tutti si dividono su linee politico-ideologiche: "tu sei comunista,tu sei fascista (termini oggi quelli di fascista-antifascista, comunista-anticomunista, 'di destra'/'di sinistra' che a mio parere non hanno pi assolutamente senso). Ma al redde rationem di una guerra e dei reali interessi del padrone, tutti i politicanti europei si sono riconosciuti nelle direttive strategiche di Washington e Londra (la Gran Bretagna il 51 stato americano, le Hawaii dell'Atlantico del Nord). In Italia, tutti i partiti, escluso Lega, Fiamma Tricolore, Fronte Nazionale e Rifondazione Comunista in parte, si sono schierati con gli USA contro Belgrado. Ora ci saranno tutti i possibili ripensamenti, ma allora mentre il governo di sinistra metteva a disposizione le basi aeree per gli attacchi, anche con uranio impoverito (di cui oggi i nostri soldati pagano le conseguenze), la destra pi reazionaria e filo-atlantica voleva addirittura l'intervento con le re truppe di terra per invadere la Yugoslavia! Nuovi "ascari bianchi" da mandare al macello per preservare il "soldato Ryan"! E meno male che nessuno nella NATO ci ha preso sul serio (tutti ci conoscono per quel che siamo), perch altrimenti saremmo stati, e giustamente, rimandati a casa dai serbi a calci in c! La nostra identit nazionale l'abbiamo venduta l'8 settembre e cerchiamo di essere europei, americani, mondialisti, pur di non essere italiani o italioti che dir si voglia. E a proposito di "identit nazionale", analizzeremo ora le due tendenze che si stanno affermando: la Globalizzazione di cui abbiamo detto e la Localizzazione. Cio, nel momento in cui saltato il sistema bipolare di dominio, nel momento in cui gli americani si sono trovati alla guida del mondo, si anche innestato un processo di rimessa in discussione identitaria. Popoli e nazioni grandi e piccoli hanno cercato di ritrovare la propria IDENTITA' STORICA e GEOGRAFICA. Diceva l'amico Dughin durante il conflitto serbo-croato-bosniaco che lui si sentiva al fianco diserbi, croati e bosniaci! E spiegava il perch: ogni popolo, pur nel sangue e nei massacri, ricercava la propria identit nella storia e nello spazio geografico. Quel che poi mancato stata l'identificazione del vero, reale nemico comune, l'avversario di tutte le identit nazionali: l'imperialismo mondialista degli U.S.A. I popoli dell'Europa orientale gi comunista hanno comunque dimostrato di essere ancora vivi e vitali rispetto ad un occidente marcito da tempo sotto il dominio economico ma soprattutto ideologico-culturale d'oltre Atlantico. Chi ha oggi 50 anni circa, nato e vissuto nell'Italia dominata del dopoguerra, tra film americani, musica americana, pseudo-cultura d'importazione, attraverso la TV o Internet. E per comunicare con gli altri popoli dobbiamo tutti quanti farlo in anglo-americano, la nuova koin del XX e XXI secolo. La Localizzazione la riscoperta delle radici, del campanile, della propria specificit e particolarit, che tenta di opporsi alle sirene della Globalizzazione mondialista. Ma ci chiediamo: possiamo veramente pensare di opporci alla globalizzazione economica e culturale in senso lato, al superimperialismo USA, rinchiudendoci semplicemente nei confini minimi della propria specificit etno-culturale e storico-geografica? Domanda retorica, ovvio. Il Capitalismo non conosce e/o riconosce confini: internazionalista per vocazione, globalista per necessit, mondialista per scelta. Questa sua caratterizzazione cosmopolita, per inciso, ha favorito la confluenza dei "post-marxisti", della sinistra in genere su posizioni di liberismo globalizzato. Perch l'estrema sinistra si convertita al Mercato Globale planetario? Ma perch l'internazionalismo faceva gi parte del suo bagaglio dottrinario, della sua "visione del mondo". Ha semplicemente cambiato i termini del confronto, i protagonisti, tradendo un proletariato in via d'estinzione anche fisica (le culle vuote, la "prole" non pi funzionale come braccia da lavoro nella moderna produzione robotizzata), e giurando fedelt all'Alta Finanza Internazionale. Un cambiamento neanche tanto incredibile se solo si pensi alle radici etnoculturali del primo bolscevismo russo ed europeo; non quello di Stalin, ma di Lenin e Trotskij. Con la qual chiave di lettura si potrebbero leggere molti avvenimenti della storia russa del secolo, dalle "purghe" staliniane alla destalinizzazione, fino a Gorbaciov, perestroika ecc

Possiamo dunque pensare di opporci alla Globalizzazione come piccole nazioni, addirittura come macroregioni ? E ancora: possiamo pensare ad un'Europa Unita, indipendente, armata, autarchica nelle materie essenziali se prima non l'abbiamo LIBERATA questa Europa da un'occupazione di oltre mezzo secolo ? La prima battaglia da combattere, al di sopra di ogni fede politica ed ideologica, quella della LIBERAZIONE DELL'EUROPA, dell'Eurasia dall'Atlantico al Pacifico. Altrove abbiamo definito tutto questo LA DOTTRINA DELLE TRE LIBERAZIONI: LIBERAZIONE NAZIONALE , LIBERAZIONE SOCIALE , LIBERAZIONE CULTURALE. Se si prescinde da questo tutto il resto non ha senso, un vuoto ciarlare su Europa e identit nazionale. Ed il nemico dell'Europa anche il nemico del mondo intero: del mondo arabo-islamico come dell'Asia, dell'Africa, dell'America Latina e, naturalmente, anche del popolo nordamericano nel suo complesso. Ed il Nemico dell'Uomo tanto potente proprio perch sfrutta le risorse di tutti gli altri popoli e ne occupa lo SPAZIO VITALE, scatenando poi la guerra dei poveri e gli odi etnici, nazionali, sociali e religiosi. Vi pu essere soluzione a questa contraddizione tra la lotta di liberazione contro il Mondialismo e la ricerca della identit e specificit dei singoli popoli? Noi pensiamo di s: essa in una CONCEZIONE IMPERIALE GEOPOLITICA; quindi, per sua natura, antimperialista. . E la concezione imperiale ultimamente incarnatasi in Europa nell'Austria-Ungheria e nella Russia Zarista; quindi finita solo nel 1918, dopo duemila anni.. E passato meno di un secolo, ma sembra un millennio! L'alternativa alla Globalizzazione rappresentata dalla rinascita del concetto imperiale, dall'IMPERO EURASIATICO, la TERZA ROMA! Ma un Impero adeguato alla modernit del XXI secolo, che unisca la tecnologia, i capitali, il lavoro e le intelligenze dell'Europa occidentale, con i grandi spazi vitali e le materie prime dell'est russo-siberiano. E per avviarsi su questa strada necessario che i popoli e le lites continentali prendano coscienza del destino geopolitico della loro terra. Gli americani hanno gi compreso da tempo in che direzione va il mondo. Leggetevi l'Huntington de "Lo scontro delle Civilt ed il Nuovo Ordine Mondiale". Leggetevi "La Grande Scacchiera" dell'ebreo-polacco Zbigniew Brzezinski, l'ex consigliere di Carte, che ci dice quasi spudoratamente ci che gli americani pretendono da noi per il loro interesse strategico. Leggete i paralleli storici dell'ebreo americano Luttwak tra la Roma imperiale e l'impero USA. E ricordate che quando si and a bombardare Bagdad o si spinsero Iran e Iraq in una guerra di annientamento per otto anni con un milione di morti, non era all'Iran o all'Iraq o agli arabi soltanto che si faceva la guerra: si fece la guerra all'Europa, ipotecandone il futuro, con la conquista ed il controllo delle fonti energetiche future e delle rotte del Golfo, da cui dipende l'esistenza stessa dell'Europa e del Giappone. Avvicinandosi sempre pi la crisi energetica globale, chi terr il pugno sul rubinetto del petrolio per chiuderlo a suo piacimento, costui avr il mondo in tasca. Noi europei non abbiamo materie prime strategiche, noi non abbiamo spazi vitali adeguati. Noi non abbiamo n la potenza militare n la libert politica. Ed in Geopolitica LO SPAZIO E' POTENZA. Il continente America ce lo insegna. Anche lo spazio "vuoto" (se mai ne esiste uno), figurarsi se colmo di materie prime vitali, come la Siberia: la Siberia il nostro "Far Est"! Ma noi italiani, in particolare, come abbiamo detto sopra, siamo anche parte del complesso geopolitico mediterraneo; anzi, ne siamo il baricentro. Nel momento del crollo dell'Oriente rosso abbiamo assistito ad un capovolgimento di 45 dell'asse della politica mondiale. Dal confronto Est-Ovest allo scontro Nord-Sud, tra paesi ricchi e in crisi demografica e paesi poveri sovrappopolati. Il tacco dello stivale , ad esempio, in tale mutata prospettiva geostrategica, la punta avanzata di quest'area, il ponte naturale a sud ed a est. Come tale, se l'Europa avesse una sua geopolitica mediterranea, lItalia sarebbe un'antemurale dell'Eurasia, il faro di Civilt di quello che gi fu il Mare Nostrum.

Invece siamo soltanto la portaerei americana in un mare interno dominato da una potenza talassocratica estranea ad esso. Ed attualmente la spiaggia su cui la risacca vomita i disperati della terra in fuga dai loro paesi, ridotti alla fame e sconvolti dalla guerra proprio da quel Sistema Mondialista che asserve tutti, noi e loro, seppur in ruoli diversi. Sappiamo che queste affermazioni non sono condivise dalle destre, ma chiaro che certe forze politiche che cavalcano il reale scontento verso l'immigrazione cosidetta "extracomunitaria" commettano un grave errore, prima di tutto politico, agitando una propaganda xenofoba contro gli immigrati, senza toccare la radice del problema e, in particolare, i veri responsabili politici ed economici di questo fenomeno indotto. Gli immigrati sono le prime vittime del Sistema Capitalista globalizzato (e noi le seconde). Non illudiamocidi fermare la marcia dei "diseredati della Terra" con il filo spinato, i controlli, le navi o i cannoni. E' una legge della fisica; in contenitori comunicanti il pieno riempie il vuoto! L'0ccidente pieno nelle casseforti e vuoto nelle culle enelle anime. Ma anche in questo caso la soluzione ci sarebbe: quella di permettere a questi paesi, cos ricchi di materie e cos strangolati dal debito e dal sistema mondiale, di svilupparsi autonomamente a casa loro. Mentre per noi si tratterebbe di mutare completamente le stesse prospettive di vita cui ci siamo abbandonati da oltre mezzo secolo a questa parte. E per entrambe si tratterebbe di difendere ovunque ci si trovi la propria identit etno-culturale, religiosa, storica. Chi nega ad un mussulmano di praticare la propria fede e pregare in una moschea, preferisce senza per ammetterlo vederlo ridotto come noi (parlo qui in generale); senza fedi e senza dignit. Spingendolo per di pi a delinquere per impossessarsi di quel benessere che gli sbattiamo quotidianamente in faccia, mentre l'Islam predica l'astinenza dall'alcool, dalla droga, dalla fornicazione, ecc Non crediamo che sia il "marocchino" che vuole lavarci i vetri dell'auto ai semafori colui che attenta alla nostra Identit. L'Identit se uno ce l'ha, non gliela toglie nessuno, neanche con la guerra. Ma la verit che noi europei, noi italiani in particolare, la nostra identit l'abbiamo persa da tempo. In particolare da quando sono arrivati in Europa i primi "extracomunitari invasori" [pardon!"liberatori"]: gli americani, nel 1943-45! A questo punto qualcuno potrebbe obiettare: "Queste sono tutte belle parole, utopie, dette perch tanto non costano niente; ma noi siamo realisti, facciamo politica quotidianamente. Voi fate Utopia, noi politica"! Veramente non sappiamo che "politica realistica" per il bene dell'Europa sia stia facendo a Bruxelles, a Strasburgo, a Roma, o ovunque nei luoghi del potere. Ma crediamo invece nel valore trascinante dell'esempio, nei "Miti Capacitanti" e persino nelle utopie quali motori della Storia, quella con la "S" maiuscola. E noi abbiamo nella Serbia, vincitrice nella resistenza allinvasione e perdente in pace, la dimostrazione vivente di cosa pu fare un piccolissimo popolo che certo non ha la tecnologia occidentale e le armi degli americani: Il nemico peggiore sempre quello interno. Il popoplo serbo fu aggredito perch, unico nei Balcani, rifiutava di farsi fagocitare dal mostro che avanza da occidente: la NATO. Il "Mare" che divora la "Terra", ricordate? Che penetra verso l'Heartland, il "cuore continentale", il retroterra geostrategico del Mondo Antico. "Perch c' ancora la NATO"- ci chiediamo -"nonostante il crollo dell'URSS e la conseguente dissoluzione del Patto di Varsavia"? Certo che c' ancora la NATO e che anzi si sta espandendo a tutto il continente! Perch l'Alleanza Atlantica non serviva soltanto a fermare i russi. Quello anzi era lo scopo secondario, la facciata dopo gli accordi di spartizione e divisione dell'Europa firmati a Yalta. La NATO americanocentrica serviva e serve a sottomettere l'Europa, a tenerla occupata sotto il tallone militarista dell'imperialismo a stelle e strisce. Soprattutto la NATO rappresenta lo strumento politico e militare di penetrazione della talassocrazia dominante verso il pivot eurasiatico, gi indicato chiaramente dal Mackinder all'inizio del secolo. E' la Russia l'obiettivo strategico finale. Si bombarda Belgrado, ma a Mosca che si mira. E dove le bombe non ottennero lo scopo, si usa l'oro per corrompere i politicanti felloni ed aprire la fortezza dall'interno. Quante fortezze caddero non per l'assalto alle mura, ma per il tradimento alle spalle!

La Yugoslavia rappresentava la punta di diamante del mondo slavo-ortodosso legato a Mosca, mentre gli stati danubiani cadevano nella rete di Washington e gli altri facevano la fila per entrare nell'Alleanza ed avere i dollari. La Serbia dunque ci ha dimostrato che di fronte ad una guerra dichiarata anche un piccolo popolo pu resistere all'aggressore, ma deve aver ben chiari i termini geopolitici del problema e sapersi difendere dai nemici interni, cio dai collaborazionisti del Mondialismo. Ieri i serbi, oggi i palestinesi, tutti, strangolati economicamente e traditi dall'interno. Solo un'Europa unita ed autosufficiente nell'essenziale pu farcela, ed anzi essere la portabandiera della riscossa planetaria contro i neo-colonialisti del mondo. L'Europa vera, l'Europa tutta, l'Europa libera di popoli liberi; non certo l'Europa delle vacche e delle patate, dell Euro screditato e dei parlamenti pi screditati ancora. Non certo l'Europa che non attende altro che aggiungere le sue "stelline" a quelle della bandiera americana. Ma prima di liberarla e crearla davvero unita questa Europa, necessario creare la Coscienza dell'Europa, riscoprire la sua Identit germanica e latina, celtica e slava, mediterranea ed eurasiatica. E bisogna identificare anche il NEMICO, quello assoluto, nostro e del genere umano. Quello che sta distruggendo il mondo non solo ideologicamente ma anche fisicamente; distruggendone l'habitat, l'equilibrio ecologico, le risorse naturali, sfruttandone l'economia di tutti i popoli, e creando mostruosit genetiche in laboratorio, mentre nella sala accanto si fanno abortire le generazioni che avrebbero dovuto ereditare il futuro. Il capitalismo, nel momento in cui ha perso il suo contraltare fittizio marxista, entrato in una crisi identitaria che porter presto ad una crisi vera e propria. Chi pagher lo scotto di questa crisi saranno come sempre i piccoli, i deboli, quelli che non hanno la potenza e neanche lo spazio vitale. La prima battaglia, ripetiamolo e veramente qui concludiamo, quella dell'Identit e della Liberazione. L'Identit futura che vi da il nome. Altro che le piccole questioncelle e le beghe della quotidiana politica politicante a Strasburgo come a Roma. Del resto la Geopolitica influenza anche la politica quotidiana, gli interessi pratici di tutti i giorni di noi europei; interessi sempre pi in collisione con quelli dei nostri padroni. Basta esser coscienti della posizione geopolitica per rendersene conto. Esiste anche una geopolitica delle religioni. Assistiamo allo scontro tra Islam e Giudaismo in Palestina (sotto gli occhi impotenti dell'Europa di fronte all'alleanza americano-sionista), alla rivalit cattolico-ortodossa, allo scontro cristianit-Islam in Africa, sunnismo e shiismo in Afghanistan, cattolicesimo-protestantesimo in America Latina, Induismo-Islam nel subcontinente indiano, eccecc Oggi tutto si integra; non il mondo appunto "globale"? E allora: a qualunque partito apparteniate, a qualsiasi corrente a qualsivoglia gruppo, ricordate che la reale divisione del domani passer all'interno dei partiti e dei popoli. Due fronti contrapposti si sono gi chiaramente delineati: Mondialismo contro Identit dei popoli, globalizzazione contro Unit continentale, America contro il resto del mondo, Mare contro Terra! O si sta da una parte o dall'altra; o con l'occupante o con l'Europa ed i combattenti per la Sua Libert. Altro che "poli"! In guerra due soltanto possono essere i Fronti e non ce n' un terzo. E ciascuno deve fare la propria scelta di campo.

LA RUOTA E IL REMO
Geopolitica e "Dottrina delle Tre Liberazioni" : una risposta al progetto Mondialista della globalizzazione "Una grande tenebra avanza sul mondo e noi dobbiamo combatterla. Non ci saranno giovani o anziani nel nostro tempo; tutti dovranno maturare in fretta, se vogliono tornare a veder la Luce". "Guai al popolo i cui capi, i gruppi dirigenti e le masse non riconoscano le ore decisive della Weltpolitik,nella loro coscienza legata alla realt geografica del suolo." (Karl Haushofer; Weltpolitik von Heute) Habitat e paesaggio In migliaia e migliaia di anni l'uomo ha percorso le vie del mondo, per terra e per mare; ha attraversato i continenti da polo a polo, i fiumi, i mari, i tre grandi oceani del globo, scalando montagne e scendendo nelle profondit marine e nelle grotte, gettando ponti su fiumi e stretti, esplorando i pi remoti e selvaggi angoli del pianeta, dai ghiacci eterni ai riarsi deserti. Oggi la sua sete di conoscenza e conquista lo lancia sulla Luna, su Marte, sui pianeti del sistema solare e, in prospettiva nel vuoto siderale. Ma nei secoli e nei millenni i popoli, seguendo quasi gli stessi percorsi tracciati dalla geografia, dai mari, dai monti, dagli stretti, dai grandi fiumi e laghi, hanno anche trovato spazi della Terra sui quali insediarsi, costruendo le proprie dimore, allevando bestiame, coltivando il terreno o scavandone le viscere delle montagne in relativa profondit; insomma modificando il paesaggio ed adattandolo alle proprie necessit di sopravvivenza e sviluppo. In Europa questa attivit ha profondamente modificato la natura originaria della penisola. L'uomo "animale sociale" per eccellenza. I popoli nella storia si sono organizzati in villaggi, in trib, in federazioni di vario tipo, in citt e stati, in nazioni ed imperi.A piedi o a cavallo, usando la ruota dei carriaggi o il remo delle piroghe e delle navi, i nostri lontani antenati hanno percorso in lungo ed in largo le vie del continente, i suoi mari interni, i suoi prospicenti oceani. Nel loro continuo MOVIMENTO, col passar del TEMPO, essi hanno occupato ciascuno un proprio SPAZIO vitale nel globo ed una POSIZIONE; geografica rispetto al territorio e politica rispetto alle altre entit umane circostanti. L'essere umano si cos adattato agli ambienti ed ai climi, anche estremi, i pi diversi; dotandosi nel frattempo di usi e costumi, fedi religiose e politiche, lingue e culture che, nella loro multiforme variet e continua diversificazione, hanno rappresentato fino ad oggi la vera ricchezza di questo minuscolo scoglio di terra ed acqua, ghiaccio e fuoco ruotante nel vuoto siderale, attorno ad un piccolo sole marginale di una delle tante galassie in allontanamento fra loro dall'esplosione primordiale. La geopolitica La GEOPOLITICA appunto la Dottrina che studia tutto questo: quella branca della Geografia Antropica che analizza il rapporto tra l'Uomo e la terra, tra la Civilt e la Natura, tra la Storia e la Geografia, tra i popoli ed il loro Lebensraum (Leben=Vita; Raum= Spazio; Lage= Posizione), cio lo spazio vitale necessario alla Comunit statuale, organicamente intesa, per vivere, crescere, svilupparsi, espandersi e prosperare: creando benessere, Civilt e Valori per i suoi appartenenti, conviventi su uno stesso suolo e solidali in una unitaria COMUNITA' DI DESTINO. O, per dirla con i termini pi tecnici del Luraghi: "La Geopolitica la dottrina che studia i fenomeni politici nella loro distribuzione spaziale e nelle loro cause e rapporti ambientali, considerati anche nel loro sviluppo". E ancora: "La Geopolitica sintesi: un'ampia visione nel tempo e nello spazio dei fenomeni generali che collegano la percezione dei fattori geografici con gli stati", ed i popoli. Forme viventi nel tempo ciclico Una geopolitica statica, meccanicistica, determinista ed atemporale assolutamente inconcepibile. Dottrina organicistica ed olistica per eccellenza, la Geopolitica si basa su una concezione dello stato (qualsivoglia forma esso assuma) quale organismo vivente, senziente ed operante attraverso la CONOSCENZA delle sue leggi e la VOLONTA' di applicarle. Se la sua parte geografica rappresenta il dato relativamente stabile della dicotomia , la componente politica ne rappresenta la parte volitiva, propositiva e creativa. Sempre a condizione che i popoli e le lites dirigenti siano ben coscienti delle leggi, delle

direttive generali e particolari della dottrina in questione, liberi di applicarle e determinati a farlo. Nel qual caso, come vedremo, la Geopolitica viene a rappresentare naturalmente la pi potente arma di LIBERAZIONE DEI POPOLI da un dominio straniero che imponga le proprie direttive politiche geostrategiche. Per inciso oggi la nostra stessa concezione geografica del pianeta, la nostra "percezione" della Terra su cui viviamo, si oramai svincolata dal dogmatismo scientista, materialista-positivista ottocentesco che ha dominato incontrastato la cultura occidentale fino quasi alle soglie del terzo millennio cristiano ineunte. La Terra, GEA, riconosciuta essa stessa come unit organica globale ed interdipendente, come un vero e proprio "essere vivente" che interagisce con le altre forme viventi che brulicano sulla sua superficie; fino alla non remota possibilit di una crisi di rigetto verso una specie, la nostra, trasformatasi in soli due secoli in un devastante cancro mortale che mette a repentaglio non solo se stessa ma l'equilibrio intero dell'habitat. La "Sesta estinzione" di un famoso saggio sul tema. In tale contesto la dottrina in questione si contrappone ad ogni concezione creazionista la quale pretenda di porre l'uomo a padrone incontrastato di una Natura della quale invece parte integrante, sua componente organica, in un rapporto di dipendenza inverso: essendo semmai la specie umana la componente non indispensabile (anzi !) del mondo e non viceversa. Anche la concezione storica linear-progressista di stampo monista, che sta alla base del "pensiero unico" modernista, in palese contrasto con una dottrina organica che privilegia una morfologia delle Civilt ciclicamente rinnovantisi nello spazio geografico. Ben ne erano coscienti tutte le culture e civilt tradizionali le quali conoscevano un Tempo Ciclico Sacrale in perfetta armonia con i cicli vitali della terra e del Cielo. La ruota e il remo ovvero Terra e Mare La Geopolitica una dottrina contemporanea (ha raggiunto la sua specificit e dignit "scientifica" da meno di due secoli), che recupera la saggezza antica di una vera Filosofia, etimologicamente intesa. Una filosofia politica basata sulla conoscenza geografica e la memoria storica. Fu Federico Ratzel (1844-1904), il grande geografo tedesco "inventore" del termine stesso di Geopolitica, a dare forma analitica a quanto era noto fin dall'antichit: la profonda contrapposizione, espressa in forma mitologica, fra la Terra ed il Mare, tra le potenze prevalentemente rivolte alla conquista territoriale e quelle orientate alla corsa ed al dominio marittimo ed oceanico. Al quale ultimo possiamo oggi affiancare e sovrapporre quello ancora pi "etereo" del cielo ed oltre Quella che potremmo definire la DIMENSIONE VERTICALE della geopolitica moderna. Il LANDMCHTE ed il SEEMCHTE, Potenza Terrestre e Potenza Marittima, sono da sempre in competizione per il dominio. In particolare nei grandi nodi storici, nelle guerre che hanno determinato i destini dei secoli posteriori. Solo per fare alcuni esempi: Sparta ed Atene, Roma e Cartagine, Islam e cristianit, Impero Bizantino e conquista Ottomana, per arrivare all'epoca moderna della contrapposizione tra le TALASSOCRAZIE ANGLOFONE (Impero Britannico e Stati Uniti) ed i tentativi di unit continentale europea; rappresentati e guidati volta a volta (in una marcia da ovest ad est a sua volta opposta a quella verso l'Ovest - il "Far West" della Nuova Frontiera mobile americana) dalla Spagna di Carlo V, dalla Francia di Luigi XIV [il "Re Sole"], dalla Germania guglielmima ed hitleriana, fino alla Russia di Stalin. Quel piccolo gioiello letterario rappresentato da "Land und Meer", di Carl Schmitt, tutto incentrato sulla contrapposizione degli elementi che caratterizza profondamente anche i popoli e le istituzioni di ciascuno, ne informa la Storia e il Mito: "La storia del mondo storia di lotte di potenze marinare contro potenze di terra e di potenze di terra contro potenze marinareSecondo le spiegazioni medievali dei cosiddetti cabalisti, la storia del mondo una lotta tra la potente balena, il Leviatano, ed un animale di terra altrettanto forte, il Behemoth, che viene rappresentato come un toro od un elefante". Mito che ricorda, in coordinazione di rimandi tra una civilt tradizionale e l'altra, alle origini stesse del nome EUROPA, la fanciulla dalla bianca pelle, rapita dalle coste fenice da Giove, sotto forma di toro bianco, che la trasporta sulla sua groppa gettandosi nelle acque del Mediterraneo. Un nome quest'ultimo che un destino, il destino stesso della giovane Europa, la sintesi degli elementi: l'acqua, il mare circondato dalle terre fra tre continenti circondati dal grande "mare Oceano"! La perdita del centro Oltre al genocidio ed etnocidio di centinaia di popoli, una delle tante conseguenze nefaste della presunta "scoperta" (essendo oramai accertata quella vichinga di ben mezzo millennio prima e forse anche altre seguenti) del "Nuovo Mondo" da parte di Colombo, stato il progressivo spostamento economico-politico

della "centralit euro-mediterranea", lo slittamento dell'asse di gravit della civilt eurasiatica verso occidente, l'Atlantico ed il continente americano. Uno spostamento di Potenza che non ancora finito, proseguendo oltre l'estremo limite del "far-west", nel Pacifico fino ad approdare in quell'Estremo Oriente asiatico, che era il vero obiettivo del navigatore genovese e dei suoi avventurieri e religiosi assetati di oro e di anime. Il viaggio di Colombo dunque durato cinquecento anni e si concluso in un naufragio collettivo. Forse non a caso (se mai esso esiste) oggi "navighiamo" virtualmente sulla rete di comunicazione globale,usando una terminologia mutuata dalla talassocrazia e comunichiamo solo nella lingua dei grandi dominatori marittimi degli ultimi secoli. A dominare il globo terracqueo oggi la nuova koin anglofona che estende i suoi tentacoli sulle due sponde del "lago americano" atlantico e che da anche il nome alla NorthAtlantic Treaty Organisation (N.A.T.O.), cio alla organizzazione militare e politica dell'occupazione dell'Europa occidentale, conseguente alla sconfitta di tutti i popoli europei nella II Guerra Mondiale. Sempre tenendo presente che da un'ottica americanocentrica questo lembo occidentale d'Eurasia non che la "quarta sponda" dell' Impero Americano, centrale ai due grandi oceani del pianeta, nonch la testa di ponte di una penetrazione della talassocrazia USA verso il cuore stesso della massa continentale, l'Heartland del geopolitico inglese Sir Halford Mackinder (1861-1947). Egli, nel suo celeberrimo articolo "The geographical pivot of history" (Il pernio geografico della Storia) gi nel 1904 indicava l'obiettivo strategico finale di conquista: la Russia siberiana a cavallo della catena uralica; sintetizzandolo nell'altrettanto celebre formula : "Chi tiene l'Europa Orientale comanda sull'Heartland; chi tiene l'Heartland tiene l'Isola del Mondo [l'Eurasia+Africa]; chi tiene l'isola del Mondo comanda il mondo". L'operazione Overlord, lo sbarco in Normandia del 6 giugno 1944, non si ancora arrestata nella sua strategia globale come negli effetti, a 56 anni dal suo inizio. L'allargamento della NATO ad Est punta al controllo del "cuore mondiale continentale", approfittando del vuoto di potere conseguente all'implosione sovietica, cio alla sconfitta della potenza terrestre russa nella III Guerra Mondiale; "guerra fredda" sul territorio europeo conquistato e spartito, ma confronto sanguinoso per procura nel resto del mondo, tra conflitti interstatuali, guerre "civili" locali, rivoluzioni, invasioni, terrorismo, genocidi, blocchi economici, ricatti finanziari, propaganda ecc La storia mondiale degli ultimi secoli, la sconfitta in guerra della Germania e in "pace" della Russia, le due potenze di terra d'Eurasia, va riletta allora nell'ottica dell'assalto della talassocrazia anglo-americana al Mondo Classico, circondato e strangolato dalle potenze del mare, fino a colpire e conquistare il suo retroterra logistico e strategico pi lontano: il suo "cuore" appunto. Un Mondo, due Mondi, tre Mondi... Fino alla Seconda Guerra Mondiale il mondo era POLICENTRICO, con una serie di grandi potenze coloniali e non, alcune delle quali europee, che concorrevano tra loro nel dominio politico e nell'espansione commerciale. L'esito del conflitto pi esteso e sanguinario della storia, gli accordi di Yalta e la successiva decolonizzazione, la divisione di Berlino, della Germania e dell'Europa tra i due vincitori USA ed URSS, tra talassocrazia atlantica e "tellurocrazia" eurasiatica, hanno generato un mondo BIPOLARE che durato meno di mezzo secolo. Accanto ad esso, ma in subordine, il cosiddetto "Terzo Mondo", quello dei paesi non direttamente inquadrati in una delle due alleanze politico-economico-militari, i quali nella conferenza afroasiatica di Bandung in Indonesia (1955) cercarono di darsi dignit politica in un'alleanza dei "non allineati"; tentativo presto abortito. Il Terzo Mondo, tra guerre, miseria, debito internazionale e corruzione sempre pi sprofondato nel baratro del sottosviluppo accresciuto da un'esplosione demografica esponenziale, scivolando in buona parte nel "Quarto Mondo", specie in Africa ma anche in parte dell'Asia e dell'America Latina, mentre la "forbice" della pauperizzazione mondiale, sia relativa (nei confronti dei paesi industrializzati) che assoluta (all'interno) andava aumentando sempre pi. Al moltiplicarsi dei soggetti politici formalmente indipendenti corrisposta una polarizzazione verso Washington o Mosca, che continuavano la loro partita globale sulla scacchiera della Terra ed oltre, con l'esplorazione galattica e l'ipotizzato "scudo spaziale". Geopolitica: la coscienza dei popoli liberi L'implosione dell'URSS ha sconvolto il quadro del mondo. E, per inciso, la nascita dei nuovi stati e la ripresa dei conflitti anche etnico-religiosi, ha rilanciato lo studio della GEOPOLITICA fino ad allora criminalizzata dai vincitori come "pseudo-scienza nazista"! E' infatti evidente che lo studio della storia dei popoli in relazione allo spazio ed alla posizione geografica pu essere appannaggio solo di popoli e nazioni liberi, SOGGETTI e

non oggetti della Politica, intesa non come piccola politica dei "politicanti" arrivisti ed asserviti, ma come riconoscimento del Destino dei popoli nello spazio geografico e nel tempo storico. Nella sua "Difesa della Geopolitica", il pi famoso geopolitico moderno, il tedesco Karl Haushofer la definiva come "la coscienza dei potenti, per indurli ad agire in favore dei deboli e degli oppressi nella loro lotta per i diritti all'esistenza ed allo spazio sulla Terra", portando proprio ad esempio le lotte di liberazione di Cinesi, Ind, Malesi ecc. contro gli imperialismi che li assogettavano e sfruttavano. Tenere i popoli sottomessi lontano dallo studio geopolitico, coltivandolo invece nei propri centri strategici militari e nelle proprie universit, una delle pi importanti armi culturali di dominazione imperialista americana in Europa e nel mondo. Anche in URSS la geopolitica era assolutamente proibita in nome della dottrina marxista e classista di stato: non ultimo dei motivi del crollo. All'inverso, nell'ottica di tutti i paesi occupati e dei "diseredati della Terra", la Geopolitica assurge ad arma culturale prioritaria per la Lotta di Liberazione, politica, sociale e culturale, come presto vedremo. Mondialismo e globalizzazione La momentanea scomparsa dalla scena del rivale russo ha permesso agli Stati Uniti di affermarsi come UNICA Potenza planetaria indiscussa, in grado di intervenire e colpire in ogni angolo del globo, per assicurarsi posizioni geostrategiche e controllo delle fonti energetiche. E' stato il caso dell'Iraq, del Medio Oriente, dell'Africa e infine della Serbia, direttamente nel cuore dell'Europa. Perch infine ancora e sempre l'Europa, in eventuale alleanza con la Russia, il vero nemico dell'imperialismo talassocratico USA. Per la prima volta nella storia conosciuta esiste una sola Superpotenza dominante tutto il pianeta, sia sotto l'aspetto militare-tecnologico, sia per quello economico e di costume. E' la fase MONOPOLARE, MONOCENTRICA del Capitalismo nella sua estrema dimensione imperialista, economica e geografica. In simile condizione la GLOBALIZZAZIONE dell'economia e della cultura mondiali, lungi dal rappresentare una paritaria possibilit di sviluppo e progresso per tutte le nazioni, non sono che l'estensione della potenza economica americana sul mondo, per mantenere un apparato militare e politico di dominazione, in primis sopra e contro i presunti "alleati" europei di oggi, potenziali concorrenti di domani nell'appropriazione delle risorse del pianeta. L'aspetto ideologico-politico di dominazione della globalizzazione il MONDIALISMO. Un progetto politico globale, cosciente nelle lites etniche, economiche e militari di Washington e New York, portato avanti con biblica, feroce determinazione da almeno due secoli dagli Stati Uniti, "Nuova Israele" (il Destino Manifesto); e che nell'area mediterranea ed eurasiatico-africana fa pernio sull'alleanza con il sionismo israeliano, attualmente alleato alla Turchia, membro avanzato della NATO fra Europa ed Asia, nel cuore del mondo arabo e islamico. Tra l'altro la fine del bipolarismo USA-URSS ha concentrato le differenze mondiali in una nuova forma di bipolarismo: non pi Est-Ovest, ma Nord-Sud. Confronto non tanto politico o militare (data la disparit di forze in campo), ma economico e sociale. Una dimensione non pi in orizzontale ma in verticale della politica internazionale tra un NORD, ricco, opulento, ma in crisi demografica e di valori ed un Sud sempre pi povero, bench in possesso di immense ricchezze, diviso, fruttato ed in esplosione demografica. La qual cosa spiega la migrazione di milioni di uomini e donne da sud e da est a nord, verso il nostro continente. L'Europa occidentale, in tale mutata prospettiva geopolitica, l'angolo del mondo sviluppato pi a diretto contatto con il nuovo terzo e quarto mondo; la prima linea del nuovo bipolarismo sociale globale, sottoposta all'impatto devastante delle contraddizioni capitaliste. E soprattutto completamente decentrata dal suo centro d'interesse geopolitico, ma al contrario appiattita sull'interesse geopolitico ed economico internazionale della talassocrazia americanocentrica dominante sul Continente Antico. Occidente contro Europa Durante il periodo della "guerra fredda" la propaganda americana ha diffuso l'idea che l'Europa atlantica facesse parte di un immaginario "Occidente" da contrapporre ad un Oriente comunista che iniziava subito al di l della cosiddetta "cortina di ferro". Ovviamente gli americani restavano in Europa ed in Asia solamente per difendere le nazioni dall'invasione comunista, dalle "orde rosse d'oriente"; baluardo atomico contro la Russia e la Cina. Corea docet! La tragica vicissitudine del Vietnam, l'esperienza cubana, il golpe cileno e tanti altri avvenimenti servirono a smascherare questa invenzione propagandistica senza riscontro nella realt storica e geografica. Specie di fronte alle ignominiose fughe con relativo abbandono degli alleati nelle mani dei vincitori. E a maggior ragione oggi che l'URSS e il Patto di Varsavia si sono dissolti come

nebbia al sole. Tuttavia la NATO, lungi dal seguirne l'esempio, essendo venuta meno la sua stessa ragione d'esistere, non sono non si sciolta a sua volta, ma si espande sempre pi ad oriente ed ha finito per sostituire le stesse Nazioni Unite negli interventi mondiali naturalmente sempre "umanitari"! A maggior dimostrazione che questa "alleanza militare" serviva e serve soprattutto a tenere soggiogata l'Europa intera al dispotismo statunitense, sotto la bandiera di un "occidente" immaginario: un occidente che quindi il Nemico giurato dell'Europa e della sua unit geopolitica e storica, dopo cinquanta anni di divisione imposta. La migrazione dei popoli come strumento mondialista di dominazione Come colonia americana Europa, ed Italia in particolare, pagano ancora una volta il costo della subordinazione agli interessi geo-economici e geostrategici della potenza colonizzatrice occupante. La migrazione di interi popoli, sradicati dalla loro terra e dalle proprie culture e tradizioni, il dramma evidente di questo inizio del XXI secolo cristiano, ma anche funzionale agli interessi delle oligarchie finanziarie dominanti ed al progetto globale del Mondialismo nelle sue varie espressioni. Il "Pensiero Unico" alla base del progetto, persegue coscientemente lo sradicamento dei popoli, sia di quelli che migrano sia di quelli che ricevono l'ondata migratoria. Inoltre l'immissione sul mercato del lavoro di manodopera a basso costo e senza protezione sociale o garanzie giuridiche permette di abbassare il livello salariale e sociale dei lavoratori europei, innestando una folle lotta sociale tra i poveri del Sud del mondo e le classi subalterne del Nord europeo, che devia l'attenzione dal vero obiettivo, dal Nemico Oggettivo di entrambe. La Globalizzazione del mercato del lavoro favorisce solo i ricchi dei paesi ricchi e dei paesi poveri, corrotti satrapi del Potere Mondialista usurocratico, a danno dei poveri di entrambe i poli mondiali, e di tutte le nazioni nel loro insieme. Ma intanto la situazione mondiale si modifica rapidamente e sembra oramai ineluttabile che anche il il modello imperialista USA di capitalismo monocentrico ruotante sull'asse atlantico, stia entrando in una crisi irreversibile. La nuova fase POLICENTRICA dello Stato Imperialista delle Multinazionali La globalizzazione dei mercati, la fine del bipolarismo est-ovest, la contrapposizione economica e sociale di interessi tra Nord e Sud del mondo, ma anche all'interno del mondo capitalista (Europa a guida tedesca dopo la riunificazione, Giappone), l'emergere di nuovi poli politici ed economici, ma anche atomici e demografici a dimensione internazionale (Cina, India, Iran ecc), persino una certa tendenza neoisolazionista all'interno dello stesso impero americano, sono altrettanti fattori che stanno mettendo rapidamente in crisi il monocentrismo nordamericano. "La cosiddetta globalizzazione, accompagnata dal pensiero unico - in definitiva la rimondializzazione capitalista appoggiata dall'deologia neoliberista, propagandata dalla cultura cosmopolita di sinistra e, quando ci non bastasse, imposta a suon di bombe - l'assetto mondiale pi confacente al monocentrismo imperialistico statunitense, per il momento non sufficientemente intaccato dal risorgere di un policentrismo capitalistico e grande-imprenditoriale" (G. La Grassa). La fine dell'impero sovietico, dopo il primo momento di euforia per la vittoria assoluta, pone gli Stati Uniti nella necessit di sostenere con le proprie forze il ruolo di "poliziotto mondiale" per conto di quel Potere Mondialista Industrial-finanziario che una volta veniva definito Stato Imperialista delle Multinazionali (SIM). Multinazionali sempre pi orientate alla creazione di grandi cartelli monopolistici, di concentrazioni oligarchiche che intervengono direttamente e massicciamente nella determinazione delle scelte economiche e politiche degli stati grandi e piccoli, sviluppati e non. Un fenomeno che si riflette, per esempio, nella liquidazione dei mediatori politici tra Capitale e cittadini e nell'assunzione diretta del potere politico da parte di economisti e finanzieri per conto delle lobbies internazionali d'affari. Come sempre il Capitale non conosce n patrie n confini. I grandi capitalisti e le loro corti mediatiche (la Razza Padrona) non sono n europee, n asiatiche e neanche americane, bens "apolidi" (di lusso), cosmopolite, internazionaliste di fatto e di cultura. Definire un capitalista come italiano, inglese, francese, giapponese o anche americano una contraddizione in termini. Come tali essi sono gli avversari "istituzionali" di tutti i popoli, di tutte le nazioni, a cominciare da quelle nelle quali casualmente ebbero i natali. E chi patria non l'ha avuta per millenni favorito dalla sua condizione di "apolide mentale" originario! Un NUOVO POLICENTRISMO CAPITALISTA, ancora in nuce, rappresenta il futuro del XXI secolo.

Scontro di Civilt sulla Grande Scacchiera I pi avvertiti politologi e studiosi di strategia mondiale americani come, per esempio, Samuel P.Huntington o l'ebreo americano di origine polacca Zbigniew Brzezinski hanno gi disegnato il quadro generale dei futuri processi aggreganti e le relative conflittualit inter-continentali del futuro prossimo. E se quest'ultimo delinea senza tante perifrasi le linee di tendenza della politica estera USA in funzione ANTI-Eurasiatica, l'Huntington, studioso della morfologia delle grandi civilt (sulla linea di pensiero dei vari Toynbee, Weber, Sorokin, Spengler, Durkheim, Braudel e via elencando) dipinge un mondo conflittuale concentrato attorno a pochi poli autarchici a dimensione geopolitica continentale nel suo magistrale "Lo scontro delle Civilt e il Nuovo Ordine Mondiale"; senza peraltro neanche minimamente citare l'opera di Haushofer e la sua suddivisione mondiale in Eurafrica, Panrussia, Panamerica ecc Un silenzio significativo In ogni caso il vecchio modello statuale nazionalista ottocentesco ha fatto il suo tempo, specie da quando l'Europa stata eliminata dallo scacchiere mondiale e le due "guerre civili europee" poi mondiali l'hanno a sua volta ridotta interamente al rango di colonia sotto la bandiera a stelle e strisce. Nessun stato europeo, Russia e Germania comprese, possono pensare di competere con la talassocrazia americana sui mercati mondiali e negli scacchieri politici internazionali. Al contrario, la tendenza attuale verso la riscoperta delle "piccole patrie", le lingue e culture minoritarie all'interno degli stati nazionali. Una LOCALIZZAZIONE oramai cos diffusa nella coscienza dei popoli da far coniare il neologismo politico di GLOCALIZZAZIONE, SINTESI DI Globalizzazione+Localizzazione appunto. Tutte forme aggregative che comunque non potrebbero mai competere con i grandi colossi politici mondiali. Al contrario, per tutto quanto si detto finora circa gli interessi geopolitici prevalenti dell'imperialismo americano trionfante, gli attuali governi europei non sono che i fedeli esecutori della strategia mondialista. Dobbiamo considerare quasi TUTTI i partiti, i sindacati, gli imprenditori, gli uomini politici del continente come GOVERNANTI COLLABORAZIONISTI DELL'OCCUPANTE AMERICANO sul suolo d'Eurasia, dall'Atlantico al Pacifico: ed agire conseguenzialmente a questo imprescindibile assunto dettato sia dalla storia recente che dalla geografia di sempre. E siccome abbiamo visto che gli interessi del colosso americano sono sempre pi in rotta di collisione con quelli dell'intera massa continentale eurasiatica e del resto del mondo ridotto alla fame, la logica conseguenza, almeno per chi non accetta l'idea stessa di Mondialismo politico e Globalizzazione economica e culturale, non pu che essere una ridefinizione della divisione mondiale di ruoli, propedeutica ad una LOTTA DI LIBERAZIONE CONTINENTALE E MONDIALE. Il nuovo bipolarismo: Eurasia>America La Mondializzazione, fra tanti danni, errori ed orrori, ha prodotto almeno un fenomeno positivo: la fine del centralismo geopolitico americano-atlantico i cui germi erano partiti proprio dall'Europa sulle caravelle di Colombo. In un mondo globalizzato ed economicamente policentrico, gli Stati Uniti non rappresentano pi il centro geografico ed il "preteso baluardo della libert"; l'"Occidente libero" in competizione con le dittature europee ed asiatiche. Al contrario la natura aggressiva dell'imperialismo americano, quale supporto armato allo sfruttamento capitalista dei popoli e dei continenti oramai sotto gli occhi di tutti. Almeno di quelli che vogliono vedere! In tale mutamento di prospettive l'Europa pu tornare ad essere il CENTRO propulsore, l'Impero di Mezzo, l'Isola del Mondo con il suo mackinderiano Hearthland geopolitico a cavallo di due continenti. L'Europa di cui parliamo non ovviamente il piccolo lembo occidentale della penisola eurasiatica che si protende tra Baltico, Mare del Nord, Atlantico e Mediterraneo. Tantomeno essa si riduce alla attuale U.E., l'Europa di Maastricht, dei banchieri e dei bottegai, l'Europa succube dell'occupante d'oltre Oceano, l'Europa del fragile euro fatto di vento, pronto ad integrarsi al dollaro in un nuovo "NAFTA atlantico." L'Europa Unita non potr che essere a DIMENSIONE CONTINENTALE, comprendendo quindi l'attuale Federazione Russa, che a tutti gli effetti europea, ma non solo. L'Europa del XXI secolo potr avere un futuro nella prossima competizione planetaria solo se sapr essere autarchica, indipendente e armata. La nostra Europa va dall'Atlantico al Pacifico, da Reykjavik a Vladivostok, la "capitale d'oriente", dalla Groenlandia alla Kam?atka, da Thule allo stretto di Bering. La sua stessa esistenza rappresenterebbe la riproposizione nel Terzo Millennio cristiano dell'eterno scontro tra il Mare e la Terra, tra le talassocrazie atlantiche e l'Impero terrestre eurasiatico, tra "occidente" e mondo tradizionale, tra l'Ovest del tramonto e delle tenebre e l'Est della Luce che risorge; in una parola tra imperialismo moderno ed Impero eterno: due termini, due realt, due scelte totalmente antitetici.

"Teoria dei Tre Mondi" e Quadricontinentale: tra fede e politica Ma in termini di Unit Geopolitica l'Europa partecipe anche di una UNITA' MEDITERRANEA, essendo questo mare da sempre, come abbiamo gi sottolineato all'inizio, un tutt'uno con la storia europea. Del resto i geopolitici hanno da tempo notato che il vero confine tra mondo arabo-islamico e "Africa Nera" passa su un altro mare: quello di sabbia del Sahara, ben pi ostile e impenetrabile dell'altro. Per l'Europa unita, la fusione con la sua parte orientale russa e la stretta collaborazione con il suo sud mediterraneo rappresenterebbe la soluzione di tutti i problemi economici e sociali: da quello delle materie prime ai problemi migratori, dalla questione dello SPAZIO VITALE a quella correlata della POTENZA, dallo spazio di difesa da aggressioni esterne fino alla soluzione della crisi demografica. Soprattutto, l'Europa Unita rappresenterebbe L'AVANGUARDIA RIVOLUZIONARIA, necessaria ed indispensabile nella LOTTA DI LIBERAZIONE dei popoli dall'imperialismo capitalista americano-sionista. Un ruolo che, a sua volta, necessario all'Europa medesima per raggiungere la propria indipendenza e garantirla in avvenire. Il nuovo bipolarismo mondiale infatti presuppone l'esistenza di un Terzo Mondo, quello del SUD attuale, il mondo oggi "in via di sottosviluppo": il mondo degli sfruttati e degli espropriati, dove paesi possessori di immense ricchezze e variet di colture (oltre che di culture) sono abitati da masse di disperati, affamati, "diseredati" della propria dignit umana prima ancora che della vita stessa. E' qui il nuovo serbatoio mondiale del sottoproletariato funzionale all'economia capitalista globalizzata, che manovra masse umane sradicate dalla propria terra e cultura per gettarle, anche come arma di ricatto sociale, sul mercato europeo del lavoro. Questo Terzo Mondo, ridefinito nelle future geostrategie globali, a sua volta destinato ad integrarsi in varia forma attorno a nuovi centri aggreganti, veri e propri Stati-Guida, sulla base di nuove ideologie portanti, siano esse di carattere politico, economico, religioso o quant'altro, poco importa. Basti pensare al mondo sino-nipponico, con la sua tradizione millenaria di unit culturale, all'India, un subcontinente geopoliticamente ben definito e religiosamente identificato pur nella multiforme polifunzionalit del suo Panteon divino. Per non parlare dell'Islam, rinato a nuova vita e a dignit politica per merito della pi grande rivoluzione della fine del secolo, la rivoluzione iraniana guidata dall'Imam Khomeini. A differenza di quanto supponeva il pensiero laico e materialista del XIX e XX secolo, l'anelito religioso profondamente radicato nell'animo degli uomini e dei popoli tutti; esso si traduce per le masse in forme istituzionalizzate storiche che interagiscono con la politica degli stati e nello spazio geografico. La religione istituzionalizzata ha un ruolo decisivo nelle scelte politiche, pro e contro il mondialismo e la globalizzazione, pro o contro capitalismo ed imperialismo. Ma una dicotomia di posizione che solo in parte passa tra religione e religione, e molto pi spesso "taglia" all'interno ogni forma religiosa ed ogni istituzionalizzazione del sacro. Se anche Giudaismo e Cattolicesimo, Protestantesimo e persino Buddhismo tibetano o Islam waabita, hanno di recente favorito e pesantemente supportato l'azione dell'imperialismo materialista americanocentrico, pure all'interno delle varie manifestazioni religiose ci sono ancora uomini e Ordini che si riallacciano ai Valori Tradizionali anti-modernisti e respingono la globalizzazione ed il meltingpoot delle fedi ridotte a prodotto omogeneizzato, uguale per tutti. Mentre Induismo, Islam shiita e in parte sunnita, Ortodossia cristiana d'Oriente, Shintoismo e religioni tradizionali autoctone sembrano offrire maggior resistenza alla globalizzazione. Alla fine tutte comunque dovranno schierarsi e scegliere nel momento del confronto decisivo sempre pi prossimo. I veri "nemici della Fede", di tutte le fedi sono i sostenitori del Pensiero Unico Mondialista, anche e soprattutto quelli che lo nascondono sotto parvenze di religione "tollerante" e mondanizzata. La sincerit delle lites e delle loro teorie religiose si misurer in futuro solo attraverso lo schierarsi, con le altre forme religiose tradizionali, dalla parte della Liberazione spirituale e materiale dei popoli o al servizio dell'ideologia materialista di oppressione capitalista. L'Europa Unita allora, anche in considerazione del suo passato coloniale come del suo presente da colonizzata, dovr farsi carico della liberazione dei popoli dal NEO-COLONIALISMO americano, che le si sostitu in Africa ed Asia, dopo l'invasione ed occupazione dello stesso territorio europeo. LA LOTTA QUADRICONTINENTALE DI LIBERAZIONE, comprender l'Europa, l'Asia, l'Africa e l'America Latina. Questo sar il nuovo interNazionalismo dei popoli a dimensione pluricontinentale. Essa avr contro il vero ed unico Nemico Oggettivo di tutti i popoli, di tutte le nazioni e stati su tutti i continenti: l'imperialismo talassocratico americanosionista, profondamente intriso di razzismo biblico e messianismo apocalittico, quale supporto del Capitalismo globalista dello SIM, supportato dall'ideologia cosmopolita/internazionalista del Mondialismo

LA DOTTRINA DELLE TRE LIBERAZIONI La conseguenza pi che logica necessaria di quanto esposto sopra circa l'analisi geopolitica della situazione mondiale e del suo futuro per l'Italia e l'Europa una ed una soltanto: la LOTTA DI LIBERAZIONE. Lotta di Liberazione a tre livelli: LIBERAZIONE NAZIONALE, LIBERAZIONE SOCIALE, LIBERAZIONE CULTURALE. Liberazione a dimensione continentale eurasiatica, che prenda coscienza della globalizzazione del problema. E' infatti impensabile, data la sproporzione di forze in campo, immaginare che i vecchi stati nazionali europei singolarmente presi, e sempre che ne avessero la volont, siano in grado di liberarsi dall'occupazione straniera e contrastare la globalizzazione ed il Progetto Mondialista. L'autarchia polarizzata su alcuni soggetti politici unificanti prevista, dall'Huntington e molto prima da Haushofer, pu esistere oggi solo a dimensione geopolitica e geoeconomica continentale. Come ci insegna la Geopolitica del resto, gli interessi strategici delle potenze egemoni(che) NON sono gli stessi dei popoli sottoposti a tale egemonia; sono interessi diversi che solo occasionalmente possono coincidere, ma nella stragrande maggioranza dei casi divergono e spesso si scontrano. Gli interessi dell' intera Europa, dall'Islanda al Pacifico settentrionale e sotto qualsiasi regime o ideologia, sono sempre pi in rotta di collisione con quelli della potentissima ma fragile talassocrazia nord-americana, a sua volta contrapponentisi a quelli del resto del mondo, ad iniziare dall'America meridionale. Ma il problema sar globale anche nel senso che non potr esistere vera Liberazione la quale non abbracci contemporaneamente i tre aspetti, nazionale,sociale e culturale della COMUNITA' DI POPOLO ORGANICAMENTE INTESA, vivente in uno spazio geopolitico. UNA COMUNITA' DI DESTINO pienamente cosciente della sua Storia, della sua posizione geografica, della sua proiezione metapolitica. La Dottrina delle Tre Liberazioni stata da noi ampiamente elaborata nell'omonimo documento, a cui rimandiamo per ulteriori approfondimenti. In questa sede ci limiteremo ad esporne le linee fondanti. UNITA' E "TRINITA'" DELLA LOTTA DI LIBERAZIONE La Liberazione Nazionale E' l'assunto fondamentale, fondante, primario e prioritario di ogni liberazione dell'uomo in quanto "animale sociale" e della comunit nel suo complesso. Non ci pu essere libert di alcun genere, a cominciare dai diritti personali, civili, patrimoniali, familiari ecc. in una qualsivoglia organizzazione societaria succube della volont altrui, di un dominio straniero, imposto con l'occupazione militare prima e politico-culturale oltre che economica poi. Si noter del resto che parliamo di Liberazione e non di LIBERTA' proprio perch quest'ultima sarebbe un dato acquisito, "la condizione di chi gi libero", mentre la nostra libert ancora tutta da conquistare. In tale logica vengono anche a dissolversi le differenziazioni politiche e sociali interne. "Destra" e "Sinistra", per quanto ancora possano valere certe terminologie settecentesche, si dovranno rapportare soltanto in relazione alla posizione che partiti e movimenti, sindacati e libere organizzazioni avranno rispetto alla lotta di liberazione. E', per esempio, un dato di fatto confermato anche da eventi recenti (come l'aggressione americana nei Balcani alla Yugoslavia) che quasi tutte le forze politiche parlamentari, i partiti ma anche i sindacati, sono oggettivamente COLLABORAZIONISTI DELL'OCCUPANTE AMERICANO; e come tali vanno considerati dalle forze di liberazione europee. Una Liberazione "DA", certo, ma anche una Liberazione "PER" qualcosa: una LIBERAZIONE CREATIVA, per realizzare nella Storia, cio nel Tempo e nello Spazio geopolitico quell'Unit Continentale Eurasiatica (Europa intera attuale + Federazione Russa) che sola ci potr permettere di mantenere un'Identit, sia come popolo che come singoli Uomini liberi. L'alternativa l'ANNIENTAMENTO di entrambe condotto scientemente dal Progetto Mondialista che ci vuole schiavi, semplici unit indifferenziate di lavoratori-riproduttori-consumatori, macchine da fatica e tubi digerenti, fino all'eliminazione fisica in quanto non pi funzionali al Grande Progetto millenario dei poche "Eletti". In pratica l'ETNOCIDIO europeo prima e il suo GENOCIDIO poi. La Liberazione Sociale La Seconda Liberazione, anche in una visione globale di GEOECONOMIA mondiale, come ovvio strettamente correlata alla prima, anche perch nel mondo moderno il fattore economico ha prevalenza assoluta su tutto: non ci potrebbe essere speranza di Liberazione nazionale europea se non ci fosse una prospettiva possibile di LIBERAZIONE ECONOMICA e SOCIALE. Primo imperativo: rompere il rapporto di dipendenza del paese dall'economia globalizzata. Che vuol dire: la disintegrazione del Sistema Capitalista Mondialista , l'uscita dal FMI, dalla Banca Mondiale, dall'economia basata sul dollaro, l'azzeramento del

debito internazionale, senza rimborso di interessi e di capitali, peraltro gi abbondantemente strapagati dai popoli dissanguati dal Sistema Usurocratico della Finanza mondiale. Tutto ci suonerebbe pura utopia idealistica, senza basi e senza speranza, se non fossimo assolutamente sicuri (anche in base alla Cultura Tradizionale di cui siamo umilmente portatori) della prossima, inevitabile IMPLOSIONE di un Sistema che si autodivora a velocit esponenziale. L'unico vero problema semmai di non restare travolti dal crollo prossimo venturo. Pierre Thuillier ne ha magistralmente tracciato le linee nel suo famoso testo intitolato appunto: "La Grande Implosione: rapporto sul crollo dell'Occidente 1999-2002". La Nuova Autarchia in un Mondo multipolare L'unica soluzione per la sopravvivenza stessa dei popoli d'Europa e del mondo intero sar allora, come dicevamo, l'AUTARCHIA CONTINENTALE GEOECONOMICA dell'Eurasia. La tecnologia, le menti, il capitale europeo uniti ai grandi spazi siberiani, ricchissimi di materie prime e possibilit d'insediamento, ci indicano la direzione di marcia verso la salvezza, il "ritorno alla Luce del Nord e dell'Est", alle Origini polari stesse dei popoli eurasiatici: il nostro "Far-Est"! Ma anche il Sud del mondo, con cui convivere in armonia e collaborazione, risolvendo per di pi l'annoso problema migratorio con lo sviluppo reale di quei popoli cos ricchi di spazio e materie prime eppur cos diseredati di tutto dal Sistema Mondialista, da dover emigrare in Europa. Del resto l'Italia, come abbiamo sottolineato nelle pagine precedenti, in particolare, per la sua posizione geografica, il perno stesso di quella unit geopolitica che il Mediterraneo. La nostra penisola, se libera, rappresenterebbe anche la terra di collegamento tra Europa dell'ovest e dell'est, tra nord e Balcani e, soprattutto anello di congiunzione, ponte storico e geografico tra due realt geopolitiche limitrofe: Eurasia e Africa, specie Magreb e Medio Oriente. Un ruolo geopolitico che attualmente, come occupati, ci riduce a "portaerei americana" nell'ex "Mare Nostrum", retroterra logistico per le aggressioni USA ai nostri fratelli europei e mediterranei. Un mare dominato da una marina ad esso estranea e con al suo estremo, all'incrocio di tre continenti, il bastione militare sionista integrato agli Stati Uniti. Il problema sociale Non ci potr mai essere Liberazione Nazionale dall'occupante esterno, se non accompagnata all'interno dalla LIBERAZIONE SOCIALE del Popolo organicamente inteso. Il sistema capitalista dovr essere liquidato all'interno dei singoli paesi come residuo di un passato folle e barbaro di dominazione del denaro sull'uomo. I grandi capitalisti non sono altro che dei "Corruttori di popoli", degli apolidi di lusso, sanguisughe e vampiri che si nutrono del sudore e del Lavoro Produttivo dei singoli e delle Nazioni nel loro insieme. Lo ribadiamo ancora una volta: non esistono capitalisti, finanzieri e banchieri italiani, francesi, tedeschi, inglesi, giapponesi o anche americani, e via elencando; bens esistono solo grandi-capitalisti Mondialisti, cosmopoliti nell'animo e nella vita reale, nemici tutti dei rispettivi popoli, delle nazioni di cui hanno il passaporto (spesso pi di uno). La mentalit capitalista, le cui origini furono cos ben individuate negli studi di Sombart e Weber, deve essere considerata a tutti gli effetti un'aberrazione mentale, una patologia unicentrica ossessivo-compulsiva, una peste bubbonica che ha infettato il mondo intero, un cancro che uccide le risorse del pianeta, anzi la Terra medesima, divorandone l'habitat e le risorse, inquinandone irrimediabilmente aria, acqua, terra, flora, fauna e 6 miliardi di persone. Le Tre Propriet Un serio piano anticapitalista contro la Crisi Globale Mondialista alle porte dovr essere quanto mai radicale; e la prima esigenza di Liberazione Sociale deve passare per un cambiamento radicale di mentalit rispetto a Propriet e Lavoro. Se sul piano dei rapporti con il SIM (Stato Imperialista delle Multinazionali) si prevede la pura e semplice ESPROPRIAZIONE COMUNITARIA di beni, propriet e servizi dell'occupante "economico-sociale", la Nazionalizzazione di Banche, Trust, Assicurazioni, Multinazionali, grandi concentrazioni industrial-finanziarie ecc.. la politica interna dovr ricostruirsi sulla base di TRE TIPI DI PROPRIETA': LA PROPRIETA' NAZIONALIZZATA, LA PROPRIETA' SOCIALIZZATA, LA PROPRIETA' PRIVATA A FINE SOCIALE. 1)- La propriet nazionalizzata si riferisce a tutti quei beni e servizi che concernono la Comunit Nazionale nel suo insieme, quindi anche ma non solo tutti i cittadini che ne fanno parte. Oltre banche, assicurazioni, grandi industrie, tutto quel che riguarda le fonti energetiche, le materie prime, i servizi pubblici, i trasporti e le telecomunicazioni, l'informatica, l'industria bellica, il vettovagliamento essenziale, i materiali e prodotti

strategici, la scuola, la salute, eccecc Insomma tutto ci che rientra nel pubblico interesse e nella difesa della patria da ogni forma di influenza esterna. 2)- La propriet socializzata si applica ovunque nel mondo del lavoro siano in gioco gli interessi e l'opera dei lavoratori stessi, di quel determinato settore in cui sono impiegati. Esclusi i settori del primo punto. Con la partecipazione azionaria e la gestione diretta partecipativa, tutti i lavoratori diventeranno essi stessi proprietari in solido dell'impresa. Che assicuri a loro ed alle famiglie una vita ed una vecchiaia serene, dignitose e felici. Con particolare attenzione alla sicurezza e garanzia del lavoro stesso per tutti ed alla QUALITA' della vita in un habitat rigenerato. 3)- La propriet privata, a fine sociale. Il Comunitarismo garantisce ad ognuno la propriet privata dei beni e, in parte, di alcuni mezzi di produzione, che completano la sfera della personalit umana. Tuttavia la propriet privata non solo, ed lapalissiano, non dovr mai andare contro l'interesse generale della Comunit di appartenenza, ma anzi, al contrario, dovr avere fine sociale, favorendo con l'interesse del singolo quello dell'insieme; es. la casa non lasciata sfitta o la piccola industria che non inquini. Pena l'immediato esproprio. Finch ci sar anche una sola persona senza lavoro, senza casa, senza istruzione, senza assistenza sanitaria e sociale, senza alimentazione garantita e sana, non ci sar ancora uno stato civile degno di questo nome. La Liberazione Sociale marcia di pari passo con la liberazione nazionale dei popoli. E con la loro LIBERAZIONE CULTURALE. La Liberazione Culturale Una delle forme pi subdole, pericolose e durature di dominazione straniera su un popoli quello della dominazione in campo culturale, nell'accezione pi estesa del termine. Fino ad arrivare a quello che stato definito l' ETNOCIDIO di un popolo; cio la distruzione della sua cultura, della sua lingua e tradizione, della sua storia e della sua coscienza geografica, della Posizione e dello Spazio occupato nel consesso dei popoli del mondo. Distruzione che prepara spesso un genocidio reale. Anche l'aborto indiscriminato serve allo scopo. La criminalizzazione della Geopolitica servita per quasi cinquant'anni come strumento di dominazione straniera, per far perdere agli europei la coscienza stessa della loro identit e posizione, oltre che storia, a tutto vantaggio della potenza imperialista occupante. Una delle forme per la dominazione geopolitica del mondo. Da 55 anni gli europei e gli italiani in particolare "pensano americano". Fin da piccoli siamo stati allevati a musica americana, cinema e tv americane, moda e cibi americani, dobbiamo conoscere il basic english della nuova koin mondiale anche per comunicare tra noi e il mondo; l'America "fa tendenza" sempre e comunque. E quando non ci riesce usa le bombe. E soprattutto l'Americanismo ha fatto la storia e la geografia per tutti noi; in particolare quella del secolo oramai al tramonto. Storia di "eroici giovani americani che lasciano le loro case, i padri fieri e le mamme piangenti, per venire a liberarci da terribili tiranni, rossi, neri o verdi - fascisti, marxisti e marziani compresi - che volevano conquistare il mondo" (quello che, guarda caso, poi hanno conquistato proprio gli americani, novelli israeliti dal "Destino Manifesto")! "Notre Europe" E' GIUNTA L'ORA DI LIBERARCI DEI "LIBERATORI"! Di rimandarli a casa mammine, con le loro gambe o anche senzacome preferiscono. E' giunta, da subito, l'ora di ritrovare le nostre radici, latine e germaniche, celtiche e vichinghe, slave ed ugrofinniche, indoeuropee ed eurasiatiche; l'ora di recuperare la nostra MEMORIA STORICA assieme alla nostra COSCIENZA GEOGRAFICA, per ottenere la LIBERTA' POLITICA e la DIGNITA' SOCIALE. "L'Europa un luogo geopolitico, ma anche un luogo dell'anima, un Mito capacitante che continua a suscitare, all'alba del nuovo millennio, una Volont pi forte delle contingenze storiche del momento e che si riaffaccia continuamente nei secoli come realt positiva, da realizzare come NECESSITA' per tutti i popoli che la abitano" (da "La Dottrina delle Tre Liberazioni"). L'Europa stata da sempre simbolo di Cultura e Civilt, contrapponentesi alla spengleriana civilizzazione americana, di quell'America che nata come "pattumiera dell'Europa". Europa Imperiale e quindi antimperialista. Europa oggi: angolo sudorientale del "Nord" ricco del mondo, periferia esposta dell'impero americano, sempre pronto a sacrificarla, anzi"liberarla" dei suoi stessi abitanti in nome di un sanguinario dio di vendetta, ridotto ad occhio minaccioso al centro di un triangolo: il Dio Dollaro e i suoi empi sacerdoti e leviti dalle mani e dalle vesti lorde di sangue innocente. Europa domani: Nuovo Asse del mondo, baricentro di Potenza, avanguardia

quadricontinentale delle lotte di Liberazioni continentali che saranno il destino del XXI secolo. La Cultura come arma di lotta rivoluzionaria Il Grande Timoniere della Cina moderna, il Presidente Mao Tse-Tug stato uno dei maestri di lotta e pensiero del secolo. Ed aveva ben compreso il ruolo rivoluzionario della cultura. Come l'Imam Khomeini lo comprese per la religione. In ordine temporale la nostra RIVOLUZIONE CULTURALE di LIBERAZIONE il primo impegno da intraprendere, per risvegliare i nostri popoli da un secolo di droga mentale e fisica, di incubi della Ragione e disperazione della Fede nel futuro. Ma sia chiaro che parliamo di Cultura etimologicamente intesa; noi vogliamo "coltivare" il nostro popolo, restaurare la vera Cultura Tradizionale. Non ci interessa la "cultura per la cultura", il vuoto nozionismo universitario. La nostra cultura, che sangue e spirito, sta a quella accademica nello stesso rapporto antitetico con cui la Geopolitica sta alla geografia scolastica fatta di "cinque continenti". Non crediamo, non abbiamo mai creduto ai falsi profeti della rassegnazione, della sconfitta, della capitolazione, della resa a discrezione, del pentitismo, dell'inutilit della politica militante fra il popolo e sul territorio, per favorire sterili cenacoli intellettualistici; sempre in attesa di un distratto gesto di condiscendente riconoscimento da parte dei "Soloni" della pseudocultura dominante del Pensiero Unico mondialista, in tutte le sue forme e manifestazioni. Ripetiamoci fino alla noia: anche i pi seri "imput" culturali, metapolitici non hanno valore se sono scissi dal Politico, non funzionali allo scopo finale : la Liberazione della Comunit Nazionale dalla colonizzazione culturale e politica. La nostra vera " Universita' ", d'estate, d'inverno, in ogni stagione, dev'essere in mezzo al popolo, ad insegnare ed imparare, a predicare la Liberazione Integrale e apprenderne le vie di realizzazione. Le Tre Liberazioni, alla luce della Dottrina Geopolitica di analisi dei rapporti internazionali ed interni dei popoli e continenti, non possono esistere separatamente l'una dall'altra. Esse sono strettamente correlate, interdipendenti ed interagenti. Rappresentano la scelta dell'avvenire di un'Europa libera che riscopre la trifunzionalit delle sue categorie tradizionali: il Sacerdote, il Guerriero, il Contadino, nelle moderne vesti di Sapiente, Militante, Produttore. Nel segno della prisca Roma di Juppiter/Mars/Quirinus; della seconda Roma: Costantinopoli-Bisanzio-Istanbul, pagana, cristiana, islamica. E alfine della Terza Roma: Mosca Europea, Asiatica, Universale. E' LA NUOVA TRINITA': DELLA RESTAURAZIONE DELL'UOMO INTEGRALE, DELLA RESURREZIONE DEI POPOLI, DELLA RISCOPERTA DEI CONTINENTI, ALL'ALBA DEL TERZO MILLENNIO.

LA DOTTRINA DELLE TRE LIBERAZIONI


Libert va cercando ch s cara, Come sa chi per Lei vita rifiuta. Dante Alighieri

Premessa La Libert parte stessa dellEssenza e dellesistenza di un uomo, come di un popolo; dogni Uomo e dogni Popolo in quanto tali. Tant vero che viene oggi considerata un Diritto fondamentale di ogni cittadino e fin dalla pi remota antichit la differenza sostanziale tra gli uomini era appunto rappresentata dalla facolt o meno di poter disporre liberamente di se stessi e dei propri beni. In mancanza di essa si cadeva in schiavit, nella disponibilit quindi di altri che potevano disporre a loro piacimento e spesso capriccio della persona dello schiavo, fino a privarlo della vita stessa. La schiavit nel mondo stata abolita ufficialmente da meno di un secolo e mezzo, a parte casi pi recenti, ma solo per essere spesso sostituita da forme pi larvate e subdole di dominazione praticamente totale ed assoluta su uomini, popoli, nazioni, interi continenti, fino ad avviluppare lintero globo. Dominazione militare, economica, politica, religiosa, psicologica, culturale ed al giorno doggi persino biologica, informatica, ambientale ecc Sulla natura ed il contenuto della libert, come sui suoi limiti si sono misurati per millenni gli intelletti pi acuti dei filosofi, nel senso etimologico del termine. Le tre Liberazioni La Dottrina delle Tre Liberazioni, che possiamo anche definire Dottrina della Liberazione Integrale, intende trattare gli aspetti COMUNITARI della libert delluomo, inteso non come singolo individuo, bens quale Persona; non Monade isolata e conclusa, ma parte organica di un tutto, membro attivo e cosciente, funzionale alla Comunit. Essa tratta quindi della LIBERAZIONE NAZIONALE, LIBERAZIONE SOCIALE E LIBERAZIONE CULTURALE. Partendo da una Visione Tradizionale anagogica, organicistica ed olistica dellesistenza, si intende quindi analizzare la libert (o la sua mancanza) ed i limiti della stessa concernenti i vari aspetti dellUomo come essere SOCIALE: indissolubilmente legato sia da vincoli di sangue, che di cultura e di relazioni sociali, cio di Storia e di Geografia, ai propri simili in quella Unit Vivente che la Comunit di Destino agente nella Storia e nello spazio vitale geografico. Luomo nella natura e nella Storia E infatti del tutto evidente che nessun uomo pu dirsi assolutamente libero e svincolato da qualsivoglia rapporto sociale con altri uomini, per non dire con lambiente che lo circonda, quasi in un presunto, adamitico stato di natura. Esso rappresenta, come ben sappiamo dalle osservazioni sul mondo animale e vegetale, un falso del pensiero illuminista e modernista, che a sua volta affonda le radici in una prospettiva monistico-creazionista che considera essere lintero mondo creato al servizio delluomo e a sua completa e libera disposizione. Tale concezione, materializzatasi dopo la perdita di ogni dimensione spirituale, ha prodotto i noti disastri ambientali oggi sotto gli occhi di tutti. Al contrario dobbiamo considerare il Sistema-Terra, come un organismo vivente e pulsante, un ecosistema unitario del quale luomo una specie fra le altre nella sua nicchia ecologica. E insomma lipotesi GEA, oramai assurta a evidenza inconfutabile, specie se si considerano i danni devastanti arrecati dalla modernizzazione e il conseguente fenomeno di rigetto, che preannuncia lennesima (la sesta?) estinzione di una specie incompatibile: la nostra! E daltra parte, proprio per quanto affermato sopra, sulla natura sociale-comunitaria delluomo, altrettanto evidente che, se non vi pu essere uomo svincolato dal suo habitat in base alla sua natura, altrettanto non pu esistere individuo isolato dalla Comunit, in base al suo essere sociale.

Ogni uomo agisce nella Storia in quanto interagisce con la Comunit dappartenenza, originaria od acquisita che sia. La liberazione nazionale Ma allora ne consegue, logicamente, che non pu esistere vera libert individuale e collettiva quando la stessa Comunit Nazionale e Sociale NON E LIBERA, ma sottoposta ad un Potere esterno ed estraneo che ne conculca il libero arbitrio, ne manipola e determina le scelte, ne controlla i mezzi di sussistenza e le volont di governanti e governati. La Liberazione nazionale dunque lassunto prioritario per ogni libert politica e civile degli uomini che ne fanno parte e delle generazioni a venire. Del resto ogni uomo vive anche su una terra, si mantiene e prospera con il frutto del suo lavoro, alleva ed educa i figli. Ogni membro comunitario ha diritto, per la sua stessa appartenenza organica allEntit superiore rappresentata dalla Comunit, ad una sostanziale LIBERTA DAL BISOGNO. ... la Liberazione sociale La Liberazione sociale si concretizza nellesaudimento da parte della Comunit delle necessit primarie, dei servizi essenziali per una vita civile degna di questo nome: cibo, salute, istruzione, casa, sicurezza, dignit, giusta collocazione di ciascuno nella funzione che pi gli compete, una dignitosa vecchiaia assistita fino ad un sereno trapasso. A ciascuno secondo i bisogni, da ciascuno secondo le capacit, non uno slogan di facile effetto, ma la base stessa di ogni convivenza civile in un societ ben sviluppata. Ovviamente lessere umano non ha solamente una dimensione prettamente materiale, non uomo ad una dimensione soltanto, anche se oggi proprio a questo che il sistema liberal-capitalista lo vorrebbe ridurre. Nel momento stesso in cui egli concepito, diventa erede di un patrimonio che lo ricollega ad una catena ininterrotta di antenati: non una tabula rasa ma porta in s, nel suo DNA un patrimonio genetico che lo rende unico. E anche il suo carattere un unicum a cui, con la nascita, leducazione e lesperienza, aggiunge un patrimonio culturale specifico: una lingua madre, un insieme di nozioni, lesperienza diretta di un paesaggio circostante e di un habitat, clima compreso, unalimentazione particolare adatta al suo standard di vita, delle convinzioni etico-morali e delle idee filosofiche e religiose proprie del suo tempo e del suo spazio. ... la Liberazione culturale La Liberazione culturale rappresenta quindi il terzo pilastro indispensabile per la formazione di un essere umano completo, sano ed integro nel corpo e nellanima. Come tutto ci si possa e si debba realizzare oggi, nel mondo moderno, nellEuropa allalba del Terzo Millennio cristiano, ma anche alla fine di un ciclo di civilt ben pi antico e radicato nei popoli del continente Eurasia, il contenuto delle pagine seguenti, tenendo tuttavia conto di alcuni presupposti. Libert e Liberazione Innanzi tutto si noter che viene usato il termine LIBERAZIONE, dando quindi alla parola Libert una connotazione dinamica, volontaristica; una prospettiva in fieri proprio perch, come sar dimostrato, le fondamentali libert elencate sono attualmente eluse, tradite, assolutamente inesistenti a livello nazionale e mondiale. Se la libert la condizione di chi libero (e non solo si sente e crede di esserlo), la liberazione latto e leffetto del liberare. E tanto pi si allarga e progredisce la libert quanto pi il processo di liberazione avanza nelle coscienze e nel paese reale in lotta con un paese legale, che non altro che lo strumento legislativo, istituzionale e giuridico del Potere occupante gestito dai collaborazionisti interni. A questo riguardo, superate le vecchie, obsolete classificazioni destra-centro-sinistra, fascismoantifascismo/comunismo-anticomunismo ecc la vera contrapposizione del futuro sar tra i Patrioti Combattenti per la Liberazione europea e i collaborazionisti delloccupante americano, sfruttatori dei propri popoli e fautori del Progetto Mondialista di dominazione planetaria.

Unit e trinit della Lotta di Liberazione Bisogna poi precisare che le tre Liberazioni sono assolutamente correlate ed interdipendenti. Non vi pu essere reale liberazione di un popolo che non le contempli tutte; anche se certamente, in termini di sviluppo temporale, la Liberazione Nazionale prioritaria e propedeutica delle altre due. Ma anche nel suo conseguimento non si pu prescindere dalla realizzazione, almeno in nuce, delle strutture essenziali alla Liberazione sociale del popolo ed etno-culturale della Comunit nazionale nella sua totalit. Non pu esistere LIBERTA POLITICA dello e nello Stato che non realizzi la LIBERTA SOCIALE ed ECONOMICA del suo popolo e la instaurazione della propria IDENTITA CULTURALE. Cos non pu esistere Libert e prosperit socio-economica in un paese occupato e sottomesso agli interessi finanziari e strategici della potenza invasiva che, proprio per favorire lo stato dasservimento delloccupato da parte delloccupante, ne stravolge volontariamente la base sociale e culturale, imponendo ogni forma di mescolamento e sradicamento dalle proprie tradizioni. Stravolgimento che concerne sia le vittime dirette di tale sradicamento, come oggi accade alle masse sottoproletarie del Sud del Mondo costrette ad emigrare, sia i lavoratori europei, minacciati nella loro identit culturale e storica, sia nella loro sopravvivenza sociale, di fronte ad una massa di sfruttati gettati come carne da lavoro sul mercato della produzione e del consumo. La Globalizzazione del mercato del lavoro la forma moderna pi subdola e disumanizzante di razzismo e sfruttamento schiavistico, dai tempi della deportazione anglo-americana di schiavi dallAfrica Nera. Essa presuppone e favorisce la guerra fra poveri del Sud e Nord del mondo a tutto vantaggio delle classi dominanti di entrambe. Ed alfine impensabile conquistare e mantenere le libert politiche, nazionali e sociali, fra un popolo senza pi radici e Valori forti di riferimento, schiavizzato nelle menti e nelle anime prima ancora che nei corpi. E del tutto evidente che un simile popolo, oramai ridotto a massa informe sotto la dittatura dei pi bassi istinti, della pi materialistica ricerca del profitto, non si porrebbe neanche lobiettivo della propria liberazione e della SOLIDARIETA tra i suoi membri, mancando oramai ogni legame comunitario, ogni riferimento ideologico, politico, religioso, in un termine ogni IDENTITA COMUNITARIA.. Non c bisogno di specificare che lindividualismo, ledonismo solipsistico e il libertarismo, com per il liberismo, rappresentano la pi diretta negazione della vera, autentica Liberazione in tutti i settori della vita comunitaria. La qual cosa sempre avviene quando alla Libert come aspirazione non si unisce la Responsabilit come principio interiorizzato di vita e di valutazione. Liberazione DA e Liberazione PER Questa considerazione ci porta ad unulteriore precisazione della Dottrina delle Tre Liberazioni. La distinzione classica cio tra LIBERAZIONE DA qualcosa e/o qualcuno, e LIBERAZIONE PER qualcosa e qualcuno. In sostanza, per quanto concerne il tema in oggetto, si tratta della stessa differenza tra una formulazione al negativo della libert conculcata (es.: lotta di liberazione dalloccupante straniero), ed una al positivo, una LIBERAZIONE CREATIVA, per realizzare nella Storia, cio nel tempo e nello spazio geografico, quel Destino di Civilt che la ragione stessa desistere della Unit Comunitaria. E se solo la Libert di un popolo, che si d forma nello STATO, propedeutica alla creazione di Cultura e Civilt, nel senso pi classico di questi termini, la Nuova Civilt che ne scaturisce apportatrice di Libert non solo per lUomo Nuovo formatosi al suo interno, ma anche di Liberazione per gli altri popoli ancora asserviti alla schiavit imposta dalle Oligarchie cosmopolite. Per un nuovo inter-nazionalismo Al contrario di quanto si creduto in questo secolo, il vero INTER-NAZIONALISMO non si fonda sulla classe, ma sulla COMUNITA ORGANICA DEL POPOLO, di ogni popolo, nella sua propria specificit. Linternazionalismo marxista, per esempio, heghelianamente basato su una scienza sociale autorealizzantesi nella storia, nella sua applicazione pratica istituzionale ha oggettivamente favorito proprio il disegno del Grande Capitale internazionale, nella sua oramai plurisecolare opera di sradicamento delle culture e dei popoli (oggi anche in senso letterario e fisico).

Nonostante le molte cose giuste realizzate ed alcune teorizzazioni valide per quei tempi, esso ha alfine determinato oggettivamente il trionfo del presunto avversario mondiale, che puntava alla distruzione delle differenze e specificit per meglio addivenire alla globalizzazione totale del Mercato/Mondo; nella prospettiva, ormai prossima, di realizzare il Progetto politico Mondialista di dominazione sui popoli, da parte di una ristrettissima cerchia doligarchi internazionalisti cosmopoliti. Il marxismo insomma non ha saputo superare il suo vero handicap iniziale di una critica tutta interna alla logica capitalistica. In questo senso alla fine il padre ha ucciso il figlio e non viceversa. La disintegrazione dei popoli in favore dellindividualismo edonista, fino alla pi recente teorizzazione dei cosidetti diritti umanitari universali da difendere (a scapito e anche contro le singole comunit nazionali dappartenenza) , funzionale unicamente alla distruzione di ogni forma organizzata che ancora faccia da scudo alla libert vera delluomo, di ogni uomo, ponendolo solo e nudo alla merc del Potere mondiale del Capitale; e chiamando poi questo rapporto libero mercato, libert di concorrenza e similari. Una libert economica globale ed un diritto dingerenza umanitaria disapplicati e respinti proprio dalla superpotenza americana che vorrebbe imporli al resto del mondo. E se questo processo disintegrativo si realizzato pi a fondo e celermente ad Ovest che non nellEst sovietico e nei paesi del Terzo Mondo che adottarono almeno ufficialmente il marxismo, ci dovuto al fatto che, istintivamente, quei popoli e le loro lites realizzarono ben presto, nei fatti, una qual forma di NAZIONALCOMUNISMO, pratico se non teoretico, che (ribaltando i rispettivi ruoli assegnati allorigine dallideologia trionfante) seppe inquadrare la dottrina marxiana stessa ai singoli interessi nazionali, ricollegandosi, nonostante i presupposti teoretici materialistici, alle rispettive culture e civilt talvolta plurimillenarie. E stato il caso di Cuba, della Cina, del Vietnam, della Corea del Nord, della Yugoslavia, oggi fra gli ultimi baluardi di difesa dei popoli dalla mondializzazione; come gi fu per la Russia di ieri. Il Comunitarismo Europeo quale attualizzazione e superamento del Nazional-comunismo Allo stato attuale delle cose, e con la recente esperienza di quelle nazioni e sistemi sociali, possiamo affermare che la prossima, futura Lotta di Liberazione non pu che essere Mondiale, come Mondialista, nei mezzi e nei fini, il Potere dintervento e repressione del Sistema imperialista americanocentrico. Essa deve essere quindi INTER NAZIONALISTA, PER QUANTO CONCERNE GLI AGENTI IN CAMPO, e basata sulle GRANDI UNITA CONTINENTALI GEOPOLITICHE, PER QUANTO RIGUARDA LO SPAZIO E LA POSIZIONE dei popoli che ne fanno parte. In tale prospettiva auspicabile unAlleanza Quadricontinentale Antimperialista. In particolare la Liberazione dellEuropa ipotizzabile soltanto in una dimensione geopolitica unitaria che va dallAtlantico al Pacifico, cio la penisola europea + la Federazione russa, oggi pi che mai europea a pieno titolo, con gli immensi spazi logistico-strategici siberiani: lEurasia unita da Reykjavik a Vladivostok, dallAtlantico al Pacifico. In questo quadro dinsieme planetario, il futuro Comunitarismo Europeo rappresenterebbe un naturale sviluppo ma anche un superamento dello stesso Nazionalcomunismo, come si storicamente realizzato. Infatti, pur ponendosi su quel filone di pensiero, anzi portandolo alle estreme conseguenze, lo ingloba in una Nuova Sintesi che rimette in discussione sia il Nazionalismo che il Comunismo, nella loro teoria come nella pratica realizzazione storica. Possiamo allora affermare, per il momento, che una realistica prospettiva di Liberazione Continentale ipotizzabile s partendo dalle specificit nazionali, regionali e locali, dei popoli, ma ridefinendo queste in forme e contenuti adeguati ai tempi, inserendole in pi estese e vitali unit Politiche, istituzionalmente organizzate come UNITA IMPERIALI CONTINENTALI, geopoliticamente unitarie ed economicamente autarchiche. Il vtero nazionalismo borghese, nato ideologicamente dal secolo dei cosiddetti Lumi e politicamente dalla Rivoluzione Francese del 1789, non solo ha fatto il suo tempo, essendo completamente inadatto ad affrontare le sfide globali del nuovo millennio ma, passato per la fase del colonialismo moderno e dellimperialismo, sfocia oggi proprio in un internazionalismo funzionale al progetto del Governo Unico mondiale. Esso, ricompattato a forza sotto legida dellEuropa Unita del e dal Capitale, si pi volte dimostrato completamente succube di fronte al ricatto mondialista, americano-sionista. Lunico supernazionalismo oggi trionfante su tutti i rivali quello della talassocrazia USA dominante i mari e i

cieli della Terra, santuario strategico inviolabile di quei Poteri forti storicamente ed economicamente caratterizzati da un cosmopolitismo apolide. Il XX secolo Il nazionalismo che abbiamo conosciuto in questi ultimi due secoli il frutto della ideologia dei Lumi e della Rivoluzione Francese, forgiato dalla rivoluzione industriale e tecnologica dall800 in poi, e trasformatosi in imperialismo su tutto il globo, specie da parte delle potenti talassocrazie anglofone e dalla Francia. Il Ventesimo secolo dellera cristiana che ci lasciamo alle spalle ha assistito allo scontro sanguinario dei nazionalismi europei in ben due Guerre Mondiali a distanza di una generazione. Una vera e propria guerra civile europea che li ha visti tutti soccombenti, tutti sconfitti, anche quelli che sedettero al tavolo dei vincitori a Yalta e a Postdam. Nel secondo dopoguerra infatti abbiamo assistito al sistematico smantellamento dei rispettivi imperi coloniali europei, favorito dal neo-imperialismo USA, che ad essi si sostituito in ogni angolo del globo. La stessa Unione Sovietica, unico rivale credibile nella eterna contrapposizione tra Potenze terresti e marittime, uscita alfine sconfitta, disintegrata e piegata al volere mondialista alla fine della Terza Guerra Mondiale: guerra fredda solo in quello spazio geo-strategico che era lEuropa divisa dei blocchi, ma guerra sanguinaria di conflitti locali, di golpe militari, di blocchi economico-commerciali, guerra ideologicopolitica e tecnologico-strategica dappertutto. Siamo in presenza di un mondo unipolare americanocentrico, articolato e ramificato in un Sistema gerarchizzato e piramidale di rapporti politici subordinati. Alcune medie potenze sono sottoposte, nelle rispettive aree geopolitiche di appartenenza (Germania per lEuropa, Giappone in Asia, Australia in Oceania ecc.), ad un ruolo di esecutori e guardiani, valvassori e valvassini del nuovo ordine mondiale; anche nella prospettiva di un passaggio i n atto tra il monocentrismo capitalista americanocentrico ed un policentrismo che favorir il risorgere di governi di centro-destra, liberal-liberisti, fautori di un neonazionalismo pi funzionale alla dominazione capitalista del Mondialismo, al trionfo del suo progetto finale che travalica lo stesso fattore economico materialistico. In simile prospettiva e ridefinizione di ruoli, il nazionalismo Sette-Ottocentesco non solo non ha pi ragion dessere come fattore di unit, sovranit, indipendenza e liberazione dei popoli, ma in Europa oggi il pi puntuale strumento di asservimento delle rispettive popolazioni al Dominio Planetario Mondialista. Compito che svolge uniformando, allesterno come allinterno, legislazioni ed istituzioni agli interessi della superpotenza dominante e del Mercato Globale e conducendo nei rispettivi domini delegati una sempre pi palese e massiccia opera di repressione e persecuzione di qualsivoglia, anche velata forma di contestazione e non omologazione al modello dominante del Pensiero Unico. Omologazione alla quale sette, massonerie varie e istituzioni ecclesiastiche offrono il loro apporto ideologico-dottrinario, la sottomissione dei propri seguaci e la benedizione sacramentale. Mondialismo e Glocalizzazione A dispetto di questo quadro sconfortante, non possiamo non notare che sempre pi uomini dlite e popoli, quasi per innato istinto di resistenza e conservazione, tendono a contrapporsi allomologazione totalitaria del Capitale, al capitalismo nelle sue forme pi selvagge ed aberranti, le cui conseguenze disastrose sotto il profilo sociale ed ecologico sono pi evidenti di quelle culturali e spirituali, pur sempre presenti. In particolare, accanto ad un processo di globalizzazione imposto dallalto tramite istituzioni politiche e religiose, media, lavaggio del cervello o strumenti repressivi tout court, assistiamo ad un istintivo ritorno popolare alla LOCALIZZAZIONE, al recupero delle proprie radici culturali e storiche, alla difesa, anche miope e scomposta, della propria specificit, nonch ad un recupero dellequilibrio con la natura e il territorio. La coscienza ECOLOGICA sempre pi diffusa anche se resta soccombente di fronte alloffensiva inarrestabile della tecnologia pi devastante e distruttiva (si pensi solo per fare un esempio ai disastri ecologici del petrolio).

Questo processo di revisione e restaurazione dei Valori stato definito come GLOCALIZZAZIONE, perch unisce rappresenta la sintesi tra un ritorno al particolare e una presa di coscienza della generalit ed interdipendenza dei problemi della Terra intera. Allinizio del Ventunesimo secolo oramai evidente, sotto gli occhi di tutti lequazione: Progresso tecnologico, sperimentazione bio-tecnologica, informatica e similari = REGRESSO dellUomo nella sua integrit fisica, biologica, mentale, sociale. La concezione lineare-progressista e progressiva di una Storia e Civilt dellUmanit, intesa come unitaria ed unidirezionale, ha fatto il suo tempo. Essa in piena crisi avendo dimostrato la sua falsit e perversione che rende luomo non pi libero, cosciente e felice, ma sempre pi schiavo, ottuso ed infelice. La stessa esplosione demografica in una parte del pianeta e la denatalit delle societ industrializzate non rappresentano che le due facce di una stessa medaglia, i due problemi creati dalla stessa causa: lideologia modernista che ha preparato il campo al dominio totale del Capitale sullUomo. Si realizza drammaticamente la previsione del disastro annunciata in TUTTE le Culture Tradizionali, (preVisione in quanto Ricordo del gi avvenuto in ere passate), basate su una concezione circolare della Storia; per esse Rivoluzione dunque un revolvere, tornando alle Origini, dopo aver attuato una sintesi dialettica delle antitesi. NellArmonia generale del Cosmo. Lungi da catastrofismi apodittici essa propedeutica alla dottrina delle Tre Liberazioni in quanto ne riconosce la Realt, la Validit e lIneluttabilit, sia sul piano logico che ontologico. Terra degli Avi e Territorio di lotta Per quanto riguarda pi specificatamente la Libert Nazionale quindi, questultima presuppone una ridefinizione della Nazione stessa, della sua natura, della sua origine come dei suoi fini. Se sul piano pi ideale, la formulazione pi perfetta quella che definisce la Patria il luogo dove si combatte per la propria Idea, per la Visione del Mondo, sul piano storico essa rappresenta nellImmaginario Collettivo di una Comunit la Terra dei Padri, degli Avi: quella che fu conquistata con la Lotta, fruttificata con il Lavoro, sacralizzata dalla presenza dei Lari, degli Antenati. Infine, sotto laspetto politico-programmatico quella nazionale Comunit di Destino nella Storia e nello Spazio geografico, entrambe analizzati e studiati nelle direttive strategiche di lungo periodo dalla GEOPOLITICA. Il concetto di microcomunit tornato in auge anche come difesa e contraltare alla dispersione ideale, ideazionale e fisica delluomo moderno nel cosidetto villaggio globale, informatico e politico, che assomiglia sempre pi ad una jungla planetaria o, meglio, ad un deserto postatomico, esteriore quanto interiore; realizzando ancora una volta la profezia di chi disse che allinizio delle Civilt c la foresta, alla sua fine il deserto! La sua forma degenerativa per rappresentata dalla difesa gretta ed egoistica del proprio microcosmo economico-sociale, dal rifiuto di ogni forma di solidarismo nazionale ed internazionale, in unottica miope e provincialistica talvolta peggiore dei nazionalismi di vecchio stampo e sempre alla fine autolesionistica. LE TRE PROPRIETA La Dottrina delle Tre Liberazioni ha una risposta coerente in campo sociale al grande problema della Propriet che ha lacerato il XX secolo. Essa riconosce tre tipi di Propriet: la Propriet Nazionale, la Propriet Sociale e la Propriet privata ad uso sociale. Di fronte allo strapotere della Globalizzazione mondiale, delle multinazionali, delle lobbies industrialfinanziarie, di tutti i potentati economici e politici estranei alla Nazione ed al suo destino, assolutamente indispensabile che la Comunit sia liberata dai lacci economici che la strangolano, assicurando beni e servizi essenziali ai cittadini. Per questo motivo lo stato nazionale comunitario deve avere la propriet delle risorse che hanno interesse generale per tutta la comunit, per il suo benessere e la sua indipendenza.

La propriet nazionalizzata E quindi prevista la nazionalizzazione senza indennizzo di Banche (a cominciare da quella Banca dItalia che tale solo di nome; solo lo Stato pu e deve batter moneta), Assicurazioni, industrie del comparto energetico (con trattative dirette verso i produttori, senza intermediazioni delle multinazionali), telecomunicazioni, concentrazioni industriali di interesse nazionale e strategico (alimentari, armamento, informatica ecc). Ovviamente scuola, salute, trasporti e simili sono priorit di assoluto interesse nazionale che non possono essere lasciate a privati. Insomma tutto quello che di interesse generale deve appartenere alla Comunit popolare.

La propriet socializzata E la propriet di aziende, industrie, beni e servizi che riguardano una parte della comunit nazionale o locale, e soprattutto i diretti interessati, cio coloro che vi lavorano e ne ricavano il sostentamento per s e i propri familiari. Tutte queste saranno socializzate e diverranno quindi propriet indivisa ed incedibile dei lavoratori organizzati; i quali ne saranno allo stesso tempo proprietari come acquirenti di quote azionarie e responsabili verso la Comunit nel suo insieme, che controller produzione e gestione attraverso appositi Commissari Politici e Sociali. Va da s che nello stato nazionale non possano esistere concentrazioni industriali e/o finanziarie tali da poter minimamente influenzare, per estensione o ricchezza, le scelte politiche comunitarie. La Politica deve sempre e comunque guidare lEconomia, mai il contrario!

La propriet privata Lo stato deve riconoscere la piccola Propriet privata, quella dei beni e duso: la casa e le cose" per dirla sinteticamente. Ma la propriet privata deve essere sempre e comunque anche al servizio della comunit. Una propriet privata che non rispetti questo imperativo o addirittura lo contrasti non pu esistere; essa viene immediatamente sequestrata senza contropartita e nazionalizzata. Alcuni esempi: la casa lasciata sfitta, il campo non coltivato, la piccola fabbrica a gestione familiare che inquini lambiente con i suoi fumi e scarichi, ecc La propriet privata pu esistere SOLO se ha uno scopo sociale, un fine comunitario di sviluppo per tutti. E questo vale sia a livello locale che generale. Il ch ci introduce alla questione della LOCALIZZAZIONE e delle grandi UNITA CONTINENTALI. Piccole patrie e Grandi Imperi Se la nazione-stato degli ultimi due secoli completamente inadeguata al confronto con la Globalizzazione ed il progetto Mondialista di dominio planetario, a maggior ragione le piccole patrie, a se stanti, sono completamente inermi di fronte al pericolo dellomologazione planetaria; anche se favorite da un maggior radicamento ambientale e culturale (non sempre e non dappertutto). Il rischio pi immediato quello di scambiare tale ritorno alle radici per semplice recupero folklorico, tra canti, balli e cucina per un turismo di massa in cerca del colore locale. Aspetti che il Mondialismo ha dimostrato di saper ben recuperare ed inserire nel proprio Progetto, anche con accurati studi di mercato sulla differenziazione qualitativa delle merci in funzione delle differenze etno-culturali, del resto sempre pi labili, superficiali e imbastardite. Il pericolo pi subdolo che, addirittura, la lotta di liberazione localista dal centralismo nazionalitario dei secoli passati, divenga a sua volta strumento del Mondialismo stesso per piegare alla propria volont ed ai suoi sordidi progetti le nazioni che ancora resistono e non intendono piegarsi allimperialismo americano ed allinteresse capitalistico.

Il ruolo della geopolitica Questo spiega ampiamente la differenza di atteggiamento dell'imperialismo USA e dei suoi manutengoli europei ed asiatici nei vari scacchieri delle crisi tra stato centrale e sue minoranze etniche: Serbia-Kossovo, UE-Austria, Russia-Cecenia, Turchia-Kurdistan (ma anche Iran/Iraq-Kurdisthan), Indonesia-Timor Est in periodi differenti, eccecc Persino le posizioni verso singoli personaggi politici e movimenti rivoluzionari sono mutati sulla base del medesimo progetto. Un esempio per tutti: Arafat e lOLP> Israele. Da terrorista internazionale a premio Nobel! E soprattutto strumento-ostaggio nelle mani del Sionismo, dentro e fuori Israele. Soltanto il ruolo di questultimo resta immutato per lovvio motivo che rappresenta, a livello di struttura internazionale portante, il motore stesso del Mondialismo, in tutti i suoi aspetti: economico, mediatico, ideologico-religioso, politico e via elencando. Nonch un sito geostrategico di dominazione sul Vecchio Mondo unico. E allora evidente che lunica via realistica e giusta per la Liberazione Nazionale dEuropa, quale esempio anche per tutti gli altri popoli, risieda nellUNITA GEOPOLITICA CONTINENTALE, nellEuropa Unita dallAtlantico al Pacifico, l Eurasia dei geopolitici, cio tutta la penisola e le isole europee + la Federazione Russa. Ed in tale contesto storico futuro, nel XXI secolo, questultima avr certamente un ruolo guida per la Lotta di Liberazione Continentale. Anche nelle sue pi piccole articolazioni. Prima di tutto il continente Eurasia deve liberare se stesso e scrollandosi di dosso il giogo imposto dalla Finanza Mondiale che ne depreda le risorse e ne affama il popolo, distruggendolo materialmente e spiritualmente con i veleni pi scoperti delloccidentalizzazione. Per le sue dimensioni, per la vastit delle sue terre vergini e ricchissime di materie prime, per la sostanziale tenuta del suo popolo nonostante laggressione mondiale da almeno due secoli, la Russia, potenza terrestre in naturale conflitto con le talassocrazie anglofone, la pi naturale candidata al ruolo di guida della Liberazione Continentale Europea. Mosca (la Terza Roma dei mistici russi) sar la candidata ideale per la riscossa antimondialista dellEuropa dei cento popoli sotto una sola bandiera! Essa giocher, mutatis mutandis, il ruolo che , per esempio Piemonte e Prussia ebbero nellOttocento nella creazione rispettivamente delle Nuove Nazioni, Italia e Germania, poi ritrovatesi unite dal Destino nella sconfitta di tutta lEuropa; sconfitta propiziata proprio dal loro scontro con la Russia a sua volta vittima postuma, dopo mezzo secolo, del comune Nemico del genere umano. Del resto la Russia stessa non potrebbe mantenere la propria sostanziale indipendenza, come si dimostrato, isolandosi dallEuropa in un panslavismo nazionalistico anchesso ottocentesco, pensando di affrontare su simili basi la sfida del MONDIALISMO nel secolo ineunte, che sfida globale per il dominio di tutto il pianeta e delle sue risorse, quelle russe in primis. Imperium contro imperialismo In tale contesto allora la Lotta di Liberazione Nazionale delle Patrie Locali dEuropa trover la sua possibilit di realizzazione ed il suo sbocco naturale nel nuovo concetto di IMPERIUM CONTINENTALE EUROPEO. La stessa esistenza di un simile progetto lo porrebbe naturaliter in conflitto totale con il Potere Mondialista. Esso determinerebbe infatti, inevitabilmente, la sconfitta definitiva del dominio totalitario americano-capitalista, non solo in Europa, ma in tutto il mondo. Del resto la tendenza allunificazione delle Grandi Aree Etno-Culturali e Geopolitiche gi oggi in atto, studiata dagli stessi politologi anglofoni pi avveduti e dai geopolitici pi spregiudicati. Una tendenza generale, ineluttabile e necessaria, che attende solo una PRESA DI AUTOCOSCIENZA della realt storica e geografica delle Unit Geopolitiche in questione, unita ad una speculare IDENTIFICAZIONE DEL NEMICO OGGETTIVO GLOBALE di tutti i popoli su tutti i continenti ed oltre La concezione circolare della Storia per sua stessa natura non pu essere conservativa o reazionaria; essa etimologicamente RIVOLUZIONARIA. Questo spiega perch una concezione imperiale e comunistica (quindi antimperialista) dello Stato, fondata s sulla specificit dei popoli nelle loro ricche e molteplici differenze, ma realizzata nellUNITA GEOPOLITICA CONTINENTALE, sia quanto mai attuale e futuribile.

Essa risponde alle esigenze di una lotta credibile e fattibile alla globalizzazione capitalista, difende la libert e specificit dei popoli che la compongono proprio con lUnit e guida la lotta di liberazione dei popoli di tutto il mondo ponendosi allavanguardia di unALLEANZA QUADRICONTINENTALE ANTICAPITALISTA ED ANTIMPERIALISTA. Tutto il contrario del Nazionalismo centralista post-Rivoluzione Francese, che impose, in Europa e ovunque nel mondo un modello unico, il quale dette la peggior prova di se durante la fase coloniale e le Guerre Civili europee di questo secolo XX. Finendo per ridursi a sua volta a colonia dellimperialismo talassocratico doltre Atlantico. E che oggi, ridotto ad un unico comune d(en)ominatore, arriva alla sua naturale degenerazione centralista e totalitaria ruotante attorno al baricentro atlantico, avvolgendo nelle sue spire tutto lorbe terracqueo. Quindi per sintetizzare al massimo: Impero Europeo di popoli liberi contro Imperialismo Mondialista Americanocentrico + Vetero-Nazionalismi. I quali ultimi, pur nella fase policentrista del Capitalismo, sono cementati da ununica ideologia e da un solo progetto (nel quale ricoprono compiti particolari ma convergenti) in una sorta di regionalizzazione dei ruoli e delle funzioni su base geopolitica. Sempre e comunque incentrata, politicamente e militarmente, sul ruolo egemone della superpotenza USA, liberista nella teoria quanto monopolista nella pratica, fautrice della globalizzazione dei mercati e dellomologazione dei popoli, al fine di favorire il dominio di una ristretta casta privilegiata di cosmopoliti biblici, nel senso sombartiano e weberiano del termine. LA LOTTA di LIBERAZIONE : La nostra risposta Essa inizia dalla lotta di resistenza e riscossa politica e culturale del continente Eurasia. Prosegue come Lotta di Liberazione dal dominio imperialista doltre Atlantico, veicolo armato del Progetto di Dominazione Mondialista da parte di unOligarchia economica, politica, ideologica ed etnica profondamente razzista (specie nel senso di razza dellanima) ed anti-europea. Oligarchia che assogetta le menti appiattendole sotto il totalitarismo del Pensiero Unico e ricattando i popoli europei con le menzogne sul proprio passato, al fine di dividerli e contrapporli in guerre politiche ed etniche fratricide. La nostra Lotta di Liberazione approda infine ad una COMUNITA DI DESTINO a respiro continentale, cementata, nella sua ricca e creativa molteplicit, da una comune dorigine e, quel che pi conta, da una Missione di Liberazione planetaria. E evidente che siamo in presenza di due Concezioni della Vita, del Mondo, dello Spirito, della Comunit politica e sociale, dellEsistenza, della Storia completamente, totalmente ed irrecuperabilmente ANTITETICHE, ANTAGONISTE ed AUTOESCLUDENTISI. Sia a livello fisico che metafisico. Come tali destinate a scontrarsi in eterno. Quella delle Tre Liberazioni la nostra risposta dottrinaria che prepara, attraverso le sue lites culturali e politiche, la presa di coscienza di un popolo intero; presupposto indispensabile per tradurre il pensiero in atto, la conoscenza della situazione reale in azione di popolo. Per realizzarsi nei fatti questa azione dovr darsi una struttura militante, uno strumento politico che sappia coniugare teoria e prassi rivoluzionarie: la realizzazione della Dottrina delle tre Liberazioni sul piano storico, passando per tutte le fasi della quotidiana lotta di liberazione nazionale, sociale e culturale fra e per i rispettivi popoli.

Il ruolo guida rivoluzionario per la Liberazione A tal fine riteniamo indispensabile la creazione di un COORDINAMENTO NAZIONALE EUROPEO (sotto forma di Movimento dAvanguardia, tanto articolato nelle sue diramazioni territoriali, quanto unitario nella sua Dottrina Politica e nelle sue lites dirigenti). Un Movimento quindi trans-nazionale europeo, del quale le articolazioni a livello di singole nazioni non siano che le sezioni territoriali locali. Tale Movimento (inizialmente di quadri militanti, per poi divenire Forza Unita di Popolo) dovr essere quanto mai articolato ed elastico, a seconda delle condizioni locali in cui si trover ad operare nelle varie realt dEuropa; sar esso stesso il riflesso della molteplicit arricchente dei nostri popoli.

Tuttavia, proprio per questo, dovr preventivamente porre e porsi dei confini ben netti, degli obiettivi strategici ben definiti, una politica tendenzialmente unitaria. Dovr insomma avere una stessa visione del mondo, della lotta, degli obiettivi primari da raggiungere. Siamo assolutamente certi che la presente DOTTRINA DELLE TRE LIBERAZIONI rappresenti una buona piattaforma di partenza sulla quale costruire il futuro per la Liberazione Nazionale, Sociale ed Culturale dei popoli dellEuropa Unita. APPENDICE LA QUARTA LIBERAZIONE Abbiamo accennato allinizio ad una QUARTA LIBERAZIONE: la Liberazione Spirituale. Essendo il presente un documento propriamente politico a carattere comunitario, faremo solo un breve accenno ad una questione che riguarda la sfera pi intima e riposta di ogni uomo, e solo per quanto concerne la sua proiezione politica e sociale, che invece coinvolge tutta la comunit. Lo Stato comunitario tutela, difende e propone i Valori spirituali del singolo come di tutto il popolo. Riconosce libert di culto e anzi favorisce ogni manifestazione di pietas pubblica e di devozione popolare. Basandosi sulla convinzione dellUnicit originaria della Tradizione primordiale, articolatasi nella varie forme ed espressioni cultuali, lEuropa Unita di domani non solo garantir le varie religioni presenti sul suo territorio, ma si far essa stessa portatrice di una FUNZIONE ANAGOGICA E SACRALE. Ognuno sar libero di adorare il Principio Superiore in cui si identifica, con il solo limite delle leggi dello Stato e dellinteresse vitale della Comunit nel suo insieme, la cui libert non deve essere sottoposta ad attacchi, pressioni o ingerenze di sorta in tutti i campi del politico e del sociale che ad essa competono: difesa, istruzione, salute, campo sociale, cultura, ecc. Rifiutando una visione laica, o peggio materialista, lo Stato Comunitario non solo si pone a difesa di tutte le fedi compatibili con i suoi Valori fondanti, ma si fa Egli stesso PORTATORE DI VALORI SPIRITUALI, ponte verso un superiore Piano dellEssere, anche con cerimonie e Riti di Stato, come fu nella prisca romanit e in tutte le societ Tradizionali. Massimo valore sar dato al Culto degli Avi, cos ricollegandosi alla propria Storia, alla catena ininterrotta della stirpe della Comunit di Destino radicata nella Terra propria ai popoli europei. La quale considerazione ci riporta circolarmente allinizio del nostro excursus: alla LOTTA DI LIBERAZIONE DELLEURASIA, la nostra TERRA DEGLI AVI.

2.eurasiatismo

LIMITI GEOPOLITICI DEL CONTINENTE EURASIA


Dopo limprovviso crollo dellUnione Sovietica e la fine della divisione politica dellEuropa in due blocchi contrapposti, a risorgere dalle ceneri di Yalta non stato solo il Vecchio Continente ma anche la Geopolitica. Possiamo anche dire luna in conseguenza dellaltro, in naturale simbiosi. Dottrina ostracizzata e demonizzata nel dopoguerra come pseudoscienza nazista, oggi le analisi geopolitiche riempiono le pagine di giornali, periodici, rotocalchi, arrivando persino talvolta ad intrufolarsi, QUASI SEMPRE A SPROPOSITO, nei discorsi di politici e politologi. Un termine geopolitico che, seppur molto a fatica, si sta facendo strada nelle analisi degli esperti, o presunti tali, quello di EURASIA. Forse uno dei pi abusati nelluso che se ne fa ora, quanto fumoso nei reali contorni storico-geografici. Anche per le evidenti implicazioni di politica internazionale che esso rappresenta e sempre pi rappresenter nel futuro prossimo. Eppure Eurasia, nella terminologia geopolitica, un CONTINENTE che ha un ben preciso connotato geografico. Intanto bisogna sfatare un luogo comune giornalistico, facilmente veicolabile dalla parola stessa, chiaramente composta da Europa e Asia; e cio che essa non sia altro che la somma dei due continenti dei quali, in effetti, geograficamente parlando, innegabile lunitariet, essendo lEuropa nientaltro che un prolungamento ad ovest della massa terrestre asiatica, una penisola di grosse dimensioni dellAsia stessa. Europa a sua volta suddivisa in penisole (la Scandinavia, lIberia, la penisola italicae isole). Se a questa unit dovessimo aggiungere lAfrica, avremmo quello che si denomina il Vecchio Mondo (meglio Mondo Antico) contrapposto allaltra grande massa di terre emerse che lAmerica (le Americhe): potremmo definirla EURASIAFRICA, con un neologismo ridondante. In verit le cose non stanno affatto cos. Bisogna prima di tutto ricordare che la suddivisione dei continenti considerata dagli studiosi di geopolitica NON corrisponde a quella che ci hanno insegnato fin dalle elementari, cio i 5 Continenti: Europa, Asia, Africa, America, Australia (i cinque cerchi colorati del vessillo olimpico). Per la geografia classica i continenti sono masse di terra emersa circondate da mari e oceani ed atte alla vita delluomo; la qual cosa spiega, per esempio, perch lAntartide, vera isola-continente a se stante, terra perennemente ricoperta di altissimi ghiacciai, non sia mai considerata come tale e semmai posta in parallelo allArtide, notoriamente fatta solo si ghiaccio. Gi da questa definizione possiamo dedurre che lEuropa appunto NON un continente neanche per la geografia cattedratica ufficiale, rispondendo solo su tre lati alla caratteristica dellisolamento marino e oceanico. Ad est il confine con lAsia corre lungo la catena degli Urali per oltre 2000 km., da Circolo Polare Artico, al fiume Ural e al Caspio. Montagne non particolarmente alte, 1000/1500 metri e che al centro e sud degradano verso la depressione caspica. Poco pi che un sistema collinare esteso in verticale. Nei millenni gli Urali non hanno mai rappresentato un vero baluardo alle migrazioni di popoli, in un senso e nellaltro, come dimostrano tra le tante le invasioni mongoliche della Russia e la colonizzazione russa della Siberia. In Geopolitica i continenti sono quelle aree della Terra che, per le loro caratteristiche di OMEGENEITA, CONTIGUITA, INTERDIPENDENZA economica, politica, umana, rappresentano una UNITA, geografica e [quindi] anche storica; favorendo migrazioni di popoli, interscambi, conquiste che passano per alcuni nodi geostrategici essenziali. E si badi bene: queste Aree Geopolitiche Omogenee NON sono nettamente confinanti luna con laltra, ma intersecantesi tra loro. Proprio come i cerchi olimpici rappresentati luno concatenato allaltro.

Ecco perch le aree confinarie, sul modello non del confine moderno ma del limes romano, sono rappresentate da fascie, molto estese e non nettissimamente definibili. Cos uno o pi stati odierni possono appartenere ad almeno due unit geopolitiche confinanti, anzi intersecatesi. Esempio: le penisole meridionali della grande penisola Europa, Iberia, Italia, Grecia sono certamente eurasiatiche (nel senso che specifichiamo oltre), ma contemporaneamente e altrettanto certamente Mediterranee. Il Mediterraneo (in medium terrae) infatti, mare chiuso, con numerose isole e penisole e con stretti che lo collegano sia allAtlantico, che al Mar Nero e al Mar Rosso/Oceano Indiano (specie dopo lapertura del canale di Suez) esso stesso ununit geopolitica. Non separazione, ma passaggio e collegamento tra le sue coste a nord e a sud, in Medio Oriente e nordAfrica, fin dai tempi pi remoti. La posizione privilegiata della penisola italica al centro, con la Sicilia come nodo strategico di controllo (si pensi al ruolo decisivo del suo possesso nello scontro mondiale tra Roma e Cartagine o durante lavanzata islamica o anche nellinvasione USA del continente nel 1943), spiega, per esempio, come gli etruschi prima e i romani poi siano stati per secoli i dominatori dellarea e questi ultimi gli unificatori totali del bacino mediterraneo. A sua volta il nordafrica arabo-islamico rappresenta unaltra catena intersecantesi con lEuropa attorno a questo mare, fino alle propaggini mediorientali; mentre il vero baluardo tra Magreb e Africa Nera corre a sud, nel vasto mare non di acqua ma di sabbia che, dopo il Sahel arriva alle savane e alle boscaglie nel cuore dellAfrica. Sahel e savana sono la loro elissi di congiunzione. Avendo sempre ben presenti questi presupposti, torniamo alla nostra Eurasia. Lunit geopolitica dellEurasia allora rappresentata dalla penisola Europa, ben oltre la non rilevante strozzatura tra Kalinigrad e Odessa, fino agli Urali E lintera Siberia, fino al mare di Okhotsk/Mar del Giappone, con a sud Vladivostock, la Porta dOriente e a nord lo stretto di Boering. Uno stretto peraltro superato nei millenni passati dalle popolazioni siberiane che raggiunsero il continente poi americano, percorrendolo da nord a sud, nonch da esploratori russi che arrivarono fino a met dellattuale California ! Il VERO confine dell Eurasia, come unit sia geografica che politica, quindi dato a nord dal Mare Glaciale Artico fino al Polo, ad ovest dallAtlantico (vero separatore storico-geografico di due masse continentali ben distinte), a sud dal Mediterraneo/Bosforo/Mar Nero, fino al Caspio, lungo la linea meridionale del Caucaso. In Asia poi, da sempre, sono i deserti centroasiatici e le grandi catene montuose ad aver rappresentato il pi naturale ostacolo tra bacini geopolitici omogenei; certo non insuperabili, ma comunque tanto ben netti da creare diversi tipi di civilt, almeno fino allavvento della moderna tecnologia di movimento. Per esser pi precisi, partendo dal nord-Caspio e fiume Ural, potremmo indicare nel 50 PARALLELO allincirca la linea di separazione tra Eurasia bianca (termine che usiamo senza alcuna connotazione razziale) e Asia Turcofona; una fascia questultima a sua volta storicamente omogenea, che corre dalla costa mediterranea della repubblica turca fino ai bassopiani delle ex repubbliche sovietiche islamiche e al Sinkiang cinese; Tagikistan escluso, il quale, a sua volta fa parte di quellIslam ariano che comprende Iran, Afghanistan e Pakistan, fino al tradizionale confine dellIndo. Oltre inizia il subcontinente indiano che, protetto a nord dal bastione himalayano, ha sviluppato nei millenni una sua civilt autonoma, che oggi conta ben oltre un miliardo di individui. Altra unit geopolitica lAsia gialla con Cina - Mongolia - Corea - Giappone e poi Birmania - Indocina Thailandia - Malesia fino agli arcipelaghi meridionali che, con lIndonesia e la Guinea rappresentano il ponte di isole verso la grande isola-continente Australia. Tornando alla nostra Eurasia a nord del 50 parallelo del Kazakhistan, ancora abitato da forti minoranze russe post-sovietiche, possiamo considerare lattuale confine russo-mongolo-manciuriano, dagli Altaj fino allAmur-Ussuri come il confine tra i due mondi, le due Asie, o meglio lEurasia propriamente detta e le altre unit geopolitiche della pi grande massa continentale mondiale. Notiamo per inciso che il baricentro di questa Eurasia, praticamente la Siberia nord-occidentale a ridosso degli Urali, fu indicato dal geopolitica inglese Sir Halford Mckinder, allinizio del secolo scorso, come il famoso HEARTLAND, il Cuore della Terra, cio il retroterra logistico della massa continentale pi lontano e difendibile dallattacco di una potenza marittima (ieri Impero Britannico, oggi Stati Uniti).

Nel conflitto planetario tra il Mare e la Terra, intese come categorie geopolitiche in conflitto, il possesso dellHeartland assicurerebbe il controllo dellEurasia, quindi dellIsola Mondo, quindi del mondo intero. Le recenti invasioni americane di Afghanistan e Iraq, con minacce allIran e alla Corea del Nord e gli avamposti nel Caucaso (Georgia) e nelle repubbliche ex-sovietiche dellAsia centrale, possono essere letti (non solo, ma anche e diremmo principalmente) come il tentativo di penetrare quanto pi possibile allinterno della massa continentale, verso lHeartland appunto: mirando da una parte al ventre molle della Russia ancora non ripresasi dalla crisi post-sovietica dellimplosione dellimpero e dallaltra alle spalle terrestri della Cina, il cui baricentro politico e demografico tutto spostato a oriente, verso il mare e le cui retrovie terrestri sono abitate in buona parte da popolazioni non-cinesi (Uiguri, Tibetani, Mongoli). La geostrategia della talassocrazia americana da due secoli a questa parte di una tale linearit, a prescindere dal succedersi delle amministrazioni al potere a Washington, da non lasciare alcun dubbio sugli effettivi intenti anti-eurasiatici degli Stati Uniti dAmerica. I quali possono sempre contare sullinviolabilit del proprio continente isola, almeno fino all 11 settembre 2001 A occidente dellEurasia le isole atlantiche e in particolare lIslanda fanno parte sempre della storia e della geografia dEuropa, almeno dalle spedizioni vichinghe in poi. Notiamo infatti come la grande epopea scandinava sia arrivata da una parte alle coste americane (la Groenlandia e la Vinlandia) e dallaltra abbia attraversato per via fluviale lintera Russia, dal Baltico al Mar Nero, per non parlare dei Normanni in Sicilia. Lunit eurasiatica da Reykjavik a Vladivostok, al di l dellassonanza, quindi una REALTA GEOPOLITICAMENTE (cio geograficamente e storicamente) OMOGENEA. LIslanda in questo senso, per la sua collocazione nord-Atlantica, non solo parte integrante del mondo europeo scandinavo, ma eventualmente avamposto della difesa dellEurasia in quel settore, contro la minaccia marittima dellaltro lato dellAtlantico. Non per nulla, cosa poco nota, fu occupata subito dalle truppe angloamericane che attaccavano la Fortezza Europa nella II Guerra Mondiale. La Groenlandia stessa, legata oggi alla Danimarca, pur se lontana geograficamente, parte di questa storia europea. E la pi grande isola del mondo, con i suoi 2.175.000 kmq. Thule (lattuale Qaanaaq) tra lo Stretto di Nares e la Baia di Baffin lestremo avamposto proprio di fronte alla costa americana. Per esser precisi alle isole del nord Canada. LEurasia unita delineata dalla Geopolitica sarebbe indubbiamente il pi esteso stato del mondo, con una popolazione etno-culturalmente omogenea, ma con una ricchezza di minoranze che rappresenterebbero i naturali punti di saldatura con le nazioni e i popoli delle altre nicchie geopolitiche confinanti: arabomediterranea, turche, iraniche, sino-mongoliche. E non dimentichiamo che lo stesso continente americano, sia quello latino ispano-lusitano a sud che, a nord, il Quebec francofono, hanno ancor oggi strettissimi rapporti di sangue, di lingua, di civilt con il nostro mondo e lEurasia cos delineata. LEurasia inoltre, per le sue dimensioni e la sua potenza, per la sua cultura e la sua pluralit creativa, rappresenterebbe un fattore di stabilit, di pace e di vero progresso nella Tradizione per tutti i popoli al di qua dellAtlantico e del Pacifico. Una stabilit di equilibrio offerta soprattutto dal riconoscimento dei rispettivi limiti geopolitici di appartenenza, in sinergica collaborazione tra aree comunque autarchicamente autosufficienti. Ma, ovviamente, anche gli strateghi mondialisti della superpotenza oceanica USA conoscono la Geopolitica, le sue regole, i suoi confini. Essa materia di studio nelle universit americane e nei centri strategici militari. Del resto gi dai tempi dellAmmiraglio Mahan che le FFAA U.S.A hanno tracciato le linee espansive della loro geostrategia planetaria. Il mito mobilitante del Far West! La marcia ad Ovest che prosegue idealmente il viaggio previsto da Colombo dallEuropa allAsia, prosegue tuttora. Oggi in Afghanistan, in Iraq, in Medio Oriente, con la base fissa di Israele, domani ancor oltre contro Cina e Russia: QUINDI contro il nostro retroterra strategica, di noi europei.

Gi lEuropa occidentale fu sottomessa nella II Guerra Mondiale e incatenata nei trattati asimmetrici con al centro lAmerica, come la NATO, oramai superata, attorno allasse oceanico atlantico. Una logica geopolitica marittima che ritroviamo nellopera del trilateralista Huntngton. La nuova Europa che si tenta oggi di formare sarebbe solo un moncherino se fosse privata della sua naturale proiezione geopolitica siberiana, delle sue materie prime , ma soprattutto del suo SPAZIO vitale che in Geopolitica fa la potenza di uno stato, anzi E POTENZA. Lo scontro tra Eurasia e America, fra Terra e Mare, fra Civilt tradizionale e Mondo Moderno, tra Imperium e globalizzazione inevitabile alla lunga, perch iscritto nelle leggi immutabili della Storia e della Geografia. O sapremo riconoscere linevitabilit del nostro destino geopolitico ed agire di conseguenza o saremo destinati a scomparire in un pulviscolo di staterelli impotenti, assoggettati tutti dallunico comune denominatore dellamerican way of life, il vero nome della globalizzazione mondialista.

da "AURORA" n 8 (Luglio - Agosto 1993)

LA NUOVA RUSSIA E L'ALLEANZA ATLANTICA


Mantenere gli americani dentro, i russi fuori e i tedeschi sotto! E questa storiella, che circolava negli ambienti diplomatici all'epoca della cosiddetta guerra fredda. Nonostante i profondi cambiamenti degli ultimi anni, la politica americana sembra non essere cambiata di molto, anche nella versione radical del nuovo presidente USA, cio ... Hillary Clinton e suo marito. Eppure, che la politica internazionale sia radicalmente mutata lo dimostra anche il fatto che simile freddura sia raccontata da Andrei Kozyrev, ministro degli esteri della Federazione Russa, cio l'uomo di Eltsin per le relazioni internazionali, nel contesto di un articolo ("La nuova Russia e l'Alleanza Atlantica") che apre il n 2, febbraio 93, del bimensile "Notizie NATO"! Si tratta della pubblicazione plurilingue edita direttamente dall'Ufficio Informazione e Stampa della NATO, che vede, nella sua edizione italiana, i nomi di Leonetto De Leon e Ruggero Orlando, uomini ... come dire? ... di razza. In onore dell'inconsueto ospite, questo numero ha la copertina interamente occupata dai colori bianco-blu-rosso a bande orizzontali: la bandiera della repubblica borghese russa. In "La nuova Russia e l'Alleanza Atlantica" A. K. sviluppa tutti i temi cari al suo padrone del Kremlino e alle forze mondialiste che lo sostengono, nell'interesse internazionale dell'unica potenza imperialista rimasta: la talassocrazia degli Stati Uniti d'America. Se osserviamo la questione sotto la sua vera luce, le parole di Kozyrev assumono un valore tutto particolare e certamente non desiderato: in un certo senso significativo che ad un Ministro degli Affari esteri della Federazione Russa sia stata offerta, per la prima volta, l'occasione di scrivere in una prestigiosa pubblicazione della NATO; sotto questo aspetto i segni del cambiamento sono chiaramente percepibili. L'integrazione nel sistema occidentale del gruppo di Stati riconosciuti democratici con economie di mercato l'obiettivo a medio termine pi importante per l'attuale governo di Mosca, che si propone di succedere alla defunta URSS nei rapporti internazionali. Il rinnovamento della Russia e la sua transizione verso la civilt [testuale!] non compito agevole,aggiunge Kozyrev. Affermazione gravissima e quanto mai significativa dello spirito che anima lo staff mondialista insediatosi a Mosca. La Russia dunque, secondo le parole del suo ministro degli esteri, era immersa nella barbarie, sia con lo zarismo che con il comunismo; ma ora finalmente sarebbe in marcia verso la civilt, cio verso l'occidente atlantista ed il suo civilissimo modello di vita neo-capitalista, ricalcato sulla american way of life. Se queste sono le promesse figurarsi le conclusioni che A. K. trae del tutto conseguenzialmente! Dopo aver invocato un nuovo "Piano Marshall" per la Russia, egli mette in guardia gli occidentali dal voler indebolire e spezzettare la federazione. Ma non, si badi bene, per conservare gli interessi russi nel mondo, bens per contrastare proprio quelle forze patriottiche che accusano l'attuale gestione del potere di arrendevolezza, liquidazionismo e anche tradimento. Se invece dovessimo incominciare ad essere considerati nelle capitali occidentali come qualcosa di non necessario, o di pericoloso, l'unica conseguenza sarebbe un incoraggiamento ai nostri patrioti nazionali ad intensificare i loro attacchi all'attuale politica russa e quindi, un appoggio ai loro desideri sciovinisti di confinare la Russia in un isolamento di pseudo-superpotenza. Ci riferiamo, purtroppo, ad atteggiamenti non ipotetici, ma assolutamente reali, tuttora presenti in taluni ambienti politici e sociali della societ russa, tanto nell'ambito dell'apparato statale, quanto tra i deputati al Parlamento. Non sappiamo se A. K. si rende pienamente conto dell'enormit delle sue affermazioni: difendere la democrazia (salvo in realt affossarla nei fatti) con l'appoggio degli Stati Uniti; contro la volont del Parlamento dell'apparato statale e di una parte sempre crescente del popolo. Quella che fu prassi comune per i piccoli paesi sconfitti in guerra (esempio da manuale: l'Italia) dovrebbe applicarsi alla seconda potenza mondiale, che consegna cos il suo destino nelle mani del nemico di ieri invocandone la buona volont nel non distruggerla completamente.

Proprio Kozyrev del resto era stato autore, nel dicembre '92 a Stoccolma di una personale performance che aveva gelato l'uditorio, cio il Consiglio della CSCE. Si era alzato per contestare punto su punto le richieste occidentali, ponendo veti e ventilando minacce come nei tempi passati. Ai diplomatici allibiti ed alla stampa internazionale aveva poi spiegato di averlo fatto mostrare quale sarebbe stato l'atteggiamento di un futuro governo russo se fosse caduto Eltsin! Lui stesso la definisce, sulle pagine della NATO, diplomazia d'urto; uno choc per gli occidentali, che si proponeva semplicemente di additare alla comunit mondiale, qualora i riformatori russi fossero sconfitti e gli esponenti della tendenza nazionalpatriottica andassero al potere, i pericoli insiti in un'attesa di sviluppi del tipo pi su accennato. Non bisogna consentire che gli eventi si sviluppino in questo senso perch non corrisponderebbero di certo ai nostri interessi comuni, e la strategia della colleganza deve servire a garantirlo. Pi chiari di cos ... Ma K. non si accontenta. Rincara la dose di autocritica nei confronti del paese che dovrebbe rappresentare all'estero; ma anche contro la Germania oggi pur cos munifica in finanziamenti alla Russia. Esaltando al contrario gli Stati Uniti. Se attribuiamo agli Stati Uniti la veste di simbolo dei valori occidentali, all'URSS quella di simbolo del totalitarismo e dell'espansionismo militare e alla Germania quella di simbolo del rischio del riemergere del nazismo e dell'irredentismo, la vecchia formula NATO pu essere vera sotto una nuova luce, rifratta dal prisma delle realt europee e mondiali dei nostri giorni. Oggi il compito comune degli Stati Uniti, della Russia e della Germania, come pure di tutte le altre nazioni della NATO e della CSI, quello di mantenere i valori democratici dentro, le minacce militari fuori e il nazionalismo aggressivo sotto controllo comune, da Vancouver a Vladivostok. Cio, tradotto dal politichese del neo-adepto mondialista: assicurare agli Stati Uniti il controllo totale, militare, politico, economico-finanziario di tutto il Nord del mondo da Vancouver a Vladivostok (ovviamente passando per Mosca e non sul Pacifico del Nord!). E tutto questo per assicurare ad Eltsin ed alla sua banda, lui compreso, la vittoria al prossimo referendum (i brogli elettorali faranno il resto), ma anche per tenere sempre sotto tutela la Germania che, dopo la riunificazione e lo sfascio sovietico, fa sempre pi paura a Mosca. Insomma: noi ci sottomettiamo, ma voi americani tutelate la nostra unit federale la sottomissione della Germania (americani dentro, Germania e Russia sotto). esattamente il contrario della politica estera auspicata dal Fronte di Salvezza Nazionale russo raccolto intorno alla rivista eurasiatista "Dien" ("il Giorno"). Lungi dall'essere una forza sciovinista, nazionalista o panslavista, il FSN auspica una alleanza geopolitica delle potenze d'Eurasia, e in particolare un nuovo Asse Mosca-Berlino (quasi una riedizione, ma su ben pi solide basi, del patto Molotov-Ribbentrop del '39, in funzione difensiva ed unificante); alleanza estendibile fino all'Asia estrema, a Pechino e Tokio, in funzione antimperialista: e soprattutto una stretta intesa con l'Islam rivoluzionario, con l'Iran in primis. Chiunque giochi in qualsiasi veste sulla contrapposizione tra la futura Russia e l'Iran, fa il gioco occulto del mondialismo e dell'imperialismo americano. Andrey Kozyrev invece offre agli Stati Uniti, nell'ambito del Nuovo Ordine Mondiale americanocentrico, di divenire il garante degli interessi mondialisti nell'area geostrategica dell'ex-URSS, nel Caucaso, in centro Asia, ovunque. Visto che la Russia, per colpa proprio dei nuovi autocrati democratici, non pi in grado di mantenere l'unit e la stabilit di quell'area, Eltsin pronto ad agire come satrapo degli USA proprio nelle terre una volta dominate da Mosca; appoggiando i dittatorelli locali ex-marxisti contro le rivoluzioni islamiche locali. essenziale pervenire ad un grado pi elevato di efficienza pratica nell'impiego della forza per eliminare i focolai d'incendio: la Russia ha intrapreso operazioni per il ristabilimento della pace in un gran numero di regioni (in Moldavia, in Georgia, nel Tagikistan), fornendo effettivi e risorse in conformit con gli accordi presi con i paesi interessati. Riconosciamo che il mantenimento della stabilit in questa parte del mondo di nostra competenza, ma chiediamo di ripartire l'onere con i nostri soci occidentali attraverso i meccanismi della CSCE. Del resto, dei soldati russi operano nell'ex-Jugoslavia nel quadro delle forze ONU. Ma come agirebbero gli USA in caso di conflitto tra russi e, ad esempio, Stati baltici (si pensi al territorio di Kalinigrad, l'ex-Koenisberg della Prussia Orientale, spartita tra Polonia e URSS.

Un territorio che, geograficamente separato dal territorio russo, fa gola sia alla Lituania che ai polacchi)? Proprio dopo l'articolo di A. K., e quasi a compensarlo, c' quello di Audrius Butkevicius, ministro della difesa nazionale di Lituania, che tratta proprio di queste questioni. Certo A. K. conosce le preoccupazioni di Washington e Gerusalemme per il problema islamico nell'ex-URSS come in Medio Oriente, con la potenza dell'Iran quale perno centrale. Si arriva all'assurdo che oggi il panslavismo antislamico (ma soprattutto antiturco) usato dai mondialisti di Mosca come arma propagandistica di mobilitazione, per favorire gli interessi americano-sionisti; mentre il Fronte di Salvezza Nazionale l'alleato russo pi sicuro dell'Islam rivoluzionario, che infatti vi rappresentato dal Partito della Rinascita Islamica. Specie in Tagikistan l'intervento russo a fianco della vecchia nomenclatura di potere stato decisivo per la momentanea ritirata delle forze patriottiche islamiche, rappresentate a Mosca nel FSN dal PRI. Eltsin dunque, l'anticomunista viscerale di oggi, non ha esitato ad appoggiare i vetero-marxisti locali e addirittura i criminali comuni per sconfiggere le forze islamiche e sottomettere il Tagikistan in un bagno di sangue. A maggior dimostrazione di come, al di l delle dichiarazioni di principio e delle ideologie, l'unico vero interesse in gioco sia quello dell'imperialismo americano e delle lobbies politico-finanziarie che lo determinano. Nello stesso numero di "Notizie NATO" viene riportata la dichiarazione del Consiglio di Cooperazione NordAtlantico del 18.12.92 proprio sul Tagikistan (Stato abitato da popolazioni indoeuropee, come iraniani ed afghani); ci si rallegra per il trionfo delle forze comuniste e laiche sia contro gli islamici che contro i cosiddetti filo-occidentali che a quelle si opponevano. Ironia del destino e della geopolitica. Se poi si considera la posizione di questo stato centroasiatico, strategicamente rilevante, si noter come la NATO sia oramai andata ben oltre la sua istituzionale sfera d'influenza geostrategica; ed anche oltre le attuali competenze europee nei Balcani e contro il nord-Africa in piena insurrezione islamica. Una zona che, secondo noi, gli USA danno oramai per persa, in Algeria come in Egitto. Allora sempre pi l'Alleanza Atlantica viene ad identificarsi con il braccio armato dell'interventismo americano nel mondo; eccetto ovviamente il continente americano vero e proprio, nord e sud, dove Washington agisce da solo e in prima persona (il famoso cortile di casa), strangolando Cuba, invadendo Panama, formando ed abbattendo governi in Sudamerica. l'adattamento e l'estensione della vecchia "dottrina Monroe" dell'800: L'America agli americani e il resto del mondo ... pure!. Per il resto del mondo ci pensano le truppe coloniali locali, sotto la supervisione USA. D'ora in poi la Russia sar fra queste; in Asia centrale o nei Balcani. Il processo d'integrazione Russia-Occidente oramai ad uno stadio molto avanzato. Recentemente le FF. AA. USA hanno partecipato a manovre militari in ... Siberia! La talassocrazia americana ha raggiunto il cuore strategico della ex-potenza terrestre sua rivale. E non solo la Federazione Russa in gioco, seppur si tratti della pi importante. Il riavvicinamento della Russia e dei paesi membri della NATO sulla base di valori comuni rappresenta un'opportunit storica per l'Europa e per il mondo nel suo complesso, opportunit da non lasciarsi sfuggire. Questo vale anche per i nostri vicini, e cio le Repubbliche gi facenti parte dell'URSS: alla fine del 1991 i paesi della NATO hanno compiuto un passo importante per accogliere le nostre proposte, istituendo il Consiglio di Cooperazione nord-atlantica (NACC): di questa fanno parte i paesi della NATO e gli ex-membri dell'Organizzazione del Trattato di Varsavia, ivi compresi tutti i paesi della CSI. Il NACC quindi un organismo, quasi sconosciuto ai pi, che allarga le competenze della NATO su tutta l'area ex-sovietica, fino al suo centro pi protetto e inaccessibile. A.K. ben consapevole dei rapporti interconnessi strettamente tra politica estera russa e politica interna nell'attuale fase di scontro per il potere a Mosca. E non solo per quanto abbiamo gi visto finora. Invocando uno spazio comune mondiale, egli afferma a chiare lettere: Nello stesso tempo, siamo contrari ai raggruppamenti esclusivi e dottrine quali la Pax americana, la Pax germanica o la Pax eurasiatica (N.B.). Se ovvio che le sue considerazioni sulla e Pax americana lasciano il tempo che trovano a e Washington, chiaro dove A. K. voglia andare a parare; anche se il ruolo della Germania resta comunque subordinato nella NATO alle strategie USA per l'Europa. E poi ci sarebbe la Pax Eurasiatica! Termine inconsueto ed incongruo in bocca al ministro di Eltsin, anche in relazione a quanto detto finora sul nuovo ruolo subordinato di Mosca. Ma termine che assume una ben chiara indicazione d'interesse interno

solo se si consideri che proprio l'unit eurasiatica, da oceano ad oceano, la parola d'ordine geopolitica delle forze nazionalpatriottiche antimondialiste e antisioniste del Fronte di Salvezza Nazionale; in particolare della rivista "Dien" e relativo movimento politico, guidati da Prochanov e Dughin. Queste realt in crescita vertiginosa sono la spina dorsale e l'elemento centrale unificante del FSN. Kozyrev dunque parla di politica internazionale sulle pagine della rivista della NATO, ma ai problemi interni che rivolta tutta la sua attenzione e verso cui cerca di indirizzare quella dei suoi interlocutori occidentali, da mungere anche in termini economici. Non per nulla i G7 hanno procrastinato il crollo di Eltsin con una iniezione (solo promessa) di milioni di dollari, per fargli vincere il referendum. A. K. da furbo politico russo sa bene che l'attacco al mondialismo installatosi in Russia pu venire soltanto dagli eurasiatisti del Fronte patriottico; specie ora dopo la firma vergognosa del SALT 2, che praticamente disarma la Russia e la mette alla merc dell'ex-rivale, unica potenza atomica planetaria rimasta. Come ci spiegava a Mosca il colonnello Morozov, caposcuola della Geopolitica russa, la talassocrazia americana ha usato nei confronti dell'URSS, tipica potenza terrestre chiusa agli spazi oceanici, la cosiddetta "Politica dell'Anaconda". Con il loro sistema di alleanze con gli Stati della Fascia Marginale Eurasiatica (NATO, ex-CENTO, SEATO, Patto ANZUS) gli Stati Uniti hanno rinchiuso per decenni il colosso sovietico nella sua prigione continentale, tra i mari gelati del nord polare, i mari interni dell'Eurasia (Mar Nero, Mar Caspio, lo stesso Mediterraneo), le montagne e i deserti dell'Asia centrale. Lentamente, ma inesorabilmente, le spire del grande serpente acquatico si sono serrate sulla Russia soffocandola, stritolandola, per poi divorarla pezzo a pezzo. La tragica avventura afghana non fu che l'estremo, disperato tentativo di Mosca di spezzare le spire che l'avvinghiavano. Essa cerc un varco verso il mare aperto, l'Oceano Indiano, attraverso il Belucistan. Uno sbocco prossimo anche alle rotte petrolifere del Golfo Persico (dopo la Rivoluzione Islamica dell'Iran) con un tentativo di contro-accerchiamento planetario pluricontinentale, facendo leva sul Corno d'Africa e sull'Indocina in mano all'alleato vietnamita. L'esito noto. E da l inizia la fine dell'Impero e la sua frantumazione su linee etniche. Proprio quella prevista da Amalrik, il dissidente ebreo, nel suo libro "Sopravviver l'Unione Sovietica fino al 1984?". Ha sbagliato solo, e di poco, sulla data! Ora l'Anaconda-USA pu divorare la sua vittima pezzo dopo pezzo, fino a farla scomparire dalle carte geografiche, dove potremo ritrovare Mosca ridotta al Principato di Moscovia o poco pi. Oppure utilizzare una Russia domata per contrastare un pericolo ben pi pressante e vitale, in quanto giovane: l'Islam rivoluzionario. La politica della NATO verso la Russia tutta qui. Ma tutto ci non sarebbe stato possibile se nel contempo le forze interne del Mondialismo, penetrate in Russia con la rivoluzione bolscevica stessa e poi emarginate da Stalin, non avessero svolto il loro ruolo di disintegratori interni, annichilendo le coscienze e creando confusione. Il veleno mondialista ha paralizzato l'URSS dall'interno, almeno da Andropov in poi. Sono gli stessi che abbatterono lo Zar, fecero trionfare il bolscevismo svendendo buona parte dei territori russi. Alla fine la Russia, schiavizzata e svuotata nell'anima per decenni stata gettata via come un guscio vuoto, uno strumento oramai inutile e superato per i piani del Mondialismo e del suo piccolo popolo guida. Il simbolo di Mosca e, per estensione, della Russia quello della Tradizione: il Guerriero (S. Giorgio, per l'Ortodossia) che, su un cavallo bianco, trafigge con la lancia il drago, il grande serpente che cerca di avvilupparlo nelle sue spire. Le forze della Luce polare contro le tenebre. Spirito contro materia. Potenza solare contro tellurismo. Ma anche forza primigenia della terra eurasiatica contro il drago di fuoco che sbuca dalle tenebre inaccessibili dell'Oceano primordiale circostante, come un incubo collettivo dai reconditi recessi ancestrali della psiche collettiva dei popoli. Nella moderna storia della Russia come dell'Europa sono presenti tutti gli elementi simbolici dell'eterno dramma metafisico, dello scontro sempre ripetuto tra il Cielo e gli Inferi, tra la Terra di Luce e il mare oscuro, tra i popoli chiari del Nord e quelli neri del meridione; come fu diecimila anni or sono quando gli ariani si spostarono dalla sede polare per calare in Europa, in Asia, in India. Geografia sacra e Geopolitica convergono a velocit folle verso il punto X senza ritorno, la censura tra vecchio e nuovo Cielo. E sull'esito finale non ci sono dubbi.

Ora la Russia vicina a toccare il fondo, quindi anche la pi prossima di tutti alla rinascita e al riscatto, al sorgere di una Nuova Aurora che promette un Giorno radioso. Ed anche il solo paese che pu mettersi alla testa dei popoli dell'Eurasia e del mondo intero per combattere il Nemico dell'Uomo, mondialista. Purtroppo lo stato di degrado morale raggiunto e lo sfascio politico-istituzionale a cui l'ha condotta la cricca Gorbaciov-Eltsin non fa certo presagire un passaggio indolore. Il novello dittatore demo-atlantista pronto a gettare tutta la Federazione in un bagno di sangue senza precedenti per salvare il suo potere di agente oramai palese del Mondialismo che l'ha appoggiato. Ma pi lunga e sanguinosa sar la nuova guerra civile russa, pi forte e rapida nonch radicale sar la riscossa contro il Nemico di ieri, di oggi, di sempre. Sulle orme di Ungem Khan. Si affermer allora dal Pacifico all'Atlantico, dal Polo Nord all'Oceano Indiano quella Pax Eurasiatica che Kozyrev aborrisce come il peggiore dei mali per s e per i suoi sponsors atlantici. Non sappiamo se A. K. gi oggi, con i suoi scritti ed interventi sia passibile di alto tradimento per le leggi del proprio paese tradito; lo speriamo. Una cosa certa: il futuro riscatto del popolo russo e dei popoli d'Eurasia passa per la sconfitta con qualsiasi mezzo di uomini come lui e di tutta la cricca mondialista del Kremlino. Pax Eurasiatica Imperiale dunque, contro Nuovo Ordine Mondiale imperialista. Terra e Mare preparano per il mondo lo scontro finale per il dominio planetario del Millennio a venire.

Intervista

TRE RISPOSTE PER POLYARNAYA ZVEZDA


Quanto attualmente profonda la contrapposizione degli USA e dell'Europa? E' attualmente una contrapposizione di sistema o una frizione temporanea destinata a scomparire in contemporanea con l'inizio delle operazioni milkitari in Iraq? Per rispondere alla domanda sulle contraddizioni tra le posizioni di Europa ed USA, sia attuali che future, bisogna prima fare una distinzione, anzi due: tra popolazioni e governi e tra questi ultimi e gli interessi economici e geopolitici del nostro continente. Incredibilmente, dopo l11 settembre, a parte una emotiva ed esteriore solidariet con le vittime, latteggiamento dellopinione pubblica europea mutato. Finalmente gli Stati Uniti (e Israele) sono percepiti come aggressori sia per lAfganistan sia soprattutto nella attuale crisi irachena. Alcuni governi, cavalcando il momento favorevole, hanno preso una posizione decisa in difesa degli interessi nazionali, essendo chiaramente leventuale occupazione americana dellIraq la fine di ogni indipendenza economica, energetica e militare dellEuropa dalla superpotenza mondiale. Penso soprattutto alla Francia post-gaullista, perch la Germania vive da quasi sessanta anni sotto il ricatto ideologico, la negazione della propria storia, alimentati anche dalla mitologia olocaustica impostagli dal sionismo mondiale. LInghilterra, come sempre nella sua storia, gioca contro lunit continentale e rappresenta il trampolino americano da questa parte dellAtlantico. In quanto allItalia poi, il governo reazionario Berlusconi-Fini-Bossi si accoda alla potenza dominante, nonostante una popolazione in toto avversa alla guerra, per essere con il potenziale vincitore; salvo tradire e cambiar fronte in caso di sconfitta. Unaltra cosa linteresse GEOPOLITICO ed economico dei due tronconi della NATO (oggi appunto in crisi). In tempi medio-lunghi Europa ed Usa sono necessariamente destinati a divergere, dividersi e contrapporsi. Basti dire che linteresse europeo attuale quello di avere rapporti pacifici e di buon vicinato sia con il mondo arabo-islamico che con la Russia, ma anche con la Cina o lAmerica Latina. Con il crollo dellURSS lEuropa occidentale non si sente pi minacciata; anzi lattuale Russia percepita come un buon partner almeno commerciale. Linteresse dellimperialismo americano, al contrario, di uno stato di guerra e di conflittualit generale per lappropriazione delle materie prime, specie il petrolio, ma anche per riversare su guerre esterne la crisi economica interna (ben precedente all11 settembre) con un surplus di produzione nel campo militare. Insomma tra la solita antitesi tra burro e/o cannoni lAmministrazione Bush ha scelto i cannoni, i missili, le atomiche eccper continuare ad avere anche il burro! E questo particolarmente vero specie di fronte ad una crisi economico-finanziaria mondiale oramai alle porte e che sar devastante per tutte le economie. Pensa che l'insorgere di un simile conflitto possa danneggiare alquanto le relazioni esistenti tra Europa e Stati Uniti, e se s quanto profondamente? In particolare quanto estesamente si rifletter nelle gi difficili relazioni economiche tra Europa e USA? Per dirla volgarmente, in termini popolani, quando una coperta troppo corta per coprire due persone, si assiste ad un tira-tira il cui risultato non pu che essere o la rottura della coperta o lappropriazione di uno dei due contendenti. Ancora una volta nella Storia la Geopolitica, cio linteresse di un popolo nel proprio spazio vitale e nella propria posizione mondiale, prende il sopravvento su qualsiasi sovrastruttura ideologica, propagandistica, religiosa o simili. E lEuropa fa necessariamente parte integrante di una massa continentale euroasiatico-africana che la separa nettamente dallAmerica. Si delinea a distanza lennesima contrapposizione fra Terra e Mare in dimensione planetaria. Certo lattuale asse Parigi-Berlino-Mosca estesa fino a Pechino e Pyongyang quanto mai provvisoria e

contingente, dettata pi dalla paura dei vari governi per lo strapotere USA che non da una reale coscienza geopolitica di Francia, Germania, Russia e Cina. Eppure PROPRIO QUELLA E LA VIA: la collaborazione e domani lunit dellEuropa dallAtlantico al Pacifico, quindi Europa + Russia intera, resta lunica alternativa potenziale di fronte al dominio mondiale degli Stati Uniti. Dominio la cui conseguenza non potrebbe che essere lasservimento dellEuropa per un altro secolo e la DISINTEGRAZIONE della Federazione Russa in tempo molto pi breve. Francamente non credo che gli attuali governanti degli stati europei siano in grado, o anche solo vogliano veramente arrivare ad una rottura e ad una contrapposizione agli Stati Uniti. Ma non vero il contrario. Un piccolo aneddoto: sono gi in circolazione adesivi su automobili americane con la simpatica scritta Oggi lIraq, domani lEuropa! Lampiezza e lestensione di una frattura che esiste nei FATTI e comincia a farsi largo nelle COSCIENZE europee dipender molto, ancora una volta, da eventi e scelte che si prenderanno fuori dallEuropa. Per esempio: SE le Forze Armate statunitensi non riuscissero a piegare in breve tempo la resistenza irachena ( e poi, dopo poco tempo, toccher allIran) o se, peggio ancora per Washington, Bush fosse in qualche modo costretto a NON invadere lIraq. In tal caso l Asse europeo giocherebbe un nuovo ruolo centrale economico e politico, recuperando gli stati rivieraschi (Spagna, Portogallo, Italia, Grecia, la stessa Turchia) e quelli dellEst, che sono filo-americani per paura di Mosca. O ancora: SE la Russia cambiasse politica e tornasse a giocare sulla scena mondiale il ruolo che le compete. Quale tipo di posizione dovrebbe assumere la Russia nello svilupparsi della contrapposizione tra Europa ed USA?Quale sarebbe per la Russia la migliore tattica di comportamento per guadagnare il massimo dei profitti politici? Mi si permetta di dire che la terza domanda mal posta. Altro che highest political dividends! Qui ed ora in gioco la SOPRAVVIVENZA STESSA DELLA RUSSIA nella sua unit statale. Vista da un osservatorio esterno la politica estera condotta dal governo Putin fino a tutto il 2002 stata letteralmente folle, autolesionistica e, in potenza, suicida. La seconda guerra cecena, che pur ha fatto vincere le elezioni, ha dimostrato che la Russia non riesce a vincere e sottomettere neanche un piccolo popolo montanaro determinato a resistere (e ricordiamo che lAfganistan fu la pietra tombale dellURSS, allora seconda potenza mondiale). Persino lazione delle forze speciali al teatro Dubrovka di Mosca, spacciata per un successo con 130 ostaggi uccisi (!) , ceceni a parte, ha fatto inorridire gli europei, risvegliando antichi fantasmi sulla presunta barbarie russa. Contare sugli Stati Uniti come alleati addirittura tragicomico. Lalleanza e la collaborazione offerta dopo l11 settembre a enduring freedom ha portato la talassocrazia a stelle e strisce a penetrare profondamente verso il cuore dellEurasia, lHearthland mackinderiano, ben dentro la oramai vuota CSI, a cuneo tra Russia siberiana e retroterra cinese. E la Cina con la Russia sar lobiettivo strategico finale della conquista del mondo USA. Purtroppo credo che abbia ragione il vostro deputato Lukin di Jabloko: Se gli Stati Uniti inizieranno unazione unilaterale [in Iraq] noi naturalmente protesteremo, ma dobbiamo ammettere che non potremo fare nulla! Eppure la Russia, impotente anche nel difendere la Serbia ortodossa, sempre stata un alleato naturale dellIraq; a prescindere dagli interessi petroliferi della Lukojl, con la recente crisi rientrata dopo la visita di Sultanov a Bagdad, e a quelli pi generali, geopolitici, in tutto il Medio Oriente. Eppure mai momento stato pi favorevole per Mosca dellattuale per riassumere un ruolo GUIDA nella politica mondiale, in quella europea e araba in particolare. La chiave della risposta alle prime due domande sui rapporti tra Usa ed Europa sta proprio nella terza: il ruolo della Russia. Una scelta OBBLIGATA, pena la futura disintegrazione di quel che resta dellex impero. La Russia come primo passo deve chiudere la questione Cecenia, trattando direttamente con i capi ceceni, veramente rappresentativi del proprio popolo e disposti alla pace con onore. Questo oltre tutto

permetterebbe di riavvicinare Mosca al mondo arabo e islamico, riproponendola nel ruolo che ebbe per oltre quaranta anni. Credere come pensa qualcuno che la Russia potrebbe domani giocare la carta sionista, magari facendo leva sui russi, ebrei e non, emigrati in Israele, staccando lentit sionista dallalleanza con gli USA unassurdit che supera ogni commento. Una negazione della ragione politica e geopolitica, come della storia stessa tra i popoli, per non parlare della religione e dellescatologia. Soprattutto la Federazione dovrebbe porsi con fermezza a difesa di Francia e Germania in questo frangente, nonch fornire a Bagdad e Teheran tutto lappoggio che pu. Ma prima ancora il popolo russo, i suoi intellettuali, le sue forze armate dovrebbero fare una scelta coraggiosa e definitiva, dettata proprio dalla sua storia e dalla geopolitica che, per posizione ed estensione, mantiene la Russia in un ruolo centrale eurasiatico. Non credo affatto che la Russia non abbia pi i mezzi per contrastare limperialismo egemonico della talassocrazia mondiale. Quello che manca la VOLONTA. Quello che manca una CLASSE DIRIGENTE che abbia una chiara visione geopolitica e quindi una determinazione assoluta ad attuarla. Quello che manca una nuova IDEA, una nuova visione del mondo (come fu per lOrtodossia o il Comunismo), una MISSIONE SALVIFICA che esalti e spinga al riscatto. Eppure questo il paese che ha prodotto un Ivan , un Pietro, un uomo dacciaio. Capi politici e militari che conquistarono immensi territori, fondarono un impero plurisecolare, aprirono i mari e gli oceani alle flotte dello Zar o tramutarono, col sudore e col sangue, con lacciaio appunto, un paese agricolo semifeudale nella seconda potenza terrestre di tutti i tempi. Se lAmerica si dice terrorizzata da un Bin Laden o da un Saddam Hussein, cosa farebbe di fronte ad una Russia con i potenziali atomici ancora intatti unita ad unEuropa potenza economica e finanziaria, in alleanza con la promessa del futuro, la Cina? Del resto NON c alternativa, n per lEuropa n soprattutto per la Russia. Quando la talassocrazia americana si sar saldamente insediata in tutto il Rimland eurasiatico, nella Fascia Marginale, inizier loffensiva finale contro i due colossi rimasti: Cina e appunto Russia. Unoffensiva che prevede lo sfaldamento delle varie componenti etniche e religiose, iniziando dallesterno verso il cuore. Centro Asia, Caucaso, Vladivostock per voi, Sinkiang, Tibet, Taiwan per la Cina. Alla fine sar molto se rester il Principato di Moscovia con un governatore yankee, come previsto ora per lIraq del dopo Saddam. Sono sempre assolutamente convinto che la III Guerra Mondiale sia gi cominciata. Quarta se consideriamo la cosiddetta Guerra Fredda persa dai russi e vinta dagli americani. E iniziata ufficialmente l11 settembre, ma fu preparata dal 1991, crollo dellUrss, o meglio ancora dal maggio 45, dalla caduta di Berlino, se proprio non vogliamo andare ancora dietro nel tempo L11 settembre lAmministrazione Bush ha ripetuto la trappola di Pearl-Harbour per i giapponesi, estendendola al mondo intero. Linganno non durato molto. Per qualcuno, pi lucido e cosciente della storia e della geografia non durato neanche un istante. Il problema attuale non ovviamente quello di fare la guerra alla superpotenza egemone che nel suo delirio di onnipotenza scavalca anche lONU (il suo zerbino) e persino la NATO: il problema creare un fronte unito che IMPEDISCA AGLI USA DI FARE GUERRE, usando una minaccia credibile. La pace, in questa fase storica delleconomia mondiale, sarebbe per gli USA la peggiore delle sconfitte perch limpero americano collasserebbe proprio sotto il peso del suo ipertrofismo militarindustriale inutilizzato ed incapacitato a raggiungere le fonti energetiche necessarie e gli obiettivi geostrategici prefissati per lassalto finale allEurasia. Ora i popoli e qualche governo dellEuropa, il mondo arabo, lIslam intero, la Cina, persino parte dellAmerica Latina stanno, pian piano, con molta titubanza, prendendo coscienza della realt, quasi uscissero da un incubo durato 100 anni. E i russi ? Ancora una volta hanno in mano le chiavi che aprono il futuro. O sapranno e vorranno usarle oresteranno sepolti sotto le macerie della loro stessa casa Russia.

da "Eurasia" a. I, n. 1 (ott.-dic. 2004)

TURCHIA, PONTE DEURASIA


I Turchi hanno la vocazione imperiale. Essi sono per eccellenza i sovrani della terra. I loro imperi, nessuno dei quali simile allaltro, presentano tuttavia, per duemila anni, dei caratteri comuni fondamentali. Sono dei mosaici di popoli che essi tentano di far vivere insieme nellarmonia lasciando loro, sotto un potere fortemente centralizzato e dispotico, la loro identit, la loro lingua, la loro cultura, la loro religione, spesso i loro capi Ai giorni nostri uno dei propositi della repubblica di Turchia quello di essere insieme mussulmana ed europea. (Jean-Paul Roux, Storia dei Turchi. Duemila anni dal Pacifico al Mediterraneo) Narra la leggenda che i Turchi, messisi alla ricerca di una nuova, fertile terra da conquistare e colonizzare, videro davanti a loro un grande lupo grigio che, attraverso deserti e montagne, li condusse alla meta promessa: lAnatolia. Il chiaro riferimento totemico ci rimanda ad un lontano passato nel quale popolazioni nomadi di cacciatoriallevatori correvano libere nellimmenso spazio settentrionale dellEurasia, dalle gelate steppe siberiane agli aridi deserti del centro Asia, fino ai contrafforti del Pamir e dellAltai; per riversarsi talvolta in ondate travolgenti a sud, verso Mongolia, Cina, Iran. In tempi storici i cavalieri, eredi dellUrvolk originario delle pianure eurasiatiche, si lanciarono alla conquista dellimpero doccidente, di Roma, oramai indebolita da secoli di conquiste e di pacificazione del bacino delMediterraneo. E lepoca definita nei testi di storia europea delle invasioni barbariche. In quel vero e proprio crogiolo di popoli che si combattono e poi si fondono, rappresentato dallarea tra il lago Baikal e Balha, probabilmente da collocare larea di origine di quelli che poi saranno i turchi moderni. Il termine trk significa forte, i forti, per cui, come fa notare il Roux nella Storia dei Turchi, esso starebbe ad indicare pi una struttura politica e militare che non un popolo, nel senso oggi corrente del termine. Esso era spesso abbinato a qualificativi come celeste e divino (kk, gk) quasi ad indicarne la missione superiore, la dimensione sacrale, sotto il Grande Cielo dello sciamanismo siberiano. Un altro mito, quello dei discendenti dal capo turco Bumin (met del VI secolo dellera cristiana), ancora una volta associato al lupo, in una versione che rievoca laltro mito di fondazione a noi pi noto e vicino: quello di Roma e dei gemelli Romolo e Remo allattati dalla lupa. I loro avi, i T-ke, erano stati sterminati da un popolo vicino. Solo un bambino di dieci anni si era salvato per la sua giovane et.I vincitori per gli tagliarono i piedi (forse i tendini del piede) e lo lasciarono in un acquitrino coperto derba. E qui egli fu adottato da una lupa che lo nutriva di carne. Divenuto adulto egli si un alla lupa, che rimase gravida. Inseguita poi dai guerrieri del re nemico informato dei fatti, la lupa era fuggita nel regno di Turfan e, in una grande caverna contenente una vasta prateria, aveva generato dieci figli. Questi, divenuti a loro volta adulti, si erano uniti a dieci donne dei popoli circostanti. Dalla loro discendenza ebbero origine altrettanti clan, le Dieci Frecce, tra cui quello di Bumin (il clan reale Ashina). Lo stesso mito rimanderebbe a quello di un popolo chiaramente indoeuropeo, descritto come formato da uomini con occhi azzurri e barba rossa. Dei, uomini, lupi riconducibili poi anche alla mitologia nordica (Asatru di Odino), ad ulteriore riprova della matrice unica originaria indoeuropea di tale tradizione, a prescindere dalletnia, sicuramente gi composita al momento in cui questi popoli si affacciano alla storia dellAsia centrale e dellEuropa. Anche gli Ugrofinni hanno una base linguistica certo non indoeuropea e pi vicina ai turchi (Uiguri); eppure le nazioni moderne che nascono da queste migrazioni sono considerate europee a tutti gli effetti: Finlandia, Estonia, Ungheria.

Differente semmai sar lappartenenza religiosa, che porter gli Ugrofinni ad abbracciare il cristianesimo nelle sue varie versioni (cattolica, protestante ed ortodossa), mentre i Turchi si convertiranno allIslam, gi arrivato in Asia centrale agli inizi dellottavo secolo d.C. (la vittoria sui Cinesi al fiume Talas del 751). Del resto i Turchi Ottomani od Osmanli (figli di Osman), stanziati nel 1225 attorno al lago Van, nella Turchia orientale, avranno notoriamente importanza determinante sulla storia dEuropa dal 1400 in poi. Con Murad II, dopo le prime sconfitte in Europa, la vittoria arrise alle truppe turche a Varna e Kossovo Polje (1448), ponendo le basi della conquista di Costantinopoli da parte di suo figlio Mehmed II, il Conquistatore. A contrastare il condottiero che portava il nome del Profeta dellIslam, il Basileus bizantino che aveva quello del Cesare romano (Costantino il Grande) cui attribuito il trionfo del cristianesimo: Costantino XI Paleologo. Il 29 maggio del 1453 Mehmed II entra nella basilica di Santa Sofia per pregare rivolto a La Mecca. E il momento del simbolico passaggio di mano della funzione imperiale per la Seconda Roma, Costantinopoli, poi divenuta Istanbul. Questa data, assieme a quella del 1492, scoperta dellAmerica, viene considerata da molti storici come il passaggio dal Medioevo allEt moderna. Dunque per cinquecento anni, mezzo millennio, lImpero dei Turchi sar parte integrante della politica europea. Con Solimano il Magnifico (1520-1566) lImpero Ottomano conosce il suo apogeo, sia nella cultura e nelle arti che nelle conquiste: da Baghdad a Belgrado a Buda (con la vittoria su Luigi II a Mohcs). Nel 1529 i Turchi sono per la prima volta sotto le mura di Vienna. Nel Mediterraneo la guerra corsara, condotta da Europei convertiti (Greci, Croati, Italiani), assicura al nascente impero tutta la costa africana: Algeri, Tunisi, Gerba, Tripoli, ma anche Rodi e gi nel Mar Rosso fino ad Aden e agli stretti che aprono le rotte dellOceano Indiano. Le conquiste nei Balcani e in tutto il bacino del Mediterraneo, per non dire dei territori ad est, verso il Caucaso e lIran, le conversioni di interi popoli dEuropa, i Giannizzeri (spesso giovanissimi balcanici allevati per divenire la guardia scelta pretoriana della Sublime Porta e del suo Califfo), gli harem su cui tanto si favoleggiato in epoca romantica, tutto contribu a miscelare le etnie, i popoli, le culture dellEuropa e dellAsia, Europei e Turchi. Tanto che oggi sarebbe veramente arduo stabilire la linea genetica dei discendenti di un impero plurisecolare esteso allincrocio di tre continenti e che nella sua massima espansione (1683) andava dalla Podolia sul Dnepr fino ad Aden, dallAlgeria al Caucaso, dalle porte di Vienna a Bagdad, a Bassora e oltre, lungo la costa araba del Golfo Persico. E dallaltro lato della penisola arabica arriv alle citt sante dellIslam, a Medina, a La Mecca, poi perse con il tracollo della I Guerra Mondiale. Una lunga decadenza durata due secoli e mezzo con alterne vicende, che comunque vide lImpero turco protagonista della storia europea al pari di tutti gli altri regni ed imperi. Nella I Guerra Mondiale lImpero Ottomano si un agli imperi centrali europei, Secondo Reich tedesco e Impero austro-ungarico, subendo quindi la sconfitta che lo smembr, come quello del tradizionale rivale viennese, riducendolo alla sola penisola anatolica. Anzi, in base agli accordi segreti del 1916 la stessa penisola veniva smembrata a vantaggio della Grecia (parte europea, Smirne, isole dellEgeo), della Francia (zone confinanti con il Mandato di Siria), dellArmenia (da Trebisonda ad Erzurum), dellItalia (Dodecanneso e prospiciente costa meridionale di Antalya), mentre Istanbul e tutta la striscia anatolica del Mar di Marmara venivano internazionalizzate. Ad est poi doveva sorgere il primo nucleo di uno stato curdo. Dal 1919 al 23 (29 ottobre 1923, data di fondazione della moderna repubblica turca) Mustafa Kemal, poi Atatrk (Padre dei Turchi), condurr la lotta di riconquista di tutta la penisola, ponendo la capitale alsuo centro, Ankara; ma riportando sotto la rossa bandiera con la falce di luna e la stella anche la Tracia europea. Restata neutrale nella Seconda Guerra Mondiale, la Turchia aderir alla NATO nel 1952, come la rivale Grecia, anche a causa del suo confine con lex-URSS. NellAlleanza Atlantica essa rappresenta quindi lestremo avamposto orientale che si salda allinizio con il Patto CENTO dei paesi arabi e mediorientali filo occidentali. Il disfacimento dellUnione Sovietica e del suo Patto di Varsavia, la questione curda, la Guerra del Golfo del 1991 e la penetrazione americana nellarea centro asiatica e mediorientale successiva all11 settembre

2001, ridisegnano lo scenario geostrategico in unarea dEurasia fondamentale per il controllo dellintera massa continentale nel XXI secolo. Dal 1996 in poi la Turchia, la cui politica interna e soprattutto internazionale sotto lo stretto controllo delle forze armate, ha ratificato una serie di accordi di cooperazione anche militare con Israele che ridisegnano le strategie e le alleanze del Vicino Oriente. La posizione geopolitica della moderna Turchia ritorna quindi ad essere determinante per la politica europea, asiatica e mondiale in genere. La Repubblica di Turchia (Trkiye Cumhuriyeti), si estende a tutta la penisola di Anatolia per una superficie di 774.815 kmq, circa due volte e mezzo lItalia, con una popolazione valutata sui 66 milioni nel 2000 (erano 61 e mezzo nel 1996) distribuita non omogeneamente sulle 74 provincie amministrative in cui suddivisa. Il 15-20% della popolazione rappresentato dai Curdi, una popolazione indoeuropea di religione islamica prevalentemente sunnita con minoranze sciite, che stanziata anche nel nord dellIraq, in Iran, in Siria. Le coste turche su tre mari (Mar Nero, Mar di Marmara e Mediterraneo) si estendono per ben 8330 km. Da un punto di vista tettonico poi laltopiano anatolico non che lestrema propaggine occidentale di quel vasto complesso montuoso che attraversa tutta lAsia dal Caspio ai deserti dellAsia centrale, dividendoli dal subcontinente indiano, fino alle propaggini cinesi e indocinesi. La piccola parte europea separata dal Mar di Marmara, a sua volta collegato al Mar Nero dallo stretto del Bosforo e al Mediterraneo dai Dardanelli; un punto cruciale di passaggio tra pianura sarmatica-CaucasoMar Nero e mondo euro-mediterraneo fin dalla remota antichit, come ci ricorda lIliade. Oggi due ponti attraversano il Bosforo ad Istambul, dando continuit territoriale al quasi perfetto rettangolo turco. Con la perdita dellEuropa balcanica lex capitale si trova in posizione eccentrica rispetto alla moderna Turchia, mentre la scelta di Ankara perfetta dal punto di vista del dettame geopolitico, ponendosi quasi al centro della penisola, ma verso la parte pi popolosa e sviluppata del paese. Per quanto detto sopra, la Turchia rappresenta geopoliticamente un vero e proprio PONTE tra Europa e Asia mediorientale e non solo. Ed un ponte anche dal punto di vista etnico, fondendo in un unico stato la componente originaria turanica del centro dellAsia, quella europea, retaggio di 500 anni di storia (ma anche di recenti immigrazioni e future aspettative politiche) e la religione e cultura islamica, seppur assimilata in forma del tutto particolare e recuperata solo di recente dal successo di movimenti islamisti moderati come quello di Erdogan. Ricordiamo che con Atatrk si afferm il carattere laico dello stato e luso dei caratteri latini nella scrittura della lingua turca. La richiesta turca di entrare nella Unione Europea stata finora disattesa anche sulla base di una presunta unit cristiana dellEuropa, per quanto frantumata sia detta unit tra le varie confessioni: cattolica, chiese protestanti, chiese nazionali ortodosse. A parte il fatto che gli stati moderni europei non sono pi confessionali,almeno dalla Rivoluzione francese in poi, la chiusura europea alla Turchia su base religiosa ovviamente pretestuosa, se solo si consideri come lAlbania e la Bosnia (causa di recenti interventi occidentali a loro favore e contro la Serbia ortodossa) siano paesi, almeno ufficialmente e altrettanto laicamente (ci si perdoni la contraddizione) a grande maggioranza islamica. E forti minoranze musulmane, legalmente riconosciute, sono presenti in stati come la Macedonia, la Bulgaria, la Moldova, la Serbia stessa (il Sangiaccato), per non parlare ovviamente della Federazione Russa. Senza considerare limmigrazione araba oramai assimilata e quella turco-curda in particolare, che, solo in Germania, conta un milione e mezzo di lavoratori con le loro famiglie. La posizione della moderna Turchia, che appare cos ambigua se paragonata alla penisola dEuropa, assume un aspetto totalmente diverso se si pensa alle reali divisioni delle masse continentali studiate dalla GEOPOLITICA. Questa dottrina infatti considera nella sua unit storica e geografica linsieme dellEURASIA (molto semplificando: Europa + ex URSS, fino al Pacifico e allo stretto di Bering, quindi con tutta la Siberia e il centro Asia). In una tale visione a respiro pluricontinentale, rispetto alle artificiose suddivisioni scolastiche dei continenti che siamo stati indotti a conoscere, laltopiano anatolico con unaltitudine media di 1000 metri, come gi notato, non rappresenta che il confine occidentale di quella catena di deserti e montagne che hanno

realmente separato durante i millenni lEurasia propriamente detta dall Asia Gialla (Mongolia, Manciuria, Cina, Indocina) e dal subcontinente indiano (attuali Pakistan, India, Bangladesh, Sri Lanka). Di questa ben identificabile entit geopolitica non soltanto la Turchia rappresenta il fronte meridionale ( e il fronte orientale del bacino del Mediterraneo), ma tutto il TURAN, linsieme degli attuali stati turcofoni, ad essere una fascia etno-culturale proiettata al centro dellAsia, fino alla Cina ed al Pamir. Azerbaigian, Kazakistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Kirghizistan, ed ampi territori della medesima Federazione Russa hanno legami storici, culturali, religiosi con Ankara. Assieme al Tagikistan, di lingua e cultura iranica, questi stati rappresentano oggi la prima linea della penetrazione americana verso lHeartland eurasiatico, dopo linvasione da sud dell Afghanistan. Ma la stessa politica interna della Repubblica turca ad essere oggi ad un bivio, anzi di fronte ad una triplice scelta, ogni cui opzione sembra in contraddizione con le altre due. Sintetizzando al massimo potremmo dire che la Turchia si trova a scegliere fra le tre opzioni del suo passato: il TURAN, LISLAM, LEUROPA. Il nazionalismo turco, come quello dei Lupi Grigi che prendono il nome dallanimale totemico originario, sogna il PANTURANISMO, con un ruolo attivo di Ankara nelle regioni turcofone al di qua e al di l del Caspio. La stessa alleanza con Israele, nonostante la fede islamica della quasi totalit della popolazione turca e curda, una risposta allaccerchiamento dei paesi arabi, contrari sia al predominio turco a nord sia allesistenza dellentit sionista a sud. N va dimenticato lIran della Rivoluzione Islamica, oggi pi impegnato a difendersi dallaccerchiamento americano-sionista ad est ed a ovest, piuttosto che allesportazione del modello rivoluzionario islamico. La presenza della compatta componente curda, omogenea per continuit e contiguit territoriale bench divisa tra i vari stati ufficiali, complica ancor pi il quadro della regione mediorientale tra Mediterraneo, Caspio e Golfo Persico. La Turchia ovviamente sarebbe interessata a mantenere linfluenza sui nuovi stati turcofoni, culla della sua civilt, rinati allindipendenza dalla disintegrazione sovietica del dopo Afghanistan. Uninfluenza che talvolta alleata, ma in prospettiva concorrenziale, con la presenza USA nellarea geopolitica centro-asiatica, dopo linvasione americana dellAfghanistan. Intanto la Russia di Putin, impantanata in Cecenia, sembra in piena ritirata politica ed economica dai paesi della CSI (Confederazione degli Stati Indipendenti), unalleanza nata gi morta dalle ceneri dellURSS. La vittoria del partito islamico turco, le manifestazioni di piazza pacifiste, nonch la resistenza del parlamento turco a permettere linvasione americana dellIraq da nord (anche per il timore di veder nascere un Kurdistan libero, naturale magnete e santuario per i Curdi di Turchia), sembra riavvicinare il governo di Ankara ai paesi islamici confinanti: Siria, Iran e lo stesso Iraq. Nonostante lovvia pressione dei militari in senso contrario. Non bisogna infatti dimenticare che le forze armate turche, tra le pi possenti della regione, esercitano da sempre una sorta di controllo pi o meno istituzionale sulla politica della Repubblica di Turchia, un controllo che si esprime in censure e veri e propri colpi di stato. La terza opzione geopolitica della Turchia oggi proprio lEuropa, della quale molti Turchi, nonostante tutto, si sentono ancora parte integrante. E questo nonostante il rinvio sine die di Bruxelles alla richiesta di adesione, sia per motivi storico-religiosi, di cui dicemmo, sia geografici; altrettanto pretestuosi questi ultimi di quelli, data la presenza della Turchia in un lembo dellEuropa comunemente intesa e mentre da pi parti si richiede ladesione allU.E. persino di Israele! Ladesione della Turchia nel 1952 alla NATO aveva comunque gi legato i destini del paese a quelli dellEuropa peninsulare ed insulare. A maggior ragione ladesione degli stati dellex Patto di Varsavia alla NATO sembrava ricompattare il continente, seppure sotto il controllo statunitense, e quindi avvicinare anche la penisola anatolica allEuropa. Ma gli ultimissimi avvenimenti internazionali, dall11 settembre in poi, e in specie la nuova crisi irachena, introducono delle variabili completamente impreviste e impongono ad Ankara ed alle forze politiche e sociali turche scelte che, in un senso o nellaltro, saranno decisive sia per la Turchia che per lEuropa, a sua volta lacerata.

Non dato sapere quanto durevole e compatto potr essere nel prossimo futuro linedito asse ParigiBerlino allargato fino a Mosca e, pi lontano ancora, a Pekino e alle capitali arabe e islamiche non completamente asservite allimperialismo americano del nuovo millennio. Sar la cosiddetta FRAMANIA (Francia+Germania) il primo nucleo di unEuropa veramente unita? E sapr questa aprirsi verso est alla Russia, anche scavalcando gli staterelli orientali neofiti della NATO e dellalleanza con gli USA in funzione di garanzia da Mosca? In tal caso potr la Turchia rappresentare per la nuova geopolitica eurocentrica un ponte verso lAsia, il Medio Oriente, il Turan? Del resto allasse centrale europeo appena in fieri si contrappongono, come prevedibile, la Gran Bretagna (oramai parte integrante della talassocrazia anglofona americana), la Danimarca, la Spagna. Il tradimento anti-europeo da parte del governo reazionario in Italia, appiattito sulle posizioni dellegemonismo talassocratico a stelle e strisce, nonostante la volont della popolazione italiana contraria alla guerra daggressione, ha inferto un duro colpo alle possibilit di equilibrio. Non tanto per il peso politico dellItalia in Europa e nel mondo, praticamente uguale a zero, ma per la sua posizione geopolitica e per il peso relativo della sua economia e dimensione. Un tradimento, non primo e non ultimo nella storia dItalia, che sar comunque scontato in futuro a caro prezzo. In tale nuovo e inatteso contesto internazionale la Turchia potrebbe avere un ruolo importantissimo, non fossaltro per quella sua posizione geostrategica di ponte dEurasia, di anello di congiunzione tra lEuropa e larea del Golfo Persico e del Vicino Oriente cos strategicamente importante e determinante anche per le economie mondiali, con i suoi giacimenti petroliferi. Intanto nellaltra area, quella del Caspio, si individuano anche pi importanti possibilit di estrazione delloro nero, esattamente nelle regioni abitate da popolazioni turaniche e islamiche. Uno dei motivi che scatenarono la Prima Guerra Mondiale fu di pretto carattere geopolitico: la volont congiunta degli imperi coloniali occidentali di allora, Francia e Gran Bretagna con laggiunta dellImpero russo, di spezzare lasse trasversale europeo tra gli Imperi Centrali (germanico ed austrungarico) e la Turchia. Con quella alleanza infatti il Secondo Reich tedesco stava aprendo allEuropa continentale le porte dellOriente. Il previsto asse ferroviario Berlino-Vienna-Istambul-Bagdad-Bassora avrebbe portato la Germania a spezzare laccerchiamento marittimo mondiale, in specie britannico, consentendole di raggiungere la zona principe dellenergia mondiale. Allora come oggi Europa e Vicino Oriente avevano interessi comuni rispetto alla talassocrazia angloamericana. Ancora una volta dunque la storia ritorna, nonostante tutto e tutti, sulle vie indicate dalla geopolitica e dagli interessi vitali dei popoli allo spazio vitale e alle fonti energetiche. Ampliando lo sguardo ad una panoramica mondiale, possiamo dire che il braccio di ferro di oggi tra le potenze continentali europee (Russia compresa) e gli Stati Uniti con i suoi vassalli determinante per i destini del mondo intero. In questi mesi ed anni si sta giocando la partita per il controllo delle fonti energetiche mondiali e per le basi geostrategiche di dominio della massa eurasiatico-africana. In tale contesto, ne va di conseguenza, il ruolo della Turchia sar determinante, proprio perch lAnatolia rappresenta lo spazio geopolitico di raccordo tra Europa, Medio Oriente e Centro Asia turcofono che arriva al confine dei due colossi asiatici, Russia siberiana e Cina occidentale. Daltra parte lattuale crisi irachena (e domani la quasi certa aggressione allIran da parte degli Stati Uniti e di Israele) sta mandando in frantumi lordine internazionale e le alleanze militari e politiche successive agli accordi di Teheran, Jalta, Potsdam. LONU completamente esautorata ed impotente di fronte allarroganza di Washington. La NATO appena allargata ad est un guscio vuoto, che sopravvive inutilmente allormai superato ruolo di contenimento dellURSS. La Turchia, che dellAlleanza Atlantica era il bastione proteso ad oriente, si troverebbe completamente isolata senza il retroterra europeo, di fronte ad un mondo arabo in esplosione, con la questione curda rinfocolata dalla probabile dissoluzione irachena, il centro asiatico turanico invaso dalle armate e dai dollari

americani. Senza dimenticare le rivendicazioni greche e la spinosa questione della divisione di Cipro. Il destino della nuova Turchia sembra quindi segnato dalla sua stessa collocazione geopolitica. Per ironia della sorte quello europeo a sua volta strettamente connesso a quello turco. Se la nuova alleanza centro-europea, da Parigi a Mosca, regger oltre le contingenze della crisi mediorientale (e questo qualunque sia lesito della guerra, e a maggior ragione nel caso di una rapida vittoria anglo-americana su Bagdad), sar necessario, indispensabile per l'Europa come per la Turchia riannodare e rinsaldare lalleanza dellinizio del secolo scorso. La guerra dei continenti, lo scontro mortale tra Eurasia e America, fra potenza di terra e talassocrazia planetaria stata dichiarata, anche se non a tutti in Europa e oltre sono ben chiari i ruoli e la posta in gioco. L11 settembre 2001 ha rappresentato una riedizione in grande dellattentato di Sarajevo che serv da detonatore per il conflitto mondiale. Dalla guerra mondiale limpero ottomano usc distrutto e ridotto alla Turchia attuale, ma il nazionalismo turco seppe offrire al suo popolo una nuova compattezza e consapevolezza nazionale. Anche lEuropa usc distrutta, asservita e divisa da due guerre civili europee allargate al pianeta, a tutto vantaggio della nuova potenza americana. Eppure la Vecchia Europa sembra ancora una volta sapersi rigenerare e, in prospettiva remota, potrebbe riscattare unita la sua libert e indipendenza. Dal 1400 in poi Turchi ed Europei si sono incontrati e scontrati per secoli. Poco dopo la caduta di Bisanzio, alla fine del secolo, lEuropa marittima scopriva le vie del Nuovo Mondo, circumnavigava lAfrica, conquistava la Siberia per aggirare il blocco dellImpero Ottomano e dei regni turanici. Oggi pi che mai il destino dellEurasia e del mondo riscopre la necessit vitale di una nuova alleanza tra i popoli del suo spazio geopolitico per fronteggiare la pi grande minaccia che sia mai apparsa sulla Terra: lasservimento ad ununica superpotenza che vuole piegare e sottomettere il mondo intero. Di fronte ad un simile orribile destino comune, lunica possibilit di resistenza, di riscatto, di riscossa il fronte unito di tutti i popoli del Mondo Libero, al di l ed al di sopra delle differenze e delle divisioni locali, degli interessi egoistici, degli opportunismi momentanei. Europa, Asia, Africa, America Latina hanno oggi un unico reale interesse: unirsi e combattere per la difesa delle proprie libert, del proprio avvenire. E laltopiano anatolico, la fortezza turca fra tre mari e tre continenti una delle chiavi di volta di questa alleanza eurasiatica.

3.lislam antimondialista
2001: Palestina anno zero

LA PALESTINA NEL TERZO MILLENIO TRA GEOGRAFIA SACRA E GEOPOLITICA


Ho stretto unAlleanza con i miei eletti, ho giurato a Davide mio servo: -Sino alleternit stabilir il tuo seme, ed edificher di generazione in generazione il tuo trono. Salmo LXXXVIII, 4-5. La nuova voce ebraica parla per bocca dei fucili. Questa la nuova Torah della terra di Israele. Il mondo stato incatenato alla follia della forza fisica. Judas Magnes Presidente dellUniversit ebraica di Gerusalemme dal 1926. Unaborto annunciato Allavvento del XXI secolo e Terzo Millennio dellera cristiana la questione Palestina rimane uno dei nodi irrisolti della politica mondiale. A 53 anni dalla proclamazione di Medinat Israel, lo Stato di Israele, avvenuta il 14 maggio del 1948, il conflitto divampa pi sanguinoso che mai e si ancora ben lontani dalla nascita di uno Stato Palestinese pi volte annunciato. Uno stato che, comunque, si prospetta fin dora come una vera assurdit in termini geopolitici; unentit politica ed economica dissezionata e gi morta prima ancora di nascere, con pezzi della Cisgiordania (la Giudea e Samaria per gli ebrei), la striscia di Gaza (e non tutta), e mezza capitale a Gerusalemme, il tutto da collegarsi con strade attraverso Israele, che manterrebbe in ogni caso il controllo agli accessi con il restante mondo arabo. I geopolitici definiscono uno STATO POLIMERICO quello formato da parti territoriali separate e non confinanti: esempio tipico il Pakistan Orientale staccatosi dal nucleo principale doccidente nel 1971 con il nome di Bangladesh, dopo una guerra cruenta e semisconosciuta in occidente, che cost milioni di vite umane e di profughi. Altro precedente storico emblematico fu quello della Prussia Orientale, staccata dal corpo territoriale della Germania per dare ai polacchi un corridoio con sbocco al mare, dopo la I Guerra Mondiale: e fu il casus belli della II! Nella situazione palestinese saremmo in presenza di un vero aborto statuale, una creazione ufficiale che non potrebbe materialmente sopravvivere senza laiuto esterno. Si pensi solo al grande problema di questo secolo in Medio Oriente: lacqua. E con milioni di palestinesi dei campi profughi da far tornare! La Palestina nella geostrategia continentale Nel passato XX secolo abbiamo avuto le due pi grandi conflagrazioni belliche mondiali della storia terrestre, lavvento ed il crollo di movimenti rivoluzionari della portata del comunismo e del fascismo, la perdita della centralit politica internazionale dellEuropa e la decolonizzazione, limplosione ed il crollo dellUnione Sovietica, e prima la fine del Giappone, laffacciarsi della Cina e dellIndia come grandi potenze dAsia, per non citare che gli esempi pi importanti tra mille guerre, nascite di nuove nazioni e disintegrarsi di altre, come la frantumazione balcanica recente. Ma soprattutto il secolo ventesimo dellera cristiana pu a ragione definirsi il secolo americano. LAmerica ha imposto al mondo la propria egemonia e controllo, con due Guerre Mondiali, la seconda in particolare, e decine di interventi in ogni angolo del pianeta. Le navi, gli aerei, i satelliti col marchio USA dominano sui continenti, sugli oceani e nello spazio esterno; e la bandiera stellata arrivata sulla Luna e su Marte. Ma soprattutto la pseudo cultura americana ad essersi affermata ovunque, il basic english statunitense a rappresentare la lingua di comunicazione planetaria, dagli aeroporti alla Borsa Mondiale, dai consessi internazionali a Internet.

Gli Stati Uniti sono i poliziotti mondiali, giudici e arbitri, che dominano governi ed istituzioni globali. E gli Stati Uniti sono i grandi sostenitori, gli sponsor dello stato di Israele dalla sua nascita, che peraltro ebbe anche la benedizione dellURSS staliniana e dei suoi satelliti allinizio della guerra fredda, quando le monarchie arabe reazionarie dipendevano ancora dai mandatari coloniali anglo-francesi. Le motivazioni profonde del rapporto organico imprescindibile tra Israele ed USA (la Seconda Israele per i fondamentalisti biblici americani) sono molteplici e qui proposte nei molteplici aspetti; non ultima la ovvia solidariet e comunione dintenti tra le lobbies ebraiche del Vecchio Mondo e di quello Nuovo. E stato pi volte notato che quello israeliano NON uno stato come tutti gli altri, a parte ovviamente ogni pretesa degli interessati stessi di rappresentare IL popolo di Dio, al quale lo Stesso avrebbe offerto in dono quella terra in particolare (facendone quindi uno STATO TEOCRATICO de facto che si avvia a divenirlo anche de jure). Con la famigerata Legge del Ritorno ogni ebreo, (figlio di madre ebrea) in qualsiasi parte del mondo ha per ci stesso il diritto di ritornare (?) in Israele, anche se non ne professa la religione, non ne parla la lingua, non ha mai avuto rapporti col sionismo e gli Israeliti storici ecc Si pensi soltanto al caso estremo dei falshi etiopi, letteralmente prelevati dalla loro terra dorigine con un ponte aereo. E nel mondo arabo, proprio la nascita dellentit israeliana costrinse gli ebrei che avevano convissuto per secoli con gli arabi e mussulmani a far le valigie in tutta fretta. Mentre ai palestinesi che vi abitavano prima della cacciata proprio la possibilit del ritorno che si nega oggi. E poi noto che senza la Shoah, od Olocausto che dir si voglia, i sionisti non avrebbero avuto la spinta determinante dellopinione pubblica e dei governi, USA in testa, a fondare il loro insediamento in Palestina: Il genocidio un elemento di giustificazione ideologica per la creazione dello Stato di Israele (Tom Segev, cit. da Roger Garaudy ne I miti fondatori della politica israeliana). Solo un serio confronto e dibattito tra storici e non listerica criminalizzazione del Revisionismo potr portare un domani a qualcosa che si avvicini alla verit storica. Ma certo che i difensori aprioristici della tesi sterminazionista divengono per ci stesso i migliori garanti ideologici del sionismo. NON si pu credere nei sei milioni, nelle camere a gas e nel piano di sterminio e sostenere contemporaneamente la causa palestinese! Lattuale tragedia della Palestina araba e islamica il frutto avvelenato, diretto e conseguenziale del processo di Norimberga e di tutta lannessa mitologia, rinnovata quotidianamente fino allossessione in libri, film, conferenze e via elencando. Unita allaltro mito fondatore del Sionismo: dare una terra senza popolo ad un popolo senza terra, cio due menzogne in uno slogan, non essendo gli ebrei senza terra ma avendo anzi tutta la Terra a disposizione come cosmopoliti per vocazione (anche prima delle distruzioni del Tempio) e non essendo ovviamente la Palestina un deserto disabitato ma una fiorente terra di insediamento arabo, parte integrante dellUmma Islamica. U.S.A. e Israele: le vere ragioni geopolitiche La verit che Israele rappresenta per gli Stati Uniti dAmerica un AVAMPOSTO GEOSTRATEGICO FONDAMENTALE, al centro delle masse continentali eurasiatiche e africane, nonch il punto centrale di controllo di Mediterraneo e Medio Oriente. Quinta potenza militare del mondo, unica potenza atomica non dichiarata, Israele il BASTIONE DELLIMPERIALISMO TALASSOCRATICO USA piantato nel baricentro della pi estesa massa di terre emerse, lEurasia, e nel cuore della Nazione Araba e della Comunit Islamica, proprio nel punto di confluenza tra varie entit etno-storiche-culturali che la formano. Lalleanza fondamentale tra la grande potenza globale e la piccola entit sionista, cementata dalla comunanza etnica della parte trainante della popolazione statunitense, indispensabile a entrambe. Lo chiaramente per Israele che non sopravviverebbe senza i dollari e gli armamenti americani, ma anche senza la rete di alleanze della superpotenza mondiale, sia la NATO sia i patti bilaterali con i governi arabi collaborazionisti. Lo in egual misura per gli USA, per i quali Israele il pilastro fondamentale dellARCO DI FORZA con cui si congiungono le due masse continentali dellAtlantico. La presenza sionista in Palestina assolutamente indispensabile agli Stati Uniti dAmerica, cio ai potentati economico-finanziario-militari dominanti, per avere il SEA POWER Mediterraneo, il contenimento della

potenza egemone terrestre russa (ma anche il ricatto politico e finanziario sulla Germania riunificata, cio sullEuropa) e contemporaneamente il controllo sul mondo arabo e sulle rotte petrolifere. Dal Golfo Persico partono le rotte dellenergia, vitali al Giappone ad est (laltro potenziale rivale economico) e, attraverso Mar Rosso e Mediterraneo, allEuropa. Il possesso di questo nodo gordiano strategico su base continentale assicurer per buona parte il dominio globale planetario nel XXI secolo ineunte. Mano alle carte Basta guardare una carta geografica per rendersene conto. La Terra formata per il 71% di acqua e per il restante di terre emerse, sostanzialmente suddivise tra due grandi concentrazioni principali: i tre continenti della geografia classica, Europa-Asia ed Africa + la propaggine australiana, contrapposti alle Americhe. Un vasto sistema di mari interni, collegati da stretti facilmente controllabili penetra profondamente allinterno del cosiddetto Vecchio Mondo, consentendo una navigazione relativamente sicura e interscambi dogni tipo. Mediterraneo, Mar Rosso, Mar Nero sono stati la culla delle pi antiche civilt, spesso formatesi attorno a fiumi navigabili che rendevano ricche zone altrimenti desertiche. La Geopolitica per parte sua prende in considerazione Unit Geopolitiche Pluricontinentali intersecantesi e sovrapponentesi in alcune aree: lEurasia (cio Europa + Russia), Mediterraneo (Europa Meridionale e Nordafrica + Vicino Oriente), Asia gialla sino-nipponica, subcontinente indiano ecc La Palestina si trova dunque esattamente nel baricentro della nostra area geopolitica eurasiaticomediterraneo-mediorientale! E il punto di convergenza dove si scaricano le forze contrapposte delle unit geopolitiche suddette. La sua posizione a cavallo tra i due mari interni (Mediterraneo-Mar Rosso) ad un passo dal canale di Suez e non lontana dal Golfo Persico, la rende inoltre strategicamente determinante per i collegamenti tra i due oceani Atlantico e Indiano, cio sulla rotta dellenergia mondiale moderna. Gi nellantichit del resto la zona siro-palestinese rappresentava il terminale terrestre della Via della Seta, il punto dimbarco di sete, oro, spezie, schiavi ecc per lEuropa. Non solo. La Palestina si trova anche perfettamente al centro di quellarco territoriale definito dai geopolitici Mezzaluna Fertile o Inner Crescent, cio la striscia di terreno fertile e coltivabile dato dai sistemi fluviali Tigri-Eufrate, [che separa larea desertica arabizzata dallaltopiano turcofono e da quello curdo-iranico, non distante dalle propaggini meridionali caucasiche], Giordano e delta nilotico. E proprio larea di sviluppo delle grandi civilt del passato: egizia, siro-babilonese, ellenistica. Civilt Potamiche Irrigue, come appunto le definisce la Geografia Politica che hanno favorito produzione e scambi in prossimit di mari chiusi, navigabili a vista, ma anche il formarsi di concentrazioni statuali di tipo autocratico, prodromo dei grandi imperi della storia. Limportanza dellacqua potabile in aree aride a forte concentrazione abitativa proprio uno dei fattori di destabilizzazione per il presente e il futuro. Non a caso il piano sionista originario, la Grande Israele, andava proprio dallEufrate al Nilo! E comprendeva comunque entrambe le sponde del Giordano. C da aggiungere che lo stato sionista che poi nato si colloca nel bel mezzo dellUmma Islamica (la Mezzaluna anche il simbolo internazionale dellIslam), tagliandola nettamente in due con la sua propaggine nel deserto del Negev, fino allo sbocco a Eliat sul Mar Rosso. E ne occupa una delle tre citt sante (Gerusalemme/Al Qods per gli islamici, cio appunto la Santa), come diremo poi. Quindi Israele rappresenta anche per gli alleati americani lanello di congiunzione tra lAlleanza Occidentale, in sostanza la NATO e i governi arabi alleati nella penisola arabica, a cominciare dalle monarchie giordana e saudita, tanto funzionali alla strategia globale americana, essendo confinanti o prospicenti ai nemici giurati degli USA: Siria, Iraq e Iran. La politica estera israeliana di mezzo secolo sempre consistita in alleanze con avversari dei suoi confinanti per tenerli divisi, deboli e sottomessi alloccidente; Libano, Giordania, Egitto via via allargandosi a cerchi concentrici in tutta larea. Lattuale strettissima alleanza politico-militare con la Turchia, in funzione antiaraba (leggi Siria ed Iraq, ma anche contro lIran della Rivoluzione islamica komeinista) rappresenta per Tel Aviv il coronamento di questa strategia di annientamento graduale, ma per gli Stati Uniti la saldatura tra i

suoi vari sistemi di alleanze, essendo infatti la Turchia nientaltro che lo stato pi orientale (e tra i meglio armati) dellAlleanza Atlantica. Con Turchia e Israele, la talassocrazia americana penetra stabilmente nel cuore mediterraneo dellEurasia, completando laccerchiamento del suo retroterra logistico russo-siberiano. Lesperienza cecena e lAfghanistan, con il pesante contributo saudita non sono che gli aspetti pi eclatanti di questa strategia di penetrazione continentale, che vede ancora e sempre il Mare contrapporsi alla Terra, nellaccezione schmittiana dei termini. Geografia sacra e geopolitica E al centro di Israele Gerusalemme, Yerushalayim, Al-Qods; tre nomi, tre fedi religiose principali, molte identit, ma comunque un destino possibile solo come citt unita. E al centro di Gerusalemme la Citt Vecchia e la Spianata delle Moschee o, secondo la terminologia giudaica il Monte del Tempio. E l la roccia sacra oggi coperta dalla cupola dorata, impropriamente definita moschea di Omar, che con Al-Aksa compone il sacro quadrilatero su cui si concentra linteresse del mondo. Per inciso al tempo delle crociate proprio da qui che i Templari assunsero quel nome poi celebre in tutta Europa. E lo spuntone di roccia che fin dalle pi remote et del bronzo rappresent un punto sacrale e sacrificale di riferimento: sacrifici anche umani, come chiaramente evidenziato dal racconto biblico del sacrificio di Isacco al quale dio stesso offre in sostituzione un capro. Gerusalemme anche la citt messianica, dellattesa di un Messia di redenzione che i cristiani identificarono nel rabbi ebraico crocifisso. Ma anche il luogo dove Maometto viene portato nel famoso volo notturno dalla Mecca su Al Barak (il Lampo), il cavallo dalle bianche ali, testa umana e coda di pavone, per ascendere al cielo e ricevere gli insegnamenti del Corano. La Palestina fu colonizzata quattromila anni prima di Cristo dai Canaei, popolazione semitica proveniente dalla penisola arabica (terra di Canaan, mentre il nome Palestina deriva dai Filistei, indoeuropei probabilmente arrivati dalla Grecia e dallEgeo e famosi nella Bibbia per i continui conflitti con gli ebrei). La stessa Gerusalemme non fu affatto una citt ebraica bens fu conquistata dal re Davide ai Jebusei, circa nel mille a.C. Il suo nome cananeo era Ursalim, la Citt della Pace! Mai nome stato meno appropriato per una citt e una terra devastate da millenni di guerre e invasioni dogni tipo. La storia stessa di Israele, per quello che ce ne riferisce la Bibbia, una continua storia di massacri perpetrati a danno delle varie trib cananee e dei Filistei per appropriarsi della terra, delle citt, ridurre i popoli in schiavit (ma spesso massacrarli fino allultimo uomo e animale) ed imporre il proprio culto su tutti. Il destino di Gerusalemme, voluta da Davide come capitale del suo regno, segnato dalla sua stessa geografia. Le colline di Gerusalemme infatti non sono che la parte centrale di una catena che dal monte Carmelo a nord, passando per lEbal e il Garizim (centro sacro ai Samaritani, che danno il nome alla regione) arriva fino alle colline di Giudea per degradare nella valla del sale, verso Dimona [il centro atomico israeliano] e il deserto del Negev fino allo sbocco nella striscia di Eliat. Da codesta posizione di centralit Gerusalemme domina da una parte la depressione del Giordano che dal Lago di Tiberiade (Mare di Galilea!), attraverso il Mar Morto arriva allo sbocco del golfo di Aqaba; dallaltra tutta la costa mediterranea. Sotto laspetto pi sacrale, anche il trionfo del cristianesimo in occidente e poi dellIslam in Asia e Africa e parte dEuropa, ha posto in rilevanza nel mondo il ruolo centrale di Gerusalemme, obiettivo mistico e strategico delle crociate, della riconquista islamica, dellImpero Ottomano, del colonialismo europeo e infine del sionismo e della rinascita islamica. Basti pensare che nelle mappe approssimative del Medioevo e Rinascimento , almeno fino al XIV-XV secolo, Gerusalemme rappresentata come il centro del mondo, il punto di confluenza dei tre continenti allora conosciuti e sommariamente divisi tra unEuropa e unAfrica di pari dimensioni e unAsia grande quanto entrambe messe insieme. Il tutto circondato dal grande fiume Oceano.

In Dante essa rappresenta lesatto opposto fisico dellInferno pi profondo. E comunque per tutte le religioni monoteiste dellarea mediorientale la raffigurazione stessa in terra della citt ideale e spirituale, la Gerusalemme Celeste. Spesso contrapposta a Roma imperiale (Nuova Babilonia) come esempio archetipico di civilt contrapposte. A maggior dimostrazione dellintrecciarsi storico tra motivazioni ideologiche, geopolitiche e di geografia sacra. Nelle profezie antiche, riprese dai moderni fondamentalisti giudeo-cristiani, lo scontro finale tra Bene e Male, Luce e tenebre avverr in Armagheddon, nella pianura di Meghiddo, (valle di Izreel). Si tratta del nord di Israele, della depressione naturale che da Haifa scende trasversalmente fino al Giordano. A nord c la Galilea e poi il Golan occupato nel 1967 e il Lago di Tiberiade: da cui parte lacquedotto Kinneret-Negev che convoglia le acque attraverso tutto lIsraele precedente la conquista della Cisgiordania. fino appunto al deserto meridionale ed alla striscia di Gaza anchessa occupata durante la cosiddetta Guerra dei sei giorni. Loccupazione della parte occidentale del regno hashemita di Giordania fu allora giustificato dal governo di Tel Aviv come necessit strategica vitale data lesiguit del territorio israeliano ridotto ad una striscia tra confine giordano e mare. Ma proprio la folgorante vittoria di allora e la sproporzione di mezzi militari e non ha dimostrato linfondatezza di tale assunto strategico. Lunica volta che lo stato ebraico ha rischiato il tracollo fu nel 73, la guerra del Kippur e lattacco venne da nord e soprattutto dallEgitto, cio le parti in teoria pi lontane dal centro vitale e meno attaccabili secondo gli strateghi. LAmerica risolse le sorti del conflitto a favore di Israele con un massiccio ponte aereo di forniture militari, con la sostanziale immobilit di Mosca. Qualche cifra Quando si parla di Palestina bisogna sempre tener presente che limportanza di questa terra e dei suoi abitanti NON data dalle dimensioni geografiche o demografiche, dallo SPAZIO, bens dalla POSIZIONE; oltrech, come abbiamo detto, da una serie di riferimenti storici, culturali e cultuali non misurabili in metri o chilometri, come quel bello spirito di diplomatico americano che recentemente si meravigliava di tutto il trambusto per pochi mq. di terra della Spianata delle Moschee (bastava dare in cambio agli arabi un po pi di terra altrove!! ed ecco risolto il problema). Lo stato di Israele si estende su 20325 kmq. La Cisgiordania occupata ha 5878 kmq. Gerusalemme compresa, Gaza solo 362 kmq con una popolazione di un milione di abitanti! Una delle pi alte concentrazioni di popolazione mondiale. Laltopiano del Golan annesso unilateralmente da Israele nel 1981 di 1150 kmq., ma la sua importanza soprattutto strategico militare dominando la pianura sottostante e quindi tutto il sud siriano, Damasco compresa. Per avere unidea delle proporzioni la Toscana ha quasi 23.000 kmq di territorio, la Sicilia si avvicina a 26.000. Israele misura quindi meno di una regione media italiana! I Territori Occupati raggiungono appena i 6.000 kmq. (lUmbria ne fa 8456!). Su questo territorio non certo florido, almeno nelle condizioni in cui stata ridotta la parte araba, e con limitato accesso alle fonti idriche, vivono da un milione e mezzo a due milioni di palestinesi contro i 4 milioni e mezzo di israeliani, cui vanno aggiunti i palestinesi con documento israeliano, cittadini di serie B a tutti gli effetti e 100.000 drusi, beduini ecc La spartizione finora prevista assegnerebbe solo il 90% circa di questo territorio ai legittimi abitanti, in una distribuzione a pelle di leopardo che lascerebbe agli insediamenti israeliani (annessioni dirette a Israele a parte) non solo le posizioni migliori, come le alture strategiche, ma anche il controllo delle frontiere e quindi della linea del Giordano, unico approvvigionamento idrico per tutti. Ed su questi brandelli di territorio, vere riserve indiane del XXI secolo che dovrebbe sorgere il futuro stato Palestinese! Siamo quasi nellordine di dimensioni di un qualsiasi micro-stato dellOceania! Ed solo su questa minima parte di terra senza popolo, come la definiva il sionismo, che dovrebbe far ritorno il NON-popolo di almeno 5/6 milioni di profughi palestinesi, eredi delle pulizie etniche del 1948, 1967 e 82 (Libano) attuate dalpopolo senza terra. Palestinesi che vivono da generazioni nei campi profughi, dispersi in tutto il medioriente, ma anche in Europa, America, ovunque nel mondo. Si pensi che rappresentano il 60% della popolazione dellattuale

Giordania. Israele si definisce da sempre lunica vera democrazia del M.O. Una democrazia che per vale solo per gli ebrei, quelli israeliani e quelli che possono scegliere di diventarlo quando vogliono in base alla legge del ritorno, rimanendo quasi sempre in possesso del doppio passaporto. Se si permettesse, e a ben maggior diritto, alle vittime arabe della Nuova Diaspora moderna di tornare alle proprie case, da cui furono cacciati con le guerre, il terrore, le espropriazioni, i palestinesi rappresenterebbero la maggioranza della popolazione e potrebbero democraticamente stabilire il destino della terra dei loro avi: la Palestina. N vale lobiezione per cui gli ebrei non avrebbero pi patria ancora una volta nella storia. Sia perch sono oggi stabilmente insediati in quasi tutti i paesi del globo, dove godono di tutti i diritti e anzi rappresentano spesso le lites economiche e mediatiche dei paesi di residenza. Sia perch potrebbero benissimo vivere da cittadini di uno stato palestinese, arabo ed islamico come fu per secoli in passato e com a tuttoggi in tanti paesi islamici per le minoranze religiose ed etniche (si pensi allIran, alla Siria , al Libano ecc) Del resto la grande maggioranza degli ebrei continua a vivere e prosperare fuori dai confini israeliani; ci sono quasi altrettanti ebrei nella sola New York (detta anche per questo Jew-York) che in tutta la Palestina sionistizzata. La verit che per il mondo arabo loccupazione sionista stata giustamente considerata lultima invasione coloniale occidentale. Israele lultima colonia rimasta nellintero Vecchio Continente. La soluzione: ancora e sempre guerra alla guerra imperialista Ed una colonia non europea, ma americana, la punta di penetrazione dellimperialismo capitalista made in USA in unarea strategica di cos vitale importanza, come abbiamo pi volte ripetuto. Linteresse americano, in particolare dellamministrazione Clinton, supportata e/o ricattata dalla potente lobby ebraica statunitense (vedi caso Levinsky), ad una rapida conclusione della pace imposta ad Arafat la riprova dei reali interessi geostrategici di dominio degli Stati Uniti nellarea. E infatti evidente che legemonismo americano in questo settore planetario pu essere sicuro soltanto con una garanzia di intoccabilit per Israele ed una sottomissione dei palestinesi al ruolo che loro destinato nello stato sionista: braccia da lavoro schiavistico a basso prezzo e a rischio zero per il mantenimento dei padroni occupanti. In questa prospettiva che va ben oltre i ristretti confini di un piccolo stato, coloro che puntano alla pace a tutti i costi, alla firma di un accordo comunque sia, sono ancora pi deleteri e nemici della VERA PACE (che in quanto tale non pu prescindere dalla giustizia), di quelli che almeno hanno lonest fanatica di dichiararsi il vero popolo di dio, cui fu destinata tutta la terra tra il Giordano ed il mare, ed oltre Ed agiscono di conseguenza. Ma il gioco degli imperialisti oramai cos scoperto e il presunto arbitro degli accordi cos apertamente schierato con una delle parti, che tutto il mondo, non solo arabo, ha ben compreso il trucco, il tranello. Dopo la Seconda Intifada, dopo che le pietre dei giovanissimi palestinesi hanno colpito pi a fondo di tutti gli eserciti arabi in tutte le guerre di oltre mezzo secolo, la dirigenza palestinese e i governi arabi collaborazionisti devono e dovranno sempre pi tenere conto della volont popolare, oggi guidata dalle avanguardie islamiche rivoluzionarie. Del resto lesempio di liberazione di Hezbollah libanese ha fatto scuola, dimostrando che Tsahal, lesercito doccupazione israeliano conosce solo il linguaggio della forza e si ritira solo di fronte ad una volont pi determinata della sua. Ragionando per iperboli, potremmo affermare che lesistenza stessa dellentit sionista doccupazione in terra palestinese serve a smascherare il gioco dellimperialismo americano-sionista nel Medio Oriente, in Eurasia, ovunque. E per inciso la Diaspora Palestinese ha creato, pur nella miseria e nella privazione, una classe dirigente giovane e determinata, colta e disperata ma forte perch non ha pi niente da perdere e tutto da guadagnare nella lotta di Liberazione, nazionale, sociale e culturale. Una miscela esplosiva che preoccupa questa s seriamente, non solo Israele e gli interessi americani dal Mediterraneo allOceano Indiano, dallEuropa allAfrica, ma anche tutti quei governi arabi rinnegati e collaborazionisti i cui popoli vedono nella odierna lotta dei giovani palestinesi un esempio, una guida, un

modello da seguire per liberarsi da dirigenti corrotti e venduti che hanno ridotto in miseria paesi altrimenti ricchissimi di risorse e materie prime. In quanto allEuropa, anchessa occupata da oltre mezzo secolo dalle truppe dinvasione americane, evidente quale sarebbe il proprio interesse geopolitico ed economico. Schierarsi senza indugio al fianco del popolo palestinese in lotta contro i padroni del mondo, i Nemici dellUomo per antonomasia, di tutti gli uomini e i popoli della Terra: il Mondialismo americano-sionista, di cui Eretz Israel non che la punta affiorante di un iceberg di terrore e di morte.

L'"ASSE" E L'ANACONDA
(L'IRAQ DI FRONTE ALLA CONQUISTA AMERICANA DELL'EURASIA) Il testo seguente tratto dal volume Iraq, trincea d'Eurasia (Edizioni all'Insegna del Veltro, Parma 2002), libro-intervista di Tiberio Graziani a Padre Jean Marie Benjamin, dove inserito quale postfazione. L11 settembre 2001 ha rappresentato certamente una data fondamentale non soltanto per gli Stati Uniti dAmerica, ma per tutto il pianeta che, dalla fine della II Guerra Mondiale e poi dopo il crollo dellUnione Sovietica, completamente in balia dellespansionismo egemonico statunitense. Mentre pian piano affiorano le responsabilit, la dabbenaggine o, meglio, la vera e propria connivenza delle autorit e dei servizi nellattacco suicida alle Twin Towers, lAmministrazione USA continua ad utilizzare il trauma psicologico di massa determinato dal verificarsi, per la prima volta nella storia, di un attacco sul suolo americano, nel cuore stesso economico e militare dellimpero, per portare a termine la sua politica capitalista-imperialista di dominazione planetaria. Un imperialismo distruttivo e di rapina camuffato ideologicamente dietro al falso concetto di globalizzazione necessaria e strategicamente come lotta al terrorismo, guerra senza frontiere agli stati canaglia. Dopo linvasione dellAfghanistan e la penetrazione nellAsia centrale ex-sovietica, lobiettivo della guerra ad oltranza di Washington e dei suoi satelliti il cosiddetto Asse del Male, cio Iraq, Iran, e Corea del Nord! Lapparente incongruenza dellaccostamento delle tre nazioni, diversissime tra loro per cultura, storia e collocazione geografica, presto chiarito se si considera il vero obiettivo strategico finale: loccupazione permanente dellEurasia, fomentando guerre tra le nazioni e interne alle nazioni stesse (come nel caso India-Pakistan per il Kashmir), laccerchiamento delle grandi potenze terrestri, Russia e Cina, approfittando della crisi interna della prima ancora dominata dai mondialisti locali e dei tempi ancor lunghi che necessitano alla seconda per superare il divario tecnologico e militare con gli Stati Uniti per il dominio sullAsia orientale e sull Oceano Pacifico. In particolare, fallito nel 1989 il tentativo di Piazza Tien An Men di spezzare la Cina dallinterno come era successo allURSS e rientrata la crisi di Formosa con laggressione americana nel Mar Cinese Meridionale, Washington cerca di assicurarsi una salda testa di ponte su tutta la Corea; la qual cosa porterebbe le installazioni e le truppe USA a confinare direttamente sia con la Cina sia, per breve tratto, con la Federazione Russa e porrebbe sia Pechino sia Vladivostok (cio la capitale cinese e quella dellOriente russo) alla diretta portata distruttiva della talassocrazia americana. Proprio lo stesso obiettivo perseguito nel conflitto coreano del 1950, quando leroica resistenza del popolo coreano e di quello cinese sventarono laggressione da sud, anche se a costo della divisione del paese, unico caso irrisolto anche dopo la fine della guerra fredda. Ma nel caso dellIran e soprattutto dellIraq, che la politica aggressiva ed annessionista anglo-americana ha radici storiche ancor pi lontane nel tempo. Essa risale ai tempi dellImpero coloniale britannico tra la seconda met dell800 e tutto il XX secolo. Le ragioni sono nella storia e soprattutto nella geografia particolare di questa terra di confine e collegamento tra aree geopolitiche diverse. Anzi, tanto per lEgitto quanto per lattuale Iraq, geografia e idrografia sono essenziali per la loro stessa esistenza come grandi civilt del passato e moderne nazioni nel presente. Il moderno Iraq, ovvero Al-Jumhuriya al-Irqiya, si estende su una superficie di 438.317 kmq con una popolazione stimata nel 2000 a 23 milioni ed un tasso di crescita al 3%. Lambiente variegato e va dalle montagne del nord, a prevalenza curda, alle zone paludose del sud-est prossime allesile sbocco marittimo sulla punta del Golfo Persico, al deserto siro-arabico ad ovest. Ma soprattutto attorno allasse centrale del paese, attraversato per tutta la sua lunghezza dal Tigri ad est e dallEufrate ad ovest, che si concentra la maggior parte della popolazione, con la capitale Baghdad al centro, nel punto in cui i due fiumi si avvicinano, per poi unirsi pi a sud nellunico corso dacqua dello Shatt el Arab (mentre nellantichit restavano divisi, prima dellarretramento della linea costiera dovuta allapporto di sedimenti dei fiumi stessi). LIraq ha anche la particolarit di essere una terra araba di confine con popoli e culture non arabi, seppure islamici. Rappresenta langolo nord di un ideale rettangolo orientato da nord-ovest a sud-est, delimitato da

Mediterraneo, Mar Rosso, Oceano Indiano e Golfo Persico. Confina infatti a nord con la Turchia nella zona abitata dai Curdi indoeuropei, divisi fra ben cinque stati; mentre tutto il confine orientale quello iraniano. langolo geografico in cui il grande deserto arabico incontra il sistema potamico principale del VicinoOriente e gli altipiani montagnosi turco-iranici. Una divisione di zone geografiche che si riflette nella stessa popolazione composita e nella religione del paese, al 60% sciita, come quella del confinante Iran, ma anche con significative minoranze cristiane di varia confessione. Non un caso che i confini iracheni comprendano le due citt sante della Scia, Najaf e Karbala, dove si svolse lo scontro tra Husseyn, figlio di Al e nipote del Profeta dellIslam, e i suoi nemici per la guida dellUmma islamica: in termini geopolitici lo scontro tra la civilt del deserto e quella dellaltipiano, tra nomadismo e insediamento urbano per il controllo delle fonti idriche. Ed il problema dellacqua ritorna quanto mai attuale nellarea ed in tutto il Vicino Oriente, specie dopo la costruzione di dighe in territorio turco. Le fonti del Tigri-Eufrate sono infatti in Turchia. Ma in termini pi generali, geografici e storici, lIraq fu fin dallantichit pi remota la sede di una delle grandi civilt potamiche irrigue, come lEgitto, lImpero cinese o lIndia del sistema fluviale indogangetico. Inoltre esso rappresenta in termini geopolitici il corno orientale della Mezzaluna Fertile o Crescente Interno. Con tali termini la geopolitica indica unarea fertile avente forma di falce di luna: e la mezzaluna anche il simbolo dellIslam, il monoteismo dominante nellarea stessa, la quale per si trova attualmente spezzata in due tronconi dalla presenza sionista nel ristretto corridoio tra Mediterraneo e Giordano. La Mezzaluna Fertile parte dal Delta nilotico, passa per larea palestinese del fiume Giordano-Mar Morto su fino al Libano e, seguendo il corso dellEufrate in Siria e in Iraq, arriva al Golfo Persico, lambendo il Kurdistan turco e iraniano. la saldatura, come dicevamo, tra il Mashreq, il deserto occidentale del Nordafrica, e i rilievi montuosi dellAnatolia fino alla piattaforma iranica dei monti Zagros. Una striscia di terra intensamente produttiva e quindi ad alta concentrazione stanziale, rispetto al vasto spazio vuoto dei deserti africano e arabico, fino a ieri regni incontrastati del nomadismo e della pastorizia di sussistenza. Una situazione che la scoperta del petrolio ha completamente rovesciata, incidendo profondamente sui destini di tutto il mondo arabo-islamico e, quindi, anche sul destino dellIraq moderno. Come accennato pi sopra, la Mesopotamia, cio la terra tra i fiumi, rappresent proprio per la sua posizione e per il suo sistema fluviale, uno dei centri di formazione delle antiche civilt sedentarie. Le civilt di tipo potamico irriguo tendono infatti ad organizzarsi attorno a centri di potere autocratico e sacrale che organizzano le coltivazioni, la propriet terriera e soprattutto la regolamentazione delle acque soggette a ricorrenti inondazioni, i cui ricordi si cristallizzano mitologicamente. Compaiono in origine nelle zone temperate e subtropicali dellemisfero settentrionale, in bassopiani formati dal bacino di grandi fiumi in parte navigabili e sfocianti in mari chiusi con possibilit di navigazione a vista tra coste, isole e penisole; proprio come nel nostro caso. Nel Vicino Oriente la cosiddetta rivoluzione neolitica, con domesticazione di animali e coltivazione organizzata, risale almeno al nono millennio a.C. Nel terzo millennio a. C. le arti e la lavorazione dei metalli sono gi molto sviluppate, mentre si impongono le citt-stato: Mari, Uruk, Ur, Eridu ecc Il primo tentativo di unificazione imperiale dellarea, con la dinastia degli Agadi di origine accadica, di Sargon I e del figlio Naram-Sin e risale a 4370 anni or sono. Seguiranno poi le invasioni di Amorriti, Turriti, Mitanni, Aramei Con gli Assiri e i Babilonesi siamo ormai nella storia pi conosciuta. Tigri ed Eufrate saranno anche ilconfine conteso tra i due imperi dellantichit classica, quello romano e quello persiano, fino allinvasione araba, che far di Baghdad un centro politico e culturale nonch artistico, entrato nellimmaginario occidentale, anche tramite il cinema, come prototipo e stereotipo di un Islam raffinato e fastoso. Dal 1258 al 1400 la volta dei Mongoli di Mngk, di Tamerlano e dellImpero Ilkhan, uno dei grandi regni in cui si frantuma lunit eurasiatica di Genghiz Khan. Dopo aver fatto parte della Persia, con Sulayman il Magnifico la Mesopotamia diventa una regione dellImpero Ottomano e tale rimarr per quattrocento anni, fino allepoca moderna e alla definitiva disintegrazione dellImpero turco alla fine della I Guerra Mondiale. Lesito bellico portava tutto il Vicino Oriente sotto il controllo anglo-francese con il sistema dei mandati, una formula che sotto lapparenza della preparazione allindipendenza nascondeva lennesima spartizione coloniale dellarea. Al 1920 risalgono le prime rivolte antinglesi in Mesopotamia; ma solo il 3 ottobre del 1932 che lIraq ottiene una formale indipendenza, entrando nella storia moderna come nazione a s stante, sotto il regno di Ibn Hussayn, imposto dai colonizzatori. LIraq privato della regione kuwaitiana, che i Britannici rendono autonoma gi dal 1899 per dominare laltro lato del Golfo Persico e la foce dello Shatt

el-Arab. noto poi che, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, tutto il mondo arabo-islamico e lIraq in primis (ma anche lIran) simpatizzarono per la Germania nazionalsocialista, vedendo in Hitler un liberatore dal dominio coloniale anglo-francese (1). Il 21 marzo del 41 Rashd Al al-Gailani, appoggiato anche dal Gran Muft di Gerusalemme in esilio, proclamava la neutralit del paese. Laggressione degli Alleati non si fece attendere. Tra aprile e maggio dello stesso anno gli inglesi rioccupavano la Mesopotamia costringendo i dirigenti indipendentisti alla fuga in Iran, a sua volta sottomesso in agosto con limposizione sul Trono del Pavone di un giovanissimo Reza Shah, rovesciato trentasette anni pi tardi dalla Rivoluzione Islamica khomeinista. Nel dopoguerra lIraq costretto dagli anglo-americani ad entrare nel Patto di Baghdad del 1955 (poi CENTO, nel 59), assieme a Turchia, Iran, Pakistan, saldando cos il fronte mediorientale filooccidentale con la NATO, per completare da occidente laccerchiamento dellEurasia continentale e del blocco sinosovietico. Un colpo di stato militare del luglio 1958 rovescia ed elimina la famiglia regnante imposta dai britannici. Qassem viene fatto fuori nel 1963, ma solo nel 1968 che il Partito Baath (Risorgimento) arriva al potere a Baghdad; tuttavia i vari tentativi di R.A.U. (Repubblica Araba Unita, tra Egitto, Siria, Iraq, Yemen ecc) abortiscono e i due partiti baathisti rivali al potere a Baghdad e Damasco impediranno una definitiva unit araba, con conseguenze nefaste rispetto alla penetrazione americana e alloccupazione sionista dal maggio 1948 in poi. Saddam Hussein diviene Presidente nel luglio del 1979, proprio a met dellanno che vede la Rivoluzione Islamica in Iran a febbraio e linvasione sovietica dellAfghanistan a fine dicembre. Seguiranno, lanno dopo, linvasione irachena dellIran ed una guerra micidiale protrattasi per otto anni, con un milione di morti da parte iraniana e un quarto di milione da parte irachena, senza considerare il popolo curdo. Il 2 agosto del 1990 lIraq rientra in possesso della sua diciannovesima provincia, il Kuwait; ma a gennaio del 1991 viene attaccato dalla coalizione occidentale ed araba guidata dagli USA e costretto al ritiro. Il paese da allora sotto embargo economico e i suoi spazi aerei sono divisi in tre zone, con quella a nord ed a sud interdette al volo. Si arriva cos alla situazione attuale, con la teoria dell Asse del Male formulata dallAmministrazione Bush. Anche se si prescinde dai riferimenti storici, dal ruolo svolto allinterno della nazione araba e del mondo islamico (per non parlare della Palestina), dalla funzione antisionista ed antimperialista, paesi come lIraq e lIran sono DECISIVI per le sorti di tutta lEurasia, in rapporto alla penetrazione della talassocrazia americana verso lHeartland, il cuore geostrategico, il retroterra logistico della massa continentale eurasiaticoafricana. Se infatti estendiamo lo sguardo alla carta geografica generale dellAsia, ci rendiamo conto che Baghdad e Teheran costituiscono gli ultimi due tasselli mancanti di un mosaico che, una volta completato, darebbe a Washington il controllo totale dellEurasia occidentale e meridionale, dallAtlantico all Indo. Sarebbe un risultato che oltretutto eliminerebbe ogni potenziale contenimento del dominio sionista sulla Palestina, chiave strategica del neocolonialismo americano sul Mondo Antico e priverebbe le forze di resistenza arabe dei residui punti di riferimento politico e religioso. Avremmo insomma una riedizione del Patto di Baghdad in una delle zone del cordone del Containment, per usare lespressione geopolitica del generale brasiliano Golbery do Couto e Silva, relativa allepoca dei blocchi e alla Guerra Fredda. Limposizione di governi collaborazionisti in Iraq e in Iran, dopo che per anni sono state sfruttate le loro rivalit confinarie, permetterebbe allimperialismo di assicurarsi definitivamente le spalle nella marcia di penetrazione a nord, verso i giacimenti ancora intatti di petrolio e di gas del Caspio, nonch nei territori dellex-URSS fino al confine siberiano dellattuale Federazione Russa. Una penetrazione, questa, che ha il suo pendant in Caucaso (Georgia) e, dallaltra parte del continente, nel Mare Cinese e in Corea, dove si preme sul regime di Pyongyang: ecco il terzo componente del suddetto Asse del Male, obiettivo della strategia imperialista dopo lavvento di Bush e l11 settembre. In questa strategia pluridecennale di accerchiamento e strangolamento degli avversari, la politica dellAnaconda, che come lenorme rettile soffoca e stritola le sue vittime prima di divorarle e digerirle lentamente, ha nella Turchia un alleato permanente ed un tassello essenziale. La Turchia confina sia con lIraq sia con lIran, per di pi in una regione, quella curda, che si trova spartita fra i tre contendenti. E qui sta uno, non lultimo, dei motivi che convinsero gli americani ad arrestare lavanzata verso Baghdad: il disfacimento dellIraq avrebbe favorito la creazione di uno stato curdo indipendente a Mossul, oltre ad agevolare lavanzata sciita filoiraniana a sud e lannessione del restante territorio arabo-sunnita alla Siria. La

Turchia inoltre fa parte della NATO, ne lestrema propaggine orientale e rappresenta quindi il piede dellAlleanza Atlantica in Asia; fino a pochi anni fa, era lunico satellite degli USA a confinare direttamente con lURSS. Ma, soprattutto, Ankara oggi legata a Israele da un patto militare. Questa alleanza salda il fronte NATO con il pi sicuro baluardo degli Stati Uniti nella regione, mentre si prospetta un ingresso della Turchia nellUnione Europea e frange non marginali filoamericane e filosioniste premono affinch addirittura Israele venga accolto nellUnione! Un editoriale della rivista geopolitica mondialista Limes intitolato Salomone e Atatrk ha riportato le seguenti espressioni dellex primo ministro israeliano Netanyahu, un falco pi estremista di Sharon: Lasse centrale tra Israele e Turchia la base, anche se non esclusiva, per creare un insieme regionale in Medio Oriente; frase che, tradotta dal politichese, non esprime niente altro che il vecchio sogno sionista della Grande Israele dal Nilo allEufrate, aggiornato nel quadro di una moderna strategia di penetrazione e dominio di tutto il Medio Oriente. Pi che un asse strategico, si tratta di una rivoluzione geopolitica, gi vagheggiata dal padre fondatore di Israele, David Ben Gurion. Le ambizioni panturaniche di Ankara nellAsia centrale ex-sovietica, la tradizionale rivalit con la Russia e quella pi recente con il mondo arabo, cos come le preoccupazioni per la resistenza curda e la rinascita islamica in Anatolia (fenomeni ben visti a Teheran ma anche da Bagdad) si sposano con gli interessi di dominio regionale di Israele e con quelli americani di egemonia globale. Ed sulla base di tali ambizioni, che la Turchia persegue una saldatura con lAfghanistan e il Pakistan, oltre che con le repubbliche turcofone e non turcofone dellex URSS, alcune delle quali (Uzbekistan, Kirghizistan, Tagikistan) si sono gi aperte alla presenza di consiglieri militari americani. E tutto lAnello Marginale Esterno del sudovest asiatico lobiettivo a medio termine delloffensiva occidentale. Gli USA intendono realizzare una base salda e duratura per accaparrarsi fonti strategiche e vie di comunicazione interne, basi militari e alleanze. La politica estera statunitense ha gi messo in conto nei prossimi anni il confronto-scontro con lastro nascente in Asia: la Cina. Anche la Russia rimane in ogni caso un colosso territoriale e militare che, il giorno in cui riuscisse a scrollarsi di dosso il dominio economico e politico del mondialismo, potrebbe tornare ad essere un serio ostacolo alle mire di egemonia planetaria. Penetrare sempre pi a fondo nel ventre molle dellAsia centrale, incuneandosi tra i due colossi terrestri e fagocitando uno dopo laltro i deboli, instabili staterelli nati dalla disintegrazione dellURSS: questo lobiettivo prioritario degli attuali governanti e degli strateghi militari della superpotenza mondiale. Ma, per arrivare a tale obiettivo e colpire pi in alto nellarco di 10-15 anni il colosso cinese, prima che divenga troppo invulnerabile e inarrivabile, lAnaconda americana deve assicurarsi le spalle. Solo la liquidazione della gi compromessa indipendenza irachena e lannichilimento dellIran islamico in odore di atomica permetterebbero agli americani la sicurezza ed il controllo di tutto il mondo arabo, in subbuglio per i fatti palestinesi e insofferente dei regimi corrotti che lOccidente ha imposto per garantirsi forniture di greggio a prezzi stracciati. Egitto e Arabia Saudita, con il codazzo dei vari emirati del Golfo, sono governati da regimi fantoccio corrotti e dispotici, che sono sostenuti dalla minaccia delle navi, degli aerei, dei missili anglo-americani. Spezzare il presunto Asse del Male Iran-Iraq sarebbe lideale per laffermazione della politica massimale di Israele, sia nei confronti degli stati confinanti e vicini del Vicino Oriente, sia per annientare definitivamente le forze della resistenza palestinese e gli Hezbollah libanesi; in un colpo solo, verrebbe eliminata tutta la resistenza araba ed islamica che riceve solidariet da Baghdad e da Teheran. Da queste brevi osservazioni possiamo comprendere quale sia limportanza della Mesopotamia nellattuale strategia imperialista-sionista di egemonia in Eurasia e quindi sulla Terra intera. Il controllo di questa regione determin a suo tempo i destini degli scontri mondiali nel secolo scorso, ben pi di quanto si sia soliti credere. Una sola considerazione: lalleanza tra Imperi Centrali e Turchia, con la creazione di una grande flotta tedesca e la realizzazione di quellasse ferroviario trasversale Berlino-Baghdad che, arrivando fino al Golfo Persico, avrebbe aperto alla Germania e allEuropa il Vicino Oriente e lOceano Indiano, fu la causa che spinse la Gran Bretagna e la Francia a scatenare la Prima Guerra Mondiale. In quanto alla Seconda, ben noto che una vittoria di Rommel in Africa settentrionale, aprendo alle armate italotedesche le porte dellEgitto e del Vicino Oriente, avrebbe probabilmente deciso lesito bellico, sia per gli approvvigionamenti petroliferi, sia per laccerchiamento da sud del Caucaso.

I geopolitici anglosassoni della scuola di Mackinder hanno sempre avuto ben chiara limportanza dellobiettivo finale della penetrazione nella massa continentale eurasiatica. I loro discepoli odierni, usando la propaganda della lotta al terrorismo, dell Asse del Male, della libert duratura, sono vicini a realizzare il sogno americano di sempre: il dominio del mondo. LIraq e lIran, come la Corea, non sono che le ultime chiavi per aprirne il cuore, lHeartland, e stringerlo nelle spire mortali dellAnaconda. Nota: (1) Particolarmente eloquenti, per quanto riguarda le aspettative diffuse nel mondo musulmano negli anni del secondo conflitto mondiale, sono queste parole di una canzone cabila: O Hitler, ti sto per raccontare ci che accade in questo paese - Noi siamo nella miseria. Vieni presto, o Leone! Noi musulmani ti desideriamo! Accorri, o figlio della Leonessa!. E Hitler, nel suo Testamento politico, avrebbe scritto: I popoli dEgitto, dIraq e di tutto il Vicino Oriente erano pronti allinsurrezione. Quanto avremmo potuto fare per aiutarli, per appoggiare il loro valore!. Sullargomento, si vedano in particolare i seguenti studi di Stefano Fabei, tutti pubblicati dalle Edizioni allinsegna del Veltro: La politica maghrebina del Terzo Reich (1987), Guerra santa nel Golfo (1990), Il Reich e lAfghanistan (2002).

BUONI MUSULMANI O MUSULMANI BUONI?


(e poi ci sono quelli coscos) [Pisanu dixit] Recentemente il ministro dellInterno Beppe (Giuseppe?) Pisanu di Forza Italia ha dichiarato che intende "aprire un dialogo (leghisti permettendo- nota nostra) con lIslam italiano o meglio lIslam in Italia. E infatti da tempo giacente alla Camera la legge sulla libert di culto per le religioni non cattoliche dellon. Valdo Spini (che, come da nome, valdese). La diessina Turco (potenza dei nomi!) benedice liniziativa finalmente bipartisan. A prescindere dalle implicazioni di culto e di diritto (per esempio familiare) evidente che la questione avrebbe un bel risvolto economico, se governo ed associazioni islamiche varie si accorderanno sull 8/1000 della dichiarazione delle tasse, finora appannaggio di cattolici, ebrei, e qualche chiesa protestante. Ma chi VERAMENTE rappresenta lIslam in Italia, cio una religione senza papi o gerarchie universalmente riconosciute? Il suddetto ministro condiziona appunto il riconoscimento della seconda religione in Italia per numero di adepti alla connotazione politica dei mussulmani: si tratta solo con i moderati non con gli "estremisti e fondamentalisti" e questo per emarginare i terroristi!!! Singolare richiesta quella di accertare la moderazione (anche la morigeratezza?) o meno dei fedeli del Corano e di Allah Dato che, sempre ed ovunque nella storia, religione e politica sono andate a braccetto, come mai gli stessi requisiti non furono richiesti a cattolici, protestanti ed ebrei? Chi si riconosce nello stato di Israele e nella politica di Sharon ha diritto o no al riconoscimento di Pisanu? Domanda retorica, ovviamente. Insomma essere BUONI MUSSULMANI non basta pi, bisogner essere anche MUSSULMANI BUONI, con tanto di patente governativa. E chi decider il chi s, chi no di una moderata lettura coranica (e forse un domani anche cranica /mussulmani dolicocefali o brachicefali? ) Potremmo chiedere, per esempio, al leghista Calderoli di far da arbitro visto che lui, imparzialmente, mette tutti i mussulmani alla pari [della serie: un calcio in ce via!]. I vincitori sarebbero "unti", "battezzati", con qualche goccia di sacra acqua del Dio Po. Anche noi, nel nostro piccolo, vogliamo contribuire alla lodevole iniziativa pisana, offrendo una personale pagella islamica politically [in]correct, che ricaviamo dai nomi e dalle sigle pubblicati dalla stampa. Partendo dai cattivi, con pessimi voti, a salire: Unione dei mussulmani dItalia = CATTIVISSIMI! Sono infatti quelli di Adel Smith assurto agli onori (?) della cronaca per le due aggressioni subite in diretta TV da parte di Pelanda e dei catto-sionisti. Uno che dichiara che Israele non ha diritto di esistere in Palestina, che dietro l11 settembre c lo zampino dellAmministrazione Bush, che Ges non morto in croce (tutti i mussulmani lo pensano, ma lui ha il cattivo gusto di dirlo e scriverlo) eccecc Insomma loro cattivissimi. NIENTE SOLDI! ICI (Istituto Culturale Islamico) E quello di via Jenner a Milano, gi inquisito da Servizi vari perch sospettato di relazioni pericolose col Radicalismo islamico internazionale. Insomma: SOLDI?!? Ah! Ah!SCORDATEVELI! UCOII (Unione delle comunit e organizzazioni islamiche in Italia) = CATTIVELLI. Il segretario Hamza Piccardo ex compagno convertito. Piccardo quello degli epici scontri televisivi con Gad Lerner. Pro-palestinese ed anti-americano, ma anche critico verso i succitati. Ultimamente, sempre a sentir la stampa, avrebbero dichiarato di voler collaborare mostrando lealt allo stato e alle istituzioni. Hoib! Ci vuol forse dire che prima eran stati SLEALI contro entrambe ?!? E ha, pure, l'Hamza, pessime frequentazioni, con estremisti di destra e di sinistra, convertiti o no (allIslam, non alle istituzioni). Comunque... SOLDIvedremosar dura! COREIS (Comunit religiosa islamica italiana)=Comunit mistica (?) ci dicono i soliti informati azzeccagarbugli della stampa. Solo convertiti islamici doc, diffidare delle imitazioni, etichetta di garanzia. Sheikh Pallavicini li guida quasi sicuramente al porto dell8 per mille. Lui... BUONO = piccola fetta grana. Lega mussulmana mondiale - sez. Italia. = Sede alla Mecca, quale miglior garanzia? Presidente ne

nientepopdimenoch lex ambasciatore Mario Scialoja; quale miglior garanzia? Un ex ambasciatore? ascialare! Insieme al CENTRO CULTURALE ISLAMICO DItalia che gestisce la grande moschea di Roma (e che ha gi dal 1974 il riconoscimento di ente morale) sostenuto dai sauditi. Della serie: piove sul bagnato. Nonostante i recenti sospetti per tutto quanto proviene da Rihad, i sauditi-waabhiti sono ancora buoni amici degli USA e delloccidente, non minacciano seriamente Israele ( a parte qualche rampollo scavezzacollo in giro aereo per il mondo) e soprattutto fanno buoni affari con tutti, come certamente ben sapranno Berlusconi e Pisanu. Conclusione: MOLTO BUONI / MOLTI SOLDI. Associazione Mussulmani Italiani = il top della bont! Lassociazione di Palazzi; proprio "Massimo" il Palazzi. Quello ricevuto con tutti gli onori dal presidente israeliano. Quello che approva loccupazione di Gerusalemme (perch c scritto nella Bibbia). Quello che difende gli Stati Uniti ed accusa gli oppositori di nazi-comunismo-terrorismo islamico ecc.eccLanti-Smith, per intenderci. Sulla sua islamicit qualche confratello avanzerebbe dei dubbi. Malelingue! Nazisti! Non sappiamo se costui abbia bisogno dei soldi dello stato italiano, o abbia migliori sponsor. Ma certo il moderato, fedele alle istituzioni" tanto amato da Pisanu & C. di governo. Palazzi = BUONISSIMO - BUONISSIMISSIMO = certamente TANTI SOLDINI E solo una panoramica sommaria e generale, dall'esterno e sulla sola base delle notizie di stampa, ma gi serve a render l'idea. Staremo a vedere gli sviluppi. Noi abbiamo cercato di dare il nostro contributo alle istituzioni, nella persona del sardo-Pisanu, che evidentemente ragiona sulle base del famoso detto: Se non puoi combattere il tuo nemico, alleati con lui (e soprattutto pagalo!), dopo averlo diviso. Ovvero un Islam per ogni gusto e per ogni borsa In futuro dovremo anche trovare qualche dotto Imam (ma non egiziano e non a Roma) che ci spieghi il significato dei seguenti termini di stampa: ISLAM LAICO. ISLAM ECUMENICO. ISLAM APOLITICO. ISLAM ORTODOSSO. ISLAM INTEGRALISTA. ISLAM... a seguire SALAM!

LA VITTORIA DEI PASDARAN


La democrazia lOccidente, e noi non ne vogliamo sapere. Noi non vogliamo saperne dellOccidente e della sua anarchia." Ayatollah Ruhollah Khomeyni: Il Governo Islamico LAyatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema del Consiglio della Rivoluzione e della Repubblica Islamica dellIran, stato subito chiarissimo: E il popolo iraniano che esce vincitore da queste elezioni, e gli americani, i sionisti e i nemici dellIran sono i perdenti".Cos recitava il comunicato televisivo di Khamenei a scrutinio in corso, quando ancora non era evidente nella forza dei numeri dei votanti la vittoria schiacciante dei candidati rivoluzionari rispetto alla vecchia maggioranza opportunista e filo-occidentale.Ma il vero trionfo venuto dalla massiccia partecipazione popolare alle elezioni, che ha raggiunto almeno il 52% dei votanti; una percentuale ben pi elevata nelle campagne e tra le masse degli umili e dei diseredati della terra rispetto a citt come Teheran, dove la ricca borghesia nostalgica del regime dello Sci mantiene ancora i suoi bastioni tra le ville di lusso affogate nel verde della parte nord, collinare della capitale. Siamo dunque ben oltre la met dei voti, nonostante la feroce, isterica campagna interna ed internazionale tendente a boicottare ed invalidare le elezioni e condotta in primis dai media asserviti allAmerica e alle lobby sioniste. E pensare che negli USA, la sedicente pi grande democrazia del mondo un quorum del 30% in qualsiasi elezione considerato un successo! Con elezioni libere, corrette e giuste, il popolo iraniano - ha aggiunto Khamenei ha sventato il complotto di quelli che volevano far credere che il fossato tra il popolo ed il regime islamico si stava allargando. Loccasione per la campagna diffamatoria internazionale contro lIran era nata semplicemente dallesclusione di qualche centinaia di candidati riformisti, incompatibili per corruzione, incapacit o evidente contrapposizione alla legge islamica che governa il paese dalla Rivoluzione di Khomeini del 1979.Ed altamente significativo che tale vittoria elettorale venga proprio a 25 anni esatti da quellevento che rappresent per lIran e per tutto il mondo islamico linizio di un riscatto e di una riscossa contro il neocolonialismo e limperialismo americano e sionista. Nel prossimo Majlis (parlamento iraniano), il 7 dalla Rivoluzione Islamica, sar altissima la presenza dei Pasdaran, i guardiani che rappresentano la spina dorsale del rinnovamento del regime islamico in senso rivoluzionario. A questo proposito sar bene ricordare come la stampa mondialista abbia saputo negli anni rovesciare gli stessi termini reali della lotta politica in Iran, definendo riformisti i suoi protetti e conservatori gli avversari irriducibili di una nuova colonizzazione americana e occidentale del paese. Le cose stanno esattamente allopposto. I veri conservatori, anzi reazionari, sono proprio quelli che escono oggi sconfitti dalla volont popolare, nonostante la mobilitazione internazionale a loro favore, che per alla fin fine si rilevata pi dannosa che utile. Un appoggio delle istituzioni mondiali che volevano far ripiombare il paese indietro di trentanni, per riconsegnarlo nelle mani dei controrivoluzionari borghesi, di destra e di sinistra.E fallito lo scopo di gettare il paese nel caos e nella guerra civile e far cos ritornare al potere i rottami del vecchio regime sulle cui mani ancora rappreso il sangue di migliaia di iraniani, vittime della repressione bestiale della Savak; per non parlare del milione di morti della guerra imposta e le centinaia e centinaia di vittime degli attentati dei terroristi traditori, i mujahidin Khalq, fino ad ieri armati da Saddam Hussein contro Teheran ed oggi riarmati e finanziati dagli Stati Uniti per lo stesso scopo. I rivoluzionari sono invece coloro che difendono le conquiste della Rivoluzione Islamica di Khomeini: ieri al fronte iracheno, oggi alle urne, forse domani di nuovo contro il grande Satana a stelle e strisce. Perch una cosa chiarissima a tutti, amici e nemici, di questa elezione limportanza non solo nazionale della vittoria islamica rivoluzionaria.Potremmo dire che limportanza dei cambiamenti interni al parlamento iraniano ben poca cosa rispetto alla sua rilevanza internazionale. Khamenei nel suo messaggio radiotelevisivo ha colto il punto centrale della questione.LIran ha dato un segnale inequivocabile a tutti i suoi nemici, interni ed esterni, sulla volont di resistenza di tutto il suo popolo nelleventualit di unaggressione americana e sionista alla R.I.I.La penetrazione americana in Eurasia, con loccupazione di Afghanistan e Iraq,

ha posto lIran in una posizione geopolitica e strategica pericolosissima. LIran accerchiato.Possiamo anzi dire che la guerra al regime integralista di Kabul e a quello nazionalista e socialista di Saddam, non avrebbero un vero significato strategico globale per gli strateghi del Pentagono se i due fronti non si saldassero tra loro, proprio conquistando e/o sottomettendo la Repubblica Islamica stessa.LIran il ponte, lanello mancante per la conquista del Rimland (appunto lanello marginale esterno) che chiuderebbe il fronte sud dellAsia centrale e darebbe il via alla definitiva avanzata verso la Siberia a nord e la Cina occidentale a est.Senza neanche pensare al petrolio.A questo si aggiunga linteresse regionale di Israele, unica potenza atomica dellarea mediorientale, ad annichilire sul nascere ogni potenziale rivale atomico. Gli appelli dellIAEA a controllare le centrali atomiche iraniane hanno la stessa funzione che ebbero i controlli degli ispettori internazionali sulle presunte armi di distruzione di massa dellIraq: accertarsi che NON esistano davvero, per poiattaccare impunemente il paese indifeso. E ovvio che nessun ispettore dellAgenzia Internazionale per lEnergia Atomica o di qualsivoglia altro organismo internazionale, sempre con l ONU in testa, si permetterebbe mai di richiedere simili controlli per Israele! Inoltre lIran visto da Bush e soci come un potenziale retroterra logistico per le forze di resistenza che finora non hanno permesso a Washington di consolidare definitivamente il controllo su Afghanistan e Iraq. In vista anche di una riconquista dellArabia Saudita, il cui regime monarchico, corrotto e filoamericano, sempre pi vacillante sotto i colpi dellislamismo rivoluzionario interno. E proprio la situazione di questi due paesi, in particolare quella irachena, che non ha permesso finora agli imperialisti americani, di completare il loro piano di abbattimento ed occupazione degli ultimi stati canaglia della dottrina Bush di dominio:Iran e Corea del Nord, anchessa sotto pressione perch abbandoni il nucleare e si consegni agli americani, dopo mezzo secolo dalla fallita invasione USA. Al contrario la resistenza irachena ha messo a nudo tutta la fragilit politica e militare dei neocolonialisti yankees e delle loro truppe mercenarie coloniali: inglesi, polacchi, italiani E le prospettive future sono ancora pi terribili per loccupante. La via democratica, le elezioni nel paese occupato, avrebbero lo stesso disastroso esito di quelle iraniane per i piani a medio e lungo periodo dei petrolieri e militari di Washington:la vittoria degli Sciiti, maggioranza nel paese, altrettanto ostili allinvasione dei sunniti, mentre gi i curdi preparano scenari altrettanto foschi per gli alleati turchi della NATO.La vittoria democratica dello shiismo radicale in Iraq oltre a togliere ogni giustificazione al protrarsi delloccupazione militare, della sudditanza politica, della svendita del petrolio iracheno e della consegna dellintero Iraq alle multinazionali, salderebbe in un blocco unico i due paesi ieri opposti, lIraq e lIran. Lo Shatt-el Arab non sarebbe pi una barriera, ma un ponte tra due popoli riuniti dalla fede religiosa e dalla lotta politica rivoluzionaria antimperialista e antisionista. Qom + Kerbala + Najaf ! I recenti attentati stragisti contro le moschee e i dirigenti sciiti hanno proprio lo scopo di dividere gli iracheni e scatenare una guerra civile (come si voleva in Iran) che giustifichi la permanenza delle truppe occidentali, sulla base del sempre valido divide et impera. Oramai accertato il ruolo dei servizi segreti di Israele nelluccisione di Muhammad Baqr al-Hakim ucciso davanti alla moschea Al di Najaf , dopo che era tornato da un esilio in Iran [dove avemmo occasione di intervistarlo] durato ventitre anni. Ma oggi il giovane Muqtad-al Sadr, figlio e nipote di martiri sciiti del vecchio regime, a guidare la lotta politica contro il governo collaborazionista insediato a Bagdad dagli americani; ed in accordo con Teheran.Le vittoriose elezioni in Iran e quelle in Iraq, ancora oggi negate dalle truppe di occupazione, sono la risposta democratica che certo gli Stati Uniti non gradiscono. Il fallimento dei loro piani li spinger a seguire nuove strategie di conquista. Bush pressato dai problemi interni e dalla campagna elettorale per le presidenziali di novembre contro lastro nascente dei democratici, Kerry peraltro critico della politica estera repubblicana, ma altrettanto amico di Israele del suo rivale. Contro la Repubblica Iraniana si cominci mobilitando gli studenti e istigandoli ad occupare le universit; il buon senso del Consiglio Supremo e lazione energica dei Pasdaran rivoluzionari disinnesc la miccia, senza neanche ricorrere a metodi cinesi sullesempio dell89.Hanno premiato film di oppositori e dato il Nobel ad uniraniana sconosciuta per mettere in imbarazzo le autorit islamiche.Poi si tentato con lostruzionismo a queste elezioni.

Altro clamoroso fallimento di un tentativo cos sfacciatamente protervo di ingerenza nella politica interna di un paese sovrano, che persino il quotidiano riformista (!) Mardom Salari lo ha bollato con parole di fuoco: Gli Usa pensano solo a cambiare gli equilibri politici in Iran per trarne vantaggio, e addirittura ci offrono consigli su come effettuare questi cambiamenti! Tutti i loro sforzi sono concentrati su questo obbiettivo. E uninterferenza sfacciata nei nostri affari interni. La prossima arma di pressione potrebbe essere rappresentata dalle minoranze etniche del paese, in particolare i soliti curdi, sempre utilizzati da tutti contro tutti, e gli azeri. LAzerbajan, nonostante loriginaria appartenenza sciita turcofono, filo-americano e, per la sua posizione geopolitica, ricopre oggi il duplice ruolo antirusso e anti-iraniano. E gli azeri sono una delle minoranze entro i confini dellIran, come per i Curdi, i Luristani, gli Arabi del sud, i Beluci a est ecc Per non dire dei terroristi marxisti di Maasud Rajavi e di sua moglie Mariam, fuggita provvisoriamente in Francia. Del resto lalleanza tra americani e marxisti non certo una novit.Si pensi solo recentemente alle scene di giubilo del microscopico partito comunista iracheno, con sventolio di bandiere rosse con falce e martello, mentre sugli schermi televisivi scorrevano le ripugnanti immagini di Saddam Hussein prigioniero, spidocchiato ed esaminato in bocca come un animale! Anche il recentissimo riavvicinamento di Karzai e degli americani con frange di talebani moderati (sic !), oltre a ribaltare le alleanze a Kabul, potrebbe rappresentare un ulteriore tentativo di stringere lIran in una tenaglia. Resta come sempre larma economica delle sanzioni, ma a questa gli iraniani sono abituati e finora lunico risultato stato quello di tenere lontano le imprese doltre oceano, a favore di europei, russi, cinesi pecunia non olet, tantomeno quella benedetta alle fontane di Qom e Teheran. Bush e il Pentagono potrebbero persino esser tentati, anche per risollevarsi agli occhi dellopinione pubblica interna, unazione di forza contro Teheran.Ma questa sarebbe veramente unopzione troppo folle persino per un simile mentecatto condotto al guinzaglio da fanatici guerrafondai fondamentalisti biblici! Unennesima dimostrazione che gli americani stanno perdendo la testa dopo il fallimento iracheno dal quale non riescono a uscire. E lIran non lIraq. La guerra daggressione di Saddam Hussein, allora armato proprio dagli USA in funzione anti-islamica rivoluzionaria, ha dimostrato al mondo di cosa sono capaci gli iranici in caso di aggressione esterna. Al contrario ci servirebbe a compattare TUTTO il popolo iraniano dietro Kamenei e le avanguardie rivoluzionarie.Se invece Washington volesse venire a pi miti consigli, il rafforzarsi dellesecutivo a Teheran favorir trattative da un punto di forza per gli iraniani.Non invece da escludere un colpo mirato di Israele, con supporto logistico americano, per colpire e distruggere la centrale atomica di Bushehr nella R.I. Ma anche questa ipotesi avrebbe conseguenze e contraccolpi devastanti, a differenza di quanto avvenne dopo lattacco dellaviazione con la stella di Davide a Osirak. La partita ancora aperta. E forse il successo delle elezioni iraniane, alla faccia degli americani e dei sionisti, potrebbe rappresentare fra qualche mese la pietra tombale di Bush nellaltra elezione, quella americana presidenziale: un imprevisto effetto boomerang per chi pretendeva di insegnare la democrazia in casa altrui. Forse milioni e milioni di schede elettorali iraniane seppelliranno per sempre Bush Jr., il suo staff di conservatori (poco)compassionevoli e i loro folli progetti megalomani di dominio mondiale.Intanto rappresentano di sicuro uno schiaffo sonoro sulla faccia della protervia americana e, quindi, una speranza di riscossa e di riscatto per tutti i popoli che oggi la subiscono.

da "AURORA" n 3 (Febbraio 1993)

LIMPERO DEL MALE PROSSIMO VENTURO


Com a tutti noto, ... gli Stati Uniti dAmerica sono lImpero del Bene! Essi sono i vigili, garanti custodi mondiali di Libert, Giustizia, Democrazia, Diritto, Benessere ecc. ecc., tutte rigorosamente maiuscole. Le 181 (centottantuno) guerre od operazioni di polizia condotte dagli USA dalla loro fondazione in poi (con una media di un intervento ogni 10 mesi!) (1) non furono mai operazioni aggressive, espansionistiche, imperialistiche, ma solo interventi difensivi o, tutt'al pi, preventivi, per portare benessere e libert in tutto il mondo. (2) Questo nel Centro America, insulare e peninsulare (familiarmente definito dalla stampa statunitense: il cortile di casa!), come nel cono Sud del continente americano, in Africa come in Asia (con il solo, piccolo incidente vietnamita, quando quegli incivili musi gialli osarono opporsi allavanzata del progresso e della civilt a stelle e strisce), in Europa, con ben due guerre mondiali, per finire oggi in Medio Oriente, dove lazione benefica e libertaria degli USA si coniuga e fonde, in perfetta armonia dintenti ed eventi, con quella pacifica democrazia che ha nome Israele, impegnato da 45 anni a civilizzare palestinesi, arabi, islamici. Fino a ieri, dunque, la politica internazionale era chiara: cera lImpero del Bene doltre Atlantico, con il suo seguito di buoni satelliti occidentali e la vigile presenza di uomini savi e anziani che custodivano i destini del mondo e cera lImpero del Male per eccellenza, lUnione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, con i suoi poveri schiavi dellEst, anelanti soltanto a liberarsi dal giogo di Mosca per raggiungere lImpero del Bene (e dello star bene!), per formare poi tutti, in perfetta pace e armonia un mondo di benessere e giustizia; tutto questo ha anche un nome: Nuovo Ordine Mondiale (da non confondere con lOrdine Nuovo, ... che doveva esser tuttaltra cosa!) e un modello socio culturale: ... Disneyland! Poi successo qualcosa! Lo schema saltato. LImpero del Male, nella sua maligna malvagit ha escogitato il pi malevolo, subdolo, spregevole inganno che si potesse mai immaginare: scomparso! Sciolto, dissolto come neve al sole ... Pouff! Prima era l e il giorno dopo non cera pi. Imploso in decine di entit politiche che, colmo della sfrontatezza, appena ritrovata la libert lhanno utilizzata non per unirsi nella pace armonica del sistema mondiale americanocentrico, ma per scannarsi lun laltra (questo si, in perfetta armonia) in nome della nazione, delletnia, della fede, della tradizione, del sangue e del suolo; cio proprio tutto quanto c di pi contrario al modernismo laicista, al mondialismo capitalista predicato dallImpero del Bene. Imperdonabile! E pensare che Washington aveva fatto carte false pur di preservare lImpero del Male, ma sotto la guida illuminata di Gorbaciov, luomo segnato in fronte. Come si pu infatti essere Impero del Bene Assoluto, cavaliere errante per il globo, se non si ha un credibile Nemico Oggettivo, ovviamente il Male Assoluto (e quale rimpianto per i bei tempi quando cera un Hitler contro cui battersi)? Ci pu mai essere una Bella senza una Bestia, per quanto addomesticata, nel Gran Circo Barnum delle Nazioni (cosiddette) Unite? iniziata allora una disperata ricerca degli Stati Uniti per trovare il sostituto a quellalter ego cos improvvisamente defilatosi, alla fine della storia. Anche per giustificare un apparato bellico elefantiaco e le alleanze strategiche, non pi necessarie. Un Saddam Hussein servito, almeno per un certo tempo, allo scopo. Certo che renderlo credibile come nuovo Hitler, dittatore assetato di sangue e aggressore del povero, piccolo, democratico Kuwait stata veramente dura .E questo nonostante limpegno e la buona volont di tutta la stampa mondialemondialista, accodatasi a quella USA. Almeno in questo i giornalisti nostrani hanno dato punti a tutti ... in servilismo! Eppure proprio il signore di Bagdad era stato per anni e anni il pupillo e lo strumento dellOccidente e delle monarchie del Golfo, utile a contrastare e contenere la Rivoluzione Islamica dellIran, che aveva cos duramente colpito le mire geostrategiche dellimperialismo tallassocratico (3) americano nellarea decisiva del Golfo Persico e di tutto il Medio Oriente. Perch la Verit (quella vera) che una potenza imperialista, anzi la Potenza mondiale per eccellenza, come gli Stati Uniti, persegue esclusivamente (ed logico) il proprio interesse di dominio geopolitico mondiale, a prescindere dai regimi politici ed economici con cui ha a che fare e dalle ideologie o fedi religiose dei propri alleati. Gli Stati Uniti, nella loro pur relativamente breve storia, hanno puttaneggiato e fatto i protettori di tutti. Si sono schierati, volta a volta,, con i regimi pi sanguinari, reazionari, totalitari ed antidemocratici dei cinque continenti. Hanno appoggiato le dittature latinoamericane (da loro stessi instaurate) alla Pinochet e alla

Videla, come i regimi tribali di tutta lAfrica nera; e questo infischiandosene alla grande di tutta la retorica sui diritti delluomo sventolata allinterno degli USA o in occasione di aggressioni contro paesi che resistevano loro. Per non parlare dei rapporti con i vari regimi marxisti, dalla Jugoslavia alla Romania, in funzione antisovietica. Unica legge internazionale sempre rispettata: la convenienza politica e geostrategica nonch economica del momento. In particolare, per quanto riguarda il Medio Oriente, lunico punto fermo della politica USA lalleanza, diremmo la quasi totale simbiosi, con gli interessi sionisti, in Palestina, di Eretz Israel. Presenza politico-militare sionista e imperialismo tallassocratico statunitense sono una cosa sola; luna il puntello e la garanzia certa dellaltro e viceversa. Le due politiche sono cos interconnesse anche per linfluenza determinante delle lobbies ebraico-sioniste in America. Tanto che sarebbe arduo dire se la potenza militare e nucleare USA che ha Israele quale avamposto imperialista nel bel mezzo del mondo arabo-islamico, nel Mediterraneo orientale, o se invece Israele a possedere le chiavi, tramite i confratelli americani, della politica internazionale statunitense, scudo e spada del sionismo in Medio Oriente e strumento armato di dominio su tutto il pianeta. Una cosa certa: in questarea vitale del mondo, primari e imprescindibili sono solo gli interessi vitali di Israele; quelli presenti e quelli futuri, che contemplano tutta la cosiddetta mezzaluna fertile, dal sistema potamico Tigri-Eufrate passando per il lago di Tiberiade, il Giordano, il Mar Morto fino al Nilo. Ed nellambito di tale prospettiva geopolitica che possiamo subito avanzare una previsione, una profezia sulla futura politica estera di Washington con lavvento al potere dellAmministrazione Clinton, con il suo staff di teste duovo della sinistra ebraica americana. Ebbene la prossima vittima delle attenzioni USA sar, gi e gi fu, la Repubblica Islamica dellIran. LIran post-khomeinista di Kamenei e Rafsanjani infatti oggi lunico paese in grado di resistere alla pacificazione del Medio Oriente, cio allassoggettamento totale del mondo arabo-islamico agli interessi delle bandiere stellate, a cinque o sei punte. LEgitto, dopo il tradimento di Sadat, , al momento, fuori gioco. La Giordania da sempre impotente, con un trono che vacilla e un re morente di cancro. Il Libano, messo a tacere dalla pax siriana in combutta con Israele che ne occupa parte del territorio, anche tramite le milizie di mercenari, vede solo leroica resistenza degli Hezbollah. Non a caso la Siria stata cancellata dalla lista nera dei cattivi terroristi internazionali redatta dalloccidente. La prima fascia di sicurezza per Israele cos assicurata. Bisogna estenderla oltre. LIraq in ginocchio anche se Bush ha avuto laccortezza di lasciare al potere il suo vecchio amico-nemico Saddam, per evitarne la spartizione e la nascita, nel nord del paese, di uno stato curdo (antiturco, e la Turchia nella NATO) e il rafforzarsi dello sciismo rivoluzionario nella parte meridionale; ma anche per avere sempre uno spauracchio da agitare davanti agli occhi terrorizzati dei satrapi collaborazionisti del Golfo, giustificando cos la permanenza sine die della task force americana sulle rotte del petrolio e presso i pozzi delloro nero. LIran sar dunque presto il nuovo Impero del Male, come lo fu per lAmministrazione Carter (di cui Clinton lideale continuatore) ai tempi delloccupazione del covo di spie, lambasciata USA a Teheran. Ma a parte il contagio della rivoluzione islamica iraniana e il ruolo di potenza regionale di Teheran, il fatto veramente scatenante la potenzialit atomica dellIran; questo, ovviamente, preoccupa Israele nei suoi piani di dominio mediorientale. Si pensi solo che nel 82, in piena guerra Iran-Iraq (favorita da americani e israeliani per annullare entrambi i contendenti), laviazione con la stella di Davide vol fin sopra Bagdad, distruggendo gli impianti nucleari iracheni. Gli Stati Uniti tacquero, salvo poi a ripetere gli attacchi il decennio dopo. Le mire contro lIran non sono una nostra paranoia fantapolitica, ma uno scenario geostrategico che la stampa mondialista, anche italiana, sta evocando di continuo. Persino il ritornare sempre sulla questione Rusdhie fa parte del gioco. Per essere profeti non abbiamo bisogno della palla di vetro o di una ispirazione divina; Basta leggere le anticipazioni apparse su certi giornali che stanno preparando il clima adatto per lintervento di domani. Prendiamone uno a caso: larticolo di Maurizio Ricci su "Repubblica" del gennaio scorso dal titolo Attenti, lIran prepara latomica; ora per Israele il nemico Teheran. Per inciso, inquadrato allinterno di questo articolo ve n un altro sui 400 palestinesi di Hamas deportati in Libano, con una foto della loro

manifestazione al confine israeliano in cui esibivano un polemico striscione in arabo e inglese, con scritto: Se non sei Ebreo, non sei un essere umano. Questo quasi a sottolineare uno stretto rapporto tra la lotta palestinese di Hamas e lIran. Viste le conseguenze per lOLP dellalleanza con Saddam, lavvertimento palese. Proprio ora che la Knesset non considera pi reato avere contatto con lorganizzazione di Arafat, mentre perseguita, deporta e massacra i militanti rivoluzionari di Hamas. Secondo gli esperti israeliani, lIran potrebbe avere latomica di Allah entro 8-10 anni; e loro si che sono esperti, visto che lo stato ebraico possiede gi, non dichiarate, almeno 200 bombe nucleari con relativi missili a lunga gittata, per non parlare di quelle armi segrete di cui si ebbe sentore durante la guerra del Golfo. Certo colpire lIran ben pi difficile che rifarsela con la marionetta Saddam Hussein. Otto anni di guerra con questultimo, un milione e mezzo di morti, la saldezza nel tempo del regime iraniano e leroicit dei Pasdaran possono dare filo da torcere persino alla oliata potenza militare israeliana; anche gli Stati Uniti lhanno imparato, nel 1979. Ecco allora che Zeev Shiff, scrittore israeliano ed esperto militare del quotidiano "Haaretz", si affretta a precisare: Ma io non credo che vogliano colpire Israele. Almeno non credo che siamo in cima alla loro lista. Non rappresentiamo una minaccia per loro e, fra cinque-dieci anni, se riusciremo davvero a fare la pace con palestinesi, giordani, siriani, saremo anche politicamente coperti. Agli iraniani, invece, la bomba serve soprattutto per cambiare i rapporti di forza nella regione: tenere a bada Iraq e Turchia ed estendere la propria egemonia verso lAsia centrale da una parte, e dallaltra, gli stati del Golfo, da cui parte il cordone ombelicale che porta il petrolio allEuropa, al Giappone e agli Stati Uniti. Per questo dico che quello iraniano non un problema di Israele, ma di tutti, Occidente in testa. (4) Ecco un pezzo di giornalismo politico tanto ipocrita quanto geniale a cui fa eco Isabel Kasher, esperta di Medio Oriente, dalle colonne del "Jerusalem Post". Meriterebbe un saggio a parte di analisi, anche psicologica. Il messaggio comunque chiaro. Si vuol suggerire, neanche tanto fra le righe, come lIran sia soprattutto un problema occidentale (che poi significa americano), per cui gli USA devono intervenire se vogliono restare i padroni mondiali, tramite il ricatto petrolifero su Europa e Giappone; quello per cui fecero e/o fecero fare le guerre nel Golfo. Israele ha capito benissimo che le guerre per procura sono pi proficue e meno dispendiose, ed pronto a sacrificare fino allultimo ... occidentale per continuare a prosperare nel suo piano secolare e dormire sonni tranquilli. Perch -conclude lo Shiff- il grande obiettivo di Teheran cacciare gli Stati Uniti dal Golfo. O Israele si sente ancora pi forte del suo giovane alleato doltre oceano? Ovviamente qui il tema di politica internazionale viene collegato a quello del cosiddetto fondamentalismo islamico dentro Israele, ma anche nei vari paesi arabi occidentalizzati, dallEgitto alla Siria, al Libano, fino alla lontana Libia e allAlgeria in stato dassedio. Un altro avvertimento di Israele rivolto ai governanti arabi traditori: ... anche vostro interesse fermare lIran", se non volete perdere i troni, le seggiole presidenziali e ... la testa. Insomma Israele, in funzione di direttore del coro, ha dato il la alla stampa mondiale che, prontamente, riprende e amplifica. Ha iniziato, con lacume conservativo di sempre, le grandi manovre di accerchiamento dellIran (persino allinterno dei confini della CSI) per metterlo al bando dal mondo e fare dei fondamentalisti di Teheran i nuovi nazisti e della Repubblica Islamica il nuovo Regno del Male, favorendo il ritorno nellarea (ma non erano mai partiti) dellImpero del Bene americano; sempre a difesa dei deboli minacciati. Che questo sia, per lennesima volta, perfettamente funzionale agli interessi sionisti un particolare trascurabile ... Lelezione di Clinton, portato alla Casa Nera con il 90% (!) del voto ebraico americano e, quel che conta, con la benedizione delle sue lobbies (mentre Bush, dopo tanti meriti, aveva osato rifiutare il prestito di 10 miliardi di dollari a fondo perduto a favore di Israele, costringendo gli Israeliani a partecipare alla farsa negoziale con i palestinesi moderati) perfettamente funzionale agli interessi militari strategici dei geopolitici israeliani. Una costante della politica USA e nulla di nuovo sotto il sole della Palestina! In Italia "Repubblica" non certo lunico giornale mondialista che prepara lopinione pubblica ai futuri interventi umanitari americani e/o sionisti. Si pensi solo, ad esempio, agli articoli di Luigi Ippoliti e Guido Olimpo sul "Corriere della sera" dell8/11/92:

Offensiva islamica nellAsia ex-sovietica e Nuovi adepti nella legione di Allah, corredati con tanto di cartina geografica su pretesi interventi iraniani in Tagikistan e Sudan (e se "Restore Hope" somalo non fosse che la manovra daccerchiamento strategico di questultimo, passando per lEtiopia, fino a ricongiungersi con lEgitto di Mubarak a nord?). Ma "Repubblica" resta alloffensiva con il recentissimo Ankara accusa: lIran arma i nostri terroristi del 5 febbraio 93. Larticolo parla della morte di giornalisti e scrittori turchi e dellattentato (fallito) ad un industriale ebreo, Jak Kamhi, tutti ovviamente accreditati al regime islamico di Teheran. La controprova del nove, in Italia ci offerta dai nostri "007" del Servizio di Sicurezza (si fa per dire) inquadrato nella NATO. Sono gli stessi Servizi che recentemente, senza motivo, hanno espulso dal nostro paese uno studente palestinese reo di simpatizzare per Hamas. Nella "Relazione semestrale sulla politica informativa e la sicurezza", si additano proprio Iran e Libia come potenziali pericoli (per chi? per lItalia che dista migliaia di chilometri dallIran?): stato accertato che un paese dellarea mediorientale (notare lipocrita omissione del nome - Iran, N.d.R.) in procinto di raggiungere una propria autonomia produttiva nel settore militare-industriale avvalendosi di elevate capacit tecnologiche e di una struttura organizzativa capillare impegnata nellacquisizione di materiali e tecnologie occidentali prevalentemente del tipo "dual use" e liberamente esportabili (!). Nel settore della proliferazione nucleare, questo Paese impegnato ad acquisire capacit nucleari attraverso paesi dellarea asiatica (Corea, N.d.R.). Chiaro? Chi il malpensante che immagina infiltrazioni sioniste nei nostri servizi?! Sia messo alla gogna! Infine, un Paese dellAfrica settentrionale (Libia, N.d.R.), attivo nel settore della produzione di armamenti chimici e missilistici, ha avviato un vasto programma finalizzato alla realizzazione di strutture produttive sotterranee. (Relazione apparsa su "Repubblica" del 27/1/93) Ogni commento sarebbe superfluo. Israele addita il pericolo, la stampa mondialista riprende e rilancia, lAmerica di Clinton, eletto dalle lobbies sioniste, si prepara ad intervenire contro il nuovo Regno del Maligno. Lha capita persino Saddam che smorza la polemica e si ripropone, come gi nel 80, quale difensore delle monarchie del Golfo contro i nemici iraniani. Lalternativa ai massicci bombardamenti con bombe intelligenti, potrebbe essere unaltra guerra degli otto anni e qualche altro milione di morti. Il Bene, comunque, trionfer sul Male, stavolta vestito in turbante e chador e tutti vivranno felici e contenti nel Nuovo Ordine Mondiale; protetti e vigilati dai poliziotti mondiali statunitensi, con la benedizione del Papa (Somalia docet), del Rabbino capo di Israele e del segretario (formale) dellONU. Anche lItalia avr la sua razione briciole e la sua eroica notoriet alla ... Cocciolone! Per quanto ci riguarda, anche noi abbiamo fatto una scelta e da tempo. Se gli Stati Uniti e Israele sono gli Imperi del Bene, non abbiamo dubbi con chi schierarci: viva l'Impero del Male. NOTE: 1) Cfr. Maurizio Blondet: "Pax americana in 181 guerre", in "L'Italia", Anno II, n 5 del 3/2/93, pag. 27 2) Noam Chomsky: "La quinta libert". Ed. Eluthera, 1987. 3) Talassocrazia = Governo del mare: potenza imperialista che fa del mare e del suo controllo militare la base della propria potenza espansionista. Cos fu per l'Impero Britannico, come oggi per gli Stati Uniti. Spesso contrapposta alla "Tellurocrazia", alla potenza terrestre (tipo Russia e Germania). Lo scontro tra "Terra" e "Mare" una delle basi della scienza geopolitica applicata agli eventi mondiali. 4) "Repubblica", gennaio '93,

IMAM KHEOMEYNI NELLE PAROLE DI UN NON MUSULMANO


Il giorno 4 giugno ricorre l'anniversario della scomparsa dell'Imam Khomeyni, colui che guid il popolo iraniano, nel nome di Dio, nella lotta contro il dispotico regime di Reza Pahlevi dando luogo alla Rivoluzione Islamica che ha segnato l'inizio del cosiddetto "risveglio dell'Islam" in questo secolo. Proponiamo ai nostri lettori le parti, a nostro avviso pi interessanti, del discorso di commemorazione per la morte dell'Imam Khomeyni, tenuto dal Dott. Carlo Terracciano, presso la sede della Repubblica Islamica dell'Iran in Italia qualche tempo fa. Ci a testimonianza del fatto che la personalit dell'Imam Khomeyni cos affascinante da attrarre anche moltissimi non musulmani. Ovviamente il discorso del dott. Terracciano, essendo il relatore non musulmano, concerne essenzialmente l'aspetto puramente socio-politico dell'opera dell'Imam Khomeyni, non soffermandosi sulla spiritualit dell'Imam, dono di Allah, che costituisce la parte pi rilevante della sua personalit. Ass.Islamica Imam Mahdi Roma "Nel Nome di Dio Clemente e Misericordioso": con questa formula voi musulmani date inizio ai vostri scritti e discorsi. E credo che tutti dovrebbero impetrare la Clemenza e Misericordia del proprio Dio, specie in tempi "ultimi" come questi, tempi che gli antichi testi arya definivano Kali-Yuga o "della valle oscura". Ma prima di tutto desidero ringraziare le autorit iraniane presenti, e in particolare il sign. Ambasciatore della Repubblica Islamica dell'Iran per avermi concesso l'onore e l'onere di parlare in una simile circostanza. Qualcuno tra di voi si chieder come mai uno come il sottoscritto, che non iraniano, n musulmano, sia qui oggi a commemorare la scomparsa in questa data dell'Imam Khomeyni. Credo che la risposta sia implicita, contenuta nella domanda e nel valore della persona che commemoriamo. Sono dunque qui perch la figura dell'Imam, il suo messaggio, il suo insegnamento, ma soprattutto le sue opere e la sua vita hanno un valore universale. La rivoluzione iraniana un modello planetario. Come tutte le vere rivoluzioni quella dell'Iran moderno affonda le sue radici nella storia, nella tradizione, nella fede di tutto un popolo che si identificato in un uomo superiore: l'Imam Khomeyni, appunto! Ho detto prima che siamo qui per "commemorarlo", maho sbagliato! Si commemorano i morti, mentre l'Imam vivo e presente nel suo popolo, nella storia attuale e futura, come nel cuore di tutti gli uomini che amano la Giustizia e la Libert pi della vita. Non essendo io qualificato a parlare del Khomeyni religioso, del perfetto musulmano, del Wali Faqih, voglio allora soltanto parlare dell'Imam Khomeyni come rivoluzionario: uno dei pi grandi rivoluzionari di questo secolo che pure ha visto molte figure carismatiche. Un rivoluzionario che ha gettato le basi per la lotta del prossimo secolo ritornando all'originario spirito meccano. Lui stesso ha detto: "L'Islam stato morto o moribondo per quasi quattordici secoli: noi lo abbiamo resuscitato con il sangue della nostra giovent". E' del resto noto quante difficolt lui stesso, fin dagli anni '60, dovette affrontare anche da parte di quei religiosi, che come diceva lui, "hanno avuto il turbante dalla Savak". Erano quelli che volevano scindere la fede dalla politica. Essendo invece strettamente collegate all'Islam, la Rivoluzione non pu che essere "Rivoluzione permanente": quindi anche esempio di vita. E' notorio come l'Imam Khomeyni abbia vissuto e sia morto in assoluta, direi quasi "francescana" semplicit. Ed altrettanto notorio come invece il Potere tenda a corrompere gli uomini pubblici, attraverso il denaro e l'abuso della carica ricoperta. Gli attuali governi d'occidente ne sono la prova lampante. Disse l'Imam Khomeyni: "Abbandonate i lussi della vita ed accontentatevi di un'esistenza sobria, di modo che il popolo possa seguire la vostra continenza" Ed ancora: "Gli Ulema musulmani hanno il compito di combattere gli sfruttatori ingordi, di modo che nella societ non vi possa essere un pezzente spogliato di ogni bene e nel contempo qualcuno che viva nella comodit e nel lusso e agisca in base all'ingordigia". (cfr. "Il governo Islamico") Per estensione ci vale anche per i popoli spogliati delle loro ricchezze, nella lotta dei diseredati della terra contro gli sfruttatori mondiali, gli oppressori del mondo, i tiranni del grande capitale e i loro servi.

La grandezza rivoluzionaria dell'Imam vale anche perch ha saputo identificare i nemici, il nemico oggettivo dell'uomo, sul piano interno come su quello internazionale. Non a caso la prefazione alla sua opera "Il governo islamico" esordisce cos: "Fin dal principio il Movimento Islamico venne tormentato dagli Ebrei, i quali dettero inizio alla loro attivit reattiva inventando falsit circa l'Islam, attaccandolo e calunniandolo. Ci continuato fino ai nostri giorni". Per poi passare a parlare dei colonialisti e neo colonialisti anglo-americani. Ecco perch sono oggi qui non a commemorare ma a ricordare l'opera sempre valida dell'Imam Khomeyni: perch lui, cacciando e combattendo i sionisti e gli imperialisti americani in Iran e nel mondo, ha reso giustizia anche a noi. Come a tutti coloro che lottano per la libert e l'indipendenza, aqualsiasi religione, idea politica, razza o continente appartengano. A tutti coloro, ebrei compresi, che rigettano l'imperialismo sionista. Una volta un vostro autorevole rappresentante ci ha chiesto bruscamente: "Ma insomma! Cosa volete da noi?". Rispondemmo allora e rispondiamo ora: "Noi da voi non vogliamo nulla, semmai abbiamo qualcosa da darvi". La nostra amicizia se la volete. La nostra collaborazione sincera sevi serve. Ma soprattutto vogliamo combattere la stessa battaglia, della quale voi iraniani siete all'avanguardia: quella dei popoli oppressi contro il mondialismo americano-sionista. L'articolo 154 della vostra Costituzione dice che l'Iran "accorda il suo aiuto alla lotta degli oppressi contro gli oppressori di qualsiasi parte del mondo". Dicemmo all'inizio che l'Imam per noi non morto. E vivo e attuale risuona il messaggio che lanci ai cristiani in occasione del Natale di 18 anni or sono: "Popoli oppressi del mondo! Insorgete uniti ed espellete tutti gli oppressori dalla scena mondiale, perch la terra appartiene a Dio e gli oppressi ne sono gli eredi" Beati coloro che chiedono GIUSTIZIA! Grazie!

MARTIRI DI MASHHAD
Riproponiamo per i visitatori del sito, un articolo apparso sul numero di "Orion" del luglio 1994 a seguito dell'attentato terroristico che colp il 20 giugno di quell'anno il mausoleo dell'Imam Musa al-Rida (as) nella citt di Mashhad, in Iran. E dietro questo e le altre decine e decine di attentati che dalla nascita della Repubblica Islamica insanguinano l'Iran, non difficile intravedere la regia sionista. Che Allah accolga presso di S questi Nobili Martiri e punisca i loro ignobili assassini! Hosseyn M. "Osservate il triste anniversario dell'Ashura e non trascurate mai di osservarlo, considerate le catastrofi che hanno colpito la religione islamica dal primo giorno ad oggi come una nuova Ashura, il suo anniversario osservate costantemente" Ayatollah Khomeyni ("Il governo islamico") Mashhad, o per meglio dire col suo nome completo: Mashhad- Moghaddas (Mashhad la Sacra), significa alla lettera "luogo del martirio", oltre che "luogo ove sepolto un Martire". L'antica Sanabad oggi la seconda citt dell'Iran, una citt formatasi tutta intorno all'Haram--Motahhar- Imam Reza, cio il mausoleo ove riposa l'Imam Al Ibn Musa ar-Rida, l'ottavo Imam, successore del Nobile Profeta. E' una delle meraviglie del mondo islamico, meta ogni anno di milioni e milioni di pellegrini in visita alla tomba dell'unico Imam attualmente sepolto in terra persiana, il quale fu martirizzato col veleno nel 203 dell'Egira. E' in questo luogo sacro agli Sciiti che il vile attentato terroristico ha massacrato decine e decine di fedeli, in particolare donne e bambini, con una bomba ad alto potenziale. E ci avvenuto proprio nel periodo di massimo affollamento per la ricorrenza di Ashura, la commemorazione del martirio dell'Imam Husseyn a Karbala. Un attentato mirato, sia per la sacralit del luogo che per quella della ricorrenza. Per non parlare dell'altra, del 1981, che esattamente tredici anni or sono decapit la dirigenza religiosa e politica della neonata Repubblica Islamica dell'Iran con una strage che cost la cita a 78 esponenti del Partito della Repubblica Islamica, tra cui il Presidente, dieci ministri e 27 parlamentari. Pochi mesi dopo la via del sanguinario martirio fu segnata dal sangue del Capo dello Stato Rajai e dal Primo Ministro Bahonar, mentre infuriava la guerra imposta dall'Iraq, conclusasi con oltre un milione di morti. Poco importa, al momento, sapere se gli autori materiali del massacro sacrilego siano da ricercarsi nel movimento sedicente dei mujaheddin (i "munafikin", gli "ipocriti") con base nell'Iraq di Saddam e gli appoggi in Occidente, o tra il Jamat Islami Iran (associazione islamica dell'Iran) che di islamico ha ben poco e di iraniano niente, essendo lo strumento del waabismo saudita. E' oltre ogni evidenza infatti che dietro l'una o l'altra sigla, agisce il "grande Satana", l'imperialismo americano-sionista che tira le file dei complotti e semina il mondo di bombe, usando indiscriminatamente di quel terrorismo che poi americani e sionisti amano accusare proprio i governi che non si piegano al loro dominio: Iran in primis. La stampa occidentale ha dedicato, ovviamente, ben poco spazio al gravissimo avvenimento. Quella italiana poi, come sempre, si distinta per ignoranza (specie il Tg2), ipocrisia e vera e propria infamia; fino a scrivere che il sangue di Mashhad rientrava in un "regolamento di conti tra le due anime della teocrazia fondata da Khomeyni (sic!), che non riesce a tutt'oggi a darsi una nuova identit statuale e politica credibile sulla scena internazionale" ("La Repubblica, 21 giugno 1994). L'autore di simile immondo articolo Magdi Allam, un nome danon dimenticare! Per tornare a Mashhad, ricorderemo anche l'importanza di questa citt distante 890 km da Teheran e situata in posizione strategica all'incrocio tra Iran, Afghanistan e Turkmenistan, tra l'altipiano iranico, montagne da cui inizia il subcontinente indiano, e centro-Asia turanico, ex-sovietico. Mashhad anche il capoluogo dell'immensa provincia del Khorasan, che con i suoi 313.340 kmq quasi grande quanto l'Italia. Ma oltre al suo valore geopolitico strategico, essa strettamente interconnessa all'Islam Sciita e non, all'attesa messianica della manifestazione dell'Imam al-Mahdi, l'"Ultimo Segno di Dio",

il "Sigillo della Walayat", come Muhammad lo per la Profezia, per tutti i Musulmani. E' lui l'ultimo dei "Quattordici Infallibili" (Ma'sum). E' l'Imam del Tempo che, non morto ma "in occultazione" (Ghaybah), torner alla fine dei tempi per il riscatto degli oppressi, la liberazione dei "diseredati della terra", la redenzione del mondo. "Quando si leveranno le nere bandiere del Khorasan" E non certo un caso che a Lui e alla sua manifestazione si leghi strettamente la profezia di un "hadith", fatto risalire al Profeta stesso e attribuito proprio a quell'ottavo Imam la cui tomba stata devastata ma anche benedetta dal sangue dei nuovi martiri di Ashura. La bomba di Mashhad ha colpito al cuore il Centro Spirituale dell'Iran, e commosso tutti gli amici sinceri del popolo e del governo iraniano. Ha colpito nel punto pi sensibile della geografia sacra e nell'ora pi intensa della commemorazione dei Martiri di Karbala, punto focale della ritualit dei seguaci del Puro Islam. Ma il popolo iraniano e la Guida della Rivoluzione Islamica in Iran, Seyed Ali Khamenei, hanno sempre dato prova di saper reagire ad ogni aggressione interna ed esterna. Chi potrebbe mai piegare con simili metodi, o anche solo intimorire, Credenti che considerano, giustamente, il Martirio per la Fede la massima aspirazione dell'esistenza, punto culminante di una comunione mistica con i propri Imam, tutti martirizzati, escluso appunto l'ultimo? Certo a nessun uomo dato di conoscere, secondo l'Islam, il giorno del "ritorno della manifestazione, di Muhammad al-Mahdi; ma altrettanto certo che, nel mondo contemporaneo, sempre pi si stanno intensificando i segni di un Avvento e di una Parusia nella Fine del Ciclo. Un ritorno alle origini pre-visto e, quindi, atteso, agognato dai Sapienti, Puri di Cuore di tutte le Tradizioni, in ogni tempo e dimensione. Il sangue versato sulla tomba di Mashhad non certo "casuale", e non solo nel senso di un obiettivo mirato; soprattutto non stato sparso invano. Il fragore dell'esplosione nel Khorasan assomiglia al primo, lontano brontolio di tuono che annuncia un prossimo, devastante uragano; come un diluvio esso inonder e purificher la terra, per la quale il Mahdi sar un novello No. L'empia mano, omicida e sacrilega, che ha posto la bomba, ha innestato forse una reazione a catena dai risvolti ancora imprevedibili, ma certo alfine nefasti per esecutori e soprattutto mandanti, siano essi a Tel Aviv o a Washington, a Riad o a Baghdad, o ovunque nel mondo. La Repubblica Islamica dell'Iran paziente ed opera per la Pace, ma i suoi dirigenti hanno buona memoria: nulla sar dimenticato, mai! "La Guerra Santa una delle Porte del Paradiso, che Dio ha aperto ai suoi Fedeli. Essa l'Armatura di Dio e il Suo scudo "Il Paradiso sta sulla punta delle vostre spade" (dal Nahjul Balagha dell'Imam Ali)

4.la storia, gli uomini


JEAN THIRIART: PROFETA E MILITANTE
Jcris pour une espce dhommes qui nexiste pas ancore, pour les Seigneurs de la Terre Scrivo per una categoria di uomini che non esiste ancora, per i Signori della Terra (F. Nietzsche, La Volont de puissance). Limprovvisa scomparsa di Jean Thiriart stata per noi come un fulmine a ciel sereno; per noi, militanti europei che, nel corso di vari decenni, abbiamo imparato ad apprezzare questo pensatore dellazione, soprattutto dopo il suo ritorno alla politica attiva, dopo svariati anni di esilio interiore nel quale ha potuto meditare e riformulare le sue precedenti posizioni. A maggior ragione, la sua morte ha sorpresi noi, suoi amici italiani che lo abbiamo conosciuto personalmente nel suo viaggio a Mosca nel 1992, nel quale formavamo insieme una delegazione europea-occidentale in visita alle personalit pi rappresentative del Fronte di Salvezza Nazionale. Questo fronte, grazie al lavoro dellinfaticabile Alexandre Dugin, animatore mistico e geopolitico della rivista Dyenn (il Giorno), inizi a conoscere e a stimare gran parte degli aspetti del pensiero di Thiriart e li ha diffusi nei paesi dellex-URSS e in Europa Orientale. Personalmente, ho lintenzione, nelle pagine che seguono, di onorare la memoria di Jean Thiriart sottolineando limportanza che il suo pensiero ha avuto e ha ancora oggigiorno nel nostro paese, dagli anni 60/70 nel campo della geopolitica. In Italia la sua fama riposa essenzialmente nel suo libro, il solo che ha realmente dato una coerenza organica alle sue idee nel campo della politica internazionale: Un Impero di 400 milioni di uomini, lEuropa edito da Giovanni Volpe nel 1965, quasi trent'anni or sono. Erano passati solo tre anni dalla fine dellesperienza francese in Algeria. Questo drammatico evento fu lultima grande mobilitazione politica della destra nazionalista, non solo in terra di Francia, ma anche negli altri paesi dEuropa, Italia compresa. Le ragioni profonde della tragedia algerina non furono comprese dai militanti anti-gollisti che lottavano per unAlgeria francese. Non avevano capito quali erano le implicazioni geopolitiche di tale avvenimento e non compresero che le potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale, in primo luogo gli Stati Uniti, intendevano ridistribuire le carte a loro vantaggio. Quanti di questi militanti dellAlgeria francese compresero allora qualera il NEMICO PRINCIPALE della Francia e dellEuropa? Quanti di questi uomini capirono intuitivamente che, sul piano storico, la perdita dellAlgeria, preceduta dalla perdita dellIndocina, erano le conseguenze dirette della disfatta europea del 1945? In effetti non fu solo una sconfitta della Germania e dellItalia, ma dellEUROPA INTERA, Gran Bretagna e Francia compresa. Non una sola colonia del vecchio sistema coloniale fu risparmiata dallassoggettamento ad una nuova forma, pi moderna e sottile, di imperialismo neo-coloniale. Meditando sugli avvenimenti di Suez (1956) e dAlgeria, i nazionalrivoluzionari, come si solevano chiamare loro stessi, finirono con il formulare diverse considerazioni ed analisi sulle conseguenze di questi due tragici avvenimenti: considerazioni ed analisi che li differenziavano sempre pi dalla "destra classica del nostro dopo guerra, animata da un anti-comunismo viscerale e dallo slogan della difesa dellOccidente, bianco e cristiano, contro lassalto congiunto del comunismo sovietico e dei movimenti di liberazione nazionali dei popoli di colore del Terzo Mondo. In un certo senso, lo choc culturale e politico dellAlgeria pu essere comparato a ci che fu, per la sinistra, linsieme degli avvenimenti dIndocina, prima e dopo il 1975. La vecchia visione della politica internazionale era perfettamente integrata alla strategia mondiale, economica e geopolitica della talassocrazia americana che, con la Guerra Fredda, era riuscita a riciclare le diverse destre europee, i fascisti come i post-fascisti, in funzione del suo progetto geostrategico di dominio mondiale. Il tutto per arrivare oggigiorno al Nuovo Ordine Mondiale, gi parzialmente abortito e che sembra essere la caricatura capovolta e satanica dellOrdine Nuovo eurocentrico di hitleriana memoria. La Nuova Destra francese, per fare un esempio, cominci il suo cammino nel periodo della rivolta dAlgeria per intraprendere una lunga marcia di revisione politica ed ideologica, che ha portato al recente viaggio di Alain de Benoist a Mosca, tappa obbligata per tutti gli oppositori rivoluzionari dEuropa al Sistema Mondialista. Lapertura quindi stata fatta da De

Benoist, a dispetto delle sue ricadute e ulteriori rinnegamenti, appoggiati da qualcuno dei suoi pi stretti collaboratori, i quali non hanno ancora evidentemente capito pienamente la portata reale di questi incontri tra Europei occidentali e Russi a livello planetario e preferiscono perdersi in sterili querelle di basso profilo, che non trovano altro che motivazioni personali, le quali rilevano piccoli odi e rancori idiosincratici. In questo campo come in altri, Thiriart aveva gi dato lesempio, opponendo alle differenze naturali esistenti tra gli uomini e le loro scuole di pensiero, linteresse supremo della lotta contro limperialismo americano e sionista. Per tornare allItalia, dobbiamo ricordarci la situazione che regnava in quel lontano 1965, quando prese forma lopera di Thiriart: le forze nazional-rivoluzionarie, ancora integrate nel Movimento Sociale Italiano, erano allora vittime di un PROVINCIALISMO vetero-fascista cinicamente utilizzato dalle gerarchie politiche del MSI, completamente asservite alle strategie degli Stati Uniti e della NATO (linea politica che sar seguita con fedelt, anche nel corso della breve parentesi gestionale rautiana, che appoggi lintervento delle truppe italiane in Irak a fianco degli USA). I capi di questa destra collaborazionista utilizzarono i gruppi rivoluzionari di base, composti essenzialmente da giovani, per creare delle concentrazioni militanti destinate, in ultima istanza, a procacciare i voti necessari per mandare in parlamento dei deputati che avrebbero poi appoggiato esternamente governi reazionari di centro-destra. Tutto questo poi, non nellinteresse dellItalia o dellEuropa, ma solamente di quello della potenza occupante, gli Stati Uniti. Una volta ancora siamo di fronte ad un piccolo nazionalismo centralizzatore e sciovinista, utilizzato con profitto per interessi stranieri e cosmopoliti! Era anche il periodo nel quale lestrema destra era ancora in grado di mobilitare sulle piazze dItalia migliaia di giovani per manifestare "lItalianit eterna di Trento e Trieste" o per commemorare ogni anno i caduti dUngheria del 1956! Il Maggio 68 era ancora lontano, sembrava ancora distante anni luce! La destra italiana, nelle sue prospettive, non vedeva altro che questa rivoluzione. In un tal contesto umano e politico, veteronazionalista, provinciale ed, in pratica, filo-americano (che sboccher in seguito nella farsa pseudo-golpista del 1970, che avr per conseguenza, nel corso di tutto il decennio, i tristi anni di piombo, con il loro seguito di crimini), lopera di Jean Thiriart fu per un grande numero di nazionalisti una vera e propria bomba; un elettro-choc salutare che mise lestremismo nazionalista davanti a problematiche, che pur non essendo nuove, erano state dimenticate o erano cadute in disuso. Oggi, non possiamo non tenere conto degli effetti politici prodotti dal pensiero di Thiriart, anche se questi stessi effetti, in un primo tempo, furono alquanto modesti. Diciamo che a partire dalla pubblicazione del libro di Thiriart, la tematica europea divenuta poco a poco il patrimonio ideale di tutta una sfera politica che, negli anni seguenti, svilupper le tematiche antimondialiste attuali. Possiamo quindi affermare senza esagerazioni, che fu in questepoca che si svilupparono i temi dellEUROPA-NAZIONE, di una lotta antimperialista che non fosse solo di sinistra, dellalleanza geostrategica con i rivoluzionari del Terzo Mondo. Ladozione di queste tematiche molto pi sorprendente e significativa quando si pensi che lavventura di JEUNE EUROPE cominci dalla lotta contro il FLN algerino. Thiriart, su questo tema aveva cambiato completamente campo, senza per altro cambiare sostanzialmente la sua visione del mondo, lui che, qualche decennio prima, aveva lasciato i ranghi dellestrema sinistra belga per aderire alla collaborazione col III Reich, senza per altro perdere di vista il fattore URSS. Queste acrobazie politico-ideologiche gli valsero accuse di essere un agente-doppio, sempre al soldo di Mosca. In Italia, la sezione italiana di JEUNE EUROPE (Giovane Europa) fu rapidamente costituita. Malgrado lorigine politica della maggior parte dei militanti, Giovane Europa non aveva alcun punto di contatto con Giovane Italia, organizzazione studentesca del MSI (copiata a sua volta dalla ottocentesca Giovine Italia di Mazzini); al contrario Giovane Europa ne fu praticamente lantitesi, lalternativa. Anche se, una volta terminata lesperienza militante di Giovane Europa la maggior parte dei suoi militanti si ritrov dentro il Movimento Politico Ordine Nuovo (MPON), che si oppose alla linea politica tesa all'inserimento parlamentaristico, come sostenevano i partigiani di Rauti rientrati nei ranghi del MSI di Almirante. Se dobbiamo tenere conto del ruolo UNICO che ha giocato in Italia il pensiero di Julius Evola sul piano culturale ed ideologico, non si deve dimenticare che Jean Thiriart ha da parte sua, dato impulso, in quegli anni e per gli anni a venire, ad un tentativo originale di rinnovamento delle forze nazionali. Anche un Giorgio Freda riconobbe il valore e la portata del pensatore e militante belga. Altro aspetto particolare ed estremamente importante del libro Un impero di 400 milioni di uomini, lEuropa, di aver anticipato di parecchi anni, una tematica fondamentale ritornata dattualit in particolare in Russia, grazie alle iniziative di Alexandr Dugin e della rivista Dyen, ed in Italia grazie a riviste quali ORION e AURORA: la GEOPOLITICA. La prima frase del libro di Thiriart, nella versione italiana, dedicata proprio a questa scienza essenziale che

ha per oggetto i popoli e i loro governi, scienza che ha dovuto subire nel nostro dopoguerra un lungo ostracismo, sotto il pretesto di esser stata lo strumento dellespansionismo nazista! Accusa per lo meno incoerente quando si sa che a Yalta i vincitori si sono spartiti le spoglie dellEuropa e del resto del mondo attraverso considerazioni prettamente geopolitiche e geostrategiche. Thiriart ne era perfettamente consapevole, e quando scrisse il primo capitolo del suo libro, lo intitol significativamente Da Brest a Bucarest. Cancelliamo Yalta!. Cos scrisse Thiriart : Nel contesto geopolitico e di una comune civilt, come sar dimostrato in tempi a venire, lEuropa, unitaria e comunitarista si deve intendere da Brest a Bucarest. Scrivendo questa frase, Thiriart pose dei limiti geografici e ideali alla sua Europa, ma presto, passer questi limiti, per arrivare ad una concezione unitaria del grande spazio geopolitico che lEURASIA. Ancora una volta, Thiriart dimostr di essere un anticipatore lucido dei temi politici che presso i suoi lettori maturavano molto lentamente. Congiuntamente al grande ideale dellEUROPA-NAZIONE e alla riscoperta della Geopolitica, il lettore obbligato a gettare uno sguardo nuovo sui grandi spazi del pianeta. Un altro merito di Thiriart fu di aver superato il trauma europeo dellera della decolonizzazione e di aver cercato, per il nazionalismo europeo, un'alleanza strategica mondiale con i governi del Terzo Mondo, non asserviti quindi agli imperialismi, in particolare nella zona araba e islamica, in Africa Settentrionale e nel Medio Oriente. Vero che chi scopre la Geopolitica non pu vedere gli avvenimenti del mondo intiero sotto unottica globale. Ed in questo contesto, per esempio, che bisogna interpretare i numerosi viaggi di Thiriart in Egitto, in Romania, oltre che i suoi incontri con Chu En Lai e Ceausescu o con i leaders palestinesi. Dove fosse possibile farlo, Thiriart cerc di tessere una rete dinformazioni e dalleanze planetarie in una prospettiva anti-imperialista. Dobbiamo dire che la rivoluzione cubana, per la sua originalit, esercit a sua volta una grande influenza. Con il suo stile sintetico, quasi telegrafico, Thiriart tracci lui stesso le linee essenziali della politica estera della futura Europa unita: Le linee direttive dellEuropa unita: insieme allAfrica: simbiosi con lAmerica Latina: alleanza col mondo arabo: amicizia con gli Stati Uniti: rapporti basati sulluguaglianza. A parte lutopia della sua speranza di poter aver rapporti paritari con gli Stati Uniti, si noter che la sua visione geopolitica era particolarmente chiara: Thiriart avrebbe voluto dei grandi blocchi continentali ed era estremamente lontano dalla visione di un piccola Europa occidentale ed atlantica che, come quella di oggi, non che lappendice orientale della talassocrazia yankee, avente per baricentro lOceano Atlantico, ridotto alla funzione di lago interno degli Stati Uniti. Certamente, oggi, dopo lavventura politica di Thiriart, alcune di queste opzioni geopolitiche, negli ambienti nazionalisti, potrebbero apparire per alcuni scontate e quasi banali, semplicistiche ed integrabili per altri. Ma a parte il fatto che tutto questo non molto chiaro per linsieme dei nazionalisti ( sufficiente pensare a certe tesi razziste/biologiche e antiislamiche di uno pseudo neo-nazismo, utilizzato strumentalmente per la propaganda americana e sionista in chiave anti-europea), non ci stancheremo di ripetere che, trentanni fa, questa opzione puramente geopolitica di Thiriart, vergine da qualsiasi connotazione razzista, fu molto originale e coraggiosa in un mondo bipolare che opponeva in apparenza due blocchi ideologici e militari antagonisti, in una prospettiva di conflittualit orizzontale tra Est ed Ovest, sotto la continua minaccia di reciproco annientamento nucleare. Oggi possiamo quindi affermare che se un buon numero tra noi in Italia giunto finalmente a superare progressivamente questa falsa visione dicotomica della conflittualit planetaria, e questo ben prima della caduta dellURSS e del blocco sovietico, tutto ci dovuto al fascino che esercitarono le tesi di Thiriart ed alle sue geniali intuizioni. Effettivamente, possiamo parlare di genialit nella politica come in altri campi del sapere umano, quando si PREVEDONO e si EX-PONGONO (dal latino exponere, mettere in luce, mettere in evidenza) dei fatti o degli avvenimenti che sono ancora occulti, sconosciuti, poco chiari ai pi e che si libereranno della loro oscurit solo gradualmente, per venire alla luce in un futuro pi o meno lontano. Su questo punto, vogliamo solamente ricordare le asserzioni di Thiriart relative alla dimensione geopolitica del futuro Stato Europeo, espresse nel capitolo 10 intitolato Le dimensioni dello Stato Europeo. LEuropa da Brest a Vladivostock (da pag. 28 a 31 nelledizione francese): LEuropa giunta ad una grande maturit storica, ormai conosce la vanit delle crociate e delle guerre di conquista allEst. Dopo Carlo XII, Bonaparte e Hitler, abbiamo potuto misurare i rischi di queste imprese ed il loro prezzo. Se lURSS vuole conservare la Siberia, deve fare la pace con lEuropa, unEuropa, ripeto, da Brest a Bucarest! LURSS non ha ed in futuro avr ancora meno forza per conservare Varsavia e Budapest da una parte, Chita e Khabarovsk dallaltra. Dovr scegliere o rischiare di perdere tutto. E pi avanti nel testo: La nostra politica non quella del generale De Gaulle perch egli ha commesso o commette tre errori: far finire la frontiera

dEuropa a Marsiglia e non ad Algeri far passare la frontiera del blocco URSS/Europa agli Urali anzich in Siberia voler trattare con Mosca prima della liberazione di Bucarest (pag. 31). Leggendo questi due brevi estratti dal testo, non si pu pi dire che Jean Thiriart mancasse di perspicacia e di preveggenza! Queste frasi furono scritte ripetiamolo in unepoca in cui i militanti realmente europeisti, anche i pi audaci, arrivavano appena a concepire ununit europea da Brest a Bucarest, e cio unEuropa limitata alla piattaforma peninsulare occidentale dellEurasia; per Thiriart, questo rappresentava solo una prima tappa, un trampolino di lancio, per un progetto pi vasto, quello dellunit imperiale continentale. Che non si parli pi dunque delle destre nazionaliste, comprese quelle doggigiorno, che non fanno altro che ripetere allinfinito il loro provincialismo, sotto locchio vigile del loro padrone americano. Gi trentanni fa Thiriart and molto oltre: denunci lassurdit geopolitica del progetto gollista (De Gaulle essendo stato un altro responsabile diretto della sconfitta dEuropa, nel nome dello sciovinismo vetero-nazionalista dellEsagono) di unEuropa che si stendesse dallAtlantico agli Urali, facendo sua, allo stesso tempo, questassurda visione continentale tipica dei professori di geografia che tracciano sulle carte una frontiera immaginaria sulle alture dei Monti Urali, che nella storia non hanno mai fermato nessuno, n gli Unni n i Mongoli e tantomeno i Russi. LEuropa si difende sui fiumi Amuri e Ussuri; lEurasia, e cio lEuropa + la Russia, ha un destino chiaramente disegnato dalla Storia e dalla Geografia in Oriente, in Siberia, nel Far East della cultura europea, e questo destino la oppone quindi al West, allOccidente della civilizzazione americana della Bibbia e del Business. Quanto alla storia degli incontri/scontri tra i popoli europei, tutto ci non nientaltro che GEOPOLITICA IN ATTO, come la Geopolitica non altro che il destino storico dei popoli, delle nazioni, delle etnie, degli imperi, delle religioni IN POTENZA. Inoltre dobbiamo aggiungere che la concezione di Jean Thiriart era finalmente pi imperiale che imperialista, per quanto ancora legata a modelli nazionalisti d'influenza francese rivoluzionaria. Egli ha sempre rifiutato, fino alla fine, legemonia definitiva di un popolo sugli altri. LEurasia di domani non sar pi russa di quanto non sia mongola, turca, francese o tedesca: poich quando ognuno di questi popoli ha voluto cercare da solo legemonia sugli altri la storia ci insegna che stato sempre sconfitto dagli altri: uno scacco che dovrebbe esserci servito da insegnamento. Chi avrebbe potuto, trentanni fa, prevedere con tanta precisione la debolezza intrinseca al colosso militar-industriale che fu lURSS, che sembrava allepoca lanciato alla conquista di sempre nuovi spazi, su tutti i continenti, in aperta competizione con gli Stati Uniti che volevano superare? Col tempo, tutto ci si alla fine dimostrato un gigantesco bluff, un miraggio storico probabilmente fabbricato dalle forze mondialista dellOccidente per assoggettare i popoli con un costante ricatto terroristico. Tutto questo per manipolare i popoli e le nazioni della Terra a beneficio del supremo interesse strategico, supremo, unico, imposto come sola verit: quello della superpotenza planetaria che sono oggi gli Stati Uniti, base territoriale armata del progetto mondialista. In fin dei conti, per dirla con il linguaggio della geopolitica, la politica dellanaconda che ha prevalso, come la definiva ieri il geopolitico tedesco Haushofer e come la definiscono oggi i geopolitici russi, alla testa dei quali si pone il colonnello Morozov; gli Americani ed i mondialisti cercano sempre di allontanare il centro territoriale dEurasia dai suoi sbocchi potenziali sui mari caldi, prima di grattare poco a poco il territorio della tellurocrazia russa. Punto di partenza di questa strategia di erosione: lAfghanistan. Nel suo libro del 1965, Jean Thiriart aveva gi messo in luce le ragioni nude e crude che animavano la politica internazionale. Non un azzardo dire che uno dei suoi modelli ispiratori fu Machiavelli, autore de Il Principe. Certo, ci diranno i pessimisti, se il Thiriart analista di politica ha saputo anticipare e prevedere, il Thiriart militante, organizzatore e capo politico di un primo modello dorganizzazione transnazionale europea, ha fallito. Sia perch la situazione internazionale dallora non era ancora sufficientemente matura, o marcia, come invece lo constatiamo oggi, sia perch non cerano dei santuari di partenza, come Thiriart aveva considerato indispensabile. In effetti manc a Jeune-Europe un territorio libero, uno stato completamente alieno ai condizionamenti imposti dalle superpotenze, che avrebbe potuto servire da base, da rifugio, da fonte dapprovvigionamento per i militanti europei del futuro. Un po come fu il Piemonte per lItalia. Tutti gli incontri internazionali fatti da Thiriart a livello internazionale ricercavano questo obiettivo. Tutto stato vano. Realista, Thiriart rinunci allo scontro politico, per poter riprendere il suo discorso politico nellattesa che si presentasse loccasione, anche migliore di quella, di avere un grande paese a disposizione a cui poter proporre la sua visione strategica: la Russia. Il destino di questo cittadino belga di nascita ma europeo di vocazione fu alquanto strano: stato sempre fuori dal tempo, superato dagli avvenimenti. Li ha sempre previsti ma stato sempre sorpassato da questi ultimi. La sua concezione della geopolitica eurasiatica, la sua visione che

designa GLOBALMENTE gli Stati Uniti come il Nemico OGGETTIVO assoluto, pu essere vista come lindice di un visionario illuminato, frenato solo da uno spirito razionale cartesiano. Il suo materialismo storico e biologico, il suo nazionalismo europeo centralizzatore e totalizzante, la sua chiusura sulle tematiche ecologiste e animaliste, le sue posizioni personali davanti alle specificit etno-culturali, la sua ostilit ai principi religiosi, la sua ignoranza di tutta una dimensione metapolitica, la sua ammirazione per il giacobinismo della Rivoluzione francese, pietre angolari per buona parte degli antimondialisti francofoni: tutte queste attitudini costituiscono dei limiti al suo pensiero e dei residui di concezioni vetero-materialiste, progressiste e darwiniane, che si allontanano sempre pi dalle scelte culturali, religiose e politiche contemporanee degli uomini e dei popoli impegnati, in tutta lEurasia e nel mondo intero, nella lotta contro il Mondialismo. Le idee razionaliste che Thiriart fece sue, al contrario, sono state lhumus culturale e politico sul quale il Mondialismo germinato nel corso del secolo passato. Questi aspetti del pensiero di Thiriart ci hanno rivelato i loro limiti, durante gli ultimi mesi della sua vita, in particolare durante i colloqui e le conversazioni di Mosca nellagosto del 1992. Il suo sviluppo intellettuale sembrava essersi definitivamente fermato allepoca dello storicismo lineare e progressista, con la mitologia di un avvenire radioso per lumanit. Una tale visione razionalista non gli permise di comprendere dei fenomeni altrettanto importanti come il risveglio islamico e il rinnovato misticismo eurasista-russo, ed in particolare i loro progetti politici di un livello altamente rivoluzionario e anti-mondialista. Senza parlare dellimpatto delle visioni tradizionaliste di un Evola o di un Guenon. Thiriart veicol questhandicap culturale, cosa che non ci ha impedito di ritrovarci a Mosca nellAgosto del 1992, dove abbiamo colto al volo queste sue incontestabili intuizioni politiche. Alcune di queste intuizioni hanno fatto s che egli si ritrovasse al fianco dei giovani militanti europeisti per andare ad incontrare i protagonisti dellavanguardia eurasista del Fronte di Salvezza Nazionale russo, raccolto attorno alla rivista Dyen e al movimento da cui prende il nome. Abbiamo cos scoperto nellex-capitale dellimpero sovietico, che egli era considerato dai russi come un pensatore davanguardia. Gli insegnamenti geopolitici di Thiriart sono germinati in Russia quando, e questo indubbio, in Occidente sono ai pi ancora sconosciuti. Thiriart ha avuto quindi un impatto lontano, nellimmensit dei ghiacci della Russia/Siberia, nel cuore del Vecchio Mondo, vicino al centro della Tellurocrazia Eurasiatica. E unironia della storia delle dottrine politiche che si manifesta al momento della loro attuazione pratica, ma ancora valido lantico adagio secondo il quale nessuno profeta in patria. Il lungo esilio interiore di Thiriart sembrava dunque terminato; si era ritirato dalla politica attiva per sempre e aveva superato questo ritiro che allinizio era stato una grossa perdita. Ci inond di documenti scritti e resoconti dinterventi orali. Il flusso sembrava non doversi mai fermare! Come se volesse recuperare il tempo perduto nel suo silenzio disdegnoso. Guidato da un entusiasmo giovanile, a volte eccessivo ed angosciante, Thiriart si rimise a dare lezioni di storia e di geopolitica, di diritto e di politologia e di tutte le discipline immaginabili, ai generali e ai giornalisti, ai parlamentari e ai segretari, ai politici dellex-URSS e ai militanti islamici del CEI, e anche, ovviamente, a noi, gli Italiani che avevano, assieme a lui, conosciuto dei cambiamenti dopinione in apparenza inattesi. Tutto questo accade nella Russia doggi, dove tutto oramai possibile e niente certo; abbiamo quindi davanti una Russia sospesa tra un glorioso passato ed un futuro tenebroso, ma con potenzialit inimmaginabili. E qui che Jean Thiriart ha ritrovato una nuova giovinezza. In una citt come Mosca che sopravvive giorno dopo giorno tra lapatia e l'attesa febbrile, che sembra aspettare qualcosa di cui non si conosce ancora n il nome n il volto; una citt dove succede di tutto o dove tutto pu succedere sospeso in una dimensione speciale, tra cielo e terra. Dalla terra russa tutto ed il contrario di tutto pu scaturire: la salute e lestrema perdizione, la rinascita e la decadenza, una nuova potenza o la disintegrazione totale di un popolo che fu imperiale ed diventato, oggi, miserabile. Infine, l e solamente l che si gioca il destino di tutti i popoli europei e in definitiva di tutto il pianeta Terra. Lalternativa chiara; o avremo un nuovo impero eurasiatico che ci guider nella lotta di liberazione di TUTTI i popoli del globo o assisteremo al trionfo del mondialismo, dellegemonia americana per il prossimo millennio. E l che lo scrittore e uomo politico Jean Thiriart aveva ritrovato la SPERANZA di poter mettere in pratica le sue passate intuizioni, questa volta in una scala ben pi vasta. In questa terra di Russia, da dove pu sorgere il messia dei popoli dEurasia, novello Avatar di un ciclo di civilizzazione o Anticristo delle profezie giovannee, avremo spazio per tutte le alchimie e le esperienze politiche, inconcepibili se guardate con gli occhi di un Occidentale. La Russia attuale un immenso laboratorio, una terra politicamente vergine che si potr fecondare con idee venute da lontano, una terra vergine dove la LIBERTA e la POTENZA si cercano per unirsi nella ricerca di nuove sintesi: come sottolinea Jean Thiriart nel suo libro fondamentale il

cammino della libert passa per quello della potenza: non si dovr mai dimenticare, e si dovr insegnare a coloro che lo ignorano. La libert dei deboli un mito vetusto, una ingenuit usata a scopi demagogici o elettoralistici. I deboli non sono mai stati liberi e mai lo saranno. Esiste solo la libert dei forti. Colui che vuole essere libero deve aumentare la propria potenza. Colui che vuole essere libero deve esser capace di fermare altre libert, poich la libert invadente e ha la tendenza a sconfinare su quella dei vicini pi deboli. Ancora: E criminale dal punto di vista delleducazione politica tollerare che le masse possano essere intossicate da menzogne tendenti ad indebolire il tessuto sociale come quelle che consistono nel dichiarare la pace ai vicini immaginando cos di poter conservare la libert. Ogni nostra libert stata conquistata a seguito di ripetuti combattimenti sanguinosi e alcune di queste libert potranno esser mantenute solo se faremo sfoggio di una forza tale da scoraggiare coloro che vorrebbero privarcene. Che siano a livello individuale o a livello di nazione, noi conosciamo lessenza della libert, la potenza. Se vogliamo conservare la prima, dobbiamo coltivare la seconda. Esse sono inseparabili (pag. 301-302). Ecco una pagina che gi da sola potrebbe assicurare al suo autore un posto in una qualsiasi facolt di storia delle scienze politiche. Quando finalmente tutto sembrava di nuovo possibile e quando i giochi delle grandi strategie politiche ritornavano in primo piano, su una scacchiera grande come il mondo, quando Thiriart intravedeva la possibilit di dar vita alla sua grande idea di Unit, ecco realizzarsi lultimo scherzo del destino: la Morte. A dispetto della sua ineluttabilit, essa un avvenimento che ci sorprende sempre, che ci lascia con un sentimento di dispiacere e di incompletezza. Nel caso di Thiriart, la morte fa vagabondare lo spirito e ci immaginiamo tutto quello che questuomo delite avrebbe ancora potuto apportare, tutto quello che avrebbe potuto insegnare a coloro che parteggiano per la nostra causa, fosse anche solo con semplici scambi di opinioni o formulando proposte su materie culturali e politiche. Infine, dobbiamo sottolineare quanto sia completa lopera di Thiriart. Pi di altri, egli aveva reso sistematico il suo pensiero politico, restando sempre pienamente coerente con le sue idee, rimanendo fedele allo stile di vita scelto. A lui, meno di chiunque altro, non si potr far dire post mortem cose che non siano state realmente dette, n adattare i suoi testi e le sue tesi alle esigenze politiche del momento. Resta il fatto che senza Jean Thiriart noi non avremmo potuto essere quello che siamo diventati. Siamo in effetti suoi eredi sul piano delle idee, che lo si sia conosciuto personalmente o attraverso i suoi scritti. Siamo stati, in un momento o laltro della nostra vita politica, debitori delle sue analisi politiche e delle sue intuizioni folgoranti. Oggi, ci sentiamo tutti un po orfani. Vogliamo in questo momento ricordarci di uno scrittore politico, di un uomo semplicemente passionale, impetuoso, di una vitalit debordante, il viso sempre illuminato da un sorriso giovane con lanima agitata da una passione divorante, la stessa che brucia in noi, senza vacillare, senza la minima insicurezza o la minima debolezza. Il caso Jean Thiriart? E lincarnazione vivente, vitale, di un uomo delite che porta lo sguardo oltre lorizzonte, che vede dallalto, al di l delle contingenze del presente dove le masse restano prigioniere. Ho voluto tracciare il profilo di un PROFETA MILITANTE

La generazione che non si arrese

TRENT'ANNI SENZA ADRIANO ROMUALDI


Invictis Victi Victuri

Gli Dei amano chi muore giovane, diceva lantica saggezza. Gli Dei amarono Adriano Romualdi, recidendone il filo rosso della vita terrena nel fiore degli anni, della virilit, dellimpegno intellettuale e politico. Cos agendo lo consegnarono alla Storia e alla memoria di noi posteri, condannati a vivere o, forse, sopravvivere fino a questa livida alba di sangue del Terzo Millennio cristiano. Sono passati gi pi di trenta anni da quel giorno e siamo usciti dal clima delle pur doverose commemorazioni; che del resto si sono ridotte a qualche articolo ed a un paio di conferenze fatte da chi ebbe la fortuna di conoscerlo personalmente e da chi, come il sottoscritto, conobbe il figlio di Pino Romualdi soltanto dai suoi scritti. Articoli e libri per che, come quelli di Evola e pochi altri, seppero aprire alle menti e ai cuori di noi allor giovani lettori scenari inediti e visioni evocatorie. Ci colpiva certo la sua cultura enciclopedica che spaziava dalla Storia al Mito, dagli studi sul retaggio indoeuropeo alle fredde, lucide eppur partecipi analisi dei grandi pensatori del passato e nostri contemporanei: Nietzsche, Evola, Gnther. Una cultura che comunque nulla aveva a che spartire con quella intellettualistica di evolomani o nietzchiani che hanno continuato a pontificare ex cathedra, senza mai tradurre lo spessore culturale in prassi politica e/o esistenziale. Semplici chiosatori di opere di cui comprendevano tutto escluso lo Spirito che le animava. Ci colpivano e un poco ci infastidivano le lunghe citazioni in tedesco non tradotte, perch allora non capivamo limportanza di darsi una rinnovata forma mentis, anche attraverso la lingua, che contrastasse la pseudo-cultura impostaci dagli occupanti; prima di tutto proprio con linglese americanizzato e che oggi materia obbligatoria di studio scolastico. Adottare la lingua dei padroni per pensare come loro, leggere le loro produzioni, scrivere alla loro maniera. Anche una battaglia in difesa della propria identit linguistica ha valenza non solo culturale ma politica, per la resistenza e il riscatto del popolo europeo, sottomesso e imbelle. Ma quello che pi entusiasmava in questo giovane cos colto, eppure (o proprio per questo) cos vicino alla sensibilit di noi giovani militanti politici assetati di conoscenza, era la passione che traspariva da ogni pagina, da ogni parola accuratamente scelta per puntare s alla mente ma anche al cuore. Sulla pagina bianca, sotto le nere linee della stampa, come le vene sulla candida carne di un giovane sano e vigoroso, era il sangue vivo che vedevamo scorrere: la vita pulsava, la passione trattenuta dalle briglie in una mano sicura indirizzava ladolescenziale furore a grandi mete ideali e pratiche, ben oltre i limitati e marci steccati di un ritualismo nostalgico, sterile, ingannatore. E proprio oggi, proprio in questi giorni ci rendiamo amaramente conto di quanto la sua lezione di vita e di opere sarebbe stata utile alle scelte politiche ed esistenziali di una Destra che allora si scriveva rigorosamente con la maiuscola, per distinguerla e differenziarla da quella destra borghese che ne ha sempre rappresentato lantitesi pi totale, la contrapposizione pi netta e radicale, ma anche il grande equivoco che ha dilapidato il patrimonio della prima e favorito laffermarsi al potere dellaltra, la degenere bastarda. Oggi che il panorama politico di quella che ancor si definisce genericamente Area, ed solo aria fritta, egemonizzato dallabiura e dal rinnegamento di tutti i valori da una parte e dal dal pi trito e ottuso nostalgismo nazionalitario dallaltra: ed entrambe, ovviamente, al solo fine elettoralistico di assicurare seggi parlamentari, prebende, soldi, sia a chi rinnega il proprio e laltrui passato, sia a chi lo esalta strumentalmente, rinnegandolo ancor pi spudoratamente nei fatti e nei comportamenti. Che cosa dovrebbe propriamente significare essere di Destra? si chiedeva quasi quarantanni or sono Adriano Romualdi, lallievo prediletto di Evola, e rispondeva: Essere di Destra significa, in primo luogo, riconoscere il carattere sovvertitore dei movimenti scaturiti dalla rivoluzione francese, siano essi il liberalismo, o la democrazia o il socialismo. Essere di Destra significa, in secondo luogo, vedere la natura decadente dei miti razionalistici, progressistici, materialistici che preparano lavvento della civilt plebea, il regno della quantit, la tirannia delle masse anonime e mostruose. Essere di Destra significa in terzo luogo concepire lo Stato come una totalit organica dove i valori politici predominano sulle strutture economiche e dove il detto a ciascuno il suo non significa uguaglianza, ma equa disuguaglianza qualitativa. Infine, essere di Destra significa accettare come propria quella spiritualit aristocratica, religiosa e guerriera che ha

improntato di s la civilt europea, e in nome di questa spiritualit e dei suoi valori accettare la lotta contro la decadenza dellEuropa. A prescindere da ogni altra considerazione di carattere prettamente politico, sul piano umano, dello Stile e del Carattere (per non parlare della Cultura in senso lato) che tutta larea della destra politica ha fallito. Totalmente, irreparabilmente e senza scusante alcuna. Provate soltanto per un momento a rileggere le parole di Adriano e poi cercate di riferirle ad uno qualsiasi dei personaggi politici del nostro presente; fategliele indossare come un vestito e poi immaginatevi i risultati! Se non vivessimo in tempi tanto tragici e decisivi per le sorti non solo dItalia e dEuropa ma dellintero pianeta, ci sarebbe solo da sghignazzare senza ritegno al solo accostare una cos nobile descrizione della politica vissuta e sofferta alle figure farsesche della cronaca di questo XXI secolo ineunte. Dopo lepoca dei Giganti, lepopea degli Uomini dacciaio dei quali Romualdi fu il cantore e il mentore, eccoci ai tempi dei nani, degli omuncoli (donnicciole comprese) della politica politicante, dei ducetti in sedicesimo che ce ne vuol quattro per farne uno intero, dei quacquaraqu; per arrivare poi fino alla genia degli invertebrati, striscianti e sbavanti ai piedi dei Padroni del Mondo. Tra i pochi che hanno commemorato o meglio, come qualcuno scrisse quasi ventanni fa ri-evocato Adriano Romualdi nel trentennale della sua partenza per il lungo Viaggio, tutti indistintamente si sono chiesti: Cosa direbbe, cosa farebbe, cosa scriverebbe oggi Adriano Romualdi, a fronte di un simile sfacelo umano prima ancor che politico ? Si tratta ovviamente solo di supposizioni, di interrogativi che gi solo per il fatto di esser formulati ci danno la misura dellimportanza del personaggio e del vuoto che ha lasciato. Ma anche se lui fisicamente muto per sempre, il suo spirito e la sua vitalit sono rimasti intatti nelle pagine, nei documenti che ci ha lasciato. Ed in base a quelli qualche risposta possiamo darcela, seppur al negativo: non avrebbe fatto questo e quello! Non si sarebbe venduto al miglior offerente, non avrebbe sfruttato il nostalgismo ed il nome di suo padre per restare a galleggiare nelle acque melmose della politica politicante, non avrebbe mai perso di vista lobiettivo principale, il Nemico assoluto dellEuropa, specie ora che lURSS non esiste pi e il comunismo marxista un pallido ricordo che sbiadisce nelle brume del passato. Non avrebbe provato odio o risentimento per le povere vittime dellingiustizia capitalista, dellusurocrazia mondialista; sapendo sempre identificare e scindere, come ci dimostrava allora, le cause dagli effetti, i perseguitati dai persecutori, i diseredati della Terra dai succiasangue dellintero genere umano. Ricordate? Non eguaglianza, ma equa disuguaglianza qualitativa! Ricordate? Spiritualit aristocratica, religiosa e guerriera per la lotta contro la decadenza dellEuropa. Troppo? Troppo tardi? Troppo oltre le nostre misere possibilit di oggi quando anche lultima ridotta di chi avrebbe dovuto opporsi alla decadenza di questa benedetta/maledetta Europa si disarticolata, dissolta, disintegrata in mille rivoli, in cento battaglie di retroguardia, in un reazionarismo veramente disgustoso che vorrebbe salvare solo lapparenza e non la sostanza, tirar fuori i cadaveri dalle tombe, solleticando per giunta gli istinti pi animaleschi di un popolo cloroformizzato, imbelle, vile e geneticamente traditore? Crediamo di no. E lo crediamo, ne siamo convinti, perch abbiamo assimilato la lezione di un maestro della Tradizione come Julius Evola, mediataci dallo spirito Rivoluzionario del suo discepolo pi caro. La Tradizione (che Una in molteplici forme di manifestazione) ed il Mondo Moderno non appartengono alla sfera temporale, di un prima ed un poi, di un ieri e di un oggi. Sono Categorie aprioristiche dello Spirito e della Storia. Potremmo dire che ogni Civilt ha avuto il suo periodo tradizionale, la sua Et dellOro e poi la sua decadenza fino alla sua fine, al suo mondo moderno; piccoli cicli allinterno del Grande Ciclo. Nella sociologia di Sorokin parleremmo di fluttuazioni socioculturali di tipo Ideazionale e Sensistico, con una fase di passaggio Idealistica. Tradizione Rivoluzionaria quindi: due termini che esprimono uno stesso concetto, ma che necessario ribadire continuamente, ad ogni occasione, perch oggi la confusione sotto il Cielo grande e non pi istintivamente intuibile ci che ieri era evidente ad ognuno senza tante spiegazioni. Tradizione e Rivoluzione. Tradizione Rivoluzione. Tradizione e Rivoluzione > Conservazione/Sovversione, due facce queste apparentemente opposte ma sostanzialmente convergenti nel Mondo Moderno come categoria. Convergenza evidente, per esempio nella politica interna come internazionale, dove destra e sinistra, al di l delle sfumature, convergono e concordano nel tenere incatenati uomini e popoli a ideologie ottocentesche, divisioni assurde e superate, a

tutto profitto dellimperialismo, del capitalismo, del materialismo consumista, della massificazione mondialista mediatica delle menti e dei corpi. Ricordate? I miti che preparano lavvento della civilt plebea, il regno della quantit, la tirannia delle masse anonime e mostruose. Tradizione invece Tradere, trasmettere, passare il testimone, attuare insomma una specie di Rivoluzione Permanente che resti ben salda sui Valori eterni ed essenziali della propria Civilt, facendo invece piazza pulita di tutte le incrostazioni del passato: che non erano altro che la sovversione dellaltro ieri e la conservazione di ieri (gli/i [im]mortali principi della Rivoluzione Francese il nazionalismo ottocentesco, il razzismo positivista-darwinista-biologico, il classismo come motore della Storia, le fedi religiose istituzionalizzate e oramai svuotate dello Spirito di qualsiasi dio,ridotte a potentati economicopolitici complici del Mundialismo, e via elencando). E lelenco potrebbe continuare allinfinito. La Rivoluzione a sua volta non pu che essere Tradizionale, Re-Volvere, tornando alle origini, alle radici, al punto dinizio del cerchio di Civilt; un punto iniziale che quindi non va ricercato in un passato pi o meno lontano (vizio endemico di tutti i nostalgici, di tutti i tipi di nostalgismo), bens, al contrario, proprio nel futuro che ci sta innanzi, verso la parte pi breve di quel segmento ideale che, volenti o nolenti, ci sta precipitando allAnno Zero, al traumatico, distruttivo e per-[attraverso]-ci creativo passaggio ad un nuovo ciclo minore di Civilt. La Nuova Civilt dellEurasia unita, lImperium antimperialista, dellEuropa aristocratica, religiosa e guerriera. Scrivendo di Romualdi abbiamo citato Evola, e non poteva esser altrimenti. Ricordando Romualdi infatti, di noi stessi che parliamo, della nostra generazione di ventenni nel fatidico 68, quando ancor il rosso e il nero si affrontavano in scontri sanguinosi ed esaltanti, ma anche si incontravano in ardite sintesi, sul cui fallimento non possiamo che rammaricarci per quello che avrebbe potuto essere e non fu. Adriano Romualdi dunque, in quella temperie, fu il fratello maggiore di una generazione politica di orfani. Ancora prigionieri di un passato che cercava di perpetuarsi tra doppiopetto perbenisti e pagliacciate nostalgiche, tra la scheda e il manganello (presto sconfitti dalluno e dallaltro!), i giovani militanti desiderosi di creare un qualcosa di nuovo, di combattere la decadenza dellEuropa, non avevano riferimenti culturali di sorta, Miti capacitanti di mobilitazione totale, visioni generali del Mondo e della Storia che spiegassero il perch di passati gloriosi e creativi di fronte al vuoto presente. Il massimo che si poteva trovare allora nelle sezioni missine era qualche volume dellOpera Omnia di Mussolini, o qualche biografia dei gerarchi del Ventennio. Limpatto dirompente del pensiero evoliano, peraltro malvisto e boicottato dai tromboni politici di turno, fu molto, forse troppo per giovani menti acerbe e assolutamente impreparate. Quanti si persero in fumisterie da piccolo maghetto! Quanti si bruciarono le ali e lanima, credendo di essere capaci di cavalcare tigri che subito li disarcionarono e divorarono (per altri lanimale pi nobile che incontrarono fu il maiale!). Quanti invece, molto pi prosaicamente, sono finiti nella stanza dei bottoni, nelle piccole porcherie della politichetta borghese, nello squallore del carrierismo a tutti i costi, fino a rinnegare il Padre e la Madre. Per quelli di loro in particolare che avevano conosciuto le opere di Evola e di Romualdi, senza introitarle veramente nel proprio animo e nella propria esistenza, la condanna non pu essere che totale e senza appello, la sentenza rinviata ma gi scritta. E per proprio la mediazione di Romualdi tra il pensiero evoliano e la base militante, tra la visione tradizionale del mondo e la sua traduzione pratica nella lotta politica e sociale rivoluzionaria, rappresent un valore aggiunto, unopzione per il futuro, quando si fossero presentate le condizioni. Tradizione e traduzione per la trasmissione. Romualdi insomma fu il trait dunion, il ponte vivente di passaggio, il traghettatore di una giovane generazione militante alle dure prove che lattendevano nel loro futuro, il nostro presente. Molti si son persi per via, alcuni, spesso i migliori come Adriano stesso, non sono pi. Abbiamo commesso, sia singolarmente che come generazione, errori incredibili di valutazione, sia delle situazioni che degli uomini cui ci siamo indirizzati volta a volta. E labbiamo pagata a caro prezzo. Eppure siamo qui. Ci siamo ancora e testimoniamo alla disincantata generazione dei ventenni nostri contemporanei, nellepoca della morte delle ideologie; testimoniamo nel tempo del riflusso al privato, dellegoismo individualista e dellisterismo sciovinista. Continuiamo a testimoniare anche quando quel che rimane della politica si ritrova sulle curve degli stadi, tra braccia a molla e cori bovini. Testimoniamo verit eterne ed esperienze personali, testimoniamo la possibilit reale di fare ancora la Politica, quella dei grandi ideali, dei grandi sacrifici anonimi e senza ricompensa, fuori e contro le anticamere dei politicanti e le

sagrestie dei baciapile. Testimoniamo la validit, ancor oggi, oggi pi che mai, degli insegnamenti ricevuti dal Maestro e dallAllievo prediletto. Certo lo facciamo con la sensibilit del tempo presente, consci che siamo entrati nel XXI secolo dellEra Volgare, consapevoli che le battaglie interne ed internazionali del 2003 e seguenti non sono certo le stesse di trentanni orsono, con Romualdi ed Evola vivi. Se non ragionassimo cos saremmo semplicemente i nuovi nostalgici, seppur di un tempo a noi pi prossimo. Proprio lesatto contrario di quel che furono e rappresentarono Evola e Romualdi, sempre e comunque vigili osservatori e solerti anticipatori dello spirito e delle scelte del loro tempo, che fu anche il nostro. Cosa avrebbero scritto A.R. o Evola sulla globalizzazione, sul Mondialismo, sullimperialismo americanosionista, sullEurasia unita, sulla Geopolitica, sullo scontro delle Civilt e cos via? Direi che le risposte, talvolta esplicite altre meno, sono gi presenti nei loro libri e articoli. Basta andarseli a leggere, interpretarli secondo una giusta dottrina e, innanzi tutto, metterle in pratica nella vita quotidiana, personale e politica. Senza cedimenti, senza compromessi, senza doppi fini. Il compromesso uccide lanima. Chi pensasse di salire al volo sullennesimo treno in corsa verso il passato, non ha capito niente n di Evola, n di Adriano Romualdi, e nemmeno del passato glorioso e tragico dellEuropa che vorrebbe andare a raggiungere. Ci sono sensibilit intuitive che nessun ragionamento razionale pu spiegare. Anche se in certi casi lopportunismo e la stoltezza vanno a braccetto. La sensibilit diremmo poetica di Adriano Romualdi andava anche oltre la sua lucidit intellettuale. E un aspetto inedito di questo giovane soldato politico della classe 40. Rovistando tra le vecchie carte abbiamo ritrovato una pagina di giornale, infilata nel libro Ricordo di Adriano, scritto a pi mani poco dopo la sua scomparsa. Una pagina ingiallita delSecolo dItalia! Il sabato 14 marzo del 1964, la terza pagina del quotidiano missista, quella della cultura, pubblicava un breve racconto di Adriano dal titolo Il frassino del mondo. E chi ha qualche vaga cognizione di mitologia nordica, sa a cosa ci si riferiva. E notte. In una citt ideale e fantastica, illuminata dalla luce fredda della Luna, si aggira Crizia, un giovane appartenente alla Casta dei Guardiani. Si parla dellOrdine, del Sacro recinto dove sono custoditi i bianchi cavalli del Sole, e di Crizia che cammina solitario nella notte, sul lucido asfalto di una citt vuota che ci ricorda certe immagini nitide, essenziali nei chiaroscuri taglienti come lame, del cinema espressionista tedesco. E al centro della citt si erge il Frassino, presso il Mausoleo della figlia di Costantino la sposa dellultimo,del grande, che aveva fatto argine contro barbari e cristiani Ma le braccia del frassino nudo emergenti dallo steccato come una marea misuravano quel tempo e i suoi ritorni in fiumi ed anni di respiro, indicavano la citt sconosciuta sorta quella notte avanti ai suoi occhi, oltre i confini della distruzione dei mondi. Chi pensava ad un Romualdi soltanto saggista lucido e storico puntiglioso, dovr ricredersi. Adriano Romualdi era un poeta, il poeta tragico e ricolmo di passione della Fine e della Rinascita, della Resurrezione dellEuropa. Dimenticavo... Il resto della pagina del Secolo... era dedicato al corso di orientamento culturale allI.N.S.P.E (la scuola di partito di allora) con questo annuncio: Hanno parlato Raffaele Valensise, Augusto De Marsanich ecc Appassionato dibattito fra i giovani allievi, guidato da Nino Tripodi! Senza commento, ovvero dalle stelle alle stalle! Da tutto questo e soprattutto dalla rilettura dellopera di Romualdi, la prima considerazione che ci si impone la seguente: Romualdi (come Evola) attualissimo oggi come ieri. E questa attualit non data tanto dalle questioni trattate o dal linguaggio usato, che anzi andrebbe attualizzato nel contesto della realt politica e sociale in cui viviamo (a cominciare dal bistrattato e abusato termine di destra, oggi improponibile dopo lo scempio mediatico che ne hanno fatto coloro che se ne riempiono la bocca, moderati o radicali che siano). E attuale perch la Tradizione Rivoluzionaria, la Rivoluzione Tradizionale sono termini e pratiche sempre valide, ben oltre le contingenze politiche di un dato periodo. Ricordare e ricordarsi di Adriano Romualdi non e non devessere dunque soltanto un doveroso atto di riconoscimento allunicit del personaggio, ad ogni scadenza decennale dalla nascita e/o dalla morte terrena. E avviandoci alla fine di questa rievocazione lasciamo la parola ad altri che in tempi oramai passati e lontani (un paio di decenni in fondo, eppur gi trascorso un secolo, un millennio, e tantacqua sotto i ponti) seppero interpretare il giusto spirito evocatorio di tali scadenze della memoria [lasciamo ai lettori pi attenti e curiosi indovinare il dove, il chi, il quando]: E soprattutto nei momenti di bisogno che una societ duomini- come Roma nelle fasi critiche delle sue guerre totali, i veterani per mobilitarli deve rievocare le proprie guide passate, per richiamarle di nuovo al

servizio del bene della comunit, a rinfrancarne lo spirito di miliziacelebrando un ricordo appassionato e reverente dedicato alla figura di Adriano Romualdi e traducendolo in un memento che, destinato a noi, si rivela radicalmente franco e spietatamente schietto. Specie l dove assume i toni aspri dellinvettiva senza accordare alcuna indulgenza: n per le infamie altrui, n per le inadeguatezze nostre e senza risparmiare davvero alcuno (nemmeno chi scrive, naturalmente). Parole sante! Oh, sparole sante! Ma crediamo doveroso, concludere evocatio e mementum, lasciando come ultima la parola a Romualdi stesso, il nostro fratello maggiore (ognuno ha i suoi, come direbbe il papa): Risorger la luce In linguaggio astronomico il solstizio dinverno il giorno in cui il sole tocca il punto pi basso dellellittica, quasi come se si allontanasse e sprofondasse nella notte. Allepoca delle grandi glaciazioni, lumanit di razza bianca rimasta sul continente europeo, celebrava in questo giorno la morte e la resurrezione del sole. Allalba, dopo la notte pi lunga dellanno, fuochi a forma di ruota salutavano il sole invitto risorgente dallabisso. Oggi, sullorizzonte dellEuropa, solstizio dinverno, un interminabile inverno di servit e di vergogna. MA NOI CREDIAMO, NOI VOGLIAMO CREDERE ALLIMMINENTE RESURREZIONE DELLA LUCE Adriano Romualdi non ci ha dato solo la sua vasta Cultura ed il suo esempio unico, immortalati nelleternit da uno schianto nella notte. Il pi prezioso dei suoi doni fu la speranza, la certezza di un nuovo sorgere del sole sullEuropa delle macerie. Attendiamo, in suo nome, il ritorno di un nuovo Avatara nelle terre degli Arya.

STALIN E LA RUSSIA DEL XX SECOLO


Introduzione a "Sangue e acciaio" Brindo al popolo russo innanzi tutto perch quello che pi si distinto fra tutte le nazioni che compongono lUnione Sovietica. Gli dedico questo brindisi perch esso ha meritato, fra tutti i popoli del nostro paese, di essere riconosciuto da tutti come la forza dirigente di questa guerra. Dedico questo brindisi al popolo russo non solo perch un popolo dirigente, ma perch ha lo spirito chiaro, il carattere stoico e molta pazienza. [Al popolo russo , 24 maggio 1945] Stalingrado la famosa citt industriale della Russia meridionale sullansa del Volga dove dallagosto 1942 al gennaio 43 fu combattuta fra tedeschi e russi una delle pi importanti battagli terrestri della II Guerra Mondiale. Forse la pi decisiva in assoluto, dopo tre anni di trionfi delle armate del III Reich. Stalingrado dichiar Stalin segn linizio del tramonto dellesercito fascista-tedesco. Con Leningrado, oggi ritornata allantico nome di San Pietroburgo, e Mosca, la roccaforte del Volga rappresenta da sempre lestrema linea di difesa russa dalle invasioni occidentali, proprio per la sua posizione strategica nel fronte sud. Una linea retta trasversale quasi perfetta dal Baltico al Caspio. Essa situata infatti a ridosso dellampia ansa della maggiore via fluviale della pianura sarmatica, dove Volga appunto e Don sembrano quasi destinati ad unirsi, per poi piegare luno a sud-est fino al Caspio, laltro verso sud-ovest al Mar dAzov, a sua volta collegato al Mar Nero. Il Volga insomma, attraverso una serie di laghi interni e canali scavati dalluomo rappresenta la vena vitale della Russia europea e collega tra loro i mari del sud russo con il Golfo di Finlandia e il Mar Baltico a settentrione. In termini storici potremmo dire il mondo nordico vichingo con quello caucasico a sud-est e balcanico-anatolico a sud ovest (lantico impero di Bisanzio, la Seconda Roma e poi quello Ottomano che ne raccolse leredit). Se ci siamo soffermati su questi aspetti storici e geografici per introdurre il lettore alla figura di Joseph Vissariovich Djugashvili, passato alla storia con lappellativo di STALIN (Acciaio) perch consideriamo altamente simbolico laccostamento del suo nome a quello della citt che tale ruolo ha svolto nella storia moderna dellimpero russo. Se la citt fondata da Pietro il Grande esattamente 300 anni or sono sul Golfo di Finlandia per aprire alla Russia le vie del mare e del mondo ed essere la nuova capitale, fu dedicata al capo politico, ideologo e fondatore della Russia bolscevica, altrettanto significante il fatto che la capitale del sud abbia assunto per decenni il nome del vero fondatore della Russia moderna, gi seconda potenza mondiale. Il nome precedente Czaritzyn, oggi reintrodotto dopo la parentesi Volgograd, evoca chiaramente il passato zarista. E Stalin fu a tutti gli effetti il nuovo Zar, il nuovo Ivan il Terribile e il nuovo Pietro del restaurato impero, lURSS. Il Capo assoluto cui dedicare la citt dellacciaio. Un uomo dacciaio che, ironia molto nota nella storia, non apparteneva per le sue origini al popolo che seppe condurre alla vittoria ed alla potenza. Alessandro Magno, il vincitore dellOriente, dellEgitto e della Persia nel nome dei greci fu un macedone, praticamente un barbaro di confine per lcumene ellenistico. Carlo Magno, a sua volta restauratore dellImpero Romano in Occidente un Franco, Saladino riconquistatore per lIslam di Gerusalemme un curdo; il corso Napoleone fece la grandezza della Francia entrando nel mito. Un secolo dopo laustriaco Hitler fondava il III Impero Germanico che affront limpero rosso creato dal mezzo ebreo Lenin e difeso dal georgiano Stalin in una guerra di Titani. A dirla tutta anzi sembra che egli avesse, per parte materna, discendenza dagli Osseti, una piccola stirpe caucasica mantenutasi tra le pi pure della grande famiglia indo-europea. Il velenoso libro di Louis Rapoport La guerra di Stalin contro gli ebrei- Lantisemitismo sovietico e le sue vittime ( riedito a dodici anni di distanza da Rizzoli), attribuisce proprio a questa origine etnica il suo carattere sanguigno e violento nonch il presunto antisemitismo.

Le tre citt simbolo della Russia ressero allurto della blitzkreig germanica che lamb le periferie di Leningrado e Mosca mentre rimase intrappolata nel cuore di Stalingrado. Ed qui, nel luogo dedicato al generale supremo che si infranse il sogno del Reich Millenario, quando linetto e poi traditore Feld Maresciallo von Paulus si arrese con 80mila uomini ancora armati e ben 18 generali! Era il 31 gennaio 1943. 10 anni esatti dallascesa di Hitler al potere. Altri due anni e tre mesi di guerra, con uno spargimento di sangue imparagonabile nella storia non avrebbero mutato pi le sorti del conflitto mondiale. Luomo che sarebbe stato definito per le sue vittorie il sole della Russia, come Aleksandr Nevskij, era nato a Gori il 21 dicembre 1879, quindi nel giorno del Solstizio dInverno, quando secondo la tradizione pi remota il sole, che sembrava destinato a scomparire preda della tenebra, inizia la sua lenta ascesa celeste di sei mesi, fino al prossimo solstizio, quello dEstate. E quanto Stalin, gi padrone assoluto della Russia, si identificasse con la storia dei grandi che lo avevano preceduto restano a dimostrarlo proprio i film di Sergej Eisenstein, sia quello del 38 sulla vittoria del principe Nevskij sui Teutonici al Peipus, sia il successivo Ivan il Terribile-La Congiura dei Boiardi, almeno i primi due appoggiati dal dittatore giorgiano . Unascesa lenta, faticosa, piena di insidie, di persecuzioni, di carcere e di esilio, quella del georgiano-osseta, che ne forger il carattere e le idee pi attraverso lazione che non nella vuota astrazione intellettuale di retori e ideologi. Gi a ventanni, con lespulsione dal seminario teologico di Tblisi il suo destino segnato. In altra parte del presente scritto ampiamente trattata la biografia di Stalin, per cui prenderemo in considerazione la sua opera di rivoluzionario e capo di stato a prescindere, per quanto possibile, dalla sua impostazione marxista-leninista, il suo substrato dottrinario e ideologico che, nonostante le critiche dei suoi oppositori in particolare Trotzky e i trotzkisti, si dimostr alla prova dei fatti ben pi vicino al pragmatismo rivoluzionario di Lenin di quello dei suoi detrattori. Ma prima di tutto bisogner sgombrare il campo da alcune questioni che hanno distorto il giudizio sul vero fondatore dellURSS moderna. Intanto lidea che il regime staliniano, il terrore rosso, il sistema concentrazionario dei gulag o la dittatura del e nel PC abbiano rappresentato delle variabili impazzite rispetto alla originaria, idealistica purezza del marxismo, pur nella sua versione leninista e/o trotskista. Niente di pi falso ed antistorico. Il compagno Koba (Indomabile !) poi Stalin, da quando fu Segretario Generale del CC fino alla morte, non fece che applicare linsegnamento leninista adattandolo alle situazioni contingenti. Un comunismo democratico, sensibile alle istanze dal basso, rispettoso degli oppositori veri o presunti, acerrimo nemico delle dittature e destinato ad una pacifica convivenza ed equilibrio a livello internazionale E PURA INVENZIONE POSTUMA di unagiografia pseudostorica che vorrebbe come sempre rileggere gli accadimenti e le idee del passato con lottica del presente; cio quanto di pi antistorico possa esistere. E non si tratta solo di storiografia marxista. Quella demo-borghese antifascista non fu da meno, dovendo giustificare ai posteri linnaturale alleanza contro Germania e Italia assieme ad un dittatore cos sanguinario (almeno dopo il famoso Rapporto segreto Kruscev al XX Congresso del febbraio 56). Anche sui famigerati processi del Terrore staliniano, le grandi purghe degli anni Trenta e Quaranta, fino al processo ai medici ebrei che precede di poco la sua morte (e qualcuno sospett che la determinasse), resterebbe ancora da svolgere una seria opera di ricostruzione degli atti e dei fatti. Trotzky e Bukharin, Kamenev e Zinoviev, gi gi fino a Slansky ed Anna Pauker, furono tutti capi comunisti che utilizzarono gli stessi metodi oggi attribuiti al solo Stalin, e che ne furono a loro volta stritolati. Nella lotta di potere allinterno del Movimento Comunista Internazionale Stalin seppe sempre anticipare le mosse dei suoi avversari interni ed esterni. In caso contrario costoro avrebbero applicato nei suoi confronti gli stessi, medesimi metodi; che sono del resto in auge almeno da oltre due secoli di movimenti rivoluzionari, dalla Rivoluzione Francese in poi. E se pure le confessioni venivano estorte prima del processo, non per questo esse devono considerarsi semplicemente false. Stalin era circondato da nemici ideologici e politici, ma seppe dimostrarsi pi

avveduto di loro e seppe stroncare sul nascere ogni tradimento; almeno fino al marzo del '53 data della sua morte, in pieno processo dei medici, per la maggior parte ebrei. Per non parlare ovviamente e banalmente di cifre di morti a sette zeri, di deportazioni, guerre, stragi, omicidi singoli e collettivi attribuiti al despota rosso, specialmente dopo il crollo dellURSS e lavvento al potere di governi sempre pi reazionari e filo-americani. Con tali considerazioni infatti nessun regime, nessun governo e nessun popolo della storia si salverebbe dalla condanna. Basti pensare alla scia di sangue che la storia americana, dai primi insediamenti nel Nuovo Mondo ad oggi, ha lasciato su tutto il globo: certamente il pi grande olocausto, pagato da quasi tutti i popoli che ebbero la sventura di incrociare limperialismo USA. La grandezza di Stalin va invece, a nostro modesto parere, misurata proprio sul suo impegno interno nella trasformazione della Russia semi-feudale in un paese moderno, autosufficiente per quanto riguarda le materie strategiche, seconda potenza mondiale del dopoguerra. E la stessa politica nazionale e rivoluzionaria che fu propria ai regimi di mobilitazione di massa nellEuropa degli anni Venti e Trenta o nellEra Meji del Giappone della seconda met dell800 fino al 1945. La campagna contro i kulaki e le carestie nella Russia meridionale servirono anche a lanciare il paese a tappe forzate verso lindustrializzazione moderna, saltando a pi pari la fase borghese di concentrazione capitalista. La burocrazia sovietica sostitu nei fatti quel passaggio storico preconizzato da Marx. In Russia la rivoluzione comunistica e dallalto, successiva al colpo di stato delllite di partito armata, anticip e non segu la fase borghese dello schema teorico marxiano. Ne rappresent lattuazione pratica nella contraddizione dottrinaria. Non solo: ne fu il paradigma futuro di riferimento per tutte le altre rivoluzioni del Terzo Mondo, dove il comunismo, strumento della Liberazione Nazionale anticolonialista, si afferm sempre in contesti sociali pre-industriali e agricoli, dove lunica borghesia esistente era quella commerciale e mercantilistica legata agli interessi coloniali delle potenze occupanti. Cos in Cina, a Cuba, nel Vietnamo in Corea del nord; fino al caso eclatante della Cambogia dei kmer rossi che nella loro breve esperienza di governo invertirono il processo, riportando alle campagne la popolazione recentemente inurbata e cercarono di attuare un comunismo agricolo originale ed originario, addirittura pre-feudale nel marxismo. In Europa invece il regime sociale e politico fu imposto dallesterno con loccupazione militare dopo la II Guerra Mondiale, e come tale fu avvertito come una forma di neo-imperialismo, con le conseguenze che tutti conosciamo. Ma dove il pragmatismo staliniano rifulse fu nella comprensione dei reali rapporti internazionali dopo la morte di Lenin e levidente fallimento dei tentativi insurrezionali in Europa occidentale, Italia e Germania in primis. Tentativi abortiti che avevano anzi favorito lavvento di regimi rivoluzionari di segno ideologico opposto. La teorizzazione del Socialismo in un solo paese rappresenta certamente una rottura notevole con tutta la tradizione marxista precedente che trov invece ne La rivoluzione permanente di Lev BronteinTrotzky il teorico pi consequenziale e nella fondazione della Terza Internazionale nel marzo 1919 il suo apice. Eppure il fallimento della campagna di Polonia, con la sconfitta della battaglia di Varsavia (15 agosto 1920), e ancor pi i fallimenti nel tentativo di instaurare repubbliche sovietiche in Baviera, Germania, Ungheria, Italia eccdimostrava come il caso russo fosse stato praticamente unico e non esportabile. Non dimentichiamo infatti che quello di Lenin a San Pietroburgo fu un vero e proprio colpo di stato condotto da una ristretta cerchia di militanti rivoluzionari professionisti, a fronte di una popolazione ancora al 90% contadina completamente estranea. I bolscevichi approfittarono del momentaneo vuoto di potere conseguente alla rivoluzione borghese di marzo e al disfacimento del fronte russo della I Guerra Mondiale. Proprio per favorire il quale Lenin era stato riportato in Russia col permesso del Quartier Generale prussiano, nel celeberrimo treno blindato fino alla stazione Finlandia della capitale russa. Il colpo di stato e la successiva guerra civile con i Bianchi aveva consegnato ai rivoluzionari bolscevichi un paese che nella logica stessa della dottrina marxista era il pi lontano possibile dalla prospettiva rivoluzionaria propria in una societ a capitalismo avanzato e con una borghesia industriale in crisi.

Fu Stalin che seppe fare di necessit virt, fino a rovesciare i termini stessi del rapporto tra Russia e rivoluzione comunista. Per i trotzkisti non solo era inconcepibile con tutta la dottrina di Marx ed Engels lidea del socialismo in un solo paese, per quando immenso come la Russia, ma anche che esso potesse sopravvivere senza la rivoluzione internazionale cio in Europa. Larretratezza dellex impero degli Zar ne avrebbe fatto oggetto delle mire degli stati capitalistici e delle forze reazionarie interne. Il bolscevismo aveva mantenuto il potere contro la reazione bianca sia per le divisioni del fronte avversario, mai saldatosi in una strategia unica, sia perch era riuscito a tenere quellasse geopolitico San Pitroburgo-Mosca-Volgograd che, come gi detto, rappresenta da sempre la spina dorsale di ogni resistenza russa alle invasioni. Stalin, pur rimanendo sempre idealmente fedele al comunismo, dovette prendere tuttavia atto della realt elaborando la nuova strategia: rafforzare e modernizzare a tutti i costi la Russia o meglio, dal 1923 al 1991, la Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS, o CCCP se si usano i caratteri cirillici corrispondenti alle 3 S e R). In questo nuovo contesto strategico mondiale il ruolo dei vari partiti comunisti aderenti alla III Internazionale sar dora in avanti solo quello di uniformarsi in toto alla politica interna ed estera dellunico stato comunista in attesa che la sua potenza militare liberi i rispettivi paesi dal dominio capitalista. LURSS insomma come Terra promessa del proletariato, santuario inviolabile e futuro trampolino di rilancio della Rivoluzione mondiale al seguito dellArmata Rossa. Con lera staliniana il rovesciamento delle posizioni totale: la Russia e i popoli federati da STRUMENTO del comunismo internazionalista si trasformano in FINE, ed il comunismo stesso diviene lo strumento per la politica neo-imperiale russa. Uno strumento formidabile perch il suo internazionalismo e una dialettica marxista impregnata di messianismo salvifico ne permettono lapplicazione in ogni contesto geografico, in ogni fase storica e politica. Stalin pu cos adattare la teoria rivoluzionaria con svolte radicali a 180, passando dallisolazionismo e dalla teorizzazione del Socialfascismo ai Fronti Popolari in funzione antinazista, dal Patto MolotovRibbentropp con la Germania Nazionalsocialista per la spartizione della Polonia e dellEuropa Orientale fino alla Triplice Alleanza con gli stati capitalisti Gran Bretagna e Stati Uniti in funzione antitedesca e poi, dopo Yalta alla creazione del Patto di Varsavia per contrastare loccupazione dellEuropa occidentale da parte dellAmerica con il suo strumento, la NATO. Per inciso la Guerra Fredda ripropone per lennesima volta nella storia la contrapposizione tra Terra e Mare, tra potenza terrestre e talassocrazia, come gi era stato nel secolo precedente tra Impero zarista e Impero britannico. E infatti evidente che il rovesciamento storico, per quanto solo strategicamente determinato, riposiziona la Russia in un ruolo centrale ed imperiale se non imperialista e tende negli anni a riannodare il tessuto storico della nazione, dopo lo strappo rivoluzionario di un bolscevismo i cui leader, Stalin compreso, erano in massima parte non russi. E a questo punto necessita una puntualizzazione. Accusare Stalin di antisemitismo, come hanno fatto molti storici ebrei quali il Fisher o Rapoport pura propaganda di parte sionista. Stalin non fu antiebraico pi di quanto sia stato anticeceno o antiucraino. Come Marx, figlio del rabbino di Treviri, come Lenin in parte ebreo, il georgiano Stalin si rifiut semplicemente di riconoscere gli ebrei come nazionalit a se stante, in considerazione della loro identit religiosa e specificit culturale. Del resto, se tutta la vecchia guardia bolscevica eliminata da Stalin era composta da ebrei, gli esecutori delle purghe staliniane da Jagoda a Beria passando per Eov avevano la medesima origine. Non dimentichiamo poi che la Russia, nel 1948, fu la prima a riconoscere il neonato stato di Israele, per inserirsi nel gioco mediorientale allora dominato da inglesi e francesi, mandatari nei territori arabi dellex Impero turco e sostenitori delle corrotte monarchie arabe. Le rivoluzioni panarabe e socialiste degli anni successivi ribalteranno le posizioni ed indurranno Stalin ad orientarsi verso il progetto del Birobidan, la versione russa del progetto Madagascar.

Detto questo indubitabile che la lotta tra Stalin e Trotski, tra socialismo russo e internazionalismo, sia stata letta ed avvertita proprio in Russia anche come uno scontro, sempre rinnovantesi, tra la Patria Russia ed il cosmopolitismo apolide. Non solo la classe dirigente della rivoluzione russa era composta di ebrei, ma lo erano anche tutti i capi dei partiti comunisti che in Germania, Ungheria, Baviera avevano condotto le fallite insurrezioni. Stalin, volente o nolente, a ragione o a torto, sentito in Russia ancora oggi, nonostante le origini caucasiche, come il difensore della specificit russa, della storia della Russia eterna rispetto allelemento estraneo, in particolare ebraico. Specie con la II Guerra Mondiale, che per i russi la Grande Guerra Patriottica, Stalin recupera, seppure solo strumentalmente, valori e simboli della Russia pre-rivoluzionaria, compresa la religione ortodossa, e i grandi Zar che avevano creato limpero, Ivan IV e Pietro il Grande. Allinterno stesso dello stato sovietico le due anime, per cos dire, quella populista russa e quella cosmopolita internazionalista trovarono nellArmata Rossa e nei Servizi Segreti i due poli istituzionali rispettivi di riferimento. Fino alla sconfitta afghana e allavvento di Gorbaciov che port alla fine del regime e alla dissoluzione stessa dellUrss. Semplificando al massimo Stalin dunque visto in un contesto unitario della storia della Russia, superata la cesura rivoluzionario bolscevica di matrice non russa, come il Grande Padre dei russi e dei popoli federati, lUltimo Zar: lo Zar Rosso che ha rifondato limpero e la grandezza di Mosca, sulla base di una ideologia messianica di salvezza mondiale che, a sua volta, si riallaccia alla missione ortodossa di Mosca Terza Roma, erede sia dellImpero di Roma che di quello di Bisanzio. La destalinizzazione krusceviana, la condanna del culto della personalit, altro elemento certamente estraneo al centralismo democratico leninista, ha rimosso per decenni la figura di Josiph Dugashvilij dalla storia della Russia e del movimento comunista. Paradossalmente lha rovesciato nel suo contrario: lanticulto della personalit di Stalin, attribuendogli tutte le nefandezze, le deviazioni, gli errori e gli orrori del passato. E con un triplice scopo: nascondere le responsabilit dei nuovi dirigenti che erano stati suoi fedeli esecutori, legittimare il nuovo potere di fronte ad una personalit cos preponderante e, non ultimo, assolvere il comunismo davanti ai popoli ed alla storia rovesciando sulla figura del dittatore tutti gli aspetti negativi, come deviazioni personalistiche dalla purezza originaria. Un destino che , mutatis mutandis, ha accomunato i pi grandi condottieri rivoluzionari del XX secolo: Stalin e Hitler, Mussolini e Mao Tse Tung, per non citare che i pi famosi. Il tentativo di rimozione durato quanto durata lURSS stessa. Di fronte allimplosione dellUnione Sovietica e al dissolvimento del suo impero europeo e mondiale, il popolo russo disorientato ha cercato e cerca nel suo passato, anche il pi recente un punto fermo di riferimento. E torna una certa vena nostalgica del Grande Padre perduto. Depurato nel ricordo delle vecchie generazioni di tutti gli aspetti pi sanguinari e dittatoriali, Stalin torna ad identificarsi nellimmaginario russo semplicemente come luomo che aveva ricreato la potenza, la dignit, la speranza salvifica della Russia nel mondo. Luomo dacciaio che aveva forgiato la Russia moderna rendendola padrona di met del globo, superarmata e rispettata, la seconda potenza mondiale dopo gli Stati Uniti. Questa linea di pensiero inusitatamente sviluppatasi dal filone della rivoluzione bolscevica del secolo scorso, attualmente riscontrabile nel nuovo comunismo russo, nel PKFR, il Partito Comunista della Federazione Russa di Gennadij A. Zjuganov. Zjuganov, gi tra i dirigenti del Fonte di Salvezza Nazionale anti-Eltzin, anche lautore di unopera fondamentale del nuovo pensiero nazionalcomunista di Russia: Derava [il simbolo del potere imperiale zarista, il globo sormontato dalla croce] pubblicato anche in Italia dalle Edizioni allInsegna del Veltro, con il titolo Stato e Potenza. Lautore e capo politico, senza citare direttamente Stalin, si riallaccia direttamente alle tesi leniniane espresse nel 1917 in Stato e Rivoluzione, alla vigilia della rivoluzione dOttobre. Per contestarle. In particolare linternazionalismo, la lotta di classe , lateismo; insomma il fondamento stesso del marxismoleninismo.

Anche il recupero della GEOPOLITICA, scienza tab nella Russia comunista, la lotta al Mondialismo, lidentit della Russia eterna sono tutti temi che pongono il nuovo comunismo russo in una linea di pensiero ben distante dalle origini, ma certo pi prossima alle realizzazioni pratiche del periodo staliniano, se non alla dottrina del dittatore georgiano. Non dovremmo dimenticare, per inciso, che Stalin fu uno studioso del problema delle nazionalit (Il marxismo e la questione nazionale del 1913, ben precedente alla rivoluzione e allascesa al potere) e riusc con pugno di ferro e al costo di molte vittime a tenere salda lUnione, integrando e russificando le lites dei vari popoli. Ununione certo non definitiva, sempre precaria. La disintegrazione dellURSS si produrr proprio seguendo le faglie della divisione nazionale dei vari popoli disseminati dal Baltico e dal Mar Nero fino al Pacifico, dal Polo ai deserti del centro Asia. Le conseguenze sono oggi sotto gli occhi del mondo, con in primo piano la guerra per lindipendenza della piccola Cecenia, proprio il popolo che Stalin fece deportare in massa nel centro Asia per prevenire ogni tentativo di secessione favorito dalla guerra mondiale e dallavanzata delle armate del Reich verso il centro e il sud russo. E su queste fratture si inserisce il nuovo piano egemonico planetario della superpotenza americana, alloffensiva sia nel Caucaso che nel centro Asia. Potremmo affermare, con il senno del poi, che la politica di Stalin, PROPRIO nel divaricarsi nella prassi dalla teoria marxista-leninista-trotzkista, sia stata quanto mai lungimirante di fronte alle sfide a lui contemporanee e agli sviluppi della politica mondiale posteriore. Ancora una volta nella Storia la realt dei rapporti sociali e delle necessit geografiche ha saputo piegare ideologie, fedi, propositi alla dura prassi politica. Se il marxismo doveva essere nelle intenzioni dello stesso Marx e dei suoi esegeti rivoluzionari una prassi politico-sociale autorealizzantesi nella Storia, evidente che il suo fallimento teorico e pratico ne condanna anche la pretesa scientificit e razionalit. E laffermazione dei marxisti moderni che n lURSS, n la Cina n alcun altro paese ha mai realizzato il marxismo e il comunismo ci sembra non smentire ma ulteriormente confermare lassunto. Stalin non fu un condottiero e retore come Lenin, n uno stratega militare o un ideologo come Trotsky; non ebbe neanche una personalit carismatica come Adolf Hitler che fu fondatore, ideologo, capo e stratega contemporaneamente del Nazionalsocialismo. Ma certamente bisogna riconoscergli il merito di aver saputo condurre con mano ferma, da Grande timoniere, sia la Rivoluzione che la Russia attraverso i frangenti di un periodo cos denso di avvenimenti come quello della prima met del XX secolo. Tanto da identificarsi con la Rivoluzione Comunista ben pi del suo teorico e del rivoluzionario, almeno per trenta anni, e con la storia della Russia per sempre. Ed come ultimo degli zar russi e come fondatore della Russia moderna che il suo nome verr ricordato e, forse in un domani non lontano, venerato; quando la polvere del tempo si sar depositata sulle contingenze umane, sulle ideologie morte, sulle speranze frustrate e sola rester la memoria dei grandi condottieri che hanno FATTO la Storia.

OMERO NEL BALTICO


Dove era situata veramente lantica Troia che nellIliade destava lira funesta del pelde Achille e di legioni di studenti costretti a studiarne le gesta? In Finlandia, naturalmente..! E Itaca ventosa, patria dellastuto Ulisse (quello del cavallo di Troia appunto), alla quale leroe dellOdissea torn dopo anni di peregrinazioni per terra e per mare, a compiervi la nota vendetta su quei porci dei Proci, mentre Penelope [non] filava (salvo poi rifuggirsene via verso il folle volo di dantesca memoria)? Ma ovvio: in Danimarca, patria dorigine di Nessuno ben qualche millennio prima che del principe Amleto. E lOlimpo? A nord dello Stige e a sud dellAde, praticamente sul Circolo Polare Artico! Per non parlare dellEden, della mitica terra promessa, stillante latte e miele alla confluenza dei quattro fiumi che si dipartono dal Paradiso Terrestre, il Pison, il Gihon, il Tigri e lEufrate; niente a che vedere con il nostro Medio Oriente oggi in fiamme. Qui siamo addirittura poco sotto Capo Nord, in piena Lapponia. Ci sono nella storia dello scibile umano delle opere, teorie, scoperte che improvvisamente ribaltano le conoscenze, presunte, le radicate convinzioni di generazioni e generazioni durante i secoli. E la loro validit data intuitivamente anche dal fatto che, leggendole come un romanzo appassionante, tutto ci sembra chiaro, lineare, consequenziale; e ci si meraviglia semmai di non averci pensato prima, tanto era evidente (a posteriori) quello che stava sotto gli occhi di tutti e, forse proprio per questo, non si era mai notato. Omero nel Baltico di Felice Vinci (un nome un fato) una di queste opere che con naturalezza e scientificit ribalta completamente tremila anni di cultura classica euro-mediterranea. Il contenuto rivoluzionario di questo testo, arrivato in breve alla terza edizione, sintetizzato dallo stesso autore in poche righe poste allinizio delle Conclusioni: Il reale scenario dellIliade e dellOdissea identificabile non nel mar Mediterraneo, ma nel nord dellEuropa. Le saghe che hanno dato origine ai due poemi provengono dal Baltico e dalla Scandinavia, dove nel II millennio a.C. fioriva let del bronzo e dove sono tuttora identificabili molti luoghi omerici, fra cui Troia e Itaca; le portarono in Grecia, in seguito al tracollo dell"optimum climatico", i grandi navigatori che nel XVI secolo a.C. fondarono la civilt micenea: essi ricostruirono nel Mediterraneo il loro mondo originario, in cui si era svolta la guerra di Troia e le altre vicende della mitologia greca, e perpetuarono di generazione in generazione, trasmettendolo poi alle epoche successive, il ricordo dei tempi eroici e delle gesta compiute dai loro antenati nella patria perduta. Ecco, in estrema sintesi, le conclusioni della nostra ricerca. Un sintetico riassunto di cinquecento fitte pagine frutto di dieci anni di lavoro di un ingegnere romano di cinquantasette anni, appassionato ma critico conoscitore di quei classici sui quali si basa la nostra cultura europea. Felice Vinci prende spunto dalla segnalazione di Plutarco sulla collocazione geografica dellisola di Ogigia, a lungo dimora di Odisseo trattenutovi dalla dea Calipso, a cinque giorni dalla Britannia per iniziare la sua indagine e ribaltare la geografia mediterraneo dei due poemi attribuiti al cieco Omero, ma notoriamente di diversi autori, spostando le gesta guerriere della conquista di Troia ed il viaggio di ritorno a casa di Ulisse dalle nostre latitudini a quelle nordiche: il Baltico in primis, la penisola scandinava, lestremo nord circumpolare. Ecco allora che ritroviamo la Colchide, le Sirene, Scilla e Cariddi e la stessa Trinacria lungo le frastagliate coste della Norvegia settentrionale, tra fiordi e la Corrente del Golfo. Mentre le originarie Cipro, Lemno, Chio, il Peloponneso, ma anche Atene o Sparta per fare solo qualche esempio, ritrovano loriginaria collocazione tuttintorno al Mar Baltico. E Troia dalle imponenti mura, a controllare lo stretto strategico dei Dardanelli, le rotte tra Mar Nero e Mediterraneo? Uno sperduto, tranquillo paesino della Finlandia meridionale, a cento chilometri dalla capitale Helsinki: lattuale Toija, risvegliata dalla silenziosa quiete plurimillenaria e proiettata da un ingegnere italiano dalle brume delloblio sotto i riflettori della cronaca. Pi precisamente su unaltura boscosa tra Toija e la vicina Kisko si svolsero le battaglia tra Achei e Troianiper i begli occhi di Elena, anche se bisogna dimenticare le ciclopiche mura dellarea dellattuale Hissarlik in Turchia e la scoperta di Schliemann, per pi modesti fossati e palizzate di solido legno dei boschi circostanti, quelli dei tempi dellet del bronzo. Biondi guerrieri nordici dagli occhi cerulei, coperti di mantelli e armature adeguate ad un clima non certo mediterraneo, anche se meno rigido dellattuale, combattevano con spade di bronzo e asce di pietra. La coalizione di popoli baltici contro Ilio era sbarcata da agili navi con doppia prua che possiamo immaginare molto simili a quelle vichinghe di duemila anni dopo. E non deve sembrare ardita lipotesi di marinai e guerrieri che, quattromila anni fa, corrono i flutti oceanici nord-atlantici fino allIslanda e oltre, se solo si pensa a quello che riuscirono a fare i loro pronipoti vichinghi

prima e dopo lanno Mille; arrivare da una parte in America del nord (la Groenlandia Terra verde e la Vinlandia, Terra della vite, a dimostrazione di un breve periodo di mutamento climatico favorevole) e dallaltra attraversare tutta la Russia fino al Mar Nero e Bisanzio. Per non parlare dellepopea Normanna in Sicilia e nel Mediterraneo. Oltre allo studio pignolo della toponomastica comparata, il Vinci poggia le basi delle sue straordinarie scoperte non solo sulle concordanze dei nomi, ma anche su solide basi geografiche, morfologiche, climatiche, descrittive, nonch storiche e mitologiche: una cultura di tipo olistico, veramente enciclopedica, che lo porta a smantellare pezzo per pezzo, passo per passo, riferimento per riferimento, mito per mito, lambientazione mediterranea dei poemi omerici, per ricollocarli nellhabitat originario, la Scandinavia ed il Baltico appunto. Uno dei punti di riferimento di Vinci lopera di Lokamanya Bal Gangdhar Tilak (1856-1920), il bramino e patriota indiano autore de La dimora artica dei Veda e Orione. A proposito dellantichit dei Veda. Secondo il Tilak il sacro testo dellIndia, il pi antico, come il popolo che lo cre, avrebbero avuto origine dal Polo Nord, che naturalmente in un lontano passato era terraferma ed aveva una temperatura mite. Uno sconvolgimento climatico forse dovuto allo spostamento dellasse terrestre costrinse i nostri lontani progenitori, gli Arya, ad una migrazione ovviamente verso sud. Un ramo si diresse verso lattuale penisola scandinava, la Finlandia ed il Baltico: proprio quello che Felice Vinci identifica con i popoli dellelenco delle navi dellIliade ed i loro avversari alleati dei troiani. Altri rami sarebbero discesi, lungo i fiumi eurosiberiani sempre pi a sud e ad est, dando quindi origine alle varie civilt del Medio Oriente (i Sumeri?), Persia (lAvesta quindi complementare ai Veda, sotto tale aspetto descrittivo di una sede artica originaria), India (con la sovrapposizione alle popolazioni scure precedenti, da cui nascerebbe poi il sistema castale), fino alla Cina e al Giappone (gli Ainu). E si possono ipotizzare anche scenari simili per le Americhe con il successivo sorgere di civilt come quella Tolteca, Atzeca o pre-incaica del Lago Titicaca. Insomma in uno stesso periodo di tempo sorgono quasi dincanto civilt raffinate, templi imponenti, le piramidi, gli imperi da cui proviene la nostra civilt eurasiatica. Cos i popoli dellarea baltico-nord atlantica, alla fine delloptimum climatico dellet del bronzo migrano ad ondate verso i territori pi caldi ed il Mediterraneo, ma portandosi appresso la memoria storica delle aree dorigine, le saghe, le leggende, i miti e gli Dei. Un ricordo dei primordi che si riverser in una trasposizione toponomastica dalle terre originarie a quelle di nuova acquisizione tuttattorno al Mediterraneo. Unoperazione di preservazione della propria memoria storica che daltra parte non poteva essere perfettamente collimante, data la diversit sia geografica che climatica tra i due scenari geopolitici. Per tale motivo troviamo nellIliade e nellOdissea una serie di riferimenti geografici, di collocazioni e ambientazioni completamente fuori luogo rispetto al Mediterraneo, ma che si adattano perfettamente alle latitudini nordiche; e questa la grande scoperta di Felice Vinci destinata a rivoluzionare le nostre conoscenze classiche. E pi che naturale, quasi ovvio, che un simile ribaltamento dellimpianto dei due poemi epici trover una chiusura pressoch assoluta nel mondo accademico, tra i professoroni di greco e latino che hanno sempre pontificato sullargomento. Questo Omero nel Baltico sar deriso e/o trattato con sprezzante sufficienza, quando non violentemente attaccato, anche perch un profano, un ingegnere arrivato dove i cultori della classicit neanche supponevano si potesse ricercare. Peggio ancora si tenter di seppellire queste geniali intuizioni sotto il silenzio. Unopera di ostracismo culturale gi iniziata, se solo si consideri che questo testo cos sconvolgente e rivoluzionario non ancora stato neanche preso in considerazione dalla pseudocultura ex-cathedra. E non ultimo anche per certe implicazioni dordine storico e politico. Per fare solo un esempio lautore, ricollocando allestremo nord larea mesopotamica dorigine di Abramo e del monoteismo, la Terra Promessa, tende a ridare unit originaria alle stirpi bibliche, rispettivamente discese da Sem, Cam e Jafet. Anche il famoso diluvio universale potrebbe aver avuto un differente scenario, con la fine delloptimum climatico, e lArarat con la sua Arca incagliata una verosimiglianza maggiore nel mutato contesto fisico e geografico. I cosiddetti semiti poi, ebrei compresi, sarebbero loro stessi nordici (a parte la conversione dei Cazari del VII-VIII secolo d.C.) e la loro terra promessa non sarebbe quindi la Palestina bens lestremo Nord, tra Norvegia e Finlandia: la Lapponia! Tutto questo, ovvio, non avr particolari conseguenze politiche attuali, specie per il povero popolo palestinese doggi (i Filistei dorigine indoeuropea); tuttavia, fossi nei panni dei Lapponi, comincerei a preoccuparmi Comunque sia la verit di certe scoperte ha una tale forza dimpatto, una tale intrinseca vitalit per cui

anche la congiura del silenzio sar prima o poi destinata ad infrangersi. Lo dimostrano le tre edizioni in brevissimo tempo che hanno fatto di Omero nel Baltico un successo editoriale, senza bisogno di molta pubblicit o di una editrice di grido. Il testo di Felice Vinci anche correlato di numerose cartine geografiche esplicative e, alla fine, di varie pagine di foto anche aeree che ci offrono limmagine odierna dei luoghi trattati nel testo. Nella pianura ora allagata di Aijala correvano, tra Toija e il mare, gli eserciti di Achei e Troiani, tra un attacco ed una ritirata. Ai piedi di unaltura boscosa della Finlandia meridionale, in vista delle scure acque del Baltico Ettore e Achille si affrontavano 3500 anni or sono in un epico duello mortale che sarebbe stato cantato attorno al fuoco dagli aedi a venire, fino ad approdare sotto un altro cielo, in unaltra terra, su un altro mare: il nostro, il Mediterraneo.

RIVOLTA CONTRO IL MONDIALISMO MODERNO


E anche se non dovesse verificarsi la catastrofe temuta da alcuni in relazione alluso delle armi atomiche, al compiersi di tale destino tutta questa civilt di titani, di metropoli di acciaio, di cristallo e di cemento, di masse pullulanti, di algebre e macchine incatenanti le forze della materia, di dominatori di cieli e di oceani, apparir come un mondo che oscilla nella sua orbita e volge a disciogliersene per allontanarsi e perdersi definitivamente negli spazi, dove non vi pi nessuna luce, fuor da quella sinistra accesa dallaccelerazione della sua stessa cadutapotrebbe salvare loccidente soltanto un ritorno allo spirito Tradizionale in una nuova coscienza unitaria europea. (Julius Evola, Rivolta contro il mondo moderno) E allora che anche sul piano dellazione potrebbe venire in evidenza il lato positivo del superamento dellidea di patria, sia come mito del periodo romantico borghese, sia come fatto naturalistico quasi irrilevante ad unit di diverso tipo: allessere di una stessa patria o terra, si contrapporr lessere o non essere per una stessa Causa. (Julius Evola, Cavalcare la tigre) Conosco il mio destino. Un giorno si ricollegher il mio nome al ricordo di qualcosa di enorme, duna crisi come mai ce ne furono sulla Terra, del pi formidabile urto di coscienze, duna dichiarazione di guerra a tutto ci che fino allora era stato creduto e santificato. Dora in poi il concetto di politica entra in piena fase rivoluzionaria, tutte le formazioni di potenza della vecchia societ saltano in aria perch tutte riposano sulla menzogna: ci saranno guerre come mai se ne videro al mondo. DA ME IN POI COMINCIA SULLA TERRA LA GRANDE POLITICA (Friedrich Nietzsche, Ecce Homo/Perch sono una fatalit) Rivolta contro il mondo moderno, lopera fondamentale di Julius Evola, usc in prima edizione italiana nel 1934 e gi lanno successivo veniva pubblicato nella Germania Nazionalsocialista. Un testo rivoluzionario che ha rappresentato, per uomini di luoghi lontani e di diverse generazioni, una vera e propria folgorazione, un cambiamento radicale di prospettive ed aspettative, di Visione del Mondo nellepoca del tramonto delloccidente, alla fine del ciclo epocale, il Kali-yuga della tradizione induista, lddico Ragna-Rkkr o lOscuramento degli Dei delle saghe nordiche. Anni fatali Un anno importante il 1934, in un decennio che rappresent una svolta nei destini dellEuropa e dellintero pianeta. In Germania Hitler da poco Cancelliere del Reich si apprestava a gettare le basi di una rinnovata potenza tedesca mitteleuropea, assetata di Lebensrahaum, che avrebbe incendiato da un capo allaltro il continente, quellEuropa che rappresentava ancora, geopoliticamente parlando, il motore della politica mondiale. In essa infatti risiedevano ancora i centri politico militari, economici ed intellettuali di piccole nazioni in possesso di grandissimi imperi coloniali: la Gran Bretagna, come sempre pi rivolta agli oceani aperti che al retroterra continentale, la Francia che preparava nelle proprie scuole ed universit quelle lites rivoluzionarie di Asia e dAfrica, le quali nella seconda met del XX secolo avrebbero guidato le lotte di liberazione nei rispettivi paesi proprio in nome della Libert ed Egalit (per la Fraternit ci sar sempre tempo..) degli Immortali Principi che avevano fatto potente Parigi e succube il mondo. LItalia, per parte sua, sotto il segno del fascio romano, cercava il suo spazio nella geopolitica marittima, alla ricerca di un impero unitario mediterraneo-africano che le aprisse le porte dellOceano Indiano e delle grandi rotte commerciali e politiche. Ad Est lUomo dAcciaio, Stalin, liquidava, purga dopo purga, i rottami cosmopoliti di una rivoluzione trotskijsta-bolscevica che aveva inteso utilizzare limpero russo come trampolino del marxismo mondiale, trasformando invece questo nella bandiera dellespansionismo politico e poi militare della Russia Sovietica in Eurasia e oltre.

Nellacciaio e nel sangue il Piccolo Padre della Santa Russia Rossa aveva gettato le basi della industrializzazione e modernizzazione di un impero che sarebbe diventato la seconda potenza mondiale, in grado di contendere per quasi mezzo secolo il mondo al vero vincitore finale. In estremo oriente era lImpero Nipponico a levare la bandiera solare in nome dellunit asiatica antioccidentale, ma anche in antitesi al gigante cinese dilaniato da guerre intestine e occupazioni straniere di grandi parti del territorio nazionale. E gi Mao marciava Ma sarebbe stata alfine la pi giovane nazione americana a prevalere su tutti, imponendo al pianeta il dominio della propria potenza militare e politica, della tecnologia, della propria moneta, della lingua inglese, del modello di vita yanke, nonch il controllo mediatico sugli strumenti di comunicazione di massa del globo: in una parola la GLOBALIZZAZIONE. LAmerica, il mito americano del progresso tecnologico e dellefficientismo fordista, rappresentava e rappresenta il coronamento di quel processo di modernizzazione contro il quale J. Evola aveva scritto il testo pi completo ed esauriente dal punto di vista della visione del mondo Tradizionale. E si tenga presente che modernizzazione qui non va intesa solo in senso tecnico-scientifico, nel quale tutto sembra oggi risolversi, bens come visione idealtipica del reale, della Storia e della vita: Mondo moderno e mondo tradizionale affermava Evola nellintroduzione possono venir considerati come due tipi universali, come due categorie aprioriche della Civilt. La quale affermazione, per inciso, taglia la testa al toro su tutta la polemica sul rapporto tra uomo e macchina, tra essere uomini della Tradizione e usare la tecnologia pi avanzata. Con limplosione dellURSS, ultimo anello di una catena plurisecolare, non solo si sbarazzava il campo da unideologia concorrente con pretese di universalismo e scientificit: Si affermava una nuova filosofia della Storia. Lidea che il cammino dellumanit abbia un senso. A questo senso fu dato il nome di globalizzazione. Determinismo e globalizzazione Questa idea di un FATALISMO MONOCENTRICO E UNIDIREZIONALE dei destini di tutti i popoli, in marcia (seppur in ordine sparso su vari livelli di progresso), verso ununica meta di redenzione che instauri il paradiso in Terra non certo nuova. Siamo di fronte allennesima riproposizione della concezione biblica linear-progressista di una storia unitariamente intesa, ovviamente sul modello delloccidente. Essa parte dal creazionismo, si manifesta nella perfezione di un Eden originario, nel quale lUomo la creatura per antonomasia, passando poi ad una caduta (nel peccato dorgoglio, nella divisione del lavoro, nella rottura del Patto con dio, ecc), e tramite una redenzione (Cristo, Marx , il Messia) allascesa verso la nuova perfezione, tramite la catarsi purificatrice (dellOlocausto, della Lotta di Classe, del Giudizio Universale). Questa ideologia fondamentalista dimpronta giudeo-cristiana ha trovato in America la terra di massimo radicamento, divenendo linfrastruttura ideologica portante, lo strumento propagandistico indiscusso ed indiscutibile per laffermazione dellimperialismo capitalista, dellespansionismo economico e politico USA, seguendo le direttrici delineate dalla Geopolitica per la pi grande potenza talassocratica mai apparsa sullorbe terracqueo. Il Destino Manifesto rende gli americani nientemeno che i portavoce e gli esecutori della volont di dio in terra. Chi vi si oppone si oppone a dio stesso, quindi pi che un criminale il Male personificato o perlomeno un suo strumento nel mondo che vorrebbe dominare in contrasto con i predestinati della Seconda Israele, gli USA appunto. Accusando volta a volta i demonizzati nemici di turno, Hitler o Stalin, Mao o Khomeini, Saddam Hussein o Milosevic (!), fascismo/nazismo, comunismo o islamismo, di voler conquistare il mondo, le lites economiche, politiche ed intellettuali statunitensi hanno ottenuto esattamente lo scopo prefissato: appuntoCONQUISTARE IL MONDO! Credere che la Globalizzazione sia una NECESSITA INELUTTABILE della Storia, un processo naturale ed automatico, impersonale ed autogenerantesi sul cammino del Progresso, non soltanto l accettazione senza riflettere un falso ideologico, ma rappresenta gi una sconfitta strategica, determinata dallassunzione acritica della visione del mondo dellavversario.

Chi d per scontato l altrui assioma di partenza, per quanto laicizzato e storicizzato esso si presenti, ha gi perso prima di cominciare a lottare. Si introita mentalmente limpianto ideologico portante impostoci dallavversario contro il quale si vorrebbe combattere; e ci in nome di unutopia egalitaria e assolutamente livellatrice che esattamente funzionale ai progetti di globalizzazione totale del Capitalismo, al termine del suo processo espansionistico. Processo degenerativo che s identifica ogni giorno di pi con la distruzione accelerata delle economie subordinate, delle risorse energetiche e del ecosistema nel suo complesso: etnocidio e spesso genocidio tout court. Il mito mobilitante di Progresso indefinito e necessario, prodottosi nella fase della secolarizzazione e laicizzazione del Pensiero Unico, radicato nel biblismo in specie di matrice protestante-calvinista, allinizio del suo III millennio si rovesciato nel suo contrario, ma non ancora nel suo opposto.

Il progresso che uccide Biotec, clonazione, mutazioni genetiche animali e vegetali, manipolazioni del DNA con la scusa di migliorare e prolungare la vita, sconvolgimenti climatici e ambientali, scomparsa di specie animali e di culture umane differenziate, ecc stanno convincendo sempre pi persone al mondo che il cosidetto progresso, imposto dallOccidente al resto del mondo, si rovesciato nella prospettiva di una catastrofe incontrollata e sempre pi incontrollabile nel futuro prossimo. Non un progresso dunque, ma un regresso che ha determinato una perversa disintegrazione di ogni tessuto sociale e comunitario, un cancro devastante che calcifica ogni struttura organica delle societ in ogni pi remoto anfratto del pianeta, una autofagocitazione della specie umana, avviata in breve a quella che stata definita la Sesta Estinzione, dopo le precedenti delle specie che ci precedettero nel dominio della Terra. Il modernismo, il progresso tecnico, le macchine sono divenute in prospettiva gli elementi distruttori del pianeta; gli scienziati, sempre pi folli e incontrollabili, una casta intoccabile di apprendisti stregoni della distruzione: Se questo il progresso, vogliamo tornare al passato, dice la vecchia saggia Masai di fronte alla siccit e alla desertificazione causate dai cambiamenti climatici. Il giornalista e scrittore Massimo Fini ha paragonato il mondo globalizzato ad un treno in corsa che, oramai senza pi freni, aumenta esponenzialmente la sua velocit, destinato a deragliare e schiantarsi con tutti i suoi occupanti. Per di pi carico di esplosivi e veleni tali da annientare la Terra stessa ed ogni altra forma vivente. E gi i macchinisti responsabili del disastro futuro preparano le armi per difendersi dalla reazione dei popoli, pensando di preservarsi dalla catastrofe nellinespugnabile fortezza-continente nordamericana. A tale lenta e confusa presa di coscienza dei pericoli della globalizzazione non corrisponde daltra parte una chiara cognizione delle cause, prossime e remote, del fenomeno e dei suoi agenti; n tantomeno un progetto realistico di resistenza e riscossa. Al massimo si contro gli effetti della globalizzazione, ma non opposti ad essa, alle sue vere cause. Al contrario, da parte delle mille realt genericamente etichettate come antiglobal (portatrici peraltro di interessi ed esigenze le pi disparate, sconnesse e persino conflittuali tra loro), non si propone altro che una globalizzazione dal basso, che tenga conto tuttalpi del miglioramento del tenore di vita della maggioranza povera del pianeta, preservando contemporaneamente lhabitat, che salvi le culture che fanno la ricchezza del mondo abbattendo contemporaneamente i confini e portando a compimento il processo di eliminazione delle differenze nazionali ! Tutto ed il contrario di tutto: cio il Niente. Il volto disumano della globalizzazione Una globalizzazione dal volto umano unassurdit che si contraddice nella sua stessa formulazione di base; lennesima riformulazione di un riformismo interno al Sistema Globale che ne perpetua le ingiustizie, cercando di convogliare listintiva rivolta autodifensiva dei popoli in un vicolo cieco. Banche e istituzioni finanziarie, lobbies industriali e supergoverno mondiale si dimostrano umani solo quando ci coincide con i loro interessi.

Un solo esempio: lannullamento del debito certamente una causa giustissima, un minimo atto riparatore per paesi depredati da decenni delle proprie ricchezze. Il debito totale delle nazioni in via disottosviluppo ha largamente superato lastronomica cifra di 2.500 miliardi di dollari ma.. non un dono umanitario dei governi bens una necessit vitale delle Banche Mondiali che ne determinano la politica interna ed estera. Il credito vantato sarebbe comunque inesigibile, anche solo negli interessi maturati, date le condizioni disastrose delle economie del Sud del mondo. Una generale dichiarazione di insolvibilit della maggioranza dei paesi della Terra getterebbe nel panico i mercati e potrebbe persino determinare il crollo di tutto il sistema finanziario, accelerando linarrestabile declino del capitalismo, che sempre pi fragile quanto pi globale. Lumanitario azzeramento del debito oltre ad evitare scenari apocalittici per lAlta Finanza Mondiale, ha poi come contropartita laccettazione da parte degli stati debitori di ulteriori vincoli, anche politici, e labbattimento di ogni difesa contro la liberalizzazione dei mercati che proprio la causa prima che ha determinato la miseria e lindebitamento. Ricordiamo come Ceausescu fu rovesciato ed ucciso in Romania una settimana dopo aver saldato fino allultimo centesimo del debito estero rumeno. Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, Stati Uniti e paesi ricchi non permettono a nessun stato di uscire dalla dipendenza finanziaria, la nuova forma schiavistica del capitalismo nel XX e XXI secolo. Lutopia delleguaglianza mondiale nel benessere e nellabbondanza, propria di chi auspica una globalizzazione dal basso, non solo in sintonia con gli interessi delle multinazionali ad espandere il mercato in verticale, in profondit, ma determinerebbe un livellamento culturale e politico totale, nonch la distruzione dellecosistema. Devessere ben chiaro al Nord del mondo che una pi equa redistribuzione di beni e servizi nel mondo, passa soltanto attraverso un processo rivoluzionario, locale e generale, che rovesci i parametri culturali ed economici di riferimento anche nei paesi ricchi; rivoluzione che li renderebbe meno ricchi in termini di Pil e di consumi pro capite, certo pi spartani nel vivere, ma anche pi liberi dai potentati mondiali, in un ritrovato rapporto armonioso con la natura e la propria comunit dappartenenza. Quello invece auspicato da tutti i cultori della globalizzazione, comunque intesa, sarebbe alla fine un rimedio peggiore del male. La cura proposta, se avr successouccider il paziente. Non prima per di averlo depredato di tutto. Lastuzia di un sistema globale che proclama di migliorare le condizioni di vita delle classi e dei popoli subalterni infatti anche quella di renderli tutti comunque produttori-consumatori del sistema capitalista globale, per allargare il mercato unico dei prodotti standardizzati: non solo in senso orizzontale e geografico, ma verticale interclassista, aumentando nei minimi accettabili al Sistema stesso il credito e la disponibilit monetaria per lacquisto di nuovi beni o servizi. In termini marxiani diminuire la pauperizzazione assoluta, per aumentare il profitto espandendo il mercato, e quindi allargare la forbice della pauperizzazione relativa. In termini informatici il Digital Divide, il gap tecnologico-informatico che allontana strati sociali e popoli che accedono alla realt virtuale o no. Gli antiglobalizzatori della sinistra moderata, (per quanto ancora contino certe definizioni ottocentesche oramai superate), riciclatisi dallinternazionalismo proletario a quello liberista di mercato, sono daccordo nel volere e/o accettare (cosa che allatto pratico la stessa), la globalizzazione. Quella che auspicano costoro solo una GLOBALIZZAZIONE DI SEGNO CONTRARIO e non il CONTRARIO DELLA GLOBALIZZAZIONE. In termini politici sono dei riformisti interni al Sistema Globale e non dei rivoluzionari ad esso opposti. Mondialismo e globalizzazione La prima battaglia da combattere quindi quella terminologica, perch essa assume valore sostanziale nelle scelte di una realistica contrapposizione antagonista al Nuovo Ordine Mondiale. La globalizzazione, lungi dallessere una fatale necessit, una tappa irreversibile ed anzi auspicabile sulla via del progresso, non che leffetto di una causa o, se si vuol essere meno genericamente deterministi, lo strumento di una strategia mondiale condotta, coscientemente e volutamente per decenni se non per secoli.

E se di determinismo si deve parlare, su un piano metapolitico e persino metafisico che si deve spostare lattenzione, come diremo in seguito trattando della concezione Ciclica della Storia. La globalizzazione dei mercati non avrebbe potuto realizzarsi senza una preventiva opera preparatoria politica e culturale spesso imposta con luso delle armi e lnvasione militare: solo nel secolo scorso ci sono volute due guerre mondiali (appunto) e decine e decine di guerre locali, colpi di stato, stragi e genocidi, per realizzare lOne World americanocentrico. Noi definimmo, e non da ora, questo progetto a respiro planetario MONDIALISMO. Una delle pi complete esplicazioni di questo termine ce la offre Giuseppe Santoro nel suo Dominio globale. Liberoscambismo e globalizzazione, un volumetto di cento pagine che dovrebbe rappresentare il libretto rosso di ogni vero rivoluzionario antimondialista. Scrive Santoro: Il Mondialismo, in sintesi, undeologia (e una prassi culturale, sociale e politica) universalista promossa da istituzioni internazionali politico-militari (ONU, NATO) ed economico finanziarie (Banca Mondiale, Fondo Monetario, WTO, Nafta, ecc), da associazioni private (Council of Foreign relation, Trilateral, Bilderberg, massoneria ecc..) [aggiungeremo noi anche religiose: Vaticano con la sua pupilla, lOpus Dei, Consiglio Mondiale ebraico, sette varie protestanti e non] e da una fitta rete di lobbies e di organizzazioni internazionali di consulenza politico-sociale-culturale e massmediale (agenzie dinformazione, industria cinematografica ecc), la cui principale base tattica costituita dagli Stati Uniti Ed ancora: Lobiettivo del mondialismo la creazione di un unico governo o amministrazione (il Nuovo Ordine Mondiale), di un unico assetto politico, istituzionale e sociale (il liberalismo), di un unico sistema di valori (lindividualismo-egalitarismo-dottrina dei Diritti dellUomo), e quindi di un unico insieme di costumi e di stile di vita (il consumismo) estesi a tutta la Terra e funzionali al dominio assoluto da parte delle forze politiche, economiche e culturali che lo incarnano: le lites della finanza mondiale. Santoro anche autore di Il mito del libero mercato, approfondito studio sugli economisti classici. E evidente da quanto scritto finora che il Mondialismo non un meccanismo anonimo, senza volto, senza capo n coda, metastaticamente autoriproducentesi; un dato oggettivo scisso dallintervento di idee, di pochi uomini e ben identificate istituzioni, che in tal caso sarebbero esse stesse oggetto e non soggetto del processo. Chi la pensa cos ragiona in termini di un fuorviante determinismo meccanicista che la dice lunga sui devastanti effetti della falsificazione storico-ideologica condotta per secoli: dallIlluminismo, al liberismo e al marxismo, passando per lheghelismo di destra o di sinistra. Razza padrona Del resto, per fare un solo esempio, anche in termini di credito, pochi supercapitalisti posseggono fortune ben superiori a molti stati: gli americani Bill Gates, Larry Hallison, Warren Buffett e Paul Allen sono proprietari di fortune che corrispondono a quelle delle 42 nazioni pi povere messe insieme, cio 600 milioni di uomini, un sesto degli abitanti del pianeta! I decision makers della politica mondiale, possessori di tutte le banche, di interi settori industriali e commerciali, delle fonti energetiche e strategiche, i suggeritori pi o meno palesi della politica dei governi e delle istituzioni internazionali, appartengono a 13 clan familiari. In ordine alfabetico: Astor, Bundy, Collins, Dupont,, Freeman, Kennedy, Li, Onassis, Rockfeller, Rothschild, Russell, Van Duyn, Windsor. La razza padrona mondialista vive in posti esclusivi, frequenta solo i propri simili, salvo quando deve concedersi a folle osannanti; essa si incrocia tra s e decide per tutti. La razza padrona non ha patria, solo passaporti , spesso pi duno. Sua patria appunto il mondo. Sono apolidi di lusso, cosmopoliti per vocazione ed interesse, pria che, nellepoca del rovesciamento delle caste, si trovano ai vertici della piramide politica e sociale. Sono loro i padroni di casa nelle riunioni del Bildberg, della Trilateral, del CFR. Talvolta guidano direttamente stati e governi, come i Kennedy ed i Windsor. A loro tutto permesso: dalle guerre alle crisi economiche e finanziarie guidate, fino ai pi prosaici omicidi per motivi di corna (chi ricorda il caso Palme?). Per costoro riservatezza, menzogna e segreto sono strumenti assolutamente indispensabili di dominio. Parlare dellineluttabilit oggettiva e amorfa del processo di globalizzazione in atto il loro strumento per

nascondere la causa, manifestando leffetto. Nella pi generosa delle ipotesi imporre al mondo i propri parametri di riferimento, la propria visione cosmopolita delle relazioni internazionali. Cattolici, protestanti o ebrei, ma anche mussulmani o confuciani o semplicemente agnostici o atei, sono tutti portatori di una unica visione e stile di vita, che esattamente quello del Mondo Moderno contro il quale Evola scrisse la sua Rivolta Il semiologo ebreo americano Noam Chomsky, teorico antiglobal pur usufruendo della cattedra al MIT (Massachussets Institute of Technology) da sempre uno dei critici pi feroci del capitalismo e imperialismo e definisce i padroni della finanza mondiale un Senato virtuale, cui i governanti del mondo devono rendere conto, alla faccia dei cittadini che li hanno eletti: Il senato virtuale un gruppo di investitori capaci di governare nazioni tramite i flussi di capitale, le oscillazioni di borsa e la regolazione dei tassi di interesse. Appena uno stato ipotizza scelte nellinteresse collettivo come il welfare o lautodeterminazione, loro minacciano di portare allestero i capitali. Gli USA e tutti i governi pi potenti sono fantocci manipolati da questi senatori mascherati. Un tempo cerano i dittatori, adesso ci sono i tiranni privati. Fanno gli stessi danni, ma non hanno responsabilit pubbliche. Eccoci finalmente in buona compagnia con un uomo che certo non sar accusato di cospirazionismo complottista, tipo Savi Anziani ecc.. Semmai aggiungeremo che il Senato Virtuale ha ben altre armi che quelle finanziarie, per piegare governi e popoli al suo volere: dai media all'informatica, dai moti di piazza ai golpe militari, fino alla guerra dichiarata, con tanto di armi intelligenti. In Serbia recentemente stato usato di tutto: rivolte etniche, guerriglia, guerra dichiarata (anzi.. intervento umanitario), anche se alla fine lha vinta il denaro. E si sono letteralmente venduto il capo! Ma ancora una volta il Santoro a offrirci il giudizio pi netto sulla pretesa ineluttabilit ed impersonalit del processo storico che stiamo vivendo: Infatti la cosidetta globalizzazione economica, politica, culturale e dei costumi di tutti i popoli della Terra non in alcun modo un fenomeno naturale o necessario o ineluttabile determinato dalle leggi interne di un qualche inarrestabile sviluppo del mondo (da un punto di partenza ad uno di arrivo: Nuovo Ordine Mondiale, Fine della Storia, Regno di Dio, Comunismo mondiale o chiss che altro delirio apocalittico); essa non nella logica delle cose (quale logica e quali cose ?); essa non la condizione oggettiva ed autonoma cui occorre adeguarsi come ad una irrevocabile volont divina (di quale dio ?); la globalizzazione solo lobiettivo pratico e deliberato che uomini concreti, tramite organizzazioni con tanto di nomi e di sede legale, sistemi informativi, massmediali ed editoriali non forze oscure e impercrutabili delluniverso vogliono raggiungere per il proprio tornaconto personale e di gruppo (anche se ci non esclude, anzi, la presenza di conflitti interni o di resistenze esterne). Tutto qui [Giuseppe Santoro, Banchieri e camerieri. Sovranit monetaria e sovranit politica]. Semplice, no? Destra e Sinistra nel mondo globalizzato Sul piano pratico, dellazione, la pretesa impersonalit e ineluttabilit del processo di globalizzazione determinano volutamente nelle masse un fatalismo impotente, camuffato negli intellettuali compatibili col Sistema sotto le spoglie accattivanti dellimpegno metapolitico ed intellettualistico fine a se stesso. Lennesima riproposizione, ma molto meno nobile, dellapolita degli sconfitti e dei falliti che si cerc, falsamente, di attribuire allo stesso Evola di Cavalcare la tigre o Larco e la clava. Se una volta militanti di destra e di sinistra puntavano a conquistare il Potere per affermare le loro speranze in un Mondo Nuovo, oggi molto pi borghesemente si acconteterebbero del podere! Minimalismo e localizzazione sono diventati lalibi del disimpegno e del riflusso nel privato, facendolo passare per il massimo dellimpegno possibile contro i poteri forti; quasi che nel mondo moderno fosse possibile ritagliare oasi, isole di un vivere alternativo, alieno alla societ circostante ed anzi alternativo ad essa. Chi ricorda le comuni dei sessantottini ? Con laggravante che questa ennesima esaltazione incapacitante della sconfitta e della fuga dal mondo non pi in una torre davorio ma direttamente in una stalla, viene spacciata per il massimo del comunitarismo e dellimpegno: insomma un Comunitarismo senza comunit. Per pochi eletti che hanno capito tutto (?) e fatto niente (!).

La sinistra, ma anche buona parte della destra, che pur contestano la globalizzazione dallalto, ne hanno accettato aprioristicamente la filosofia di fondo, lineluttabilit delle tesi, i principi filosofici e le utopie livellatrici; sono allinterno del fenomeno Globalizzazione, seppur criticandone errori ed orrori, e non lo sanno. Linternazionalismo proletario di ieri si chiama oggi antiglobal, ma certo pi globale che anti. La destra, che aveva avuto ben altri strumenti concettuali di comprensione e opposizione, partendo dagli studi sul Mondialismo, sulla Geopolitica, sulle tradizioni e su tutta lopera di maestri di pensiero come Evola, Guenon, Nietzsche, Spengler, Sorokin, Lorenz, Sombart, Weber e via elencando, come al solito NON ha capito niente ed rimasta al palo. Anzi spesso persino regredita politicamente ed ideologicamente rispetto alle analisi ed allazione politica anticipatrici degli anni '70 ed '80. Questa serie di considerazioni ci porta ad esprimere un giudizio definitivo e senza appello su tutto un ambiente sub-politico, definito genericamente area, forse perch fatto daria e di vuote parole al vento, della destra,neo/post/ultra fascista. Contro tutti i nostalgismi Il Fascismo, come fenomeno storico e politico europeo DEFINITIVAMENTE DEFUNTO NEL MAGGIO DEL 1945. Una sconfitta peraltro orgogliosa, con le armi in pugno, a differenza del comunismo marxista europeo crollato meno di mezzo secolo dopo con limplosione dellURSS e dei suoi satelliti. E comunque un dato di fatto irreversibile che le due forme di modernizzazione e mobilitazione di massa sono uscite sconfitte dallo scontro con lAmerica. E il modello americano che ha trionfato nel XX secolo, dando limpronta appunto al Mondialismo globalizzatore su tutta la Terra. Geopoliticamente lEurasia (+ Africa ed America Latina) ad uscire, per ora, sconfitta dal confronto-scontro con il Nuovo mondo, per un Nuovo Ordine Mondiale. Il cosidetto neofascismo o neonazismo del secondo dopoguerra stato tutto un grande equivoco, talvolta tragico, molto spesso comico e farsesco. Alimentato anche dai suoi nemici interessati. Quella che impropriamente viene definita estrema destra non si mai ripresa dal trauma della sconfitta bellica, dei suoi capi morti e/o massacrati, abbandonati da tutti al ludibrio della feccia, della plebaglia osannante fino al giorno prima. Limmagine di Mussolini e dei gerarchi con i piedi al cielo pesa come un macigno su pi di una generazione politica , che non lha mai rimossa. Cos come l8 settembre ha rappresentato una svolta epocale, la fine dellItalia come Nazione per tornare ad essere lespressione geografica contenente qualche decina di milioni di persone parlanti pi o meno la stessa lingua. La propaganda martellante dei vincitori ha additato i fascismi come il Male personificato; tanto da identificarsi spesso gli stessi seguaci in questo ruolo invertito, come estrema forma di contestazione ed autoriproduzione. Il nostalgismo, la formalit esteriore, la castrante esaltazione della sconfitta, il culto quasi necrofilo del passato, il ducismo senza Duce unito ad uno spontaneismo anarcoide (armato o disarmato), sono stati altrettanti fattori di impotenza politica e sociale, mentre il mondo cambiava vorticosamente emarginando sempre pi la destra nel ghetto costruito con le proprie mani. Ovviamente il nostalgismo neofascista, comunque riciclato, la NEGAZIONE STESSA DEL FASCISMO storico, che fu un movimento di mobilitazione rivoluzionaria delle masse, un movimento di giovani rivoluzionari in tutta Europa, basato sullo slancio vitale, sulla giovinezza, indirizzato al futuro, intenzionato a vincere e dominare; proprio come il Comunismo rivoluzionario dei Lenin, dei Trotskij, degli Stalin. Certamente entrambi rapportati al mondo della prima met del secolo passato. E si consideri che stiamo parlando della parte migliore della destra, di quella minoritaria che non ha accettato tout court di allinearsi al Sistema, di divenire il cane da guardia dellordine costituito. Questaltra destra, che invece ha capito benissimo in che direzione va il mondo, si semplicemente sbarazzata di ogni bagaglio storico e culturale per passare armi e bagagli nel campo dellavversario, del liberal-capitalismo, dellAmerica, del Sionismo, del Mondialismo. Questi arrivisti di vera destra rappresentano non certo il nemico principale, eppure il pi prossimo, essendo la loro massima ambizione di neofiti mercenari quella di dimostrare al nuovo padrone la piena affidabilit del servo da poco acquistato.

I recenti avvenimenti genovesi, lesaltazione della pi bestiale repressione poliziesca (senza neanche pi il coraggio di scendere in piazza per un confronto diretto), lanticomunismo senza pi comunisti, lallinearsi ad ogni iniziativa antipopolare e la perfetta identificazione nella politica estera americana e sionista sono fatti cos noti ed evidenti da non dover spendere troppe parole in merito. Nei casi pi estremi(sti) si fa pura opera di provocazione nostalgica e integralista da sagrestia, sempre ben nascosti dietro la rassicurante divisa e manganello della polizia di Regime, per rilanciare uno scontro destrasinistra, rosso contro nero, che sarebbe quanto di pi funzionale al Sistema mondialista in ambito nazionale, se non fosse tanto anacronistica da essere inutilizzabile persino per i servizi che la gestiscono, dentro e fuori i confini nazionali. Non c bisogno di aggiungere che lantifascismo di certa sinistra di sistema, altrettanto ridicolo e nostalgico, serve da pendant allanticomunismo becero della destra pi o meno estrema. Post-fascismo e neo-comunismo marxista continuano cos a combattersi ed elidersi a vicenda, a maggior gloria della razza padrona che traccia i destini dellItalia, dellEuropa, del mondo intero. Per i nostalgici dalla dura cervice e dal collo torto allindietro, bianchi, rossi o neri che siano, quindi evidente e comprovata limpossibilit di confrontarsi con la realt del presente e tantomeno con le sfide del futuro. E non soltanto lassoluta mancanza di prospettiva storica a renderli impermeabili di fronte alle novit. E la concezione stessa del tempo, dello spazio e dellEternit che non permette agli uomini del mondo moderno di essere moderni perch antichi, o pi semplicemente Uomini eternamente rinnovantisi nelle vicissitudini della storia. Va da s che esiste un iato insormontabile tra la destra ed il pensiero tradizionale di Evola. Attualit di Julius Evola Abbiamo gi ricordato che Julius Evola scrisse Rivolta contro il mondo moderno negli anni Trenta. Quando vergava quelle pagine ancora attuali il mondo era ben differente dal nostro allinzio del nuovo millennio: non esisteva lenergia nucleare prodotta dalluomo e si iniziavano gli studi per produrre larma pi devastante, non cera ancora la TV, il computer e tantomeno internet. Lavventura nello spazio esterno, lallunaggio, le missioni esplorative su Marte e nel sistema solare erano soltanto frutto della fervida fantasia degli scrittori di fantascienza. Non era stata identificata la mappa del genoma umano, non cerano biotecnologie e clonazione e ben pochi sapevano cosa fossero etologia ed ecologia. Lera dellindustrializzazione avanzava con passi da gigante solo in America e nellEuropa occidentale, peraltro ancora in gran parte con popolazione agricola e citt a misura duomo. E sul piano politico era ancora lEuropa il centro del mondo, con i suoi imperi coloniali, la sua cultura, la sua borghesia. La globalizzazione era agli inizi, tenuta a freno proprio dallesistenza di pi poli politici ed economici ancora vitali. LAmerica era ancora lontana dal realizzare il suo progetto di dominazione mondiale le cui linee erano state tracciate da ideologi e geopolitici gi nel XIX secolo. Persino la chiesa, gi avviata sulla via di uninarrestabile decadenza, faceva ancora una certa presa sugli animi e i comportamenti del popolo minuto, mentre la Politica dominava ancora leconomia negli stati totalitari pi importanti, dalla Germania alla Russia, dallImpero Nipponico allItalia di Mussolini. Un mondo lontano da noi 60/70 anni in termini temporali, secoli e secoli per mentalit, organizzazione sociale, tecnologia, rapporto tra economia e politica. Ci nonostante se rileggiamo oggi le pagine di Evola rimaniamo colpiti dallattualit dellanalisi, specie nella seconda parte su Genesi e volto del mondo moderno. Le sue conclusioni sul tramonto dellOccidente, come quelle di Spengler, i suoi giudizi sferzanti su Russia ed America e in generale sul ciclo che si chiude, sono tanto esatte da apparire profetiche; tenendo conto che le sue profezie non hanno niente di magico in senso banale, ma sono il frutto di una saggezza e Conoscenza che affonda salde radici nella Tradizione, nella concezione ciclica della storia. Per essa il nostro futuro gi scritto nel pi remoto passato, il quale non alle nostre spalle ma DAVANTI a noi, in un a-venire ben pi prossimo alla fine che allinizio del ciclo corrente e la cui conclusione determiner un nuovo e radicale Inizio.

Come sappiamo la Tradizione trdere, trasmettere dei Valori che sono eterni calandoli ed attualizzandoli nella storia, in forme e manifestazioni diverse ma facilmente identificabili in ogni epoca e in ogni luogo. Tradizione e Rivoluzione LA TRADIZIONE E RIVOLUZIONE, etimologica e reale. Essa re-volve e ritorna alle Origini, ma non prima di aver completato il suo Ciclo, la sua rotazione, la sua astronomica ri-voluzione appunto! La vera Tradizione non ha niente da conservare, ma tutto da distruggere, puntando al compimento rivoluzionario del ciclo, per arrivare ad un Nuovo inizio, alla nuova Et dellOro. La Conservazione il contrario della Tradizione/Rivoluzione, se intesa non nel senso dei Valori ma in quello del mantenimento, della difesa delle strutture del passato, delle forme oramai superate, ridotte a vacue parvenze, a vuote formule e forme, a scheletri anneriti dal tempo che celano il nulla. E questo vale per le forme politiche e sociali come per le religioni e le culture, oramai residuali e inutili se non al perpetuare vani simulacri e i loro custodi. Ripetiamolo: nel mondo moderno non c nulla da conservare, tutto da distruggere. A cominciare da quanto rimasto fossilizzato in istituzioni di un passato appena pi distante, che non era se non il frutto del modernismo del suo tempo: si pensi al nazionalismo frutto della Rivoluzione Francese e degli Immortali Principi dell89, termini presi a prestito dal pensiero tradizionale e rovesciato nel loro opposto. Se la conservazione il contrario della Tradizione che rivoluzionaria, la Sovversione, come tutti i fenomeni di ribellismo del mondo moderno, una rivoluzione di segno contrario, una Contro-rivoluzione, sempre nel senso tradizionale del termine. Essa infatti, nel momento stesso in cui pretende di distruggere le forme del presente (e questo il suo aspetto pi positivo) lo fa nel nome e nel segno della modernit, come categoria mentale e spirituale. Il ch si traduce non in unaccelerazione verso la fine della decadenza presente e quindi nel raggiungimento del punto catarchico che segna il passaggio rivoluzionario ciclico, bens nel perpetuarsi sotto nuove forme della decadenza stessa, che tende naturalmente a cristallizzarsi in ennesima conservazione, allavvento di unulteriore ondata sovvertitrice. La sovversione tende a ribaltare le forme del passate per conservare lessenza del presente, cio il modernismo antitradizionale, cercando cos di arrestare il vero processo rivoluzionario che chiuda un ciclo e ne apra uno nuovo. E insomma unaltra forma della conservazione. Un serpente che continua a mordersi la coda. Conservazione e Sovversione sono quindi funzionali lun laltra nellattuale fase del ciclo; anche se, da un pi elevato punto di vista metastorico, il compimento rivoluzionario dellultima fase ciclica scritto nel Destino: Come sempre fata volentes ducunt, nolentes trahunt. Le conseguenze dei due atteggiamenti mentali sono comunque diverse, per chi non vuol essere semplice spettatore passivo degli eventi, ma ha nella sua stessa natura il marchio di unimpersonalit attiva, la fierezza del guerriero della Tradizione che oggi non pu che manifestarsi nel combattente politico rivoluzionario. Valori a parte, ripetiamolo per la terza volta: nel mondo moderno non c nulla da salvare e tutto da distruggere. Nel mondo moderno, alla fine di un ciclo, ogni distruzione del passato e del presente propedeutica al compiersi del ciclo storico medesimo. Due fronti, molte trincee Sotto questo punto di vista consequenziale che un vero rivoluzionario veda in ogni giovane contestatore dellattuale assetto mondiale e nazionale un alleato tattico nellopera di distruzione delle istituzioni mondialiste, nellattacco contro i governanti collaborazionisti delloccupante americano, di destra o di sinistra poco importa, nella contestazione di ogni loro incontro, nello smascheramento dei loro inganni sulla pelle dei popoli, di TUTTI i popoli. Motivazioni e fini possono essere divergenti, ma il Nemico unico e supera ogni barriera ideologica o politica; solo chi ragiona cos un vero rivoluzionario, a prescindere dalla rivoluzione che ha in mente.

Senza infingimenti, senza commistioni, senza salti di campo per ingraziarsi chi considerer sempre un estraneo anche il neofita convertito. E la teorizzazione dei DUE FRONTI E MOLTE TRINCEE. Che ognuno combatta il Mondialismo, la globalizzazione o anche, se ha una visione limitata dei problemi globali, soltanto alcuni aspetti di essa, dal proprio punto di vista ideologico, ideale o esistenziale: dalla propria trincea. Ma avendo almeno ben chiara lidentificazione del Nemico stesso, che il nemico globale. Sar certo chi ha pi chiari i termini politici e metapolitici dello scontro planetario in atto, quello che avr anche una pi vasta panoramica del campo di battaglia e sapr condurre una lotta pi radicale e determinata. Ed il primo passo consiste nel dare un nome ed un volto ad un fenomeno che non affatto anonimo e figlio di NN come vorrebbero farci credere i soliti teorizzatori del disimpegno politico, della ritirata nel privato, tra imput metapolitici e pi prosaiche vite da piccoli borghesi. Il nome della mondializzazione: Amerika Il Mondialismo moderno la fase estrema dellimperialismo capitalista americanocentrico nella sua manifestazione pi degenerativa, antitradizionale, conservatrice e sovversiva al tempo stesso. Gli Imperi tradizionali dEuropa, nonostante avessero mitridatizzato il veleno di una religione aliena allo spirito indoeuropeo in forme politico-sociali dimpostazione tradizionale, si trasformarono alla fine del loro ciclo vitale in imperialismi e nazionalismi coloniali, invadendo ed infettando il mondo. Ancora una volta la legge del contrappasso ha voluto che lEuropa sia stata vinta e sottomessa da un frutto venefico del suo seno: lAmerica ha affrontato e vinto lEuropa (tutta lEuropa, anche quella degli alleati di ieri), lha privata del suo potere e delle sue colonie, sostituendovi un neo-imperialismo politico, economico, mediatico. In termini geopolitici il Mare ha vinto la Terra, e continua ad avanzare al suo interno. LAmerica infatti si oggi imposta anche sulla rivale Russia e i confini della NATO si spostano sempre pi verso il cuore dEurasia, lHeartland logistico della ex potenza antagonista. Il Mondialismo e la sua manifestazione economica e mentale, la globalizzazione, non potrebbero esistere senza il dominio di una ed una sola superpotenza che ha imposto al mondo il suo predominio militare sulla terra, sopra e sotto i mari, nei cieli e nello spazio esterno. Non esisterebbero senza una moneta unica valida ovunque per i pagamenti internazionali, senza una lingua comune di comunicazione, dalla diplomazia ai computer, senza una pseudocultura accettata o subita da tutti, senza la tv, il cinema, la stampa, internet ecctutto facente capo alle lobbies ed alle multinazionali con base negli Stati Uniti dAmerica; fortezza continentale irraggiungibile, braccio armato mondiale del SIM, il super Stato Imperialista delle Multinazionali. Gli Stati Uniti sono grandi difensori della globalizzazione e dove essa stata messa in pratica, come nelle relazioni col Messico, ha portato un gran bene. [agli Stati Uniti- nostra nota]Penso che gli Stati Uniti siano stati finora i primi a baneficiare della globalizzazione e che si trovino, dal punto di vista della concorrenza, nella posizione pi forte rispetto a chiunque altro; parola di Henry Kissinger, lebreo volante delle Amministrazioni repubblicane, premio Nobel per la pace (dopo aver favorito la guerra Iran-Iraq con oltre un milione di morti), autore del recente libro LAmerica ha bisogno di una politica estera? e sponsor dellattuale ministro degli esteri italiano nel governo Berlusconi. Gli fa eco il confratello,George Soros, ebreo di origine ungherese, speculatore internazionale capace di affondare in una sola operazione borsistica leconomia di interi paesi (nel92 cost allItalia una perdita di quaratamila miliardi di lire!) ed attuale co-presidente del World Economic Forum di Salisburgo (fratello minore estivo di quello di Davos): Io penso che la globalizzazione porti grandi benefici ad un gran numero di uomini e donneLa liberalizzazione dei mercati e del movimento dei capitali produce soprattutto benefici privati e ai privati. Ma non si preoccupa n pu farlo di per s, dei benefici collettivi (da: La globalizzazione un bene, i governi imparino a usarla-Repubblica, 3.07.2001).Viva la sincerit! Certo per il sig. Soros e affini la globalizzazione stata una vera manna dal cielo, tipo quella elargita da Javh ai suoi correligionari. Ma ora ha deciso di lasciare la finanza e dedicarsi ai problemi della democrazia nellEuropa dellEst. Tremate slavi!

Del resto noto che uno degli strumenti che lAmerica ha per imporre la sua politica economica al mondo, oltre il dollaro, quello della cosiddetta GLOBALIZZAZIONE ASIMMETRICA, che mentre impone alle economie pi deboli, comprese quelle dei partners ricchi del Nord del mondo, il liberismo quasi assoluto negli scambi internazionali, applica al contrario altissime tariffe doganali alle merci straniere pi competitive sul mercato interno statunitense, a difesa degli interessi lobbistici dei produttori americani. Una politica economica che applicata ai prodotti del Terzo e Quarto Mondo risulta devastante per le economie pi deboli, costrette poi ad indebitarsi per importare prodotti americani sui quali gli USA pretendono di non pagar dazio. Come lAmerica prepara la III guerra mondiale Ma c anche un nuovo pericolo, accentuatosi con lavvento dellattuale Amministrazione repubblicana di Bush J. : il rilancio della corsa agli armamenti per creare un gigantesco apparato militar-industriale, inattaccabile da qualsiasi eventuale nemico (scudo stellare) e capace di colpire ovunque in tempi brevissimi (bombardiere spaziale, utilizzo militare del sistema satellitare civile attuale). Questo soprattutto per favorire le lobbies belliche ed il Pentagono, che hanno portato allelezione di un nuovo Bush con il vecchio staff repubblicano del padre o anche precedente. A prescindere dai rischi evidenti di una tale politica per la pace e la stabilit internazionali, essa rischia di far collassare uneconomia gi oggi in piena crisi, con la creazione di un arsenale costosissimo e ipertrofico, per di pi completamente inutile in un sistema internazionale che vede gli USA gi al giorno doggi quale unica superpotenza mondiale. E questa la tesi di Chalmers Johnson ne Gli ultimi giorni dellimpero americano. In questo libro si prospetta infatti una fine degli Stati Uniti molto simile al collasso implosivo dellex URSS nel momento in cui fu palese che il suo sforzo militare non era stato compatibile con la tenuta delle strutture economiche interne e si era per di pi dimostrato inadatto alla geostrategia contemporanea (sconfitta in Afghanistan, Polonia, Medio Oriente ecc) Il crollo dellimpero americano non sarebbe certo una perdita per il resto del mondo, ma al contrario linizio della rinascita di popoli e nazioni, se non fosse per il fatto che la globalizzazione americanocentrica ha vincolato tutti alleconomia e alla politica statunitense. Tanto che la crisi generale del capitalismo USA rappresenterebbe contemporaneamente LA Crisi Mondiale per antonomasia, di fronte alla quale quella del 29 sarebbe stata una tempesta in un bicchier dacqua. Inoltre sicuro che lAmerica, di fronte alla prospettiva del disastro economico interno (che, in quel tipo di societ, rappresenterebbe semplicemente la fine degli Stati Uniti come entit politica unitaria) sarebbero pronti a scatenare un conflitto mondiale sul quale scaricare le tensioni interne e nel quale gettare gli armamenti la cui costruzione avrebbe determinato la crisi stessa. Il libro di Johnson aveva anticipato la crisi con la Cina proprio nellarea del Mare Cinese Meridionale e per la questione cruciale di Taiwan. Ancora una volta limperialismo militarista ed interventista la fase suprema e la valvola di scarico del capitalismo nella sua fase estrema. Con la variante che stavolta lAlta Finanza a condurre il gioco ed il teatro pi che mai lintero pianeta, il quale rischia di essere trascinato nellolocausto nucleare totale, seguendo il crollo dellImpero Americano. Se il Mondialismo dunque frutto degenerato del nazionalismo, dellimperialismo coloniale rovesciatosi nel suo apparente opposto, ma in realt tutto interno alla logica mercantilistica anti-tradizionale che presiedette alla nascita ed affermazione degli imperi coloniali europei, la soluzione al problema non pu che trovarsi alla radice di partenza: lEuropa. Europa, Impero e geopolitica Cio in un IMPERO EUROPEO autocratico, autarchico, armato Una concezione imperiale, tradizionale, rivoluzionaria e geopolitica come risposta allimperialismo del mondo unipolare, modernista, conservatore dellassetto globale attuale. Riecheggiano le parole di Evola: Dopo, gli imperi saranno soppiantati dagli imperialismi e non si sapr pi nulla dello Stato se non come di una organizzazione temporale particolare, nazionale e poi sociale e plebea.

UnEuropa Unita che ritrovi quindi proprio nelle sue radici pi profonde, nelle sue origini polari, nella sua Tradizione la forza per sollevare la bandiera della liberazione continentale e planetaria contro il Mondialismo. E che abbia nella GEOPOLITICA, cio nella coscienza storica e geografica delle sue lites e dei suoi mille popoli, larma con cui combattere le utopie del mondo moderno e le minacce dei potentati mondiali. Una simile Europa certamente non ha niente a che spartire con lattuale UE, propaggine atlantica della talassocrazia americana; la geopolitica, la storia, lideologia dei nostri attuali occupanti sono necessariamente conflittuali ed antagonisti con quelli dellEuropa. In termini geografici, storici e culturali poi lunit del continente Europa si compenetra con la sua parte orientale, in specie con la Russia, tutta la Federazione Russa attuale, che ne rappresenta il proseguimento nella prospettiva geopolitica, la garanzia in termini militari, la complementariet nellaspetto economico e la potenzialit per lo SPAZIO VITALE. LEuropa da Rejkiavik a Vladivostok, dallAtlantico al Pacifico, da Thule in Groenlandia a Bering, nellestrema punta orientale della Siberia, con eventuali basi strategiche avanzate oltre lo stretto non una Utopia, semplicemente una necessit per lesistenza stessa. Che poi ci siano ancora popoli europei capaci di una reazione vitale, tutto da verificare. Certo non a occidente, ma forse da oriente e dalla Russia stessa che pu venire qualche speranza. E daltra parte la Russia non pu fare a meno dellEuropa, pena seguirne la stessa sorte. Se, come dicemmo il Mondialismo oggi sidentifica totalmente con limperialismo americano, Mondialismo= Americanismo, la risposta POSSIBILE non pu che essere lEuropa Unita e indipendente, sovrana e autarchica nelle necessit primarie. LOne World che ci si prospetta come il migliore dei mondi possibili ha un centro: lombelico del mondo unificato negli USA, in particolare quello finanziario e politico tra New York ed Washington, quello culturale tra Los Angeles e San Francisco, mentre il retroterra economico industriale occupa la fascia centrale da Chicago al Texas. Se la minaccia distruttiva della superpotenza USA, quale strumento del piano mondialista di dominio, globale, altrettanto globale dovr essere la lotta dei popoli liberi, riuniti in aree geopolitiche e culturali affini.

La nuova Tricontinentale LEuropa per essere libera dovr quindi porsi allavanguardia delle lotte di liberazione del Sud del mondo: dellAmerica Latina oggi ridotta a cortile di casa dellimperialismo yankee del nord, dellAfrica nera subsahariana come dellAsia gialla con in testa la Cina, degli aborigeni dellOceania, del sub-continente indiano, del mondo iranico nostro naturale alleato come di quello turcofono confinante in Europa ed Asia. Ed ancora sar nostra la lotta del popolo Palestinese, arabo e islamico contro la presenza sionista in Palestina e nel Medio Oriente. Israele il baluardo armato dellimperialismo talassocratico USA nel cuore della massa continentale eurasiatico-africana, alla confluenza degli stretti dei mari interni e sulle rotte delloro nero dellenergia mondiale. La sua stessa presenza rappresenter sempre un pericolo mortale per lunit europea, come per quella araba, iranica o africana. Leliminazione del bastione sionista nel Mediterraneo e sar una priorit strategica per ogni governo e stato che voglia combattere contro il Mondialismo, per le unit continentali geopolitiche. Nel mondo globale non si possono ignorare situazione geostrategiche anche agli antipodi del pianeta. Ma le piccole nazioni sette-ottocentesche non possono certo competere con grandi potenze a respiro continentale. Mario Vargas Llosa, peraltro un esegeta della globalizzazione, ha recentemente affermato: La realt del nostro tempo quella di un mondo nel quale le antiche frontiere nazionali si sono gradualmente assottigliate fino a sparire in certi settori leconomia, la scienza, linformazione, la cultura, anche se non nel politico e in altre sfere -, stabilendo sempre di pi, tra i paesi dei cinque continenti, una interdipendenza che si scontra frontalmente con la vecchia idea dello Stato-nazione e le sue prerogative tradizionali. (Quello che rester del nuovo Sessantotto Repubblica, 7/8/2001)

Il politicante scrittore peruviano non manca di notare che il sistema democratico (cio gli USA) hanno sconfitto i grandi regimi totalitari del XX secolo, Fascismo e Comunismo, indicati quindi come gli unici seri tentativi antimondialisti, rispetto alle velleitarie utopie del popolo di Seattle, destinato ad essere riassorbito nel Sistema come i contestatori del 68. Un Sistema del quale si riconoscono gi componente interna seppur nel dissenso dei mezzi. Potremmo solo aggiungere che gli stessi fascismi e comunismi dovettero in parte la loro sconfitta proprio al fatto di non aver compreso a piena la globalit della lotta, le intenzioni della potenza americana nel mondo; finendo per scontrarsi tra loro, permettendo allimperialismo USA di batterli, in tempi separati, e con diversi strumenti, ma sempre con lunico obiettivo storico di dominare la Terra. Che le unit geopolitiche e culturali nel futuro della politica mondiale non siano una mera ipotesi di studio, vuoto accademismo politologico o peggio utopia incapacitante, sono gli stessi teorici della supremazia americana a dircelo. Il trilateralista Samuel P. Huntington il portavoce di varie associazioni americane che tracciano le linee strategiche per il XXI secolo a stelle e striscie. Nelloramai celeberrimo Lo scontro delle Civilt e il Nuovo Ordine Mondiale, lautore disegna il quadro di un mondo futuro diviso per grandi aree geografico-culturali, nellambito delle quali dovrebbe valere il principio di non ingerenza da parte di una potenza esterna. Scrive Huntington: Sotto la spinta della modernizzazione, la politica planetaria si sta ristrutturando secondo linee culturali. I popoli e i paesi con culture simili si avvicinano. Le alleanze determinate da motivi ideologici o dai rapporti tra le superpotenze lasciano il campo ad alleanze definite dalle culture e dalle civilt. I confini politici vengono ridisegnati affinch coincidano con quelli culturaliLe comunit culturali stanno sostituendo i blocchi della Guerra Fredda e le linee di faglia tra civilt stanno diventando le linee dei conflitti nella politica globale. Certamente lHuntington scrive da americano ed il suo concetto di civilt poco ha a che vedere con quello della tradizione europea o sino-nipponica o arabo-islamica ecc.. E infatti nella logica geopolitica atlantica dei suoi sponsor lEuropa sarebbe unita agli USA e separata dal suo naturale proseguimento orientale nel mondo slavo-ortodosso. Del resto la scuola geopolitica di un Haushofer aveva gi previsto un mondo di unit continentali (nel senso che la geopolitica d al termine continente, non necessariamente coincidente con la suddivisione scolastica cui siamo stati indottrinati a scuola); ma Huntington, ovviamente, non ne fa parola. Geopolitica e lotta di liberazione Eppure le unit geopolitiche e culturali di tipo imperiale sono nella realt della suddivisione planetaria del futuro e rispondono ad una esigenza reale dettata dalla Storia e dalla Geografia. Anche la Geopolitica, criminalizzata per anni come pseudoscienza nazista tornata in auge dopo la fine del bipolarismo USA-URSS e la nascita di nuove nazioni e nuove realt supernazionali, cone lIslam Rivoluzionario, il risveglio della Cina o la nuova vitalit dellInduismo. Al momento attuale invece lEuropa, inglobata nella NATO, non altro che terra di occupazione, terza sponda doltre oceano della potenza aereo-marittima dominante, fronte avanzato dellimperialismo nordamericano/atlantico verso il cuore continentale, lHeartland russo-siberiano. In tale contesto TUTTI gli eserciti e le polizie, i servizi e le strutture politiche delle nazioni europee sono al servizio di Washington, strutturati ed armati in funzione degli interessi strategici dintervento rapido dellimperialismo americano in ogni angolo del mondo. Come tali essi devono essere considerati come COLLABORAZIONISTI DEL NEMICO OCCUPANTE, da parte di ogni vero rivoluzionario e patriota europeo: e trattati come tali. In fondo la guerra contro lEuropa non si mai conclusa, dal secolo scorso ad oggi. E la stessa NATO, lungi da essere una difesa e una garanzia per i sedicenti alleati europei, ha sempre rappresentato lo strumento di dominio americano sull Europa; in particolare oggi che non ha neanche pi il velo giustificativo del baluardo anticomunista ed antisovietico. Lesperienza delle guerre balcaniche e lattacco alla Serbia sono solo gli ultimi tragici fatti sotto gli occhi di tutti. E la vergogna del Tribunale Internazionale dellAja, che processa i vinti e/o gli alleati scomodi per

conto dei veri criminali mondiali, non rappresenta che listituzionalizzazione dellaltra vergogna storica, i tribunali di Norimberga e di Tokio. Con la teorizzazione degli interventi umanitari gli Stati Uniti si sono autoproclamati poliziotti mondiali, oltre che carcerieri e boia, contro il criminale internazionale di turno, scelto sulla base degli interessi correnti della strategia militare e politica del Pentagono: ieri Hitler, Mussolini, Stalin e il Giappone, oggi lIran komeinista, la Libia di Gheddafi, la Corea, o pi semplicemtente Saddam Hussein, Milosevic o Bin Laden!

La glocalizzazione Per tornare alla proposizione delle unit geopolitiche autocentrate, noteremo come queste rappresenterebbero anche la risposta al falso problema della dicotomia tra GLOBALIZZAZIONE e LOCALIZZAZIONE. Il mondo moderno sembra tendere verso labbattimento di ogni barriera nazionale (internazionalismo, governo unico mondiale), culturale (uniformismo dei costumi, delle mode, della musica, del cibo, internet ecc..) economica (globalizzazione dei mercati, liberismo assoluto), religiosa (sincretismo, fratellanza universale, modello monoteista unico), ecc; e comunque in tal senso che spinge il progetto mondialista di una cultura unipolare, modellata sullamerican way of life. Daltra parte la naturale resistenza di uomini sani e popoli ancora vitali va nel senso apparentemente opposto: il Localismo, il ritorno ai valori della terra, quando non anche del sangue. Si riscoprono usi e costumi, tradizioni locali o ricette, si riabilita il rapporto armonico con la natura che fu precristiano. Fino alla rivendicazione di autonomia o indipendenza per le piccole patrie, con la rinascita delle lingue perdute, la riscoperta della storia occultata e di simboli e bandiere dimenticati. Un fenomeno certo positivo che per rischia anchesso di essere strumentalizzato dalle lobbies mondialiste, per essere utilizzato come semplice folklore, come ulteriore indebolimento interno della politica nazionale, quando questa non si pieghi subito e completamente ai voleri e ai valori degli apolidi padroni del mondo. Il teorico pi noto di questa tendenza localista, insieme ai vari I. Illich, V. Shiva e Bov, lecologista inglese Edward Goldsmith, autore di Glocalismo, cio appunto la tendenza globale al localismo nel mondo. In una recente intervista (La Stampa, 15/7/2001) il teorizzatore di comunit stabili, territoriali, tradizionaliste, autoregolate e a crescita zero, afferma: Si vuole creare un paradiso per le multinazionali, rimuovendo le regole che proteggono i poveri e le comunit locali. Il G8 lo fa sistematicamente Credo nei doveri verso la famiglia e la comunit, nellidea di religione e di tradizione. Orribile la societ individualistica, atomizzata, di massa. Non c libert ma solo Coca-Cola, organismi geneticamente modificati, MacDonalds. Ed ancora: La globalizzazione un fenomeno temporaneo, che non pu durare: Pensi alle crisi finanziarie che costellano questi nostri anni. ..La politica di Bush porta verso lestinzione dellumanit: ma in tal caso non ci sar pi economia, non ci sar pi nulla. Credo che le cose stiano cambiando. Bisogna preparare il collasso di questo sistema, che arriver comunque. Parole che condividiamo in toto e che riproponiamo a chi ci lanciasse accuse di catastrofismo apocalittico. Ci sarebbe semmai da chiedersi come conciliare le idee di Goldsmith con quelle dei globalizzatori dal basso, post-marxisti, internazionalisti e cristiani di base, cio le ideologie internazionaliste e mondialiste per eccellenza. E anche con quelle di Bov o del subcomandante Marcos, arrivato come rivoluzionario marxista nella foresta Lacandona del Chiapas con il Capitale sotto il braccio, e convertitosi alla visione del Popol-Vuh, il testo sacro dei Maya! Del resto noto che, oltre ai succitati, tra i padri nobili dellAntiglobal sono stati inseriti, a ragione o a torto, nomi vecchi e nuovi di tutti i tipi: da Marx a Keynes, dal solito J.J. Rousseau a Russell e Marcuse, da Morel a Tolstoj, fino ai pi attuali Mac Luhan e Jeremy Rifkin, che ha lanciato il termine Ecocidio, titolo di un suo

libro(autore anche di:Il secolo biotec), Vandana Shiva, Luther Blisset e ovviamente gli ebrei americani Noam Chomsky e Naomi Klein, la fortunata autrice di No Logo. N potevano mancare religiosi e teologi da Madre Teresa di Calcutta (immancabile, appunto, in tutte le salse), ad Hans Kng e Leonardo Boff. Stranamentenon si parla di Hakim Bey (alias Peter Lamborn Wilson), teorizzatore delle TAZ, Zone Temporaneamente Autonome che sembra sia fra le letture preferite delle frange dure anarcoinsurrezionaliste del movimento antagonista. Un Sufi che propone una lettura anarco-nihilista della rivoluzione antimondialista, sotto il segno non del materialismo-marxiano ma della Dea Kal, cio sotto il segno della distruzione totale in quello che appunto i tradizionalisti definiscono il Kali-Yuga, lEra di Kal, la sposa di Shiva , distruttore ma anche restauratore. [notizie, tratte da forum telematico, di Luigi Leonini, che riporta le critiche del sinistro Blisset ad Hakim Bey, considerato quasi un nazifascista!]. Resta il fatto che il DIFFERENZIALISMO IDENTITARIO, la Localizzazione, il particolarismo etno-geografico non potrebbero comunque contrastare la Globalizzazione imposta, il progetto Mondialista solo rinchiudendosi nel particolare; opponendo in particolare piccole comunit ed economie da villaggio allo strapotere economico e politico, per non dire militare, del mondialismo e dei suoi manutengoli. Tantomeno prospettando solo unopera di distruzione totale (assolutamente necessaria, e prioritariamente indispensabile) delle strutture del mondo moderno, senza proporre e preparare lalternativa alla globalizzazione e non una globalizzazione alternativa. Comunit, Nazione, Impero N, al contrario, si pu restare in attesa di una crisi strutturale del Sistema mondialista, che certamente E nel destino del Capitalismo Finanziario Internazionale, ma di cui bisogna favorire il collasso, come giustamente dice il Goldsmith. Persino le nazioni nate dalla Rivoluzione Francese e dalla decolonizzazione del dopoguerra sono diventati strumenti politici inadeguati ad affrontare il fenomeno; tantomeno potrebbero esserlo microcomunit dogni genere, se non inserite organicamente in ununit pi grande, pi complessa, garante delle specificit locali e della difesa comune. Sul problema del rapporto tra nazionalit, nazionalismo e impero rimandiamo ancora una volta all Evola di Rivolta contro il mondo moderno, che anche in questo campo anticipava di decenni le critiche al nazionalismo che, tra isterismi di masssa e guerre civili europee, gi si scavava la fossa nel secolo trascorso. Su di essa il Mondialismo ha posto la sua pietra tombale. La soluzione del problema di superare la Globalizzazione mondialista difendendo dallomologazione planetaria del capitalismo finale le specificit locali, non pu che essere lEuropa Unita dallAtlantico al Pacifico, dal Polo al Mediterraneo-Mar Nero-Caucaso-Siberia: lEuropa di cento bandiere, di mille piccole comunit sempre pi particolari e specifiche nella loro cultura. Ma unEuropa che sia comunque omogenea, unitaria nelle sue radici etniche e spirituali pi antiche, in un vasto spazio geopoliticamente delineato ed economicamente autarchico. Del resto proprio questa lessenza dellImperium tradizionale , descritto da Evola e conosciuto da tutte le Civilt autentiche. Perch lunit dellImpero data dalle lites spirituali, politiche e militari tratte dai popoli componenti lImpero stesso portatore di una visione anagogica, spirituale, metapolitica e metafisica, che compenetra ma supera idealmente gli interessi e le tradizioni dei popoli compresi nei confini imperiali, ciascuno dotato del suo spazio geografico particolare. Ancora una volta la soluzione pi realistica e avveniristica del dramma del nostro tempo risiede nella saggezza della Tradizione che, in quanto tale, non n antica n moderna perch eterna. Ritorno alla Grande Politica Si parla molto del ritorno della Politica, del suo riprendere il posto che le compete sopra leconomia. Ma solo se si comprender la vera natura del Mondialismo, che non soltanto (e nenche soprattutto) un fenomeno di natura economica, si potr opporre una valida alternativa e politica e socio-economica al progetto di dominio di una ristretta, eletta, oligarchia plutocratica, ma anche portatrice di una ben specifica contro-tradizione religiosa e culturale: una visione del mondo globale e globalmente antagonista a quella dei popoli.

Circa il tipo di lotta da intraprendere ci permettiamo di rimandare il lettore ai precedenti scritti, ed in particolare alla Dottrina delle Tre Liberazioni (Liberazione Nazionale/ Liberazione Sociale / Liberazione Culturale, nel quadro geopolitico europeo e in una prospettiva di guerra totale mondiale dei popoli contro limperialismo americano). Ma prima di ogni azione nel campo pratico sar necessario chiarire iequivocabilmente i termini del problema, gli attori reali sulla scena nazionale e mondiale e quelli fittizzi, gli uomini e le istituzioni, i partiti e i movimenti che sono al servizio del progetto moindialista. Per queste analisi le vecchie abusate terminologie non hanno pi senso, non servono allo scopo se mai servirono: destra, sinistra, fascismo/antifascismo, comunismo/anticomunismo, democrazia e/o totalitarismo, nazionalismo-internazionalismo, tutte parole che appartengono ad unepoca della politica oramai vecchia di un secolo. E che se vengono ancora utilizzate a fine polemico e/o apologetico, solo perch servono agli imbonitori di turno a deviare lattenzione dalle realt delloggi, dalle prospettive di aggregazione e di lotta del domani. Il quadro dello scontro e i suoi protagonisti Evola perlomeno ci ha insegnato come, al contrario, anche i termini esatti appartenenti alla Tradizione Una, in quanto svincolati dalle contingenze del temporale, del passeggero, del provvisorio, dellinessenziale, possano tramutarsi di epoca in epoca in parole dordine per la lotta, in Miti di riferimento capacitanti, in prospettive reali e realistiche di lotta, per chi voglia essere protagonista nel proprio tempo, anche nellepoca della dissoluzione e della fine ciclica; la cui durata peraltro non possiamo determinare. Siamo del resto sempre stati convinti che non esistano i miti incapacitanti, bens solo uomini incapaci di attualizzare una Realt per sua natura a-temporale, metapolitica. Attardarsi a cercare di recuperare giovani o meno giovani, a qualunque ideologia appartengano, il cui limitato orizzonte mentale e spirituale li destina per natura o per scelta a battaglie di retroguardia, a sterile nostalgismo, allimpotenza politica, quando non addirittura alla difesa delle vuote istituzioni del passato, oltre che vano, controproducente. Sar semmai questa limatura di ferro che seguir la calamita, se questa sapr esercitare la sua forzanaturale attrattiva. Ma assolutamente da evitare ogni commistione, ideologica, ideale, politica o pratica, o persino dettata dal sentimentalismo su un passato in comune, verso tutti quegli elementi che militano in formazioni legate alle istituzioni attualmente al potere. Che lo facciano per arrivismo, per furbizia, per avidit, per malafede o per buonafede e/o convinti di scegliere il meno peggio, tutti costoro sono OGGETTIVAMENTE al servizio del progetto mondialista, dei suoi esecutori nazionali ed in ultima istanza delloccupante imperialista e dei padroni del nostro e degli altrui destini. Camerieri dei banchieri, per usare il felice titolo del Santoro. SONO AGENTI DEL NEMICO, e come tali vanno trattati e combattuti. La pretesa buonafede dopo anni di riprove al contrario solo stupidit allo stato puro, quando non peggio. Le destre di Regime e di Sistema non hanno scusanti. Anzi , al contrario, sono assai pi responsabili e quindi colpevoli, in quanto avendo da sempre a portata di mano gli strumenti ideali, culturali e politici, i punti di riferimento fissi e veritieri per unanalisi della societ nazionale ed internazionale, non ne hanno mai fatto uso, preda ogni volta degli istinti pi animaleschi e delle reazioni pi incontrollate, come gli sbavanti cani di Pavlov davanti ad un osso. E nel momento stesso in cui esaltano un passato lontano del quale sono indegni, lo negano nei fatti portando acqua ed energie al mulino di un nemico secolare, lo stesso di ieri, di oggi e del prossimo domani. N si pone allopposto il problema di rincorrere una contestazione umanitarista, riformista, cristiano o laico progressista, che gi dai suoi esordi manifesta chiaramente i germi e le patologie del male che vorrebbe combattere. Ad essa sarebbe quasi da preferire quella radicale e semplicemente distruttiva dei casseurs, degli anarchici e nihilisti dogni specie, il cui vero limite non tanto nelle modalit dazione (cosa saranno mai quattro vetrine rotte di banche o agenzie finanziarie in confronto al crimine della fondazione di banche e finanziarie?), bens nella mancanza di prospettiva rivoluzionaria e nella fisiologica negazione di unalternativa possibile.

Anche se, in questo caso, le convergenze tattiche, sono possibili e persino auspicabili; ferma restando per la propria identit politica e Culturale in senso lato. Se le destre di sistema fanno parte del fronte nemico, quello del Mondialismo al potere, gli antiglobalizzatori, variegati quanto i colori dellarcobaleno, rappresentano una contestazione interna al Sistema globalista, eppur tuttavia una contestazione Nello schema ideale dei due Fronti e molte trincee, mentre la destra reazionaria palesemente schierata nel fronte opposto, tanti giovani contestatori sono su trincee vicine, anche se non hanno un quadro chiaro e generale delle forze in campo e delle strategie. Questo anche perch spesso sono proprio i loro dirigenti ad appartenere al nemico mondialista e quindi a deviarne le positive energie rivoluzionarie verso falsi obiettivi. Da parte chi cosciente di tutto ci si tratter allora di assumere una posizione quanto mai ferma e RADICALE contro tutte le espressioni, politiche, sociali, scientifiche, spirituali eccdel moderno mondo globalizzato. Un tradizionalista rivoluzionario, lo ripeteremo fino alla nausea, non ha niente da salvare del mondo moderno, ma tutto da distruggere: a cominciare dai rimasugli, dai rottami, dai resti di un passato che non apparteneva gi al suo esordio al mondo della Tradizione, ma ad una fase precedente e oramai superata della decadenza. Forti di una retta Dottrina e di una razionale analisi storica e geopolitica, coscienti della consapevolezza di battersi per la giusta causa dei popoli, in una visione globale del mondo e della storia offerta dallinsegnamento tradizionale di maestri come Evola, Guenon, Bla Hamvas (lautore di Scientia Sacra), e tanti altri, i giovani rivoluzionari antimondialisti del domani si devono porre allavanguardia e non nelle retrovie della guerra contro la globalizzazione in tutte le sue forme e manifestazioni; che ovviamente non sono soltanto economiche e politiche, bens esistenziali, spirituali, naturali. Abbiamo risposte e proposte in ogni campo: dalla salute allambiente, dal lavoro allimmigrazione e al debito mondiale, dal cibo al commercio, dalla genetica alle nuove tecnologie; ecologia, etologia, animalismo e via elencando hanno sempre fatto parte del nostro bagaglio culturale, a differenza di tanti parvenues dellultimora. Senza seguire nessun capopolo isterico, ducetto da strapazzo o farabutto politicante, le nuove leve che verranno devono prima di tutto selezionarsi, contersi, organizzarsi. Comunque lo si voglia poi chiamare deve nascere un COORDINAMENTO ANTAGONISTA RIVOLUZIONARIO fra tutti coloro che condividano una visione tradizionale, anagogica della vita e del mondo ed abbiano la volont di applicarla nella lotta quotidiana; una quotidianit che sia vissuta sotto il segno dellAssoluto. Non limpegno di un giorno o di un anno, ma la determinazione di tutta una vita! Chi sapr trovare in se stesso questa determinazione assoluta pu star certo che sar seguito da un numero sempre crescente di giovani e meno giovani, i quali attendono solo un segno, un impulso, una bandiera per lanciarsi nella pugna. Evola come maestro di lotta e vittoria Evola non mai stato lideologo della ritirata, della sconfitta, della resa, del gesto disperato seppur coraggioso fine a se stesso. Tutta la sua vita e le sue opere, prima e dopo le Guerre Mondiali, sono una testimonianza di impegno, senza esaltazioni improvvise o scoramenti. Evola fu un vero rivoluzionario, anche quando era immobile, paralizzato sulla sua sedia, al tavolo di lavoro. E ce lo dimostra il fatto che seppe vedere lontano e pre-vedere la realt nella quale siamo oggi immersi. Prevedere e provvedere, offrendoci gli strumenti teoretici per combattere il mond(ialism)o moderno, i suoi inganni, le sue sirene ammaliatrici. Il Sistema mondiale molto pi fragile di quanto ci faccia credere. Il suo crollo non si protrarr nel tempo, non sar una lunga decadenza, ma un crollo netto, quasi immediato; pi veloce del crollo di un colosso dai piedi dargilla, come fu lURSS alla fine del millennio trascorso. Si tratter allora, dove possibile, di sfruttare le contraddizioni interne al Sistema, che sempre si presentano in ogni fenomeno storico di mutamento. Fare esplodere le contraddizioni, portare la contrapposizione NEL Sistema a contrapposizione AL Sistema. Mostrare ai popoli tutta la fragilit della costruzione e strappare la maschera ai burattinai che la muovono.

Primo imperativo: mutare di segno la mobilitazione Antiglobal; dal di una globalizzazione al negativo, dal basso, a quello + , positivo, di una lotta senza quartiere al Mondialismo comunque inteso PER la Liberazione Nazionale, Sociale, Culturale, europea e mondiale. Non prima di aver fatto piazza pulita di tutto il passato e il presente. Questo vero nihilismo attivo. Sempre Evola, a conclusione di Rivolta contro il mondo moderno, affermava: Si tratterebbe di assumere, presso ad uno speciale orientamento interiore, i processi pi distruttivi dellet moderna per usarli ai fini di una liberazione. Come in un ritorcere il veleno contro s stesso o in un cavalcare la tigre . E chi pu essere pi radicale e totale nella lotta al mondialismo moderno di chi ha un punto fermo di riferimento, ben oltre le contingenze storiche del momento? Chi sa guardare ben oltre i confini dello spazio e quelli del tempo, riallacciandosi con un altro anello alla catena ininterrotta di una concezione circolare della Storia : costui sapr essere lAVANGUARDIA delle nuove generazioni che, proprio nel momento pi buio dellomologazione e dellannichilimento, sentono ancora il fremito della Rivolta, la necessit etica dellimpegno nella difesa dei pi deboli, degli oppressi, dei perseguitati, la necessit fisica di vivere per lottare e lottare per vivere. Ezra Pound defin il comunismo unetica e il fascismo unestetica, il capitalismo una pratica. Si tratta ora di fondere etica ed estetica nella lotta al capitalismo che si rivelato una pratica folle e suicida per tutti, anche per quelli che lo difendono, coscienti o meno che ne siano. Come ebbe modo di dire un vero rivoluzionario del ventesimo secolo, Ernesto Che Guevara, bisogna sentire come se fosse ricevuto sul proprio viso lo schiaffo dato ad ogni uomo; ed agire di conseguenza. Del resto, anche volendo, la generalit dei problemi e il pericolo sono oramai cos globali appunto che rinchiudersi nel proprio egoismo, ideologico o sociale che sia, sarebbe un suicidio. Uomini come Julius Evola, come Nietzsche e tanti altri ci hanno lasciato strumenti di studio, di analisi del mondo attuale che, nelle mani giuste, possono trasformarsi in valide armi di lotta e vittoria. Chi sapr impugnarle con impersonalit, con animo nobile e volont ferrea, unendosi a tanti altri uomini e popoli che in ogni angolo del pianeta stanno sollevando la testa, ritrovando la voce, alzando i pugni al cielo? La possibilit, anzi la necessit di un nuovo calarsi nel Politico, nellimpegno militante totale, nella guerra al mondialismo moderno, oltre ogni limite geografico e mentale, rappresenter anche la riprova sul campo della tenuta interiore di ciascuno, della fermezza e del coraggio, della capacit di vincere il borghese che si annida in ciascuno e che si cerca di esorcizzare rimandando limpegno ad un ipotetico futuro fatto di pose retoriche, di eroismi da operetta, di fantastici scenari da war games, il tutto per rinviare sine die le proprie responsabilit e camuffare la resa al quotidiano, da piccoli borghesi frustrati. Propiziare scriveva Evola- esperienze di una vita superiore, una superiore libertE una prova. E, a che essa sia completa, risolutiva, si dica pure: i ponti sono tagliati, non vi sono appoggi, non vi sono ritorni, non v che da andare avanti. E proprio di una vocazione eroica laffrontare londa pi vorticosa sapendo che due destini sono ad eguale distanza: quello di coloro che finiranno con la dissoluzione del mondo moderno, e quello di coloro che si ritroveranno nel filone centrale e regale della nuova corrente. Ed ora, la parola ai fatti.

da "AURORA" n 9 (Settembre 1993) Nel 1985 le edizioni di Ar pubblicarono "Risguardo IV", volume collettaneo. Una "Professione d'identit" della comunit umana e politica allora ruotante attorno alle suddette Edizioni. Tra gli interventi, quello del sottoscritto dedicato alla politica internazionale: "Nel fiume della Storia" che divenne anche il titolo della rubrica di Geopolitica sulle pagine della rivista mensile "Orion". In otto anni il Mondo ha assistito a sconvolgimenti epocali che hanno completamente ridisegnato il quadro internazionale; in primis, la dissoluzione dell'Unione Sovietica e del relativo sistema imperiale in Europa, ma anche in Asia e Africa. Conseguenza, nel nostro continente, la riunificazione della Germania e la speculare disintegrazione centro-europea e balcanica (Cecoslovacchia, Jugoslavia, per non parlare dell'ex-URSS). L'Italia sulla stessa strada, anche in considerazione del nuovo ruolo di prima linea, meridionale e mediterranea, del fronte imperialista americano-sionista contro le rivoluzioni islamiche dell'Africa del Nord e del Medio Oriente; essendo questo il nuovo fattore rivoluzionario dell'attuale scacchiere internazionale, l'obiettivo strategico dell'imperialismo neo-coloniale in Africa, in Asia, ma anche in Europa e pi generalmente in Eurasia. Abbiamo potuto constatare tutta la fondamentale verit ed attualit delle linee strategiche essenziali. Abbiamo quindi apportato solo piccole modifiche, per lo pi inerenti il ruolo dell'URSS oramai dissoltasi, ma dalla quale siamo certi verranno le nuove spinte future per l'unificazione dell'Eurasia: unit storica e Geopolitica qui di seguito ben esplicitata. Proponiamo questo studio ai lettori di "Aurora", anche come contributo al dibattito e invito al superamento dell'eterno, questo s, "provincialismo italiota". (Carlo Terracciano)

NEL FIUME DELLA STORIA


(Contributo ad una ridefinizione della politica estera italiana nel quadro geopolitico eurasiatico) Nobile vita, ricca di elementi cos fusi, che pu natura sorgere e dire all'Universo: questo fu un Uomo! Se muore un guitto non vedrai comete, tutto il cielo brucia quando muore un grande La politica estera rappresenta il campo, oggi di dimensioni planetarie, nel quale le comunit nazionalpopolari, organicamente intese e coscientemente strutturate in comunit di destino, interagiscono nell'incontro/scontro con le altre entit nazionali e/o internazionali, per il mantenimento della propria esistenza vitale e il conseguimento delle mete future. Ben conscie esse dell'interna rigenerazione dei principi metastorici nel loro ciclico incarnarsi in popoli e nazioni, che lottano per la difesa e affermazione della propria specificit, della loro essenza vitale nello spazio geopolitico e nel tempo storico. Punti fondamentali della nostra concezione storica sono: l) Il ripudio della visione della storia lineare e indefinitamente progressiva per uomini e civilt, sfociante questa nell'attesa messianica dell'utopico livellamento universale, annullatore delle specificit nazionali, instauratore del pacifismo ed egalitarismo cosmici. 2) La visione organicistica delle civilt le quali, pur contrassegnate da caratteri di superindividualit -rispetto agli elementi componenti- e di tendenziale metastoricit -rispetto a fini d'ordine superiore- seguono le fasi di sviluppo del mondo organico: nascita e crescita in giovinezza, maturit, degenerescenza e infine morte. In tale contesto nostro intendimento lo studio applicato della spengleriana "morfologia della storia" mondiale nei pi disparati domini del pensiero e delle realizzazioni umane, per l'individuazione del sistema delle corrispondenze sincroniche nei vari cicli di civilt. Il tutto alla luce di una Weltanschauung tradizionale che ci rende ben consci di approssimarci al definitivo tramonto della moderna civilizzazione faustianameccanicistica e alla rivoluzionaria restaurazione di un nuovo ordine planetario e cosmico. 3) La completa, responsabile coscienza che lo scontro di popoli e civilt si realizza, praticamente, in uno spazio geografico e in un quadro storico-politico-demografico (nonch socio-economico) da cui non si pu prescindere nella presente elaborazione di ipotesi e tesi (oltrech proposizioni e proposte) di politica internazionale. La realt geopolitica come il letto di un fiume. Essa segna il cammino obbligato delle acque, ma rimane secco e privo di vita senza l'onda creatrice della volont la quale, d'altra parte, diviene

portatrice di catastrofi e/o si disperde nella palude delle contingenze quando travalica i confini segnati dalla Dove c' una volont c' una via; dove c' una via deve agire una volont. Posti i valori fondamentali dell'azione e avendo ben chiari i fini ultimi della medesima (di cui diremo in seguito), superando in una visione unitaria la consueta distinzione tra politica interna ed estera, restano da individuare gli agenti della storia contemporanea, le forze in campo dentro e fuori i tradizionali confini nazionali, inquadrando a sua volta lo scontro in atto nella storia e nella geografia politica che ci circonda. Al di l, al di sopra, oltre e (se necessario) contro i vuoti e superati ideologismi moderni, la nostra politica sar sempre realisticamente conscia dei dati reali e fatuali: in una parola sar "realpolitik"! Pronta quindi a sacrificare il particolare al generale, il contingente all'essenziale, il momentaneo al duraturo; libera tanto dai ceppi del piccolo moralismo borghese, laico o religioso che sia, quanto dai miopi utilitarismi materialistici contingenti che si celano dietro il logoro cencio sventolato dalla borghesia cosmopolita, egualitaria, vilmente pacifista e avidamente cinica. Gli agenti (la corrente del fiume e i suoi ostacoli) Al di sopra degli individui, dei partiti, degli Stati che recitano la loro parte sul grande palcoscenico del mondo (e in parte ignoti a popoli e nazioni) esistono forze, ben specifiche, che tirano le fila dell'economia, della politica, della cultura e dell'opinione cosiddetta pubblica. In una parola della storia. Per quanto pi direttamente ci riguarda, possiamo isolare e analizzare le forze odierne principali, gli agenti privilegiati dell'assoggettamento dell'intero pianeta: a) il cristianesimo (in particolare nella sua variante cattolica, pi numerosa, ricca, potente e strutturata delle altre fazioni dei "seguaci di Cristo"); b) il capitalismo (in specie il neo-capitalismo finanziario che, nella prospettiva della moderna societ postindustriale, manifesta la sua strategia globale di potere nel governo plutocratico mondiale); c) in quanto al "capitalismo di Stato", espressosi storicamente nella dottrina e prassi marxista, il suo destino relativamente breve stato definitivamente segnato dalla sconfitta ed eclissi dell'impero sovietico e relativi satelliti. Potr risorgere come "comunismo imperiale", ma in forme totalmente rinnovate e di senso contrario solo identificandosi con il destino dell'Eurasia unita. Cristianesimo, capitalismo e capitalismo di stato presentano tali e tanti aspetti comuni da essere necessariamente e oggettivamente portati a forme di collaborazione e di coordinazione strategica nell'ambito di un medesimo sistema mondialista di potere e sfruttamento. La comune radice dei tre fenomeni va sostanzialmente ricercata nello spirito giudaico, nella visione monoteistico-messianica del giudaismo. Se il cristianesimo, nonostante gli apporti etno-culturali europei posteriori, marcato indelebilmente dalla sua origine quale scisma interno del monoteismo jahvista, il capitalismo moderno discende direttamente dalla medesima radice etnica e culturale, germina nei ghetti d'Europa, dilaga attraverso le sette protestanti impregnate di biblismo per il continente europeo e per il mondo intero. Come spirito sovversivo e ribellistico tra le nazioni dei gentili l'ebraismo genera, direttamente dal tronco capitalistico, il marxismo. Infine portata a termine l'opera di destabilizzazione e distruzione se ne sbarazza, riconfluisce nel sionismo, del quale la nazione israeliana rappresenta semplicemente la punta di un iceberg che definiremo sionismo internazionale, ribaltando solo in apparenza l'origine storico-politica del termine sionismo. Caratteristiche di tutte e tre le forme assunte storicamente dallo stesso generante sono: l'internazionalismo cosmopolita, l'egalitarismo distruttore delle autentiche gerarchie funzionali dei popoli, il falso pacifismo, generatore alla bisogna di crociate mondiali e genocidi, la fede messianica in una storia lineare e progressiva, l'asservimento di uomini, popoli e interi continenti a un totalitarismo intollerante delle particolarit e specificit razziali e culturali. Esiste perci una coincidenza nella conservazione dell'attuale stato di cose, coincidenza di origine, di comportamenti e di interessi che superano le momentanee e apparenti motivazioni di contrasto. Non reale conflitto, quindi, bens coordinazione di strategie nell'ambito del Sistema Mondialista di Potere; tutt'al pi ammessa la concorrenza nella spartizione del bottino mondiale. Gli apparati politico burocratici (partiti, parlamentari etc.), sociali (imprese, banche, sindacati etc.), militari (eserciti, polizie, servizi segreti etc.), religiosi (chiese, sette etc.) delle singoli nazioni o internazionali in specie, non sono altro che gli strumenti che il potere mondialista utilizza volta a volta

(contemporaneamente e pure in apparente contrasto) per la divisione e l'asservimento dei popoli, i quali naturalmente tendono invece alla specificit, alla libert, all'indipendenza. Gli apparati imperialistici economici-militari-ideologici degli USA e quelli economici-dottrinari del Vaticano sono gli strumenti privilegiati dal potere mondialista nel sistema mondiale di assoggettamento dei popoli. Dietro costoro, nell'ombra, l'Internazionale sionista tira le fila; le sue lites tengono il mondo prostrato in adorazione del nuovo vitello d'oro sotto il tallone dei figli privilegiati del popolo eletto. Il quadro reale della moderna politica internazionale dev'essere tenuto sempre ben presente per poter valutare le essenzialit dello scontro in atto. La valutazione anche del pi piccolo avvenimento sulla schacchiera del mondo deve essere interpretato con la suddetta chiave di lettura per cogliere l'essenziale dietro le apparenze, la realt dietro il velo di mya o meglio la cortina fumogena stesa dai potentati e dai loro sempre pi perfezionati mezzi di comunicazione di massa per ipnotizzare il mondo. Se cos stanno le cose, una capillare opera d'informazione si dimostra l'arma privilegiata per smascherare il grande inganno. D'altra parte la potenza imperialista USA, manifestazione politico-militare della reale forza in campo, non agisce in un teorico vuoto assoluto, ma al contrario sul terreno concreto della quotidiana realt, sulle tangibili realt di popoli e continenti. Il teatro di incontro (diretto) e di scontro (per interposti attori), di intese e di concorrenza, risulta oramai quello dell'intero pianeta terrestre (e oltre ... l'imperialismo punta alle stelle, rappresentate perfino nelle rispettive bandiere siano queste a cinque o sei punte). Per affrontare la lotta si rivela quindi indispensabile conoscere il terreno di guerra: la realt geopolitica. La realt geopolitica (il letto del fiume) Guai al popolo i cui capi, i gruppi dirigenti e le masse non riconoscano le ore decisive della Weltpolitik (...) il proprio essere nell'unit di sangue e terra, nella loro coscienza legata alla realt geografica del suolo. Solo essi possono guardare dall'alto il futuro della razza e del popolo, all'edificazione della potenza (...). (Karl Haushofer, Weltpolitik von Heute, Berlin 1934, pag. l24) La geopolitica la dottrina che studia i fenomeni politici nella loro distribuzione spaziale e nelle loro cause e rapporti ambientali, considerati anche nel loro sviluppo. Per comprendere la tendenza della politica estera nordamericana e di quella russa di ieri bisogna conoscere la situazione geopolitica globale e le tendenze storico-geografiche dei due plurisecolari imperi moderni. Costantemente, il moto espansivo della Russia (favorito per esempio nella parte europea dalla conformazione radiale dei fiumi) ha avuto una direzione a cerchi concentrici; approfittando poi di un vuoto di potenza e demografico nel nord asiatico-siberiano, ha seguito il reale confine tra la massa dell'Asia continentale e la realt geopolitica detta Eurasia, in cui l'Europa non rappresenta che l'appendice peninsulare a ovest. In una moderna visione imperiale pluricontinentale Europa e Siberia rappresentano una continuit territoriale geopolitica solo astrattamente separata nella geografia scolastica dal rilievo uralico. Il vero confine storico, etnico, geopolitico tra Asia ed Europa corre nella linea che, dalle montagne del Caucaso, attraverso il Caspio e i deserti dell'Asia centrale passando per l'Altaj e l'Amur-Ussuri, sfocia nel mare del Giappone. La vera Asia gialla a sud di questa linea, suddividendosi poi in entit sub-continentali come l'area islamica mediorientale, il sub-continente indiano, l'Indocina, le isole. L'Asia siberiana, immenso territorio semideserto il naturale prolungamento dell'Europa (e/o viceversa). L'integrazione economico-politica tra l'attuale spazio russo (a parte il centro-Asia musulmano) e il continente europeo lo sbocco indicato dalla geopolitica. L'imperialismo russo ereditato dagli zar e quello modernizzato-ideologizzato dal potere sovietico fu ben conscio di ci: l'obiettivo strategico l'Europa. Ma per puntare all'unificazione eurasiatica dovette seguire la tradizionale politica di espansione zarista diretta allo sbocco nei mari caldi, (Mediterraneo - Oceano Indiano) con una politica contravvolgente in Asia e Africa per aggirare il cordone sanitario (!) statunitense (la politica dell'anaconda)! E proprio l fall. Da parte loro gli Stati Uniti hanno proseguito nei secoli una direttrice espansiva da est ad ovest (il Far West della civilizzazione americana), che ha portato i primi coloni nelle coste atlantiche fino alla California e al Pacifico e da l nelle Haway, nelle Filippine e in Asia stessa, dopo aver sconfitto il Giappone fautore dell'indipendenza asiatica dal colonialismo bianco e di un Nuovo Ordine asiatico: l'Asia agli asiatici. Il fronte europeo nella II guerra mondiale rappresent per gli USA un campo di battaglia secondario, necessario a coprirsi le spalle e a impedire l'unificazione del Vecchio Continente sotto guida tedesca (o egemonia sovietica). La marcia asiatica degli yankees si arrestata solo momentaneamente in Indocina, con conseguente crisi d'identit di una nazione imperialista che ha trovato il punto limite di espansione politico-

militare-ideologica tra le paludi indocinesi. Creazioni geopoliticamente artificiali e artificiose come la NATO, la SEATO o la defunta CENTO furono create esclusivamente in funzione della difesa del territorio metropolitano degli Stati Uniti. La NATO ha trasformato l'Atlantico in un lago americano, nel "Mare Nostrum" statunitense dove il civis americanus regna incontrastato o quasi. In tale prospettiva geopolitica planetaria, l'Europa non sarebbe altro che la terza sponda statunitense (e l'Italia marca di confine periferica) destinata nei piani della Casa Bianca ad assorbire l'impatto militare e nucleare di un potenziale attacco ieri sovietico, oggi islamico. D'altra parte del mondo la stessa funzione cuscinetto assolta dalla striscia di isole e penisole asiatiche (Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Indocina -fino al 75-, Filippine, Indonesia, Malesia, Oceania): Stati che assicurano la difesa dell'America completando uno schieramento che vede la piattaforma continentale americana al centro ben protetto del sistema di difesa.

EVOLA NEL TERZO MILLENNIO E.V.


Tempo di anniversari, tempo di commemorazioni. Ma allora anche momento di consultivi e di propositi per questo terzo millennio d.C. gi iniziato nella guerra e nel sangue, tra invasioni, torture e stragi che preannunciano scontri epocali di popoli e continenti. L 11 giugno 1974 Julius Evola, presgo della fine imminente, si era fatto portare dal letto alla sua scrivania; quella scrivania che negli anni era divenuta la sua trincea, la linea del fronte, da quando era rimasto paralizzato a Vienna nel 45, riemergendo dalle macerie dei bombardamenti alleati. 30 anni sono passati e gli invasori di allora sono ancora allopera: in Afganistan, in Iraq, in Medio Oriente, in tutta lEurasia e sullintero pianeta. In questo giugno ricorre anche lanniversario dello sbarco in Normandia, il sessantesimo, come quello delloccupazione di Roma da parte degli angloamericani, date celebrate dai vincitori e dai governi collaborazionisti. Allora fu tutta lEuropa a perdere, anche quei francesi e inglesi che oggi festeggiano la liberazione. La guerra civile europea oltre ai milioni e milioni di morti, alle distruzioni materiali, alla perdita degli impero coloniali e della centralit dellEuropa nella politica mondiale, ha determinato loccupazione permanente del continente, che si perpetua da ben oltre mezzo secolo! E con il crollo dell URSS e la vittoria statunitense nella III Guerra Mondiale, la cosiddetta guerra fredda, oggi la Russia stessa ad esser minacciata ai suoi confini e nella sua stessa integrit territoriale, dopo aver perso limpero. I liberatori sono rimasti, non se ne sono pi andati, hanno impiantato le loro basi militari nei paesi europei, i partiti collaborazionisti delloccupante nei parlamenti nazionali e in quello dellU.E. Anzi, nonostante la fine della divisione europea di Yalta e il dissolvimento del Patto di Varsavia, la N.A.T.O. non solo non si sciolta a sua volta, ma ha espanso la sua presenza ad est e fino alle repubbliche baltiche dellex-URSS. 11 giugno 11 settembre. Fra tre mesi unaltra ricorrenza, altre celebrazioni. Lattacco ai simboli economici e militari dellimperialismo americano, a prescindere da come realmente si siano svolti i fatti e i retroscena, ha rappresentato per lAmministrazione Bush il pretesto per attaccare impunemente paesi inermi, nella sostanziale indifferenza del mondo; quando non ci si addirittura accodati al vincitore nel ruolo di mercenari servili e sulle base di calcoli tanto cinici quanto errati. Il caso italiano emblematico in proposito. Ma in questo 2004 ricorre anche un ulteriore ricorrenza legata alla figura del grande pensatore della Tradizione. Sono passati 70 anni esatti dalla pubblicazione della sua opera fondamentale, la summa del suo pensiero sul mondo della Tradizione e mondo moderno: appunto RIVOLTA CONTRO IL MONDO MODERNO. Un testo che ha avuto numerose riedizioni e molte vite: nel senso che varie generazioni di lettori lo hanno scoperto e riscoperto, negli anni trenta, negli anni cinquanta e dopo il famigerato 68. Ed ancora oggi, allalba del nuovo millennio, di fronte agli eventi tragici dei nostri giorni ne riscopriamo per lennesima volta tutta la validit ed attualit nel dare un senso agli accadimenti, una risposta ed una guida anche politica di fronte allapparente trionfo del Mondialismo, della globalizzazione, del capitalismo, dellimperialismo americano, del sionismo. E non solo. Perch Rivolta non un libro di ieri o di oggi, ma di sempre, almeno negli aspetti tradizionali e sapienziali, nella sua morfologia della Storia, nellanalisi delle Civilt, nella visione metafisica dellinsieme. In questo senso la visione tradizionale nellinterpretazione di Evola rappresenta un Mito capacitante, cio una Realt superiore capace di indicare a ciascuno (almeno a quelli che gi hanno dentro se stessi le qualit richieste) le vie di realizzazione sia personale che politica. Per alcuni questo libro rappresent qualcosa di ben pi profondo e duraturo di unoccasionale lettura, per quanto dotta e veritiera.

Fu per molti, relativamente parlando, un momento catartico, un cambiamento totale di prospettive, un evento destinato a segnare le scelte di tutta una vita. Mentre lo si leggeva si aprivano orizzonti inesplorati, illuminati dalla luce di un meriggio immoto e senza tempo. Una vera e propria folgorazione. E dicevi a te stesso: Ecco: questo quello che ho sempre sentito, che gi era dentro di me, anche se finora non ne avevo una percezione cos chiara, netta, essenziale. Io SONO questo, appartengo a questa Visione, in essa mi RI-CONOSCO e mi conosco di nuovo. Il destino segnato. Chi ha recepito a fondo la lezione evoliana espressa in Rivolta e in tutti gli altri scritti del Maestro di Tradizione, ne applicher intuitivamente gli insegnamenti alla realt in cui si trova a vivere ed operare. Il pensiero evoliano come una bussola che permette di tenere la rotta nella tempesta pi furiosa come nei momenti di bonaccia. Certo dai tempi in cui apparve Rivolta contro il mondo moderno, gli scenari sono mutati completamente. Il mondo moderno di oggi sembra distante non 70 anni ma secoli da quello in cui visse e oper Evola; un uomo, non lo si dimentichi mai, che oltre allattivit intellettuale seppe operare praticamente sia a livelli superiori di Conoscenza, sia nella politica del proprio tempo. Eppure resta attualissima come non mai ogni sua analisi. Perch Evola, interprete di una visione ciclica della storia propria a tutte le civilt tradizionali, di ogni tempo e luogo, conosceva le linee di tendenza generale involutiva di questa fase ultima del ciclo occidentale. Se, per esempio, le pagine dedicate al comunismo marxista, all URSS, allinternazionalismo proletario, sono superate dagli accadimenti di fine XX secolo, le stesse si possono al contrario adattare perfettamente alla globalizzazione contemporanea, al progetto mondialista nei pi disparati campi; e soprattutto allAmerica, all american way of life, alla quale Evola aveva gi riservato giudizi di fuoco. Si tratta quindi soltanto (si fa per dire) di attualizzare, di riportare ai nostri anni tumultuosi quanto insegnato da Evola 70 o 30 anni or sono. E quanto abbiamo tentato di fare, per esempio, nelle pagine di Rivolta contro il mondialismo moderno, che gi nel titolo vuole esprimere non soltanto un omaggio al magico barone, ma intende coscientemente e volutamente seguirne gli insegnamenti politici come unica risposta possibile alle sfide di questo nuovo secolo e millennio. A maggior ragione ora che abbiamo sotto gli occhi la riprova di quanto profetiche fossero quelle pagine sul mondo moderno e i suoi ultimi bagliori. Certo ognuno ha una propria opzione personale, i propri interessi e le proprie idiosincrasie. Quanti evoliani o evolomani hanno giustificato il loro disimpegno, il ritiro dal mondo, in nome di un fatalismo involutivo da fine del ciclo, che lesatto contrario dellimpegno impersonale e attivo proprio a spiriti guerrieri. Meglio andar a scalar montagne che vivere daalpinisti della quotidianit. Altri al contrario hanno creduto di cavalcare la tigre del mondo moderno dando libero sfogo ad unistintualit prima repressa che ha finito per divorarli, proprio come Evola aveva previsto per la stragrande maggioranza di quei giovani che dicevano di richiamarsi al suo pensiero o di agire in suo nome. Allo stato delle cose si pu dire che, dal punto di vista politico, la situazione si oggi semplificata e chiarita nettamente. I fronti sono ben delineati, le forze in campo stanno prendendo posizione. In tutta la massa continentale eurasiatica e africana, ma anche in America Latina, uomini, popoli, singoli governi, istituzioni religiose e sociali, hanno preso coscienza della crisi irrefrenabile del mondo moderno, della caduta esponenzialmente precipitosa dellintero pianeta verso la catastrofe finale. E non solo per la guerra in corso, prime scaramucce della guerra globale che si avvicina. Lequilibrio ecologico, lesplosione demografica, la pauperizzazione crescente del Sud del mondo, i cui effetti stanno coinvolgendo le masse lavoratrici anche del Nord pi ricco ma a crescita 0, un mercato mondiale senza pi freni, il debito mondialelelenco senza fine dei problemi di una Terra globalizzata sono tanti campanelli dallarme di quella crisi prevista e descritta da Evola e da altri pensatori con almeno un secolo danticipo. Ma quello che Julius Evola ci ha offerto in pi, rispetto ad altri vati di sventura, appunto la RIVOLTA contro la crisi del mondo moderno.

La possibilit cio di vivere e di agire NEL devastato mondo contemporaneo, rimanendo in piedi mentre tutto crolla e si fa polvere. Lunica RIVOLTA possibile oggi, la vera rivoluzione non pu che essere quella insita nelletimologia stessa del termine: re-volvere, un RITORNO ALLE ORIGINI, riallacciarsi alle radici tradizionali dell Eurasia. Ma in una concezione ciclica come quella esplicitata da Evola, questo possibile soltanto andando avanti, guardando al futuro e non al passato, accettando la realt, senza fughe (peraltro impossibili) nel privato, quando non persino in un vacuo spiritualismo pseudoesoterico o, nella logica del tanto peggio tanto megliotanto il Ciclo deve finire E implicito nel pensiero evoliano, ieri come oggi, il superamento di false dicotomie come quelle di destra/sinistra, frutto avvelenato dell ideologismo di due secoli esatti, dalla Rivoluzione Francese del 1789 al crollo dellUnione Sovietica, 1989-91. Le ideologie del ventesimo secolo sono morte e sepolte. Il nostalgismo, sia rosso che nero, NON ne rappresenta la continuazione bens la negazione, se non nelle forme esteriori certo nei contenuti. E proprio in quanto nostalgismo, cio sentimentalismo impotente e castrante: questo s assolutamente incapacitante e utilizzato oramai come forma di accaparramento di consensi elettorali da un bacino residuale e marginale di votanti. Antifascismo e anticomunismo con la recente aggiunta dell antislamismo sono solo vuote parole, termini propagandistici usati semmai dai vincitori imperialisti per dominare anche mentalmente i popoli assoggettati di ieri e di oggi. Il campo dazione antimondialista invece quello della riscoperta dei Valori tradizionali, delle grandi Idee che hanno sempre mosso i destini dei popoli, su direttive, anche geografiche, indicate dalla Geopolitica. La risposta alla globalizzazione economico-politica del XXI secolo dellEra Volgare non si trova in una controglobalizzazione che, mentre ne denuncia giustamente gli sfaceli, gli errori e gli orrori, si rif ideologicamente e idealmente a quegli stessi presupposti dogmatici. Dobbiamo puntare ad una visione politica e storica che sia lesatto opposto della Globalizzazione e non una Globalizzazione di segno contrario. La soluzione, come negli imperi del passato creatori di Civilt, risiede in una Politica a respiro continentale, nella riscoperta delle grandi unit geopoliticamente omogenee, autarchiche, armate; che a livello locale si traduce in un ritrovato solidarismo comunitario e a livello continentale in una ritorno a forme imperiali (quindi antimperialiste) anagogicamente proiettate ad una dimensione superiore, Mitica nel senso evoliano: di Mito quale realt pi autentica rispetto alla manifestazione storica. Mito fondante e quindi capacitante, per la mobilitazione nella LOTTA DI LIBERAZIONE: nazionale, sociale, culturale. Se la Tradizione E Rivoluzionaria, e non pu non esserlo, la Rivoluzione E Tradizionale e non pu che esser tale. La Tradizione deve trasmettere valori eterni nello scorrere temporale, pena trasformarsi in un conservatorismo antistorico e antitradizionale, che punti soltanto a procrastinare nel tempo formule vuote ed istituti oramai di facciata, ma abbandonati da ogni spirito vitale. Questa falsa tradizione/conservazione quella dei cimiteri, delle tombe imbiancate che nascondono carni imputridite, ossa calcificate, polvere. La Rivoluzione deve ritornare alfuturo, completare il ciclo; niente da conservare ma tutto da distruggere di quello che sono le forme residuali e vuote del passato, pena trasformarsi in un vuoto ribellismo sovversivo destinato a sua volta a calcificarsi in nuove forme politico-sociali moderniste e quindi conservative dello status quo, utili solo a dilazionare, a ritardare ancora un poco lineluttabile sprofondare del materialismo moderno sotto il peso stesso della sua ipertrofia, del suo gigantismo. Dopo la fase atlantica, americanocentrica del secolo passato, il teatro di scontro si spostato di nuovo al di qua dellAtlantico. Sulla massa continentale eurasiatica si giocher la partita finale tra il vecchio sistema mondiale materialista, mercantilista, marittimo e lavvenire sotto il segno del Suolo, del Sangue e dello Spirito. Geopolitica e Geografia sacra, unendosi alla lotta di Liberazione continentale formano unarma potente, invincibile puntata contro il morente imperialismo talassocratico.

Il quale sar sconfitto non tanto dalle armi materiali, ma soprattutto dalla propria intrinseca incapacit ad esser creatore di Civilt, dopo essere stato distruttore di popoli e paesi. Un ciclo si chiude, quello del materialismo, della quantit, del numero, dello scientismo, del progressismo, della concezione linear-evoluzionista della storia, dellegalitarismo formale che si traduce nella schiavit sostanziale di uomini e popoli agli ordini di unlite invertita di pochissimi banchieri e politicanti mondiali(sti). Un ciclo nuovo si apre, quello dello Spirito, introdotto da una razza primordiale, semenza di nuova generazione. Il ciclo sotto il segno della qualit, della gerarchia, della ciclicit della storia, dellarmonia tra uomini e terra, dellequit sociale e della liberazione continentale. Non c tradizione religiosa e sacrale che non preveda nei propri testi canonici il compiersi del ciclo con il ritorno visibile di una Presenza che alla fine si ri-manifesti attivamente nella Storia, per porvi un suggello, chiudere un tempo e aprirne uno Nuovo. E non possiamo che concludere con le parole che Julius Evola pose a sigillo della sua Rivolta contro il mondo moderno, ispirandosi alla tradizione arya del Vishnu-purna; Quando i riti insegnati dai testi tradizionali e le istituzioni della legge staranno per cessare e il termine dellet oscura sar vicino, una parte dellessere divino esistente per la sua propria natura spirituale secondo il carattere di Brahma, che il Principio e la Finescender sulla terraSulla terra, ristabilir la giustizia: e le menti di coloro che saranno vivi alla fine dellet oscura verranno destate e acquisteranno una trasparenza cristallina. Gli uomini cos trasmutati in virt di tale speciale epoca costituiranno quasi una semenza si esseri umani [nuovi] e daranno nascita ad una razza che seguir le leggi dellet primordiale (krta-yuga). Nel nome di Evola e nel segno della Tradizione inizia la riscossa dell Eurasia, la lotta di Liberazione del continente, della Terra degli Avi, di tutti i popoli su tutto il pianeta.

5.judaica
Conferenza stampa tenuta dal Prof. Carlo Terracciano, il 12 ottobre 2002, dopo che era stato di fatto "vietato il III congresso di Storia Revisionista", che avrebbe dovuto tenersi a Verona lo stesso giorno, nella sala di un Hotel cittadino, con la partecipazione di studiosi europei e del mondo islamico. (Dr. Ahmed Soroush-Direttore del "Neda Institute" Iran - Prof.Vincent Reynouord - Francia Dr. Ren Louis Berlaz Presidente dellassociazione "Verit e Justice" - Svizzera - Cap. Ahmed Rani - Marocco)

Ecco la dichiarazione rilasciata dallo studioso italiano. Se parliamo di coraggio lo facciamo a ragion veduta, specie dopo lappello di vari rabbini del Centro Wiesenthal di Parigi, Los Angeles ecc.. rivolto al presidente del consiglio italiano Berlusconi, perch faccia arrestare e deportare i partecipanti a questo consesso di menti libere ed anticonformiste. Tra laltro con il massimo disprezzo per lindipendenza della magistratura, in questo caso Veronese, dal potere politico, interno ed internazionale, ai cui diktat dovrebbe sottostare. Conosco bene certi meccanismi visto che chi vi sta parlando ha subito a suo tempo anni di carcere, di persecuzioni e di censura proprio per aver scritto e parlato contro i poteri forti. Si vorrebbe forse intendere da parte di detto Centro straniero che i magistrati di Verona sono pronti ad obbedire a loro e al potere politico, contro lespressione del libero pensiero pubblicamente espresso? Siamo certi che le nostre istituzioni giuridiche sapranno rispondere a dovere a tanta presunzione e arroganzaO NO?!? E qui oggi si sarebbe parlato soltanto (per modo dire) delle vittime delle democrazie, in specie ovviamente le vittime di almeno tre secoli di imperialismo americano. Sembra infatti che oramai non soltanto il Revisionismo olocaustico delle correnti storiche antisterminazioniste debba essere criminalizzato in Italia ed in tutta Europa, ma persino gli avvenimenti pi recenti, come labbattimento delle Torri Gemelle di New York e lattacco al Pentagono dell11 settembre 2001, debbano restare immuni da dubbi sulla matrice e gli scopi, per non parlare dei mandanti. Ma anche in questo campo siamo in buona compagnia con autori italiani ed esteri che hanno oramai dimostrato e smascherato il ruolo avuto dallAmministrazione Bush, dalla lobby americana del petrolio e delle armi, dai servizi segreti israeliani nellattentato che comunque rappresenta una svolta epocale nella storia, come diremo tra poco. Siamo in compagnia di Gore Vidal e di Meyssan Thierry , di Larocque e di Mosaddeq Ahmed, lautore del libro rivelazione Guerra alla Libert, di Noam Chomsky (non certo accusabile di antisemitismo!) come dellAyatollah Khamenei, di De Benoist , Chossudovsky ecc.. E in Italia del prof. Cardini e di Tarchi, di Bottarelli e Massimo Fini (anche lui non certo antisemita), alcuni autori di quel testo, La paura e larroganza che la degna risposta alle farneticazioni, queste s RAZZISTE, della Fallaci. Come mai, ci potremmo ingenuamente chiedere, tanta apprensione, tale paura, un vero terrore, quando si comincia a scavare sotto la sottile crosta delle verit ufficiali e della propaganda, alla ricerca della verit, di qualunque verit, sia quella di sessantanni fa come quella di solo un anno fa, per non dire degli odierni preparativi di attacco allIraq? Cosavranno mai da nascondere? Quali sono i piani del Mondialismo americanocentrico e del sionismo internazionale per il dominio globale del pianeta? Mi auguro che qualcosa su questa vastissima materia venga fuori da Convegni come questo che, proprio per le reazioni isteriche e sproporzionate che ha sollevato, evidentemente tocca un nervo scoperto del Sistema globale mondialista. E basterebbe solo questo a dimostrare ai pavidi limportanza, direi la necessit ineludibile di iniziative come la presente. Da Verona vogliamo non soltanto levare una voce di Verit sulle menzogne storiche del passato, sui genocidi ed etnocidi del Mondialismo, dellimperialismo, del capitalismo, delle lobby finanziarie che affamano e distruggono i popoli, che li sradicano dalle proprie radici riducendoli a profughi per fame e per

guerra, nuovi schiavi a poco prezzo sul mercato del lavoro globalizzato e del consumismo pilotato; dobbiamo anche lanciare un grido di allarme per il futuro prossimo, anzi per il presente, a partire appunto dall11 settembre americano. Smascherare la propaganda guerrafondaia della talassocrazia americana allassalto del Mondo attualmente il solo strumento che pochi uomini liberi di diversi paesi hanno a disposizione per avvertire le popolazioni e i governi non ancora asserviti sui pericoli che ci attendono. Non solo quindi alla memoria dei milioni di vittime civili delle democrazie e delle loro menzogne, ma anche allattenzione dei miliardi di potenziali vittime future. Tutti i popoli e tutti i continenti rientrano nei piani mondialisti dellimperialismo americanocentrico nella sua fase estrema e definitiva. La strategia economica, politica e bellica che sta mettendo in atto sotto i nostri occhi, sotto gli occhi di tutti. Perch una cosa deve essere chiara a tutti quelli che ci potranno sentire, come lo per noi qui, oggi, con studiosi provenienti dai pi diversi paesi, dalle pi disparate culture, da esperienze politiche e personali quanto mai differenziate: non si pu pi tergiversare, non possiamo tacere ai nostri popoli e a chiunque voglia ascoltarci la verit pura e semplice: SIAMO IN GUERRA! SIAMO IN GUERRA! SIAMO IN GUERRA! Gli Stati Uniti del nord America, approfittando degli avvenimenti dell11 settembre, anzi DETERMINANDOLI, allinizio del 3 millennio dellera cristiana, XV secolo dellIslam, hanno scatenato la guerra finale per la conquista dellintero pianeta. E lobiettivo primario e necessario di questa egemonia planetaria dellimperialismo americano-sionista attualmente la penetrazione e la conquista dellEurasia. Un obiettivo quello dell assoggettamento di tutti i popoli e i continenti che non certo di ieri o di oggi, ma insito nella natura stessa originaria di questa entit mostruosa che rappresenta un cancro mortale per tutti : il Superstato Imperialista delle Multinazionali. Chiunque abbia anche una vaga infarinatura di Storia e di Geografia, di Geopolitica, questa scienza criminalizzata per decenni dai vincitori della II Guerra Mondiale mentre preparavano la III, non pu non rendersi conto dellunicit del progetto secolare se non addirittura millenario. Dalla loro fondazione, dalle 13 repubbliche originarie, gli Usa stanno marciando verso il loro Far West, passando come un rullo compressore su popoli, nazioni, continenti. Una lunga scia di sangue che parte dallo sterminio delle popolazione amerinde precolombiane ed arriva, per ora, alla morte per fame dei bambini iracheni e per piombo di quelli palestinesi. Lespansione coloniale dell800 verso lAmerica Latina e il Pacifico, la guerra al Messico, la stessa guerra civile daggressione contro i Confederati, gli attacchi alla Cina e al Giappone, due guerre Mondiali allEuropa e allImpero Nipponico, la bomba atomica, il neocolonialismo in Africa ed Asia, la Guerra fredda allURSS, laggressione alla Corea e al Vietnam, Cuba, Cile, Panama, Nicaragua, Guatemala, Argentina , la guerra per commissione allIran e poi direttamente allIraq, come alla Libia o al Sudan, fino alla criminalizzazione dellIslam ed a Enduring Freedom non rappresentano che alcuni incompleti riferimenti di questa avanzata planetaria dellimperialismo americano. Ovviamente con il corollario ideologico-propagandistico del suo fondamentalismo biblico di matrice protestante, del Destino Manifesto, della Nuova Frontiera, della nazione garante delle libert e della Democrazia e via blaterando. Ecco perch tutti quelli che in un momento o nellaltro si sono opposti a questa aggressione senza confini e limiti di spazio e di tempo sono stati criminalizzati: i selvaggi pellerossa come i terroristi islamici, i fascisti e i nazisti sterminatori come i comunisti russi, cinesi, cubani o vietnamiti. Se guardiamo gli avvenimenti mondiali di tre/quattrocento anni dallottica geopolitica americana, possiamo illuminare di nuova inattesa luce gli avvenimenti di questi secoli, in particolare del XX che terminato in verit l11settembre 2002. Ora, gettata la maschera del Diritto Internazionale e del rispetto dei trattati, gli USA si stanno lanciando alla conquista finale.

Secondo la propaganda americano-sionista, cio Mondialista c sempre un dittatore folle che vorrebbe conquistare il mondo: Guglielmo II o Hitler , Stalin o Mussolini, Mao o Fidel, Castro o Peron, Nasser o Khomeyni. Oggi, grattato il fondo del barile, siamo ai Saddam Hussein ed ai Bin Laden. Ma alla fine possiamo vedere ora come siano stati gli Stati Uniti a CONQUISTARE IL MONDO! Linvasione dellAfghanistan, quella dellIraq a cui seguir subito laggressione allIran, senza dimenticare la Corea del Nord (il famoso Asse del Male che, anche nel nome rievoca lAsse tra Europa ed Asia della Guerra Mondiale), non sono che le tappe di avvicinamento allHeartland, il Cuore della Terra indicato dal geopolitico inglese MacKinder allinizio del secolo scorso come lobiettivo strategico finale per il dominio dellEurasia e quindi del mondo da parte di una potenza marittima contro le potenze terrestri del nostro continente. E domani sono in gioco anche il possesso e lo sfruttamento degli immensi depositi di petrolio e gas naturale dellAsia centrale, del Caspio, il cui controllo permetter agli Usa ed ai suoi alleati-vassalli di decidere sulle economie concorrenti. La guerra di oggi a quegli stati dunque in primis la guerra di domani allEuropa, prima ancora che questa possa nascere come stato libero, indipendente e unito. Penetrando nel cuore dellAsia lArmata a stelle e strisce si assicura gli avanposti da cui domani potr minacciare ed aggredire sia la Russia nel suo retroterra logistico siberiano, sia la Cina, la potenza emergente del prossimo decennio. E intanto in Medio Oriente il macellaio di Sabra e Chatila ha mano libera nel genocidio del popolo palestinese, essendo Israele, a parte ogni altra considerazione, lasse portante di tutta la strategia daggressione imperialista nel baricentro geopolitico del Mondo Antico, fra tre continenti e i mari interni della massa eurasiatica. Da pochi giorni il governo di Washington ha riconosciuto Gerusalemme, la Santa Al-Qods di tutti i mussulmani, come capitale ufficiale dello stato ebraico, alla faccia delle altre fedi e di tutte le risoluzioni dellONU, ridotto oramai a zerbino degli stivali del militarismo guerrafondaio di Bush e soci. Chi sono allora i veri terroristi allora? Chi i veri patrioti che difendono la Libert? Questione di punti di vista, ma questione essenziale e imprescindibile anche per noi. La prima battaglia che dovremmo quindi condurre anche quella terminologica. Il grande scrittore di fantascienza Philip K. Dirck, dalle cui opere sono stati tratti tanti film anche oggi nelle nostre sale, scrisse: Lo strumento a base della manipolazione della realt la manipolazione delle parole. Se potete controllare il significato delle parole, potete controllare il popolo che deve usarle. Lo sappiamo bene noi che per decenni in Europa siamo stati vittime di fiumi e fiumi di parole ingannevoli, di falsi storici, di una MEMORIA NEGATA E RINNEGATA sulla base della pi grande menzogna propagandistica della Storia; una menzogna che partita dallEuropa sconfitta e sottomessa si scaricata come una catastrofe sul popolo palestinese e arabo in generale. Eurasia e Islam hanno sempre avuto lo stesso Nemico. Ricordiamocene sempre! E noi oggi siamo praticamente ancora nudi, inermi di fronte alle armi dellavversario, del Nemico dellUomo, il Nemico di TUTTI gli uomini e tutti i popoli. Solo la Verit storica e geopolitica la nostra corazza. Potranno perseguitare, incarcerare, persino uccidere noi come persone, ma non potranno mai uccidere le nostre Idee, uccidere la Verit ed estinguere la sete di Giustizia che insita in ogni essere umano; che E lessenza stessa dellessere umani. Contro mostri che di umano hanno solo lapparenza. Siamo in guerra. Una guerra senza fronti definiti, senza trincee apparenti, senza leggi e regole: una guerra assoluta, totale, definitiva che spacca dallinterno i continenti, i popoli, le nazioni, le famiglie e le stesse coscienze. E come in ogni guerra bisogna fare una scelta di campo: Una scelta che vada al di l delle contingenze, delle ideologie politiche o delle fedi religiose, delle nazioni e delle razze. Bisogna prima di tutto mettere da parte ogni contrasto particolare, ogni rivalit ideologica, ogni rivendicazione tra popoli vicini, che il Nemico utilizza per affermarsi su tutti in base al famoso monito divide et imper!

Perch il NEMICO MONDIALISTA contro tutte le nazioni, tutte le fedi, tutti popoli, le culture, le razze. Perch Esso il vero razzista. Personalmente sono un uomo pacifico, non un pacifista. Non mi riconosco, pur approvandole, nelle manifestazioni pacifiste che percorrono le strade dEuropa di fronte allorrore verso tanta bestiale arroganza americana. E non mi ci riconosco perch i pacifisti anche pi motivati negano levidenza: levidenza della guerra daggressione imperialista americano-sionista al mondo intero. E anche quelli che la riconoscono, e non da oggi soltanto, non ne traggono le dovute conseguenze sia in termini intellettuali e storici che in termini politici pratici. Perch dovrebbero allora sconfessare se stessi e i loro padri nel riconoscere come le menzogne della propaganda di oggi sono le stesse di quelle di ieri: hanno la stessa matrice, gli stessi scopi, gli stessi attori. La vera pace non pu che essere Guerra alla guerra imperialista. Ed al sionismo che parte essenziale ed esiziale di questo sanguinario progetto di dominazione globale. Ho abusato del vostro tempo e della vostra attenzione. Me ne scuso e concludo con un augurio: che da Verona, citt cos carica di storia e di simboli per quegli italiani che seppero scegliere la trincea dellOnore dEuropa e del riscatto dei popoli, riparta nel I Anno del Grande Conflitto del Terzo Millennio la marcia verso quelle che amo definire le Tre Liberazioni: la Liberazione Nazionale, la Liberazione Sociale, la Liberazione Culturale. E non solo per il mio paese e il mio continente ma per tutti gli uomini ed i popoli. Mai come oggi vale per tutto il mondo la parola dordine: LA VERITA CI RENDERA LIBERI. Grazie. C.T. 03.11.2002

da "AURORA" n 7 (Giugno 1993)

ANCORA E SEMPRE OLOCAUSTO


Ebrei! Ebrei! Ebrei! Come posso non pensare continuamente agli ebrei? Gli ebrei sono i miei secondini, io sono il prigioniero Philip Roth: "Operation Shylock" Se c una cosa che fa infuriare il mondo sionista, un ebreo che non soltanto condanni il razzismo militarista e guerrafondaio di Israele, ma osi addirittura mettere in causa il tab per eccellenza di questa seconda met del XX secolo: lOlocausto, la "Shoa" o come lo si voglia definire. Di tutto si pu parlare al giorno doggi, tutto pu essere messo in discussione, a cominciare da dio per finire allultima cellula delluniverso, ma non certo lunicit della persecuzione degli ebrei, con relativo corollario di soluzione finale, camere a gas e 6 milioni di morti.I revisionisti di tutto il mondo ben sanno a cosa vanno incontro in casi simili. Ed ora, grazie ad una legge liberticida (e a doppio taglio!), anche lItalia tende ad uniformarsi in materia alle legislazioni repressive della libert di pensiero, gi in vigore in Francia e Germania. Lanalisi storica revisionista oramai assimilabile ad un reato. Una legge creata ad hoc, sfruttando lidiozia, pilotata dalla stanza dei bottoni, di una manica dimbecilli (ma guidati da furbi) che certo potranno ambire al massimo riconoscimento che lo stato sionista concede ai suoi amici pi fedeli e fidati. noto che il servilismo dei sottosviluppati mentali italioti supera in stupidit e ferocia la crudelt dei padroni. Per cui quello che proibito in Europa pu ancora esser detto in America; almeno se a dirlo un ebreo antisionista (si pensi al caso di Noam Chomsky). Ecco allora che un Roth pu liberamente scrivere di un Israele che ha fatto dellolocausto la leva della sua sfrenata ambizione e di cieco sfruttamento di un universale vittimismo (cfr. "Repubblica" del 16/3/93: "Shylock sosia di Roth"); fino a parlare, estrema bestemmia, di commercializzazione dellolocausto! Ed proprio questa commercializzazione che ci ha dato lo spunto per citare lopera dello scrittore ebreoamericano antisionista e, sembra, sostenitore di un neo-diasporismo ebraico. Quasi una drammatizzazione letteraria tra le due anime ebraiche e le due strategie mondialiste. Sui nostri schermi sta per uscire il film di Roberto Faenza Jona che visse nella balena (sceneggiatura di R. Faenza, collaborazione di Filippo Ottoni), tratto dal libretto Anni dinfanzia di Jona Oberski, oggi un affermato fisico nucleare. Un opera semi sconosciuta che, grazie al film, occupa oggi interi scaffali delle librerie e che il premio Nobel Isaac Singer definisce "la storia pi morale e pi forte che ho letto nella mia vita di scrittore". Il professor Faenza (cattedra a Washington e a Pisa) ci spiega da par suo le motivazioni che lo hanno spinto a questa operazione cinematografica. Alla domanda: Faenza, cosa ha a che fare la scelta di questo film con il suo essere ebreo?, ecco la testuale risposta: Assolutamente niente, perch io non sono minimamente religioso [e che centra?! - nota dellautore]. Io non ho voluto fare un film sugli ebrei, bens un film sullingiustizia: solo quando rifletto sullingiustizia che torno a risentirmi ebreo .... Saremmo allora curiosi di sapere se il cattedratico Faenza "torni a sentirsi ebreo" se e quando riflette sullingiustizia perpetrata dagli ebrei israeliani contro i palestinesi. (Non) si sente (pi) ebreo, per senso di giustizia, quando vede (per es. in TV) sparare sui bambini palestinesi dei territori occupati da parte dei soldati con la stella di Davide? Si sente o non si sente ebreo di fronte ai loro corpi straziati dalle pallottole israeliane, come per quelli di donne e uomini arabi? Lui che fa rivedere nella finzione filmica il dramma di un campo di concentramento, come si sente conoscendo lesistenza dei campi di concentramento militari israeliani: Ansar 3 e Megiddo, nel deserto, Ansar 2, Dhahariya, Faraa, Tulkarim, per non parlare delle prigioni civili nel resto del paese? Campi e

prigioni ove la tortura, spesso accompagnata dalla morte o dallinvalidit dei prigionieri, prassi quotidiana. Nei carceri militari di Israele 3.000 (tremila) reclusi sono sotto i 18 anni, cio minorenni, ragazzi, quasi dei bambini. Chiss se anche a loro si riferisce il Faenza quando dice che possiamo cambiare solo quelli che oggi sono ancora molto piccoli, bambini, facendo vedere i suoi films. Se il prof. Faenza tornasse a "sentirsi ebreo" davanti a questa ingiustizia, saremmo di fronte ad un bel caso patologico di sdoppiamento della personalit; come quello descritto nel succitato libro di Roth, incentrato su quel vittimismo e sfruttamento dellolocausto che ha creato Israele e i suoi carnefici di oggi, di ieri, di sempre. Sentirsi "ebreo" di fronte allingiustizia praticata dagli ebrei! Il massimo! Prof. Faenza: a quando un suo film sui bambini dellolocausto palestinese? La storia secondo Nirenstejn. Chi invece non ha certo di questi problemi di coscienza e morali, con relativa crisi didentit, il sig. Alberto Nirenstejn , di professione ...storico. Del suddetto, la casa editrice "Nuova Italia", specializzata in testi scolastici, sta per pubblicare un breve saggio dal titolo: " successo solo 50 anni fa". Un testo che gli insegnanti potranno [dovranno? - nota dellautore] adottare tra le letture da consigliare ai giovani. Argomento? Provate ad indovinare... Ma s, bravi! Ancora e sempre: olocausto (Avete vinto un viaggio a Dachau, per ammirarvi le camere a gas ... nuove di zecca). Su questa opera, definita "educazione alla civilt", hanno avuto un incontro-dibattito con lautore lonnipresente Ernesto Galli della Loggia, il rabbino di Roma Alberto Piattelli, Alba Sasso, presidente del CIDI (Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti) e altri. Cosa leggeranno dunque i nostri giovani studenti per merito dello storico Nirenstejn? Storia e numeri, per cominciare: come la cifra di "due milioni di bambini che morirono nei lager del Terzo Reich". Dando per scontata (?) la solita cifra di 6 milioni di morti: 6 - 2 = 4; cio 1 ebreo su tre era un bambino! Ma tanto si sa che "la matematica unopinione", specie per gli storici. Il bello (si fa proprio per dire) deve ancora venire. Fate attenzione a quanto riportato nellarticolo di Maria Novella De Luca: "Lo sterminio in un libro per studenti", in "Repubblica", venerd 26 marzo 93: Non solo numeri e fatti (sott. nostra). Emozioni e parole che raccontino ai giovani doggi che quei giovani di 50 anni fa erano come loro Ci si permetta: questo un insulto per le giovani vittime ebree di allora perch sarebbero state altrettanto sciocche come quelli che oggi dovrebbero credere a quanto scritto nel libro e che riporto qui di seguito: I tedeschi davano la caccia ai bimbi ebrei con i cani lupo ammaestrati, buttavano i bimbi in aria e, mentre cadevano, li infilzavano sulle baionette, tagliavano le teste ai bimbi con asce, spaccavano i neonati in due, li buttavano sui roghi, nei pozzi, nei fiumi, accendevano fuochi sulle teste di bimbi sepolti vivi fino al collo, seppellivano bambini vivi, ecc. ecc.. Confesso che anche per me difficile trovare parole adatte a commentare questo libro ed il suo autore! Neanche i pi feroci sterminazionisti ed antirevisionisti erano mai arrivati a simili infami menzogne, ad una uguale distorsione storica, a tali insulti dellintelligenza dei lettori (ma, ricordate? possiamo cambiare solo quelli che oggi sono ancora piccoli...). Eccolo dunque tutto il gran guignol sado-nazi (ma con strani riferimenti biblici) con cui gli alunni di domani si cimenteranno: "una storia non solo (sic) di numeri e fatti". Per inciso, nel suo livore, A. N. mescola e confonde pure le trovate di guerre di propaganda diverse; o, meglio, condisce il suo immondo minestrone di sangue e budella con menzogne prese da tutti i tempi. La storiella dei tedeschi che lanciavano bambini in aria per infilzarli sulle baionette (ambientata allora in Belgio) fu diffusa ad arte durante la ... I Guerra Mondiale, ai tempi del Kaiser Guglielmo (o forse era quel caporale ... s quel certo Hitler che anche da soldato ne combinava di tutti i colori?)! Recentemente tutto ci stato smentito dagli stessi inglesi e francesi, con la seguente giustificazione: Era propaganda di guerra!

Cio tutto fa brodo ovvero in amore e in guerra tutto lecito, anche le menzogne pi ripugnanti. Specie poi per uno storico come il Nirenstejn per il quale contano emozioni e parole e non cifre e fatti; visto che comunque lo scopo di suscitare nei giovani orrore verso i tedeschi e solidariet agli ebrei. N la TV di stato vuol esser da meno di cinema e libri se Giovanni Spinoso, parlando il I aprile (o era un pesce?) al TG3-Regione ("Da Firenze ricordando Varsavia") ha rincarato le dosi con i bambini ebrei bruciati nelle... stufe! Affermando poi che i tedeschi dovranno ricordare per 500 anni il loro peccato, e via di questo tono. Sempre meglio, comunque, dei rabbini che a Roma e a Varsavia hanno affermato che i tedeschi stessi non potranno mai essere perdonati! Evidentemente la Germania unificata scomoda per qualcuno, nonostante i generosi aiuti ad Israele. Eccoli dunque i registi, i presentatori, gli storici che preparano le nuove generazioni contro i rigurgiti neonazisti Una legge ad hoc E proprio contro la caricatura del nazismo preparata ad arte, cio il fenomeno naziskin romano e i suoi manutengoli, arrivato il decreto del ministro dellinterno Nicola Mancino; per farlo prima della crisi di governo lha pure sottratto alla Commissione Giustizia! Di fatto -spiega il repubblicano Enrico Modigliani (?)- il decreto ha tenuto conto proprio delle nostre indicazioni. Della necessit, cio, pi che di individuare nuove tipologie di reato, di utilizzare le norme esistenti, facendole confluire in una sorta di testo unico. Cos, per inciso, si evitano conflitti di competenza o ricorsi alla Corte Costituzionale per incostituzionalit (con la libert di pensiero ed espressione) e si pu utilizzare la nuova legge elasticamente per colpire gli avversari di turno, non necessariamente di destra! Chiss se lestrema sinistra se ne render mai conto; ne dubitiamo fortemente. Il decreto in questione consente di arrestare, processare e condannare, con pene variabili da uno a sette anni, il singolo cittadino o gli aderenti ad organizzazioni che diffondono idee fondate sulla superiorit o sullodio razziale, incitano alla discriminazione e allodio o a commettere violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Bene! Noi da cittadini rispettosi delle leggi, denunciamo subito qui pubblicamente, alle competenti autorit, il libello di Alberto Nirenstejn, sedicente storico e tutti gli altri che, come lui, con le loro menzogne istigano allodio etno-nazionale contro i tedeschi e la Germania, falsificando volutamente la storia. Con laggravante di utilizzare la scuola per plagiare allodio antitedesco le menti indifese dei giovani. Chi accetta scommesse sulliter futuro di questa pubblica denuncia? Una cosa sola certa: ad essere sterminata qui, solo la Verit!

6.amerika vs. europa


OPERE SCELTE SULLA SOCIETA' E L'IMPERIALISMO AMERICANO
selezione ad opera di Carlo Terracciano Mahan Alfred, Linfluenza del potere marittimo sulla Storia, Ufficio Storico della Marina Militare Galli G., LImpero americano e la crisi della democrazia, Kaos ed. Sbancor, American Nightmare, Nuovi Mondi Media Smith Adel, Dio maledica lAmerica, Ed. Alethes Cardini Franco, La paura e larroganza, Laterza Poole Gordon, Nazione guerriera, Colonnese ed. Kennedy Paul, Ascesa e declino delle grandi potenze, Garzanti Joxe Alain, Limpero del caos, Sansoni I Nuovi rivoluzionari, Feltrinelli Huntington Samuel, Lo scontro delle civilt, Garzanti Gobbi Romolo, America contro Europa, MB Publishing Kleeves John, Un paese pericoloso, Barbarossa De Tocqueville, La democrazia in America, vari editori Johnson Chalmers, Gli ultimi giorni dellimpero americano, Garzanti Nafeez Mosaddeq Ahmed, Dominio, Fazi editore Nafeez Mosaddeq Ahmed, Guerra alla libert, Fazi editore Chomsky Noam, Egemonia americana e stati fuorilegge, Dedalo ed. Pilger John, I nuovi padroni del mondo, Fandango libri Standard David , Olocausto americano, Bollati Boringhieri Blum William, Il libro nero degli Stati Uniti, Fazi ed. Pasquinelli Mauro, Il libro nero del terrorismo americano, Praxis ed. Kupchan Charles, La fine dellera americana, V&P universit

Allinterno di questi ci sono anche considerazioni sulla mentalit americana; specie il Tocqueville, i Nuovi rivoluzionari (la destra fondamentalista USA), Kleeves, e Poole Gordon (miti dorigine)

Introduzione di Carlo Terracciano alla "Dottrina Bush"


LE MONDE diplomatique - Novembre 2001 L Impero del Bene e i suoi piani per il futuro del mondo Lesercito americano il miglior amico degli indiani- Generale Caster Nel 1996 il grande storico inglese David Irving scrisse Nuremberg, the last battle, ora disponibile anche in italiano per le edizioni Settimo Sigillo col titolo Norimberga ultima battaglia. Oltre a descrivere, documentatissimo come al solito, la cronaca del processo ai vinti della II Guerra Mondiale da parte dei vincitori, i retroscena, gli interrogatori, le torture, loccultamento di documenti fino allinfame epilogo delle condanne a morte per impiccagione, la tesi fondamentale del libro che tutti i crimini di cui venivano incolpati i tedeschi erano stati ed erano a loro volta commessi da americani e russi, inglesi e francesi: intere popolazioni bombardate, assassinate, brutalizzate, assoggettate, deportate o messe in schiavit, nazioni neutrali invase con linganno o con qualche pretesto, convenzioni internazionali ripetutamente violate". Un milione di soldati tedeschi internati morirono nei campi americani e francesi, che nulla ebbero da imparare dai russi in fatto di brutalit e deliberato sterminio. Sono passati quasi sessanta anni ed con profondo turbamento, con orrore che oggi constatiamo come nulla sia cambiato nel comportamento degli odierni vincitori, in particolare per quanto concerne la superpotenza egemone mondiale rimasta dopo il crollo dellURSS, gli Stati Uniti dAmerica, con il suo codazzo di alleati di ieri e di oggi, dallInghilterra ad Israele. Mentre quel circo mediatico della vendetta e del sovvertimento del Diritto Internazionale rappresentato dal Tribunale Internazionale dellAja conduce le nuove vendette postume sui vinti di ieri e di oggi per conto di Washington (salvo staccare la spina quando limputato Milosevic denuncia lillegalit del procedimento e i crimini dei suoi nemici-testimoni daccusa), gli Stati Uniti continuano a macchiarsi di ogni efferatezza, di ogni delitto, di ogni crimine e genocidio previsto dalle leggi internazionali. LAmministrazione Bush, utilizzando il provvidenziale attacco a New York dell11 settembre 2001 (e i cui retroscena pian piano emergono alla luce inchiodando proprio lui e i suoi uomini alla responsabilit per quei morti), ha scatenato una guerra daggressione nel mondo intero. La potenza militare americana, la connivenza di governi intimoriti e ricattati, in primis quello di una Russia passata da impero del Male a succube e autolesionista complice di secondordine, lumiliante sudditanza delle Nazioni Unite, larroganza sionista del boia Sharon, tutto concorre a far credere allAmerica che ogni suo atto criminale e contrario alla civile convivenza internazionale rester impunito. Una satanica arroganza che invece, ne siamo assolutamente certi e facili profeti, condurr il popolo americano, gli Stati Uniti stessi al disastro in meno tempo di quanto si creda. Il documento che segue, il testo integrale della cosiddetta Dottrina Bush, in realt frutto dello staff militar-industriale che ha supportato lascesa al potere del padre e del figlio, va letto con la massima attenzione per almeno due motivi principali: lASSOLUTA IPOCRISIA retorica della sua ideologia di fondo e IL VELENO che si cela tra le righe, e talvolta scopertamente traspare. Libert, democrazia, diritti umani, libero commercio, equit, giustizia, garanzie per minoranze etniche, religiose, politiche sono parole e parole che si susseguono in ogni pagina, quasi ad ogni capitolo, mentre la mente del lettore corre alle notizie di cronaca internazionale che quotidianamente le smentiscono nel loro contrario. Perch in realt, quello che si intende con esse che il loro valore rapportabile SOLTANTO allinteresse geostrategico, economico, politico e militare degli Stati Uniti stessi, in quanto sede privilegiata e bastione armato delle lobby internazionali economiche, politiche e religiose che possiamo collettivamente definire MONDIALISMO. Secondo il manicheismo biblico americano, se il XX secolo fu diviso da una straordinaria lotta per gli ideali: visioni totalitarie e distruttive contro libert ed eguaglianza, oggi la strategia statunitense per la sicurezza nazionale sar basata su di un internazionalismo squisitamente americano che rifletta lunione dei nostri valori e dei nostri interessi nazionali. Pi chiari di cos Il resto del mondo avvertito. Loro sono lImpero del Bene, della libert (di fare quel che vogliono) e della democrazia (sempre per americani, o meglio per la ristretta cerchia di oligarchi mondialisti: insomma una plutocrazia);

chi si adegua pu avere un ruolo di servo nella casa del padrone, per chi non si adegua o peggio osa opporsi fame e infamia, ferro e fuoco. Atomico se non basta. E per dare una continuit anche ideale alla lotta americana allEurasia e al mondo stato rispolverato persino il concetto di Asse del Male che riunisce il riferimento alle potenze dellAsse della II Guerra Mondiale e limpero del Male sovietico nella III Guerra Mondiale, la Guerra Fredda, che ha portato la Russia alla disintegrazione. E se dio ha dato agli USA la vittoria in entrambe i casi evidente il Destino Manifesto che vuole la Nuova Israele estesa dallAtlantico al Pacifico dominare su tutto il pianeta. La vera Israele ha invece il ruolo della coda che muove il cane. La lotta al terrorismo globale, afferma il documento, ed in quanto tale non c limite territoriale e continentale allintervento militare e poliziesco degli USA. E quando i singoli governi, pur alleati e succubi, tentennano o non sono allaltezza del compito loro imposto sopperiremo noi alla forza di volont e alle risorse mancanti. Con le nuove regole approvate da tutto il Congresso americano, le stesse leggi di garanzia dei diritti vengono da una parte annullate per i nemici catturati (es: rapimento, uccisione segreta, processi segreti davanti a tribunali militari senza difesa e comminanti la pena di morte), dallaltra estesi nel tempo e nello spazio, cio retroattivamente e scavalcando le legislazioni di tutti gli stati sovrani della Terra. A confronto della Dottrina Bush di intervento, anche il processo di Norimberga e quelli dellAja sembrano quasi il massimo del Diritto e della legalit. Infatti si teorizza a chiare lettere la legittimit dellattacco preventivo [a prescindere dalla] esistenza di una minaccia imminente, anche di moderata entit alla nostra sicurezza nazionale. Insomma: decidiamo noi chi e quando pericoloso e come e dove attaccarlo! Ma dove il documento Bush raggiunge gli apici dellassurdo, del grottesco, nella definizione dei cosiddetti stati canaglia. E una rappresentazione farsesca dellavversario demonizzato che sarebbe anche comica proprio se confrontata con lAmerica e la sua politica interna ed estera, se non fosse invece tragica per le conseguenze che ha avuto, ha ed avr sui popoli vittime dellamerican way of life. Gli stati canaglia abbrutiscono il proprio popolo e sperperano le proprie risorse nazionali nellinteresse personale dei governanti! non mostrano alcun riguardo per il diritto internazionale, minacciano gli stati confinanti e violano gravemente i trattati internazionali di cui sono contraenti !! sono decisi ad acquisire armi di distruzione di massa, oltre ad altre tecnologie militari davanguardia, per usarle a scopo di minaccia o di offesa nel perseguimento dei disegni aggressivi dei propri regimi !!! sostengono il terrorismo su scala globale !!!! infine rifiutano i valori umani basilari e ODIANO GLI STATI UNITI PER TUTTO CIO CHE ESSI RAPPRESENTANO [chiss perch!?- nota nostra] e !!!!! punti esclamativi ad libitum Non sappiamo se chi ha scritto per Bush queste righe abbia un sottile senso dellhumor o sia veramente convinto di simili paranoie. Una cosa certa: OGNI PAROLA DI QUESTA DESCRIZIONE SI ATTAGLIA PERFETTAMENTE ED IN TOTO AGLI STATI UNITI DAMERICA, lunico, vero, completo STATO CANAGLIA del mondo, lImpero del Male, del sopruso, della menzogna elevata ad arte di dominio, dello sfruttamento delluomo sulluomo, del popolo sui popoli, del genocidio ed etnocidio pianificati con decenni danticipo. Per quanto poi riguarda il mondo islamico oggi sotto attacco (e gi si pensa alla Cina) le ultime pagine sono agghiaccianti: La guerra al terrorismo non uno scontro di civilt. Rivela tuttavia lo scontro allinterno di una civilt, una battaglia per il futuro del mondo mussulmano. E saranno ovviamente gli USA a decidere chi il mussulmano buono e chi no. Il primo passo per lomologazione o lannientamento. Non siamo ancora alle teorizzazioni del generale dai lunghi capelli biondi e delle giacche blu sull indiano buono/indiano morto, ma poco ci manca. E poi, in fondo, Caster non aveva proclamato lesercito yankee il miglior amico degli indiani? La caccia all islamico cattivo secondo i parametri americani e sionisti in atto da tempo in tutto il mondo. Ed in atto il clima di linciaggio in nome della difesa della civilt occidentale e cristiana dal terrorismo. A tale scopo, per scendere nel piccolo e nel volgare, vengono utilizzati persino microgruppuscoli di estremisti di destra, fanatici religiosi, per aizzare lo scontro tra le religioni e i popoli dellEurasia. Certe recenti violenze letterarie (valga per tutte il caso Fallaci, ma anche gli scritti di certa nuovadestra reazionaria francese) o pi teppisticamente fisiche (aggressioni e pestaggi di esponenti islamici indiretta TV) non sono che la traduzione in piccolo, a livello di feccia nazionale oggettivamente strumentalizzata , della strategia globale della Dottrina Bush. Sotto il velo ipocrita della lotta al terrorismo e agli stati canaglia il presente documento rappresenta il programma esplicito del terrorismo internazionale del Superstato canaglia per antonomasia: gli Stati Uniti dAmerica. E quindi doveroso conoscerlo, ma anche utile per il futuro: quando cio il mondo si sar liberato di questi criminali internazionali e potr finalmente trascinarli al Tribunale dei Popoli e della Storia, avendo in mano il documento scritto e firmato delle loro malefatte, del loro progetto folle e sanguinario di dominio globale.

CHI SEMINA VENTO?


Intervento sugli attentati dell' 11.9.2001 negli USA Chi semina vento raccoglie tempesta! Cos dice la saggezza popolare. E la tempesta di fuoco e distruzione abbattutasi su New York, su Washington, su tutti gli Stati Uniti dAmerica la conseguenza diretta di oltre cinquanta anni, mezzo secolo di guerre, di interventi militari, di embarghi commerciali, di propaganda occidentale condotta dagli USA e dai loro alleati pi stretti, i sionisti israeliani e americani, in tutto il mondo; in particolare contro il mondo arabo, islamico, eurasiatico, ma non solo. Da sempre limperialismo americano dilaga per il pianeta come un fuoco distruttore; ed anche quando si presenta con la mano tesa degli aiuti umanitari, del benessere, della solidariet, i suoi doni avvelenati si trasformano in miseria dei popoli, in corruzione, in schiavit, in morte di uomini e civilt. Tutto questo ha un nome ben preciso: Mondialismo, Globalizzazione, Capitalismo. Oggi le ultime vittime del vero Potere politico, economico, militare e ideologico mondiale, con centro sul continente americano, sono i suoi stessi cittadini. Certo non possiamo non dolerci, come tutti, per la perdita di vite umane innocenti, di semplici lavoratori, di vigili del fuoco o poliziotti, di donne e uomini d'America e non, i quali non hanno avuto altra colpa che quella di esser nati, di vivere o di lavorare nel centro dell impero. Ma PROPRIO perch il nostro cuore sanguina sempre e ovunque si compia uningiustizia e un massacro, mentre vediamo crollare in una nube di polvere i simboli del Potere militare e di quello economico USA, i due pilastri del Sistema America, la nostra memoria non pu che correre ai milioni e milioni di vittime che limperialismo ha disseminato sui cinque continenti, in almeno un secolo e mezzo della sua storia: il vero e pi grande olocausto patito sulla Terra da quando esiste il genere umano , e sempre per mano dello stesso Potere. Pensiamo ai nativi americani, alla Confederazione sudista, agli europei di due guerre mondiali, ai giapponesi spazzati via con le atomiche, al milione e mezzo di vietnamiti, al milione di coreani, ai cinesi, agli africani schiavi ieri ed oggi, ai latino-americani affamati e schiacciati dalle dittature militari asservite a Washington, fino ai serbi, europei come noi, aggrediti soltanto lanno scorso; e via via, in una sanguinosa striscia di sangue che continua a zampillare dalle mille ferite ancora aperte del Medio Oriente. Per la prima volta nella sua storia gli Stati Uniti dAmerica, che colpivano impunemente ovunque sicuri della propria invulnerabilit continentale, hanno provato in casa loro, nei punti geografici stessi del Potere, langoscia, il terrore che viene dal cielo, quello che fecero provare alle loro vittime di cento paesi diversi. Ma non vogliamo qui abbandonarci allesercizio perverso della conta dei morti, come hanno fatto i nostri nemici dalla II Guerra Mondiale in poi. Facciamo invece una seria analisi sulle cause e sulle conseguenze di questo avvenimento che possiamo definire senza retorica EPOCALE. Intanto limpatto mediatico dellattacco kamikaze praticamente in diretta TV stato immenso, immediato e internazionale. Tutto il mondo ha potuto vedere la pi grande potenza militare mai apparsa sotto attacco diretto, nei suoi punti nevralgici essenziali. E non per laggressione di unaltra grande potenza (che non c pi) o piccolo stato; per cui il paragone con Pearl Harbour qui non regge. Si trattato invece dell opera di pochi uomini i quali hanno usato gli stessi aerei di linea del nemico per condurre a termine unoperazione che, sotto il piano tecnico organizzativo, stata praticamente perfetta, da manuale (anche troppo!). Uomini, militanti rivoluzionari, islamici [sempre che la matrice venga confermata] i quali, non dimentichiamocelo, si sono autoimmolati in contemporanea, in un attacco suicida di massa, che anchesso non ha precedenti nella storia moderna. Se di terrorismo si vuole ancora propagandisticamente parlare, per le assonanze negative del termine, diremo che comunque questo terrorismo ha fatto un salto qualitativo immenso, tale da mutarne la sua stessa natura; e non tanto per i mezzi impiegati, quanto per i tempi, per gli obiettivi con la loro carica SIMBOLICA, per la sorpresa e , soprattutto, per le conseguenze psicologiche, per limpatto sullopinione pubblica mondiale che ha avuto e avr per molto tempo in futuro.

Una volta tanto siamo daccordo con Bush (!): QUESTA E GUERRA! E lo ha detto un presidente della Superpotenza mondiale costretto a scappare in casa sua, vagando per ore nei cieli statunitensi sull Air Force One, come in un film fantapolitico di quartordine, mentre New York impazziva e bruciava anche il ministero della Difesa, il famoso Pentagono che avremmo tutti ritenuto essere il posto pi protetto ed inviolabile del pianeta. Ma questa una guerra che sono stati gli USA a dichiarare al mondo , e non da ieri: questa la LORO guerra contro tutti, che alfine si ritorce come un boomerang contro di loro. E gi da adesso essa rischia di divenire anche la nostra guerra, di noi europei ed italiani, visto che lappartenenza alla NATO ci impone, col famigerato art. 5 (finora mai applicato anche nelle contingenze internazionali pi gravi), di supportare in ogni modo i nostri padroni: perch questa volta non stato uno qualsiasi dei paesi periferici dell impero la vittima, ma sono le sue capitali militari ed economiche a essere colpite. E noi italiani, per la posizione geopolitica nel centro del Mediterraneo, siamo la prima linea di fronte al Sud, allUmma Islamica, al mondo arabo nordafricano e mediorientale. Ricordate il detto: Chi non capace di portare le proprie armi, domani dovr portare quelle del suo vincitore. Un vincitore considerato da tutti invincibile fino all 11settembre 2001, Anno Primo del Terzo Millennio. E la tragica ironia del destino ha voluto che fossero proprio gli Stati Uniti a preparare il primo atto di una tragedia che oggi li coinvolge e stravolge sullo stesso suolo americano considerato inviolabile. Sia o non sia stato Osama Bin Laden, il miliardario saudita, lideatore dellattacco alle Torri Gemelle, al Pentagono, forse alla Casa Bianca, resta il fatto che gli USA finanziarono e addestrarono gli islamici in funzione antirussa in Afghanistan e hanno sempre difeso, oltre che Israele, le corrotte monarchie ed emirati del Golfo, tanto ipocritamente integraliste allinterno quanto asservite alla strategia americana di dominazione delle fonti energetiche e dei punti strategici in quellarea strategicamente unica. Il giorno prima della strage di N.Y., nel nord dellAfghanistan il generale Massoud restato vittima di un attentato attribuito alla stessa mano, proprio alla vigilia di unoffensiva contro il regime integralista dei Talibani di Kabul , sponsorizzati dal Pakistan, il fedele alleato di Washington. E amici di Massoud e dell'Alleanza del Nord sono oggi i russi, i cinesi, lIran, lIndia, il Tagikjstan: cio gli avversari della penetrazione americana in Eurasia centrale. La connivenza dei servizi segreti a stelle e strisce con certi settori integralisti getta unombra molto nera sugli stessi attentati della costa atlantica. Tutto il mondo oggi si chiede come stato possibile organizzare una simile azione sotto il naso dei pi potenti, dotati ed infiltrati servizi del mondo. Prepararsi per mesi o forse per anni, muovendo capitali notevoli, con decine e decine di persone coinvolte, con contatti e viaggi su e gi, dentro e fuori gli USA; e mentre i portavoce quasi ufficiali di queste organizzazioni lanciavano proclami pubblici sulle loro intenzioni anche da Londra, il fedele alleato di Washington, il suo cane da guardia sullEuropa. Incapacit totale o subdola connivenza oqualcosa di ancora peggiore? Certo, se dovessimo ricorrere al cui prodest ?, A CHI GIOVA ? domandarci chi ne trarr il maggior vantaggio in termini politici attuali, la risposta pi che ovvia: ISRAELE! Fosse anche addirittura sulla pelle dei loro correligionari stanziati negli States che, tutti presi nei loro affari, cominciavano a provare fastidio ed inquietudine per limmagine sempre pi sanguinaria offerta dallo stato ebraico, dopo quasi un anno di Intifada con un migliaio di morti e uneconomia a rotoli, causata dal governo di Sharon, il macellaio di Sabra e Chatila. Sar un caso che New York, la citt simbolo dellAmerica e della mondializzazione, sia anche la citt degli ebrei americani, tanto da esser definita Jew-York ? E infatti i sionisti, di qua e di l delloceano, subito presentano il conto allAmministrazione Bush, pur cos solidale e generosa nei loro confronti, proponendosi ancora e sempre come gli unici, sinceri alleati dellAmerica contro lIslam, lintegralismo mussulmano, il terrorismo palestinese, assimilato a quello del ricco saudita ecceccE subito i politici israeliani di tutte le tendenze politiche additano a Washington gli obiettivi da colpire: oltre a palestinesi e libanesi, Iran in primis e poi Iraq, Sudan, Siria. Perch il loro vero interesse, come ha detto Netanyhau, abbattere i governi islamici e distruggere quegli stati che potrebbero entro breve possedere la bomba atomica (come ha ora il Pakistan) o armi chimiche.

Mentre lAmerica era ancora sotto attacco, Israele, unica potenza atomica dellarea mediorientale, aveva gi preparato i suoi aerei e i missili, dotati di duecento testate atomiche, bastanti a spazzar via tutti gli arabi e realizzare il sogno della Grande Israele dallEufrate al Nilo, con la ricostruzione del Terzo Tempio sulle rovine di Al-Aqsa! Un tempismo perfetto! Ma c' di pi: lo smacco subito dalla potenza americana, anche dopo l'inevitabile rappresaglia contro qualche popolazione inerme che pagher la sete di sangue e vendetta dell'opinione pubblica statunitense e mondiale, coster certamente a Bush la prossima elezione. De resto il suo scudo spaziale, tanto voluto proprio dal Pentagono, dimostra tutta la sua assurdit strategica , quando evidente che nel mondo d'oggi ci vuole cos poco a colpire il cuore della potenza americana. Lo smacco della superpotenza stato troppo grande, e avr conseguenze sulla sua credibilit ancora per parecchi anni. La credibilit dell'invincibile America collassata nel momento stesso in cui le Twin Tower si sbriciolavano in una nube di polvere e di morte. A questo punto la rielezione di un democratico alla Casa Bianca tra quattro anni spianata. E la sintesi degli interessi lobbistici finanziari cos colpiti nel loro sancta santcorum di New York, di quelli sionisti esposti in prima fila sul fronte antislamico e di un neoimperialismo USA riabilitato, gi pronta in un nome, un nuovo ma gi collaudato candidato: JOSEPH LIEBERMAN, gi vice di Al Gore nella recente corsa presidenziale "scippata" dal "cespuglio-Bush", che ha dimostrato tutta la sua incapacit e inettitudine in frangenti cos terribili. Chi meglio di un ebreo ortodosso americano potrebbe garantire agli statunitensi una durezza ed una tenuta nei confronti dell'offensiva islamica, non foss'altro che per la sua doppia appartenenza, che gli imporrebbe sempre e comunque di appoggiare Israele in Medio Oriente? Se Clinton poteva pensare di condizionare Israele costringendo il governo di Gerusalemme a concedere qualche briciola ai palestinesi, appoggiandosi in ci anche alla lobby ebraica americana stanca di intifada e di dollari da versare nelle casse di Gerusalemme, ora sar il governo di estrema destra di Sharon a condizionare l'America, a spingerla sulla via di non ritorno della guerra in Eurasia. Sar Sharon con al fianco la "colomba" (?) Peres a costringere i correligionari pi fortunati che ingrassano tra New York e Los Angeles a prendere le armi e far partire il soldato yanke Ryan del nuovo millennio e gli "alleati" europei nella Nuova Crociata biblica contro i malvagi di turno. La sua occasione l'ha avuta l'11 settembre, il suo asso nella manica Lieberman! La follia guerrafondaia dellimperialismo americano e del sionismo, oltre che ritorcersi contro il popolo americano, rischia di precipitarci tutti in un conflitto che, ancora una volta per la natura stessa del Mondialismo, non potr che essere globale. LItalia e lEuropa ancora in prima linea, come durante la Guerra Fredda, strumenti impotenti, oggetti delle altrui mire espansioniste, vittime designate di terrorismo STABILIZZANTE dei regimi impostici dalloccupante americano, come gi fu per le stragi di stato impunite degli anni di piombo. E questa volta non sar pi (o pi soltanto) il fascio, cattivo di turno, il capro espiatorio della nuova strategia del terrore, ma anche il mussulmano, larabo, limmigrato, lemarginato, il ribelle spinto a forza nel gorgo della disperazione e dellazione disperata: i sassi contro le atomiche. Il governo reazionario Berlusconi-Fini-Bossi prepara il terreno interno per spingere, con l'odio verso gli immigrati arabi e la religione islamica, l'Italia a combattere la guerra del padrone, come solo l'anno scorso aveva fatto il governo di sinistra contro la Serbia. Saremo gli ascari degli americani, dimentichi dei nostri padri morti e del disprezzo che i padroni hanno verso i servi striscianti (chi ricorda ancora il Cermis e le assoluzioni dei soldati americani?). S, cari amici che ci leggete: SIAMO IN GUERRA! Ad ognuno di noi tocchi ora scegliere da quale parte stare: con gli oppressori del mondo, con i veri terroristi assetati di potere e pronti a sacrificarci tutti per restarci, o con quegli uomini amanti della pace e della giustizia per tutti i popoli. Ma che sanno pure che non potr mai esserci pace senza Giustizia, e che bisogna combattere per questa per potersi assicurare anche quella. E che il dio di tutti gli eserciti ci aiuti per i mesi e gli anni che stanno arrivando! Settembre 20001.

da "AURORA" n 4 (Marzo 1993) ***

NEMICI VERI E FALSI AMICI


"Parassiti schifosi, untuosi e sorridenti, divoratori cortesi, lupi affabili, orsi addomesticati, buffoni della fortuna, amici da tavola, vigliacchi tutti inchini e scappellate, aria, fantocci, banderuole" W. Shakespeare, Timone dAtene, III, 6. LItalia una repubblica democratica fondata sul lavoro! Cos recita la Costituzione del 1948 al suo art. 1. la sua proclamazione didentit; dovrebbe rappresentare lessenza stessa del suo credo e del suo essere, la propria ragione fondante. In tempi nei quali Dio morto e gli eroi sono di celluloide, non poi molto strano che uno Stato ponga il lavoro e soprattutto il corrispettivo (presunto) valore in denaro a base del suo credo. I "tempi ultimi" esprimono i disvalori dellUltimo Uomo di nietzschiana memoria. Di quale tipo di lavoro poi si trattasse, il popolo italiano pu prenderne atto palesemente oggi, dopo 45 anni, anno 1 di Tangentopoli. Quando cio un regime agonizzante, come un malato cronico allo stato terminale, non pi neanche in grado di coprire le proprie vergogne e si spegne soffocando nei propri escrementi, nei propri liquidi infetti, spurgando dun colpo gli umori putrescenti e i miasmi fetidi della propria interna e intrinseca corruzione di quasi dieci lustri. Le radiose giornate di questa democrazia borghese e libertaria iniziarono a Milano nellaprile del 45 con la danza macabra attorno a corpi maciullati, appesi per i piedi sulla folla quale estremo oltraggio e ludibrio. Tramontano ora nella stessa capitale (im)morale d Italia, tra il ludibrio e la vergogna di una classe politica che ha resistito fino allultimo prima di crollare nel fango e nella generale esecrazione. Una classe politica ed imprenditoriale che non arretrata di fronte a niente pur di sopravvivere a se stessa. Hanno rubato, certo, e solo gli ipocriti di professione possono oggi fingere di strapparsi i vestiti per una simile scoperta ; ma hanno fatto di pi e di peggio! Hanno incominciato tradendo il proprio popolo e vendendo il paese allo straniero, ci hanno asserviti al capitale e agli interessi geostrategici e militari delloccupante. Hanno distrutto la vita comunitaria e cancellato la memoria storica. Hanno bruciato la terra, inquinando laria che respiriamo, avvelenando le acque e le anime degli uomini. E quando fu necessario tenere asservito il popolo con il terrore, non hanno esitato un attimo a servirsene; hanno massacrato a decine, a centinaia cittadini inermi ed ignari in indiscriminate stragi di stato. Per poi accusare delle stesse chi, da destra e da sinistra, si opponeva al regime di terrore. E li hanno perseguiti, incarcerati, uccisi o costretti allesilio. Quando finalmente questo regime assassino in coma ci avr liberato dalla sua malefica presenza, allora si potr mettere le mani sugli archivi segreti della repubblica fondata sul lavoro e si potranno interrogare e processare davanti al popolo i responsabili di tante nefandezze; allora s che avremo le prove di crimini e misfatti che vanno oltre ogni pi fervida e perfida immaginazione. E si potranno, allora, smascherare anche tutti quei collaborazionisti occulti dei vari servizi che per anni ed anni ci hanno voluto incantare con parole e scritti, proponendosi quali paladini incorrotti ed integerrimi in lotta contro il potere dominante. Anche se, a dire il vero, alcuni di loro non hanno atteso molto per gettare la maschera... Ma torniamo dunque allessenza del problema, alla ragione fondante di questo regime, perch solo comprendendone la vera natura potremo farci una ragione di tutto quello che accaduto. Uno squarcio alla storia per comprendere la cronaca. LItalia una repubblica democratica fondata sul lavoro? Balle! LItalia unoligarchia plutocratica fondata sulle baionette delloccupante americano. Questa , in poche parole, la realt che tutti sanno e nessuno dice. Questa lessenza fondante di un regime ed un sistema che ci hanno tenuti sottomessi riempiendo le pance (finch hanno potuto) e vuotando i cervelli (finch hanno voluto); asservendo e/o eliminando con tutti i mezzi qualsiasi tipo di resistenza ed opposizione reale.

Tutti i partiti dellarco costituzionale o da essi proliferati sono responsabili, in toto e in solidale, di collaborazionismo con loccupante e con i suoi satrapi locali; e questo a prescindere dalla volont o cognizione di causa dei singoli. Tutti i partiti dellarco parlamentare sono responsabili, come associazione criminale, del persistere, del perpetuarsi e del riprodursi di questa sudditanza. Tutti, senza distinzione di colore, di tessera, di fede politica o religiosa, hanno brigato, mercanteggiato, collaborato servilmente con la potenza imperialista USA. In alcuni casi, come per la strage di Ustica, si arrivati alloccultamento delle prove, alla menzogna, alla fellonia e allalto tradimento contro il proprio Stato a favore di una o pi potenze straniere. L8 settembre resta sempre la data di fondazione per gli uomini di questo regime; quelli in stellette e quelli in doppio petto, quelli palesi e quelli coperti. Ed il bello (?) che ogni forza politica ha giustificato e collaborato allasservimento del proprio paese, ridotto a colonia della talassocrazia americana, in nome dei propri alti ideali! Lestrema sinistra in nome dellantifascismo come lestrema destra in nome dellantico-munismo. Le forze governative e di regime, lottizzate fra capitale laico e cattolico, con un occhio oltre-Tevere e laltro oltre-Oceano Atlantico, hanno sempre agito in nome della libert e della democrazia, costantemente minacciate (!) da fascisti e comunisti. davvero singolare (o no?) che oggi, dopo la fine dellimpero sovietico, lo smembramento dellURSS e il ripiegamento della Russia stessa entro i propri confini, a nessuno (ma proprio nessuno) nel Parlamento italico (dal MSI ai comunisti, passando per Lega, Rete, Verdi, ecc.), sia mai venuto in mente di chiedere luscita dellItalia dalla NATO e il dissolvimento stesso di quel Patto Atlantico, sorto, cos vollero farci credere, allo scopo di opporsi ad una invasione sovietica dellEuropa. Nessuno ha chiesto che lAmerica smantelli le sue basi aeree e navali in Europa, riportando oltre oceano i propri bombardieri, i missili atomici e tutti gli altri strumenti di morte e distruzione. Come potremo mai definirci liberi finch lultimo marines calpester il suolo dellEurasia? Sino a quando sul palazzo di Via Veneto, vero centro del potere romano, sventoler, arrogante, la bandiera a stelle e strisce? Al contrario, molti politici italiani di tutte le tendenze chiedono, addirittura, che i paesi dellEst, dellexPatto di Varsavia, Russia compresa, siano integrati nella NATO! la versione militarista del Nuovo Ordine Mondiale, il braccio armato del Mondialismo, la scuola di polizia del Sistema Imperialista delle Multinazionali esteso su tutto il territorio euroasiatico, da oceano a oceano. Del resto un nuovo nemico oggettivo gi stato indicato dagli strateghi del Pentagono: lIslam. Si salda cos la strategia della NATO con lasse portante delloccupazione militare del sistema geopolitico MediterraneoMedio Oriente-Golfo Persico: il sionismo e lo stato di Israele. In questa nuova strategia atlantica, che vede lItalia in prima linea sul Mediterraneo, noi svolgiamo da tempo (almeno dal 82, con i nostri militari in Libano) il ruolo assegnatoci di vigilantes regionali per conto degli Stati Uniti. Come si addice alle truppe coloniali di un paese occupato, gli Italiani, che non seppero impugnare le proprie armi, sono ora costretti a portare quelle del vincitore, del padrone e a combattere in Asia e Africa (oggi Somalia e Mozambico, e domani...?) le sue guerre neo-coloniali. Dopo aver tolto le colonie agli europei, gli americani li mandano a riconquistarle o a tenerle soggiogate per i loro interessi. Intanto in Italia, a parte qualche isolata voce "clamans in deserto", tutte le sedicenti opposizioni tacciono su questo punto o, addirittura, applaudono entusiaste. E se per la sinistra, impegnata a ricucirsi una verginit persa in troppi postriboli, sono lontani i tempi degli "Yankees go home" e delle canzoni che incitavano a "buttare a mare le basi americane", lestrema destra (quella in cravatta e quella in mimetica), privata ormai dellalibi dellanticomunismo e dellantisovietismo, non fa che confermarsi nel suo ruolo di sempre: quello di cane da guardia degli interessi americanocentrici sullo stivale. Si addita il pericolo arabo-islamico, si aggrediscono gli immigrati di quei paesi, si riduce al ridicolo limpegno, di anni e anni, storico revisionista. Per la destra parlamentare, lappiattimento su posizioni americane e sioniste ancor pi squallido e avvilente. E questo in piena contraddizione persino con la loro tradizione storica. Anni e anni di fatti, di prove e controprove, ci hanno dimostrato fino alla nausea chi e cosa ci fossero dietro tanti ex-fascisti, persino exsoldati della RSI, riciclatisi nel secondo dopoguerra ed ancora allopera. Chi e cosa ci fosse dietro certi fasulli golpe da opera buffa.

E c quasi da ringraziare il destino se i loro padroni della CIA hanno preferito per la colonia Italia la soluzione pi indolore del golpe bianco a quella di uno in grigio-verde-nero, alla Pinochet; altrimenti saremmo finiti pure in Vietnam a far carne da fucile nella sporca guerra. I poveri morti della Repubblica Sociale si rivolterebbero nelle fosse se sapessero a cosa si ridotto il loro ideale nei sopravvissuti; come i giovani partigiani idealisti (e ce ne furono) caduti combattendo, tornerebbero s in armi alla vita, ma per sparare sui loro ex-compagni oggi pidiessini o dirigenti dellANPI. Lestrema destra patriottarda non ha fatto che rispettare il patto occulto che le consent di rinascere come partito politico; come ha continuato a farlo la sua parte pi radicale, nazionalpopolare o come diavolo ama definirsi. Che dire di quei cattivi maestri, rinnegati, che dopo anni di predicazione contro lAmerica, il sionismo, il capitalismo ecc. ecc., non risparmiarono neanche il vergognoso e pietoso spettacolo di un voto (per giunta inutile!) a favore dellintervento italiano contro lIraq, al fianco dei massacratori americani? Servi nel cuore, giuda nellanima, vigliacchi fino alle viscere, questi falliti in servizio permanente effettivo, questi rifiuti umani schifati persino dai loro padroni-finanziatori (che li scaricano alla prima occasione) hanno ancor oggi linaudita sfacciataggine di riproporsi come riferimento politico per giovani in cerca di una alternativa globale al sistema. Come certi vecchi dalle arterie indurite, superati i limiti della decenza, si abbandonano senza pi ritegno pubblico alla propria incontinenza. Arrivano, ora, persino a parlarci di Eurasia! Proprio loro ...! Per usare lespressione pi signorile che ci viene in mente: hanno la faccia come il culo! Del resto come avrebbero potuto agire altrimenti senza temere poi che i loro padroni li sputtanassero tirando fuori dagli armadi vecchi e nuovi incartamenti? Per tutto questo sar anche nostro compito quello di rappresentare per le giovani generazioni la memoria storica del passato; sempre e ovunque noi smaschereremo questi impuniti impostori quando tenteranno di riproporsi e riciclarsi, per lennesima volta, come oppositori duri e puri del sistema. Memoria storica della destra come della sinistra; perch se una cosa ci ben chiara la strumentalit fittizia e funzionale alla conservazione dello status quo di occupati che la contrapposizione generazionale tra destra e sinistra ebbe ed ha tuttoggi. E chi ancora tenti, da una parte e dallaltra, di creare fratture e scontri tra le forze autenticamente antagoniste al sistema, deve essere immediatamente smascherato, sbugiardato e messo in condizione di non nuocere. Poco importa che siano vecchie o nuove (o seminuove) glorie dei rispettivi giri dappartenenza. Perch limportante non quello che uno dice di essere, ma quello che uno veramente . E lalbero si pu riconoscerlo dai frutti. Non mi dire cosa pensi o proponi oggi; non mi interessa. Dimmi piuttosto cosa hai fatto in passato, come hai agito (o non agito) nei momenti decisivi, nelle risoluzioni determinanti. Hai infamato, tradito, venduto? Ne sei pentito? Con chi ti sei messo ed invischiato negli anni di piombo e dopo? Chi hai frequentato? E a cosa ha portato la tua azione (o non azione), rispetto al problema fondamentale: la libert del tuo paese, lindipendenza dellEuropa contro limperialismo americano-sionista, lunit eurasiatica antimondialista? In base a questo e solo a questo sarai giudicato. Fatti, non chiacchiere! E, stavolta, senza appelli. Questa dunque sar dora innanzi la nostra discriminante politica e geopolitica; al di l, al di sopra e, se necessita, contro le vecchie ideologie e le vecchie aree di appartenenza. Perch creare un vero Movimento Antagonista, radicale nelle scelte di campo, quanto nuovo ed elastico nelle strategie e nelle alleanze, non vuol certo dire mettere assieme, sommare, destra e sinistra; e nemmeno significa raccattare e riciclare gli avanzi imputriditi della vecchia destra e della vecchia sinistra o centro o quel che sia. Al contrario! Bisogna dar vita ad una realt politica completamente nuova, che sappia far tesoro degli errori del passato per non ripeterli e che voglia andare avanti. Almeno in campo culturale non si parte proprio da zero, da una tabula rasa. Si pensi solo alla quasi decennale opera di un mensile come "Orion", ora oltre il suo 100 numero, e che proprio per questo suo impegno stato sempre fatto a segno delle pi infamanti campagne denigratorie da parte di chi oggi cerca di rubarne le idee per distorcerle al fine opposto. Campagne calunniose peraltro risoltesi con limporsi delle sue tesi politiche e con la sconfitta ignominiosa dei suoi nemici, oggi liquidati o in via di autoliquidazione.

Ma, oltre i confini delleterno provincialismo italiota, nuove interessantissime esperienze stanno maturando nel resto dEuropa, in Medio Oriente, in Asia e in Africa. In particolare quanto sta per avvenire a Mosca ci rassicura nella nostra gi salda certezza di aver intrapreso da anni la strada giusta e ci sprona ad andare sempre pi avanti in tale direzione. Per inciso: il giorno in cui le forze patriottiche e sociali della Nuova Russia eurasiatica prevarranno, siamo sicuri che qui da noi i falsi oppositori riveleranno, ancora una volta, il loro volto. Siamo pronti a scommettere che, da destra e da sinistra, da tutti i settori politici si leveranno alte grida contro la missione storica e spirituale di Mosca. Siamo pronti a scommettere che gli estremisti di ogni colore correranno ad accucciarsi ai piedi dei loro padroni atlantici. Gli uni lo faranno in nome della "democrazia in pericolo", gli altri contro la "reazione neo-zarista in agguato", altri ancora "in difesa delloccidente bianco e cristiano contro linvasione tartaro-islamica", e via delirando. Nessuno di costoro, ovviamente, ammetter di continuare a fare, a parti invertite, il solito giochetto in voga da cinquanta e passa anni a questa parte: in sostanza linteresse degli USA nel mondo. Ecco allora la vera discriminante: o con, o contro limperialismo ed il mondialismo, in tutte le sue espressioni e varianti. Al fianco o contro i popoli in lotta per la propria libert e specificit etno-culturale, sulla via del riscatto nazionale e sociale. Per parte nostra, la scelta labbiamo fatta ormai da tempo, lucidamente ed irreversibilmente: lEurasia il nostro destino. Abbiamo risposto allappello di Procanov e degli amici russi di "Den": Patrioti di tutto il mondo, unitevi! Nei prossimi numeri ci proponiamo di relazionare ampiamente sul convegno del 1 e 2 marzo a Mosca, su i Popoli oppressi dallimperialismo e sulle risoluzioni strategiche mondiali che prenderemo tutti insieme, essendo noi, in quellassise, i rappresentanti della sezione italiana della nuova Eurasia che si va creando. Nasce oggi a Mosca una nuova Internazionale dei popoli di tutta la Terra; numerosa, potente, decisa, sperimentata dalla lotta e dalle mille esperienze militanti di uomini e organizzazioni di tutti i continenti, votata al sacrificio fino alla vittoria. Lideale dellEurasia unita si salder con quelli che nel resto del pianeta combattono ancora il Mondialismo, che ancora resistono allordine mondialista imposto da Washington e Wall Street. Basti per tutti leroico esempio del popolo cubano sotto la ferrea guida di Fidel Castro; un popolo che dimostra di aver ben appreso alla scuola di libert del "Che". E si pensi ancora alla resistenza palestinese di Hamas, alla Rivoluzione Islamica dellIran o ai nuovi resistenti algerini del FIS. Per non parlare delle grandi e piccole realt sparse per tutto il mondo, anche nellEuropa occidentale. Pure in questo senso il nostro antagonismo globale e non miopisticamente rinchiuso in un provincialismo settario per qualche poltrona di sottopotere locale .Da questa parte della barricata c posto per tutti e per ciascuno, con il proprio bagaglio di storia, di cultura e di passata militanza che nessuno deve rinnegare; ma a condizione che, deposto al fianco lo zaino dei ricordi e delle passioni del passato, si sia pronti ad imbracciare larma della critica per andare oltre, in tutti i sensi ... senza nostalgismi e torcicolli, ad un passato morto e sepolto. Smentiamo dunque i nefasti avvoltoi della "fine della Storia", unendoci ai fratelli in lotta dellEst e del Sud del mondo, per dare lassalto alla sinagoga del Grande Satana moderno: limperialismo americano ed i suoi collaborazionisti rinnegati dogni paese e dogni parte politica. E sia ben chiaro: come sempre, nei momenti decisivi del destino dei popoli, non c posto per indecisi, tiepidi, infingardi, doppiogiochisti, opportunisti di sempre, compresi i falsi amici di un passato pi o meno recente. Come sempre, ai grandi appuntamenti della Storia, Chi non con noi, contro di noi. E come tale sar trattato ...

da "AURORA" n 5 (Aprile 1993) ***

L, DOVE VOLANO GLI AVVOLTOI


Chi non ha carattere non un uomo: una cosa Nicolas de Chamfort Nella strategia globale di dominio mondialista su uomini e popoli, la droga gioca un ruolo rilevantissimo, sia per il controllo delle menti che per quello delle istituzioni. E ci risulta tanto pi vero in quel crocevia geostrategico tra Europa occidentale e Balcani, tra nord e Mediterraneo, ponte naturale tra due continenti, che denominiamo Italia. Lalta finanza cosmopolita, collegata da sempre e sempre pi organicamente con la grande criminalit internazionale, ha ormai superato la fase della diffusione illegale di ogni tipo di droga, prodotta e smerciata dal Triangolo dOro asiatico, in Medio Oriente, in America Latina. Il cosiddetto riciclaggio di denaro sporco che ha gi fatto la ricchezza di molti stati, a cominciare dalla pacifica e democratica Svizzera, ha immesso sul mercato dei capitali una tale massa monetaria impiegata in ogni tipo dattivit lecita o illecita (confine sempre pi vago e indefinibile), che ormai impossibile scinderla dal resto o prescinderne dei giochi di potere internazionale. Sempre ammesso che nel Sistema Capitalistico a cos alto livello sia possibile utilizzare ancora termini giuridici e morali, e parlare di legalit. La droga un business anzi lAffare del secolo, su cui magnati internazionali e governi vogliono mantenere il controllo e/o mettere le mani in modo legale, alla luce del sole, senza neanche pi correre i rischi (relativi) e subire le perdite (minime) di oggi. Basta allora legalizzare il crimine, dar vita allo spaccio di stato, alla droga di regime, alleroina in farmacia! La legalizzazione delle droghe non soltanto la dichiarazione di fallimento e di resa delle istituzioni; essa un altro colossale affare per i produttori e i commercianti allingrosso e, soprattutto, un formidabile strumento di dominio e assoggettamento, diretto o indiretto, dei popoli. Si pensi soltanto cosa succeder il giorno in cui, per punire uno stato che si ribelli, le grandi multinazionali porranno lembargo alla droga verso quel paese, popolato in buona parte da una massa di zombi tossicodipendenti. In tale ottica di normalizzazione si possono leggere persino i conclamati impegni e gli arresti eccellenti di imprenditori, politici e vecchi boss della mafia e della camorra. Si tratta, ovviamente, dei perdenti, uomini oramai superati sia nelle logiche di dominio interno alle rispettive organizzazioni, sia nel quadro globale delle nuove strategie mondialiste euro-americane. Il Sistema come un serpente durante la muta, cambia pelle, per ringiovanirsi e perpetuarsi. Quando finalmente i riflettori si puntano su qualche nome eccellente e i media ci bombardano quotidianamente con la storia delle sue malefatte, dei loro passati crimini, allora state pur certi che il nuovo potere mafioso e clientelare gi altrove, ben protetto, coperto, nellombra per condurre indisturbato i suoi lucrosi affari, in complicit con vecchi e nuovi amici nellapparato ufficiale. Nella colonia degli Stati Uniti che si chiama Italia, ci ancor pi vero se si considerano i complessi rapporti tra vero potere politico e vera mafia, quella siculo-americana; quella mafia che fu portata in Sicilia nel 1943 sui carri armati USA, con i quali risal la penisola, e che ora ramificata in tutto il continente. Il governo di Washington ha utilizzato da sempre questa mafia siculo-americana per i propri scopi, per i progetti di politica interna e internazionale. Basti pensare al ruolo avuto nella eliminazione di presidenti e uomini politici, americani e stranieri, non considerati pi affidabili (i Kennedy e i Noriega, per fare degli esempi). Gli italiani sono quindi due volte asserviti, sia tramite la locale criminalit organizzata, con i suoi eserciti privati e i suoi santuari, sia tramite la grande criminalit internazionale legata a filo doppio con il potere politico imperialista USA che, a sua volta, ci tiene sottomessi nella NATO, occupando i punti strategici del territorio. E sono basi aeronavali attraverso le quali pu entrare in Italia di tutto, per non parlare dei servizi segreti che agiscono indisturbati a tutti i livelli, come si dimostrato con la strage americana di Ustica. Ma il Mondialismo, ben lo sappiamo, non un blocco monolitico.

attraversato da diverse correnti di potere ed interessi concorrenti che per, alla fine, interagiscono coerentemente in un quadro unico, verso un unico progetto unitario di dominio mondiale e sulla base di ununica visione del mondo. Ecco perch nelle scelte di fondo, essenziali ed esiziali per popoli e stati, queste forze mondialiste puntano alle stesse scelte, e tutt'al pi fanno un furbesco gioco delle parti. Com il caso della liberalizzazione della droga, la depenalizzazione del suo possesso ecc... Si forma allora un fronte unito della conservazione tra cattolici e laici, tra demoliberali e sinistra di tutte le sfumature, tra referendari e radicali, per non parlare dei centri di recupero gestiti dai preti! Quelli alla don Gelmini, per intenderci... E non certo un caso che, rimestando in un delitto ancora oscuro, si sia scatenata improvvisa ed allunisono la canea urlante della stampa contro luomo che per primo e con pi successo, da anni, combatte la piaga della droga in Italia, senza piegarsi agli interessi di partiti o concorrenti (questo s imperdonabile!) dei potenti di turno; ma anche senza genuflettersi, con il capo cosparso di cenere, ai piedi di qualche porporato, di quelli che van per la maggiore (tipo cardinal Martini). Questuomo Vincenzo Muccioli, il fondatore di San Patrignano. Contro Muccioli si scatenata la tempesta delle calunnie e delle infamie, ma anche contro la sua creazione e, soprattutto, contro ci che essi rappresentano a livello di simbolo, di utopia fattasi realt: cio la liberazione dalla droga, dalla dipendenza e dalluso delle droghe. Che non sono solo quelle che si fumano o si iniettano, ma anche la droga di stato e di chiesa, propinata quotidianamente in dosi massicce a tutta la popolazione. E pensare che una volta cera persino chi pensava di combattere rivoluzionariamente il sistema andando a spacciar droga davanti alle scuole! Quando i nostri lettori leggeranno questo articolo probabilmente il caso Muccioli sar passato nel dimenticatoio, anche perch saranno caduti uno dopo laltro i puntelli accusatori che vorrebbero coinvolgerlo e travolgerlo. Gi in passato del resto, nel 1985, la magistratura emiliana (uno dei punti pi sensibili del potere mondialista in campo giudiziario, assieme a Firenze), lo aveva perseguitato e condannato per la famigerata storiella delle catene; da cui stato assolto in Cassazione. Allora, quando ancora tutte le coscienze non erano cloroformizzate, si cre un vasto fronte di solidariet attorno a San Patrignano. Mandarono anche la Finanza per cercare di incastrarlo ed ovviamente senza esito. S. Patrignano non era e non Tangentopoli. Muccioli sar prosciolto pienamente, ma lo scopo di lorsignori sar comunque raggiunto e Taradash e i pannellisti avranno vinto il referendum per la depenalizzazione, primo passo per la libera vendita della droga di stato, secondo la volont dei nuovi produttori mondiali. In effetti per questo regime le stragi di stato degli anni 70/80 non hanno fatto tutti i morti necessari. Ma soprattutto il nuovo regime di dittatura democratica, versione liberalcapitalistica del centralismo democratico di trista memoria, avr un controllo ancora pi diretto e totale su una giovent di zoombies, mettendosi cos al riparo da qualsivoglia spirito ribelle e di rivolta; proprio come si incrementarono spaccio e uso di droghe dopo il 68 ed il 77. Che gente come Taradash possa, in piena crisi di regime, chiedere il controllo dello stato sulla comunit di Muccioli, non tanto scandaloso; in fondo stato mandato su proprio per questo fine. Che manipolatori della penna e del computer come Luciano Nigro e Anna Tonelli, Marina Garbesi e Carlo Chianura, Francesco Viviano ecc. ecc. abbiano versato tutto il veleno di cui sono ripieni su Muccioli e San Patrignano fa ancor parte delle cose ovvie, scontate. Sono infatti tutti i giornalisti di Repubblica del clan Scalfari-Caracciolo-De Benedetti; i portavoce e battistrada del progetto mondialista della Trilateral e delle lobbies sioniste e filo-americane del nostro paese. Miriam Mafai ne lesempio pi famoso. Lascia invece un po lamaro in bocca il fatto che la sinistra (Manifesto, Avvenimenti ecc... per non dire de lUnit), la quale non ha ancora capito nulla degli anni 60 e 70, si unisca al coro dei crucifige!, riscoprendo proprio contro Muccioli quello spirito forcaiolo da Piazzale Loreto che, evidentemente, le essenzialmente connaturato. Ma neanche le forze pur piccole della sinistra veramente antagonista hanno compreso che con lattacco a Muccioli si vogliono eliminare le ultime resistenze per la trasformazione dellItalia nella terra franca per il libero commercio mondiale della droga. Il meridione e la Sicilia in particolare rappresentano il punto di riferimento geopolitico della strategia mondialista USA del Nuovo Ordine Mondiale; dopo la secessione nordista questo sar il porto franco di

tutte le attivit criminali internazionali controllate dagli Stati Uniti che, oltretutto, faranno dellisola mediterranea la punta avanzata di provocazione ed aggressione contro il nordafrica arabo-islamico dove, in Algeria e Egitto i rivoluzionari in nome del Corano sono ormai ad un passo dalla vittoria. Per questo i vecchi tromboni della I^ repubblica e i vecchi boss mafiosi non vanno pi bene; del resto il sistema maggioritario permetter con la nuova legge truffa di eliminare qualsiasi pur moderata opposizione consegnando il potere ai nuovi (si fa per dire) satrapi del potere USA. Al vino vecchio va cambiata almeno la botte. Ma torniamo a Muccioli e alle recenti polemiche che hanno visto in prima fila, contro di lui, esponenti della chiesa cattolica, salvo rare e meritevoli eccezioni. Che il Vaticano non ami unItalia libera e forte un dato di fatto storico. E 45 anni di potere mafioso-democristiano ce lo hanno dimostrato a sufficienza, anche se la chiesa ha antenne lunghe e sa fiutare per tempo i cambiamenti del vento ... come in Sicilia. Essa trarrebbe gran vantaggio oggi dalla spartizione della penisola (potrebbe persino avere velleit di ritorno al potere temporale dei papi) utilizzando la FF.AA. della talassocrazia americana e lappoggio ebraico (i fratelli maggiori) contro il dilagare dellondata islamica verso lEuropa. Intanto lopera di controllo sulla popolazione e sui giovani prosegue con lena. Per inciso i protestanti italiani non sono da meno nellopera maramaldesca contro Muccioli, come ha dimostrato la rubrica Protestantesimo del 21 marzo! Una volta si diceva che: la religione loppio dei popoli. Poi loppio, la droga diventata la religione per i popoli, per intere generazioni di giovani nel mondo. E finalmente la droga e la religione cattolica si incontrano nelle comunit di recupero; per attuare un controllo globale e una lobotomia sulle povere menti indebolite e devastate, sui corpi segnati e stravolti dal male. Certo in molti potranno pensare che, tutto sommato, sia sempre meglio per un giovane levargli un ago di vena infilandogli unostia in bocca. Con la crisi delle fedi e delle vocazioni nel mondo cristiano, i nuovi adepti bisogna andare a prenderseli dove possibile: fra le colf filippine, gli immigrati extracomunitari del Sud e dellEst del mondo e, perch no?, fra i tossici che avevano cercato dio in mezzo ad una polvere bianca. La chiesa di Roma ha steso la sua rete umanitaria ovunque, come quella di un ragno, convivendo obtorto collo con le altre istituzioni da essa non controllate. Lo stato italiano ovviamente fuori dal gioco, essendo a sua volta in parte controllato anche dalla chiesa stessa. Muccioli, per i preti, era ed una spina nel fianco, un pruno nellocchio. E non solo perch ha dimostrato che si pu creare una comunit, indipendente dalle prebende e dagli interessi di potere ma soprattutto la sua forte personalit un antidoto allipocrisia mielosa di una religione ridotta a interesse mondano e sete di potere, Ed la forza di carattere quello che pi temono le vecchie e nuove oligarchie mondialiste, capitaliste o comuniste, cristiane o laiche, per le quali anche il paragone con la decadenza di un impero improponibile essendo questa repubblica delle banane e delle bustarelle pi comparabile alla dissoluzione cadaverica di una carogna in avanzato stato di decomposizione, immersa in una fogna ripiena di liquame, di lordure fetide, immonde, innominabili. Baget Bozzo, come al solito, ha dato il la, definendo San Patrignano unavventura mondana! Del resto il giornale della sinistra ebraica italiana Il Manifesto non arrivato a parlare di cani lupo da guardia, di guardiani a cavallo e di lager? Vecchio vizio senile della sinistra pi demenziale che ... ci riprova sempre! Ed eccoli allora i preti della droga: si chiamano don Ciotti (Gruppo Abele) e don Gelmini (Comunit Incontro), convertitosi ora anche lui allo spaccio di stato, don Mazzi e don Vinicio Albanesi; ma ci sono anche i gur orientaleggianti alla Cardella del gruppo Saman. tutto uno svolazzare di tonache nere come ali di pipistrello (o avvoltoio), un rintocco sordo di campane a morto per Muccioli e i suoi ragazzi, che per troppo tempo hanno fatto loro ombra. Di fronte allipocrisia appiccicaticcia di questi sepolcri imbiancati che vorrebbero ergere di nuovo i roghi dellinquisizione del 2000, di fronte ai loro se e ma di chi non ha neanche il coraggio (!) di Maramaldo (anche perch Vincenzo Muccioli sa ben difendersi da solo), ci fa quasi una bella figura quel figuro di Oreste Benzi (chi era costui?) che ha la faccia tosta di presentarsi in TV, proprio ora nel pieno delle polemiche contro Muccioli, per proporsi come informatore della magistratura: violenze sessuali, torture, stupri, desaparecidos. Ci offre tutto larsenale da Gran Guignol cos ambito dai giornali che, per conto loro, gi

parlavano di stimolatori elettrici per maiali usati per torturare i tossicodipendenti (a quando la scoperta di una ... camera a gas?). Se lo dicono lorsignori che sono uomini di fede, c da crederci; anche se qui non solo di Muccioli che si parla ... La guerra anche interna delle sottane nere solo allinizio; c da giurarci ... ne vedremo delle belle! Si scoprono dunque i coperchi del solidarismo cattolico, in Italia e nel mondo. Si vada allora a scavare e non solo in senso in modo figurato nelle comunit di ricupero dirette, gestite influenzate dalla chiesa cattolica e dai suoi agenti in Italia e nel Terzo Mondo! Vedremo chi ne uscir con le ossa rotte; se Muccioli o i suoi detrattori, gli sciacalli neri che aspettano con la bava alla bocca lodio bilioso nel cuore di saltare su San Patrignano e spartirsi le spoglie e ... le anime. Anche perch non va trascurato, in tutta questa sporca faccenda, laspetto economico. Lazienda creata da Muccioli una comunit autosufficiente di 2500 persone circa, con un giro daffari annuo in miliardi. 22 miliardi e 1/2 solo nella gestione del 91, 200 ettari di terra, un patrimonio di 47 miliardi con attivit che vanno dalle scuderie allallevamento di cani, dalle vigne al restauro, dalle cantine ai laboratori alla tessitura e via elencando. Quasi la realizzazione delle utopistiche comunit socialistiche dell'800 e tutto ci tirando fuori dal giro della droga migliaia (settemila, forse pi) di giovani. Con grave danno, certo per laltra fiorentissima industria italiana: quella del crimine! Proprio quella che ora si scopre (ora?!?... Ipocriti!) aver foraggiato i poteri dello stato e colluso con loro. Lattivit economica e sociale di Muccioli il peggiore esempio per questo regime perch il migliore per tutto il popolo. Ed il polverone contro San Patrignano serve anche a distrarre lattenzione delle infamie quotidiane della politica italiana. Ecco allora Scalfaro gongolante scrive: ... un fatto cos enorme da imporre (notare bene: non porre ... imporre) la parola fine alla vita di una comunit che di fatto si stava trasformando o era gi diventata una setta. E lui di sette, se ne intende ... In verit la pi grave colpa di Vincenzo Muccioli proprio quella di essere fuori dal sistema e, oggettivamente, contro il regime; un ostacolo ai piani mondialisti in Italia per il controllo del futuro spaccio statale di droga. Si pensi che persino i paesi dellex impero sovietico stanno per diventare esportatori di droghe sintetiche in Italia. Persino il fondatore del gruppo Abele, don Ciotti, ammette che oggi la Polonia che preme per entrare nei nostri floridi mercati; la Polonia ... cio lo stesso paese dellattuale papa! Ancora una volta le vie della droga e quelle della religione cattolica si incontrano ed intersecano, nel bene o nel male. Di fronte a tutto questo, il frutto avvelenato del caso Muccioli stato intanto il cosiddetto Decalogo Bompiani, dal ministro degli Affari Sociali Adriano Bompiani (finch dura in carica ...). Dieci punti in banalit e sciocchezze che per possono diventare, nelle mani adatte, larma con cui lo stato affosser le comunit, tenendole sotto la spada di Damocle del ricatto continuo; si sa che, specie in tempi di sfascio delle istituzioni le leggi, anche le migliori possono avere effetti distruttivi, se gestite da qualche farabutto, mascalzone in malafede. E la presente normativa, guardacaso, sembra dettagliata proprio sulla figura di Muccioli e sullesperienza di San Patrignano. Lo hanno definito padre-padrone, dittatore ed ora complice in omicidio. Non lo sopportano e non sopportano che ai suoi ragazzi e ragazze insegni, con il lavoro e la disciplina, ad essere loro stessi forti, indipendenti, autosufficienti e veramente liberi: di quella libert che nasce dalla responsabilit. Non sopportano lorsignori che dei giovani, i quali poco prima strisciavano nel fango, spacciavano, si prostituivano, rubavano ed uccidevano per la droga, si conformino presso la Comunit di Muccioli un carattere, che escano dal giro della droga, senza per questo doversi umiliare e strisciare alla tonaca di qualche prete o ai piedi di qualche potente. Lordine mondialista, sia laico che religioso, non pu tollerare grandi figure, caratteri cesarei o, semplicemente, uomini liberi. Nella comunit di San Patrignano si curavano i tossicodipendenti anche contro la loro volont !! Ecco il massimo dellipocrisia. Ed ha nome e cognome: Luigi Cancrini (nome quanto mai appropriato!), docente di psichiatria presso la facolt di Magistero a Roma (poveri noi! in che mani...). Non c bisogno di aggiungere che anche lui esterna, per non usare un altro termine, su Repubblica (19.3.93).

Quella comunit diversa da tutte le altre -aggiunge- I metodi praticati e le idee portate avanti non hanno punti in contatto con le altre iniziative! Se Dio vuole!, aggiungiamo noi. Da sempre il problema posto da Muccioli era di contrastare la mancanza di collaborazione del paziente, mentre in altre comunit si insegna la pazienza e si dice che il tossicomane va curato quando lo chiede! Come se l in comunit non ci fosse andato apposta e volontariamente, ma ce lo avessero portato a forza (come del resto, dovrebbe essere)! Tra mezze falsit ed ipocrisia per intero, si vorrebbe far credere che una persona la quale, come dice il termine stesso, tossicodipendente (cio dipendente, mentalmente e fisicamente, dallassuefazione a sostanze tossiche devastanti anche della personalit) sia libera di decidere come e quando curarsi, e mantenendo questa libert di decisione in ogni fase della disintossicazione! Come se gi non fosse stato un atto di forza sovrumana e di coraggio chiedere di entrare in comunit. Lalternativa o galere o depenalizzazione delluso giornaliero una falsa alternativa; la soluzione proprio il sostituire il carcere con il ricovero obbligatorio in una comunit di recupero, la qual cosa dovrebbe comportare, di conseguenza, lallargamento dei poteri degli operatori e non certo il restringimento di quelli gi cos limitati. Con buona pace del Manifesto e di Repubblica. Ma allora, assieme a leggi severe per lo spaccio, verrebbe a scomparire la droga e i drogati con grave danno degli interessi internazionali e nazionali dei padroni del vapore nella stanza dei bottoni. A San Patrignano invece i risultati si vedono, a differenza di tante altre comunit catto-progressiste e libertarie! San Patrignano infatti lultima spiaggia per i tossici pi duri quelli caratterialmente pi indomabili (aspetto questo della loro personalit assai positivo se ben orientato). Sono quelli che hanno abbandonato altre comunit, dove non son riusciti a combinare niente e dove lunica terapia quella di umilianti autodaf pubblici. C da dire che i fallimenti di oggi assicurano al recupero cattolico una buona media di assistiti anche per il domani; cos con laiuto dello stato (cio delle nostre tasse) e la benedizione del papa, queste comunit di uomini di fede si perpetuano per leternit, nonostante i fallimenti sia terapeutici che economici. proprio vero che la divina (?) Provvidenza non conosce limiti ... neanche di pudore! La risposta a tutto questo immondezzaio lha data uno scienziato di fama mondiale che sa di cosa parla: limmunologo Fernando Aiuti: Questa situazione un linciaggio di chi non si rende conto di cosa vuol dire avere a che fare con i tossicodipendenti. Ed intanto un povero giovane in fin di vita per cirrosi epatica, viene torturato psicologicamente per fargli confessare un delitto assurdo, che comunque coinvolga Muccioli e tutta la Comunit romagnola. E se (quando) domani verr fuori che i testi a carico hanno mentito? E che vi furono indotti, facendo leva proprio sulla loro debolezza caratteriale, per coinvolgere e travolgere il padre-padrone? Se sar cos, siamo anche pronti a scommetterci i santissimi che gli avvoltoi aspiranti becchini di oggi saranno i primi a correre ad abbracciare Muccioli ed a baciarlo sulla guancia. successo anche duemila anni or sono, allincirca, in un bosco di ulivi della Palestina. E vogliamo concludere, perdonateci, con un ricordo personale. Dodici anni fa eravamo ospiti involontari nelle galere della repubblica, ivi spediti proprio dalla magistratura emiliana, quella di Bologna. Due anni di carcere, altri sei di attesa (sempre in fase istruttoria), per essere poi assolti, dopo otto anni, cinque magistrati e due procure, dallaccusa di associazione sovversiva perch ... il fatto non sussiste! Nel vecchio e allucinante carcere di Bologna, il San Giovanni in Monte, (oggi sostituito dal pi moderno, efficiente e ... spietato Dozza) noi politici, di destra e di sinistra, eravamo assieme a tutti gli altri: e la stragrande maggioranza era dentro o perch tossici o per reati comunque collegati alla droga: spaccio, furti, omicidi ecc... Ci nonostante abbiamo sempre dormito il sonno del giusto che conosce la nemesi storica, quando poi le parti si invertono. Ma abbiamo anche passato intere notti in bianco; quando, nelle celle accanto alla nostra venivano sbattuti (e, forse, non a caso) detenuti in astinenza da droga, privati improvvisamente della dose e anche del metadone per meglio ammorbidirli prima dellinterrogatorio (ma anche per usarli come informatori e a

scopo di provocazione come spesso abbiamo avuto modo di constatare). Anche anni dopo e in altre circostanze siamo stati interessati dalle infamie di alcuni di questi poveri disgraziati poi subito miseramente crollati; eppure verso costoro non possiamo provare alcun giustificato risentimento, solo una profonda piet, per come furono ridotti e utilizzati contro di noi o contro chiunque. Non possiamo odiarli perch in carcere abbiamo sentito per notti intere le loro urla disperate, le invocazioni daiuto con la scimmia sulle spalle, il loro ossessivo superiore ... sto male ... aiutatemi ...!, tra il silenzio della notte, le imprecazioni degli altri e, talvolta, le risate dei secondini. Abbiamo camminato nei corridoi sguazzando nel loro vomito e nel loro sangue, quando stavano male e si tagliavano le braccia con le lamette da barba, per stordirsi, per autolesionismo, per cercare sfogo alla tensione. Li abbiamo visti ammassati in quaranta o cinquanta in una specie di sala cinematografica, solo con un buco per terra per defecare, orinare o vomitare. E quelli con il cervello bruciato dagli allucinogeni che fissavano il muro per ore; quelli che erano finiti dentro in condizioni bestiali, ricoperti di insetti e che dopo, a cranio rasato, mostravano ancora le piaghe scavate dai parassiti nella sporcizia. E i suicidi? E gli infami che avevano appunto infamato i loro compagni e vivevano segregati in cella, perch fuori, in cortile, li aspettavano i loro compagni, compari o fornitori (spesso altrettanto e pi infami di loro, ma pi furbi)? E la sodomia e ogni altro tipo di violenza e sopraffazione subita per un po di polvere bianca ... grattata dal muro? E ... tanto altro che non basterebbero cento numeri a descrivere. Quanto erano liberi costoro di scegliere di rifarsi una vita? Quanti di loro avrebbero preferito un padrepadrone alla Muccioli, che li legasse pure ad una catena per tirarli su dal baratro in cui erano precipitati; invece della fredda spietatezza legale dei giudici, degli psichiatri e degli operatori cattolici tanto tolleranti e che lasciano la libert di disintossicarsi! Gli infami, i veri infami, che non lo hanno permesso oggi gridano crucifige! contro luomo che ha sacrificato tutta la sua vita e quella dei suoi cari, i suoi beni e forse domani anche la libert, per strappare da quellinferno ogni giovane che si rivolto a lui. Non vogliamo certo mettere Muccioli sugli altari, n lui lo gradirebbe. Se veramente avesse commesso qualcosa di illecito o lo commettesse domani, dovrebbe ovviamente risponderne come tutti. Ma non dimentichiamo cosa tutti noi italiani dobbiamo ad un uomo che, invece di avere dallo stato i riconoscimenti e laiuto dovuto, ne ha solo ricevuto avvisi di garanzia (cio comunicazioni giudiziarie) e processi, quasi fosse un volgare farabutto come i nostri politici e industriali di tangentopoli. Quando finalmente il nostro povero paese si sar liberato della droga politica, della tossicodipendenza dellanima a cui ci hanno ridotto gli spacciatori di false ideologie oggi al potere, solo allora potremo sperare di vincere anche laltro flagello del secolo, con tutte le sue conseguenze. Sar lAurora radiosa del giorno in cui tutto lItalia sar San Patrignano.

da "AURORA" n 2 (Gennaio 1993) ***

DOPO MAASTRICHT: IL NUOVO ZOLLVEREIN E L'UNIT EUROPEA


Allo scopo di distogliere la gente troppo irrequieta dalla discussione delle questioni politiche, le procureremo nuovi problemi - quelli cio dellindustria e del commercio. Su tali problemi essi potranno eccitarsi fin che vorranno ... (da "I Protocolli dei Savi di Sion" - Prot. 13) Dopo lavventura napoleonica, la nuova Europa nata al Congresso di Vienna cercava nuovi assetti economici e politici; un lungo travaglio che vedr laffermarsi di nuove realt nazionali. La Prussia in particolare aveva preparato tra il 1818 e il 1836, il terreno ad un programma federalistico tedesco incentrato sullo "Zollverein"; lunione doganale di molti stati grandi e piccoli di lingua germanica. Venticinque stati con trenta milioni di abitanti raggruppati in un mercato comune protezionistico, sulle basi teoriche della nascente scuola storica del pensiero economico, il cui precursore fu Federico List. Egli si opponeva cos al liberalismo assoluto, cosmopolita della scuola di Manchester. Quasi un anticipazione, in campo economico, del contrasto geopolitico futuro che opporr Impero Germanico e Britannico per centanni, avendo come posta il controllo dellEuropa; fino alla sconfitta definitiva e allassoggettamento europeo ad USA ed URSS. Sullonda dei moti europei del 1848 fu anche eletto un parlamento pantedesco che inizi i suoi lavori a Francoforte il 18 maggio. Un parlamento con cento professori, duecento giuristi, giornalisti, filosofi e persino poeti, ma con un solo rurale eletto e nessun operaio. Impotente e parolaio, come sempre, il parlamento degli intellettuali e professori tedeschi si risolse alfine, lanno dopo, ad offrire la corona dellImpero tedesco a Guglielmo IV, re di Prussia che ... la rifiut! Sia per non entrare in conflitto con lAustria, gi ritiratasi dalla Confederazione, sia ... per non mendicare la corona dal popolo .... (1) Bisogner attendere altri venti anni ed un Bismark perch lunione imperiale nasca, quando nella Sala degli Specchi di Versailles, il 18 giugno 1871, Guglielmo I dichiar ... di ricevere la corona dai Principi e dalle citt libere della Confederazione .... (2) Appena fuori dai confini dellex impero tedesco e dellattuale Repubblica Federale di Germania, nei Paesi Bassi, c la cittadina olandese di Maastricht dove, un anno fa, si sono firmati gli storici accordi che dovrebbero dare attuazione allunit politico-economica dellEuropa; almeno quella dei 12 (ora ... 11), lEuropa occidentale, atlantica, della CEE. La posizione di questa cittadina, assurta agli onori della cronaca, significativa; dalla propaggine meridionale dellOlanda, un corridoio incuneantesi tra Belgio francofono e la Germania, non lontano dalla Francia, equidistante da Bruxelles come dal Lussemburgo. Un po Francia, un po Germania e nordeuropa. Sono questi i nuovi padroni del continente o, almeno, i consoli onorari del reale potere economico e politico. Se infatti una cosa risulta chiara dalla lettura del ponderoso volume degli atti di questo trattato, questa la sempre pi incalzante esautorazione degli stati nazionali; ma anche delle autonomie regionali e locali, di regionalismi e federalismi dogni tipo, per non parlare della volont popolare e altre simili ... amenit! Sar invece il potere economico che, tramite le grandi concentrazioni industriali e soprattutto il sistema bancario-creditizio, assumer la gestione diretta anche delle direttive politiche. La liquidazione dello stato sociale e lo scatenamento selvaggio delle privatizzazioni in Italia (per non parlare dello sfascio partitico-istituzionale), sono soltanto lapplicazione locale degli ordini impartiti a Maastricht dal grande capitale. Proprio qui arrivato un capolinea di un processo storico secolare. Processo che dapprima ha visto lo svincolarsi del potere economico da quello politico, fino alla completa libert dazione del secondo dopoguerra; per arrivare oggi allinversione delle parti, con la subordinazione del potere politico-istituzionale degli stati europei agli interessi primari dellalta finanza Internazionale e cosmopolita, con i propri organismi di gestione (CFR, Trilateral. Bildelberger Club, Opus Dei, lobbies ebraiche americane, ecc...). Ovviamente la sconfitta bellica dei fascismi e quella pacifica (o quasi) dei comunismi europei andava proprio nel senso voluto dai padroni dellusura mondiale.

Anche in questo il trattato di Maastricht il suggello del trionfo del Mondialismo allo stato puro. Per altro verso un tassello diremo necessario alle strategie geopolitiche planetarie del Nuovo Ordine Mondiale americanocentrico, da Bush alla futura amministrazione Clinton. (3) Lungi dal rappresentare, se non sulla carta e nella speranza vana degli illusi, la base economica dellunit politica europea, ossia il nuovo Zollverein dellEuropa occidentale-atlantica, Maastricht ne segna il definitivo affossamento, tra crisi economica ed impotenza politica (ex-Jugoslavia docet). Non per nulla i singoli stati componenti e lintera organizzazione devono sottostare al pesante ricatto economico doltre atlantico e alla presenza militare della superpotenza USA, la talassocrazia atomica che ci ha liberati, cio occupati gi da mezzo secolo e che tutto potrebbe accettare fuorch di veder sorgere una potenza politica, economica e anche militare indipendente sullaltra sponda del mare interno americano. E questo a maggior ragione dopo il tramonto, almeno temporaneo, del concorrente impero terrestre euroasiatico dellex-URSS; come la persistenza ed anzi il rafforzamento della NATO stanno a dimostrare. Ogni tentativo franco-tedesco di una forza militare integrata europea -indipendente dallambito NATO- sempre stato frustrato. Semmai allEuropa di Strasburgo e di Maastricht toccheranno, in subordine, compiti di polizia regionale e neocoloniale per conto degli Stati Uniti sempre pi indebitati da una politica di controllo militare e intervento planetario. E questo sia verso lEst europeo (quasi ricalcando le aree dinfluenza degli anni 30 e 40), sia soprattutto contro il Sud del mondo, larea mediterranea arabo-islamica e africana (Libano, Somalia, Golfo Persico, ecc...). (4) Come per lo Zollverein ottocentesco, il nuovo trattato lungi dal rappresentare la vera volont dei popoli e delle nazioni esprime solo, sul piano formale, il protagonismo di pochi notabili ed intellettuali che fanno bella (?) presenza e mostra di s nel parlamento di Strasburgo quinta essenza moltiplicata al cubo dei vizi, misfatti e nullit dei parlamenti nazionali, mentre su quello sostanziale, linteresse della casta dei banchieri mondiali, dei grandi monopoli doccidente. Un interesse che, in vista di una prolungata crisi congiunturale mondiale, sempre pi in contrasto con quelli stessi delle popolazioni europee, finora ingrassatesi suinamente alle spalle del resto del mondo. Il proletariato europeo, o quel che ne resta, la piccola borghesia e le classi subalterne si rendono sempre pi conto dellimpoverimento relativo ed assoluto causato da una politica europea favorevole solo al grande capitale di tipo speculativo. Lo hanno per primi capito i danesi, che hanno risposto con un secco "NO" a Maastricht. La freddezza inglese ad ogni unione europea nota, rappresentando la Gran Bretagna il cavallo di Troia americano in Europa. La Francia, con una mobilitazione contadina ed operaia senza precedenti, non andata oltre un ambiguo "NI" referendario, nonostante lenorme impegno di mezzi profuso dai fautori mondialisti del trattato. Per non parlare degli accorti e realisti svizzeri che hanno snobbato linvito ad integrarsi. In Italia il problema si risolto senza complicazioni semplicemente vietando ai cittadini di esprimersi liberamente con un referendum. Ed i partiti, tutti, si sono allineati! Eppure lItalia sar quella che dovr pagare (e gi paga ... cio, noi sudditi paghiamo) il prezzo pi salato per lingresso a pieno titolo nelle strutture mondialiste in Europa. E quando siamo gi strangolati da un debito statale assolutamente inestinguibile e neanche tamponabili tanti sono gli zeri a seguire; siamo a livelli africani e sudamericani. E tutto questo accadr proprio se dobbiamo credere alle stesse previsioni di economisti e organizzazioni mondialiste che sostengono lintegrazione europea e, in prospettiva, il libero Mercato Unico Mondiale. LOCSE, lorganizzazione dei paesi pi sviluppati (ma lItalia che centra?) prevede che i disoccupati comunitari saranno nel 96 ben 24 milioni, contro i 14,5 attuali (9,8% della forza lavoro)! E probabilmente si tratta di cifre per difetto, visto landazzo anche italiano. Nei prossimi tre anni lItalia, da sola vedr una riduzione del PIL che, nella pi rosea delle ipotesi sarebbe del 4,5% (cio ... - 4,5%), fino a punte abissali di oltre un 11% ... (5) Se per Maastricht si potuto parlare di eurodisastro, lItalia gi in piena Caporetto ed "8 settembre" economici. E sarebbe il male minore se a tutto ci corrispondesse il definitivo tracollo del regime dei farabutti che ci ha (s)governato e tiranneggiato per dieci lustri. Ma la classe dirigente mafiosa in una cosa ha avuto pieno successo: trascinare tutto il paese reale, la societ civile (si dice cos...) nella catastrofe, nellignominia e nella corruzione. Ha disintegrato ogni istituzione e struttura capaci di opporre una resistenza anche solo passiva. La democrazia allitaliana, vera sifilide dello spirito (come qualcuno, poi

ricredutosi, amava definirla in tempi non lontani) ha reso impotenti le vittime stesse del suo morbo, incapaci ormai di qualsivoglia reazione e, peggio, quasi sempre complici dello sfascio generale. Non siamo pi da tempo una nazione, non siamo un Popolo, non siamo pi niente; il trionfo pi completo di una concezione mondialista delluomo e della societ! Su Maastricht, sullunit europea e sulla politica e geopolitica mondiale avremo modo di tornare. Ma gi quello che possiamo vedere e valutare al momento ci pone nettamente su una delle due barricate: quella del "NO a Maastricht". Un NO secco, assoluto, deciso e motivato. NO a Maastricht perch la tomba delle libert: dei singoli, dei popoli, delle nazioni ed etnie dEuropa, a tutto vantaggio dellomologazione mondialista del grande capitale! NO a Maastricht perch, lungi dal rappresentare il primo passo verso lunit continentale, anzi laffossamento definitivo di questa, a tutto vantaggio del monocentrismo mondialista USA, verso lEst e contro il Sud del mondo! NO a Maastricht ed a un Europa dei mercanti e dei mercenari, anello mancante della catena imperialistasionista che tiene vincolato il Vecchio Mondo, Europa, Asia, Africa. Gli Stati Uniti sono pronti a sacrificare fino allultimo ... europeo per la difesa del loro continente-isola e dIsraele. NO a Maastricht perch sar linizio della fine! Esso prepara miseria, disoccupazione, fame e conflitti alle masse lavoratrici dEuropa. Saremo cos pi facilmente ricattabili economicamente e sottoposti alla pressione concorrenziale di un lavoro nero in ogni senso, speculando sulla miseria pi antica e sradicata di milioni e milioni di immigrati cosiddetti extracomunitari. Maastricht istituzionalizza e prepara la guerra tra poveri sul suolo europeo, a maggior gloria della finanza mondiale che investe sempre pi altrove, e a soli fini speculativi e di rapina delle risorse mondiali dei popoli. La fine di questo processo sar per noi anche lestinzione stessa, biologica ed anche fisica degli europei dallAtlantico allElba ed oltre. Jugoslavia docet! NO a Maastricht infine (o meglio, per cominciare) perch questa integrazione, fasulla e monca, dellEuropa occidentale-atlantica nel sistema mondialista ritarderebbe di decenni o secoli la vera riunificazione e rinascita di tutti i popoli dEurasia, in un blocco continentale potente, libero e sovrano, dallAtlantico al Pacifico. Come ai tempi dello Zollverein tedesco e della Confederazione borghese di Francoforte, la reale unit non passer mai per la palude parlamentare e tantomeno per il vicolo cieco di uneconomia capitalista integrata soltanto nella crisi, nella disoccupazione e nella disperazione dei suoi abitanti. LEuropa unita non sar quella delle vacche e delle patate e tantomeno dellECU o delleurodollaro. Anzi essa nascer proprio dallo sfascio e dalla liquidazione del mostriciattolo partorito in Olanda. LEuropa potr esistere unitariamente solo come un grande Ideale di tutti i popoli che la compongono; lEuropa delle cento e cento bandiere di tutte le piccole patrie che rappresentano la sua grande ricchezzaetnica e storica e che ancora sono soffocate nel loro anelito di ritrovata specificit culturale dalle gabbie di vetero-nazionalitarismi ottocenteschi, riciclatisi sotto la bandiera stellata modello USA. Limpero dEuropa avr comunque unimportanza rivoluzionaria anche in campo economico-sociale, senza per questo ridursi ad una mera statistica del dare e dellavere, ad un arido grafico dei guadagni e delle perdite. Ma innanzi tutto, per realizzarsi, proprio come fu per la Confederazione germanica partita dallunione doganale nel secolo scorso, lEuropa dovr far conto su uno stato guida, un santuario da cui parta la mobilitazione; uomini nuovi per una rinnovata idea di libert ed unit continentali. E nonostante le contingenze del momento, siamo convinti che lunica realt geopolitica capace di assumersi un compito cos gigantesco sia proprio la Russia, o meglio lex-impero sovietico rinato sotto nuova veste e con unaltra idea-forza. La qual cosa, per inciso, aprirebbe alla piccola e provinciale Europa occidentale i grandi spazi dellest siberiano: il "Far Est" della pi grande potenza terrestre mai apparsa sul globo. Altro che Maastricht! O lEurasia sar unificata in qualche modo da Reijkiavik a Vladivostok, da oceano a oceano, dal Polo Nord ai mai e deserti del centro Asia, oppure non esister come entit geopolitica autonoma sul sovraffollato scoglio atlantico. Note: 1)Cfr. Francesco Moroni: "Corso di storia III" - Ed. SEI - pag. 102 e seg. 2) ibidem, pag. 208.

3) Sullinfluenza della sinistra ebraica nellelezione di Bill Clinton a 42 presidente USA, e sul ruolo che egli dovr svolgere anche in funzione antislamica, confrontare lottimo articolo di Maurizio Blondet: "Le anime nere del grande Bill" in "LItalia", Anno I - n 2 del 30.12.92 (pag. 18-20). 4) Esplicito in tal senso lultimo numero di "Notizie NATO", ottobre 92, n 8; in particolare gli interventi di Klaus Kintel, ministro federale tedesco: "Prosegue il ruolo della NATO nella sicurezza europea" e di Catherine Lalumire: "Il Consiglio dEuropa nella nuova architettura europea". 5) Cfr. Pietro Romano: "Eurodisastro" su "LItalia" , Anno I - n 2 del 30.12.92 (pag. 12-14).

LE ZANZARE SAZIE E LE ALTRE


"L'Italia s' desta!" titolava "Repubblica" sfidando il ridicolo; svolta storica, volti nuovi, seconda repubblica, ecc. ecc. Lo scontato trionfo del "SI", in specie quello per l'elezione maggioritaria del Senato, ha scatenato i gazzettieri d'Italia, pronti come sempre a correre in aiuto del ... vincitore, nella migliore (sic) tradizione da 8 settembre. Circa il referendum appena concluso gi stato detto molto su queste pagine e, forse, ne parleremo ancora in futuro. Non fosse altro per certi sviluppi che ci inducono a pensare che ... non tutto il male vien per nuocere. Si pensi soltanto alla fine di un grande equivoco di quasi 50 anni che ha castrato ogni reale opposizione nazionale e sociale: l'equivoco MSI. Si potranno cio liberare forze, energie giovanili e non, da rigenerare nella nuova, vera lotta di liberazione nazionale antimperialista, in un costituendo Fronte di Salvezza Nazionale, sul modello russo, anche se con caratteristiche tutte nostre. Ma su ci avremo tempo e modo di tornare. Al momento l'unica reazione all'ennesimo esempio di bovina acquiescenza elettoralistica non pu essere che di disgusto; un disgusto misto ad amara ironia sull'imbecillit della massificazione mediale. Ecco perch l'unica analisi che ci sentiamo di proporre sui risultati di rinnovamento del voto referendario e sui volti nuovi della politica futura la seguente storiella russa, ironica ed amara come quel popolo. Dunque: Un servo ribelle viene condannato e punito dal padrone in modo terribile. Completamente nudo viene legato ad un albero, vicino ad una palude infestata di zanzare che, in breve, lo ricoprono succhiandogli il sangue. Passa un viandante, vede la scena e, impietosito, vuole portare aiuto al malcapitato. Taglia allora un ramo dall'albero e con le frasche scaccia le zanzare dal corpo martoriato del prigioniero. Ma quello, invece di ringraziarlo, incomincia ad inveire ed insultare il soccorritore: Maledetto! Che ti ho fatto perch tu mi tratti cos? Che tu sia dannato! Il buon Samaritano sbalordito reagisce: Ah, servo ingrato! Cos mi ringrazi per averti aiutato, per aver liberato il tuo corpo dalle zanzare che ti risucchiavano?! Gi! risponde quello Tu hai cacciato dal mio corpo le zanzare che mi avevano succhiato il sangue; quelle che erano ormai sazie! Cos ora hai fatto posto alle altre, quelle ancora digiune e che gi volano a succhiarmi il sangue rimasto! Vi piaciuta la storiella russa? No? Vedrete... avrete modo di apprezzarla... negli anni a venire.

da "AURORA" n 6 (Maggio 1993) ***

ESSERE ANTAGONISTI OGGI


Scriva che sono stati i preti, raccomanda Don Vinicio Albanesi presidente della CNCA, la Confederazione che riunisce ben 97 comunit d'accoglienza, al giornalista Carlo Chianura di "Repubblica". Si parla della vittoria del "SI" per la depenalizzazione dell'uso di droga nel recente referendum.("Repubblica", 20.4.93) Don Ciotti, don Picchi, don Gelmini, don Mazzi; tutti i don della droga si sono battuti per questo risultato che aprir la strada alla legalizzazione e alla vendita di droga in farmacia. E non siamo solo noi a dirlo, a confermare le pi fosche previsioni proprio l'organizzatore del presente referendum, quel Taradash che in una recente trasmissione televisiva post-referendaria ha messo le carte in tavola. Prossimo obiettivo: l'eroina in libera vendita. Vedremo allora se le tonache nere che lo hanno appoggiato saranno poi di parola circa il loro rifiuto di questa soluzione del problema, come avevano affermato prima del voto. Ne dubitiamo. Del resto questo "SI", nonostante l'effetto di trascinamento di quello elettorale, passato solo di stretta misura, rispetto alla prevista e programmata valanga di "SI" degli altri sette. Comunque la clientela gi pronta ed assicurer alla repubblica italiana introiti notevoli anche con prezzi controllati; se vero, come riporta lo stesso giornale (cfr. "Venerd di Repubblica" del 23.4.93, pag. 86: "Non solo Muccioli"), che gli eroinomani, e solo quelli accertati, sono in Italia 300mila e decine di migliaia quelli che abusano di cocaina, anfetamine, ecstasy, ecc. Altro che monopolio del tabacco! Del resto non solo lo Stato, ma anche l'assistenzialismo cattolico ne trarr il suo utile, sia economico che ideologico-politico. Le strutture riabilitative sono triplicate dagli anni '80: 1.175 + 400 non convenzionate, con un incremento di ospiti che, in otto anni, passato da 25.000 elementi ad oltre 76.000. Media di morti per overdose, AIDS e altro: 1.200-1.300 l'anno. Come sempre, e a suo maggior merito, Vincenzo Muccioli conduce quasi da solitario la sua lotta contro la legalizzazione, come aveva fatto per la recente depenalizzazione, ben sapendo qual'era il vero fine a cui si mirava. il solo a parlare di devastazione morale. Se le cose dovessero peggiorare, come noi temiamo, sapremo individuare i responsabili. Per concludere ricorderemo come la stampa di regime abbia registrato, con maligno piacere, il fatto che il 30% dei giovani di S. Patrignano avrebbe votato per il "SI". Non sappiamo se ci corrisponda al vero. Ma, a parte il fatto che in tal caso saremmo di fronte ad un 70% di "NO" (risultato pi unico che raro per tutta l'Italia), simili risultati non fanno che confermarci quanto lavoro di disintossicazione ci sia ancora da compiere. E non parliamo qui solo di disintossicazione dalle varie droghe, ma di disintossicazione mentale per i drogati dalla propaganda mondialista che da noi coinvolge la stragrande maggioranza della popolazione mondiale. L'ideologismo libertario una droga peggiore di qualsiasi crack! Comunque siamo contenti per Muccioli e per i risultati che ha saputo ottenere, contro tutti, anche in questo campo. Meglio cos. Anche perch, se i "NO" di S. Patrignano fossero stati l'80%, il 90% o il 100%, il minimo che gli sarebbe potuto capitare sarebbe stata un'accusa di plagio, di forzare la volont dei suoi giovani elettori, di essere un totalitario padre-padrone o addirittura di aver costretto i suoi ragazzi a votare "NO" minacciandoli con uno stimolatore elettrico per maiali!

Uno strumento bruttissimo, che noi, animalisti convinti, non useremmo mai neppure su quelle povere bestie; ma che non ci porrebbe grossi problemi morali se fosse usato da qualcuno su ben altri maiali a due zampe ... ... con tonaca o senza!

LO SCORPIONE NEL CESPUGLIO


(Gli ultimi giorni dellimpero americano)

Bush = Cespuglio, macchia boschiva, zona selvaggia e incolta (bush-fighter= franco tiratore; bush ranger= evaso, bandito). Bush = provinciale, scadente, insignificante, di qualit inferiore. Bush = rivestimento isolante. [ dal Dizionario Inglese-Italiano Zanichelli] Guru magnetici Comunque la pensiate, sembra proprio che il destino dellultimo presidente degli Stati Uniti dAmerica, eletto minoritariamente, con poche decine di voti su Al Gore in Florida, sia segnato dal suo nome; e non soltanto per essere figlio dellaltro Bush, il Senior, quello del bombardamento sulla popolazione inerme dellIraq, subito imitato dal figlio. E questo a cominciare dalla scelta degli uomini e donne del suo staff, che rappresentano il biglietto da visita della novella Amministrazione USA. Il professor Myron Magnet, ebreo americano di origine est europea, nato 56 anni or sono (appena in tempo per essere forse un recuperato dai sei milioni?), un personaggio dallaspetto a met tra Asimov ed il Cappellaio Matto di Alice nel paese delle meraviglie. E stato lui il guru che ha forgiato Bush Junior, luomo pi ascoltato dalluomo pi potente dAmerica. Sembra infatti che il cespuglio texano, novello Saulo, sia rimasto folgorato, anzi, ci si scuser il gioco di parole, magnetizzato dal libro Il sogno e lincubo di Magnet, il teorizzatore del compassionate conservatorisme, qualunque cosa ci stia a significare; tanto da definirlo il libro pi importante che ho letto, dopo la Bibbia. Ancora e sempre il Bible & business il collante dAmerica; per un ebreo newyorkese immigrato, come per un petroliere texano WASP, fondamentalista metodista, quale appunto luomo pi (im)potente degli USA. Che poi lattuale Presidente non debba aver letto molto di pi tra questi due testi, ce lo conferma senza volere (senza volere?), lo stesso MM riportando le espressioni della stampa liberal americana che definiva Bush junior un nano intellettuale, per non dire un semideficente: Ma dico: se questo benedetto ragazzo (sic) davvero un cretino [testuale]com che non ha mai fatto un passo falso?. Verrebbe spontaneo ricordare al consigliere guru che il suo ragazzo proprio non ne ha avuto il tempo materiale, dopo pochi mesi di presidenza effettiva, se non dovessimo subito ricrederci e smentirci, ricordando la catena di passi falsi del neo eletto: come lincidente con la Cina per laereo spia, il disinteresse apparente per il Medio Oriente che ha contribuito a far precipitare gli eventi, la denuncia del trattato ABM con Mosca, la cacciata degli Stati Uniti, per la prima volta nella storia, dai maggiori consessi dellOnu relativi ai diritti umani e alla difesa dellambiente, per la quale gli americani sono sotto accusa di tutto il mondo dopo il rifiuto di ratificare gli accordi di Kyoto. Per non parlare delle quisquilie come lelezione dellambasciatore a Roma, i rapporti con Mosca e via elencando. E siamo solo allinizio del mandato! e cespugli compassionevoli Ovviamente nessun europeo o asiatico o latino-americano tanto ingenuo da credere che i destini della pi grande potenza mondiale mai apparsa nella Storia siano affidati nelle compassionevoli mani di un figlio di pap, ex-alcolista (vizietto passato alle figlie) e dal Q.I. che lo avvicina pi al mondo vegetale che non allessere umano: un cespuglio appunto. Del resto il sistema americano predilige presidenti inetti, incapaci o facilmente ricattabili (Clinton docet) e quindi manipolabili dai veri padroni della Politica Mondiale: le grandi lobbies finanziarie e industriali come la Trilateral, quelle etniche, il Pentagono, la CIA, le Banche eccecc

Nel caso di Bush sia lapparato militare-industriale che le lobbies petrolifere hanno ampiamente foraggiato la sua contrastata elezione. Per non parlare della destra sionista che, nonostante la massiccia presenza ebraica nello staff di Al Gore, non pu che essere soddisfatta di un presidente che lasci mano libera ai falchi israeliani del boia Sharon, togliendo ai palestinesi la vita e le poche briciole di territori ottenute da Clinton in cambio di una resa a discrezione. A parte il folkloristico Magnet, sono Rumsfeld (Segretario alla Difesa), Cheney, Colin Powell, Condolezza Rice, Hadley e Wolfowitz i nuovi falchi dellestablishment, definiti i baby sitter(!) del presidente: guerrafondai dellAmministrazione repubblicana nelle crisi del Golfo o addirittura della Guerra Fredda anni 70 [presidenza Ford]. Ma in verit, le grandi linee geopolitiche e geostrategiche della politica estera USA furono tracciate da molto tempo prima, da almeno un secolo e mezzo. Messianesimo e geopolitica: una ricetta per tre secoli Le radici ideologiche dellimperio americano, prima sul continente e poi sul mondo intero, affondano nel pensiero biblico-messianico dei vari J.O Sullivan e Josiah Strong, i teorizzatori del Destino Manifesto, che secondo il fondamentalismo protestante ha fatto degli Stati Uniti la Seconda Israele, alleata della prima in attesa dellArmagheddon finale e del trionfo dei Giusti, dopo linevitabile olocausto planetario che spazzer via ogni opposizione al superiore modello di vita statunitense. Questa ideologia trova la sua traduzione ed applicazione, in termini geopolitici, nella dottrina Monroe dell America agli americani (ovviamente i nord-americani), i WASP, per i quali Caraibi e America Centrale ispanofone non sono altro che il cortile di casa, concetto vieppi allargatosi fino ad inglobare lintero emisfero occidentale dallAlaska alla Terra del Fuoco, da Polo a Polo. Essa si manifester nella sua pi autentica, brutale bestialit, nello sterminio delle popolazioni autoctone precolombiane, ma anche in una guerra civile dannientamento dellindipendenza della Confederazione, paludata dei nobili panni della lotta allo schiavismo, che con il suo mezzo milione di morti (a met Ottocento!) fu una delle pi sanguinarie, anche per la politica di terra bruciata condotta da Sherman. La via dei mari Ma fu soprattutto il Contrammiraglio Alfred Thayer Mahan ad indicare agli Stati Uniti nel 1890 il suo destino sui mari e gli oceani del globo, sul modello degli antenati e concorrenti britannici. La sua opera fondamentale Linfluenza del potere marittimo sulla storia (1660-1783) non rappresenta soltanto una pietra miliare degli studi militari e geopolitici, dal punto di vista marittimo, ma il libro simbolo dellespansionismo statunitense lanciato alla conquista del Pacifico e dellAsia, quasi a completare idealmente il progetto originario dello scopritore del loro continente. Per gli USA tale direttiva ad Ovest, finita la conquista e lunificazione del Nord America, non che il proseguimento della famosa conquista del Far West, il lontano Ovest appunto. Frontiera mobile L espansionismo imperialista USA assumer poi, nello scorso XX secolo, altri nomi e altre forme: dai 14 Punti di Wilson del diktat antitedesco di Versailles, alla guerra delle democrazie per la Libert contro il nazifascismo, fino alla Dottrina del Contenimento e poi del roll-back degli anni della NATO nella cosidetta Guerra Fredda contro la Russia, il cui vero scopo fu quello, per dirla con una caustica, sintetica formula, di: mantenere gli Americani dentro, i Russi fuori e i Tedeschi sotto ( sottinteso dallEuropa). In termini geopolitici come sappiamo la Nato, come i similari patti del Pacifico, la SEATO e il Patto ANZUS, rappresentarono il compimento dellaccerchiamento geostrategico dellintero continente, il Rimland, lAnello Marginale della massa continentale eurasiatica; ma anche loccupazione delle sponde opposte dei due oceani principali del globo, che assicurarono agli USA una inviolabile posizione di centralit insulare tra due masse dacqua, riducendole a laghi interni (Mare Nostrum!) della talassocrazia mercantilista pi potente mai apparsa sul pianeta. LAmministrazione Kennedy rilanci lo slogan de La Nuova Frontiera del mito americano su scala globale. Reagan apr a Pekino sacrificando lIndocina.

Ma stato il crollo implosivo dellURSS con la conseguente fine della gestione bipolare del mondo ad offrire a Washington la possibilit di realizzare alfine il PROGETTO MONDIALISTA di dominazione globale. Anche le varie unioni doganali occidentali ed asiatiche, dalla UE al Nafta al progettato Mercato Comune inter-americano, non sono che i tasselli di un pi generale piano che ponga gli USA al centro del mondo, in una serie di alleanze a cerchi concentrici; mentre dove non possono il denaro, il ricatto politico, lembargo economico, il terrorismo e la propaganda, sono le stesse forze armate aereo-navali USA a intervenire, con o senza lavvallo ipocrita delle istituzioni internazionali: come in Iraq, in Iran, nella ex-Yugoslavia e in Serbia, come nel centro Africa e centro America, per non parlare dell Estremo oriente. Eppure il Progetto Mondialista in dieci anni ha avuto vari sviluppi e passaggi. Lattuale amministrazione Bush (del figlio, ma in pratica diretta dal padre e dai suoi ex collaboratori) rappresenta un ulteriore sviluppo di questo piano. Che riprende le direttrici principali della politica estera USA di fine Ottocento, della Seconda Guerra Mondiale contro lImpero Nipponico, della guerra di Corea, pi anticinese che antirussa e la politica della Nuova Frontiera dIndocina, da Kennedy a Reagan. Con qualche importante differenza. Dalla dottrina dei Due fronti allo scudo spaziale Dopo il crollo dellordine mondiale stabilito a Yalta, gli USA hanno coltivato per un decennio il sogno del dominio globale esclusivo americanocentrico che, in termini di geostrategia, si traduce nella Dottrina delle Due Guerre o Due Fronti: cio nella possibilit per il suo imponente apparato militare di intervenire contemporaneamente in due scacchieri mondiali distanti tra loro, per esempio lEuropa e lAsia. Possiamo anzi dire semplicemente in EURASIA, essendo oramai lAmerica Latina tutta, Cuba esclusa, un protettorato yankee e avviandosi lAfrica a diventarlo, a nord come a sud del Sahara. In questopera di controllo e dominio planetario la superpotenza nordamericana pu contare sulla strettissima fedelt e collaborazione degli stati anglofono-protestanti alleati: il Canada, la Gran Bretagna, lAustralia e la Nuova Zelanda. Gli stessi partners del sistema di controllo satellitare Echelon. Union Jack su tre continent Il Canada, oltretutto sotto la pressione del secessionismo del Qebec francofono, non oggi che un prolungamento statunitense fino al Polo Nord, puntato contro la Siberia. La Gran Bretagna armonizza la sua politica estera, come sempre nella sua storia, in funzione antieuropea e atlantica. Essa rappresenta il punto dappoggio sicuro per qualsiasi eventuale, per quanto remoto, intervento sul Continente, contro lasse Parigi-Berlino o Berlino-Mosca. La stessa funzione di sicuro baluardo e avamposto occidentale che Israele svolge fin dalla nascita nel Mediterraneo e Medio Oriente, a cavallo tra due mari e due continenti. LAustralia infine si lanciata negli ultimi anni in un nuovo ruolo internazionale attivo, nella propria area dinfluenza geopolitica (intervento a Timor Est, appoggio allindipendenza della Nuova Caledonia francese e alla riunificazione di Papua-Nuova Guinea, staccando lIrian Jaya dalla federazione indonesiana). Lattivismo militare e politico di Camberra nellambito del Patto ANZUS funzionale a coprire il vuoto geopolitico determinatosi dalla crisi della federazione di Indonesia e delle Filippine, tradizionali basi del controllo USA nellarea. Con la presenza statunitense sulle coste dAsia (Corea del Sud, Giappone, Formosa) e in Africa (in specie il recuperato SudAfrica) abbiamo una rappresentazione plastica del dominio americano sui tre oceani e su tutte le masse continentali sotto forme di una enorme Union Jack mondiale, che ha negli Stati Uniti e nelle sue dipendenze americane lasse centrale e gli alleati/sudditi agli estremi della X della croce di SantAndrea. Il mare alla conquista della terra La nuova Amministrazione americana, il Pentagono e lapparato militar-industriale, le lobbies della destra sionista e delle Multinazionali dellEnergia sono ora pronte per lulteriore balzo in avanti, per completare la Missione Americana indicata dalla Storia e dalla Geografia alla Nuova Israele a stelle e strisce dal

Destino Manifesto: la conquista definitiva della massa continentale eurasiatica, della Terra completamente accerchiata dal Mare. Dove questo dal deve tradursi da termine geografico in realt politica entro il XXI secolo ineunte. In particolare si tratta degli unici due stati potenzialmente pericolosi, in quanto la loro vastit [lo SPAZIO in Geopolitica E POTENZA] li ha preservati nella loro indipendenza (e solo per uno nella sua integrit territoriale) dalla politica imperialista: la Russia e la Cina. La frantumazione dellex URSS, la riunificazione tedesca, leliminazione della Yugoslavia e la resa della Serbia non con la guerra ma dallinterno, hanno permesso alla NATO di penetrare a fondo verso Est: quindi di estendere contemporaneamente il controllo sullintera penisola europea e di affacciarsi ai confini della CSI, premendo su Bielorussia e Ucraina. Gi si avanza sulla stampa doccidente lipotesi di una ritirata di Prussia da Kalinigrad, la Kenisberg tedesca, exclave russa circondata da Polonia e Lituania (che pure la rivendicano), affacciata sul lato orientale del Golfo che prende nome dalla fatale Danzica/Gdansk. Il rientro dei tedeschi, valutato in 75 miliardi di marchi, innesterebbe inoltre una serie di contraccolpi tra i paesi dellarea che giustificherebbero un eventuale intervento NATO, sul tipo dei Balcani. Del resto la linea Kalinigrad-Minsk-Kiev-Crimea la prima cerniera il cui crollo aprirebbe le porte occidentali dellimmensa Russia, per lennesima volta nella sua storia. Laltra coinvolge gi le grandi citt russe: San Pietroburgo-Mosca-Volgograd. Ma sul fronte orientale, (a occidente per gli USA, il Far West appunto), sul Mare Cinese, sulle coste dell Asia Gialla che punta la nuova strategia daggressione aeronavale e spaziale degli Stati Uniti americani: per tenere lAsia del Pacifico dentro, il Giappone sotto e la Cina fuori, proprio come per la NATO in Europa. Lo Scudo Spaziale, cavallo di battaglia della vecchia e nuova geostrategia repubblicana rappresenterebbe in questa ottica l ombrello protettivo aereo che porrebbe gli USA al riparo da ogni tipo di reazione degli interessati di fronte alla politica espansionistica di Washington in direzione dellHeartland, il cuore dEurasia. La sottomissione o perlomeno la neutralizzazione militare e politica del Mondo Antico contrapposto al Nuovo Mondo, con la definitiva vittoria del Mare (e dello Spazio) sulla Terra rappresenterebbe finalmente linstaurazione del Nuovo Ordine Mondiale Americano sullintero pianeta per i prossimi secoli. La nuova fase policentrica del SIM Proprio quello di cui gli americani hanno sempre accusato i loro nemici, da Hitler a Stalin, da Mao allIslam, demonizzandoli prima dellaggressione. Chi suppone che lo Scudo Spaziale missilistico e la nuova strategia asiatica e mondiale di Bush, padre e figlio, di Donald Rumsfeld e soci, siano indizio di una fase di ripiegamento, di Neo-Isolazionismo USA, si sbaglia di grosso; e soprattutto dimentica lesito del precedente storico che va sotto tale definizione, cio lintervento nella II Guerra Mondiale, in Asia prima, in Europa poi. Del resto nel mondo globalizzato odierno ogni ipotesi isolazionista della pi grande potenza mondiale assolutamente impensabile, non fossaltro per il fatto che detta potenza e ricchezza (unico collante interno del melting-pot americano, peraltro oggi in crisi tra inflazione e disoccupazione crescente), si basano proprio sullo sfruttamento del Sud del Mondo (America Latina/Asia/Africa) e la sudditanza del resto (Europa/Islam). Lattuale strategia del Pentagono si accorda del resto perfettamente con gli interessi trilateralisti dellapparato militar-industriale e delle multinazionali, e quindi con la nuova strategia capitalista, che sta passando proprio sotto i nostri occhi dalla fase Monocentrica dellAlta Finanza a quella Policentrica Finanziario-Grand Industriale. Questa altrettanto e forse pi bellicosa della precedente. Vogliamo in proposito riproporre le parole di G.La Grassa citate nel nostro precedente articolo, La Ruota e il Remo: La cosiddetta globalizzazione [di cui il Mondialismo rappresenta il progetto politico], accompagnata dal pensiero unico in definitiva la rimondializzazione capitalista appoggiata allideologia neoliberista, propagandata dalla cultura politica di sinistra e, quando ci non bastasse, imposta a suon di bombe

lassetto mondiale pi confacente al monocentrismo imperialista statunitense, per il momento non sufficientemente intaccato dal risorgere di un policentrismo capitalistico e grande-imprenditoriale. Ebbene, le profetiche parole di La Grassa comparate agli ultimi accadimenti politici ci inducono a pensare che la nuova strategia capitalista abbia imboccato per i vari paesi la via del POLICENTRISMO capitalistico e grande-industriale eterodiretto da Washington. Una strategia implicita nelle scelte della Trilateral: America+Europa+Giappone. Dopo il crollo comunista-sovietico e la fine dei blocchi ideologico-militari ed economici contrapposti, lEuropa ha attraversato il periodo della rimondializzazione capitalista utilizzando le sinistre (riciclate dallinternazionalismo proletario marxista a quello neo-liberista/libertario), per tenere a bada masse e sindacati durante la fase delle privatizzazioni selvagge, dello smantellamento dello stato sociale, nonch nella liquidazione degli ultimi regimi dellest restii a piegarsi alle esigenze strategiche degli USA attraverso la NATO. In Italia in particolare, per certi aspetti esempio tipico di sperimentazione in laboratorio, dopo la liquidazione rapidissima di una classe dirigente corrotta, troppo dispendiosa ed oramai inutile come mediatrice sociale allinterno e garante della sottomissione in politica internazionale, il Capitale finanziario e in specie la Banca Nazionale hanno gestito la politica in prima persona, sostituendosi quindi ai mediatori politici del passato nel controllo sulla popolazione. Ovviamente con lappoggio degli apparati e dellintellighentia ex-marxisti che avevano semplicemente mutato di sponsor politico. Lelezione per quanto risicata di Bush stato linequivocabile segnale della svolta strategica del Capitale mondiale, quello che per semplicit definiremo Superstato Imperialista delle Multinazionali (SIM), avviato ad un POLICENTRISMO PIRAMIDALE GERARCHIZZATO. Restando sempre gli USA al vertice della piramide, si delegano agli alleati ruoli subordinati di gestione economica e politica, nonch dintervento armato, nelle rispettive aree di appartenenza. Siamo di fronte ad una specie di Sistema Neo-Feudale, con tanto di Vassalli, Valvassori e Valvassini, ma a dimensione mondiale e che permette al sovrano statunitense di concentrare la sua potenza invincibile sul Nemico primario di turno. Mediterraneo:Lago americano e destra reazionaria Nel Mediterraneo, normalizzati i Balcani, il saldo e longevo governo Aznar garantisce la porta occidentale, mentre Sharon in Israele porta avanti, tra provocazioni e stragi, lo smantellamento di Camp David e prepara la prossima guerra contro gli ultimi stati arabi e islamici riluttanti, forte anche della saldatura con il fronte NATO, garantita dallasse Ankara-Gerusalemme. Ora anche il centro mediterraneo, lItalia, ha un governo di destra che promette di essere, per bocca stessa del suo leader, il pi filo-sionista e filo-americano degli ultimi decenni, rappresentando per di pi unulteriore strumento di controllo USA dentro lEuropa, talvolta riluttante e non ancora perfettamente allineata nei suoi governi di centrosinistra, Germania in primis, ai diktat di Washington. Il governo reazionario di Berlusconi e soci si salda cos alla cerniera dello zoccolo duro filo-atlantico turcosionista, con prolungamento nei Balcani e in Egitto (quasi una riedizione dellImpero Ottomano), sia in funzione anti-islamico-rivoluzionaria che anti-russa, permettendo di garantire questo settore strategico vitale. E in pi regolando i flussi migratori afro-magrebini come manodopera di riserva industriale pi qualificata della precedente, oramai gi piazzata a saturare ruoli di bassa manovalanza agricola, costruttiva e criminale. Il modello italiano si accinge ad essere esportato nel resto dEuropa e oltre ed avr nella riunione del G8 a Genova la sua consacrazione ufficiale. In Giappone, lo stesso ruolo ricoperto dal neo premier Junichiro Koizumi, che viene dalla destra del Partito Liberale da sempre al governo. Le teorie del trilateralista Samuel P.Huntington su Lo scontro delle Civilt e il Nuovo Ordine Mondiale, basato su una ripartizione planetaria in grandi unit continentali, sta trovando la sua realizzazione. Ma tutto ci deve avvenire, sia ben chiaro, sotto un controllo indiretto, delegato, ma sicuro degli USA che in tal modo, protetti nel loro isolamento continentale inattaccabile, faranno pagare ai propri vassalli i costi (e ricavare parte dei profitti) del dominio imperiale globale.

Lintervento economico, politico e militare (di mezzi, mentre i subalterni ci metteranno gli uomini, le truppe mercenarie) si potr cos concentrare su un fronte alla volta, per il completamento della egemonia sulla massa terrestre eurasiatica. Il primo obiettivo della nuova geostrategia dattacco del Pentagono la Cina. Celeste Impero e Quarta sponda Il conflitto di interessi tra la superpotenza mondialista talassocratica americana e la Cina, al di l delle ideologie e delle contingenze del momento, nasce necessariamente dalla stessa posizione geopolitica dei contendenti e dallesigenza vitale dellimperialismo capitalista statunitense; che DEVE essere espansionista ed aggressivo per poter mantenere non solo legemonia sul pianeta, ma la sua stessa sopravvivenza. Solo garantendo ad una consistente minoranza interna e alle classi dirigenti corrotte dellimpero americano un alto tenore di vita, lAmerica pu mantenere il suo Sistema e la sua stessa unit. Ed solo sfruttando le risorse mondiali degli altri popoli e continenti che tale tenore ed egemonia possono perpetuarsi, nonostante le ricorrenti crisi strutturali capitaliste. E un circolo vizioso che si avvia al suo tragico epilogo di distruzione, come avremo presto modo di rilevare. La Cina un grande paese di 9.562.000 kmq che si estende dai vasti deserti e dalle catene montuose pi imponenti della Terra fino al mare orientale. La popolazione, per oltre il 90% di etnia Han, con numerose minoranze, si concentra nella parte orientale, verso il Pacifico, seguendo gli assi longitudinali fluviali fino alla costa. Mentre la parte occidentale e sud-occidentale offre spazi desertici e montuosi che la garantiscono da invasioni da ovest. E stiamo parlando di una popolazione che supera il milardo e trecento milioni di individui, senza considerare i cinesi sparsi in tutta Asia e nel mondo! Dopo la fine del maoismo e la crisi internazionale dei comunismi, la Cina si avvia a divenire uno dei poli di potenza economica e politica del XXI secolo, assumendo quel ruolo egemone in Asia che lImpero Nipponico aveva cercato di essere nella prima met del secolo scorso. Scontrandosi con londata dellimperialismo statunitense, lanciato alla conquista del Pacifico e delle coste asiatiche di questo, lImpero del Sol Levante ha dovuto soccombere, integrarsi e trasformarsi nella Quarta Sponda dellimperium marittimo USA su due oceani. Una politica di controllo delle rive, delle isole e penisole, dei mari interni, da parte della flotta e dellaeronautica a stelle e strisce, con cui oggi la Cina stessa a doversi confrontare e scontrare, mentre si avvia a conseguire i suoi naturali scopi geopolitici: lunit della Nazione e lapertura di un paese tradizionalmente continentale ai mari aperti. Gli stessi obiettivi, inestricabilmente interconnessi, il cui fallimento ha determinato limplosione russosovietica, dopo la ritirata afghana. Per i cinesi il nocciolo del problema e resta da oltre mezzo secolo Taiwan. La bella chiave dellAsia e del Pacifico I primi navigatori spagnoli lavevano chiamata Formosa per la sua bellezza. Oggi Taiwan, con i suoi 36.960 kmq e forse 25 milioni di abitanti, rappresenta la posta in gioco per il futuro della Cina continentale, che dista solo 160 km. Il motivo geopolitico palese. Se si osserva una carta geografica si vedr come la Cina si affacci su mari interni (Mar Giallo, Mare Cinese Orientale e Mare Cinese Meridionale), mentre laccesso allOceano Pacifico precluso da una lunghissima catena di penisole e isole: la penisola coreana, le isole Ryukyu con perno su Okinawa (in buona parte occupata da basi americane). Pi a sud Filippine, Malaysia e penisola indocinese chiudono i mari meridionali, seguiti dal secondo cerchio rappresentato dallarco dellarcipelago indonesiano e, come retroterra strategico, dallAustralia. Al centro di questa catena di isole c appunto Taiwan, occupata nel 49 dalle truppe del Kuomintang in fuga, dopo la vittoria maoista sul continente. Addirittura le isole cino-nazionaliste di Matsu e Quemoy distano pochi chilometri dalla costa della Repubblica Popolare, tenendo praticamente sotto tiro tutta limportantissima regione del Fujian e assicurando il pieno controllo dello Stretto di Formosa.

Dopo il ritorno alla madrepatria di Hong-Kong (Xianggang) e Macao, ultimi lembi coloniali europei del XIX secolo, Taiwan rappresenta lultima terra cinese da ricongiungere alla madre patria; ma anche la CHIAVE DI VOLTA che aprirebbe alla Cina continentale un passaggio seppur ristretto sul Tropico del Cancro, verso il mare aperto, lOceano Pacifico, spezzando in due il fronte di accerchiamento americano, insediato a vario titolo su tutto larco insulare dellEstremo Oriente. Per parte americana, al contrario, il possesso di Formosa rappresenta unopzione strategica irrinunciabile per il contenimento della massa cinese, nonch un potenziale trampolino di lancio per la penetrazione in Asia. La pressione sulla Corea del Nord a settentrione e lapertura al Vietnam, tradizionale rivale di Pekino, a sud, rappresentano i due bracci della tenaglia che fa prnio su Taiwan, fortezza isolana superarmata. E altamente sintomatico che il primo attrito tra la nuova Amministrazione Bush e la Cina, cio lincidente dellaereo spia USA, sia avvenuto sullunica grande isola cinese, Hainan, propaggine meridionale estrema della RPC, tra Mare Cinese Meridionale e il tristemente famoso Golfo del Tonchino, teatro dei forsennati bombardamenti americani su Haiphong, durante la guerra del Vietnam. Wan Wei, il pilota cinese abbattuto non che il primo caduto di un conflitto che si preannuncia lungo e decisivo per la libert non solo della Cina ma dellintero continente asiatico in questo secolo. Hollywood, nonostante le prevalenti simpatie democratiche, gi in prima fila nel rilanciare la propaganda bellica contro i musi gialli: ieri (ma ancor oggi) nipponici ed ora cinesi. Il kolossal Pearl Harbor, il film pi caro della storia cinematografica, ne un esempio, a cui lasse francorusso risponde con Il nemico alle porte: laltro fronte, quello terrestre. Lattacco nipponico allavamposto marittimo americano il 7 dicembre del 41 serv come noto a Roosevelt per superare listintivo isolazionismo dellopinione pubblica e lanciare il paese in uno sforzo bellico di conquista che non si mai pi fermato da allora. E se ieri era il Giappone il nemico da vincere oggi evidentemente la Cina il colosso da piegare. La propaganda occidentale mediatica, infatti, continua anche a battere il tasto sul Tibet occupato, ad appoggiare le pretese tutte politiche del Dalai Lama, sponsorizzando lidea della secessione tibetana. A tal fine tutto fa brodo: lintellighentia pseudo-buddista hollywoodiana, le sette interne ma con base negli States; persino linfiltrazione del fondamentalismo islamico di matrice saudita nel centro Asia, verso il Sinkiang Uigur, partendo da Pakistan-Afghanistan, potrebbe essere unarma di pressione, mentre lopinione pubblica distratta dallinvenzione mediatica del nuovo imprendibile terrorista internazionale Osama Bib Laden, il Carlos dei nostri giorni. Ma questi non sono che fronti secondari, pressioni sul retroterra della Repubblica Popolare Cinese, in aree a maggioranza non sinica. Eppure proprio la Cina, assieme alla rinascita russa e all irrisolvibile problema mediorientale, potrebbe rappresentare la pietra dinciampo dellespansionismo egemonico americano e linizio della fine per limpero americano. La grande implosione Nel 1978 pubblicammo, su una rivistina particolare, un articolo sul futuro crollo dellUnione Sovietica; articolo che ci cost caro negli anni a venire! Non si tratt ovviamente di nulla di profetico alla Nostradamus, bens di unanalisi approfondita soprattutto sui rapporti tra sionismo e marxismo e sulla geopolitica russa in Asia, che traeva spunto dal libro del dissidente ebreo Andrej Amalrik : Sopravviver lUnione Sovietica fino al 1984 ?. Il titolo era un ovvio riferimento al celeberrimo 1984 di Orwell sul controllo totalitario della popolazione nellambito di conflitti intercontinentali, veri o presunti tali. La profezia, come noto, si avverata con solo sette anni di ritardo, anche se Amalrik aveva troppo enfatizzato il ruolo esterno della Cina di Mao. Del resto il dissidente scriveva alla fine degli anni 60, dopo i conflitti russo-cinesi sullAmur-Ussuri, presso quel territorio del Birobijan dove Stalin avrebbe deportato gli ebrei di Russia, se non fosse prematuramente morto in circostanze misteriose. Non cera ancora stata la Rivoluzione Islamica dellImam Khomeini in Iran e linvasione sovietica dellAfghanistan, poi fallita nella sua marcia verso lOceano Indiano. A distanza di una trentina di anni da quel testo sono sempre di pi gli studiosi di politica internazionale e geopolitica che anticipano previsioni pi o meno catastrofiche sul futuro dellOccidente e dellAmerica in

particolare. Un superstato che si arrogato il diritto di intromissione ed intervento in ogni angolo della Terra, grazie alla propria potenza economica e politica supportata da un apparato militare mastodontico e sofisticatissimo, che impiega circa un milione e mezzo di soldati! La fine dellImpero Un testo interessante in questo filone catastrofistico quello del francese Pierre Thuillier dal titolo La grande implosione. Rapporto sul crollo dellOccidente 1999-2002. E unopera di vasto respiro, pi a carattere filosofico, che affronta i vari aspetti della Crisi del mondo moderno (per usare lespressione di Rene Guenon): da quello economico, a quello religioso e filosofico, dallecologia al rapporto Nord-Sud mondiali ecc Ma un testo veramente profetico sul tipo di quello di Amalrik senza dubbio lopera pi importante di Chalmers Johnson, presidente del Japan Policy Research Institute e professore emerito dellUniversit Californiana di San Diego: BLOWBACK. THE COST AND CONSEQUENCES OF AMERICAN EMPIRE, da pochissimo tradotto in italiano (Garzanti) con il titolo: GLI ULTIMI GIORNI DELLIMPERO AMERICANO. Il blowback del titolo inglese, cio il contraccolpo come lo definisce la stessa CIA, causato proprio dallo sproporzionato impegno interventista dellimpero americano in varie parti del globo, con la naturale reazione che esso provoca tra i popoli e le aree geografiche che ne subiscono limpatto. Una presenza politica e militare neanche pi giustificata dal paravento propagandistico offerto dalla Guerra Fredda contro limpero del Male di reganiana memoria, dissoltosi come neve al sole. Inoltre il costo, anche in termini economici, di un intervento in Asia sotto lombrello protettivo della National missile defence, agognato da Bush e dal Pentagono, rischia di essere talmente elevato e sproporzionato allobiettivo dichiarato della semplice difesa nazionale, da mettere in crisi lintero sistema americano. E le prime defezioni dal campo repubblicano ne fanno segnare il passo. Lautore utilizza un curioso paragone per mettere in relazione i destini paralleli di USA e URSS: due scorpioni in una bottiglia! Costretti comunque ad affrontarsi, si colpiscono ed avvelenano a vicenda. Nel nostro caso lo scorpione russo rimasto avvelenato per primo, sia perch ha fallito gli obiettivi economici (raggiungere e superare loccidente) che quelli geostrategici ( tenere lAfghanistan per aprirsi la via allOceano Indiano); sia perch leconomia e le strutture civili dellimpero rosso hanno COLLASSATO sotto il peso insostenibile di un apparato militare, aeronavale e missilistico, presto obsoleto e inadeguato, dopo il fallimento della strategia militare globale di contro-accerchiamento del Rimland eurasiatico, saldamente tenuto dalla talassocrazia statunitense. In sostanza i russi si sono dissanguati in un armamento che non potevano utilizzare, specie dopo aver fallito lobiettivo del raggiungimento dellOceano Indiano. Secondo Johnson sarebbe oggi limpero americano a rischiare a sua volta di implodere, di crollare su se stesso, sotto il peso di un apparato militar industriale ipertrofico, ideato da un establishment politicomilitare-industriale (quello repubblicano particolarmente) ancora legato alle superate strategie della Guerra Fredda. Come quasi sempre nella storia, i militari combattono le guerre con i mezzi e lottica della precedente. Si noti che Gli ultimi giorni dellimpero americano stato scritto prima dellavvento dellAmministrazione repubblicana, in piena era Clinton. Ed impressionante leggere per esempio pagine in cui membri del Congresso e del Pentagono delineavano, almeno un anno prima e pi, scenari bellici nel Mare Cinese Meridionale dove un migliaio tra isolotti, scogli e faraglioni sono contesi da almeno sette stati che si affacciano sullarea! Attraverso questi stretti passa quasi in toto il flusso petrolifero che dal Golfo Persico, gi in pugno dellAmerica dopo laggressione allIraq, porta loro nero in Cina, Giappone, Corea e Taiwan stessa. I voli provocatori degli aerei spia fino allinevitabile incidente, alla luce di questa analisi, assumono ben altro peso: essi indicano la volont di Washington di creare il casus belli che giustifichi le folli spese militari difensive/offensive nei confronti di ipotetici attacchi agli USA da parte di quelli che vengono garbatamente definiti dalla stampa e dai politici americani rogue states, stati canaglia!

Il nemico virtuale Allelenco comprendente Corea del Nord, Iran, Iraq, Siria, Cuba si aggiunger presto la ben pi importante Cina Popolare? Nonostante che proprio recentemente Bush sia stato costretto dalle multinazionali in affari con Pechino a rinnovare la condizione di partner economico privilegiato della Cina. Un paese abbastanza grande e potente da poter rappresentare comunque agli occhi miopi dellopinione pubblica statunitense e mondiale, il nuovo Nemico Oggettivo indispensabile agli americani, orfani di un nemico credibile, come poteva apparire il blocco sovietico guidato dallURSS dal45 al 1991. Ma anche uno stato ancora saldamente in mano alla sua classe politica di formazione comunista che ha recuperato lorgoglio nazionale di un grande impero del passato: e una nazione di 1 miliardo e trecento milioni di uomini (forse molti di pi; almeno un uomo su cinque al mondo cinese!), che si avvia a passi da gigante sulla via della modernizzazione e ambisce, naturalmente, al suo Lebensraum,allo spazio vitale che fu precluso a Giappone e Germania dal nemico di allora e di oggi: gli Stati Uniti dAmerica. Essendo impensabile da parte americana uninvasione della Cina, lunica opzione reale dellAmministrazione da poco insediatasi a Washington per fermare Pechino sulla via della riunificazione nazionale sarebbe rappresentata da un attacco nucleare preventivo e devastante senza possibilit di ritorsione, proprio a causa dello Scudo Spaziale. Una scelta cos folle e suicida per tutti da non essere neanche valutabile. Quello a cui presumibilmente potrebbe invece mirare lo scorpione americano acquattato nel cespuglio/bush sarebbe al contrario un attacco difensivo/preventivo di un governo cinese messo con le spalle al muro sulla questione cardine: Taiwan appunto. Unipotesi prospettata anche dalla rivista mondialista di geopolitica Limes. Cio esattamente lo stesso scenario di Pearl Harbor, il cui film oggi riproposto nelle sale cinematografiche con effetti pirotecnici, portatore di un messaggio bellico patriottico tanto chiaro quanto smaccato, da risultare quasi risibile per lo smaliziato pubblico europeo, ma non per quello americano, notoriamente di bocca buona. Il soldato Ryan si arruolato in marina: dopo i nazi europei deve combattere e vincere i musi gialli nel Pacifico, per salvare lAmerica e il mondo libero e bla, bla, bla Il vero aggressore, dopo aver costretto alle corde la vittima di turno (ieri il Giappone, domani la Cina), si presenta al mondo come aggredito quando lobiettivo della sua aggressione indiretta tenta una reazione per non restare schiacciato e sottomesso. Non a caso la stessa arma propagandistica usata dal sionismo in Palestina contro i legittimi abitanti di quella terra: prima scacciati, depredati, uccisi e poi anche criminalizzati, se e quando osano protestare e ribellarsi. Sara Taiwan la Pearl Harbor dei cinesi? Quale sar allora il ruolo della Russia di Putin a cui Bush, pur di realizzare il suo progetto spaziale, offre aiuti e cooperazione missilistica? Tentando ancora una volta, come fu con successo tra Germania e Russia nella II Guerra Mondiale, di mettere luna contro laltra le due potenze terrestri dEurasia, per far trionfare il Mare (e LAria), la Talassocrazia Capitalista Americanocentrica ben protetta sul continente contrapposto, va allattacco del Mondo Antico, con al centro lHeartland, suo cuore siberiano. Avranno insegnato qualcosa gli esempi del passato? E se la guerra nonostante tutto non si far, potr il contraccolpo economico e militare mettere in ginocchio gli Stati Uniti, spingendoli sulla via altrettanto chiusa dellisolazionismo ? Lalleanza dei Popoli contro la guerra imperialista Riusciranno la Cina in ascesa, una Russia rinata, lIslam rivoluzionario, lIndia sovrappopolata e nucleare, lAmerica Latina depredata e divisa, lAfrica divorata dalla fame, dalle stragi e dallAIDS (lEuropa occidentale oramai fuori causa, prona ai voleri di Washington) a superare il provincialismo delle dispute territoriali locali, degli odi settari, dei piccoli o grandi nazionalismi revanscisti, per opporsi allunico, vero Nemico oggettivo di tutte le nazioni, di tutti i popoli, di tutti i governi, di tutte le fedi politiche o religiose, di tutte le terre sulla Terra, di tutte le genti e di ogni persona?

Soprattutto torner lEurasia, il Mondo Antico, lIsola del Mondo a riconquistare sulla Nuova Via della Seta un ruolo politico dominante a oltre 500 anni dalla presunta scoperta del Nuovo Mondo? E alla fine le DUE ISOLE MONDO sono destinate a scontrarsi ? Attorno a questi interrogativi si giocher il futuro, quello del XXI secolo nel computo dei cristiani, forse il futuro stesso delluomo e del mondo che lo ospita. Comunque sia, Gli ultimi giorni dellimpero americano sono gi cominciati. Azzardiamo previsioni: forse in dieci/dodici anni avremo linizio della fine palese al mondo intero. Sar unagonia lenta e distruttiva o un crollo improvviso e catastrofico? Una cosa certa: nellepoca della globalizzazione, la fine dellimpero americano coinvolger tutti i popoli, gli stati e le masse continentali. Un disastro epocale al cui confronto la crisi russa sembrer una tempesta in un bicchier dacqua. La vera natura dello scorpione Dipender anche da ciascuno di noi e da tutti noi insieme se sapremo resistere alla Bestia apocalittica o se saremo destinati a perire con essa nelle fiamme dellolocausto finale dove lo scorpione avvelenato ci vuole precipitare: E quando lAgnello ebbe aperto il Settimo Sigillo si fece silenzio nel cielo per circa una mezzora e lAngelo prese il turibolo e lo riemp col fuoco dellaltare e lo gett sulla Terra, e seguirono tuoni e voci e lampi e gran terremoto [Apocalisse di Giovanni]. Ma forse in questo caso, per comprendere la logica perversa dellimperialismo autodistruttivo degli Stati Uniti dAmerica, ci sembra pi calzante la fiaba esopea dello scorpione che chiede alla rana di traghettarlo sul suo dorso attraverso lacqua; assicura che non la punger con il suo aculeo velenoso, anche perch in tal caso perirebbe assieme a lei, affogato. Eppure, in mezzo al guado, lo scorpione affonda il colpo mortale alla rana che, agonizzante, gli chiede perch lo abbia fatto, condannandoli entrambe a morte certa: Scusami risponde lo scorpione non ho potuto trattenermi, farne a meno, perch QUESTA E LA MIA NATURA. Anche per lo scorpione americano, per limperialismo capitalista USA, che nei secoli ha fatto la guerra praticamente a quasi tutti gli stati, la radice del male risiede nella sua propria natura, nel suo Sistema, nella sua ideologia portante, nella sua economia di rapina e sfruttamento, nella sua geopolitica talassocratica espansionista ad oltranza. Il sogno americano alla Magnet si trasformato in incubo planetario. Anche per lAmerica. Con il rischio oramai incombente di trascinare nella propria rovina, con la fine dellimpero al tramonto, il mondo intero.

U.S.A.= UNIONE SADICI AGUZZINI


- Tu non conosci leggi umane, n divine, scellerato: anche una bestia ha un fondo di piet - Io non ho piet alcuna, dunque non sono una bestia. William Shakespeare Riccardo III Una giovane donna trascina al guinzaglio un uomo nudo riverso sul pavimento di un carcere. La stessa donna mima la fucilazione di prigionieri nudi e incappucciati, mentre unaltra donna soldato ed un uomo alzano il pollice in segno di vittoria davanti ad una pila umana di detenuti completamente nudi, accatastati luno sullaltro. Un uomo incappucciato, con un poncio attende a braccia aperte, su una cassa, la scarica elettrica dai fili collegati alle mani e ai genitali; altri sono costretti a masturbarsi davanti ai loro aguzzini, mentre dei soldati-carcerieri trascinano sul pavimento tre uomini, sempre completamente denudati e ammanettati tra loro. A conclusione (per ora) un cadavere incelofanato e ghiacciato il cui viso mostra gli evidenti segni delle torture subite. BENVENUTI NEL SOGNO AMERICANO, che finalmente si manifesta al mondo per quello che ed E SEMPRE STATO: UN INCUBO SENZA FINE! No, non siamo sul set di qualche filmino sado-porno, ma nella prigione irachena di Abu Ghraib e queste foto hanno oramai fatto il giro del mondo, suscitando sconcerto, orrore, indignazione e ripulsa in miliardi di persone. Qui le truppe di occupazione insegnano agli iracheni prigionieri i primi rudimenti della democrazia made in USA. Siamo solo allinizio di un campionario degli orrori che neanche il pi feroce nemico dellimperialismo americano poteva immaginare. A quanto sembra migliaia di foto e persino filmati con tanto di audio ci attendono nelle prossime settimane e mesi. Ma, a prescindere dallo schifo che tutto ci pu indurre, vogliamo qui fare alcune considerazione a latere sulle torture; e specialmente per quanto riguarda le reazioni della stampa e le dichiarazioni dei politici americani e non sullintera vicenda. Una pratica quella della tortura applicata ai nemici dellAmerica che non affatto una novit, un caso eccezionale. Dallo scotennare i nativi americani per 1 $. a scalpo alla politica della terra bruciata e delle carestie per gli stati Confederati ribelli, dallo schiavismo ai trattamenti disumani nei campi di prigionia per giapponesi e tedeschi (800.000 morti), dalla Corea al Vietnam fino allAmerica Latina dei militari golpisti addestrati alle tecniche di tortura nei centri strategici statunitensi. Negli stessi Stati Uniti, con una popolazione carceraria di tre milioni (!) di disperati, le pratiche di sadismo sui detenuti , per lo pi afroamericani e latini, sono allordine del giorno. Chi ha letto Nel ventre della bestia di Jack Henry Abbott ? Sullo scandalo iracheno Mumia Abu Jamal, prigioniero politico da anni nel braccio della morte di Sci Green, dichiara: Quanto accaduto ad Abu Ghraib accade pressoch ogni giorno anche nelle prigioni USA. Le foto hanno dimostrato al mondo un aspetto che non tutti conoscono, soprattutto negli altri paesi: quello di unAmerica arrogante che impone la propria forza attraverso la tortura e lumiliazione. Graner, uno degli aguzzini di iracheni delle foto dello scandalo, faceva il secondino a Sci Green! Il generale Miller passato da Guantanamo ad Abu Ghraib, che rimarr sempre in funzione. Un bel contrasto con le dichiarazioni rassicuranti di un liberal alla Thomas Friedman che in Salvare lonore dellAmerica dichiara sfrontatamente: Corriamo il rischio di perdere qualcosa di molto pi importante della sola guerra in Iraq. Corriamo il rischio di perdere il ruolo dellAmerica quale strumento di autorit morale e di ispirazione per il mondo ! Errato. Nei paesi neo-coloniali i cui regimi sono puntellati dalle armate statunitensi e dai loro servizi segreti, dal Marocco alle Filippine, dallEgitto alla Giordania, dallArabia Saudita al Pakistan golpista, i rispettivi apparati polizieschi di repressione hanno fatto e fanno tesoro degli strumenti [im] morali americani e si ispirano ad

essi con varianti locali anche pi efficaci; tanto che spesso le autorit Usa delegano a costoro i prigionieri, appaltano le torture per sciogliere lingue e spingere alla collaborazione. Gli inglesi non sono stati da meno sia nella storia passata che nella partecipazione alle torture in Iraq. Per non parlare di Israele dove si ha vastissima esperienza in quanto a torturare arabi; una pratica persino riconosciuta legalmente. Proprio come si vorrebbe fare in Italia da parte del governo Berlusconi, auspici i tirapiedi leghisti. E pensare che la Fallaci si lamentava proprio ieri per linazione delloccidente contro gli arabi e islamici. Mentre Fiamma Nirestein, com ovvio, esaltava in TV la grandezza dellAmerica e di Israele, sempre e comunque. Qual a proposito il ruolo del Mossad in Iraq, negli interrogatori ai prigionieri ? E quello negli attentati contro i leaders spirituali sciiti ? Vi eravate mai chiesti come, anche nel nostro paese, tanti presunti terroristi islamici catturati collaborassero prontamente a denunciare altri poveracci, salvo poi a ritrattare ai processi (se mai ci arrivano)? Nel mondo sono decine e decine le carceri americane per i prigionieri della cosiddetta lotta al terrorismo, situate spesso in territori dipendenti: Guantanamo solo la pi famosa. Dalle carceri segrete della CIA nei paesi summenzionati allisola Diego Garcia, sperduto punto strategico nel bel mezzo dellOceano Indiano, fino alla base afghana di Bagram, una lunga scia di sangue e di orrori a stelle e strisce circonda e strangola il mondo. In fondo Lyndie England, la gelataia/aguzzina di Cumberland e Charles Graner, luomo che lha ingravidata e che sghignazza nelle foto sulla pila di iracheni nudi, non sono che le ultime rotelle di un gigantesco ingranaggio di terrore e repressione destinato non tanto a lottare contro i nemici dellAmerica, ma a mantenere in sudditanza tutti i popoli che hanno subito, subiscono o sono destinati a subire limperialismo yanke sul pianeta. Dopo che il polverone mediatico si sar posato saranno solo i pesci piccoli a pagare (e neanche tanto: ricordate il Cermis ? 20 morti, ma un solo pilota condannato peraver distrutto un nastro registrato patrimonio dellEsercito USA e recentemente anche promosso) La verit vera che non sono solo poche mele marce quelle che hanno danneggiato lautorit morale americana: E TUTTO IL CESTO CHE E MARCIO, AVVELENATO, E DA SEMPRE. Quello che colpisce nel caso iracheno non tanto luso della tortura da parte degli americani, una pratica corrente e risaputa che solo gli ipocriti mondiali(sti) di destra e di sinistra fanno finta di scoprire, recitando tardiva indignazione. Peggiore lUMILIAZIONE. La perversione sadica a sfondo sessuofobo una tipica caratteristica della societ puritana WASP nordamericana. In fondo gli americani, privilegiati figli della Seconda Israele, si considerano veramente un popolo eletto al quale Dio stesso ha dato posizione e privilegi unici nel mondo e SUL mondo. Chi si adegua al loro espansionismo imperialista pu partecipare, seppur sempre subordinatamente (es. : i servi Blair e Berlusconi) al banchetto; per gli altri, per il Male che si contrappone e combatte il Bene Americano ci sono le fiamme dellInferno, gi qui in terra : dovevamo far loro provare linferno ha dichiarato Sabrina Harman, altra torturatrice per conto CIA. E quindi ancor pi significativo il ruolo svolto da giovani donne americane nellumiliare i combattenti arabi, costringendoli nudi alla loro presenza, a mimare atti osceni o trascinati come animali al guinzaglio. In fondo costoro sono ancora uomini veri, rispetto ai maschi americani gi devirilizzati e gonfi di soldi e di cibo. E vero che non si pu criminalizzare un intero popolo per gli atti efferati di qualche governante e degli esecutori volontari (proprio quello che si fece invece contro tedeschi e giapponesi nella II Guerra Mondiale, accusati dai vincitori a Norimberga e Tokio dogni abominio e per questo impiccati); ma anche vero che la base ideologica del protestantesimo americano come del sionismo sempre la Bibbia, pseudocronaca mitopoietica di un popolo al quale il proprio dio, feroce e vendicativo, promette una terra da conquistare con ogni inganno ed ogni efferatezza. Un dio sanguinario che distribuisce benefici e patimenti sulla base della doppia morale: una verso il popolo da lui eletto a dominare su tutti gli altri, laltra applicabile appunto a questi ultimi. Che sono poi la quasi totalit del genere umano, o meglio semi-umano in questa logica. E su questi semi-umani, questi goim, tutto e lecito e cambiando il parametro dei valori:

In fondo era quasi una goliardata hanno dichiarato i concittadini dei pi famosi aguzzini, i patriottici abitanti di una delle migliaia di Cumberland dAmerica, una Middle Town qualsiasi della sociologia americana, tutta bandiere a stelle e strisce, torta di mele, Giorno del Ringraziamento egoliardia! A tuttoggi, in pieno scandalo, il 50% dellopinone pubblica statunitense approva linvasione dellIraq, le operazioni militari dellAmministrazione Bush e la permanenza di truppe Usa in Iraq e M.O. Quando non bastano i militari si sopperisce con i Contractors, civili a contratto, vigilantes di aziende assunti pro tempore per la sicurezza (proprio il ruolo dei sequestrati italiani nella citt martire di Nassirya). mercenari arruolati per difendere imprenditori e sedi ma anche, come si scopre ora, per condurre interrogatori sui prigionieri. Come dicevamo allinizio i media asserviti si arrampicano sugli specchi se non per giustificare almeno per stornare l'indignazione internazionale dai loro padroni d'oltre oceano. Possiamo sintetizzare in pochi punti le difese dufficio della potenza occupante in queste pratiche inquisitorie, come nei massacri di civili ecc: Le autorit non sapevano Poche mele marce in mezzo a tanti bravi ragazzi americani. Anche Saddam torturava. La democrazia americana superiore proprio perch denuncia i propri misfatti e li punisce Falsit su falsit, ipocrisia su ipocrisia. Ulteriore insulto alle vittime. Le autorit sapevano, anzi approvavano e talvolta sollecitavano. La deposizione di Rumsfeld davanti al Congresso stata una pantomima degradante, proprio mentre i generali dellesercito, chiamati in causa, sbattono sul tavolo documenti top-secret, per non finire a loro volta sul banco degli accusati. Ora, ma solo ora, la Croce Rossa internazionale ci dice di essere a conoscenza da un anno (cio dallinvasione dellIraq) di rapporti su trattamenti disumani, sevizie persino morti ammazzati dalle guardie che facevano il tiro al bersaglio dalle torrette su prigionieri inermi. Tutto puntualmente trasmesso alle autorit statunitensi. Rumsfeld ha confessato pubblicamente di esserne informato da mesi, ma guarda caso non aveva riferito niente a Bush Jr. forse perch non rimanesse, poveretto, sconvolto e disgustato come dice ora di essere. La Casa Bianca ha cercato fino allultimo di stoppare le foto trasmesse dalla CBS. I network americani hanno atteso giorni prima di parlare apertamente delle torture e solo quando gi la stampa di tutto il mondo, arabi ed europei compresi, aveva mostrato le foto dell inferno di Abu Ghreib. Semmai c da meravigliarsi che siano riusciti a tenere tutto nascosto per cos tanto tempo. Certo una particolarit, questa tutta americana, il fatto che gli aguzzinipardon! i giovani goliardi americani, si siano fatti riprendere in tante foto che, presumibilmente, avrebbero mostrato a casa a parenti e amici divertiti per tali goliardiche prodezze. In 56 anni che esiste lo stato di Israele, le foto o i filmati di torture sui palestinesi sono quasi inesistenti, bench queste siano notissime da migliaia di testimonianze e persino legalizzate. Possibile che i giovani WASP non pensassero alle conseguenze in una societ mediatica mondiale come quella da loro stessi creata nel mondo ? E se non loro i loro superiori e i professionisti torturatori della Cia ? O contavano sulla pi completa impunit ? La tesi che gli avessero ordinato di farlo per piegare la resistenza dei reclusi, se anche fosse vera, non minimizza per nulla la loro responsabilit. Agli ordini palesemente contrari alla legge si deve rispondere NO! Non forse questo che ci hanno detto e ridetto quando si processavano gli ufficiali tedeschi ? I quali peraltro rischiavano la fucilazione. Del resto le espressioni divertite, i volti ridenti e soddisfatti di uomini e donne delle foto parlano da soli. Anche Saddam Hussein torturava e in quello stesso carcere. Quello stesso Saddam trattato anche lui proprio come un animale, per umiliarlo pubblicamente davanti a tutto il mondo arabo; quello stesso Saddam che, quando torturava ed utilizzava i gas nella guerra allIran, era alleato degli Satti Uniti, armato da tutto loccidente e finanziato dalle satrapie del Golfo Persico sempre per conto della Casa Bianca (ed allora cerano i Democratici al potere, Jmmy Carter, che ora vola come colomba di pace da una capitale allaltra).

Ma una delle motivazioni della guerra daggressione allIraq, specialmente dopo che era venuta meno la bufala delle armi di distruzione di massa, non era proprio quella di defenestrare un sanguinario dittatore per portare agli iracheni libert e democrazia? E vero che i presunti beneficiari, sciiti compresi, non sembrano aver apprezzato il pensiero e non hanno lanciato ai liberatori fiori (come gli italiani nel 43-45) bens pallottole e granate di mortaio. Per inculcare la democrazia a suon di botte, umiliazioni, deprivazione sensoriale e lavaggio del cervello sembra proprio essere eccessivo anche per la pi grande democrazia del mondo. Ci erano riusciti dal 1945 in poi con i tedeschi, ma in un contesto totalmente differente e alla fine di una guerra mondiale totale. Ma lultima delle motivazioni qui elencate la pi ridicola, la pi risibile: Le democrazie, come quella americana, a differenza dei regimi totalitari, sanno denunciare e condannare pubblicamente i propri crimini (ovviamente sempre casuali rispetto ad un regime sostanzialmente sano; le famigerate mele marce nellimmacolato cesto). Il riferimento ai regimi fascisti e comunisti implicito, nonch a quelli islamici avversari degli USA. Eppure, nonostante la propaganda e nonostante il fatto che i vincitori anglo-americani sullEuropa nel 1945 abbiano avuto a disposizione tutto il materiale sui campi di concentramento del Reich, nulla di simile alle perversioni di Abu Ghraib mai venuto fuori. Si sono visti cumuli di cadaveri, certo, e ci hanno raccontato fino alla nausea di presunte camere a gas (ricostruite ad hoc per turisti dellorrido); ma nulla di simile alle perversioni da menti malate nellinferno iracheno. Se un soldato tedesco si fosse permesso le perversioni americane in Iraq, sarebbe stato fucilato con disonore dai suoi commilitoni. Stesso discorso vale per il sistema concentrazionario sovietico, di cui nulla di simile risulta anche dopo il crollo dellURSS. Se poi lAmerica pensa veramente di avere una superiorit etico-morale su quei regimi, non ci rimane che trarne le conseguenze: accetti un processo internazionale (come quelli recenti imposti agli iugoslavi a LAja proprio dallAmerica), una nuova Norimberga per i vincitori di ieri, oggi sul banco degli imputati per tortura, guerra d invasione ingiustificata, stermini di massa. E una sentenza di morte per impiccagione per i dirigenti, i propagandisti, i generali, i capi politici riconosciuti colpevoli. Inoltre dobbiamo far notare lincongruenza logica delle suddette giustificazioni a difesa. Se dicono i veri democratici la differenza dei loro regimi rispetto a quelli totalitari la trasparenza, la difesa del Diritto e della volont popolare basata, ovviamente, sullinformazione e la verit dei fatti, la dignit di ogni essere umano eccecc E EVIDENTE che, in mancanza di tutto ci, NON ci sia democrazia. Tantomeno in Iraq, un paese invaso e tenuto in pugno solo con la supremazia delle armi, il terrore e (ma lo scopriamo letteralmente solo ora) la tortura e le umiliazioni pi efferate. SE VERAMENTE LA DEMOCRAZIA FOSSE TUTTO QUESTO, LAMERICA E IL CONTRARIO DI UNA DEMOCRAZIA. La verit che la sedicente democrazia americana, cio la plutocrazia delle grandi lobby finanziarie, industriali ed etniche, ha sempre praticato nel mondo, e anche in casa propria, i sistemi attribuiti volta volta al nemico di turno: menzogna, occultamento, terrore, tortura, guerra. E li ha semmai denunciati soltanto quando il marcio era venuto a galla comunque e bisognava correre ai ripari, scaricando la colpa su pochi capri espiatori scelti apposta a pagare per tutti. Quando arriva la tempesta sono gli stracci a volare. Certo non siamo tanto ingenui da credere che la pubblicazione delle foto dello scandalo da parte di CBS e poi dell Washington Post, portavoce della lobby ebraica americana, sia avvenuta per caso e, tantomeno, per un sussulto di indignazione. La stampa americana asservita al potere finanziario da sempre, ma in particolare dall 11 settembre 2001. Che la guerra allIraq sia stata alfine un completo fallimento sotto gli occhi di tutti. LAmerica sta cercando disperatamente di sganciarsi dal pantano iracheno, senza tuttavia rinunciare ai vantaggi geo-strategici conseguiti nella penetrazione verso il cuore dell Eurasia e a quelli del controllo sulle fonti petrolifere mediorienteli. Coinvolgere lONU nella gestione dellIraq oramai lultima chance americana di fronte al Vietnam n. 2.

Israele al contrario ha tutto linteresse che il caos a Bagdad si prolunghi il pi a lungo possibile, garantendo la presenza statunitense nellarea come garanzia per lentit sionista di continuare nella politica di imprigionamento dei palestinesi dentro il muro della vergogna, con la preventiva eliminazione dei capi della resistenza di Hamas. Gli europei e i russi si sono defilati da tempo, esclusi i piccoli staterelli orientali che pagano il prezzo dellingresso nella NATO in funzione antirussa. Solo il servo sciocco che governa la satrapia italiana per conto di Washington non ha ancora capito larea che tira e continua imperterrito a promettere la presenza delle sue truppe in Iraq anche dopo il 30 giugno. Lo scandalo di Abu Ghraib potrebbe rappresentare per le lobby economiche e per il Sionismo una buona occasione di sganciamento dalla politica guerrafondaia di Bush e Rumsfield in previsione delle elezioni a novembre: senza con questo perdere troppe posizioni , ma rifacendosi una verginit verso il mondo arabo e il mondo intero choccati dalla violenza americana. Kerry, sia per le sue origini che per gli interessi che rappresenta, sarebbe una garanzia sicura per tutti, Israele in primis. Insomma al solito: che tutto cambi perch tutto rimanga come prima. Intanto la storia va avanti, gli avvenimenti si succedono in una giostra sempre pi convulsa. Leliminazione del presidente fantoccio della Cecenia Khadirov gi toglie agli orrori di Abu Ghraib le prime pagine. Tra qualche mese anche questa ennesima aberrante manifestazione dellimperialismo statunitense sar passata agli archivi. E forse la England e gli altri aguzzini avranno pure fatto carriera, o girato un film! In quanto a noi rester solo limmagine simbolica di una giovane donna che trascina al guinzaglio come un cane un uomo nudo, riverso per terra: una simbolica istantanea dellAmerica che tiene al guinzaglio i popoli della Terra.

DIO MALEDICA L'AMERICA


Dio maledica l'America, bestemmia vivente al nome d'ogni Dio Jahv maledica l'America, che usa il suo nome per sottomettere il mondo Allah maledica l'America, che rende schiavi ed uccide i suoi figli Brahman maledica l'America e il decimo Avatara di Vihsnu riporti l'Ordine sulla Terra Amaterasu-o-Kami maledica l'America, che disintegr i suoi figli in un fungo di fuoco Manit maledica l'America, che attu il genocidio del suo popolo libero Viracocha maledica l'America, che tiene schiavo il suo popolo Horus maledica l'America, che ha fatto a pezzi il corpo dell'Egitto Ahura-Mazda maledica l'America, che vers il sangue dei suoi figli sul Fuoco Sacro Odino maledica l'America, che ha disonorato l'onore d'ogni guerriero Zeus maledica l'America, nemica d'Europa nel Bello e nel Buono Il Grande Cielo maledica l'America, che ha sporcato il mondo sopra e sotto di Lui Ogni Bodhisattva maledica l'America, regno d'ogni menzogna, nemica d'ogni Verit Gea maledica l'America, che sfigura e distrugge la Madre Terra Ogni Dio, conosciuto e sconosciuto maledica l'America, regno del materialismo Ogni essere vivente maledica l'America, che prepara l'annientamento del mondo Satana maledica l'America, che ha usurpato persino il suo nome Uomo maledici l'America, la Bestia Immonda nemica dell'Uomo.

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