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Documenti di Cultura
Museo Archeologico
e d’Arte della Maremma
Museo d’Arte Sacra
della Diocesi di Grosseto
Città di Grosseto
Testi
Mariagrazia Celuzza
Redazione
Cristina Barsotti, Francesca Colmayer, Paola Spaziani,
Chiara Valdambrini
Progetto grafico
RovaiWeber design
Realizzazione grafica
Effigi
Fotografie
Archivio fotografico Museo Archeologico e d’Arte della Maremma,
Archivi Fotografici ex Soprintendenza Archeologia della Toscana ed ex
Soprintendenza Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per le
Province di Siena e Grosseto – ora Polo Museale della Toscana e
Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di
Siena, Grosseto e Arezzo, e inoltre Agenzia Bieffe (GR), Archivio
Fotografico Fratelli Gori (GR), Carlo Bonazza, Paolo Nannini
Stampa
ISBN 978-8864338347
Con il contributo di
Regione Toscana
Sommario
Presentazione
Antonfrancesco Vivarelli Colonna, Sindaco di Grosseto 4
Presentazione
Luca Agresti, Vicesindaco di Grosseto 5
Presentazione
Anna Di Bene, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le
Province di Siena, Grosseto e Arezzo 8
Un po’ di storia 27
Roselle 51
Bibliografia 263
SALA 14
L’Orientalizzante (720-580 a.C.)
_
Luoghi: Vetulonia
Vetulonia, scavo
della tomba
a circolo
delle Costiacce
in una foto
d’epoca
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Grande coppa (kantharos) con alte anse decorate con anatre mobili, dalla necropoli di Val Berretta,
Castiglione della Pescaia, metà VII secolo a.C.
_
Personaggi: la donna piangente della Pietrera
Fibula a sanguisuga di bronzo e pasta vitrea, dal II Circolo delle Pellicce, Vetulonia,
675-650 a.C. circa
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_
Oggetti: collana e pendenti d’ambra da Vetulonia
_
Un oggetto egiziano da Vetulonia
_
Luoghi: i centri minori e i territori delle città
_
Luoghi: Marsiliana d’Albegna
Piccola fibula di bronzo a forma di cervo e fibula a drago d’argento, dalla necropoli di Banditella, scavi Corsini,
Marsiliana d’Albegna, prima metà VII secolo a.C.
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_
Personaggi: l’uomo di Macchiabuia
Ricostruzione
dell’inumato
della tomba 6,
necropoli di
Macchiabuia,
Marsiliana
d’Albegna,
(Stefano Ricci,
Floriano Cavanna)
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_
Oggetti: la tavoletta scrittoria del Circolo degli Avori
Tavoletta scrittoria d’avorio, dal Circolo degli Avori, necropoli di Banditella, scavi Corsini, Marsiliana d’Albegna,
675-650 a.C. circa (Firenze, Museo Archeologico Nazionale)
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_
Luoghi: Poggio Buco
_
Oggetti: un servizio da banchetto in una tomba
di Santa Maria in Borraccia
Ceramiche etrusco-
corinzie, da un corredo
di Poggio Buco,
630-610 a.C. circa
SALA 15
L’Età Arcaica (580-480 a.C.)
Testa di ariete di nenfro (parte di altare?), da Castro, Busto di cavaliere marino di nenfro,
seconda metà VI secolo a.C. da Castro, 530-520 a.C. circa
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_
Oggetti: sculture funerarie vulcenti
Anfore attiche e etrusche a figure nere, dalla tomba VII degli Sterpeti,
Saturnia, inizi V secolo a.C.
_
Luoghi: Saturnia
_
Oggetti: anfore e ancore
_
Luoghi: Kamarte, un villaggio nelle vicinanze di Saturnia?
Iscrizione etrusca,
da Podere Il Bagno,
Saturnia,
fine VI-inizi
V secolo a.C.
(A. Maggiani)
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SALA 16
Il V e il IV secolo a.C.
_
Luoghi: il Monte Amiata
_
Oggetti: servizi da banchetto di V secolo a.C.
nei corredi funerari
Servizio da simposio di bronzo, da una tomba presso la confluenza fra l’Orcia e l’Ombrone, seconda
metà V-inizi IV secolo a.C.
Te ve re
b ro
VETULONIA
Om
lago
ROSELLE
Fior
Prile
294 a.C. VOLSINII
a
280 a.C.
g na
be
Al lago di
Bolsena
COSA
VULCI
273 a.C. 280 a.C.
fondazione
della colonia TARQUINIA
281 a.C.
0 50
km
Mura poligonali di Cosa, III secolo a.C. (Foto Archivio Fratelli Gori, Grosseto)
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laguna
di Orbetello pi)
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laguna
COSA
0 1 porto
km
via Aurelia
COSA
terre lasciate
agli indigeni
centurie
non assegnate terre non divise
e di uso comunitario
centurie divise
e assegnate
laguna
porto
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SALA 17
Tradizione e continuità culturale etrusca
e conquista romana (IV-II secolo a.C.)
Tegola iscritta,
dalla località San Donato,
Orbetello, II secolo a.C.
Tomba Ildebranda,
particolare, Sovana,
III secolo a.C.
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_
Oggetti: un capitello da una tomba di Orbetello
_
Luoghi: il Monte Amiata
SALA 18
La romanizzazione: le testimonianze delle iscrizioni
Iscrizione
funeraria
da Pian
di Palma,
Saturnia,
I-II secolo d.C.
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cui era iscritto, che era proprio, anche se non esclusivo, dei
Saturnini. Particolarmente importante è l’iscrizione funeraria
(I-II secolo d.C.) da Pian di Palma di Saturnia posta da Avedia
Severa in memoria del marito Publius Comicius Caletranus,
pretoriano in congedo, morto a quarantun anni. Il cognomen
Caletranus rinvia al nome della città di Caletra, nota solo da
citazioni di Livio e di Plinio il Vecchio e sicuramente già
scomparsa in età romana. Caletra sorgeva nella media valle
dell’Albegna, per cui viene identificata in genere con il centro
etrusco di Marsiliana, ma secondo alcuni potrebbe essere
identificata anche con Ghiaccioforte.
Ancora nelle vicinanze di Saturnia è stato rinvenuto anche il
cippo funerario di un liberto, Publius Quinctus Primitivus (I
secolo d.C.) con l’indicazione della larghezza (in fronte…) del
recinto sepolcrale espressa in piedi, l’unità di misura romana
pari a poco meno di 30 cm. Un secondo cippo doveva ripetere il
nome del defunto e indicare l’estensione in profondità (in
agro…) dell’area pertinente alla tomba. Nella località
Riparossa, non lontana da Marsiliana, è stata invece trovata la
stele funeraria di travertino (fine II-III secolo d.C.) con cui
Petronius Florus ricorda la moglie Valeria Clementina, carissima
e incomparabile; nella stessa località sono stati rinvenuti altri
frammenti di iscrizioni funerarie di membri della gens Valeria,
che doveva avere proprietà terriere nella zona, come è
testimoniato anche dal vicino toponimo Vallerana (= Valeriana).
Dalle vicinanze di Pitigliano (località Pantalla) viene la lapide
molto consunta di Novia Rufina, morta a ventotto anni lasciando
genitori e marito (II-III secolo d.C.).
Passando al territorio di Heba, va segnalata l’iscrizione funeraria
di Lucius Alius, morto a 25 anni, posta dalle sue sorelle. Lucius
Alius, per quanto si può capire dal testo piuttosto oscuro,
sarebbe morto mentre tentava di difendere (da un’offesa, da un
rapimento, da una violenza?) se stesso o le sorelle (I secolo a.C.);
è stata fatta anche l’ipotesi che questa iscrizione sia riferibile al
Iscrizione
funeraria di
Lucius Alius,
dal territorio
di Magliano in
Toscana,
I secolo a.C.
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Iscrizione
funeraria,
dalla località
Cerriolo, Orbetello,
fine I secolo d.C.
_
Oggetti: l’iscrizione funeraria di una schiava
_
Oggetti: la tavola bronzea di Heba
Rilievo marmoreo
con fregio
floreale, da un
mausoleo in
località Preselle,
Scansano,
I-II secolo d.C.
SALA 19
La romanizzazione
(III secolo a.C.-inizi I secolo d.C.)
_
Luoghi: Albinia
Dressel 2/4, è stato localizzato per la prima volta nel 1977. Gli
scavi condotti dal 1999 hanno documentato i resti di un esteso
quartiere artigianale riservato alla produzione di anfore vinarie,
ma anche, in misura minore, di laterizi e ceramica di uso comune.
_
Oggetti: i vasi iberici (sombreros de copa)
dei Monti dell’Uccellina
I due vasi (II-metà I secolo a.C.) erano parte del corredo di una
tomba, oggi non più localizzabile, scavata da clandestini su
Poggio Raso all’estremità sud dei Monti dell’Uccellina. Si tratta
di esemplari di una tipica classe ceramica iberica diffusa sulle
coste italiane dalla Liguria alla Campania. Testimoniano scambi
commerciali di Età Repubblicana fra la penisola Iberica e le
coste tirreniche e costituivano probabilmente il carico di ritorno
delle navi italiche che esportavano per lo più vino verso le coste
iberiche. Contenevano e trasportavano miele, conserve di frutta
o frutta secca.
_
Oggetti: gli ex voto di San Sisto
Vaso iberico, da una tomba in località Poggio Raso, Vaso iberico, da una tomba in località Poggio Raso,
Monti dell’Uccellina, II-metà I secolo a.C. Monti dell’Uccellina, II-metà I secolo a.C.
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Terracotte votive, dalla località di San Sisto, Marsiliana, III-II secolo a.C.
Terracotte votive, dalla località di San Sisto, Marsiliana, III-II secolo a.C.
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Terracotte votive a forma di utero, dalla località Cannicci, Paganico, IV-III secolo a.C.
_
Oggetti: gli ex voto di Paganico
Busto dell’imperatore Adriano e busto femminile (Sabina?), dalla località Serrata Martini, Castiglione
della Pescaia, 117-138 d.C.
Busto dell’imperatore Adriano, particolare, dalla località Serrata Martini, Castiglione della Pescaia
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SALA 20
L’Età Imperiale (I-II secolo d.C.)
_
Luoghi: il complesso di edifici in località
Le Paduline-Serrata Martini
Base
di statua
di Artemide
del tipo ‘Diana
di Versailles’,
dalla località
Serrata
Martini,
Castiglione
della Pescaia,
I secolo d.C.
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Statua di Artemide, dalla località Serrata Martini, Castiglione della Pescaia, I secolo a.C.
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_
Storia recente di una statua antica
SALA 21
Le testimonianze dei relitti
_
Oggetti: anfore e ancore
Anfore e ancore romane rinvenute nel tratto di mare di fronte alle coste maremmane
11) Dressel 20 12) anfora ‘di Kos’ 17) Keay III 18) Keay IIIb
13) Camulodunum 184 14) Tripolitana I 19) Keay IV 20) Keay XXV
15) Gauloise 4 16) Ostia III 40
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Ricostruzione parziale del relitto africano di Giglio Porto, III secolo d.C.
(Studio Romatre, Roma)
SALA 22
L’Età Imperiale e Tardoimperiale
(II-VI secolo d.C.)
_
Un periodo di profondi mutamenti
_
Luoghi: il santuario di Diana Umbronensis
allo Scoglietto di Alberese
_
Oggetti: il sarcofago di un ragazzo
Sarcofago di marmo con coperchio, dalla località Voltina, Istia d’Ombrone, 270-280 d.C.
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_
Personaggi: il ferrivecchi di Poggio Rotigli
e il pretoriano in congedo Valerius Clemens
Calderone di bronzo in frammenti, dalla località Granaione-Poggio Rotigli, Campagnatico, IV secolo d.C. ?
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Diploma militare in bronzo, dalla località Granaione-Poggio Rotigli, Campagnatico, 306 d.C.
CORRIDOIO 22-23
_
Oggetti: una dedica all’imperatore Alessandro Severo
Uno dei reperti pervenuti più di recente nel Museo è una base
iscritta trovata nei pressi di Talamone. La base reca una lunga
iscrizione di dedica da parte della città di Heba all’imperatore
Alessandro Severo, appena salito al trono nell’anno 222 d.C.
IMP(eratori).CAES(ari).DIVI.SE/VERI.NEPOTI.DIVI.AUG(usti)/
ANTONINI.PII.FIL(io)/ M(arco).AURELIO.SEVERO /ALEXANDRO.
PIO/FEL(ici).AUG(usto).PONTIF(ici)/MAX(imo). TRIB(unicia).
POTEST(ate)/CO(n)S(uli).P(atri).P(atriae).RES.PUBL(ica)/
HEBAN(orum).DEVOTA/NUMINI.MAIESTA/TIQUE.EIUS.POSU/
IT.DECR(eto).DEC(urionum)/P(onendam).C(curavit).
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Base di statua
di travertino
con dedica
all’imperatore
Alessandro
Severo,
dalla località
Melosella,
Talamone,
222 d.C.
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SALA 23
Archeologia della Maremma:
le collezioni e gli oggetti di interesse antiquario
Veduta della Sala 23, dedicata alle collezioni e agli oggetti di interesse antiquario
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_
Archeologia e Riforma Agraria
_
Alcune provenienze: i reperti di Poggio Buco
_
Alcune provenienze: la collezione Lotti
_
Personaggi: Turiddo Lotti
La collezione
di Turiddo
Lotti,
a Ischia di
Castro,
anni ’50-’60
del Novecento
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_
Una tomba di Vulci e gli scavi della Società Hercle
Corredo della
tomba 109
Herkle,
necropoli
dell’Osteria,
Vulci,
inizi
VI secolo a.C.
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_
Classi ceramiche: la ceramica protocorinzia e corinzia
_
Classi ceramiche: la ceramica etrusco-corinzia
Brocca (oinochoe)
etrusco-corinzia a
decorazione lineare,
fine VII-metà
VI secolo a.C.
Brocca (oinochoe)
etrusco-corinzia
a decorazione lineare,
da Castro,
fine VII-metà
VI secolo a.C.
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Brocca (olpe) a rotelle etrusco-corinzia, Pittore Brocca (olpe) a rotelle etrusco-corinzia, Gruppo
dei Rosoni, da Castro, 580-560 a.C. delle Palmette Fenice, da Pitigliano,
inizi VI secolo a.C.
_
Classi ceramiche: la ceramica attica a figure nere
_
Classi ceramiche: la ceramica attica a figure rosse
Coppa (kylix) attica a figure rosse con corridore armato, 480-470 a.C.
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_
Classi ceramiche: la ceramica etrusco-geometrica
Coppa etrusco-geometrica,
prima metà VII secolo a.C.
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_
Classi ceramiche: la ceramica di impasto ingubbiata e dipinta
Olla a scacchiera bianco su rosso, da Poggio Buco, prima metà VII secolo a.C.
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_
Classi ceramiche: il bucchero
della Diocesi
d'Arte Sacra
di Grosseto
Il Museo
Il Museo Diocesano, oggi associato nella sede e nella gestione al Museo Archeologico,
ebbe una genesi relativamente separata da quella della più antica istituzione civica,
di circa sessanta anni più antica.
Il più strenuo sostenitore della necessità di fondare un museo d’arte sacra fu
mons. Antonio Cappelli, che era fin dal 1923 anche direttore del Museo Civico e della
Biblioteca Chelliana. La proposta di aprire un piccolo museo di arte sacra a Grosseto,
avanzata anche dal R. Soprintendente Pèleo Bacci, fu esaminata per la prima volta
nell’adunanza del Capitolo della Cattedrale del 30 giugno 1928. Solo nel 1931 venne
però presentato un primo progetto che prevedeva la sopraelevazione della sacrestia del
Duomo per ricavare i locali per il nuovo museo. A partire dallo stesso anno mons.
Cappelli manifestò un interesse e un entusiasmo crescenti per il progetto e assunse un
ruolo trainante nei confronti del Capitolo, che lo invitava invece alla prudenza. Il
progetto definitivo − tre ampie sale illuminate da lucernari − fu presentato nel 1932.
I Capitolari, a fronte di una spesa preventivata di 40.000 lire, raggranellarono un
contributo di 5.000 lire da distribuire in cinque anni. Ma mons. Cappelli non aveva
alcuna intenzione di farsi ostacolare nella realizzazione di quello che era ormai il suo
museo e il 30 dicembre 1932, nell’assumere la carica di Operaio della Cattedrale,
dichiarò esplicitamente, secondo quanto è registrato nei documenti dell’Archivio
Vescovile, di essere disposto ad accollarsi parte delle spese.
Il Museo Diocesano fu inaugurato il 9 agosto 1933, in occasione delle festività di
S. Lorenzo, patrono della città, e nel corso delle celebrazioni del VII centenario della
visita di Papa Innocenzo II a Grosseto. L’inaugurazione avvenne alla presenza del nuovo
vescovo Paolo Galeazzi, ma anche dell’arcivescovo di Siena Gustavo Matteoni, presule
di Grosseto fino all’anno prima. Mons. Matteoni nel suo discorso definì l’apertura del
nuovo museo “un miracolo di concorde volontà cittadina”. Mons. Cappelli sorvolò sulle
difficoltà incontrate e descrisse così la nascita del museo:
In una bella sera di primavera, or sono cinque anni, mentre sui bastioni delle nostre
mura accompagnavo nel passeggio mons. Vescovo Matteoni, osservando un dorato
tramonto verso l’azzurro Tirreno, cadendo il discorso sulle opere d’arte possedute
dalla Cattedrale, formulai il voto di vedere istituito un piccolo museo dove si potesse
raccogliere non soltanto i tesori del Duomo ma anche oggetti d’arte appartenenti alle
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La Sala delle Tavole del Museo Diocesano La Sala delle Tele del Museo Diocesano
nell’allestimento del 1932 nell’allestimento del 1932
A. Salvetti, Ritratto
di Mons. Antonio
Cappelli,
1929
primaria fu il nuovo Museo d’Arte Sacra, fiammingo Bernardo Rantwyck. Gli arredi
che creò dal nulla e a sue spese. Non della cappella risultavano dispersi già
cedette tuttavia alcuno dei suoi molteplici nel XIX secolo; il palazzo fu poi
incarichi. A partire dal 1928-29 assunse il acquistato dal Comune di Siena per lotti
controllo e poi la effettiva direzione del fra il 1928 e il 1936. Non sono note la
Bollettino Maremma ormai solo data né le circostanze dell’acquisto;
formalmente organo della Società Storica questa resta tuttavia l’unica opera della
Maremmana ma in realtà legato all’Istituto presunta collezione Cappelli di cui è
Fascista di Cultura. Nel 1931 fu nominato accertata la provenienza.
R. Ispettore Onorario dei Monumenti, degli
Scavi ed Oggetti di Antichità e d’Arte per il
Mandamento di Grosseto e Scansano. Nel SALA 25
1935 preparò su incarico della Prefettura
un piano di ricovero dei beni culturali della Madonna col Bambino
provincia in previsione di eventuali legno intagliato e dipinto, XV secolo
attacchi aerei. Infine, solo negli
ultimissimi anni la sua attività subì un Santo Diacono
rallentamento. Morì il 28 Luglio 1939. legno intagliato e dipinto, XVI-XVII secolo
L’unica immagine di Antonio Cappelli che
ci resta è il ritratto di Antonio Salvetti Sant’Agostino
che lo ritrae a sessantuno anni nell’abito legno intagliato e dipinto, XVII secolo
corale da canonico: la cappa magna
rivestita di ermellino indossata sopra la
cotta bianca. Il ritratto è ambientato
nella Cattedrale di San Lorenzo,
riconoscibile dalla decorazione a fasce
realizzata nel tardo Ottocento.
Alessandro Casolani
(Mensano 1552-Siena 1606)
Crocifissione con la Madonna, i Santi
Gerolamo, Andrea e Francesco e il
donatore Francesco Maria Piccolomini,
Vescovo di Pienza e Montalcino
olio su tela, 1583
dalla Cappella di Sant’Andrea
nel Palazzo Piccolomini Patrizi a Siena
Maniera della Bottega degli Embriachi Nella collezione Cappelli San Gerolamo è
Reliquiario a cofanetto il santo rappresentato più di frequente.
legno e avorio, XIX secolo? Si può supporre che mons. Cappelli
avesse una particolare venerazione per
Coppia di angeli portacandelabro questo santo, ma non è da escludere che
legno intagliato e dipinto, XVII secolo il grande Padre della Chiesa
Pittore senese, San Gerolamo penitente, San Gerolamo penitente, XVI secolo
copia da Beccafumi, XVI secolo
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Luigi Garzi,
San Pio V, 1712
Pittore senese
Madonna con Bambino
tempera su tavola, XIV-XV secolo
dalla Cattedrale di San Lorenzo a Grosseto
Pittore senese
Madonna col Bambino in trono
tempera su tavola, fine XIV secolo
dalla Cattedrale di San Lorenzo a Grosseto
Agostino di Giovanni
(Siena, attivo fra il 1310 e il 1350)
Formella con testa di vecchio
Formella con testa di giovane
marmo scolpito, 1320-1330 circa
Bottega di Simone Martini, Madonna dalla Cattedrale di San Lorenzo a Grosseto
col Bambino, XIV secolo Nelle tormentate vicende architettoniche
del Duomo di Grosseto, dopo l’avvio dei
lavori per la costruzione legato al nome di
Sozzo Rustichini (1294), si pensa che la
ripresa del cantiere potrebbe essere stata
affidata ad Agostino di Giovanni, di cui è
stata riconosciuta la mano in questi due
frammenti di decorazione scultorea, da
attribuire a una finestra non più esistente
sul lato verso Piazza Dante.
Non si sa quando le due formelle siano
state staccate, ma è probabile che sia
accaduto nel corso della grande fase di
ristrutturazione ottocentesca. È però
certo che erano esposte nel Museo
Diocesano fin dalla sua prima apertura.
Iscrizione frammentaria
marmo, XIV secolo
L’iscrizione nomina ‘Santa Maria’e ‘San
Giovanni’; non sembra si riferisca a
Agostino di Giovanni, Formella, 1320-1330 chiese, ma più probabilmente a opere
circa d’arte o a dediche di altari.
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Scultore senese, Busto della Madonna, Scultore senese, Crocifisso, inizi XV secolo
inizi XVI secolo
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Girolamo di Benvenuto, Madonna col Bambino, San Gerolamo e San Bernardino da Siena, inizi XVI secolo
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Testate di bara,
disegno ricostruttivo (F.Torchio)
Ilario Casolani, Madonna in gloria con i Santi Rocco, Lorenzo, Sebastiano e Cipriano e veduta della città di Grosseto, 1630
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SALA 29/b
_
Personaggi: Sant’Anastasio
Testa di Sant’Anastasio
olio su tela, XVI-XVII secolo
dal vecchio Museo Civico
Il quadro è una copia dell’immagine di
culto dell’Abbazia dei SS. Vincenzo e
Anastasio alle Tre Fontane e rappresenta la
testa mozzata del santo martire.
Le reliquie di Sant’Anastasio, martire
persiano del 628, giunsero a Roma pochi
anni dopo la morte del santo e furono
ricoverate nell’Abbazia ad Aquas Salvias
sulla Via Laurentina, una fondazione
bizantina sorta sul luogo, in seguito noto Testa di Sant’Anastasio, XVI-XVII secolo
come ‘le Tre Fontane’, della decapitazione
di San Paolo. In poco tempo le reliquie
acquistarono grande fama: risale al 713 il venne commissionata una nuova
racconto di un miracolo in un caso di immagine di culto, forse, secondo quanto è
possessione diabolica particolarmente stato ipotizzato, ad un maestro francese. A
drammatica. Nel 787, nel corso del II differenza della più antica icona, che avrà
Concilio di Nicea, furono addotti fra le rappresentato il santo vivo e a figura
prove a favore della legittimità del culto intera, la nuova immagine propose
delle icone e contro l’iconoclastia i miracoli realisticamente il particolare della testa
di Sant’Anastasio. In questa occasione mozzata. Si ritenne tuttavia che i poteri
venne citata per la prima volta l’immagine taumaturgici della prima raffigurazione
di culto del Santo. Qualche anno dopo fossero passati nella seconda, perché vi fu
l’immagine probabilmente perì apposto un cartiglio con la scritta in
nell’incendio dell’Abbazia, ma non le latino: “Questa è l’immagine di
reliquie a cui nuovi miracoli dovevano Sant’Anastasio monaco e martire, che
essere attribuiti. Una controversa leggenda mette in fuga i demoni e cura le malattie,
infatti attribuisce al santo, la cui testa secondo quanto è testimoniato negli Atti
sarebbe stata portata sul campo di del II Concilio di Nicea”.
battaglia, il merito della vittoria di Carlo La fede popolare nel potere esorcistico
Magno sui Saraceni annidati ad Ansedonia dell’immagine portò, soprattutto fra Sei e
(l’antica Cosa, vicino Orbetello) nell’805. Settecento, alla produzione di copie, una
Dell’evento non c’è alcuna traccia storica, delle quali è quella conservata a Grosseto.
ma si suppone che i Cistercensi, stabilitisi L’opera è parte della collezione del vecchio
all’Abbazia intorno al 1140, abbiano Museo Civico, messa insieme dal Canonico
diffuso la narrazione per rivendicare la Chelli attraverso acquisti e donazioni, per
donazione di estesi territori che Carlo cui manca ogni indizio della sua
Magno avrebbe fatto in quella occasione provenienza. Bisogna ricordare però che la
all’Abbazia. fascia costiera fra l’Albegna e il Chiarone
Vicende non chiare allontanarono poi le (attuali comuni di Orbetello e Capalbio) fino
reliquie dall’Abbazia, che furono restituite al 1927 ebbe un’amministrazione
verso la metà del Quattrocento. Solo allora ecclesiastica particolare proprio in quanto
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Pittore senese
Santa Caterina, Cristo in Pietà
San Michele Arcangelo,
La Madonna Assunta con due confratelli
testate di bara, tempera su tavola
fine XVII secolo-inizi del XVIII secolo
Parziale derivazione da: Francesco Vanni,
Cataletto della Compagnia di Santa
Caterina in Fontebranda a Siena, 1591.
Reliquiario di San Lorenzo, 1325-1350 circa Andrea del Maestro Michele e compagni,
Pisside, 1370-1380
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Copricalice con ostensorio e due figure di beati dell’Ordine dei Gesuati, XVI-XX secolo
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Manifattura senese
SALA 31 Mitria
gros de Tour di seta laminato d’oro e
Argentiere senese ricamato, inizio XVIII secolo
Pisside
ottone argentato, inizi XVII secolo Custodia di mitria con stemma Chigi
dalla Cattedrale di San Lorenzo a Grosseto Zondadari
marocchino dorato, struttura in legno
Argentiere senese fine XVIII secolo
Navicella portaincenso Probabile dono di Antonio Felice Chigi
argento, seconda metà XVII secolo Zondadari, arcivescovo di Siena dal 1795,
dalla Cattedrale di San Lorenzo a Grosseto alla Cattedrale di San Lorenzo a Grosseto.
Cartagloria,
prima metà XVII secolo
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Pietro Montini,
Reliquiario
a urna,
1678 circa
Argentiere fiorentino
SALA 32 Calice
argento, argento dorato
Jean Baptiste Famechon 1842 (datato sotto il piede)
(notizie dal 1789 al 1820) dalla Cattedrale di San Lorenzo a Grosseto
Calice e patena
argento dorato, 1811-1813 Argentiere dell’Italia centrale
dalla Cattedrale di San Lorenzo a Grosseto Calice
Secondo alcuni storici locali questo calice argento, argento dorato
sarebbe stato donato personalmente da 1887 (datato sul bordo del piede)
Napoleone I a mons. Fabrizio Selvi, vescovo dalla Cattedrale di San Lorenzo a Grosseto
di Grosseto dal 1793 al 1835. La notizia è
verosimile: Fabrizio Selvi faceva parte di un Argentiere dell’Italia centrale
gruppo di prelati filonapoleonici e fu anche Ostensorio
insignito dell’Ordre Impérial de la Réunion, argento, argento dorato
un ordine creato da Napoleone nel 1811, 1899 (datato sul fusto)
abolito poi nel 1815. Il calice e la patena, in dalla Cattedrale di San Lorenzo a Grosseto
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Giovacchino Belli,
Cartagloria, 1819
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Argentiere italiano
Calice
argento, prima metà XIX secolo
dalla Cattedrale di San Lorenzo a Grosseto
SALA 33
Frammenti di coperta di libro con Cristo benedicente, San Pietro e San Paolo, fine VIII secolo-inizi IX secolo
Miniatore
di Sant’Alessio
in Bigiano, Natività
della Madonna,
1285-1290
Miniatore
di Sant’Alessio
in Bigiano, Natività,
1285-1290
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Ceramiche
L’ultima Sala del Museo d’Arte Sacra si
chiude con una raccolta di oggetti di
ceramica. Si tratta di piatti e vassoi con
stemmi vescovili o cardinalizi, targhe
murali con stemmi e figure di santi, e
acquasantiere domestiche riferibili a
varie produzioni e datati nei secoli XVII
e XVIII.
242_Glossario
Glossario
Glossario_243
Il Reliquiario
di San Lorenzo
in processione
il 9 agosto
2005
(foto Agenzia
Bieffe)
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Boccale di maiolica
di Montelupo con cavaliere,
da Grosseto,
prima metà XVI secolo
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e moderna
Maremma
medievale
L'ultima sezione del Museo è dedicata alle testimonianze archeologiche provenienti dalla
città di Grosseto e dal territorio circostante rinvenute entro il 2011, anno del più recente
recupero, dovuto a lavori di risanamento del Duomo durante i quali è stato scoperto il
cosiddetto ‘ambiente ipogeo’. Gran parte delle informazioni relative alla storia della città
sono riconducibili agli scavi condotti nel 1978 dall’Università di Siena sotto la guida di
Riccardo Francovich (1946-2007) nel Cassero Senese e al successivo progetto di
archeologia urbana, legato all’Università di Siena-Polo Universitario di Grosseto tra il
1997 e il 2005. In occasione della ripavimentazione e del rifacimento dei sottoservizi, fu
infatti possibile indagare il sottosuolo di gran parte delle strade e delle piazze cittadine,
permettendo così un ulteriore approfondimento e aggiornamento dei dati relativi alla
formazione e alla storia di Grosseto. Il progetto si concluse con l’indagine all’interno del
cantiere di restauro della chiesa di San Pietro, che si è dimostrata il più antico edificio in
pietra della città (fine VIII-inizi IX secolo).
La visita di questa sezione trova completamento nel Museolab della Città di Grosseto,
riaperto nel 2016 presso il polo espositivo Clarisse Arte. Fin dalla sua inaugurazione nel
2004 il Museolab è stato il luogo di esposizione e di comunicazione dei risultati dello
scavo urbano, narrati da grandi pannelli dedicati alle ricostruzioni storico-archeologiche
che seguono nel tempo l'evoluzione della città.
Versatoio (acquamanile) di
maiolica arcaica
con lo stemma dei
Cavalieri Gerosolimitani
dall’Abbazia di Santa
Maria Alborense
(San Rabano) nei Monti
dell’Uccellina,
fine XIV-metà XV secolo
Piatto istoriato di maiolica con le rappresentazione di un episodio della vita di Alessandro Magno, XVIII secolo
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IL PERCORSO ESPOSITIVO
SALA 36
Ritrovamenti di età etrusca e romana a Grosseto
Corredo di tomba a incinerazione, Grosseto, seconda metà VI-inizi del V secolo a.C.
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Fibula di bronzo a croce, dalla tomba 49 Fibula d’argento a disco, dalla tomba 72
del cimitero in località Grancia, del cimitero in località Grancia,
seconda metà VII secolo d.C. seconda metà VII secolo d.C.
SALA 35
Da Roselle a Grosseto: centri abitati e necropoli
nell’Alto Medioevo
SALA 37-38
Grosseto medievale e moderna:
il Cassero Senese, la Cattedrale e la Fortezza Medicea
Nel XIV secolo la città subì una o due disastrose alluvioni (1308
e 1333) che allontanarono dalla città il corso dell’Ombrone,
privandola del suo porto fluviale. Negli stessi anni, fra il 1334 e
il 1336, lo stato cittadino di Siena conquistò definitivamente
Grosseto e estese il suo dominio su tutta la Toscana meridionale.
La serie negativa di eventi non si era però esaurita: la micidiale
epidemia di peste nera che devastò l’Europa fra il 1347 e il
1350 raggiunse nel 1348 la Toscana. È stato calcolato che i
morti furono fra il 30 e il 50% della popolazione delle zone
colpite. La Maremma, caratterizzata in tutti i tempi da una
densità demografica tendenzialmente bassa, subì un vero
tracollo demografico da cui non sarebbe riuscita a riprendersi
fino al XX secolo.
Gli scavi condotti dall’Università di Siena all’interno del
Bastione della Fortezza individuarono già nel 1978 tracce di
capanne o case di terra al limite settentrionale di quel villaggio,
poi localizzato nel corso degli scavi più recenti. Lo studio dei
suoli antichi ha dimostrato il ripetersi, fin dall’Alto Medioevo, di
episodi alluvionali particolarmente gravi; la vegetazione era
quella caratteristica degli ambienti palustri, in alternanza con
pineta e macchia mediterranea nei periodi più asciutti. Le
specie coltivate sembrano comparire nell’Alto Medioevo, in
connessione con la nascita dell’insediamento stabile nell’area
della futura città.
La costruzione del Cassero, conclusa nel 1345, è il segno
Il Cassero Senese, 1345, sul Bastione della Fortezza Medicea, fine XVI secolo
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_
Luoghi:
le Mura di Grosseto e la Fortezza (Sale 37-38)
Grosseto ha avuto nel tempo varie cinte di mura. La più antica di cui si
possono riconoscere i resti è quella senese costruita fra il 1337 e il
1350. A questa fortificazione è riferibile il Cassero con la porta di Santa
Lucia, oggi inglobati nel Bastione della Fortezza. Si trattava di una torre
Ciotolone ingubbiato e graffito con profilo Scodella ingubbiata e graffita con motivo
maschile, produzione senese, dagli scavi a girandola, produzione senese, dagli scavi
nel Cassero, metà XV secolo nel Cassero, metà XV secolo
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su base a scarpa con accanto un’ampia porta doppia, con archi gotici.
Quando Grosseto con tutto lo Stato Senese fu assorbita nel
Granducato (1557), Cosimo I dei Medici affidò (1565) a
Baldassarre Lanci la costruzione di una nuova cinta muraria,
che fosse adeguata alle potenza delle armi da fuoco e alle
tecniche di assedio del tempo. La nuova cinta esagonale, con
sei bastioni a forma di freccia agli spigoli, era circondata da un
fosso navigabile in comunicazione con altri canali che
permettevano il trasporto di merci e di materiali da costruzione.
Una sola porta dava accesso alla città: la Porta Reale o Porta
Marina, oggi Porta Vecchia. La costruzione delle mura andò a
rilento: a partire da Porta Vecchia, in senso orario, il Bastione
dell’Oriuolo (oggi della Cavallerizza) fu completato nel 1575; il
successivo (di San Michele, oggi del Mulino a Vento) nel 1571;
poi il Bastione delle Monache (oggi Garibaldi) e quello di San
Francesco (Parco della Rimembranza) nel 1577; la Fortezza fu
conclusa solo nel 1593; e infine il Bastione delle Palle (oggi del
Maiano) nel 1566. Ma in realtà la costruzione non fu mai
completata definitivamente: il terreno intriso d’acqua causava
continui dissesti nelle cortine murarie e nei bastioni appena
completati o ancora in costruzione e nel 1594 le mura erano già
in restauro. Risultano di nuovo in cattivo stato nel ‘600, mentre
nel ‘700 i bastioni, in abbandono, erano usati come pascoli. Nel
1754 fu aperta Porta Nuova; all’inizio dell’800 le mura furono
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Il Cassero Senese
nel 1345
(Inklink Firenze
per Museolab)
La costruzione delle Mura Medicee alla fine del XVI secolo (Inklink Firenze per Museolab)
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Gallerie
di comunicazione
con le ‘piazze
basse’ nel
Bastione
della Fortezza
La cappella di Santa Barbara e il Cassero Senese sul Bastione della Fortezza Medicea
(foto C. Bonazza)
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Palio di seta
con la
Madonna
Assunta,
lo stemma
di Grosseto
e lo stemma
dei
Granduchi
di Lorena
(1833)
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SALA 35
Un palio a Grosseto nell’Ottocento
Matteo
di Giovanni,
Madonna delle
Grazie, seconda
metà XV secolo
(Archivio F.lli Gori)
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_
Luoghi
le Terme Leopoldine di Roselle (Corridoio 35)
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Il Museo in breve_279
Il Museo
in breve
Sezione I
STORIA DEL MUSEO
A
12
11
9 4
10
5 2
8
3
7 6
Sezione 2
ROSELLE
Il Museo in breve_281
23 F
13
22
17
20 21
D
E 18
15 14
19 16
Sezione 3
ARCHEOLOGIA DELLA MAREMMA
29
26c
28 27 26b
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31 32
25
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Sezione 4
MUSEO D’ARTE SACRA DELLA DIOCESI DI GROSSETO
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39
40
35
38
G
37 36
Sezione 5
STORIA DI GROSSETO-IL MEDIOEVO IN MAREMMA
Informazioni
Accessibilità
Orari
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Biblioteca
Servizi didattici
Altri servizi
Finito di stampare
nel mese di Dicembre 2017
per conto di