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Atti V
PAESAGGI D'ACQUE
volume I
Paesaggi d'acque
Ricerche e Scavi
PAESAGGI D'ACQUE
RICERCHE E SCAVI
Direzione scientifica
Nuccia Negroni Catacchio
Coordinamento scientifico
Laura Guidetti
Enti Promotori
Università degli Studi di Milano
Centro Studi di Preistoria e Archeologia - Milano
Comune di Sorano
Comune di Farnese
Enti di Patrocinio
Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria
Soprintendenza Archeologica della Toscana
Soprintendenza Archeologica per l'Etruria Meridionale
Regione Toscana - Assessorato alla Cultura
Regione Lazio - Assessorato alla Cultura
Provincia di Grosseto - Assessorato alla Cultura
Provincia di Viterbo- Assessorato alla Cultura
L'Incontro di Studi è stato realizzato con il contributo finanziario dell'Università degli Studi di Milano,
della Provincia di Grosseto e dei comuni di Sorano e Farnese
Presidenze
Maria Antonietta Fugazzola Delpino, Soprintendenza Speciale al Museo "L. Pigorini", Roma
Renata Grifoni Cremonesi, Università degli Studi di Pisa
Anna Maria Moretti Sgubini, Soprintendenza Archeologica per l'Etruria Meridionale, Roma
Anna Maria Bietti Sestieri, Soprintendenza Archeologica dell'Abruzzo, Chieti
Daniela Cocchi, Museo Preistorico e Archeologico "Alberto Carlo Blanc"
Alberto Cazzella, Università degli Studi di Roma "La Sapienza"
LA FREQUENTAZIONE PROTOSTORICA
DEL TOMBOLO DI FENIGLIA (ORBETELLO - GR)
Le ultime due edizioni dell'Incontro di Studi Preistoria e Protostoria in Etruria hanno offerto
l'occasione per tentare una sintesi sul popolamento dell'area costiera compresa tra il promontorio
di Talamone e la foce del Fiora, soprattutto in relazione con quella del meglio conosciuto territo-
rio interno corrispondente, costituito dalle medie valli dei fiumi Fiora e Albegna1. È così risulta-
to subito evidente come i dati a disposizione sull'area in esame fossero abbondanti come numero
di segnalazioni, ma carenti dal punto di vista della documentazione, e come di molti di essi si aves-
se solo una vaga idea della collocazione topografica e di quella cronologica, affidate esclusiva-
mente alla parola di chi aveva fatto la segnalazione.
Le scoperte più recenti, inoltre, quali i ritrovamenti del Bronzo Finale di Puntata di Fonte-
blanda (Ciampoltrini 1993; 1995) e Punta degli Stretti (Poggesi 1998), oltre alla pubblicazione dei
materiali protostorici recuperati negli scavi del tempio etrusco di Talamonaccio2, hanno fornito
numerosi nuovi dati che sembravano rivelare per l'area costiera, alla fine dell'età del bronzo, la pre-
senza di fenomeni peculiari, diversi da quelli noti per le meglio conosciute zone interne3.
Il chiarimento di questa situazione non poteva però prescindere da una revisione e da una veri-
fica complessiva dei dati. Non essendo possibile affrontare in maniera sistematica, nello stesso
momento, tutto il territorio in esame, si è deciso di cominciare con uno dei settori per i quali le
segnalazioni erano più abbondanti ma anche più vaghe: il Tombolo di Feniglia4.
1 L'analisi presentata in questa sede fa parte di un progetto ampio e articolato riguardante il popolamento pre- pro-
tostorico dei bacini dei fiumi Fiora e Albegna, dal Monte Amiata alla costa tirrenica, che, com'è noto, l'Università
di Milano conduce da molti anni, e nel quale rientra anche una lunga e proficua collaborazione con il CNR (Isti-
tuto di Studi Egeo-Anatolici) e il Laboratorio di Astrofisica Spaziale di Frascati. Per un primo tentativo di inqua-
drare le vicende del popolamento costiero durante il Bronzo Finale: Cardosa 1998.
2 Fedeli 1993. La presenza di materiale protostorico sul colle di Talamonaccio era comunque già noto in preceden-
za (Negroni 1979).
3 Vedi la relazione Negroni-Cardosa infra.
4 Il lavoro, organizzato dal Dipartimento di Scienze dell'Antichità, Sezione di Archeologia dell'Università degli Studi
di Milano e dal Centro Studi di Preistoria e Archeologia-Onlus di Milano, è stato concordato con la Soprinten-
denza Archeologica della Toscana nella persona della dottoressa Pamela Gambogi, ispettrice competente per ter-
ritorio, che ha offerto la più completa disponibilità e diretto dalla dottoressa Nuccia Negroni Catacchio, con lo
scrivente nel ruolo di coordinatore e responsabile generale. La ricognizione è stata condotta tra il 3 e il 20 set-
tembre 2000 ad opera di un gruppo di studenti, laureati e specializzandi, delle Università di Milano, Torino e Ver-
celli. Un aiuto preziosissimo, sia per l'apporto logistico che per la perfetta conoscenza del terreno, è stato offerto
dall'Ispettore Eugenio Sereni del Corpo delle Guardie Forestali dello Stato.
146 M. Cardosa
I risultati della prima sono stati pubblicati nel 19705. In tale articolo, tuttavia, ci si limita ad un
elenco dei siti identificati, corredato, solo in pochi casi, di una succinta descrizione dei materiali
rinvenuti, senza alcuna documentazione grafica o fotografica degli stessi. Lo stesso collocamento
topografico dei siti, con un ragionevole margine di precisione, era reso quasi impossibile dalla
scala estremamente ridotta della planimetria presentata, priva inoltre di qualsiasi riferimento geo-
grafico, quali strade, fiumi, orografia etc. Per fortuna uno stralcio di questa pianta, sempre muta,
ma perlomeno ad una scala molto maggiore, venne pubblicata successivamente da Schmiedt
(1972, fig. 15); a questa dobbiamo se i siti segnalati da R.C. Bronson e G. Uggeri si sono potuti
ricollocare con un buon margine di approssimazione sulle tavolette al 25.000 dell'IGM.
Per il Tombolo di Feniglia i siti pre-protostorici segnalati sono nove (nn. 86, 87, 88, 89, 97, 98,
99, 103 e 105); uno è segnato sulla planimetria come preistorico (174), ma non è presente nell'e-
lenco pubblicato (fig. 1A).
I risultati della ricognizione dell'Ager Cosanus e della Valle dell'Albegna, operata all'inizio degli
anni '80 dalle Università di Pisa e Siena sotto la direzione di Andrea Carandini, sono invece tutto-
ra inedite (in corso di stampa), se non per alcuni accenni preliminari (AA.VV. 1982) e per una
prima sintesi complessiva dedicata al territorio di Cosa (Celuzza-Regoli 1982). In tali sedi si fa rife-
rimento al Tombolo della Feniglia, documentandone però la frequentazione protostorica solo in
una piantina (fig. 2 in entrambi gli articoli) nella quale risultano identificati almeno tre stanziamenti
datati all'età del bronzo, ed altrettanti rinvenimenti sporadici attribuiti al neolitico, tutti in una posi-
zione diversa da quella dei siti segnalati da Bronson e Uggeri; quattro di essi, per esempio, risul-
tano collocati sulle rive della Laguna di Levante, dove dalla ricognizione precedente risultano solo
siti romani (fig. 1B).
È opportuno sottolineare come si sia proceduto alla verifica anche di altri siti segnalati, con
esito però negativo: si tratta dei n. 103, 87 e 88 di Bronson-Uggeri e dei due siti dell'età del bron-
zo lungo la laguna (B e C) di Celuzza-Regoli.
5 Bronson-Uggeri 1970. Una prima nota riguardante la frequentazione preistorica è in realtà già dell'anno stesso
della ricognizione (Bronson-Uggeri 1968), in cui si segnalava sul tombolo della Feniglia "fondi di capanne; cera-
miche neolitiche e del Bronzo". In forma più discorsiva, i risultati furono poi pubblicati anche circa 10 anni dopo
negli atti di un convegno dedicato allo Stato dei Presidi (Uggeri 1982).
PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Quinto Incontro di Studi 147
6 È probabile che per gli autori l'indicazione "appenninico" avesse solo un significato generico, corrispondente a
quello di "piena età del bronzo", privo di un reale riferimento ad una precisa facies culturale.
148 M. Cardosa
Sui fianchi dell'altura rocciosa di Poggio Pertuso, è stata individuata una piccola grotta natura-
le. Sul pendio davanti all'ingresso è stato raccolto un frammento di ceramica di impasto con deco-
razione plastica a cordone a tacche (punto A). Dal lato opposto della strada comunale, lungo il
dosso originato dall'escavazione di un vecchio canale rimasto incompiuto, oggi occupato dalla
strada, si è raccolto numeroso materiale di impasto, la cui presenza prosegue anche, ma solo per
breve tratto, all'interno della recinzione della riserva.
Lat. 42° 24' 42" N; Long. 11° 12' 38" E.
I sei siti che hanno restituito ceramica di impasto (dal n. 3 provengono solo pochi frammenti
molto fluitati poco leggibili, probabilmente torniti) sono agevolmente suddivisibili, sia per la tipo-
logia dei materiali che per le condizioni di rinvenimento in due gruppi omogenei: nel primo rien-
trano i siti 1, 4 e 5. Si tratta di aree poste alle estremità del tombolo, sottoposte a profondi scon-
volgimenti di età recente (spianamenti, escavazione di canali)7 che hanno portato alla luce mate-
7 Il canale che attualmente mette in comunicazione la laguna di Orbetello con il mare, tagliando il tombolo di Feni-
glia al suo innesto con il colle di Ansedonia, è piuttosto recente, scavato a più riprese a partire dalla metà dell'800.
PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Quinto Incontro di Studi 149
riali presumibilmente in origine sepolti più in profondità (in due di essi sono presenti strutture di
età romana). I materiali sono abbondanti, in un impasto lustro rossastro, con predominanza di vasi
ovoidi con orlo a tesa e decorazioni a cordone molto aggettante o listello; dai siti 1 e 5 proviene
inoltre un frammento con decorazione a pettine.
Questi siti sono quasi sicuramente da attribuire ad età protostorica; il materiale datante è quasi
completamente assente, ma la presenza di decorazione a pettine può far pensare al Bronzo Fina-
le o alla prima età del ferro, più probabilmente a quest'ultima data, considerando l'assenza del
materiale più caratteristico della fase protovillanoviana, solitamente molto abbondante anche nei
rinvenimenti di superficie.
Gli elementi che li caratterizzano sembrano avvicinarli a numerosi altri insediamenti contrad-
distinti appunto dall'abbondante presenza di frammenti di olle con orlo svasato e cordone plasti-
co (Pacciarelli 1991, p. 170), presenti soprattutto lungo il tratto di costa compreso tra Tarquinia e
Caere8, ma attestati anche più a nord nella zona di Follonica (Aranguren infra) e Populonia (Fede-
li 1983, pp. 71-74), denominati anche "giacimenti costieri a olle d'impasto rossiccio".
Il secondo gruppo comprende i siti 2, 6 e 7; si tratta di piccoli dossi o dune, nel tratto centra-
le del tombolo, sui quali si associano costantemente frammenti di ceramica di impasto fine di età
etrusca arcaica, numerosi frammenti di grandi contenitori di ceramica, di impasto molto spesso e
grezzo e pietrame (un tipo di arenaria) di provenienza locale9. Questi siti sono da datarsi in epoca
etrusca arcaica e non protostorica come indicato dalla bibliografia. L'errore di collocazione cro-
nologica è con ogni probabilità da imputarsi all'abbondante presenza di ceramica di impasto molto
grezza della quale non è stata creduta possibile una collocazione in età etrusca. In realtà non è
ammissibile che tutta la ceramica grezza sia preistorica e tutta quella fine etrusca, considerando
anche il fatto che la prima appartiene esclusivamente a forme di grandi dimensioni e che in tutti
e tre i siti è costantemente associata alla seconda.
La sua prima realizzazione risale al 1859, su iniziativa del comune di Orbetello, che voleva garantire un migliore
afflusso di acque alla laguna e realizzare una peschiera. Nonostante la notevole spesa, tuttavia, il canale si insab-
biò ancora prima di essere portato a termine (Fanciulli 1991, p. 33). Un nuovo tentativo venne effettuato nel 1861,
ma i nuovi accorgimenti non impedirono ancora una volta la sua ostruzione (ibidem, p. 35). Nel 1885, in connes-
sione con le grandi opere di bonifica della laguna promosse dallo Stato Italiano, viene prevista anche una nuova
realizzazione del canale "largo m 20 circa, lungo m 2200 dei quali quasi la metà in roccia". Dopo circa dieci anni
di lavoro, però, nel 1897, appena aperto lo sbocco al mare, venne distrutto quasi completamente da una violen-
ta burrasca (ibidem, p. 40 e 44). Un canale che metteva in comunicazione il mare con la laguna all'estremità oppo-
sta del tombolo, ai piedi di Poggio Pertuso, pare esistesse già prima del '500, quando risulta ormai otturato (Bron-
son-Uggeri 1970, p. 213). Un progetto della sua riapertura, mai attuato, è del 1803, quando Napoleone pensò di
trasformare la laguna di Orbetello in una stazione navale (Fanciulli 1991, p. 31). Notizie di un canale allacciante al
Pertuso sono anche nel 1884, periodo dei grandi lavori di bonifica della laguna (ibidem, p.40). Un ultimo tentativo
di realizzazione, rimasto incompiuto, venne effettuato ancora negli anni '50; nell'avvallamento rimasto a testimo-
nianza di questo ultimo intervento vennero poi realizzati la strada comunale e, successivamente, l'attuale parcheg-
gio di servizio per la spiaggia.
8 Vedi in questa stessa sede le relazioni Trucco-di Gennaro-d'Ercole e Belardelli-Pascucci (infra) con bibliografia pre-
cedente.
9 È molto diffuso sul tombolo di Orbetello, dove è utilizzato per i muretti che delimitano vecchi confini di proprietà
e lungo il raccordo con l'Aurelia.
150 M. Cardosa
Le conclusioni che provvisoriamente si possono trarre da questi lavori sono molto importan-
ti: da una parte si è individuata una consistente frequentazione della duna in età arcaica che non è
mai stata segnalata in precedenza, secondariamente si è notevolmente ridimensionata quella di età
protostorica10, anche se il fatto che i materiali siano stati individuati solo laddove vi sono stati dei
pesanti interventi di scavo (i due canali e l'area della sede della forestale con i piazzali per la matu-
razione degli strobili) fa sospettare che i materiali relativi a quest'epoca giacciano ad una relativa
profondità e siano quindi individuabili in superficie solo in circostanze eccezionali.
Il fatto comunque che i siti protostorici siano collocati alle due estremità del tombolo può
anche avere un chiaro significato strategico, poiché tali collocazioni offrono un parziale riparo dai
venti e una maggiore prossimità a possibili punti di approvvigionamento idrico, che invece man-
cano completamente per tutta l'estensione del tombolo.
Inoltre l'affioramento all'estremità occidentale (sito 4), collocato proprio ai piedi del pendio
dove è presente una grotta naturale, rende molto probabile se non sicura una frequentazione di
questa in età protostorica, anche se l'accumulo naturale non ha permesso di rinvenirne tracce evi-
denti (un unico frammento sul pendio).
Gli affioramenti all'estremità orientale del tombolo, invece (siti 1 e 5), sono talmente ravvici-
nati da lasciare il dubbio di una realtà in qualche modo unitaria, di consistenza ed estensione con-
siderevoli, le cui natura e significato non possono comunque essere precisati senza una prosecu-
zione e un approfondimento delle ricerche.
In via preliminare si può ipotizzare che fra gli interessi maggiori per tali insediamenti potesse
esserci la raccolta del sale e/o la conservazione del pesce, come sempre più spesso viene pro-
spettato per gli insediamenti costieri villanoviani (giacimenti a olle d'impasto rossiccio).
L'ipotesi che in questi siti avvenisse l'estrazione del sale secondo metodologie attestate in area
celtica (Pacciarelli 1999), seppure al momento sembri essere la più probabile, pone qualche dub-
bio alle nostre latitudini, in ambienti in cui le metodologie più comuni, ben note in area mediter-
ranea, appaiono essere più semplici, funzionali ed economiche. Più plausibile sembrerebbe l'ipo-
tesi di una embrionale "industria di conservazione" del pesce (Belardelli-Pascucci 1998), in un
momento in cui rilevanti dovevano essere le necessità di approvvigionamento alimentare per i
neonati grandi insediamenti della prima età del ferro. Non a caso i centri villanoviani in Etruria
meridionale, nati dalla fusione delle popolazioni che abitavano i centri del Bronzo Finale, si vanno
a collocare nelle pianure costiere anziché nelle zone interne, dove in realtà la concentrazione di
popolamento era maggiore11. Da tempo è stata superata la visione del Villanoviano come "disce-
10 Sulla base della collocazione cronologica proposta dai primi scopritori (Bronson-Uggeri 1970, pp. 213-14; Uggeri
1982, p. 40), in numerosi studi successivi si parla di una fitta frequentazione di età appenninica del tombolo di Feni-
glia (vedi p. es. Mazzolai 1977, p. 85). I siti di Poggio Pertuso, III Faro e Taglio di Ansedonia, in particolare, erano
quindi stati attribuiti, sulla base della bibliografia a disposizione, al Bronzo Medio (Miari 1987, p. 125 siti 196, 201,
203; Negroni Catacchio-Miari 1991-92, p. 368, nota 11 e fig. 3A siti n. 83, 87, 90; Fedeli 1993, pp. 214-215 e fig. 22,
siti 38, 39, 40). Tale attribuzione è da considerarsi errata. Il materiale raccolto con la nuova ricognizione, come si è
detto, è databile alla prima età del ferro o ad età etrusca arcaica, pur corrispondendo pienamente, per quanto è rica-
vabile dalle succinte descrizioni fornite, a quello rinvenuto in occasione delle precedenti ricerche.
11 Allo stesso modo la Val di Chiana e la fertile pianura tra Paglia e Tevere hanno costituito elementi decisivi per la
formazione di Chiusi e Orvieto.
PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Quinto Incontro di Studi 151
sa verso il mare" delle popolazioni protovillanoviane: il vero elemento catalizzatore era costituito
dalle ampie pianure costiere (Bietti Sestieri 1981, p. 262), più adatte delle aree interne, morfologi-
camente tormentate, ad uno sfruttamento agricolo intensivo, indispensabile per il sostentamento
di una popolazione numericamente consistente.
La posizione degli insediamenti sembra ben inserirsi anche nel quadro prospettato per l'area
nella tarda età villanoviana, caratterizzato dalla presenza di insediamenti connessi "al controllo dei
punti nodali del territorio, lungo le coste o le lagune, o nei crocevia itinerari, piuttosto che alle pro-
spettive aperte dall'attività agricola o pastorale" (Ciampoltrini-Paoletti 1995, p. 66).
Lo sfruttamento delle peculiari risorse offerte dall'ambiente lagunare e marino, l'estrazione del
sale, la pesca, è probabile fosse connesso anche con le diffuse presenze di età etrusca, data la dif-
ficoltà di approvvigionamento d'acqua e la scarsa attitudine allo sfruttamento agricolo che carat-
terizza il tombolo.
Massimo Cardosa
Riassunto I dati a disposizione riguardanti l'area costiera compresa tra il promontorio di Talamone e la
foce del Fiora sono abbondanti come numero di segnalazioni, ma carenti dal punto di vista della
documentazione e della collocazione topografica e cronologica. Il chiarimento di questa situazio-
ne non poteva prescindere da una revisione e da una verifica complessiva dei dati, anche in luce
delle recenti scoperte di Puntata di Fonteblanda e Punta degli Stretti. Non essendo possibile
affrontare in maniera sistematica, nello stesso momento, tutto il territorio in esame, si è deciso
di cominciare con uno dei settori per i quali le segnalazioni erano più abbondanti ma anche più
vaghe: il Tombolo di Feniglia.
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154 M. Cardosa
Fig. 1 - A. Siti preistorici o con ceramica a impasto individuati sul tombolo della Feniglia nella rico-
gnizione delle Università di Firenze e di California - Santa Cruz (Rielaborato da Schmiedt
1972, fig. 15); B. Siti preistorici identificati nell'Ager Cosanus dalle Università di Pisa e Siena
(rielaborato da Celuzza-Regoli 1981, fig. 2). Le lettere che contraddistinguono i siti, assen-
ti nell'originale, sono state inserite in questa sede per facilitarne di citazione.
PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Quinto Incontro di Studi 155
Fig. 2 - Tombolo della Feniglia. Siti di età protostorica ed etrusca rinvenuti durante la ricognizione.
PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Quinto Incontro di Studi
INDICE GENERALE
PRIMA SEZIONE
PAESAGGI D'ACQUE
I. Acque e terre nella Protostoria d'Etruria
DISCUSSIONE p. 91
DISCUSSIONE p. 229
DISCUSSIONE p. 269
PREISTORIA E PROTOSTORIA IN ETRURIA - Quinto Incontro di Studi 795
DISCUSSIONE p. 317
SECONDA SEZIONE
RICERCHE E SCAVI
DISCUSSIONE p. 509