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COSTRUIRE NEL MONDO ANTICO, 1

Alle origini del


laterizio romano
Nascita e diffusione del mattone cotto
nel Mediterraneo tra IV e I secolo a.C.

ATTI DEL II CONVEGNO INTERNAZIONALE “LATERIZIO”


PADOVA, 26-28 APRILE 2016

a cura di
JACOPO BONETTO
EVELYNE BUKOWIECKI
RITA VOLPE

Con la collaborazione scientifica di


Maria Chiara Metelli
Anna Bertelli, Simone Dilaria

Roma 2019
EDIZIONI QUASAR


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COSTRUIRE NEL MONDO ANTICO, 1

Direzione scientifica/Scientific direction:


Jacopo Bonetto – Caterina Previato
Università degli Studi di Padova – Dipartimento dei Beni Culturali
Piazza Capitaniato, 7, I-35139 Padova

La Collana Costruire nel mondo antico raccoglie monografie, miscellanee e atti di convegni che costituiscono
l’esito di ricerche sull’architettura e sull’edilizia nel Mediterraneo e nell’Europa antichi. Nella collana è previ-
sta la pubblicazione di volumi dedicati a singoli edifici e complessi architettonici, di opere di sintesi sui modi
del costruire in uso in centri urbani o in regioni del mondo antico e di contributi che affrontano gli aspetti più
tecnici del costruito antico (approvvigionamento e produzione dei materiali da costruzione, tecniche edilizie,
pratiche di cantiere, processi costruttivi). L’obiettivo della serie di opere tematiche è riunire e valorizzare gli
studi sull’edilizia quale strumento chiave per la comprensione della storia delle comunità antiche nelle sue
dinamiche economiche, produttive, sociali, tecnologiche, culturali, territoriali.

The series Costruire nel mondo antico collates monographs, compendia and conference proceedings concerning
any kind of researches on architecture, construction activities and building techniques in ancient Mediterranean
and European regions. The series includes volumes dedicated to specific buildings or architectural complexes,
synopsis of the construction practices of ancient cities and regions as well as studies which analyse specifically
the technical aspects of ancient constructions (production and supplying of building materials, building tech-
niques, yard practices, construction processes). The main aim of this thematic series is to collect and promote
studies on ancient architecture and construction, which are considered key tools for understanding the history
of past communities and their economic, productive, social, technical, cultural and territorial dynamics.

Comitato scientifico/Scientific committee


A. Acocella (Ferrara), F. Antonelli (Venezia), G. Artioli (Padova), E. Bukowiecki (Roma), S. Camporeale (Siena),
F. Da Porto (Padova), J. DeLaine (Oxford), H. Dessales (Parigi), A. Gutiérrez Garcia-M. (Tarragona), L. Lazza-
rini (Venezia), L. Maritan (Padova), D. Maschek (Oxford), C. Mazzoli (Padova), M. Medri (Roma), C. Modena
(Padova), P. Pensabene (Roma), A. Pizzo (Merida), O. Rodríguez Gutiérrez (Siviglia), M. Secco (Padova), M.
Serlorenzi (Roma), C. Stefani (Padova), M. R. Valluzzi (Padova), M. Vitti (Roma), P. Vitti (Roma), R. Volpe (Roma).

I volumi della collana Costruire nel mondo antico sono sottoposti ad una valutazione di ammissibilità da parte
dei membri del Comitato scientifico e ad una successiva peer review da parte di revisori anonimi appartenen-
ti ad ambiti scientifici pertinenti ai temi dei volumi editi.

The volumes of the series Costruire nel mondo antico are submitted to an eligibility assessment by the mem-
bers of the Scientific Committee and a subsequent peer review by anonymous reviewers belonging to scien-
tific areas relevant to the themes of the proposed volumes.


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Hanno contribuito alla realizzazione di questo volume:

Università degli Studi di Padova École française de Rome

DIPARTIMENTO
DEI BENI CULTURALI
ARCHEOLOGIA, STORIA
DELL’ARTE, DEL CINEMA
E DELLA MUSICA

Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali Deutsches Archaeologische Institut

La Presente pubblicazione è co-finanziata da alcuni amanti della cultura storica sotto l’egida del
Club Rotary Cittadella (Padova): Loris Beghetto, Gianluigi Figarolo, Francesco Gava, Luigi Ragni,
Stelvio Rocco, Francisco Sgarbossa, Ugo Silvello. A loro il ringraziamento più sentito da parte dei
curatori e degli autori.

Rotary Club Cittadella - Padova

In copertina:
le mura laterizie di Modena, piazza Roma (foto Paolo Terzi). Elaborazione Paolo Kirschner.

ISBN 978-88-7140-940-5

© Roma 2019, Edizioni Quasar di S. Tognon


via Ajaccio 41-43, I-00198 Roma
tel. 0685358444, fax 0685833591
www.edizioniquasar.it
per ordini e informazioni: qn@edizioniquasar.it

Tutti i diritti sono riservati/All rights reserved

Finito di stampare nel mese di febbraio 2019 presso GlobalPrint – Gorgonzola (MI)


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ANTONIO F. FERRANDES, ROSITA ORIOLO

L’impiego del laterizio a Roma tra tecnologia, morfologia


e contesti d’uso. Stratigrafie e strutture tra Palatino e
Velia dall’età repubblicana alla prima età imperiale

L
e ricerche condotte a partire dal 1986 dalla Sapienza - Università
di Roma presso la valle del Colosseo e sul Palatino nord-orientale
hanno permesso di documentare la storia di un centralissimo set-
tore della città tra l’età del Ferro e i nostri giorni1. Le stratigrafie databili
tra l’età regia e l’età imperiale, in particolare, hanno restituito contesti
di fondamentale importanza per ricostruire le vicende relative all’uso
del laterizio in ambito urbano, consentendo talvolta di svolgere consi-
derazioni di dettaglio sull’intero ciclo di vita di questi manufatti, dal pri-
mo impiego fino allo scarto e alla definitiva trasformazione in reperto.
Tralasciando le stratigrafie più antiche (VII-VI sec. a.C.), che esulano dal
lasso di tempo considerato dal Convegno, nelle pagine che seguono
esamineremo per sommi capi – visto anche lo spazio a disposizione – i
dati relativi al periodo compreso tra l’alta/media età repubblicana e la
prima età imperiale. Lo scavo ha permesso di articolare le attività rife-
ribili a questo lasso di tempo all’interno di una sequenza piuttosto fitta,
in cui ciascuna fase coincide grossomodo, sul piano della cronologia
assoluta, con intervalli di tempo di 20/30 anni2. E anche se i dati dispo-
nibili per le singole fasi sono spesso ineguali sul piano quantitativo e
qualitativo, ognuna di esse ha fornito elementi essenziali per tracciare
una storia dell’impiego del laterizio a Roma, dapprima sulle coperture
dei tetti e poi nelle cortine murarie.

1 Per una sintesi complessiva sulle ricerche dirette da Clementina Panella all’interno
del cantiere della Meta Sudans (1986-2003) e sulle pendici nord-orientali del Palatino
(2001-2016) cfr. Panella 2013 e gli aggiornamenti contenuti in Panella – Zeggio – Fer-
randes 2014, Ferrandes 2016, Pardini 2016, Panella – Zeggio 2017 e Ferrandes 2018.
2 Per la media età repubblicana cfr. Ferrandes 2016 e 2018.

L’impiego del laterizio a Roma tra tecnologia, morfologia e contesti d’uso 531
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Fig. 1
Tra le principali evidenze riferibili all’arco cronologico esaminato e men-
Roma, settore urbano fra Palatino, Velia
e valle del Colosseo. Ricostruzione del zionate in queste pagine (fig. 1) vanno innanzitutto ricordate – in relazio-
tracciato della strada valle-Foro e localiz-
ne alla rete stradale – la grande arteria di collegamento tra l’Esquilino ed
zazione dei santuari menzionati nel testo,
precedentemente all’incendio del 64 d.C. il Circo Massimo e il tracciato minore che, staccandosi di essa, conduceva
(da Panella et al. 2014, fig. 7)
al Foro3. Tra i luoghi di culto si annoverano una prima area sacra ubicata
sulle pendici meridionali della Velia, la cui divinità titolare è ancora ignota,
e un secondo santuario, che occupa l’angolo nord-orientale del Palatino
ed in cui sono state riconosciute le Curiae Veteres4. Per quanto riguarda
infine i complessi residenziali, si segnalano infine una prima domus lo-
calizzata sulle pendici orientali della della Velia, una seconda abitazione
prossima alle Curiae e un ultimo blocco edilizio individuato presso il limite
più occidentale dello scavo, di interpretazione più incerta5.
(A. F. F.)

3 Per l’identificazione di questo secondo tracciato con il Vicus Curiarum citato dalla
base dei vicomagistri cfr. da ultimo Coarelli 2012, p. 116-117 e passim.
4 Per i santuari cfr. da ultimo Panella – Zeggio 2017, con bibliografia.
5 Per la domus delle pendici orientali della Velia, che occupa l’isolato ad Ovest della via
Esquilino-Circo Massimo già dal II sec. a.C., cfr. Zeggio 2006, p. 74 e passim; per la casa
adiacente al santuario delle Curiae cfr. invece Carbonara 2006 e Saguì – Cante 2016,
p. 443-445, con riferimenti anche all’isolato più occidentale – prossimo all’Arco di Tito
ed in parte già segnalato da Lanciani all’interno della FUR – occupato da una serie di
ambienti in cui sono state riconosciute tabernae.

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I contesti relativi ai periodi alto- e medio-repubblicano hanno resti-
tuito diverse migliaia di laterizi in impasto rosso e augitico (ormai su-
periori alle 20.000 unità, ma il numero aumenta con il proseguire del-
le ricerche), solitamente rinvenuti in stato più o meno frammentario
all’interno degli strati, ma talvolta ritrovati in migliore stato di conser-
vazione perché religiosamente dismessi e sepolti o perché reimpiegati
nell’ambito di condotti funzionali allo smaltimento delle acque (fig. 2).
Lo studio di alcuni riporti di terreno provenienti dall’area delle Curiae
Veteres ha permesso di calcolare la percentuale di attestazione dei due
diversi impasti nel lasso di tempo compreso tra la prima metà/metà
del V e la fine del IV sec. a.C. (fig. 3). E sebbene siamo certi che nella
seconda metà del VI sec. a.C. si esaurisca la serie più antica, i grafici
mostrano chiaramente che gli elementi in impasto rosso continuano
ad essere registrati nelle nostre stratigrafie per tutto il periodo alto
e medio-repubblicano, con indici di presenza anche non trascurabili.
Si tratta naturalmente di residui, le cui attestazioni diminuiscono pro-
gressivamente all’interno dell’arco di tempo considerato.
Per quanto riguarda l’originaria destinazione d’uso di questi elementi,
l’esame del materiale raccolto e la natura delle strutture rinvenute in
situ rimanda ad elementi impiegati nel manto di copertura dei tetti. Lo
studio della coroplastica architettonica rinvenuta (antefisse, lastre di Fig. 2
Pendici nord-orientali del Palatino. Tra i
rivestimento, cortine pendule) indica infatti l’esistenza di strutture do- contesti che hanno restituito materiale
tate di coperture decorate nell’area delle Curiae già alla fine del VII sec. laterizio integro, o comunque in buono sta-
to di conservazione, si segnalano diverse
a.C. E se la decorazione relative a quest’ultima fase è ancora sostan- canalizzazioni rinvenute all’interno del
zialmente sconosciuta, sicuramente maggiori sono gli elementi relativi santuario delle Curiae Veteres (a-c) o della
vicina domus (d-e).
ai successivi interventi del 520/510, del 480/470 e del IV sec. a.C.6. a. 360-330 a.C. (A. F. Ferrandes)
(R. O.) b. 300/290 – 280/270 a.C. (G. Pardini)
c. 280/270 – 265/260 a.C. (V. Carbonara)

6 Da ultimo Panella – Rescigno 2018

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Fig. 3
Santuario delle Curiae Veteres. Percentuali
di attestazione del materiale laterizio Una simile destinazione d’uso doveva caratterizzare anche gli ele-
rinvenuto in stato frammentario all’interno menti rinvenuti nelle stratigrafie tardo-repubblicane, che tuttavia
di alcuni scarichi connessi ad interventi
costruttivi databili tra la prima metà/metà sono molto meno ricche rispetto ai depositi di V-III secolo a.C.7 No-
del V e la fine del IV sec. a.C. (R. Oriolo) nostante quest’esiguità, i contesti databili tra il 200-180/170 a.C. e la
a. prima metà/metà V sec. a.C. (1962 frr.)
b. 380 - 360 a.C. (630 frr.) prima età augustea sono risultati comunque dirimenti per compren-
c. 360 - 330 a.C. (5624 frr.) dere alcuni aspetti relativi alle dinamiche produttive degli impianti. È
d. fine IV sec. a.C. (2429 frr.)
infatti proprio all’interno delle poche stratigrafie tardo-repubblicane
individuate all’interno delle Curiae e presso altri settori del cantie-
re che è stato possibile documentare il progressivo passaggio da-
gli impasti augitici, tipici della fase alto- e medio-repubblicana, alle
‘paste laterizie’ più depurate, che prevedono l’impiego sistematico
di chamotte e che caratterizzeranno tutta la successiva produzione
laterizia.
È tuttavia solo con la piena età augustea che si registra, anche all’inter-
no delle nostre aree di scavo, il primo impiego dell’opera laterizia per
la realizzazione di alcuni elevati e si tratta, almeno fino all’età claudia,
di strutture che utilizzano quasi esclusivamente tegole private delle
alette.

7 Per gli interventi che, soprattutto in corrispondenza delle Curiae, asportano buona
parte dei depositi databili tra il III sec. a.C. ed il 64 d.C. durante le operazioni connesse
alla realizzazione della Domus Aurea cfr. le osservazioni di A.F. Ferrandes in Panella –
Zeggio – Ferrandes 2014, p. 136-157 e Ferrandes 2018, passim.

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I più antichi esempi di questa nuova tecnica sono documentati presso
la domus che occupa la pendice orientale della Velia, in cui il laterizio è
utilizzato tanto per elementi portanti come pilastri e murature lineari,
quanto per strutte di minor impegno statico, come tramezzi e tombini8.
Il suo impiego alla fine del I sec. a.C. (le operazioni di questa fase sono
state datate tra il 12 a.C. e il volgere dell’era) non è tuttavia sistematico,
dal momento che gli altri interventi documentati per la stessa epoca
sulle pendici nord-orientali del Palatino – soprattutto in corrisponden-
za della domus prossima alle Curiae – prevedono ancora l’uso dell’opus
reticolatum9.
Tra età augustea ed età tiberiana si datano anche le prime strutture
in laterizio documentate all’interno del santuario palatino e rappre-
sentate da una modesta sopraelevazione del muro settentrionale
del temenos in blocchi di tufo rosso di età sillana e dalla ‘foderatura’
di alcune strutture sostruttive in opera cementizia di età augustea
(fig. 4)10. Se per il primo intervento il riferimento all’età augustea è
piuttosto generico e si basa principalmente sulla sequenza relativa
di strutture e decorazioni11, indubbiamente più solidi sono i dati
cronologici relativi alle cortine laterizie che rivestono la sostruzio-
ne tardo-repubblicana12 e che sono caratterizzate, ancora una vol-
ta, dall’impiego di tegole private delle alette e messe in opera con
estrema cura. L’uniformità degli impasti sembra inoltre rimandare,
almeno nel caso delle sostruzioni, all’utilizzo di materiale di primo

Fig. 4
Santuario delle Curiae Veteres. Particolare
di una delle murature in tegole che in
età tiberiana foderano alcune strutture
sostruttive in opera cementizia attribuite
alla media età augustea (G. Pardini).

8 Zeggio 2006, p. 87-88.


9 Carbonara 2006, p. 27-29.
10 Pardini – Nonnis 2014 e Pardini 2016, p. 126.
11 Panella 1996, p. 33, fig. 18 (US 4435).
12 La datazione all’età tiberiana è in questo caso assicurata dalla presenza, in uno dei
piani di cantiere connessi alla realizzazione della struttura, di alcuni elementi datanti in
sigillata italica tra cui si segnalano un fondo con bollo in planta pedis e alcuni orli di piatti
riferibili al tipo Conspectus 3.

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uso. L’impiego dell’opera laterizia per gli elevati non appare tutta-
via, ancora in età tiberiana, generalizzato, dal momento che i coevi
restauri documentati all’interno della domus prossima al santuario
prevedono ancora la sistematica messa in opera di strutture in ope-
ra reticolata13.
Tale tecnica verrà definitivamente abbandonata, almeno nell’ambi-
to delle strutture da noi direttamente indagate, solo in età claudia14,
quando sembra concludersi questa fase di passaggio – che occupa
tutta la prima metà del I secolo d.C. – in cui le maestranze urbane
utilizzano alternativamente reticolato e laterizio. L’impiego indiffe-
renziato di quest’ultima tecnica nelle strutture portanti e nei tramez-
zi, già a partire dalla media età augustea, indica che le scelte operate
in queste prime fasi non avviene (o almeno non in tutti i casi) sulla
base della fuzione statica delle strutture da realizzare, ma è evidente-
mente influenzata anche da altri fattori. Le tradizioni artigianali delle
maestranze presenti a Roma e la maggior propensione alla sperimen-
tazione di alcune di esse devono aver giocato, in tal senso, un ruolo
determinante, così come determinante deve essere risultato l’avvio
di progetti di grande impegno – primo tra tutti la realizzazione dei Ca-
stra Praetoria – che comporteranno il primo sistematico uso su larga
scala di una tecnica destinata a segnare per sempre la storia edilizia
della città.

SUMMARY

This paper aims at a quick re-examination of brick use contexts within


the Northeastern slopes of the Palatine Hill excavation, in Rome. The
investigations carried out by La Sapienza since 1986 have allowed us to
reconstruct the topographic layouts of the area before the great fire of
64 CE, with a dense road network that separates – between the Orienta-
lizing and Julio-claudian periods – neighborhoods with houses and sanc-
tuaries.
The presence of fragmentary red and augitic impasto tiles will characte-
rize the assemblages connected to the 7th – 5th c. BCE dumps. Only in
the middle of the fourth c. BCE the augitic impasto tiles are used within
the channels that cross the area. In the first decades of the second cen-
tury, it is possible to witness the transition from the Archaic and early/
middle Republican augitic impasto to the “regular” brick impasto that will
characterize the next phase of production, until the end of Antiquity and
beyond.
As for the use of brick in the wall curtains, the earliest examples date back
to the Augustan age and include the use of tiles without the raised edges.
However, the structures built up to the age of Caligula still bear witness to
the minority use of this technique, since for the most important structures
the opus reticulatum is still used. The use of bricks will become exclusive

13 Carbonara 2006, p. 29-31.


14 Per quanto riguarda la cronologia assoluta degli interventi, va ricordato che le ope-
razioni edilizie assegnate alla fase claudia sono posteriori ad un incendio che nel 50/51
d.C. interessa i luoghi e i monumenti da noi indagati (cfr. Panella 2013, p. 52).

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only from the Claudian age, when the opus testaceum technique will be
used systematically in the reconstructions following a devastating fire do-
cumented in the area.

Antonio F. Ferrandes
Sapienza Università di Roma
Dipartimento di Scienze dell’Antichità
Ex vetrerie Sciarra - Via dei Volsci 122, I-00185 Roma
antonio.ferrandes@uniroma1.it

Rosita Oriolo
Ricercatrice indipendente

L’impiego del laterizio a Roma tra tecnologia, morfologia e contesti d’uso 537
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ITALIA CENTRALE – BIBLIOGRAFIA

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Tindari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 213

Gabriella Tigano, Rocco Burgio, Messana (Mylai) e Alesa. L’uso


del mattone nell’edilizia pubblica e privata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 233

Marta Venuti, L’introduzione dell’opus latericium a Taormina: i


casi della cd. Naumachia e del Teatro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 253

Francesco Collura, L’impiego del laterizio di tradizione siceliota


nei centri della Sicilia settentrionale in età ellenistica. Il caso di
Kalè Akté – Calacte (Caronia, ME) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 261

Paola Cavaliere, Danila Piacentini, Sicilia occidentale. Mate-


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che? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 271

Giancarlo Germanà Bozza, L’uso del laterizio a Siracusa tra il IV


ed il I secolo a.C. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 275

610 INDICE GENERALE


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CISALPINA E AREE VICINE

Jacopo Bonetto, L’Italia settentrionale e le regioni contermini . . . p. 287

Donato Labate, Luigi Malnati, Silvia Pellegrini, Le mura di Mu-


tina repubblicana e l’inizio della produzione di mattoni a Modena p. 295

Valentina Manzelli, Nuovi dati e proposte di studio per la più an-


tica produzione laterizia dell’Emilia-Romagna . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 303

Jacopo Bonetto, Maestranze greche e laterizio cotto: alle origini


dell’architettura della Cisalpina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 317

Chiara Pizzirani, Tecniche costruttive nell’edilizia domestica etru-


sca tra VI e IV secolo a.C. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 335

Anna Antonini, Laterizio cotto e laterizio crudo di età romana:


evidenze d’uso combinato nell’edilizia privata in Cisalpina . . . . . . . p. 345

Elisa Panero, Tempi, luoghi e usi del laterizio nell’arco alpino oc-
cidentale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 353

Caterina Previato, Modi d’uso e sistemi di messa in opera del


laterizio in Italia settentrionale in età repubblicana . . . . . . . . . . . . p. 369

Anna Rita Marchi, Ilaria Serchia, Parma, via del Conservatorio:


la scoperta di un tratto delle mura difensive di età repubblicana . . p. 383

Federico Ugolini, Production sites in the Roman Adriatic (1st cen-


tury BC) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 393

Vittoria Canciani, Il mattone pozzale: una forma laterizia specia-


le di età romana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 397

Grazia Facchinetti, Filippo Maria Gambari, Un mattone iscritto


dalle «Grotte di Catullo» a Sirmione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 401

Laura Forte, Laterizi iscritti prima della cottura: un esempio di età


repubblicana da Parma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 407

Tina Kompare, L’introduzione del laterizio in Istria nord-occiden-


tale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 411

Rosanna Nardi, Augusta Taurinorum e il suo agro occidentale: le


più antiche attestazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 415

ITALIA CENTRALE

Rita Volpe, L’introduzione del laterizio nell’Italia centrale e a Roma . . p. 435

Francesco Maria Cifarelli, David Nonnis, Il laterizio nel Lazio


repubblicano (fine III sec. a.C. – inizi I sec. a.C.): fra prosopografia
della produzione e contesti di impiego . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 441

Indice generale 611


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Fabio Fabiani, Emanuela Paribeni, Claudia Rizzitelli, Laterizi per
la nuova colonia di Luni: le fornaci di Massa . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 457

Gabriella Sabatini, Paolo Vitti, Alessia Anzani, L’impiego del la-


terizio nella necropoli nursina in loc. Opaco di tarda età repubbli-
cana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 465

Sara Bossi, Laterizio augusteo a Roma: prime attestazioni urbane


e nuovi dati dalle pendici settentrionali del Palatino . . . . . . . . . . . . p. 485

Giovanna Battaglini, Paolo Braconi, Dalla tegola al mattone: la-


terizi sperimentali a Fregellae . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 495

Emmanuela Caserta, Cristiano Mengarelli, Materiale fittile da


copertura da un edificio di età medio-repubblicana da Velitrae
(Roma) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 507

Monica Ceci, Alessandra Marchello, La grande forica di largo


Argentina: l’uso delle tegulae fractae in un condotto tardo-repub-
blicano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 511

Giuseppe Cordiano, Lateres e tegulae bollati in età tardo-repub-


blicana e successiva nelle villae intorno al Lacus Sabatinus (Re-
gio VII) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 515

Maura Medri, Laterizi dal santuario di Bona Dea (V, X, 2) in Ostia


antica: un caso di stratigrafia muraria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 521

Enrico Gallocchio, L’uso del laterizio nella casa di Augusto sul


Palatino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 527

Antonio F. Ferrandes, Rosita Oriolo, L’impiego del laterizio a


Roma tra tecnologia, morfologia e contesti d’uso. Stratigrafie e
strutture tra Palatino e Velia dall’età repubblicana alla prima età
imperiale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 531

Dora Cirone, Alessio De Cristofaro, Un edificio tardo-repubbli-


cano in opera laterizia alle pendici nord-occidentali del Palatino . . p. 539

MEDITERRANEO OCCIDENTALE

Xavier Lafon, Une utilisation limitée de la brique en Méditerranée


occidentale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 557

Raphaël De Filippo, Du projet au module. La question grecque


dans la construction édilitaire de Toulouse romaine . . . . . . . . . . . . p. 563

Macarena Bustamante-Álvarez, Antonio Pizzo, Lourdes Rol-


dán Gómez, Nuovi dati sulle origini del laterizio in Hispania . . . . p. 581

612 Indice Generale


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Pierpaolo Longu, Paola Ruggeri, Un nuovo bollo laterizio dalla
necropoli romana di Monte Carru – Alghero (SS) . . . . . . . . . . . . . . p. 587

Alberto Romero Molero, Gabriela Polak, Proposte sperimentali


sull’architettura in argilla. L’esempio dell’oppidum iberico del Cer-
ro de las Cabezas (Ciudad Real, Spagna) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 593

Indice dei luoghi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 601

Indice generale 613

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