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COSTRUIRE NEL MONDO ANTICO, 1
a cura di
JACOPO BONETTO
EVELYNE BUKOWIECKI
RITA VOLPE
Roma 2019
EDIZIONI QUASAR
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COSTRUIRE NEL MONDO ANTICO, 1
La Collana Costruire nel mondo antico raccoglie monografie, miscellanee e atti di convegni che costituiscono
l’esito di ricerche sull’architettura e sull’edilizia nel Mediterraneo e nell’Europa antichi. Nella collana è previ-
sta la pubblicazione di volumi dedicati a singoli edifici e complessi architettonici, di opere di sintesi sui modi
del costruire in uso in centri urbani o in regioni del mondo antico e di contributi che affrontano gli aspetti più
tecnici del costruito antico (approvvigionamento e produzione dei materiali da costruzione, tecniche edilizie,
pratiche di cantiere, processi costruttivi). L’obiettivo della serie di opere tematiche è riunire e valorizzare gli
studi sull’edilizia quale strumento chiave per la comprensione della storia delle comunità antiche nelle sue
dinamiche economiche, produttive, sociali, tecnologiche, culturali, territoriali.
The series Costruire nel mondo antico collates monographs, compendia and conference proceedings concerning
any kind of researches on architecture, construction activities and building techniques in ancient Mediterranean
and European regions. The series includes volumes dedicated to specific buildings or architectural complexes,
synopsis of the construction practices of ancient cities and regions as well as studies which analyse specifically
the technical aspects of ancient constructions (production and supplying of building materials, building tech-
niques, yard practices, construction processes). The main aim of this thematic series is to collect and promote
studies on ancient architecture and construction, which are considered key tools for understanding the history
of past communities and their economic, productive, social, technical, cultural and territorial dynamics.
I volumi della collana Costruire nel mondo antico sono sottoposti ad una valutazione di ammissibilità da parte
dei membri del Comitato scientifico e ad una successiva peer review da parte di revisori anonimi appartenen-
ti ad ambiti scientifici pertinenti ai temi dei volumi editi.
The volumes of the series Costruire nel mondo antico are submitted to an eligibility assessment by the mem-
bers of the Scientific Committee and a subsequent peer review by anonymous reviewers belonging to scien-
tific areas relevant to the themes of the proposed volumes.
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Hanno contribuito alla realizzazione di questo volume:
DIPARTIMENTO
DEI BENI CULTURALI
ARCHEOLOGIA, STORIA
DELL’ARTE, DEL CINEMA
E DELLA MUSICA
La Presente pubblicazione è co-finanziata da alcuni amanti della cultura storica sotto l’egida del
Club Rotary Cittadella (Padova): Loris Beghetto, Gianluigi Figarolo, Francesco Gava, Luigi Ragni,
Stelvio Rocco, Francisco Sgarbossa, Ugo Silvello. A loro il ringraziamento più sentito da parte dei
curatori e degli autori.
In copertina:
le mura laterizie di Modena, piazza Roma (foto Paolo Terzi). Elaborazione Paolo Kirschner.
ISBN 978-88-7140-940-5
Finito di stampare nel mese di febbraio 2019 presso GlobalPrint – Gorgonzola (MI)
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ANTONIO F. FERRANDES, ROSITA ORIOLO
L
e ricerche condotte a partire dal 1986 dalla Sapienza - Università
di Roma presso la valle del Colosseo e sul Palatino nord-orientale
hanno permesso di documentare la storia di un centralissimo set-
tore della città tra l’età del Ferro e i nostri giorni1. Le stratigrafie databili
tra l’età regia e l’età imperiale, in particolare, hanno restituito contesti
di fondamentale importanza per ricostruire le vicende relative all’uso
del laterizio in ambito urbano, consentendo talvolta di svolgere consi-
derazioni di dettaglio sull’intero ciclo di vita di questi manufatti, dal pri-
mo impiego fino allo scarto e alla definitiva trasformazione in reperto.
Tralasciando le stratigrafie più antiche (VII-VI sec. a.C.), che esulano dal
lasso di tempo considerato dal Convegno, nelle pagine che seguono
esamineremo per sommi capi – visto anche lo spazio a disposizione – i
dati relativi al periodo compreso tra l’alta/media età repubblicana e la
prima età imperiale. Lo scavo ha permesso di articolare le attività rife-
ribili a questo lasso di tempo all’interno di una sequenza piuttosto fitta,
in cui ciascuna fase coincide grossomodo, sul piano della cronologia
assoluta, con intervalli di tempo di 20/30 anni2. E anche se i dati dispo-
nibili per le singole fasi sono spesso ineguali sul piano quantitativo e
qualitativo, ognuna di esse ha fornito elementi essenziali per tracciare
una storia dell’impiego del laterizio a Roma, dapprima sulle coperture
dei tetti e poi nelle cortine murarie.
1 Per una sintesi complessiva sulle ricerche dirette da Clementina Panella all’interno
del cantiere della Meta Sudans (1986-2003) e sulle pendici nord-orientali del Palatino
(2001-2016) cfr. Panella 2013 e gli aggiornamenti contenuti in Panella – Zeggio – Fer-
randes 2014, Ferrandes 2016, Pardini 2016, Panella – Zeggio 2017 e Ferrandes 2018.
2 Per la media età repubblicana cfr. Ferrandes 2016 e 2018.
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Fig. 1
Tra le principali evidenze riferibili all’arco cronologico esaminato e men-
Roma, settore urbano fra Palatino, Velia
e valle del Colosseo. Ricostruzione del zionate in queste pagine (fig. 1) vanno innanzitutto ricordate – in relazio-
tracciato della strada valle-Foro e localiz-
ne alla rete stradale – la grande arteria di collegamento tra l’Esquilino ed
zazione dei santuari menzionati nel testo,
precedentemente all’incendio del 64 d.C. il Circo Massimo e il tracciato minore che, staccandosi di essa, conduceva
(da Panella et al. 2014, fig. 7)
al Foro3. Tra i luoghi di culto si annoverano una prima area sacra ubicata
sulle pendici meridionali della Velia, la cui divinità titolare è ancora ignota,
e un secondo santuario, che occupa l’angolo nord-orientale del Palatino
ed in cui sono state riconosciute le Curiae Veteres4. Per quanto riguarda
infine i complessi residenziali, si segnalano infine una prima domus lo-
calizzata sulle pendici orientali della della Velia, una seconda abitazione
prossima alle Curiae e un ultimo blocco edilizio individuato presso il limite
più occidentale dello scavo, di interpretazione più incerta5.
(A. F. F.)
3 Per l’identificazione di questo secondo tracciato con il Vicus Curiarum citato dalla
base dei vicomagistri cfr. da ultimo Coarelli 2012, p. 116-117 e passim.
4 Per i santuari cfr. da ultimo Panella – Zeggio 2017, con bibliografia.
5 Per la domus delle pendici orientali della Velia, che occupa l’isolato ad Ovest della via
Esquilino-Circo Massimo già dal II sec. a.C., cfr. Zeggio 2006, p. 74 e passim; per la casa
adiacente al santuario delle Curiae cfr. invece Carbonara 2006 e Saguì – Cante 2016,
p. 443-445, con riferimenti anche all’isolato più occidentale – prossimo all’Arco di Tito
ed in parte già segnalato da Lanciani all’interno della FUR – occupato da una serie di
ambienti in cui sono state riconosciute tabernae.
L’impiego del laterizio a Roma tra tecnologia, morfologia e contesti d’uso 533
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Fig. 3
Santuario delle Curiae Veteres. Percentuali
di attestazione del materiale laterizio Una simile destinazione d’uso doveva caratterizzare anche gli ele-
rinvenuto in stato frammentario all’interno menti rinvenuti nelle stratigrafie tardo-repubblicane, che tuttavia
di alcuni scarichi connessi ad interventi
costruttivi databili tra la prima metà/metà sono molto meno ricche rispetto ai depositi di V-III secolo a.C.7 No-
del V e la fine del IV sec. a.C. (R. Oriolo) nostante quest’esiguità, i contesti databili tra il 200-180/170 a.C. e la
a. prima metà/metà V sec. a.C. (1962 frr.)
b. 380 - 360 a.C. (630 frr.) prima età augustea sono risultati comunque dirimenti per compren-
c. 360 - 330 a.C. (5624 frr.) dere alcuni aspetti relativi alle dinamiche produttive degli impianti. È
d. fine IV sec. a.C. (2429 frr.)
infatti proprio all’interno delle poche stratigrafie tardo-repubblicane
individuate all’interno delle Curiae e presso altri settori del cantie-
re che è stato possibile documentare il progressivo passaggio da-
gli impasti augitici, tipici della fase alto- e medio-repubblicana, alle
‘paste laterizie’ più depurate, che prevedono l’impiego sistematico
di chamotte e che caratterizzeranno tutta la successiva produzione
laterizia.
È tuttavia solo con la piena età augustea che si registra, anche all’inter-
no delle nostre aree di scavo, il primo impiego dell’opera laterizia per
la realizzazione di alcuni elevati e si tratta, almeno fino all’età claudia,
di strutture che utilizzano quasi esclusivamente tegole private delle
alette.
7 Per gli interventi che, soprattutto in corrispondenza delle Curiae, asportano buona
parte dei depositi databili tra il III sec. a.C. ed il 64 d.C. durante le operazioni connesse
alla realizzazione della Domus Aurea cfr. le osservazioni di A.F. Ferrandes in Panella –
Zeggio – Ferrandes 2014, p. 136-157 e Ferrandes 2018, passim.
Fig. 4
Santuario delle Curiae Veteres. Particolare
di una delle murature in tegole che in
età tiberiana foderano alcune strutture
sostruttive in opera cementizia attribuite
alla media età augustea (G. Pardini).
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uso. L’impiego dell’opera laterizia per gli elevati non appare tutta-
via, ancora in età tiberiana, generalizzato, dal momento che i coevi
restauri documentati all’interno della domus prossima al santuario
prevedono ancora la sistematica messa in opera di strutture in ope-
ra reticolata13.
Tale tecnica verrà definitivamente abbandonata, almeno nell’ambi-
to delle strutture da noi direttamente indagate, solo in età claudia14,
quando sembra concludersi questa fase di passaggio – che occupa
tutta la prima metà del I secolo d.C. – in cui le maestranze urbane
utilizzano alternativamente reticolato e laterizio. L’impiego indiffe-
renziato di quest’ultima tecnica nelle strutture portanti e nei tramez-
zi, già a partire dalla media età augustea, indica che le scelte operate
in queste prime fasi non avviene (o almeno non in tutti i casi) sulla
base della fuzione statica delle strutture da realizzare, ma è evidente-
mente influenzata anche da altri fattori. Le tradizioni artigianali delle
maestranze presenti a Roma e la maggior propensione alla sperimen-
tazione di alcune di esse devono aver giocato, in tal senso, un ruolo
determinante, così come determinante deve essere risultato l’avvio
di progetti di grande impegno – primo tra tutti la realizzazione dei Ca-
stra Praetoria – che comporteranno il primo sistematico uso su larga
scala di una tecnica destinata a segnare per sempre la storia edilizia
della città.
SUMMARY
Antonio F. Ferrandes
Sapienza Università di Roma
Dipartimento di Scienze dell’Antichità
Ex vetrerie Sciarra - Via dei Volsci 122, I-00185 Roma
antonio.ferrandes@uniroma1.it
Rosita Oriolo
Ricercatrice indipendente
L’impiego del laterizio a Roma tra tecnologia, morfologia e contesti d’uso 537
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Indice generale
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cidentale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 353
ITALIA CENTRALE
MEDITERRANEO OCCIDENTALE