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A Paola e Irene

Tommaso Bertoldi

Guida alle anfore


romane di età imperiale
Forme, impasti e distribuzione
Il volume è pubblicato da

Espera srl
Editoria e Servizi per Archeologi
Via Fulvio Palmieri, 4
00151 Roma
espera.libri@gmail.com
www.archeologica.com

1° edizione, settembre 2012

isbn 978-88-906443-5-1

tutti i diritti di riproduzione delle immagini originali e del testo sono riservati elaborazioni
grafiche e foto sono opera dell'autore, con l'eccezione di quelle che riportano fonte
bibliografica di provenienza dell'immagine
In copertina: particolare di un sistema di drenaggio realizzato con anfore (Roma, Passolombardo-
Città dello Sport)
Indice
Note introduttive pag.XIII
1. Produzioni iberiche pag.21
Tarraconensis
Oberaden 74 pag.23
Pascual 1A pag.24
Pascual 1B pag.25
Dressel 2-4 tarraconese pag.26
Gauloise 4 tarraconese pag.27
Dressel 8 tarraconese pag.28
Dressel 9 tarraconese pag.29

Ebusus/Ibiza
Anfora PE-25 pag.30
Anfora PE-41 pag.31

Baetica
Dressel 2-4 betica pag.32
Haltern 70 di età augusteo-claudia pag.33
Haltern 70 di età flavia pag.34 VII
Haltern 70 tarda pag.35
Dressel 28 pag.36
Gauloise 4 betica pag.37
Dressel 30 betica pag.38
Matagallares I pag.39
Beltrán 68 pag.40
Keay XLI pag.41
Dressel 20 pag.42
Dressel 23 pag.43
Keay XIIIC-D pag.44
Dressel 21-22 betica pag.45
Dressel 7 pag.46
Dressel 8 pag.47
Dressel 9 pag.48
Dressel 10 pag.49
Dressel 12 pag.50
Dressel 14 pag.51
Dressel 17 pag.52
Beltrán IIA/Pélichet 46 pag.53
Beltrán IIB pag.54
Puerto Real 1 pag.55
Puerto Real 2 pag.56
Keay XVI/Almagro 50 betica pag.57
Keay XIX/Almagro 51A-B betica pag.58
Keay XXIII/Almagro 51C betica pag.59
Beltrán 72 pag.60
Lusitania
Dressel 28 lusitana pag.61
Lusitana 3/Gauloise 4 lusitana pag.62
Dressel 14 similis pag.63
Almagro 50 pag.64
Almagro 51A-B pag.65
Almagro 51C pag.66
Keay LXXVIII/Anfora Sado 1 pag.67

Tavola esemplificativa pag.68


di alcuni impasti di contenitori da trasporto iberici

Bibliografia generale sui contenitori da trasporto iberici pag.70

2. Produzioni galliche pag.73


Gallia Narbonensis
Pascual 1 narbonese pag.75
Dressel 2-4 narbonese pag.76
Gauloise 1 pag.77
Gauloise 3 pag.78
Gauloise 4 pag.79
Gauloise 5 pag.80
Bertucchi 6A pag.81
VIII Augst 21 pag.82
Fréjus-Lenzbourg/Augst 33 pag.83
Dressel 16 pag.84

Gallia Lugdunensis
Lionese 2/Dressel 2-4 lionese pag.85
Lionese 3A/Augst 31 pag.86
Lionese 3B/Augst 32 pag.87
Lionese 4/Augst 17 pag.88
Haltern 70 similis pag.89
Gauloise 12 pag.90

Gallia Belgica
Gauloise 13 pag.91
Gauloise 14 pag.92

Augusta Rauricorum
Dressel 2-4 di Augst pag.93

Tavola esemplificativa pag.94


di alcuni impasti di contenitori da trasporto gallici

Bibliografia generale sui contenitori da trasporto gallici pag.95


3. Produzioni italiche pag.97
Versante tirrenico
Dressel 2-4 tirrenica pag.99
Dressel 2-4 dell’ager Falernus pag.100
Dressel 2-4 vesuviana pag.101
Late Campanian Amphora pag.102
Schöne VI pag.103
Dressel 21-22 pag.104

Media e bassa valle dell’Arno


Anfora di Empoli pag.105

Media e bassa valle del Tevere


Anfora tipo Spello/Ostia III 369-370 pag.106

Bruttium e Sicilia
Ostia II 522/Ostia III 464 pag.107
Ostia II 523 pag.108
Ostia I 453-454 pag.109

Lipari
Richborough 527 pag.110

Versante adriatico
IX
Dressel 2-4 adriatica pag.111
Anfora di Forlimpopoli pag.112
Anfora di Sant’Arcangelo pag.113
Dressel 6A pag.114
Anfora ‘con collo a imbuto’/Anfora tipo ‘Portorecanati’ pag.115
Dressel 6B pag.116
Schörgendorfer 558 pag.117
Anforetta tipo ‘Grado I’ pag.118
Anfora ‘con orlo a fascia’ pag.119

Tavola esemplificativa pag.120


di alcuni impasti di contenitori da trasporto italici

Bibliografia generale sui contenitori da trasporto italici pag.122


4. Produzioni del Mediterraneo orientale pag.125
Area egea e microasiatica
Cretoise 1/Agora G 197 pag.127
Cretoise 2 pag.128
Cretoise 3 pag.129
Cretoise 4 pag.130
Knossos 19 pag.131
Knossos A/53 pag.132
Camulodunum 184 pag.133
Kapitän I pag.134
Kapitän II/Agora K 113 pag.135
Agora F 65-66 pag.136
Anfora di San Lorenzo 7 pag.137
Ostia I 568/Alba 41 pag.138
Dressel 5 pag.139
Mau XXXVIII pag.140
Mau XXVII-XXVIII/Agora G 199 pag.141
Agora M 54 pag.142
Schöne V pag.143

Area siro-palestinese
Anfora di Beirut pag.144
Agora M 334 pag.145
Schöne XV/Camulodunum 189 pag.146
X
Kingsholm 117 pag.147
Zemer 57 pag.148

Egitto
Dressel 2-4 egiziana pag.149
Anfora bi-troncoconica egiziana pag.150

Mar Nero
Knossos 26/27 pag.151
Anfora tipo C Snp I-1 pag.152
Anfora tipo C Snp III-1/Zemer 40 pag.153
Zeest 94/Knossos 14 pag.154
Dressel 24 pag.155
Anfore Knossos 39 e Knossos 38/Zeest 80 pag.156

Tavola esemplificativa pag.158
di alcuni impasti di contenitori da trasporto del Mediterraneo orientale

Bibliografia generale sui contenitori pag.161


da trasporto del Mediterraneo orientale
5. Produzioni nord africane pag.165
Mauretania Caesariensis
Dressel 30 pag.167
Ostia IV 168 pag.168
Ostia IV 172 e Ostia IV 263 pag.169

Zeugitana e Byzacena
Schöne-mau XL/Van der Werff 2 pag.170
Hammamet 1 pag.171
Hammamet 2 pag.172
Africana IIIA pag.173
Africana IIIB pag.174
Africana IIIC pag.175
Pupput T700. 4 e Pupput T700. 5 pag.176
Ostia LIX pag.177
Ostia XXIII pag.178
Africana I pag.179
Africana IIB pag.180
Africana IIB ‘pseudo-tripolitana’ pag.181
Uzita pl. 52. 10 pag.182
Leptiminus I pag.183
Leptiminus II pag.184
Africana IIA pag.185
Africana IIC pag.186
XI
Africana IID pag.187
Dressel 2-4 nord africana pag.188

Tripolitania
Mau XXXV pag.189
Tripolitana I pag.190
Tripolitana II pag.191
Tripolitana III pag.192

Cyrenaica
Mid Roman 8 pag.193

Tavola esemplificativa pag.194


di alcuni impasti di contenitori da trasporto nord africani

Bibliografia generale sui contenitori da trasporto nord africani pag.197


NOTE INTRODUTTIVE

Anfore: come riconoscerle?1 Così titola un importante testo pubblicato nel 1991, nel
quale gli autori descrivono alcuni tra i contenitori da trasporto più frequentemente
attestati nel Mediterraneo antico. Si tratta però di una domanda alla quale risulta
difficile rispondere in maniera sintetica, soprattutto se formulata da chi sta
affrontando o ha iniziato da poco ad affrontare lo studio di questa classe ceramica
considerata tra le più complesse. Tale complessità va ricercata in almeno tre
caratteristiche specifiche delle anfore romane: in primo luogo nell’ampia gamma di
impasti, dovuta a una molteplice quantità di centri di produzione, in secondo luogo
nell’articolato e complesso quadro morfologico, che spesso comprende anche più tipi
morfologici fabbricati nella stessa area geografica e in terzo luogo va ricercata nel
fenomeno delle ‘imitazioni’, che con il procedere delle nuove scoperte sta assumendo
caratteri ancora più ampi di quelli tracciati in un recente passato2.
Il presente testo, realizzato dall’esperienza didattica pluriennale presso il laboratorio
di ‘Ceramica romana’ dell’Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’, si vuole
inserire nella tradizione delle guide riservate ai materiali di età romana e raccoglie
alcune informazioni di base sui principali contenitori da trasporto in circolazione nel
Mediterraneo antico tra l’età augustea e il IV secolo d. C.
Tale arco cronologico è stato scelto per due motivazioni principali: in primo luogo
per analizzare una fase particolarmente prolifica dell’attività commerciale e della
fabbricazione di questo tipo di oggetti, in secondo luogo perché trattare nello stesso
testo anche le anfore di età repubblicana e di età tardo antica, avrebbe significato XIII
ampliare un tema già di per sé molto vasto3.
La finalità principale è stata quella di realizzare uno strumento di facile consultazione,
rivolto prevalentemente agli studenti o a chi, per motivi di studio o di lavoro, debba
per la prima volta cimentarsi nel riconoscimento o nella schedatura di anfore romane.
Ma è rivolto anche a chi, già avvezzo allo studio di questa classe ceramica, desideri
avvalersi di uno strumento che sintetizzi le caratteristiche essenziali delle anfore
romane di età imperiale.

Come leggere le schede


Le 142 schede dei singoli tipi anforici descritti nel presente testo sono raccolte in
cinque capitoli, che corrispondono alle principali aree produttive di età imperiale. Si
tratta, procedendo in senso orario nella cartina geografica, (fig. 1) delle produzioni
iberiche (45 schede), galliche (19 schede), italiche (21 schede), del Mediterraneo
orientale (30 schede) e del nord Africa (27 schede).
A questa prima macroscopica divisione, segue un criterio basato su aree produttive
più circoscritte, che in alcuni casi corrispondono alle provincie di età imperiale:
Tarraconensis, Ebusus/Ibiza, Baetica e Lusitania per la penisola iberica, Narbonensis,
Lugdunensis e Belgica per la Gallia e Mauretania Caesariensis, Zeugitana-Byzacena,
1
L’espressione utilizzata è la traduzione del testo pubblicato nel 1991 da M. Sciallano e P. Sibella da
titolo Amphores: comment les identifier?
2
Per un quadro più ampio e approfondito su queste problematiche si veda C. Panella 2001, Le anfore di
età imperiale nel Mediterraneo occidentale, in Céramiques Hellénistiques et Romaines III, Parigi 2001,
pp. 177-275.
3
A questo proposito è in progetto la realizzazione di un secondo volume dedicato alle anfore di età tardo
antica.
Fig. 1 - Cartina esemplificativa delle principali aree produttive del Mediterraneo in età imperiale.

Tripolitania e Cyrenaica per il nord Africa. Per quanto riguarda l’Italia e l’area
del Mediterraneo orientale - per le quali risulta complesso seguire una divisione
geografica corrispondente alle antiche circoscrizioni amministrative di età imperiale
- si è preferito utilizzare nomi di aree produttive già noti dalla bibliografia archeologica
XIV
specifica. Nel caso dell’Italia si tratta del versante tirrenico (compreso tra l’Etruria
e la Campania), dell’Italia centrale intera (media e bassa valle dell’Arno e media e
bassa valle del Tevere), del Bruttium e della Sicilia, dell’isola di Lipari e del versante
adriatico (compreso tra la Puglia e l’Istria). Il Mediterraneo orientale comprende
invece l’area egea e microasiatica (isole del mar Egeo e Asia Minore fino alla Cilicia),
l’area siro-palestinese, l’Egitto e le regioni che si affacciano sul mar Nero.

La successione delle schede dei singoli tipi di anfora all’interno del testo, dopo questa
prima suddivisione di carattere geografico, è stata redatta sulla base di un secondo
criterio dettato dal principale prodotto trasportato, secondo questo ordine: vino, olio
e salse di pesce.
Nel caso di anfore il cui contenuto sia ad oggi ancora ignoto, le loro schede sono state
inserite per ultime, ma sempre all’interno dell’ambito geografico di provenienza. Nel
caso invece di anfore per le quali sono attestati più prodotti trasportati, si è tenuto
conto di quello maggiormente documentato, senza comunque omettere l’elenco
completo.
Centri di produzione, distribuzione, impasto, morfologia, datazione e
contenuto sono le voci riportate in ogni scheda, dove sono raccolte una serie di
informazioni sintetiche utili a inquadrare i vari aspetti dell’anfora descritta.
Per documentare anche dal punto di vista grafico i singoli contenitori da trasporto,
ogni scheda è corredata da un rilievo dell’anfora intera in scala 1 : 10 e una serie di
massimo quattro rilievi in scala 1 : 3 generalmente dell’orlo e delle anse, ma in alcuni
casi anche del fondo, quando ritenuto un elemento morfologicamente significativo
(fig. 2).
Fig. 2 - Immagini delle schede descrittive delle anfore; in alto a sinistra il rilievo intero dell’anfora in scala 1 : 10,
in alto a destra la cartina con indicata l’area di fabbricazione e le voci che riportano varie indicazioni sui centri di
produzione, la distribuzione, l’impasto, la descrizione morfologica, la datazione e il contenuto. In basso i rilievi delle
XV
anfore in scala 1 : 3.

Centri di produzione
In questa voce sono elencati in maniera più puntuale gli ambiti geografici di
produzione. In questo caso si è preferito, quando possibile, riportare i nomi originari
seguiti tra parentesi dal toponimo attuale, così anche per i nomi delle città. Tale
criterio ha permesso di precisare alcune aree che altrimenti sarebbero rimaste
troppo generiche (es. Catalogna e paese Valenciano nella Hispania Tarraconensis o
valle del Guadalquivir, baia di Cadice e costa mediterranea nella Hispania Baetica).
Per questa voce, così come per la maggior parte delle altre voci inserite all’interno
della scheda, occorre precisare che si tratta di informazioni sintetiche e generiche
e che potranno essere - con il prosieguo delle ricerche - aggiornate o in alcuni casi
anche rettificate.
Al fine di inquadrare in maniera più immediata l’area o le aree di fabbricazione
delle anfore, ogni scheda è dotata di una cartina geografica nella quale è indicata
la zona di produzione. In base alla caratteristica di questa zona sono stati utilizzati
graficamente dei punti con tre ordini di grandezza: il punto più grande (fig. 3a) indica
l’intera provincia (es. Tarraconensis, Baetica o Lusitania), soprattutto quando si è
trattato di localizzare un consistente numero di centri di produzione distribuiti in tutto
il territorio, la cui resa grafica nella scala adottata sarebbe risultata molto imprecisa
(la bibliografia specifica alla fine di ogni capitolo sarà di supporto per affrontare
una ricerca più approfondita); il punto di media grandezza (fig. 3b) si riferisce a un
territorio meno ampio, dove sono noti centri di produzione distribuiti in un ambito
a. Hispania Tarraconensis (Catalogna) b. Gallia Lugdunensis (media valle del Rodano)

c. Versante tirrenico (area vesuviana, Pompei e Sorrento) d. Area egea? (Lesbo, Samo e Cos), area microasiatica?
(regione di Efeso) e Mar Nero? (Crimea)
XVI Fig. 3a-d - Quadro esemplificativo degli elementi grafici adottati per indicare le aree di produzione delle anfore.

geografico più limitato (es. media o bassa valle del Rodano, Italia nord orientale,
regione di Gaza, ecc.); il punto più piccolo (fig. 3c) indica infine quando si tratta di
una singola città o di un’area poco più vasta (es. Forum Iulii/Fréjus, ager Pisanus e
Volaterranus, Forum Popili/Forlimpopoli, ecc.). Nel caso di centri o di aree produttive
ancora incerti, spesso proposti sulla base di somiglianze macroscopiche degli impasti
(es. l’anfora San Lorenzo 7, la Dressel 24 ecc.) o di somiglianze morfologiche (es. la
Knossos 19) o di provenienze ipotizzate grazie a informazioni epigrafiche (es. l’anfora
Ostia IV 168) ma non ancora suffragate dalla scoperta di fornaci o scarti di fornace,
le aree di fabbricazione sono state indicate con punti interrogativi (fig. 3d).

Distribuzione
In questa seconda voce della scheda sono indicati - in linea di massima e sulla base
della bibliografia edita - gli ambiti geografici di rinvenimento, senza specificare
il nome della città o del singolo sito. Quando si tratta di un numero ridotto o di
sporadiche segnalazioni tale dato è stato indicato rispettivamente premettendo le
frasi ‘in misura minore’ o ‘scarse attestazioni’. Sebbene lacunosa questa informazione
si rivela comunque importante, in quanto utile soprattutto a inquadrare in maniera
sintetica la ‘fortuna commerciale’ di una determinata anfora e del suo contenuto.
Anche in questo caso la bibliografia generale allegata in fondo a ogni capitolo è di
aiuto nel caso si desideri approfondire l’argomento sulla distribuzione dei singoli
contenitori da trasporto. Va da ultimo specificato che questa è sicuramente la voce che
più di ogni altra è soggetta a revisioni, dal momento che scavi e ricerche di carattere
topografico possono continuamente aggiornare l’elenco delle singole attestazioni.

Impasto
Per quanto riguarda questa terza voce della scheda, che riporta la descrizione
dell’impasto o più frequentemente degli impasti di ogni tipo morfologico, le
problematiche sono molteplici.
Non è raro che a uno stesso tipo di contenitore da trasporto appartengano differenti tipi
di impasto; in questo caso - anche rischiando di incorrere in eccessive semplificazioni
- si possono riscontrare principalmente due differenze.
La prima riguarda leggere variazioni nell’ambito di uno stesso colore (es. rosso
chiaro, rosso o rosso scuro) o differenze tra colori simili (rosso tendente al giallo o
giallo tendente al rosso) e variazioni minime nella quantità e nella grandezza degli
inclusi. In tali casi potrebbe trattarsi degli stessi centri di produzione o di centri di
produzione geograficamente piuttosto vicini.
La seconda differenza riguarda variazioni di maggiore rilievo, come colori
completamente diversi (es. rosso chiaro, giallo tendente al marrone, verde chiaro
ecc.) o variazioni non solo nella quantità o nella grandezza degli inclusi, ma anche
nel colore o nel tipo di inclusi. In questo caso potrebbe trattarsi verosimilmente di
uno stesso tipo morfologico fabbricato in centri di produzione localizzati in aree
geografiche differenti, a volte anche non molto distanti tra loro.
Per ovviare a questo genere di problemi, nella voce impasti sono state descritte di ogni
anfora sia le variazioni minime della gamma del colore, del numero e della grandezza XVII
degli inclusi documentate in uno stesso impasto4, sia gli impasti completamente diversi
che possono indicare differenti centri di produzione. In quest’ultimo caso, quando si
tratta di dati noti, è stata indicata anche la frequenza con cui tali impasti sono attestati.
D’altro canto sono documentati anche differenti tipi di contenitori da trasporto
con impasti molto simili o decisamente uguali, che indicano sia una produzione
morfologica differenziata da parte di un medesimo centro di fabbricazione, sia la
presenza - talvolta anche in un territorio molto vasto - di banchi di argilla dalle
caratteristiche geologiche simili. Nel caso di produzioni che registrano tali somiglianze
(es. anfore tarraconesi, anfore betiche, anfore cretesi ecc.), si è scelto - nelle varie
schede delle anfore - di copiare la descrizione degli impasti e ripeterla ogni qual volta
fosse necessario, con l’obiettivo di realizzare schede che risultassero indipendenti
l’una dall’altra e di più facile consultazione.
Al termine di questo breve accenno alle principali difficoltà riscontrabili nella
schedatura delle anfore, occorre precisare che sebbene al presente testo siano allegate
11 tavole a colori esemplificative di solo alcuni tra gli impasti più frequentemente
attestati (in totale sono stati selezionati 84 impasti), riportare tutti quelli conosciuti
sarebbe risultato un lavoro non solo estremamente complesso ma anche fuorviante;
infatti è solo l’esperienza diretta con i frammenti ceramici che permette di acquisire
maggiore dimestichezza nel riconoscere gli impasti e le problematiche a essi connesse.

4
Per quanto riguarda la descrizione del colore degli impasti sono state utilizzate le tavole di A. H. Mun-
sell (Munsell soil color charts, 1990) e nella maggior parte dei casi la definizione in inglese del colore è
stata tradotta letteralmente in italiano (es. reddish brown è stato tradotto in marrone tendente al ros-
so). Quando non è stato possibile reperire e analizzare autopticamente l’impasto, sono state riportate le
descrizioni raccolte nella bibliografia specifica, citando la provenienza della fonte.
Descrizione
In questa voce sono riportate in maniera molto sintetica le caratteristiche morfologiche
principali delle singole anfore, partendo dalla descrizione del corpo e proseguendo
con il collo, l’orlo, le anse e concludendo con il fondo.
Dal momento che la standardizzazione morfologica non è certo una delle caratteristiche
principali dei contenitori da trasporto e che spesso ci troviamo di fronte a oggetti
piuttosto differenti tra loro e fabbricati in numerosi centri di produzione, per altro
attivi - in alcuni casi - anche per più secoli, risulta talvolta complicato in sede di
schedatura ritrovare un preciso riscontro morfologico. A tale proposito una delle
finalità principali di questo testo è stata quella di offrire, grazie a rilievi in scala
1 : 3 allegati in ogni scheda, un quadro orientativo sulla morfologia di ogni singolo
tipo di anfora, che potesse servire solo come approccio iniziale, per poi proseguire
una determinata ricerca in maniera più approfondita grazie all’ausilio bibliografico.
Si precisa che non si tratta di un atlante delle anfore di età imperiale, per cui forse
non basterebbero decine di volumi per raccogliere tutti gli esemplari noti, ma di un
primo strumento per chi avesse intenzione di avvicinarsi allo studio dei contenitori
da trasporto. Almeno tre sono infatti i criteri selettivi che sono stati adottati nella
scelta dei rilievi da inserire in ciascuna scheda.
In primo luogo sono stati scelti quegli esemplari che potessero meglio rappresentare
il margine di variabilità morfologica di un tipo, cercando di far emergere quanto
effettivamente questa caratteristica fosse in alcuni casi molto marcata.
In secondo luogo sono stati scelti - quando si trattava di dati reperibili e significativi
XVIII - esemplari provenienti da scavi di fornaci.
Il terzo criterio di scelta è stato quello cronologico, per cui sono stati utilizzati
preferibilmente frammenti di anfore provenienti da più stratigrafie e con datazioni
differenti, in modo da riuscire a cogliere l’eventuale ‘evoluzione’ morfologica del tipo.
Sono infatti presenti casi di anfore suddivise, da chi le ha studiate in maniera specifica,
in ‘sottotipi’ o più frequentemente in ‘varianti’; questi sono stati sempre riportati
nella voce ‘Descrizione’ con il riferimento bibliografico specifico. Oltre alle variazioni
morfologiche che riguardano la conformazione generale dell’anfora, sono attestate
anche variazioni del modulo, per cui all’interno della stessa forma sono presenti anfore
con grandezze diverse, come nel caso di alcune anfore galliche e italiche.
Ogni rilievo inserito nella scheda è corredato (quando specificato nella pubblicazione)
da informazioni che inquadrano l’esemplare dal punto di vista cronologico, topografico
e bibliografico.
Nelle informazioni di tipo cronologico è riportata la datazione dello strato in cui
è stato rinvenuto un determinato esemplare. Nel caso di esemplari provenienti da
fornaci scavate è stata riportata - quando specificata - la datazione della fornace; va
però segnalato che in genere di questa è indicato l’intero arco di produzione e più
raramente è stato possibile, durante le indagini di scavo, attribuire a un determinato
esemplare una specifica fase cronologica di attività.
Per quanto riguarda le informazioni di carattere topografico è stata sempre indicata
la località generica o la città di rinvenimento e mai il singolo scavo (es. Lione e non
Lione/Bas-de-Loyasse, Ostia e non Ostia/Terme del Nuotatore, Roma e non Roma/
via Sacchi, ecc.); questo perché non sempre nella bibliografia è presente il dato
topografico preciso.
Infine tra parentesi si trovano i riferimenti bibliografici da cui è stata reperita
l’immagine dell’anfora.

Datazione
In questa voce è segnato l’arco cronologico di produzione dell’anfora, ed è riportata
sia la cronologia del singolo tipo, sia - quando si tratta di un dato noto - la cronologia
di ogni singolo ‘sottotipo’ o ‘variante’. Anche per quanto riguarda questa voce occorre
fare almeno due precisazioni.
In primo luogo nella datazione non è specificato l’eventuale periodo di maggiore o
minore circolazione, elemento peraltro caratteristico di quasi tutti i contenitori da
trasporto. Si tratta di un dato volontariamente omesso perché potrebbe risultare
fuorviante, dal momento che talvolta la maggiore o minore circolazione di un
determinato tipo morfologico di anfora cambia da area ad area.
In secondo luogo per alcune anfore non è stato specificato quando la circolazione è
avvenuta prevalentemente in ambito locale; ciò significa che in alcuni casi se nella
datazione di un contenitore da trasporto compare il III e IV secolo d. C., non è da
escludere che l’anfora in questione abbia continuato ad essere prodotta e a circolare
poco oltre tale arco cronologico, ma solo in ambito locale. Fenomeno per altro
abbastanza frequente in alcune produzioni del Mediterraneo orientale e del nord
Africa.

Contenuto
Nell’ultima voce della scheda è riportato il contenuto principale; questo dato tuttavia, XIX
se per un numero considerevole di anfore è ricavabile in maniera sufficientemente
realistica grazie alla presenza di un apparato epigrafico esaustivo, alla presenza o
meno di pece all’interno dell’anfora o a residui organici conservati o grazie ancora
ad alcuni studi specifici effettuati sulla superficie interna del vaso, in altri casi la
mancanza di elementi non permette di individuarlo in maniera certa o obbliga a
ignorarlo del tutto. Le motivazioni che non consentono di identificare con certezza
il contenuto di un’anfora, oltre alla mancanza di indizi di tipo archeologico, possono
essere molteplici e sintetizzabili in almeno due motivazioni legate ad alcune
caratteristiche specifiche. In primo luogo alcune anfore non sembrano nascere in
funzione di una determinata derrata alimentare, ma piuttosto venivano utilizzate a
seconda delle esigenze; in secondo luogo non è da escludere il fenomeno, abbastanza
frequente, del riutilizzo dei contenitori da trasporto.
Nel presente testo dal momento che per la successione delle schede delle anfore
è stato adottato come primo criterio quello che corrisponde all’area geografica di
produzione e come secondo criterio quello del contenuto, nelle schede compare per
primo quello che a oggi è ritenuto il contenuto certo o comunque il più probabile,
seguito - quando documentato - da un elenco delle altre derrate alimentari attestate.
Nel caso di ipotesi, il contenuto è seguito da un punto interrogativo e nel caso di
impossibilità di avanzare ipotesi si è scritto sconosciuto.
Produzioni iberiche
Tarraconensis
Ebusus/Ibiza
Baetica
Lusitania
Oberaden 74

Centri di produzione: Hispania Tarraconensis (Catalogna).


Distribuzione: penisola iberica, Gallia, Britannia e Italia.
Impasto: nella maggior parte degli esemplari è testimoniato l’impasto cosiddetto ‘leetano’, di
colore rosso, con tonalità che variano da Munsell 10R 4/6, 4/8, 5/6, 5/8 a Munsell 2.5YR 4/6, 4/8,
5/6, 5/8. L’impasto è ricco di inclusi di piccole e medie dimensioni di colore bianco e grigio, rari
inclusi di mica dorata brillante (tav. I. 1). In altri casi sono testimoniati anche impasti molto
differenti, di colore chiaro e più depurati.
Oberaden 74 dal castrum romano di Oberaden Descrizione: si tratta di un contenitore di forma ovoidale (l’altezza totale è di 65 cm. ca.) con
(Panella 2001, tav. 12. 84, p. 262) corto e largo collo, sul quale è impostato un orlo a fascia caratterizzato da un doppio gradino.
Le anse, a sezione ovoidale o ellittica e impostate subito al di sotto dell’orlo e sulla spalla, sono
spesso segnate nella parte esterna da due leggeri solchi. Il fondo si presenta piatto o concavo,
talvolta con un piccolo bottone nella parte esterna.
Datazione: 30 a. C.-50/60 d. C.
Contenuto: principalmente vino, ma non sono da escludere anche salse di pesce.

23

Oberaden 74 dalla fornace di Tivissa (Tarragona),


attiva tra la fine del I secolo a. C. e il III secolo d. C.
Oberaden 74 dalla fornace di Tivissa (Tarragona),
(Revilla Calvo 1993, fig. 21. 2, p. 73)
attiva tra la fine del I secolo a. C. e il III secolo d. C.
(Revilla Calvo 1993, fig. 24. 1, p. 76)

Oberaden 74 dalla fornace di Tivissa (Tarragona), Oberaden 74 dalla fornace di Tivissa (Tarragona),
attiva tra la fine del I secolo a. C. e il III secolo d. C. attiva tra la fine del I secolo a. C. e il III secolo d. C.
(Revilla Calvo 1993, fig. 24. 5, p. 76) (Revilla Calvo 1993, fig. 25. 9, p. 77)
Pascual 1A

Centri di produzione: Hispania Tarraconensis (Catalogna).


Distribuzione: penisola iberica, Gallia, Britannia e Italia, in misura minore nord Africa.
Impasto: impasto cosiddetto ‘leetano’ di colore rosso, con tonalità che variano da Munsell 10R
4/6, 4/8, 5/6, 5/8 a Munsell 2.5YR 4/6, 4/8, 5/6, 5/8 (tav. I. 1). L’impasto è ricco di inclusi di picco-
le e medie dimensioni di colore bianco e grigio, rari inclusi di mica dorata brillante.
Descrizione: contenitore da trasporto la cui altezza totale varia tra i 106 e i 116 cm. ca., con
alto e stretto collo cilindrico o con pareti concave, sul quale è impostato un massiccio orlo a
fascia verticale. L’orlo è separato dal collo da uno spesso gradino. Le anse, verticali e impostate
subito sotto l’orlo e sulla spalla, sono generalmente a sezione circolare e nella maggior parte
dei casi presentano un unico solco longitudinale poco profondo lungo la parte esterna. Il fondo,
di forma troncoconica, è massiccio e alto.
Datazione: 40 a. C.-60/70 d. C.
Pascual 1A dal relitto di Els Ullastres, Contenuto: vino.
Palafrugell (Girona)
(Mullor, Menéndez 2007, fig. 8. 2-3, p. 56)

24

Pascual 1A dalla fornace di Tivissa (Tarragona),


attiva tra la fine del I secolo a. C. e il III secolo d. C.
(Revilla Calvo 1993, fig. 7. 7, p. 54)

Pascual 1A dalla fornace di Tivissa (Tarragona),


attiva tra la fine del I secolo a. C. e il III secolo d. C.
(Revilla Calvo 1993, fig. 7. 1, p. 54)

Pascual 1A dalla fornace di Tivissa (Tarragona),


attiva tra la fine del I secolo a. C. e il III secolo d. C.
(Revilla Calvo 1993, fig. 7. 8, p. 54)
Pascual 1B

Centri di produzione: Hispania Tarraconensis (Catalogna).


Distribuzione: penisola iberica, Gallia, Britannia e Italia, in misura minore nord Africa.
Impasto: impasto cosiddetto ‘leetano’, di colore rosso, con tonalità che variano da Munsell 10R
4/6, 4/8, 5/6, 5/8 a Munsell 2.5YR 4/6, 4/8, 5/6, 5/8. L’impasto è ricco di inclusi di piccole e medie
dimensioni di colore bianco e grigio, rari inclusi di mica dorata brillante (tav. I. 1).
Descrizione: si tratta di un contenitore simile alla Pascual 1A, ma dal quale differisce per le
più ridotte dimensioni. L’altezza totale varia infatti tra i 94 e i 104 cm. ca. e l’orlo si presenta
sempre a fascia ma più svasato e a sezione troncoconica, con un leggero gradino che lo separa
dal collo. Le anse, a sezione circolare e segnate da un leggero solco longitudinale nella parte
esterna, sono più corte rispetto a quelle della Pascual 1A e nella maggior parte degli esemplari
Pascual 1B da non sono perfettamente verticali. Il puntale è corto e massiccio.
Sant Quirze del Vallès (Barcellona)
Datazione: 40 a. C.-60/70 d. C.
(Mullor, Menéndez 2007, fig. 9. 4, p. 58)
Contenuto: vino.

25

Pascual 1B dalla fornace di Llanfranc (Palafrugell),


attiva tra il I e la metà del III secolo d. C.
(Nolla et al. 1982, fig. 11, p. 168)

Pascual 1B da strati datati al 30-70 d. C. (Augst) Pascual 1B dalla fornace di Tivissa (Tarragona),
(Martin-Kilcher 1994, tav. 96. 2034, vol. 3) attiva tra la fine del I secolo a. C. e il III secolo d. C.
(Revilla Calvo 1993, fig. 9. 7, p. 56)
Dressel 2-4 tarraconese

Centri di produzione: Hispania Tarraconensis (Catalogna e paese Valenciano).


Distribuzione: penisola iberica, Gallia, Britallia e Italia.
Impasto: questo contenitore fabbricato in numerosi centri di produzione è attestato con mol-
teplici tipi di impasto. Per semplificare il quadro, l’impasto più frequente è quello cosiddetto
‘leetano’, di colore rosso, con tonalità che variano da Munsell 10R 4/6, 4/8, 5/6, 5/8 a Munsell
2.5YR 4/6, 4/8, 5/6, 5/8 (tav. I. 1). L’impasto è ricco di inclusi di piccole e medie dimensioni di
colore bianco e grigio, rari inclusi di mica dorata brillante (cfr. Tchernia, Zevi 1972, pp. 37-38).
Ma sono attestati anche impasti più chiari e più depurati, che variano dal marrone chiaro, al
beige e al rosato (cfr. Mullor, Menéndez 2007, p. 72).
Descrizione: contenitore da trasporto la cui morfologia varia sensibilmente; a tale proposito
la Dr. 2-4 tarraconese è stata recentemente suddivisa in una serie di sottotipi (Dr. 2A-B, Dr.
3A-D, cfr. Mullor, Menéndez 2007, pp. 66-72). In linea generale si tratta comunque di un con-
tenitore dal corpo di forma ellittica, la cui altezza totale varia tra i 90 e i 107 cm. ca. La spalla,
troncoconica, è ben separata dal corpo e dal collo. Quest’ultimo si presenta alto e cilindrico, con
le pareti che in alcuni casi sono leggermente svasate. L’orlo è semplice e rigonfio, non sempre
Dr. 2-4 tarraconese dal relitto arrotondato, ma talvolta con un profilo spigoloso. Le anse sono in alcuni esemplari perfetta-
del Petit-Congloué (Marsiglia) mente bifide, ma talvolta anche pseudo bifide e semplicemente segnate esternamente da un
(Panella 2001, tav. 12. 85, p. 262)
26 profondo solco longitudinale e caratterizzate da un gomito pronunciato. La morfologia del fondo
varia molto, ma spesso è massiccio e con la punta arrotondata.
Datazione: le Dr. 2-4 terraconesi prodotte nella Catalogna sono datate tra il 15/10 a. C. e l’i-
nizio del II secolo d. C., mentre per quanto riguarda la produzione del territorio valenciano si
ipotizza una cronologia leggermente più tarda e compresa tra l’età neroniana e il terzo quarto
del II secolo d. C.
Contenuto: vino.

Dr. 2-4 tarraconese da strati di età tardo antonina (Roma)


(Ferrandes 2008, fig. 7. 58, p. 277)

Dr. 2-4 tarraconese dalla fornace di Llanfranc (Palafrugell),


attiva tra il I e la metà del III secolo d. C.
(Nolla et al. 1982, fig. 13. 4, p. 169)

Dr. 2-4 tarraconese dalla fornace di Fenals (Lloret de Mar),


attiva tra fine del I secolo a. C. e il I secolo d. C.
(Tremoleda i Trilla 2000, fig. 83. 6, p. 139)
Gauloise 4 tarraconese

Centri di produzione: Hispania Tarraconensis (Catalogna e paese Valenciano).


Distribuzione: penisola iberica e Gallia.
Impasto: sono documentati molteplici tipi di impasto per la presenza di differenti centri di
produzione. Per semplificare il quadro, l’impasto più frequente è quello cosiddetto ‘leetano’ di
colore rosso, con tonalità che variano da Munsell 10R 4/6, 4/8, 5/6, 5/8 a Munsell 2.5YR 4/6, 4/8,
5/6, 5/8. L’impasto è ricco di inclusi di piccole e medie dimensioni di colore bianco e grigio, rari
inclusi di mica dorata brillante (tav. I. 1). Ma sono attestati anche impasti, caratteristici della
produzione valenciana, più chiari e più depurati, che variano dal marrone chiaro al beige, con
Gauloise 4 tarraconese dall’Almadrava (Dénia) piccoli inclusi bianchi e marroni (cfr. Aranegui, Gisbert 1992, pp. 104-105).
(Panella 2001, tav. 13. 93, p. 263)
Descrizione: contenitore da trasporto con corpo a trottola (l’altezza totale è compresa tra i 50
e i 60 cm. ca.), spalla ampia e discendente e piccolo orlo a fascia a sezione semicircolare o trian-
golare. Le anse, che segnano una curvatura ampia e ben sviluppata e si impostano sul collo e
sulla spalla, sono a nastro o a sezione ovoidale schiacciata, talvolta con un solco longitudinale
lungo la parte esterna. Il fondo è piatto e caratterizzato da un basso anello.
Datazione: II-seconda metà del III secolo d. C.
Contenuto: vino. 27

Gauloise 4 tarraconese da strati di II-metà III secolo d. C.


Fornace di Llanfranc (Palafrugell)
(Nolla et al. 1982, fig. 18. 2, p. 175) Gauloise 4 tarraconese dalla fornace d’Oliva (Valencia),
attiva tra il II e il III secolo d. C.
(Gisbert 1987, fig. 2. 3, p. 114)

Gauloise 4 tarraconese dalla fornace d’Oliva (Valencia), Fondi di Gauloise 4 tarraconese da strati di II-metà III secolo d. C.
attiva tra il II e il III secolo d. C. Fornace di Llanfranc (Palafrugell)
(Gisbert 1987, fig. 2. 4, p. 114) (Nolla et al. 1982, fig. 19. 1-2, p. 176)
Dressel 8 tarraconese

Centri di produzione: Hispania Tarraconensis (Ampurias).


Distribuzione: penisola iberica, Gallia e in misura minore Italia.
Impasto: impasto di colore rosso mattone o rosso scuro, compatto e rugoso al tatto, spesso
caratterizzato dalla presenza di un’ingubbiatura di colore giallo chiaro o beige (cfr. Mullor,
Menéndez 2007, p. 76; ibidem 2008, p. 706).
Descrizione: contenitore dal corpo ovoidale allungato (l’altezza totale è compresa tra gli 89 e i
97 cm. ca.), alto collo troncoconico ben separato dal corpo e orlo a fascia svasato e ingrossato. Le
anse, a nastro e con un leggero solco longitudinale visibile nella parte esterna, sono impostate
subito sotto l’orlo e sulla spalla discendente. Il fondo si presenta pieno e di forma cilindrica o
troncoconica, con il puntale arrotondato.
Datazione: ultimi decenni del I secolo a. C.-fine I/inizi II secolo d. C.
Dr. 8 tarraconese da Ampurias
(Panella 2001, tav. 12. 89, p. 262) Contenuto: principalmente salse di pesce, ma non è escluso anche vino.

28

Dr. 8 tarraconese da strati del I secolo d. C. (Ampurias)


(Tremoleda i Trilla 2000, fig. 108. 5, p. 164)

Dr. 8 tarraconese da strati del I secolo d. C. (Ampurias)


(Tremoleda i Trilla 2000, fig. 108. 4, p. 164)
Dressel 9 tarraconese

Centri di produzione: Hispania Tarraconensis (Catalogna e paese Valenciano).


Distribuzione: penisola iberica, Gallia e Italia.
Impasto: sono attestati impasti di vario tipo, che variano dalle tonalità chiare del rosso e
crema o beige (in quest’ultimo caso possono essere confuse con le Dr. 7-10 di produzione betica,
supra pp.46-49), alle tonalità chiare del verde, generalmente depurate con inclusi molto piccoli
di colore bianco e rosso (cfr. Mullor, Menéndez 2007, p.79). In quantità minore sono presenti
anche impasti cosiddetti ‘leetani’ di colore rosso, con tonalità che variano da Munsell 10R 4/6,
4/8, 5/6, 5/8 a Munsell 2.5YR 4/6, 4/8, 5/6, 5/8 (tav. I.1). L’impasto è ricco di inclusi di piccole e
medie dimensioni di colore bianco e grigio, rari inclusi di mica dorata brillante.
Descrizione: corpo di forma piriforme (l’altezza totale è compresa tra i 70 e gli 80 cm. ca.),
con il diametro massimo nella parte inferiore. Il collo, ben separato dal corpo, si presenta nella
Dr. 9 tarraconese dal relitto della Chrétienne H, maggior parte dei casi corto e concavo, con le pareti leggermente svasate. L’orlo è a fascia e for-
Saint-Raphaël (Var) temente svasato, con un labbro spesso pendente. Le anse, impostate subito sotto l’orlo e lungo
(Panella 2001, tav. 12. 88, p. 262)
la spalla, sono a sezione ovoidale e spesso segnate da solchi longitudinali visibili nella parte
esterna. Il fondo è vuoto e poco sviluppato.
Datazione: ultimi decenni del I secolo a. C.-seconda metà del I secolo d. C.
Contenuto: principalmente salse di pesce, ma non è escluso anche vino.
29

Dr. 9 tarraconese dalla fornace di Tivissa (Tarragona),


attiva tra la fine del I secolo a. C. e il III secolo d. C.
(Revilla Calvo 1993, fig. 16. 10, p. 66)
Dr. 9 tarraconese dalla fornace di Tivissa (Tarragona),
attiva tra la fine del I secolo a. C. e il III secolo d. C.
(Revilla Calvo 1993, fig. 15. 2, p. 65)

Dr. 9 tarraconese da strati di I-metà III secolo d. C.


Fornace di Llafranc (Palafrugell)
(Nolla et al. 1982, fig. 17. 1, p. 174)

Dr. 9 tarraconese da recuperi subacquei, Fos-sur-Mer (Bouches du Rhône)


(Liou 1975, fig. 8. 1, p. 577)
Anfora PE-25

Centri di produzione: Ebusus/Ibiza.


Distribuzione: penisola iberica, Gallia e scarse attestazioni in Italia.
Impasto: impasto compatto di colore crema chiaro e giallo (Munsell 10YR 8/4, 8/6, 8/8, 7/6 e
7/8), con numerosi inclusi molto piccoli e piccoli di colore grigio chiaro e bianchi, rari i rossi,
difficilmente visibili a occhio nudo (tav I. 2).
Descrizione: corpo di forma ovoidale leggermente rastremato verso il basso e spesso segnato
da leggeri solchi esterni, con spalla discendete e collo alto e cilindrico (l’altezza totale è com-
presa tra i 90 e i 95 cm. ca.). L’orlo è a fascia o a sezione triangolare con un leggero incavo nella
parte interna. Le anse, a sezione ellittica e spesso segnate da un unico profondo solco longitu-
dinale nella parte estera, sono impostate nella parte alta del collo e sulla spalla. Il fondo è a
Anfora PE-25 da Ibiza sezione cilindrica e vuoto, con il puntale arrotondato e segnato da un leggero gradino.
(Panella 2001, tav. 13. 95, p. 261)
Datazione: decenni centrali del I secolo d. C.-età severiana.
Contenuto: vino.

30

Anfora PE-25 dalla fornace di Can Rova de Baix (Ibiza),


datata tra il I e il III secolo d. C.
(Ramon Torres 2007, fig. 3. 17, p. 245)

Anfora PE-25 da strati di età severiana (Ibiza)


(Ramon Torres 2007, fig. 8. 2936/2938, p. 253)

Fondi di anfore PE-25 da strati di età severiana (Ibiza)


(Ramon Torres 2007, fig. 9. 3007, 3009-3011, p. 254)
Anfora PE-41

Centri di produzione: Ebusus (Ibiza).


Distribuzione: penisola iberica, Gallia e Italia.
Impasto: impasto compatto di colore crema chiaro e giallo (Munsell 10YR 8/4, 8/6, 8/8, 7/6 e
7/8), con numerosi inclusi molto piccoli e piccoli di colore grigio chiaro e bianchi, rari i rossi,
difficilmente visibili a occhio nudo.
Descrizione: contenitore da trasporto dal corpo ovoidale, spalla discendente e collo cilindrico
con pareti leggermente concave (l’altezza totale è compresa tra gli 80 e gli 85 cm. ca.). L’orlo è
a fascia variamente svasato e ingrossato, spesso ben separato dal collo da un gradino marcato
e con un labbro talvolta pendente. Le anse, a sezione ellittica e segnate da leggeri solchi longi-
Anfora PE-41 da Ibiza tudinali nella parte esterna, sono impostate nella parte alta del collo e sulle spalle. Il fondo è
(Panella 2001, tav. 13. 96, p. 261)
piccolo, di forma troncoconica e vuoto.
Datazione: età augustea-prima metà I secolo d. C.
Contenuto: vino.

31

Anfora PE-41 dalla fornace di Can Rova de Baix (Ibiza),


datata tra il I e il III secolo d. C.
Anfora PE-41 dalla fornace di Can Rova de Baix (Ibiza), (Ramon Torres 2007, fig. 2. 37, p. 244)
datata tra il I e il III secolo d. C.
(Ramon Torres 2007, fig. 2. 36, p. 244)

Anfora PE-41 dalla fornace di Can Rova de BaiIx (Ibiza),


Anfora PE-41 dalla fornace di Can Rova de Baix (Ibiza), datata tra il I e il III secolo d. C.
datata tra il I e il III secolo d. C. (Ramon Torres 2007, fig. 2. 40, p. 244)
(Ramon Torres 2007, fig. 2. 39, p. 244)

Anfora PE-41 dalla fornace di Can Rova de Baix (Ibiza), Anfora PE-41 dalla fornace di Can Rova de Baix (Ibiza),
datata tra il I e il III secolo d. C. datata tra il I e il III secolo d. C.
(Ramon Torres 2007, fig. 2. 41, p. 244) (Ramon Torres 2007, fig. 2. 90, p. 244)
Dressel 2-4 betica

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice).


Distribuzione: penisola iberica e in misura minore Gallia, Britannia e Italia.
Impasto: impasti piuttosto friabili e poco depurati di colore che varia dal rosso chiaro o beige
(Munsell 5YR 7/6, 7/8 o Munsell 7.5YR 7/6, 7/8) al crema molto chiaro (Munsell 10YR 8/3, 8/4).
Gli inclusi sono nella maggior parte dei casi numerosi, più frequenti quelli di piccole e medie
dimensioni, di colore bianco, grigio chiaro e grigio scuro, con rari inclusi piccoli di colore rosso
e marrone chiaro.
Descrizione: contenitore dal corpo di forma ellittica, spalla discendente e ben separata dal
corpo e dal collo. Quest’ultimo si presenta alto e cilindrico con pareti concave. L’orlo è ingros-
sato e può avere una sezione arrotondata o con profilo spigoloso. Le anse, a sezione bifida, sono
impostate sotto l’orlo e sulla spalla. Il fondo, generalmente di forma troncoconica, è massiccio
Dr 2-4 betica e pieno.
(García Vargas, Bernal Casasola 2008,
fig. 4. 2, p. 667) Datazione: 50 a. C.-50 d. C.
Contenuto: vino.

32

Dr. 2-4 betica dalla fornace di Guadarranque (Cadice)


(Beltrán Lloris 1977, fig. 28, p. 131)

Dr. 2-4 betiche dalla fornace di Guadarranque (Cadice)


(Beltrán Lloris 1977, fig. 26, p. 131)

Dr. 2-4 betiche dalla fornace di Guadarranque (Cadice) Anse e fondo di Dr. 2-4 betica dalla fornace di Guadarranque (Cadice)
(Beltrán Lloris 1977, fig. 27, p. 131) (Beltrán Lloris 1977, fig. 29, p. 131)
Haltern 70 di età augusteo-claudia

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice e costa mediterranea).

Distribuzione: penisola iberica, nord Africa, Gallia, Britannia, Germania e Italia.


Impasto: impasti piuttosto friabili e poco depurati di colore che varia dal rosso chiaro o beige
(Munsell 5YR 7/6, 7/8 o Munsell 7.5YR 7/6, 7/8) al crema molto chiaro (Munsell 10YR 8/3, 8/4).
Gli inclusi sono nella maggior parte dei casi numerosi, più frequenti quelli di piccole e medie
dimensioni, di colore bianco, grigio chiaro e grigio scuro, con rari inclusi piccoli di colore rosso
e marrone chiaro (tav. I. 3-4).
Descrizione: corpo di forma ovoidale e pareti spesso schiacciate e verticali (l’altezza è com-
presa tra gli 85 e i 90 cm. ca.), con spalla discendente direttamente unita al collo cilindrico;
quest’ultimo presenta pareti concave e svasate. Le anse, a sezione semicircolare o ellittica, sono
spesso caratterizzate da un profondo solco longitudinale nella parte esterna e sono impostate
sotto il collo e sulla spalla. L’orlo, a fascia poco ingrossata e svasato, è ben separato dal collo da
Haltern 70 da Lione un gradino più o meno marcato. Il fondo è poco sviluppato, pieno e a sezione troncoconica, con
(De Almeida 2008, fig. 31. 7, p. 106)
un bottone di argilla spesso presente nella parte interna.
Datazione: 50 a. C.-50 d. C.
Contenuto: vino, ma anche defructum e olive.
33

Haltern 70 da strati datati tra il 10 a. C. e il 30 d. C. (Augst)


(Martin-Kilcher 1994, tav. 177. 3788, vol. 3)

Haltern 70 da strati della tarda età augustea (Roma)


(Ferrandes 2008, fig. 4. 15, p. 274)

Haltern 70 da strati datati entro la prima metà del I secolo d. C. (Augst)


(Martin-Kilcher 1994, tav. 177. 3790, vol. 3)

Haltern 70 da strati di età augustea-età giulio/claudia (Roma)


(Bertoldi 2011, tav. I. 7, p. 152)
Haltern 70 di età flavia

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice e costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica, nord Africa, Gallia, Britannia e Italia.
Impasto: impasti piuttosto friabili e poco depurati di colore che varia dal rosso chiaro o beige
(Munsell 5YR 7/6, 7/8 o Munsell 7.5YR 7/6, 7/8) al crema molto chiaro (Munsell 10YR 8/3, 8/4).
Gli inclusi sono nella maggior parte dei casi numerosi, più frequenti quelli di piccole e medie
dimensioni, di colore bianco, grigio chiaro e grigio scuro, con rari inclusi piccoli di colore rosso
e marrone chiaro (tav. I. 3-4).
Descrizione: le Haltern 70 di età flavia, rispetto a quelle più antiche di età augusteo-claudia,
tendono a diminuire di altezza e ad assumere un corpo più affusolato e a sezione troncoco-
nica. Il collo presenta pareti concave e svasate. L’orlo, alto e troncoconico unito al collo o più
Haltern 70 da Augst raramente separato da esso da un leggero gradino, è caratterizzato da un piccolo labbro leg-
(Panella 2001, tav. 16. 118, p. 266) germente accennato. Le anse a sezione ellittica o semicircolare, presentano un profondo solco
longitudinale lungo la parte esterna e sono impostate subito sotto l’orlo e sulla spalla. Il fondo
è conico e pieno, con il puntale leggermente arrotondato.
Datazione: seconda metà del I secolo d. C.
Contenuto: vino, ma anche defructum e olive.
34

Haltern 70 da strati datati tra il 50 e il 150 d. C. (Augst)


(Martin-Kilcher 1994, tav. 179. 3818, vol. 3)

Haltern 70 da strati di età flavia (Roma)


(Rizzo 2003, tav. XXXVI. 188, p. 190)

Haltern 70 da strati datati tra il 70 e il 170 d. C. (Augst)


(Martin-Kilcher 1994, tav. 179. 3824, vol. 3) Haltern 70 da Augst
(Martin-Kilcher 1994, tav. 179. 3821, vol. 3)
Haltern 70 tarda

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice e costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica, Gallia, Britannia e Italia.
Impasto: impasti piuttosto friabili e poco depurati di colore che varia dal rosso chiaro o beige
(Munsell 5YR 7/6, 7/8 o Munsell 7.5YR 7/6, 7/8) al crema molto chiaro (Munsell 10YR 8/3, 8/4).
Gli inclusi sono nella maggior parte dei casi numerosi, più frequenti quelli di piccole e medie
dimensioni, di colore bianco, grigio chiaro e grigio scuro, con rari inclusi piccoli di colore rosso
e marrone chiaro (tav. I. 3-4).
Descrizione: contenitore dal corpo affusolato e fortemente rastremato verso il basso. Spalle
Haltern 70 da Augst discendenti e direttamente unite all’orlo, che si presenta molto sviluppato e a imbuto, con
(Panella 2001, tav. 16. 119, p. 266) talvolta un piccolo labbro leggermente rigonfio. Le anse, a sezione circolare o semicircolare,
sono impostate subito sotto l’orlo e sulle spalle. Il fondo è piccolo, pieno e conico, con il puntale
arrotondato.
Datazione: II secolo d. C.
Contenuto: vino.

35

Haltern 70 tarda da strati del II secolo d. C. (Mainz)


(Remesal, Carreras 2004, fig. 31. 2336, pag. 34)

Haltern 70 tarda da strati datati tra il 130 e il 190 d. C. (Augst)


(Martin-Kilcher 1994, tav. 258. 5821, vol. 3)
Dressel 28

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice e costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica, Gallia, Britannia, Germania e Italia.
Impasto: si tratta di impasti poco depurati e generalmente friabili, di colore che varia dal
beige, al giallo chiaro (Munsell 10YR 7/4, 8/4 e 7/6, 8/6) e ad alcune tonalità del verde chiaro,
bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Gli inclusi sono numerosi, di piccole dimensioni e di
colore grigio chiaro e grigio scuro, più rari gli inclusi piccoli di colore rosso e marrone chiaro
(tav. I. 5).
Descrizione: contenitore con corpo a trottola e ampia spalla (l’altezza totale è compresa tra
Dr. 28 i 55 e i 60 cm. ca.), sulla quale è impostato un basso collo cilindrico con pareti leggermente
(Panella 2001, tav. 16. 115, p. 266) svasate. L’orlo ha un doppio gradino che negli esemplari più antichi è ben sviluppato e con un
ampio solco, mentre negli esemplari più recenti quest’ultimo tende a restringersi e il doppio
gradino è quasi unito. Le anse, a sezione ellittica variamente schiacciata, presentano talvolta
solchi longitudinali nella parte esterna e sono impostate sulla parte alta del collo o subito sotto
l’orlo (negli esemplari più tardi) e sulla spalla. Il fondo è piatto o più spesso con un basso anello
e leggermente concavo.
Datazione: età giulio/claudia-inizi III secolo d. C.
Contenuto: vino.
36

Dr. 28 da strati datati tra il 30 e il 70 d. C. (Augst)


(Martin-Kilcher 1994, tav. 128. 2485, vol. 3)

Dr. 28 da strati della seconda metà del I secolo d. C.


Fornace di Hospital de las Cinco Llagas (Siviglia)
(García Vargas 2000b, fig. 5. 1, p. 258)

Dr. 28 da strati di età flavia (Lione) Dr. 28 da strati datati tra il 240 e il 250 d. C. (Ostia)
(Dangréaux, Desbat 1987-1988, fig. 20. 1, p. 146) Ostia (Ostia I, tav. XL. 549)
Gauloise 4 betica

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice e costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano
tutte le produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un
colore che varia dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4)
e al crema chiaro (Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità
del verde chiaro, bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e
si passa da impasti piuttosto depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e
bianco, a impasti ricchi di inclusi di piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio
chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli di colore rosso. Rara la presenza di inclusi micacei, at-
Gauloise 4 betica
dalla fornace de Los Matagallares (Granada)
testati solo in alcune produzioni (tav. II. 9-11).
(Bernal Casasola 2000, fig. 22. 88, p. 346) Descrizione: contenitore con ampio corpo a trottola e spalla molto sviluppata, sulla quale è
impostato un basso e stretto collo cilindrico con pareti leggermente concave. Piccolo orlo a fa-
scia, talvolta con un leggero solco nella parte esterna, e labbro arrotondato. Nella parte interna
dell’orlo è spesso presente un gradino piuttosto accentuato. Le anse, a sezione semicircolare o
ellittica, talvolta schiacciate, sono impostate sul collo e sulla spalla. Il fondo è piatto, con un
basso anello.
Datazione: II-inizi IV secolo d. C. 37
Contenuto: vino.

Gauloise 4 betica dalla fornace de Los Matagallares (Granada),


attiva durante il III secolo d. C.
(Bernal Casasola 2000, fig. 22. 89, p. 346)

Gauloise 4 betica dalla fornace de la Loma de Ceres, Molvízar (Granada),


attiva tra il III e il IV secolo d. C.
(Bernal Casasola 2000, fig. 8. 6, p. 332)
Dressel 30 betica

Centri di produzione: Hispania Baetica (costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano
tutte le produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un
colore che varia dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4)
e al crema chiaro (Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità
del verde chiaro, bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e
si passa da impasti piuttosto depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e
bianco, a impasti ricchi di inclusi di piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio
Dr. 30 betica
chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli di colore rosso. Rara la presenza di inclusi micacei, at-
(Bernal Casasola 2000, fig. 47, p. 371) testati solo in alcune produzioni (tav. II. 9-11).
Descrizione: corpo a trottola con ampia spalla fortemente discendente, direttamente unita
a un basso e stretto collo troncoconico o cilindrico con pareti concave. Piccolo orlo a fascia ben
separato dal collo, che nella parete esterna si presenta verticale o poco svasato, con un labbro
talvolta leggermente rigonfio. Le anse a fascia, molto schiacciate e spesso con un ampio solco
longitudinale lungo la parte esterna, sono impostate sul collo e sulla spalla. Il fondo può essere
basso e cilindrico o piano e leggermente concavo.
Datazione: II-III secolo d. C.
38
Contenuto: vino.

Dr. 30 betica dalla fornace di Los Matagallares (Granada),


attiva durante il III secolo d. C.
(Bernal Casasola 1998, fig. 104. 110, 112, p. 278)
Dr. 30 betica dalla fornace della Finca del Secretario, Fuengirola (Málaga),
attiva tra la fine del I e la metà del IV secolo d. C.
(Bernal Casasola 2000, fig. 4. 1, p. 328)

Dr. 30 betica dalla fornace di Los Matagallares (Granada), Fondi di Dr. 30 betica dalla fornace di Los Matagallares (Granada),
attiva durante il III secolo d. C. attiva durante il III secolo d. C.
(Bernal Casasola 1998, fig. 104. 113, 115, p. 278) (Bernal Casasola 1998, fig. 106. 130-131, p. 280)
Matagallares I

Centri di produzione: Hispania Baetica (costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica, scarse attestazioni in Gallia.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano
tutte le produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un
colore che varia dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4)
e al crema chiaro (Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità
del verde chiaro, bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e
si passa da impasti piuttosto depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e
bianco, a impasti ricchi di inclusi di piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio
chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli di colore rosso. Rara la presenza di inclusi micacei, atte-
Matagallares I dalla fornace de Los
Matagallares (Granada)
stati solo in alcune produzioni (tav. II. 9-11).
(García Vargas, Bernal Casasola 2008, Descrizione: corpo di forma ovoidale con ampia spalla leggermente discendente, sulla quale è
fig. 6. 3, p. 671)
impostato un collo cilindrico. Semplice orlo svasato, che presenta nella parete esterna due o tre
stretti e profondi solchi paralleli, mentre nella parete interna una leggera inflessione; il labbro
è a sezione triangolare. Le anse impostate subito sotto l’orlo e sulla spalla, sono a fascia, molto
schiacciate e con una caratteristica modanatura longitudinale lungo la parte esterna. Il fono è
piano, privo di anello e con andamento concavo.
Datazione: III secolo d. C. 39
Contenuto: vino.

Matagallares I dalla fornace di Los Matagallares (Granada),


attiva durante il III secolo d. C.
(Bernal Casasola 2000, fig. 35. 3, p. 359)

Matagallares I dalla fornace di Los Matagallares (Granada),


attiva durante il III secolo d. C.
(Bernal Casasola 2000, fig. 35. 2, p. 359)

Matagallares I dalla fornace di Los Matagallares (Granada), Matagallares I dalla fornace di Los Matagallares (Granada),
attiva durante il III secolo d. C. attiva durante il III secolo d. C.
(Bernal Casasola 2000, fig. 35. 4, p. 359) (Bernal Casasola 2000, fig. 35. 5, p. 359)
Beltrán 68

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice).


Distribuzione: penisola iberica, scarse attestazioni in Italia.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano tutte le
produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un colore che varia
dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4) e al crema chiaro
(Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità del verde chiaro, bianco
(Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e si passa da impasti piuttosto
depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e bianco, a impasti ricchi di inclusi di
piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli di
colore rosso. Rara la presenza di inclusi micacei, attestati solo in alcune produzioni (tav. II. 9-11).
Beltrán 68 dal relitto Cabrera III (Maiorca) Descrizione: contenitore da trasporto di forma ovoidale, leggermente rastremato verso il basso e
(Bernal Casasola 1996, fig. 1B, p. 262)
con numerosi solchi paralleli lungo tutta la parte esterna. La spalla è piuttosto ampia e leggermente
discendente, sulla quale è impostato un basso collo troncoconico. L’orlo è verticale o tendenzialmente
svasato, talvolta con un piccolo labbro semplice e rigonfio. Le anse a fascia e schiacciate, sono impo-
state subito sotto al labbro e sulla parte alta della spalla. Il fondo è ben separato dal corpo e di forma
cilindrica, con un basso puntale ad anello.
Datazione: metà III-metà V secolo d. C.
40 Contenuto: vino.

Beltrán 68 da recuperi subacquei,


Beltrán 68 da recuperi subacquei, Bahía de Algeciras (Cadice) Bahía de Algeciras (Cadice)
(Bernal Casasola 1996, fig. 6, p. 267) (Bernal Casasola 1996, fig. 6, p. 267

Beltrán 68 da strati della prima metà del IV secolo d. C. Beltrán 68 dal relitto di Cabrera III (Maiorca),
Fornace del Puente Melchor, Puerto Real (Cadice) datato poco oltre la metà del III secolo d. C.
(Bernal Casasola 2000, fig. 24. 4, p. 348) (Bernal Casasola 1996, fig. 5. 3, p. 266)
Keay XLI

Centri di produzione: Hispania Baetica (costa mediterranea). Attestata anche una produ-
zione nord africana.
Distribuzione: penisola iberica, scarse attestazioni in Gallia e Italia. Attestata anche una
produzione nord africana
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano tutte le
produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un colore che varia
dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4) e al crema chiaro
(Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità del verde chiaro, bian-
co (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e si passa da impasti piutto-
sto depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e bianco, a impasti ricchi di inclusi
di piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli
di colore rosso. Rara la presenza di inclusi micacei, attestati solo in alcune produzioni. (tav. II. 9-11)
Keay XLI
(García Vargas, Bernal Casasola 2008, Descrizione: corpo piriforme fortemente rastremato verso il basso e direttamente unito alla
fig. 6. 4, p. 671)
spalla ampia e discendente. Il collo è basso e stretto con pareti più spesso concave e svasate,
ma talvolta anche leggermente convesse. L’orlo si presenta sia troncoconico con le pareti rivolte
verso l’interno, sia a sezione triangolare. Le anse, impostate sotto il collo e sulla spalla, sono a
sezione ellittica e schiacciate nella parte centrale esterna.
Datazione: terzo quarto del III-metà V secolo d. C.
41
Contenuto: vino.

Keay XLI dalla fornace di Los Matagallares (Granada),


attiva durante il III secolo d. C.
(Bernal Casasola 1998, fig. 94. 63, p. 261)

Keay XLI dalla fornace di Los Matagallares (Granada),


attiva durante il III secolo d. C.
(Bernal Casasola 1998, fig. 94. 61, p. 261)
Keay XLI dalla fornace di Los Matagallares (Granada),
attiva durante il III secolo d. C.
(Bernal Casasola 1998, fig. 94. 64, p. 261)

Keay XLI dalla Fornace di Los Barreros (Granada), Keay XLI da strati di IV-V secolo d. C.
attiva tra il III e l’inizio del V secolo d. C. Fornace di Torrox (Málaga)
(Bernal Casasola 2000, fig. 6. 21, p. 330) (Serrano Ramos 2004, fig. 25, p. 185)
Dressel 20

Centri di produzione: Hispania Baetica (valle del Guadalquivir e costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica, nord Africa, Gallia, Britannia, Germania e Italia, in misura
minore Mediterraneo orientale, Pannonia e penisola balcanica.
Impasto: sono attestati due tipi di impasto più frequenti, uno più compatto e più depurato
e di colore che varia dal grigio chiaro nell’interno (Munsell 10YR 7/1, 6/1) al crema, nocciola
chiaro all’esterno (Munsell 10YR 7/3, 7/4), con numerosi piccoli inclusi di colore grigio chiaro
e scuro e bianchi, il secondo impasto è meno compatto e meno depurato, di colore che varia
entro le tonalità del crema, nocciola chiaro e con numerosi inclusi sabbiosi di piccole e medie
dimensioni (tav. I. 6-7).
Descrizione: ampio contenitore di forma globulare con pareti spesse (l’altezza totale è com-
presa tra i 70 e i 90 cm. ca.). La morfologia del collo e dell’orlo variano sensibilmente tra gli
esemplari della prima età imperiale e quelli di II e III secolo. Il collo, sempre cilindrico e a
sezione concava, è alto e sviluppato negli esemplari più antichi mentre tende progressivamente
Dr. 20 da Altenstadt (Assia) a divenire più basso in quelli di III secolo. L’orlo degli esemplari più antichi di età augustea e
(Panella 2001, tav. 17. 123, p. 267) tiberiano/claudia è semplicemente ingrossato e arrotondato, a partire dalla metà del I secolo
d. C. l’orlo tende ad assumere un profilo triangolare con un profondo solco nella parte interna
(caratteristica costante delle Dr. 20 datate tra l’età flavia e quella antonina), gli esemplari di
42 età severiana e di III secolo hanno un semplice orlo a sezione triangolare. Le anse, a sezione
circolare e massicce, sono impostate direttamente sul collo e nella parte alta del corpo. Il fondo
è piccolo e a bottone, con un piccolo grumo di argilla nella parte interna.
Datazione: età augustea-III secolo d. C. (per una cronologia più specifica delle Dr. 20 si veda
sopra nella voce descrizione o si veda le tavole allegate nn. 1 e 2 in Martin-Kilcher 1987).
Contenuto: olio.

Dr. 20 da strati datati tra il 10 e il 30 d. C. (Augst)


Dr. 20 da strati datati tra il 50 e il 70 d. C. (Augst)
(Martin-Kilcher 1987, tav. 5. 95)
(Martin-Kilcher 1987, tav. 37. 683)

Fondo di Dr. 20 da strati della seconda metà del I secolo d. C.


Dr. 20 da strati datati tra il 240 e il 250 d. C. (Ostia) Fornace di Hospital de las Cinco Llagas (Siviglia)
(Ostia I, tav. XXXII, 513) (García Vargas 2000b, fig. 5. 8, p. 258)
Dressel 23

Centri di produzione: Hispania Baetica (valle del Guadalquivir e costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica, nord Africa, Gallia, Britannia, Germania e Italia, in misura
minore Mediterraneo orientale e penisola balcanica.
Impasto: sono attestati due tipi di impasto più frequenti, uno più compatto e più depurato e di
colore che varia dal grigio chiaro nell’interno (Munsell 10YR 7/1, 6/1) al crema, nocciola chiaro
all’esterno (Munsell 10YR 7/3, 7/4), con numerosi piccoli inclusi di colore grigio chiaro e scuro
Dr. 23 da Albenga (SV) e bianchi, il secondo impasto è meno compatto e meno depurato, di colore che varia entro le
(Panella 2001, tav. 17. 125, p. 267) tonalità del crema, nocciola chiaro e con numerosi inclusi sabbiosi di piccole e medie dimensioni
(tav. I. 8).
Descrizione: piccolo contenitore di forma globulare (l’altezza totale è compresa tra i 46 e i 54
cm. ca.). Basso collo cilindrico con pareti fortemente concave, sul quale è impostato un piccolo
orlo a sezione triangolare, con un leggero solco nella parte interna, variamente accentuato.
Piccole anse a orecchia, con andamento circolare e rialzate, impostate tra il collo e la parte alta
del corpo. Il fondo è piccolo e appuntito.
Datazione: metà III secolo-V secolo d. C.
Contenuto: olio
43

Dr. 23 da strati di fine III secolo d. C.


Fornace di Hospital de las Cinco Llagas (Siviglia)
(García Vargas 2000b, fig. 6. 11, p. 259)

Dr. 23 da strati datati al V secolo d. C. (Ostia)


(Ostia IV, tav. XXIV. 135)

Dr. 23 da strati datati tra il 310 e il 350 (Augst)


(Martin-Kilcher 1987, tav. 61. 923)

Dr. 23 da strati del III-prima metà IV secolo d. C.


Fornace de la Huerta del Rincón, Torremolinos (Málaga)
(Bernal Casasola 2000, fig. 5. 52, p. 329)
Keay XIIIC-D

Centri di produzione: Hispania Baetica (valle del Guadalquivir e costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica, Gallia e Italia.
Impasto: sono attestati due tipi di impasti più frequenti, uno più compatto e più depurato e di
colore che varia dal grigio chiaro nell’interno (Munsell 10YR 7/1, 6/1) al crema, nocciola chiaro
Keay XIII C-D all’esterno (Munsell 10YR 7/3, 7/4), con numerosi piccoli inclusi di colore grigio chiaro e scuro e
(Remolà Vallverdú 2000, fig. 54. 3, p. 175) bianchi, il secondo impasto è meno compatto e meno depurato, di colore che varia entro le tona-
lità del crema, nocciola chiaro e con numerosi inclusi sabbiosi di piccole e medie dimensioni.
Descrizione: piccolo contenitore dal corpo globulare, breve collo concavo, ben separato dall’or-
lo che si presenta espanso e di forma arrotondata, con un marcato incavo nella parte interna.
Le anse, a orecchia, hanno una sezione circolare e sono impostate sotto il collo e nella parte alta
del corpo. Il fondo è appena accennato, con un piccolo puntale arrotondato.
Datazione: IV-inizi VI secolo d. C.
Contenuto: olio.

44

Keay XIII C-D da strati di metà V secolo d. C. (Tarracona) Keay XIII C-D da strati di metà V secolo d. C. (Tarracona)
(Remolà Vallverdú 2000, fig. 58. 1, p. 181) (Remolà Vallverdú 2000, fig. 58. 6, p. 181)

Keay XIII C-D da strati di metà V secolo d. C. (Tarracona) Keay XIII C-D da strati di metà V secolo d. C. (Tarracona)
(Remolà Vallverdú 2000, fig. 58. 7, p. 181) (Remolà Vallverdú 2000, fig. 60. 5, p. 183)
Dressel 21-22 betica

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice).


Distribuzione: penisola iberica, scarse attestazioni in Italia.
Impasto: probabile contenitore di produzione betica, con un impasto di colore rosso mattone
(Munsell 10R 6/6, 5/6) o rosato, più raramente arancione (Munsell 2.5YR 6/6) con numerosi
inclusi di colore bianco e un ingabbiatura di colore crema. Attestati anche impasti con tonalità
chiare del verde (cfr. Étienne, Mayet 2002, pp. 120-122) .
Descrizione: contenitore dal corpo cilindrico e affusolato nella parte bassa, con corta spalla
ben separata dal corpo e ampio collo cilindrico o troncoconico. L’orlo è a doppio gradino, con il
labbro superiore a fascia o leggermente ingrossato. Le anse, impostate subito sotto l’orlo e sulla
Dr. 21-22 betica da Saragozza
spalla, hanno una sezione a fascia schiacciata, con solchi longitudinali nella parte esterna. Il
(Étienne, Mayet 2002, fig. 30. 1, p. 121)
fondo è troncoconico, corto e pieno, con il puntale arrotondato.
Datazione: seconda metà I secolo a. C.-età augustea e poco oltre?
Contenuto: salse di pesce?

45

Dr. 21-22 betica da da strati datati


tra la seconda metà del I secolo a. C e l’età augustea (Baelo Claudia/Tarifa)
(Étienne, Mayet 2002, fig. 30. 3, p. 121)

Dr. 21-22 betica da strati datati


tra la seconda metà del I secolo a. C e l’età augustea (Baelo Claudia/Tarifa)
(Étienne, Mayet 2002, fig. 30. 5, p. 121)
Dressel 7

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice e costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica, nord Africa, Gallia, Britannia, Germania e Italia, in misura
minore Mediterraneo orientale.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano
tutte le produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un
colore che varia dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3. 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4)
e al crema chiaro (Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità
del verde chiaro, bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e
si passa da impasti piuttosto depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e
bianco, a impasti ricchi di inclusi di piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio
chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli di colore rosso (tav. II. 9-11). Rara la presenza di inclusi
Dr. 7 micacei, attestati solo in alcune produzioni (cfr. García Vargas 1998, pp. 155-185).
(Martin-Kilcher 1994, fig. 170. 3, p. 394)
Descrizione: contenitore da trasporto di forma ovoidale (l’altezza totale è compresa tra i 77 e
i 90 cm. ca.), con corta spalla discendente direttamente unita al corpo. Il collo, alto e cilindrico,
con pareti verticali o lievemente concave, è ben separato dal corpo. L’orlo è a fascia verticale
o con un labbro leggermente svasato. Le anse sono impostate nella parte alta del collo e sulla
spalla e in linea generale si presentano a sezione ellittica variamente schiacciata, con talvolta
leggeri solchi longitudinali nella parte esterna. Il fondo è vuoto e a sezione cilindrica. Per que-
46
sto tipo di contenitore è stata proposta una ulteriore suddivisione in quattro varianti (Dr. 7A,
B, C e D), che presuppongono una notevole variabilità nell’esecuzione delle singole parti (cfr.
García Vargas 1998, pp. 77-82).
Datazione: età augustea-età flavia.
Contenuto: salse di pesce.

Dr. 7 da strati di fine I secolo a. C.-metà I secolo d. C.


Fornace di Torre Alta, Puerto Real (Cadice)
(García Vargas 1998, fig. 65. 2, p. 383)

Dr. 7 dalla fornace di Gallineras, S. Fernando (Cadice),


attiva durante gli ultimi anni del I secolo a. C. Dr 7 da strati datati tra l’80 e il 90 d. C. (Ostia)
(García Vargas 1998, fig. 37. 2, p. 355) (Ostia III, tav. LXIX. 634)
Dressel 8

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice e costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica, nord Africa, Gallia, Britannia, Germania e Italia, in misura
minore Mediterraneo orientale, Pannonia e penisola balcanica.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano
tutte le produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un
colore che varia dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4)
e al crema chiaro (Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità
del verde chiaro, bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e
si passa da impasti piuttosto depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e
bianco, a impasti ricchi di inclusi di piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio
chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli di colore rosso (tav. II. 9-11). Rara la presenza di inclusi
micacei, attestati solo in alcune produzioni (cfr. García Vargas 1998, pp. 155-185).
Descrizione: contenitore dal corpo ovoidale (l’altezza totale è compresa tra gli 85 cm. e poco ol-
tre il metro), con una corta spalla discendente appena accennata, direttamente unita a un alto
collo troncoconico. L’orlo, svasato e ingrossato, è ben separato dal collo da un gradino accen-
tuato. Le anse, a fascia o a sezione ellittica, presentano talvolta due leggeri solchi longitudinali
Dr. 8 nella parte esterna; sono impostate subito sotto l’orlo e sulla spalla, e sono caratterizzate da un
(Martin-Kilcher 1994, fig. 170. 5, p. 394) alto gomito. Il fono è alto e vuoto, con una sezione cilindrica o più spesso troncoconica e con un
puntale leggermente convesso. 47

Datazione: fine I secolo a. C.-età flavia.


Contenuto: salse di pesce.

Dr. 8 da strati datati tra l’80 e il 90 d. C. (Ostia)


(Ostia III, tav. LXIX. 635)
Dr. 8 da strati del terzo quarto del I secolo d. C. (Berenice/Benghazi)
Berenice (Riley 1979, fig. 76. 137)
Dressel 9

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice e costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica, nord Africa, Gallia, Britannia, Germania e Italia, in misura
minore Mediterraneo orientale, Pannonia e penisola balcanica.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano
tutte le produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un
colore che varia dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4)
e al crema chiaro (Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità
del verde chiaro, bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e
si passa da impasti piuttosto depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e
bianco, a impasti ricchi di inclusi di piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio
chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli di colore rosso (tav. II. 9-11). Rara la presenza di inclusi
Dr. 9
micacei, attestati solo in alcune produzioni (cfr. García Vargas 1998, pp. 155-185).
(Martin-Kilcher 1994, fig. 170. 4, p. 394)
Descrizione: corpo di forma ovoidale (l’altezza totale è compresa tra gli 80 e gli 85 cm. ca.),
direttamente unito a una corta spalla discendente. Il collo, a sezione cilindrica, con pareti
leggermente concave e svasate, è ben separato dall’orlo mediante un gradino marcato. L’orlo è
molto svasato e termina sovente con un labbro pendente. Le anse sono corte, a sezione ellittica
e sono impostate sul collo e sulla spalla. Il fondo, direttamente unito al corpo, è poco sviluppato,
vuoto e troncoconico.
48
Datazione: metà I secolo a. C.-tarda età flavia.
Contenuto: salse di pesce.

Dr. 9 da strati datati tra il 50 e il 100 d. C. (Fiesole)


Dr. 9 da strati della tarda età augustea (Roma) (Fagella 1990, tav. 60. 61, p. 405)
(Ferrandes 2008, fig. 4. 19, p. 274)

Dr. 9 dalla fornace di Cerro de los Mártires, San Fernando (Cadice),


Dr. 9 da strati della prima metà del I secolo d. C. (Augst) attiva tra gli ultimi decenni del I secolo a. C. e i primi decenni del I secolo d. C.
(Martin-Kilher 1994, tav. 190. 4006, vol. 3) (Beltrán Lloris 1977, fig. 5. 31, pag. 121)
Dressel 10

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice e costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica, nord Africa, Gallia, Britannia, Germania e Italia, in misura
minore Mediterraneo orientale.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano
tutte le produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un
colore che varia dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4)
e al crema chiaro (Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità
del verde chiaro, bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e
si passa da impasti piuttosto depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e
bianco, a impasti ricchi di inclusi di piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio
chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli di colore rosso (tav. II. 9-11). Rara la presenza di inclusi
micacei, attestati solo in alcune produzioni (cfr. García Vargas 1998, pp. 155-185).
Descrizione: corpo di forma ovoidale (l’altezza totale è compresa tra i 75 e gli 85 cm. ca.), corta
Dr. 10 spalla e largo collo a sezione cilindrica con pareti concave. L’orlo, di modeste dimensioni, è ben
(Martin-Kilcher 1984, fig. 170. 2, p. 394) separato dal collo da un gradino molto accentuato e si presenta a fascia, leggermente svasato e
con un labbro variamente pendente. Le anse, impostate sulla parte alta del collo e sulla spalla,
sono a sezione ellittica con leggeri solchi longitudinali che compaiono sovente nella parte ester-
na. Il fondo è poco sviluppato, vuoto e a sezione troncoconica, con il puntale leggermente arro- 49
tondato. Per questo tipo di contenitore è stata proposta una ulteriore suddivisione in quattro
varianti (Dr. 10A, B, C e D), che presuppongono una notevole variabilità nell’esecuzione delle
singole parti (cfr. García Vargas 1998, pp. 87-93).
Datazione: ultimi anni del I secolo a. C.-età flavia.
Contenuto: salse di pesce.

Dr. 10 dalla fornace di Cerro de los Mártires, San Fernando (Cadice),


attiva tra gli ultimi decenni del I secolo a. C. e Dr. 10 dalla fornace di Cerro de los Mártires, San Fernando (Cadice),
i primi decenni del I secolo d. C. attiva tra gli ultimi decenni del I secolo a. C. e i primi decenni del I secolo d. C.
(Beltrán Lloris 1977, fig. 7. 65, pag. 122) (Beltrán Lloris 1977, fig. 4. 3, pag. 121)

Dr. 10 da strati della prima metà del I secolo d. C. (Augst)


(Martin-Kilcher 1994, tav. 186. 3936, vol. 3)

Dr. 10 da strati datati tra l’80 e il 90 d. C. (Ostia)


(Ostia II, tav. XXXVIII. 564)
Dressel 12

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice e costa mediterra-


nea).
Distribuzione: penisola iberica, Gallia e Italia, scarse attestazioni in Bri-
tannia.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che
caratterizzano tutte le produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della
costa mediterranea sono di un colore che varia dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y
8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4) e al crema chiaro (Munsell
7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità del verde
chiaro, bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia
molto e si passa da impasti piuttosto depurati con piccolissimi inclusi di colore
Dr. 12 dalla fornace di grigio, grigio chiaro e bianco, a impasti ricchi di inclusi di piccole e medie di-
Puente Melhor, Puerto Real (Cadice) mensioni sempre di colore grigio, grigio chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli
(García Vargas 1998, fig. 58. 2, p. 376) di colore rosso (tav. II. 9-11). Rara la presenza di inclusi micacei, attestati solo
in alcune produzioni (cfr. García Vargas 1998, pp. 155-185).
Descrizione: contenitore alto e affusolato di altezza totale compresa tra gli
85 cm. e poco oltre il metro, con un collo ben sviluppato e fortemente concavo.
50 La morfologia dell’orlo varia molto: negli esemplari più antichi si presenta a
fascia e ben separato dal collo, negli esemplari del I secolo d. C. l’orlo tende
Dr. 12 da Pompei ad assumere una forma più svasata, fino a divenire sempre più articolato e
(Panella 2001, tav. 15. 111, p. 265) pendente negli esemplari più tardi. Le anse, a fascia e con leggeri solchi lon-
gitudinali nella parte esterna, sono sempre impostate immediatamente sotto
l’orlo e sopra la spalla. Il fondo è alto e pieno, con il puntale arrotondato.
Datazione: metà I secolo a. C.-inizi III secolo d. C.
Contenuto: salse di pesce.

Dr. 12 da strati datati tra il 10 a. C. e il 10 d. C. (Augst)


(Martin-Kilcher 1994, tav. 186. 3930, vol. 3)

Dr. 12 da strati di età flavia. Dr. 12 da strati datati tra il II e l’inizio del III secolo d. C.
Fornace di Puente Melhor, Puerto Real (Cadice) Fornace di Puente Melhor, Puerto Real (Cadice)
(García Vargas 1998, fig. 54. 4, p. 372) (García Vargas 1998, fig. 57. 3, p. 375)
Dressel 14

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice e costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica, Gallia e Italia, in misura minore nord Africa e Britannia,
scarse attestazioni nel Mediterraneo orientale.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano
tutte le produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un
colore che varia dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4)
e al crema chiaro (Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità
del verde chiaro, bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e
si passa da impasti piuttosto depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e
bianco, a impasti ricchi di inclusi di piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio
chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli di colore rosso (tav II. 9-11). Rara la presenza di inclusi
micacei, attestati solo in alcune produzioni (cfr. García Vargas 1998, pp. 155-185).
Descrizione: corpo di forma ellittica (l’altezza totale è compresa tra i 90 e i 100 cm. ca.), con
spalla molto discendente e poco accennata. Il collo è cilindrico o troncoconico, ben separato
dall’orlo che si presenta rigonfio e arrotondato. Le anse, a sezione ellittica o ovoidale, presen-
tano generalmente un solco longitudinale nella superficie esterna e sono impostate sotto l’orlo
Dr. 14 dal relitto di Guardias Viejas (Almería) e sulla spalla. Il fondo, spesso ben separato dal corpo e di forma conica, è vuoto e ampio. Nei
(Panella 2001, tav. 15. 112, p. 265) modelli più tardi di III secolo d. C. questo contenitore tende a ridursi di grandezza.
51
Datazione: età tiberiana-prima metà III secolo d. C.
Contenuto: salse di pesce.

Dr. 14 dalla fornace de la Carretería (Málaga),


attiva tra la metà I alla metà del II secolo d. C.
(García Vargas 2000a, fig. 28. 4, p. 162)

Fondo di Dr. 14 da strati della seconda metà del I-inizi II secolo d. C.


Fornace de la Huerta del Rincón, Torremolinos (Málaga)
(García Vargas 2000a, fig. 30. 8, p. 164)

Dr. 14 da strati datati tra l’80 e il 90 d. C. (Ostia)


(Ostia III, tav. LX. 529)
Dressel 17

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice e costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica e in misura minore Gallia e Italia.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano
tutte le produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un
colore che varia dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4)
e al crema chiaro (Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità
del verde chiaro, bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e
si passa da impasti piuttosto depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e
bianco, a impasti ricchi di inclusi di piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio
chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli di colore rosso (tav. II. 9-11). Rara la presenza di inclusi
micacei, attestati solo in alcune produzioni (cfr. García Vargas 1998, pp. 155-185).
Descrizione: alto contenitore di forma affusolata (l’altezza totale è di 120 cm. ca.), con spalla
breve e discendente, unita direttamente all’alto collo cilindrico o con pareti concave. L’orlo è
svasato e a fascia, con un labbro in alcuni casi leggermente pendente. Le anse, massiccie e
a sezione ellittica o ovoidale, sono impostate sull’orlo o subito sotto e sulla spalla. Il fondo si
presenta piccolo, pieno e a sezione cilindrica, con un piccolo anello in prossimità del puntale.
52 Datazione: seconda metà I-metà II secolo d. C.
Dr. 17 da Ostia Contenuto: salse di pesce.
(Panella 2001, tav. 16. 113, p. 266)

Dr. 17 da strati di età flavia.


Fornace di Puente Melchor, Puerto Real (Cadice)
(García Vargas 1998, fig. 54. 6, p. 372)

Dr. 17 dal Golfo di Fos (Bouches du Rhône)


(Étienne, Mayet 2002, fig. 38. 3, p. 136)

Fondo di Dr. 17 dalla fornace di Manganeto, Almayate (Málaga),


attiva durante la seconda metà del I secolo d. C.
(García Vargas 2000a, fig. 35. f, p. 169)
Beltrán IIA/Pélichet 46

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice e costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica, Gallia, Britannia, Germania, Italia e in misura minore nord
Africa, Noricum, Pannonia, penisola balcanica e Mediterraneo orientale.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano
tutte le produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un
colore che varia dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4)
e al crema chiaro (Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità
del verde chiaro, bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e
si passa da impasti piuttosto depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e
bianco, a impasti ricchi di inclusi di piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio
chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli di colore rosso (tav. II. 9-11). Rara la presenza di inclusi
micacei, attestati solo in alcune produzioni (cfr. García Vargas 1998, pp. 155-185).
Descrizione: corpo piriforme (l’altezza totale è compresa tra gli 80 e i 100 cm. ca.) con breve
spalla molto discendente e poco accennata, ben separato dal collo che si presenta ampio, alto
e di forma cilindrica o troncoconica. L’orlo è svasato con un labbro pendente e ribattuto, che
Beltrán IIA da Pompei non varia molto nel corso dei secoli. Le anse, a sezione ellittica o ovoidale e con andamento
(Panella 2001, tav. 14. 103, p. 264) verticale, sono piuttosto massicce e impostate nella parte alta del collo e sulla spalla; spesso
presentano un profondo solco longitudinale nella parte esterna. Il fondo è alto, vuoto e tronco- 53
conico, con il puntale arrotondato. Per questo contenitore è stata proposta una suddivisione in
quattro varianti (Beltrán IIA varianti A-D) a seconda della conformazione generale del corpo
(cfr. García Vargas 1998, pp. 105-108).
Datazione: età tiberiana-II secolo d. C.
Contenuto: salse di pesce.

Beltrán IIA da strati di età flavia (Roma)


(Rizzo 2003, tav. XXXVII. 191, p. 191)
Beltrán IIA da strati datati tra il 50 e il 70 d. C. (Augst)
(Martin-Kilcher 1994, tav. 202. 4235, vol. 3)

Beltrán IIA da strati datati tra l’80 e il 90 d. C. (Ostia) Beltrán IIA da strati di età flavia (Lione)
(Ostia III, tav. LXXI. 656) (Dangréaux, Desbat 1987-1988, fig. 16. 7, p. 140)
Beltrán IIB

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice e costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica, Gallia, Britannia, Germania, Italia e in misura minore nord
Africa, Mediterraneo orientale, Pannonia e penisola balcanica.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano
tutte le produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un
colore che varia dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4)
e al crema chiaro (Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità
del verde chiaro, bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e
si passa da impasti piuttosto depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e
bianco, a impasti ricchi di inclusi di piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio
chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli di colore rosso (tav. II. 9-11). Rara la presenza di inclusi
micacei, attestati solo in alcune produzioni (cfr. García Vargas 1998, pp. 155-185).
Descrizione: contenitore da trasporto con ampio corpo piriforme (l’altezza totale è compresa
tra i 110 e i 120 cm. ca.), corta spalla discendente e alto collo cilindrico con pareti concave. Le
anse, massicce e a fascia, con andamento verticale e un alto gomito accentuato, sono impostate
sotto il collo e sulla spalla. La conformazione dell’orlo è costante nel tempo e caratterizzata
da un andamento molto svasato e leggermente pendente. Il fondo, di forma troncoconica, è
54 massiccio, alto e pieno, con il puntale arrotondato. Per questo contenitore è stata proposta
una suddivisione in due varianti (Beltrán IIB varianti A e B) a seconda della conformazione
Beltrán IIB da Fuentes de Andalucía (Siviglia)
generale del corpo (cfr. García Vargas 1998, pp. 108-110).
(Panella 2001, tav. 15. 106, p. 265) Datazione: età giulio/claudia-primi decenni del III secolo d. C.
Contenuto: salse di pesce.

Beltrán IIB da starti di età flavia (Roma)


(Bertoldi 2008, tav. I. 6, p. 462)
Beltrán IIB dalla fornace de la Carretería (Málaga)
attiva tra la metà I alla metà del II secolo d. C.
(García Vargas 2000a, fig. 27. 5, p. 161)

Beltrán IIB dalla fornace di Manganeto, Almayate (Málaga),


la cui atttività è datata alla seconda metà del I secolo d. C.
(García Vargas 2000a, fig. 35. c, p. 169)

Beltrán IIB dal fiume Arade (Algarve)


(Dias Diogo et al. 2000, fig. 4. 12, p. 108)
Puerto Real 1

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice).


Distribuzione: penisola iberica e scarse attestazioni in Gallia e Italia.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano
tutte le produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un
colore che varia dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4)
e al crema chiaro (Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità
del verde chiaro, bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e
si passa da impasti piuttosto depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e
bianco, a impasti ricchi di inclusi di piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio
chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli di colore rosso (tav. II. 9-11). Rara la presenza di inclusi
micacei, attestati solo in alcune produzioni (cfr. García Vargas 1998, pp. 155-185).
Anfora Puerto Real 1 dalla fornace di
Puente Melhor, Puerto Real (Cadice) Descrizione: contenitore dall’ampio corpo piriforme, largo collo con pareti concave e orlo sva-
(García Vargas 1998, fig. 7. 4, p. 325) sato, pendente e fortemente ribattuto. Le anse, a sezione ovoidale o ellittica, sono massicce e
impostate direttamente sull’orlo e nella parte alta del corpo.
Datazione: seconda metà II-inizi III secolo d. C.
Contenuto: salse di pesce.
55

Anfora Puerto Real 1 da strati degli ultimi decenni del II-


primo ventennio del III secolo d. C.
Fornace di Puente Melchor, Puerto Real (Cadice)
(García Vargas 1998, fig. 60. 4, p. 378)

Anfora Puerto Real 1 da strati degli ultimi decenni del II-


primo ventennio del III secolo d. C.
Fornace di Puente Melchor, Puerto Real (Cadice)
(García Vargas 1998, fig. 61. 4, p. 379)

Anfora Puerto Real 1 da strati di fine II-prima metà III secolo d. C.


Fornace di Albardonero, San Fernando (Cadice)
(Díaz Rodríguez et al. 2004, fig. 9. 1, p. 659)
Puerto Real 2

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice).


Distribuzione: penisola iberica e scarse attestazioni in Gallia e Italia.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano
tutte le produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un
colore che varia dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4)
e al crema chiaro (Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità
del verde chiaro, bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e
si passa da impasti piuttosto depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e
bianco, a impasti ricchi di inclusi di piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio
chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli di colore rosso (tav. II. 9-11). Rara la presenza di inclusi
Anfora Puerto Real 2 dalla fornace di micacei, attestati solo in alcune produzioni (cfr. García Vargas 1998, pp. 155-185).
Puente Melhor, Puerto Real (Cadice) Descrizione: contenitore con ampio corpo piriforme, fortemente espanso nella parte bassa,
(García Vargas 1998, fig. 7. 5, p. 325)
largo collo con pareti concave e orlo svasato e pendente. Anse corte e schiacciate, con sezione
ellittica o ovoidale, impostate sull’orlo o subito sotto e nella parte alta del corpo.
Datazione: seconda metà II-inizi III secolo d. C.
Contenuto: salse di pesce.
56

Anfora Puerto Real 2 da strati degli ultimi decenni del II-


primo ventennio del III secolo d. C.
Anfora Puerto Real 2 da strati degli ultimi decenni del II-
Fornace di Puente Melchor, Puerto Real (Cadice)
primo ventennio del III secolo d. C.
(García Vargas 1998, fig. 60. 5, p. 378)
Fornace di Puente Melchor, Puerto Real (Cadice)
(García Vargas 1998, fig. 61. 5, p. 379)
Keay XVI/Almagro 50 betica

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice e costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica, Gallia e Italia, in misura minore nord Africa.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano
tutte le produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un
colore che varia dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4)
e al crema chiaro (Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità
del verde chiaro, bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e
si passa da impasti piuttosto depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e
bianco, a impasti ricchi di inclusi di piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio
chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli di colore rosso (tav. II. 12). Rara la presenza di inclusi
micacei, attestati solo in alcune produzioni (cfr. García Vargas 1998, pp. 155-185).
Descrizione: contenitore dal corpo cilindrico, segnato da numerosi leggeri solchi orizzontali,
e pareti leggermente svasate nella parte bassa (l’altezza totale è compresa tra i 90 e i 100 cm.
Almagro 50 dalla fornace di García Escámez ca.), ampia spalla discendente, unita al collo corto e con pareti concave. L’orlo, direttamente
(Cadice) (García Vargas 1998, fig. 71. 1, p. 389) unito al collo, è a sezione triangolare e svasato. Le anse, circolari o ellittiche, sono impostate
direttamente sull’orlo e sulla spalla. In molti esemplari l’attacco delle anse sulla spalla è rin-
forzato da un elemento plastico di argilla. Il fondo, a sezione conica, può presentarsi sia pieno
che vuoto, e termina con un puntale ingrossato, talvolta a sezione triangolare. 57
Datazione: età severiana-inizi V secolo d. C.
Contenuto: salse di pesce.

Keay XVI dalla fornace di Los Matagallares (Granada),


attiva durante il III secolo d. C.
(Bernal Casasola 1998, fig. 93. 56, p. 259)
Keay XVI dalla fornace di Los Matagallares (Granada),
attiva durante il III secolo d. C.
(Bernal Casasola 1998, fig. 93. 55, p. 259)

Keay XVI da strati di fine III secolo d. C. Keay XVI da strati di III-IV secolo d. C.
Fornace di Hospital de las Cinco Llagas (Siviglia) Fornace di Puente Melchor, Puerto Real (Cadice)
(García Vargas 2000b, fig. 6. 3, p. 259) (Bernal Casasola 2000, fig. 2. 3, p. 326)
Keay XIX/Almagro 51A-B betica

Centri di produzione: Hispania Baetica (costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica, Gallia e Italia, in misura minore nord Africa.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano
tutte le produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un
colore che varia dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4)
e al crema chiaro (Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità
del verde chiaro, bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e
si passa da impasti piuttosto depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e
bianco, a impasti ricchi di inclusi di piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio
chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli di colore rosso (tav. II. 13). Rara la presenza di inclusi
micacei, attestati solo in alcune produzioni (cfr. García Vargas 1998, pp. 155-185).
Descrizione: contenitore dal corpo ovoidale (l’altezza totale è compresa tra gli 80 e i 90 cm.
Keay XIX ca.) che tende a restringersi nella parte bassa, ampia spalla sulla quale è impostato un basso
(García Vargas, Bernal Casasola 2008, collo troncoconico. L’orlo, ben separato dal collo, presenta nella maggior parte degli esemplari
fig. 5. 6, p. 669) un andamento a doppio gradino, il più basso arrotondato e quello più alto in corrispondenza del
labbro è variamente svasato. In alcuni casi la parte interna dell’orlo è segnata da un leggero
gradino. Le anse, a orecchia e con un ampio gomito rialzato, sono a sezione ovoidale o circolare,
segnate spesso da solchi esterni longitudinali e impostate sotto il collo e sulla spalla. Il fondo è
58
pieno e a sezione conica.
Datazione: seconda metà III-V secolo d. C.
Contenuto: salse di pesce.

Keay XIX da strati del III-metà IV secolo d. C.


Keay XIX da strati del III-metà IV secolo d. C. Fornace dalla Huerta del Rincón, Torremolinos (Málaga)
Fornace dalla Huerta del Rincón, Torremolinos (Málaga) (Bernal Casasola 2000, fig. 5. 47, p. 329)
(Bernal Casasola 2000, fig. 5. 46, p. 329)

Keay XIX da strati del III-metà IV secolo d. C.


Keay XIX da strati del III-metà IV secolo d. C. Fornace dalla Huerta del Rincón, Torremolinos (Málaga)
Fornace dalla Huerta del Rincón, Torremolinos (Málaga) (Bernal Casasola 2000, fig. 5. 49, p. 329)
(Bernal Casasola 2000, fig. 5. 48, p. 329)
Keay XXIII/Almagro 51C betica

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice e costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica, Gallia e Italia, in misura minore nord Africa.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano
tutte le produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un
colore che varia dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4)
e al crema chiaro (Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità
del verde chiaro, bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e
si passa da impasti piuttosto depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e
bianco, a impasti ricchi di inclusi di piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio
chiaro e bianco, con rari inclusi piccoli di colore rosso (tav. II. 9-11). Rara la presenza di inclusi
micacei, attestati solo in alcune produzioni (cfr. García Vargas 1998, pp. 155-185).
Descrizione: contenitore di forma ovoidale (l’altezza totale è compresa tra i 65 e i 75 cm.
Keay XXIII
ca.), che si restringe progressivamente verso il fondo, ampia spalla discendente e stretto collo
(García Vargas, Bernal Casasola 2008,
fig. 5. 5, p. 669) troncoconico con pareti concave. L’orlo è svasato e ingrossato, spesso arrotondato nella par-
te esterna, talvolta invece con un profilo più spigoloso. Le anse, a sezione ellittica o ellittica
schiacciata, con uno o più leggeri solchi esterni longitudinali, sono sovente impostate sull’orlo
o subito sotto di esso e sulla spalla. Il fondo è generalmente piccolo, vuoto e a sezione cilindrica,
ma sono attestati anche esemplari con fondi pieni e conici.
59
Datazione: III-inizi VI secolo d. C.
Contenuto: salse di pesce.

Almagro 51C betica da strati di III-IV secolo d. C.


Fornace di Puente Melchor, Puerto Real (Cadice)
(García Vargas 1998, fig. 63. 8, p. 381)

Almagro 51C betica dalla fornace di Los Barreros (Granada),


attiva tra il II e l’inizio del V secolo d. C.
(Bernal Casasola 2000, fig. 6. 3, p. 330)

Fondi di Almagro 51C betica dalla fornace di Los Barreros (Granada),


attiva tra il III e l’inizio del V secolo d. C.
(Bernal Casasola 2000, fig. 6. 10-11, p. 330)
Beltrán 72

Centri di produzione: Hispania Baetica (baia di Cadice e costa mediterranea).


Distribuzione: penisola iberica e Italia, in misura minore nord Africa e Gallia.
Impasto: sono documentati vari tipi di impasto, ma quelli più frequenti che caratterizzano tutte
le produzioni della baia di Cadice e di alcune zone della costa mediterranea sono di un colore che
varia dal giallo chiaro (Munsell 2.5Y 8/3, 8/4) al rosa chiaro (Munsell 7.5YR 8/3, 8/4) e al crema
chiaro (Munsell 7.5YR 8/6). In alcuni casi sono attestati anche impasti con tonalità del verde chiaro,
bianco (Munsell 5Y 7/2, 8/2 e 7/3, 8/3). Il livello di depurazione varia molto e si passa da impasti
piuttosto depurati con piccolissimi inclusi di colore grigio, grigio chiaro e bianco, a impasti ricchi di
inclusi di piccole e medie dimensioni sempre di colore grigio, grigio chiaro e bianco, con rari inclusi
Beltràn 72
(Panella 2001, tav. 18. 133, p. 268)
piccoli di colore rosso (tav. II. 9-11). Rara la presenza di inclusi micacei, attestati solo in alcune
produzioni (cfr. García Vargas 1998, pp. 155-185).
Descrizione: contenitore dal corpo piriforme (l’altezza totale è compresa tra i 65 e i 70 cm. ca.),
in alcuni esemplari raggiunge gli 80 cm.), alto e ampio collo troncoconico, con piccolo orlo a fascia
svasato o semplicemente arrotondato. Le anse, a sezione circolare o ovoidale, sono impostate diret-
tamente sull’orlo e sulla parte alta del corpo. Il fondo è generalmente alto, vuoto e a sezione conica.
Datazione: III-IV d. C.
Contenuto: salse di pesce.
60

Beltrán 72 dalla fornace di Los Matagallares (Granada),


attiva durante il III secolo d. C.
(Bernal Casasola 2000, fig. 7. 13, p. 331) Beltrán 72 dalla fornace di Los Matagallares (Granada),
attiva durante il III secolo d. C.
(Bernal Casasola 2000, fig. 7. 14, p. 331)

Beltrán 72 da strati di inizi IV-inizi V secolo d. C.


Fornace della villa romana del Puente Grande, Los Barrios (Cadice)
(Bernal Casasola 2000, fig. 3. 6, p. 327)
Beltrán 72 da strati di III-IV secolo d. C.
Fornace di Loma de Cerese, Molvízar (Granada)
(Bernal Casasola 2000, fig. 8. 9, p. 332)
Dressel 28 lusitana

Centri di produzione: Hispania Lusitania (valle del Tago e del Sado).


Distribuzione: penisola iberica.
Impasto: colore rosso chiaro e arancione (Munsell 2.5YR 6/4, 6/6, 6/8), che talvolta presenta in
sezione diverse tonalità di colori che variano dall’arancione al grigio chiaro. Sono documentati
differenti gradi di depurazione, con impasti spesso caratterizzati da numerosi inclusi di piccole
e medie dimensioni di colore bianco, grigio chiaro e scuro, con rari inclusi rossi e marrone chia-
ro. Ben visibili anche numerose scaglie di mica brillante, talvolta di colore dorato.

Dr. 28 lusitana dalla fornace Descrizione: contenitore morfologicamente simile alla Dr. 28 (supra p. 36) betica e di cui non
del Pinheiro (Alcácero do Sal) si conoscono ancora esemplari integri, E’ possibile supporre che si tratti di un contenitore con
(ricostruzione ipotetica) corpo a trottola a fondo piatto. Gli unici esemplari noti (fornace del Pinheiro, Alcácer do Sal)
(Fabião 2008, fig. 11, p. 737) sono conservati solo nella parte superiore e sono caratterizzati da un collo cilindrico con pareti
concave e svasate, orlo con due gradini marcati e molto vicini l’uno all’altro. Le anse, brevi e
con andamento circolare, sono a fascia e molto schiacciate, con numerosi leggeri solchi longitu-
dinali; le anse sono impostate subito sotto l’orlo e sulla spalla.
Datazione: seconda metà II-inizi IV secolo?
Contenuto: vino?
61

Dr. 28 lusitana dalla fornace del Pinheiro (Alcácero do Sal),


attiva dall’età tiberiana all’età tardo antica
(Fabião 2008, fig. 11, p. 737)

Dr. 28 lusitana dalla fornace del Pinheiro (Alcácero do Sal),


attiva dall’età tiberiana all’età tardo antica
(Fabião 2008, fig. 11, p. 737)

Dr 28 lusitane da strati di III-IV (?) secolo d. C.


Fornace di Porto dos Cacos (valle del Tago)
Dr. 28 lusitana dalla fornace del Pinheiro (Alcácero do Sal), (Cordeiro Raposo 1990, fig. 37. 89-90, p.151)
attiva dall’età tiberiana all’età tardo antica
(Fabião 2008, fig. 11, p. 737)
Lusitana 3/Gauloise 4 lusitana

Centri di produzione: Hispania Lusitania (valle del Tago e del Sado).


Distribuzione: penisola iberica e scarse attestazioni in Italia.
Impasto: colore rosso chiaro e arancione (Munsell 2.5YR 6/4, 6/6, 6/8), che talvolta presenta in
sezione diverse tonalità di colori che variano dall’arancione al grigio chiaro. Sono documentati
differenti gradi di depurazione, con impasti spesso caratterizzati da numerosi inclusi di piccole
e medie dimensioni di colore bianco, grigio chiaro e scuro, con rari inclusi rossi e marrone chia-
ro. Ben visibili anche numerose scaglie di mica brillante, talvolta di colore dorato.
Descrizione: si tratta di un contenitore da assimilare probabilmente al tipo più antico dell’Al-
Lusitana 3
(Quaresma 2005, fig. Est 24, p. 426) magro 51C (infra p. 66), noto come variante A (cfr. Mayet, Silva 1998, pp. 120-122). Ma al mo-
mento i dati in possesso non sono sufficienti per confermare questa ipotesi, quindi si è preferito
tenere separati i due tipi di contenitori.
Il corpo è a trottola (l’altezza totale è compresa tra i 50 e i 55 cm. ca.), con un ampia spalla su
cui è impostato un basso collo troncoconico. Quest’ultimo presenta spesso pareti leggermente
convesse. L’orlo è a fascia, variamente ingrossato e svasato. Le anse, corte e circolari, sono
schiacciate e impostate subito sotto l’orlo e sulla spalla. Il fondo è piatto, con un basso anello.
Datazione: II secolo d. C.
62 Contenuto: vino.

Lusitana 3 da recuperi subacquei lungo il fiume Tago.


Museo municipale di Vila Franca de Xira
(Quaresma 2005, fig. Est. 22, p. 424).

Lusitana 3 da recuperi subacquei lungo il fiume Tago.


Museo municipale di Vila Franca de Xira
(Quaresma 2005, fig. Est. 23, p. 425).
Dressel 14 similis

Centri di produzione: Hispania Lusitania (valle del Tago e del Sado, Algarve).
Distribuzione: penisola iberica, Gallia e Italia, in misura minore nord Africa e Mediterraneo
orientale.
Impasto: colore rosso chiaro e arancione (Munsell 2.5YR 6/4, 6/6, 6/8), che talvolta presenta in
sezione diverse tonalità di colori che variano dall’arancione al grigio chiaro. Sono documentati
differenti gradi di depurazione, con impasti spesso caratterizzati da numerosi inclusi di pic-
cole e medie dimensioni di colore bianco, grigio chiaro e scuro, con rari inclusi rossi e di colore
marrone chiaro. Ben visibili anche numerose scaglie di mica brillante, talvolta di colore dorato
(tav. II. 14).
Descrizione: corpo di forma ellittica (l’altezza totale è compresa tra i 60 e i 70 cm. ca. negli
esemplari più antichi, fino a 110 cm. negli esemplari di I-II secolo d. C.), con corte spalle molto
discendenti su cui è impostato un alto e largo collo troncoconico con pareti leggermente con-
cave e svasate. L’orlo negli esemplari più antichi è a fascia e svasato (variante A, cfr. Mayet,
Tavares Da Silva 2002, pp. 100-103), in quelli più recenti tende a diventare semplicemente
ingrossato, con un labbro che si può presentare arrotondato o appuntito e svasato (varianti B
e C, cfr. Mayet, Tavares Da Silva 2002, pp. 103-108). Negli esemplari più recenti l’orlo diventa
nella maggior parte dei casi più appuntito e svasato (variante tarda, cfr. Mayet, Tavares Da
Silva 2002, pp. 171-173). Le anse, a sezione ellittica, sono impostate sotto l’orlo e sulla spalla e
Dr. 14 similis da Porto dos Cacos (valle del Tago) 63
presentano spesso, nella parte esterna, un solco longitudinale. Il fondo è di grandi dimensioni,
(Panella 2001, tav. 18. 132, p. 268)
vuoto e di forma troncoconica, con un puntale arrotondato. Spesso nella parte interna del fondo
è visibile un grumo di argilla.
Datazione: la variante A è datata tra l’età augustea e l’età giulio/claudia; la variante B è da-
tata entro il I secolo d. C.; la variante C è caratteristica del II secolo d. C.; la variante tarda è
datata tra la fine del II e l’inizio del III secolo d. C.
Contenuto: vino.

Dr. 14 similis variante A da strati di età claudia.


Fornace di Abul A Dr. 14 similis variante B da strati di età flavia (Roma)
(Mayet et al. 1996, fig. 37. 63, p. 98) (Bertoldi 2008, tav. II. 12, p. 463)

Dr. 14 similis variante C da strati di I-II secolo d. C. Dr. 14 similis tarda da strati di metà I-III secolo d. C.
Fornace de la Garrocheira (Benavuente) Fornace del Pinheiro (Alcácer Do Sal)
(Amaro 1990, fig. 11. 2, pag. 95) (Mayet et al. 1996, fig. 47. 136, p. 108)
Almagro 50

Centri di produzione: Hispania Lusitania (valle del Tago e del Sado, Algarve).
Distribuzione: penisola iberica, Gallia e Italia, in misura minore nord Africa.
Impasto: colore rosso chiaro e arancione (Munsell 2.5YR 6/4, 6/6, 6/8), che talvolta presenta in
sezione diverse tonalità di colori che variano dall’arancione al grigio chiaro. Sono documentati
differenti gradi di depurazione, con impasti spesso caratterizzati da numerosi inclusi di picco-
lissime, piccole e medie dimensioni (talvolta anche grandi, ma più rari) di colore bianco, grigio
chiaro e scuro, rosso e marrone chiaro. Ben visibili anche numerose piccolissime e piccole sca-
glie di mica brillante (rare quelle di medie e grandi dimensioni), talvolta di colore dorato.
Descrizione: corpo di forma ellittica o cilindrica con la parte bassa più espansa (l’altezza totale
è compresa tra gli 85 e i 90 cm. ca.), ampia spalla discendente, corto collo cilindrico o troncoconi-
co. Orlo svasato e ingrossato, a sezione triangolare. Le anse, corte e con andamento curvilineo,
Almagro 50 dal relitto di Cabrera III (Maiorca) hanno una sezione circolare o ovoidale, e sono impostate sull’orlo e sulla spalla. Il fondo, a sezio-
(Panella 2001, tav. 18. 134, p. 268) ne conica, è piccolo, generalmente vuoto e con un puntale ingrossato e a sezione triangolare.
Datazione: III-IV secolo d. C.
Contenuto: salse di pesce.

64

Almagro 50 da strati di III-IV secolo d. C.


Fornace di Quinta do Rouxinol (Seixal)
Almagro 50 da strati datati tra il terzo quarto del I e il V secolo d. C.
(A. L. C. Duarte 1990, fig. 18. 8, p. 113)
Fornace di Quinta da Alegría (Setubal)
(Mayet et al. 1996, fig. 54. 188, p. 115)

Almagro 50 da strati di III-inizi V secolo d. C. Fondi di Almagro 50 da strati della seconda metà II-prima metà IV secolo d. C.
Fornace di Porto dos Cacos (Alcochete) Fornace di Quinta do Rouxinol (Seixal)
(J. M. Cordeiro Raposo 1990, fig. 37. 83, p.151) (A. L. C. Duarte 1990, fig. 18. 10-11, p. 113)
Almagro 51A-B

Centri di produzione: Hispania Lusitania (valle del Tago e del Sado, Algarve).
Distribuzione: penisola iberica, Gallia e Italia, in misura minore nord Africa.
Impasto: colore rosso chiaro e arancione (Munsell 2.5YR 6/4, 6/6, 6/8), che talvolta presenta
in sezione diverse tonalità di colori che variano dall’arancione al grigio chiaro. Sono documen-
tati differenti gradi di depurazione, con impasti spesso caratterizzati da numerosi inclusi di
piccolissime, piccole e medie dimensioni (talvolta anche grandi, ma più rari) di colore bianco,
grigio chiaro e scuro, rosso e marrone chiaro. Ben visibili anche numerose piccolissime e piccole
scaglie di mica brillante (rare quelle di medie e grandi dimensioni), talvolta di colore dorato
(tav. II. 15).
Descrizione: corpo piriforme (l’altezza totale è compresa tra gli 80 e i 90 cm. ca.), con spalla
che in alcuni esemplari si presenta ampia e arrotondata, mentre in altri casi corta e discen-
dente. Il collo, basso e stretto e di forma troncoconica o cilindrica, è ben separato dal corpo.
L’orlo è a doppio gradino, dove il primo gradino più basso è arrotondato, mentre il secondo, in
Almagro 51A-B dal relitto
corrispondenza del labbro, è leggermente estroflesso. Nella parte interna dell’orlo è presente un
di Sud Lavezzi 1 (Corsica)
(Panella 2001, tav. 19.136, p. 269) gradino piuttosto marcato. Le anse, a sezione circolare o poco schiacciate, sono impostate sotto
l’orlo (in alcuni esemplari sono impostate nella parte bassa dell’orlo) e sulla spalla. Il fondo è in
molti casi pieno e a sezione conica, con il puntale arrotondato.
Datazione: III-V secolo d. C. 65
Contenuto: salse di pesce.

Almagro 51A-B da strati della seconda metà del IV secolo d. C. Almagro 51A-B da strati della seconda metà del IV secolo d. C.
Fornace di Martinhal (Sagres) Fornace di Martinhal (Sagres)
(Tavares da Silva et al. 1990, fig. 74. 1, p. 244) (Tavares da Silva et al. 1990, fig. 74. 6, p. 244)

Almagro 51A-B da strati datati tra la fine del III Fondi di Almagro 51A-B da strati della seconda metà del IV secolo d. C.
e la metà del V secolo d. C. (Tarragona) Fornace di Martinhal (Sagres)
(Remolà Vallverdú 2000, fig. 62. 2, p. 186) (Tavares da Silva et al. 1990, fig. 74. 7-8, p. 244)
Almagro 51C

Centri di produzione: Hispania Lusitania (valle del Tago e del Sado, Algarve).
Distribuzione: penisola iberica, Gallia e Italia, in misura minore nord Africa.
Impasto: colore rosso chiaro e arancione (Munsell 2.5YR 6/4, 6/6, 6/8), che talvolta presenta in
sezione diverse tonalità di colori che variano dall’arancione al grigio chiaro. Sono documentati
differenti gradi di depurazione, con impasti spesso caratterizzati da numerosi inclusi di
piccolissime, piccole e medie dimensioni (talvolta anche grandi, ma più rari) di colore bianco,
grigio chiaro e scuro, rosso e marrone chiaro. Ben visibili anche numerose piccolissime e piccole
scaglie di mica brillante (rare quelle di medie e grandi dimensioni), talvolta di colore dorato
(tav. II. 16).
Descrizione: contenitore la cui morfologia varia sensibilmente nel corso dei secoli. Il tipo
più antico, denominato variante A (probabilmente da assimilare alla Lusitana 3/Gauloise
4 lusitana, (supra p. 62), è caratterizzato da un corpo ovoidale (l’altezza totale è compresa
tra i 55 e i 60 cm. ca.), con un corto e stretto collo troncoconico. L’orlo è a fascia verticale o
Almagro 51C da Augst leggermente convessa, con un gradino interno che lo separa dal collo. La variante B ha un corpo
(Martin Kilcher 1994, tav. 233. 5358, vol. 3)
piriforme (l’altezza totale è compresa tra i 65 e il 70 cm. ca.), con un collo corto e stretto e dalle
pareti concave. L’orlo è a sezione triangolare con labbro esternamente appuntito e talvolta
poco pendente. La variante C ha un corpo piriforme (l’altezza totale è di 75 cm. ca.), collo più
66 alto delle varianti precedenti, ma sempre stretto e con pareti concave. L’orlo è a fascia, ma
con un labbro pendente. In tutti i casi le anse sono a fascia, schiacciate e impostate sull’orlo e
sulla spalla. Il fondo è piccolo, vuoto e cilindrico, ma in alcuni esemplari è conico, con funtale
arrotondato.
Datazione: la variante A è datata tra la fine del II e l’inizio del III secolo d. C. La variante B è
datata tra il III e la metà del IV secolo d. C., mentre la variante C è datata tra il IV e la metà
del V secolo d. C.
Contenuto: salse di pesce.

Almagro 51C variante A, da strati datati dalla metà del I al III secolo d. C. Almagro 51C variante B, da strati datati dalla metà del I al III secolo d. C.
Fornace del Pinheiro (Alcácer Do Sal) Fornace del Pinheiro (Alcácer Do Sal)
(Mayet et al. 1996, fig. 49. 152, p. 110) (Mayet et al. 1996, fig. 49. 155, p. 110)

Almagro 51C variante B da strati della seconda metà del IV secolo d. C. Almagro 51C variante C, da strati di IV-metà V secolo d. C.
Fornace di Martinhal (Sagres) Fornace del Pinheiro (Alcácer Do Sal)
(Tavares da Silva et al. 1990, fig. 75. 5, p. 245) (Mayet et al. 1996, fig. 50. 162, p. 111)
Keay LXXVIII/Anfora Sado 1

Centri di produzione: Hispania Lusitania (valle del Sado).


Distribuzione: penisola iberica.
Impasto: colore rosso chiaro e arancione (Munsell 2.5YR 6/4, 6/6, 6/8), che talvolta presenta
in sezione diverse tonalità di colori che variano dall’arancione al grigio chiaro. Sono documen-
tati differenti gradi di depurazione, con impasti spesso caratterizzati da numerosi inclusi di
piccolissime, piccole e medie dimensioni (talvolta anche grandi, ma più rari) di colore bianco,
grigio chiaro e scuro, rosso e marrone chiaro. Ben visibili anche numerose piccolissime e piccole
scaglie di mica brillante (rare quelle di medie e grandi dimensioni), talvolta di colore dorato.
Descrizione: contenitore dal corpo cilindrico leggermente affusolato nella parte bassa (l’altez-
za totale è di 86 cm. ca.). Le spalle sono discendenti e su di esse è impostato un basso e largo
collo troncoconico. Per quanto riguarda la conformazione dell’orlo sono note due varianti, la più
antica (variante A) è caratterizzata da un semplice orlo troncoconico, mentre nel secondo caso
(variante B), l’orlo è più basso e ingrossato, con profilo esterno arrotondato. Le anse, in entram-
Anfora tipo Sado 1 bi i casi, sono a sezione ellittica e sono impostate sull’orlo e sulla spalla. Il fondo nella variante
(Étienne, Mayet 2002, fig. 45. 3, p. 150) A è piccolo, vuoto, con pareti leggermente concave e termina con un puntale arrotondato. Nella
variante B il fondo è più articolato, caratterizzato da doppio gradino e dalla presenza nella
parte interna di un grumo di argilla.
Datazione: la variante A è datata al III secolo d. C., mentre la variante B al IV secolo d. C. 67
Contenuto: salse di pesce.

Anfora tipo Sado 1 var. B da strati datati


dalla metà del III agli inizi del V secolo d. C.
Fornace del Pinheiro (Alcácer Do Sal)
(Mayet et al. 1996, fig. 48. 148, p. 109)

Anfora tipo Sado 1 var. A da strati datati


dalla metà del III agli inizi del V secolo d. C.
Fornace del Pinheiro (Alcácer Do Sal)
(Mayet et al. 1996, fig. 48. 147, p. 109)

Anfora tipo Sado 1 var. B Fondi di anfora tipo Sado 1 var. A (a sx.) e var. B (a dx.)
(Étienne, Mayet 2002, fig. 45. 4, p. 150) (Étienne, Mayet 2002, fig. 45. 2 e 6, p. 150)
Tavola esemplificativa di alcuni impasti di contenitori da trasporto iberici

1. Impasto cosiddetto ‘leetano’ (supra, pp. 23-29) 2. Impasto di P-E 25 (supra, p. 30)

68
3. Impasto di Haltern 70 (supra, pp. 33-35) 4. Impasto di Haltern 70 (supra, pp. 33-35)

5. Impasto di Dressel 28 (supra, p. 36) 6. Impasto di Dressel 20 (supra, p. 42)

7. Impasto di Dressel 20 (supra, p. 42) 8. Impasto di Dressel 23 (supra, p. 43)

Tav. I
9. Impasto betico (baia di Cadice e costa mediterranea) (supra, pp. 37-41, 10. Impasto betico (baia di Cadice e costa mediterranea) (supra, pp.
46-56, 59-60) 37-41, 46-56, 59-60)

11. Impasto betico (baia di Cadice e costa mediterranea) (supra, pp. 12. Impasto di Keay XVI/Almagro 50 betica (supra, p. 57)
37-41, 46-56, 59-60) 69

13. Impasto di Keay XIX/Almagro 51A-B betica (supra, p. 58) 14. Impasto di Dressel 14 similis (supra, p. 63)

15. Impasto di Almagro 51A-B (supra, p. 65) 16. Impasto di Almagro 51C (supra, p. 66)

Tav. II
Bibliografia generale sui contenitori da trasporto iberici

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Tipologia, Produção, Comércio, Parigi 1990, pp. 87-95.

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Les amphores en Gaule I. Production et Circulation, Parigi 1992, pp. 101-111.

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